il problema attuale non è più la lotta della democrazia contro il fascismo ma quello del fascismo nella democrazia (G. Galletta)

Amicus Plato, sed magis amica veritas



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sabato 25 febbraio 2012

ordine/disordine pubblico



Penso che sia inutile scrivere cose che altri hanno già scritto e sicuramente in modo più esaustivo di me, per cui mi limiterò ad alcune considerazioni e poi il link al pezzo originale.

La prima riguarda la condanna a 4 e 5 anni per due giovani arrestati il 15 ottobre durante la manifestazione a Roma contro le politiche della BCE e dell'FMI.
Per chi come me era in testa a quel corteo e ha subito l'aggressione prima di qualche centinaio di "black block" e poi da parte della polizia che con blindati e idranti irrompeva nel mezzo di manifestanti pacifici a folle velocità non c'è stupore in questa sentenza. Resto dell'idea che non può essere casuale il non aver bonificato preventivamente il percorso del corteo da cassonetti e autovetture, ma è anche vero che Genova insegna, e le trappole a cortei pacifici, autorizzati , e dal percorso concordato fanno presto a tramutarsi in trappole e non solo fisicamente ma anche politicamente. Se Maroni non ha raccolto il frutto della sua gestione dell'ordine pubblico contro gli indignati italiani è perchè altri più scafati di lui si sono premurati di preservare un "potere" consegnato nelle mani di Monti e di ciò che rappresenta.

ecco l'articolo di Checchino Antonini 
Contro di loro non ci sarebbero prove ma si sono visti appioppare le condanne più pesanti, cinque e quattro anni, tra quelle inflitte, finora, per gli scontri del 15 ottobre. Quel giorno Giuseppe e Lorenzo, diciannovenni, avevano deciso di unirsi ai trecentomila indignati che manifestavano contro le politiche di austerità della Bce. La prima manifestazione della loro vita. Di loro la procura possiede solo le immagini girate da un ragazzino dal terrazzo di casa sua, in via Carlo Botta, dietro via Merulana. Lui e la madre erano stati in finestra per ore, preoccupati per la sorte della macchina parcheggiata sotto casa. E' la voce della donna a urlare che quei ragazzi, immortalati a mani alzate mentre si lasciano arrestare docilmente, non c'entrano nulla con gli scontri. «Non sono loro che dovete prendere, questi stavano buoni. Non sono loro che dovete prendere».Leggi tutto>>


La seconda notizia riguarda una imputata particolare: la madre di Federico Aldrovandi, che dopo essere stata privata del figlio dalle "forze dell'ordine"  viene querelata ripetutamente da chi di quella morte è stato comunque ritenuto responsabile.
dal suo blog personale
imputata
il primo marzo inizia il processo a Mantova. Ho già avuto diverse querele da parte dei responsabili della morte di Federico. Finora sono state archiviate.
Molte querele partite da funzionari della questura di Ferrara hanno investito persone che commentavano sul blog. Querele provenienti da taluni funzionari di polizia responsabili delle indagini. Questore Elio Graziano incluso. In molti per la paura di un processo hanno patteggiato e pagato loro dei soldi. La gente normalmente teme i Tribunali, si sa.
I miei avvocati hanno dovuto rispondere al loro Ordine per richiami partiti dal vertice della Procura ferrarese. .Leggi tutto>> 

***


Infine sempre un pensiero in merito a problemi di ordine pubblico e di extracomunitari.
Confesso una mia lacuna e forse trascuratezza nell'informazione, ma mi sembra di ricordare che nel caso in cui l'extracomunitario non si adegua alle leggi e alle sentenze del nostro paese o viene sbattuto nel Cie e buttano la chiave o viene con decreto di espulsione rispedito al proprio paese.
Vorrei fare una delazione nei confronti per lo meno del 50% di una persona che è extracomunitaria, che rifiuta di adempiere a ciò che la magistratura italiana gli impone a seguito di illecito contro tre cittadini italiani di Melfi da lui per mezzo della sua azienda perpetrato.

Si chiama Marchionne che ha la doppia cittadinanza (italiana e canadese) orbene sono disposto a tollerare il 50 % italiano ma il 50% canadese non lo sopporto proprio più per cui pena la denuncia per ommissioni di atti d'ufficio toglietelo dal suolo italico, che di sanatorie con tipi loschi così non ne vogliamo sentir parlare.
...e che la Bossi Maroni Fini (chi più ne ha più ne metta) serva per una volta a qualcosa.
Loris
Aprireste la porta di casa a questo mezzo extracomunitario con la barba lunga e non curata?

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giovedì 27 ottobre 2011

Riflessioni sul 15 ottobre (2 parte) – Protagonisti e comprimari


…prima di cadere in equivoci­­­ è opportuno ricordare che la chiamata del 15 ottobre parte dal movimento degli indignados che rifiuta per sua natura l’etichettamento.
Rispondendo a chi imputava agli indignati spagnoli l’apoliticità e la responsabilità della perdita di consenso di Zapatero, favorendo la destra, affermavo che il disagio sociale e politico che veniva evidenziato da questo movimento era il conflitto che la sinistra per sua stessa natura doveva avere la capacità di gestire.
Tanto per fare un esempio dei nostri giorni, i lamentosi amano scagliarsi contro il movimento 5 stelle di Beppe Grillo accusandolo di sottrarre voti al centrosinistra favorendo quindi le coalizioni di centro-destra, mentre personalmente penso che se la qualità della proposta politica è buona, senza sovrapposizioni e ambiguità, oltre al 5 stelle potrebbe esserci anche il 6 il 7 o l’otto stelle che le coalizioni di centro sinistra non si porrebbero il problema del grillismo.
Tornando agli indignati del 15 ottobre, diverse sigle della sinistra, riunite sulle tematiche dei social forum ai primi di settembre lanciavano una chiamata al fine di facilitare, come sinistra diffusa, la partecipazione alla giornata del 15.
Nell’ulteriore allargamento dei soggetti, ritengo che avere avuto la presunzione di gestire come sigle, una chiamata che nasceva ed era valorizzata dagli individui, sia stato un grave errore.
Quello che era indubbiamente il necessario strumento per la costruzione di una grossa mobilitazione si è trasformato in un boomerang dagli effetti imprevedibili.
Se qualcuno ha pensato che dopo il decennale di Genova era possibile riproporre un coordinamento “stile Genova” per il 15 ottobre, ha evidentemente sottovalutato che dietro al risultato della manifestazione/corteo del 23 luglio, pur nelle sue contraddizioni, quel coordinamento, aveva cementato, nel lavoro di un anno un monolito che non lasciava spazi ad ambiguità (pressioni e forzature medianiche sono state presenti sino alla partenza del corteo, con false notizie di scontri nel centro storico genovese) mentre per la giornata degli indignati i tempi hanno limitato il lavoro ad una adesione formale e a un liberi tutte sulle pratiche ai margini del corteo.
L’evidente cura del proprio settore, delle proprie pratiche e delle proprie alleanze, è stato un corto circuito che ha depotenziato sin dal nascere una delle più imponenti manifestazioni popolari nate e volute dal basso.
Altro errore è stato quello di alcuni ambiti della sinistra di sovrapporre alle parole d’ordine del movimento degli indignati le proprie parole d’ordine.
Non è un caso se l’aggressione al corteo non è avvenuta su uno spezzone, ma tra gli spezzoni tanto sapientemente inquadrati . Non è un caso se le esternazioni postume sull’accaduto sono state fatte dagli organismi delle singole sigle piuttosto che collettivamente.
Forse però nell’amarezza dell’epilogo di quella manifestazione una ragione in più per indignarsi,  indignarsi di questa sinistra cercando di ridare voce a quei valori di solidarietà, condivisione e lotta tanto cari alla tradizione storica e culturale della sinistra italiana, ridare voce all’esserci e non al comparire.
L’aver fatto sclerotizzare all’interno del movimento italiano le tensioni e i conflitti all’interno del microcosmo della sinistra italiana, sono stati un regalo, per i più involontario al Governo italiano e al potere politico finanziario europeo.
Come un disco incantato ripeterò ciò che in altri momenti è stato detto: pratiche nuove di partecipazione e linguaggio nuovo. Se nel bucare lo schermo sta il “modernismo”, espressione del berlusconismo, colmiamo il buco culturale con i contenuti che non sono ne narrazioni ne litanie superate dagli sconvolgimenti sociali degli ultimi decenni.
Ritorniamo a leggere i soggetti sociali senza ne spaventarci  ne snobbando le manifestazioni di disagio espresse dalle centinaia di migliaia di indignados nel mondo e più che al protagonismo di un posto in prima fila torniamo al protagonismo nella gestione dei conflitti.
Sicuramente dopo il 15 ottobre sarà più difficile, ma forse riprendendo dai territori, dove il rapporto ritorna ad essere necessariamente diretto e personale una rete può trovare i nodi giusti sui quali ordire una trama di una nuova politica a sinistra e di sinistra.
Loris




mi astengo dal commentare il filmato. Le posizioni sono molto diverse tra loro e rappresentano comunque delle posizioni. Sulla effettiva rappresentanza in termini "numerici" mi porrei dei seri quesiti. Nell'ambito dell'associazionismo le problematicità restano nel tentativo di rispettare equilibri funambolici

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domenica 23 ottobre 2011

Riflessioni sul 15 ottobre (1 parte) - Vincitori e sconfitti


…è passata una settimana dal 15 dicembre di Roma, e considerando il livello di dibattito che è scaturito, alcune riflessioni ritengo siano necessarie e opportune. 

Vincitori e sconfitti - E’ evidente a tutti che il grande sconfitto della giornata del 15, risulta in tutta la sua miscellanea, il movimento nella sua totalità, nella lotta contro chi ha causato la crisi e contro chi ha deciso che la crisi non l’avrebbero pagata i responsabili dei flussi finanziari, le banche con le loro politiche sopranazionali e gli elusori ed evasori fiscali che sono a tutti gli effetti una cifra considerevole del “debito” 

Se la manifestazione avesse trovato il suo epilogo, in Piazza San Giovanni, molti, come del resto era stato annunciato, non sarebbero tornati a casa e San Giovanni sarebbe diventata una delle piazze “indignate”. Considerando i numeri che sono ballati il 15, forse la più grossa piazza indignata del mondo, e, lunedì, forse sarebbero partite le piazze indignate di Genova, Milano, Pisa. E chissà quante altre,erano pronte a calarsi nel conflitto. 

Vittoria bipartisan, del governo che è il gran protagonista passivo dei diktat della BCE e dell’opposizione parlamentare, che non essendo stata in grado di formulare alcunché nella demarcazione tra chi il debito debba pagarlo e chi non se lo accolla perché gia comunque con scarse coperture sia salariali che di stato sociale, cerca legittimazione nell’ipotesi di un cambio di guardia nella maggioranza parlamentare presso le Banche centrali e tutti gli organismi bancari internazionali. 

Non eravamo arrivati a Roma per una passeggiata rituale, ma per fermarci. L’unico modo per impedircelo è stato renderci impraticabile il luogo simbolo della nostra contestazione, e per chi era in quella piazza è stato evidente come i così detti violenti siano stati sospinti verso chi violento non era e non aveva ne cappucci ne armi atte ad offendere.
Loris



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mercoledì 19 ottobre 2011

Comunicato - da Genova sul 15 ottobre



Comunicato
Noi, che siamo stati parte del coordinamento nazionale 15 ottobre, ribadiamo che quel giorno ha segnato in tutto il mondo la nascita di un nuovo gigantesco protagonismo sociale. Milioni di cittadini ovunque in tutti i continenti hanno manifestato per difendere la democrazia ed i diritti, messi a rischio dall’arroganza dei governi, delle banche, dalla finanza speculativa e dalle istituzioni finanziarie come il FMI che vorrebbero fare pagare la crisi ai cittadini ed alle cittadine.
A Roma si è registrato il numero più alto di partecipazione, a dimostrazione della straordinaria vitalità dei movimenti e della società civile italiana. Cinquecentomila persone sono venute a Roma con le loro proposte e la loro indignazione, con l’obiettivo di riprendersi quegli spazi di partecipazione e parola che sono stati loro negati in questi anni.
Famiglie, lavoratori e lavoratici, studenti, ricercatori, precari, pensionati, artisti, associazioni, comitati territoriali, parrocchie, forze politiche, sindacali e sociali: un’Italia plurale ieri si è manifestata contro le politiche di austerità e per cambiare le politiche economiche in Italia ed in Europa.
Il diritto alla parola ci è stato invece negato da parte di chi ha aggredito il corteo e la città. Centinaia di persone hanno fatto la gravissima scelta di violentare la nostra manifestazione ed hanno in realtà manifestato contro di noi. Il corteo ha reagito, si è ribellato, difendendo il proprio diritto alla partecipazione.
Denunciamo le gravissime responsabilità delle forze dell’ordine che, in Piazza San Giovanni, hanno seminato panico con le cariche dei furgoni fra i manifestanti, riportandoci alle situazioni e alle immagini di Genova 2001.
Durante e dopo il corteo si sarebbero dovute produrre, promosse da diverse organizzazioni, performance e azioni diverse. In molti si sarebbero accampati per la notte a San Giovanni, al Colosseo e ai Fori Imperiali per simboleggiare –attraverso la riappropriazione delle piazze e delle strade- la volontà di riprendersi il diritto alla partecipazione, la democrazia, i diritti di cittadinanza.
Le ragioni che ci portano a continuare il nostro impegno sono sempre più presenti. La gravità della crisi e le ricette sbagliate che continuano a imporci sono i motivi che ci spingono a continuare la nostra lotta. Per il bene comune. Per il bene di tutti e tutte.
Genova – 18 ottobre 2011

Antonio Bruno (del Forum della Sinistra Europea Genova)
Giuseppe Gonella (dell'Ass. Culturale Punto Rosso Genova)
Rita Lavaggi (della Rete 15 ottobre Genova)
Loris Viari (della Rete 15 ottobre Genova)


rete15ottobre.genova@gmail.com 
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