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26.5.16

Chieti - Le solite promesse preelettorali


Renzi ci riprova a coglionarci con le sue promesse pre elettorali. A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, sentenziava Andreotti. Nessuno, naturalmente, può dirlo con certezza. Ma è quanto meno sospetto il «timing» del vertice sulle pensioni fra governo e sindacati, proprio a ridosso delle prossime elezioni amministrative e a qualche mese dal referendum costituzionale. Sulle pensioni, però, non c’è davvero più spazio per giochetti pre-elettorali. La situazione è arrivata al limite. Ci sono intere generazioni che potranno lasciare il lavoro solo dopo i 75 anni e con trattamenti previdenziali da fame. Ma c’è anche il gran popolo dei lavoratori che, arrivati a un passo dalla pensione, è stato costretto a continuare a lavorare fino alla soglia dei 66 anni. Da questo punto di vista il vertice di ieri rappresenta una buona notizia ma è presto per cantare vittoria. Il confronto è alle prime battute e per ora gli interventi sulle pensioni sono pagine bianche scandite da qualche titolo e pochi spunti di riflessione. Senza neanche una quantificazione finanziaria. Le vere novità, non a caso, sono arrivate dal premier Matteo Renzi, che ha rassicurato il ceto medio «non ci saranno tagli alle pensioni di reversibilità» e ha annunciato un intervento a sostegno delle pensioni minime (magari con l’estensione del bonus) e un primo assaggio di flessibilità in uscita (sia pure graduale e, parzialmente, a carico degli stessi lavoratori). Gli spazi di manovra, però, sono risicati. Solo l’estensione del bonus di 80 euro alle pensioni minime costerebbe, ad esempio, fra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Ai quali occorrerebbe aggiungere fra 6 e 9 miliardi per coprire l’eventuale anticipo dell’età pensionabile a 63 anni. Con i conti pubblici che continuano a essere sotto i riflettori dell’Ue e con la ripresa che tarda a decollare, il governo dovrà inevitabilmente scegliere se puntare sulla riduzione delle tasse (come ha già annunciato) o se superare la legge Fornero.

@enio

23.1.15

Chieti - La vergogna del pensionato da 651mila euro all'anno


Dalla stampa nazionale (Corriere della Sera 16 e 17 gennaio) apprendo che l'avvocato Mario Cartasegna, dipendente del Comune di Perugia, ha maturato una pensione annua di 651.000 euro. Intervistato, costui afferma candidamente che tutto si è svolto secondo le leggi e i regolamenti e che nemmeno lui si, aspettava tanto. Praticamente tale livello pensionistico si è formato normalmente e inoltre «a sua insaputa». Ora, caro avvocato Mario Cartasegna, ci risparmi la «normalità» delle sue risposte. Lei sta ricevendo dalle finanze pubbliche abnormi somme di denaro alimentate anche con le tasse che noi contribuenti versiamo allo Stato che si trasformano in trasferimenti dello Stato ai Comuni e che il Comune di Perugia versa a Lei.  Quindi i denari che Lei incassa in misura tripla dell'emolumento della signora Angela Merkel e doppia del signor Barak Obama provengono anche dalle nostre tasche. E già questo non mi sta più bene. Ma almeno, avvocato Cartasegna, La prego, non insulti la nostra intelligenza, non si sforzi di dire che Lei «non sapeva» ... «cos'altro avrebbe potuto fare...», «che ci sono altri casi», che «mica posso restituire» etc. E ci risparmi soprattutto l'insulto della Sua «normalità». Al che, sa cosa mi auguro? Che la Corte dei Conti si muova e accerti la responsabilità di chi per azione o omissione ha consentito questa oscenità; che l'Inps ridimensioni unilateralmente a titolo precauzionale il Suo assegno pensionistico; che si esamini la congruità di tutte le «gestioni separate» Inps; che per questo fatto i sindacati proclamino uno sciopero generale; che si rifletta su una frase pronunciata da Don Ciotti il quale ha recentemente affermato che molto del male è compiuto da chi opera nei limiti delle leggi; che da un (male)fatto di simili proporzioni si prenda lo spunto per controllare tutti i possibili casi del genere in tutto il Paese e che a tal fine il Governo nomini un Procuratore Generale Speciale per la l'analisi del fenomeno, la prevenzione e la repressione dei crimini che si perpetrano «in osservanza delle leggi e dei regolamenti»; che se è vero che nessun dipendente pubblico può guadagnare più del Presidente della Repubblica, che «la legge sia veramente uguale per tutti».

@enio
 

18.2.14

Chieti - Effetto Fornero, crollano le pensioni



Crolla il numero dei nuovi pensionati. Nel 2013 si è registrato un calo di quasi il 20 % rispetto all'anno precedente, per quanto riguarda il numero di persone che, per la prima volta, hanno ricevuto la pensione. Il dato è stato elaborato dall'Inps e prende in considerazione sia i lavoratori dipendenti che gli autonomi, e pure i nuovi assegni sociali. La riforma Fornero, come prevedibile, la tanto temuta «scure Fornero» ha prodotto uno stop forzato a tanti lavoratori che, avendo maturato i requisiti per il collocamento a riposo, con le vecchie norme, non hanno potuto, licenziandosi andare in pensione. La riforma voluta dal ministro del welfare del «governo dei professori» guidato da Mario Monti, infatti, ha esteso il regime contributivo, introducendo il concetto del contributivo pro-rata a partire dal gennaio 2012, e ha inciso sull'assetto complessivo del sistema pensionistico imponendo nuovi requisiti anagrafici e contributivi, il tutto a garanzia del mantenimento in equilibrio del sistema finanziario della previdenza pubblica (ma di fatto ritardando ancora di più l'entrata dei giovani nel mondo del lavoro).


17.5.12

Chieti - La nostra classe politica oggi in Italia


La classe politica italiana ormai spicca per i suoi primati "faticosamente" conquistati oggi in Europa. E' la più inefficiente da sempre, in quanto ha permesso al "nostro" debito pubblico di ridurci, con le successive tasse, sul lastrico senza fare assolutamente niente per evitarlo. E' la più ladrona di tutte, ultimi (beccati col sorcio in bocca) i casi di Lusi, che ha fatto "suo" tutto il contenuto della cassa del partito senza che Rutelli se ne accorgesse e Bossi che si pagava tutte le sue spesucce personali e avanzava anche 5 mila euro a testa di "paghetta" per i suoi due figlioli. E' la più litigiosa di tutte e quando una fazione perde non l'ammette mai e si scatenano tr4a di loro le lotte tipo Guelfi contro Ghibellini e se ne dicono di tutti i colori. Ha dimostrato, e quì c'è voluta tutta la capacità della magistratura con le intercettazioni telefoniche e ambientali per dirci, che localmente, i politici sono collusi dappertutto col "malaffare" e in alcuni casi limite, con la mafia, cosa questa che ci riporta al primissimo posto in classifica.E' di oggi la notizia, che la maggior parte di noi conosceva già che spetta all'Italia pure il primato europeo di anzianità della sua classe dirigente con un'età media di 59 anni. Se il presidente del Consiglio, Mario Monti ha 69 anni e i ministri più giovani, Renato Balduzzi e Filippo Patroni Griffi, hanno 57 anni, in Gran Bretagna David Cameron è diventato primo ministro a 43 anni, Tony Blair a 44, John Major a 47 e Gordon Brown a poco più di 50. A conquistare il primato dell’anzianità nel momento economicamente più difficile per l’Italia dal dopoguerra sono - sottolinea la Coldiretti - le banche che hanno una età media degli amministratori delegati e dei presidenti di circa 67 anni, pari addirittura a quella dei vescovi italiani in carica. Nelle Istituzioni, tra i parlamentari l’età media dei senatori è di 57 anni e quella dei deputati 54.Ecco perchè ultimamente mi trovano daccordo i discorsi di Grillo che vuole lasciare loro solo 2 LEGISLAZIONI per governare, poi a casa e Renzi, il sindaco di Firenze, che li vuole ROTTAMARE tutti.

enio