Iniziato il 2017 in 17esima posizione, il 35enne fuoriclasse di Basilea ha già rimontato fino al sesto posto grazie al trionfo negli Australian Open di gennaio e al successo di ieri nel Masters 1000 di Indian Wells. Il 35enne fuoriclasse di Basilea avrà la chance di guadagnare ancora qualche posto a Miami, dove non ci saranno per problemi fisici Andy Murray e Novak Djokovic, stabili comunque nelle prime due posizioni del ranking. Wawrinka consolida la terza piazza nonostante la finale persa con Federer, Nishikori scavalca Raonic, Nadal scivola in settima posizione davanti a Thiem, Cilic e Tsonga. Paolo Lorenzi si conferma il migliore degli italiani salendo al 37esimo posto ma Fabio Fognini, grazie anche al terzo turno raggiunto nel torneo californiano, passa da 43^ a 40^, avvicinando il senese (57 i punti che li separano). In calo Seppi, bel balzo in avanti per Vanni, semifinalista a Shenzhen, e Gaio.
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19.2.17
Chieti - A Pescara è sempre Zeamalandia
È tornata Zemanlandia: alzi la mano chi si attendeva di vedere un Pescara travolgente (5-0) e anche esagerato segnare cinque reti tutte in una volta al Genoa che è uscito dal campo tramortito. Difficile spiegare cosa sia accaduto in tre giorni di gestione Zeman in casa biancazzurra, ma evidentemente qualcosa è successo, perchè dopo le figuracce con Lazio e Torino, oggi all'Adriatico è stato Pescara show. Una vittoria in serie A, la prima sul campo, arrivata dopo quattro anni. Nella sfida che metteva di fronte le squadre più in crisi del momento, con due e tre punti raccolti nelle ultime dieci gare, la spunta dunque il Pescara che inguaia Juric, ora a rischia esonero.
@enio
25.1.16
Chieti - I palestrati
Inverno, tempo di tornare in palestra. Quelli che la frequentano costantemente li riconosci subito perché camminano con l'andatura studiata per metter in mostra il frutto di tanto sforzo. Sanno tutto di proteine, carboidrati, integratori, carburatori eccetera. Sono magnifici, per amor del cielo, ma evitate di andarci a cena insieme. Se voi ordinare un piatto di spaghetti alla carbonara, patate fritte e, orrore! una birra, è la vostra fine. I loro occhi si trasformano in un contacalorie e, per mettervi ancor più a vostro agio, loro ordinano mezza mozzarella scremata. Ogni vostro boccone diventa un martirio. Ma non bastano le occhiate, e cominciano ad elencarvi tutte le patologie cui andate incontro se cedete alle tentazioni della gola. Si lanciano in disgustose descrizioni di arterie intasate dal colesterolo, o danni cerebrali dovuti all'invecchiamento precoce. Col pianto nel cuore, voi rinunciate a quella Sacher che avevate adocchiato e fate penitenza concludendo la cena con un caffè decaffeinato macchiato con latte scremato e senza zucchero. Ma quando quei tanto vezzeggiati muscoletti sono frutto solo di palestra, dieta e integratori, c'è un sistema infallibile per vendicarsi: invitate l'amico palestrato a casa vostra nel bel mezzo dello svuotamento di una cantina o di un garage, e chiedetegli di aiutarvi. E lì viene il bello, perché ai muscoli non corrispondono la forza e la resistenza. Per di più il palestrato ha il terrore che qualche movimento non studiato dal personal trainer possa rovinare il risultato estetico ottenuto con tanta fatica. La vendetta sarà completa quando voi, per recuperare le forze. vi sparate in gola un bel paninazzo con abbondante luganega e una bella cocacola, mentre lui, sfatto per la stanchezza, sta già pensando a quanto gli costerà rimediare a tutti quei movimenti non corretti, per di più in mezzo alla polvere, senza musica e senza integratori idrosalini.
5.11.15
Chieti - Camminare per perdere peso
Camminare ad andatura sostenuta, per mezz'ora al giorno, risulta far meglio anche di correre o di nuotare in piscina. La perdita di peso riscontrata grazie a questa attività fisica è particolarmente rilevante fra le donne (4,3 centimetri in meno al girovita), ma non è male neppure fra gli uomini (meno 3,3). Un risultato superiore a quanto si ottenga in media, comparativamente e nello stesso arco di tempo, sudando fra i macchinari di una palestra, facendo jogging o sbracciando una vasca dopo l’altra. E il successo pare ancora più significativo fra gli over 50. Tra le spiegazioni, quella secondo la quale uno sforzo regolare e senza strappi è assorbito meglio dal fisico delle persone comuni e c’è anche dell’altro: il fatto è che camminando non è facile barare. Si può nuotare a ritmo e andatura da vacanzieri ritenendo di aver comunque fatto mezz’ora di piscina e si può giocare a tennis senza impegnarsi poi troppo, esemplifica la ricercatrice. Mentre la camminata veloce ha standard che non è difficile indicare con precisione: bisogna ritrovarsi «rossi in viso e con il fiato corto». E ogni buon camminatore lo sa.
13.7.14
Chieti - Campioni del mondo
La Germania ha vinto la Coppa del Mondo. Decisivo il gol di Goetze ai tempi supplementari. Pessima la partita di Messi. I tedeschi come l'Italia hanno vinto il titolo per quattro volte.Nell'albo d'oro la parte del leone la fa il Brasile, 5 volte campione del Mondo.
26.6.14
Chieti - E' una guerra persa ?
Non bastano i miti distrutti come quello di Lance Armstrong e delle sue vittorie o le cronache costellate di notizie di sequestri e denunce. Il ciclista amatoriale, che non corre per grandi premi ma spesso per un prosciutto o una semplice targa, non riesce a fare a meno del doping. A dimostrarlo è il rapporto della Commissione di Vigilanza del ministero della Salute, che ha dato conto dei controlli effettuati insieme al Nas dei Carabinieri nel 2013, e che ha visto un'impennata nei test positivi in questo sport. Una bella parte di colpa è da attribuire alle organizzazioni sportive (ciclistica in questo caso) che, non è dato sapere per quali motivi, tollerano o fanno finta di non vedere le situazioni di doping. Per esempio, perché in Italia non vengono revocati i titoli e cancellati dagli albi quei titolari accertati (ad esempio Ivan Basso, ecc.) ne costretti alla resdtituzione di medaglie, targhe e soldi sopratutto guadagnati con la frode ?
@enio
6.12.13
Chieti - L'infarto di dieci anni fa
L’infarto è di solito preannunciato da sintomi ben
precisi. Su tutti, il dolore al petto, ma anche il senso di forte oppressione
sul torace, il capogiro, la sudorazione fredda, nausea, vomito… Ma è anche vero
che ci sono casi in cui si presenta senza preavviso. Oppure dopo aver dato
segnali così apparentemente innocui, da risultare indecifrabili alla maggior
parte delle persone. Se poi si pensa che circa il 20% dei pazienti di infarto
non hanno avvertito alcun sintomo, prima dell’evento, si capisce quanto
complicato sia individuare con certezza le spie di un infarto del miocardio in
arrivo.Quest'anno ricorre il decennale del mio INFARTO. Io me la sono cercata,
fumavo come una bestia un paio di pacchetti di sigarette, avevo un lavoro, in
laboratorio analisi, che mi procurava stress, avevo il colesterolo a 200, i
trigliceridi border line e infine avevo messo qualche chiletto di troppo e
zac... un giorno mi hanno dovuto portare all'ospedale.Se ci metti che la fortuna
è cieca e la sfiga ci vede benissimo, nell'attesa dei 2 baypass, mi hanno detto
che la mia valvola aortica era allo stremo e che nescessitavo di sostituzione
immediata della stessa, vi renderete conto di come mi sentissi io in quei
giorni. Giorni tremendi in quanto da notizie di TV, si stavano ritirando tutte
le valvole "brasiliane" in circolazione i Italia e arrestando i primari
dell'ospedale di Padova e quello delle Molinette di Torino e avrete il quadro
completo di come mi sentissi durante il tragitto dal reparto alla sala
operatoria.Comunque tutto e andato bene e dopo 10 anni sono qui a raccontarvela.
Ho ripreso una vita normale e adesso faccio anche qualche partitella a tennis,
il doppio.La "valvola" aortica è una "Sorin" costruita dalla Fiat su licenza di
una ditta americana.Unico in conveniente che devo controllare il mio PT ogni 15
giorni per fare il fine tuning nell'assunzione giornaliera di una compressa o
parte di essa, di Coumadin.
@enio
7.11.13
CHIETI - ANELLO MONTE TARTARO E MONTE META
Con quattro amici, Lelio, Paolo, Sergio e Gabriella, ho fatto un’escursione al Monte Meta, 2242m. I Monti della Meta sono una piccola catena montuosa nella zona al confine tra Lazio, Abruzzo e Molise e comprende i comuni di Alfedena (AQ), Picinisco (FR) e Pizzone (IS). Alle sue falde si trova il Passo dei Monaci,1981 m. Il nome della catena ha origine dalla bellissima e imponente cima, il monte Meta. Oltre al monte Meta, le cime più alte dei monti della Meta sono, il Monte Petroso 2247m, il Monte Cavallo 2039m e il Monte Mare 2020m. Nelle valli che si sviluppano all'interno della catena montuosa scendono copiose le acque del fiume Melfa e Mollarino in provincia di Frosinone e del Rio Torto in provincia dell'Aquila.
I rilievi più bassi dello stesso massiccio, al confine tra Lazio e Molise, sono storicamente detti Mainarde. Sono le montagne in cui la presenza dell'uomo, per il clima meno rigido, era permanente e non stagionale e pastorale, come per i Monti della Meta. Protagonista e dominatore incontrastato del superbo scenario montuoso è sicuramente l'orso bruno marsicano, con le sue caratteristiche di orso solitario e vagabondo. Questo suo carattere, purtroppo, gli sta causando diversi incidenti, specialmente con le vetture. Accanto all'orso sono da segnalare sicuramente i branchi di lupo, in continuo movimento in cerca di prede. I monti della Meta e le Mainarde offrono un habitat ideale anche per il camoscio d'Abruzzo, i cervi e i caprioli, che sono facili da avvicinare e fotografare.
Abbiamo scelto di fare un anello, con partenza dalla località Campitelli (Alfedena) ,1420 m . e salendo per il Fortino Diruto, (che è rovinato ndr),a 1.775 m. Il Fortino era un’antica casermetta utilizzata nella seconda metà dell’Ottocento sia per vigilare le bande di briganti che in quel periodo si rifugiavano sui monti per fuggire all’assedio della Guardia Nazionale e sia per assicurare il passaggio ai monaci, i pastori e commercianti che si dirigevano al Passo dei Monaci, 1986 metri. Dai ruderi del fortino, abbiamo proseguito il nostro percorso verso il Monte Tartaro, 2191 m, seguendo una segnaletica “fai da te”. Una T per Tartaro e le frecce che indicano il percorso. Ci siamo addentrati nell’ampia conca dei Biscurri, un altopiano ondulato. Abbiamo risalito la cresta del Tartaro con la sua caratteristica forma triangolare,che in questo tratto si fa più stretta ed aerea, oltre che più ripida e siamo arrivati in vetta. Piccola e meritata sosta, per ammirare l’infinito panorama, la lunga cresta che porta al Monte Petroso, il lago di Barrea, Le Mainarde, le valli e la cresta Nord del Monte Meta, ancora lontana per raggiungerla. Dalla vetta del Tartaro, in direzione sud, per cresta, scendiamo alla sella, quota 2.040 m e quindi iniziamo a risalire la cresta nord del monte Meta che si presenta dapprima ripida e stretta e poi più dolce e larga, soprattutto nella parte finale dove si trasforma in un ampio pianoro dolcemente inclinato da dove è oramai visibile la croce di vetta, che abbiamo raggiunto,2.242 m. Un branco di camosci ci fa dimenticare la fatica. Il capo branco, posizionato su uno sperone, controllava che tutto procedeva bene e senza guai per il branco. Un altro camoscio era fermo su un dirupo, gli altri brucavano l’erba. Quattro cervi, dalle enormi corna, hanno abbellito il quadro.Dalla vetta, è stato naturale entusiasmarsi per l’immensità degli spazi, la flora, i panorami, che donavano una sensazione di pace, di appagamento, di soddisfazione. Purtroppo, abbiamo dovuto lasciare questo luogo incantevole ed iniziare la ripidissima discesa che ci ha portati al Passo dei Monaci. A metà discesa, una scena non programmata che ci ha lasciati un po’ allarmati, ma contenti per averla fotografata. Un bellissimo esemplare di Vipera Aspide, della lunghezza di quasi un metro, per nulla spaventata, al contrario nostro, che si è messa in posa per farsi fotografare e salutarci. Il Passo dei Monaci è un importante valico mulattiero che mette in comunicazione il paese di Picinisco (FR) con quello di Alfedena (AQ). Questo passo era l’unico collegamento fra il Lazio e l’Abruzzo, sia per i commercianti che pastori e monaci benedettini. C’era l’abitudine che i monaci arrivati al passo, erano soliti depositare una pietra che con gli anni, hanno formato cumuli alti un paio di metri, ben visibili al centro del pianoro. Il nome del passo dei monaci trae origine da una leggenda che narra che, tre monaci morirono nel tentativo di superare il valico durante una tormenta. Dal Passo dei Monaci abbiamo preso il sentiero in leggera salita che attraversa un ghiaione morenico, da percorrere con attenzione e siamo arrivati alla Conca del Biscurri e quindi al Fortino Diruto . Qui è terminato l'anello. Altra sosta doverosa per rimirare il percorso che abbiamo fatto e proseguiamo inoltrandoci nel bosco, per raggiungere Campitelli, dove c’è il parcheggio e la vettura.L’escursione ha un dislivello di 1100 metri ed una lunghezza di 15 km, compiuto in sette ore.
Scitto da: Luciano Pellegrini
le foto sul link: Monte Tartaro
5.8.13
Chieti - A proposito di certificati medici
Da oggi, 5 agosto 2013, non basta più il certificato medico del pediatra per i ragazzi o del medico curante, per gli adulti che fanno un'attività sportiva non agonistica. C'è infatti l'obbligo di una vera visita medica, con tanto di misurazione della pressione e un elettrocardiogramma a riposo. Un controllo medico annuale che dovrà essere effettuato da un medico di medicina generale, un pediatra di libera scelta o un medico dello sport. Si tratta di uno degli effetti del decreto dell'ex ministro Balduzzi, quello appunto della «rivoluzione» dei certificati medici e anche dell'obbligatorietà dei defibrillatori negli impianti sportivi. Effetti che peseranno non poco sulle tasche delle famiglie e delle società sportive a meno chè questa legge on venga bloccata come si vocifera per trenta mesi. Se ciò non avverrà, anche andare a farsi una partitina a tennis, tra pensionati, non si potrà più se non si è autorizzati da un certificato medico.
@enio
5.10.12
Chieti - I 90 ANNI DELLA SOCIETA' SPORTIVA
Gli ultras della squadra di calcio del Chieti, “I ragazzi del muretto laterale e gli Irriducibili “ d’accordo con le altre sigle degli ultras, domenica 7 Ottobre, per celebrare i 90 anni della nascita della squadra della Chieti Calcio,(1922-2012), invitano la cittadinanza a partecipare a questo evento ed offrono questi appuntamenti:
Alle ore 10.30, alla Villa Comunale,si aprirà la giornata attraverso una mostra fotografica e visione di maglie storiche/cimeli della Chieti calcio. Alle ore 15.00, appuntamento allo stadio Angelini per l'incontro casalingo tra Chieti e Martina Franca. Alle ore 18.15, raduno presso il museo della"Civitella" (già sede del vecchio stadio del Chieti) e alle ore 19.22 inizio del corteo, colorato di striscioni, bandiere e cori, per celebrare la squadra, procedendo lungo le seguenti vie: Civitella, Via Vernia, Piazza Trento e Trieste, Viale 4 Novembre ed arrivo alla Villa comunale. ore 20: Casina dei Tigli, Villa Comunale: festa neroverde con ospiti, proiezioni video, musica dal vivo. Gli organizzatori e gli sportivi ce la metteranno tutta per ricordare e festeggiare i 90 anni della squadra ed io renderò noti alcuni avvenimenti estratti da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La Società Sportiva Chieti Calcio è una società calcistica della città di Chieti che milita nel campionato professionistico di Lega Pro - Seconda Divisione(l'ex serie c2).Fondata nel 1922 ed iscritta al suo primo campionato nel 1925,dal 1970 disputa le sue partite interne allo Stadio Guido Angelini, impianto capace di ospitare quasi 13.000 spettatori. I colori sociali del Chieti sono il nero e il verde. La squadra del Chieti fu fondato nel 1922 con un capitale sociale di 50 centesimi. La Prima guerra mondiale era da poco finita, del calcio giungeva da lontano l'eco dei successi di Pro Vercelli, Novese, Milan, Inter, Juventus e Genoa. Un giorno, nella Villa Comunale, Nicola De Cesare gettò, con alcuni compagni, l'idea di formare una squadra di calcio. Subito aderirono altre persone; con la somma di £ 0,50 fu pagata la quota sociale e nacque la R.I.S.S. che disputò le prime partite nella centralissima Civitella contro squadre militari. L'entusiasmo per lo sport nascente era enorme. Esisteva negli stessi anni lo Sport Club Chieti, che da moltissimi anni non svolgeva più nessuna attività sportiva; si decise dunque di far sorgere a Chieti un grande sodalizio calcistico: ci fu una riunione tra il R. I.S.S., la Novelli e lo Sport Cub Chieti e venne costituita l'Unione Sportiva Chieti con presidente Carlo Massangioli i cui colori sociali diventarono il nero e il verde. Nel campionato 1954-1955 attorno al Chieti si creò, grazie a una serie di risultati positivi, un enorme entusiasmo, tanto che la squadra venne chiamata dai maggiori quotidiani nazionali il "Milan del sud". Quel campionato il Chieti lo concluse al 4º posto con 41 punti ed il bomber fu Esposito. La promozione in C avvenne nella stagione 1957-1958 grazie anche alle 16 reti di Peruzzi. Dopo tornei mediocri avvenne l'era di Guido Angelini, presidente dal 1962 al 1977 (da lui il nome dell'attuale stadio del Chieti). L'avvento del nuovo presidente fu subito scoppiettante, infatti, nella stagione 1963-1964 il Chieti, guidato da Tom Rosati, sfiorò la serie B, classificandosi al 2º posto dietro il Trani con soli 2 punti di distacco. Nel maggio 1970 si inaugurò il nuovo stadio. Il Chieti affrontò il blasonato Milan di fronte a 11.000 persone e con un arbitro d'eccezione: Concetto Lo Bello; quella giornata fu una delle più belle vittorie per la Città di Chieti- La partita si concluse sul risultato di 1-7 per il Milan, dopo il vantaggio del Chieti nei minuti iniziali. Nell’estate del 1977- dopo 15 anni di presidenza e tanti appelli di essere affiancato rimasti inascoltati, il Comm. Guido Angelini si dimise e fece un gesto clamoroso molto apprezzato dai tifosi teatini: regalò la società con l'intero parco giocatori alla Città di Chieti; l'intero capitale era a quell'epoca di mezzo miliardo di lire. Era il 1977… Il Chieti sfiorò più volte la retrocessione, che alla fine arrivò nella stagione 1979- 1980. L'allenatore era Ezio Volpi. In quella stagione ci furono la grana degli stipendi e le dimissioni a catena dei dirigenti, che nel frattempo avevano sperperato il patrimonio lasciato da Angelini. Solo la serietà di Volpi salvò la squadra dallo sfascio più completo Nel 1990-1991, con ben 8 turni di anticipo, si tornò in C1, sotto la guida dell'allenatore Ezio Volpi, che qualche anno dopo morì per una grave malattia. La città gli intitolò la curva riservata ai tifosi di casa. Nel campionato di C1 1991-1992, nel Chieti si mise in mostra un giovane di belle speranze in prestito dalla Sampdoria: Enrico Chiesa Nel campionato successivo 2000- 2001, in C2 girone B, il Chieti, con alla guida Gabriele Morganti, capitano della squadra ai tempi di Mancaniello, venne promosso in C1 vincendo i play-off contro il Teramo (1- 1 a Teramo con gol teatino di Sanguinetti e 1- 0 a Chieti con gol di Pignotti davanti ad oltre 7000 tifosi neroverdi). In quella squadra l'asso fu il romano, ma abruzzese di adozione, (vista la teatinità del padre di origine di Casalincontrada), Fabio Grosso, e il capocannoniere fu Aquino. Il campionato 2003-2004, sotto la guida di Dino Pagliari, subentrato a Florimbi, che a sua volta aveva sostituito alla quarta giornata Alberti, vide il Chieti concludere a ridosso della zona play-off ed ottenere il record di punti ottenuti nel campionato di C1 (48). Il bomber della squadra era un giovane di proprietà del Torino di grandi speranze: Fabio Quagliarella. Nella stagione 2006-2007 fu fondata dal presidente Giustino Angeloni la A.S .D. Calcio Chieti che partecipò al campionato di Promozione Abruzzese (Girone B) guidato dall'allenatore Amedeo Assetta. Riuscì a vincere il campionato con una giornata di anticipo. Nella stagione 2009-2010 la S.S .D. Chieti (trasformatasi prima dell'inizio della stagione dalla precedente A.S.D.), a seguito di una formidabile ed entusiasmante rimonta, con in panchina il neo tecnico Vincenzo Vivarini, ha concluso il campionato al primo posto del girone F della Serie D ottenendo la promozione in Seconda Divisione Al termine della stagione il Chieti riesce a piazzarsi in quarta posizione, qualificandosi ai play-off del campionato 2011/2012: il Chieti vince la semifinale di play-off contro l'Aprilia, ma perde la finale contro la Paganese. Dall'esito di questi play-off ne discende che il Chieti non è riuscito a riapprodare nel campionato professionistico di Lega Pro Prima Divisione (l'ex serie C1). La scelta dei colori nero e verde teatini risalgono al 1919, anno nel quale la prima squadra di calcio rappresentativa della Città non disponeva di divise proprie, pertanto in mancanza dei soldi per comprarle si dovette ricorrere alle tenute del Venezia Calcio trovate in una cassa proveniente dalla città lagunare insieme a molte altre contenenti i documenti dell'ufficio anagrafe ed altro, trasferite a Chieti per Editto del re Vittorio Emanuele III allo scopo di impedire il sequestro da parte delle truppe Austro-Ungariche in caso di invasione del Veneto dopo la Caporetto. Il gagliardetto della squadra ha subito vari ritocchi negli anni. Recentemente era identificato da uno stemma in stile AC Milan, successivamente, sotto la guida del presidente Antonio Buccilli, si è passati a un gagliardetto più moderno che ritraeva due strisce (una nera e l'altra verde) attraversare la scritta "CC 1922", ossia Calcio Chieti 1922. Nel 2006, in seguito al fallimento, il gagliardetto dell'A.S.D. Chieti è stato reinventato rudimentalmente in stile AS Roma. L'ultima modifica è stata apportata nell'estate del 2008 quando al precedente stemma è stato aggiunto su un fianco l'Achille a cavallo, simbolo della città di Chieti e da poco, dunque, anche della squadra locale. Il tifo a Chieti ha origini molto lontane, intorno al 1974-75; è tra i primi nel sud. I "Fedelissimi", primo club cittadino, organizzano tifo e trasferte alle quali partecipano anche i ragazzi degli "Ultras", gruppo formato dai più giovani. Nei primi anni '80 si formano vari gruppi (Ultras, Sconvolts, Fedayn, Viking). Con il ritorno tra i professionisti nel 1987 la curva si dà un assetto organizzativo più adeguato; nascono tanti nuovi gruppi fra cui gli "Achaean Generation", che sono i successori degli "Ultras" nella guida della curva; la loro nascita ha come data storica il 10 marzo del 1985 e lo testimoniano le prime sciarpe del gruppo realizzate ancora prima dello striscione. Gli Achaean Generation sono protagonisti di tante trasferte, oltre che delle gare interne, fino al loro scioglimento nel 1996. Amiterno's Brothers, Supporters Village, Indians Scalo, Club Luciano Novembrini e Filippone Neroverde contribuiscono al tifo della curva nei quattro anni di Serie C2 vissuti alla grande sia per la squadra che per gli ultras. Nel frattempo nascono altri gruppi tra cui gli attivi ragazzi degli "Irriducibili Scalo" (gruppo fondato nel 1989), che si segnalano anche per essere un po' irrequieti. La promozione in C1 delinea un nuovo scenario per la tifoseria che si trasferisce nell'altra curva resa più capiente e successivamente intitolata ad Ezio Volpi, indimenticato allenatore del ritorno in C1. Al fianco di Achaean e Irriducibili, nascono gli Ultras '74, formati in prevalenza da appartenenti al gruppo Filippone Neroverde, e altri gruppi, tra cui Gente Persa, Skins, Boys, Levante Neroverde, Wanderers; la curva è sempre stracolma. È il Chieti di Enrico Chiesa che farà sognare anche se alla fine si salverà all'ultima giornata. Dopo quest'annata inizia il declino del Chieti, che continua tuttora, di cui risente anche la tifoseria. nel 2000-01, con la promozione in C1, si formano "Vecchia Guardia" e "Planet Chieti" e nello stesso anno tornano in curva gli Achaean oltre che ai ragazzi del Levante. Pur non essendo tifoso di neppure uno sport, pratico ed ho praticato alcune discipline sportive anche faticose, ma sempre da appassionato. Se lo sport viene manifestato come questi giovani che conosco, che amano la loro città e quindi la squadra di calcio, pur nelle alterne vicende di vittoria o sconfitta, senza eccedere in atti di imprudenza, volentieri ho accolto il loro invito di rendere pubblica e propagandare questo anniversario.
Scritto da: Luciano Pellegrini
Scritto da: Luciano Pellegrini
8.8.12
Chieti - Epo e pensare che una volta eri solamente un farmaco
Maledetto Epo, quando lo analizzavo in laboratorio lo consideravo solamente un farmaco, costoso, ma utile veramente a qualcosa : curare tutte quelle persone anemiche. Invece oggi, pianti e lamenti fuori luogo durante la conferenza stampa di Alex Schwazer, un ragazzino di 27 anni, che farà tanta fatica a diventare un uomo di 27 anni, con ammissioni puerili sul perchè ha fatto uso del "medicamento": «Sono andato in Turchia a prendermi l'Epo in una farmacia. Ho speso 1.500 euro, in contanti. Ho iniziato ad assumerla subito dopo il controllo del 13 luglio, a Oberstdorf. Da quel giorno è cominciato un inferno. Dovevo raccontare bugie a tutti, dire a Carolina (la sua fidanzata) di non aprire se fosse arrivata la Wada». Sperava di farla franca, come la fanno franca decine di atleti che riescono a sfuggire al controllo antidoping, aiutati da medici poco onesti che li "rimpinzano" di robaccia garantendo loro delle ottime performances. « Quando il 30 hanno suonato alla porta, sapevo chi era. E non vedevo l'ora che finisse tutto»...E quì lui piange, distrutto, e si augura di «tornare alla tranquillità».Non si capisce chi gle lo abbia fatto fare e perchè non si sia ritirato dopo Pechino, se non aveva voglia di soffrire, di svegliarsi presto al mattino per fare i massacranti allenamenti che poi gli avrebbero permesso, ancora una volta, di fregiarsi magari di un nuovo titolo olimpico. Il padre, poi, che si tormenta con i sensi di colpa, accusandosi di non essergli stato abbastanza vicino.Sembra tutto scivolare miseramente nel ridicolo. Ancora condanne che gli piovono addosso, ma anche la difesa di qualche collega che chiede di non metterlo alla gogna...come se fosse uno di quelli beccato a rubare le caramelle in un supermercato. Poi, dopo la confessione a cuore aperto, ecco le accuse, sull'uso generalizzato di sostanze proibite: «Non dico nomi. Ognuno deve sentire il proprio bisogno quando confessa una cosa così e tanti non lo sentiranno mai. Ma basta tenere un po' aperti gli occhi, perché quando una donna fa gli ultimi 100 metri in vasca più forte dell'uomo campione olimpico, anche chi non ha mai seguito sport deve metterlo in dubbio».
Un'affermazione che fa il paio con quella rilasciata alla Gazzetta: «Lo scorso ai Mondiali di Daegu, in Sud Corea, i russi mi hanno detto in faccia che loro usano delle cose. Questo pensiero mi girava per la testa, era un tarlo». Rivelatosi letale.Ancora una volta, in questa guerra di "falsi" niti ha vinto l'onestà e ilò rispetto delle regole, ma fino a quando ? La lotta è sempre più estenuante e si fa ogni giorno più dura, fintanto che lo sport continuerà a ricompensare questi "atleti" con montagne di soldi. Il motto oggi è : importante è partecipare,per guadagnare poi una barca di soldi.
enio
2.8.12
Chieti - Conte di nome ma non di fatto
La giustizia sportiva, per fortuna, non guarda in fraccia nessuno e tratta tutti, i grandi come i piccoli, allo stesso modo e sopratutto in maniera celere. Antonio Conte e Angelo Alessio, il suo galoppino, erano stati deferiti per una doppia omessa denuncia nelle presunte combine di Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, disputate nella stagione 2010/2011. Questo accadeva quando il tecnico e il suo vice erano alla guida del club senese anch'esso già pesantemente mazzolato e penalizzato. Ieri, sti due furbetti, tramite i loro avvocati avevano cercato di patteggiare 3 mesi di squalifica e una maxi multa, ma sono stati stoppati e rimandati a casa a calci in culo, per fortuna solo simbolici, in quanto, la Commissione Disciplinare aveva definito «non congrua» l'istanza di patteggiamento concordata tra il Procuratore Palazzi e i legali dell'attuale tecnico bianconero. Caduta ogni possibilità di un nuovo accordo tra le parti, è immediatamente giunta la richiesta di Palazzi. Ora è in corso l'arringa difensiva dell'avvocato di Conte, De Renzis. Un anno e tre mesi di squalifica: è la richiesta del Procuratore federale Palazzi per il tecnico della Juventus, Antonio Conte, e il suo vice, Angelo Alessio, fatta nel corso del processo sul Calcioscommesse in corso a Roma. Caduta definitivamente l'idea di un nuovo patteggiamento il tecnico aspetta in silenzio la sua sorte. Chi strilla rischiando di aggravare la situazione del suo tecnico e non dovrebbe è il neo presidente Agnelli. Per fortuna che Agnelli in questo caso conta come il due di picche quando la briscola è denari. Secondo il mio modesto parere il fatto che Conte non abbia denunciato il fatto, essendone a conoscenza, lo rende complice e va pertandto condannato. Io che sono uno juventino vi dico che 1 anno e tre mesi sono il minimo che deve farsi sto tizio e in più ci metterei una salatissima multa (un paio di milioni di euro) che gli toglierebbe per sempre il vizio di fare combine in futuro. E aggiungo in oltre che se qualcuno verrà scoperto ancora a scommettere e quindi è recidivo, squalificarlo a vita, cancellandolo dalla faccia dello sport italiano.
enio
24.7.12
150.000 preservativi al villaggio olimpico
Stanno per aprirsi le olimpiadi di Londra e non mancano le notizie curiose che attirano la mia e la curiosità dei molti spettatori dei giochi. Riporto una notizia rivelata da Hope Solo, portiere della nazionale statunitense di calcio femminile,: "Alle Olimpiadi si fa sesso e pure parecchio". Non stupisce dunque che gli organizzatori londinesi abbiano deciso di mettere ben 150 mila preservativi a disposizione gratuita dei 10.500 atleti (solo 15 a testa), che abiteranno nel villaggio olimpico per l’intera durata della manifestazione: in pratica, il 50% in più rispetto ai 100 mila condom distribuiti ai Giochi di Pechino di quattro anni fa e addirittura il triplo dei 50 mila di Barcellona 1992, mentre a Seul 1998 furono appena 8.500. Stando alle cifre lette pare che il sesso tiri molto nell'ambito sportivo e che negli ultimi anni abbia un incremento esponenziale.
11.7.12
Tardelli, l'urlo di 30 anni fa
Ci sono vittorie che il tempo non affievolisce nel ricordo. Sono i successi che segnano un punto di svolta, un riscatto, lasciano un'impronta. È il caso del mondiale 1982, il "Mundial" in Spagna, che l'Italia si aggiudicò, inatteso quanto meritato, battendo 3-1 la Germania Ovest in finale, a Madrid, sotto gli occhi esultanti del presidente Sandro Pertini. Oggi sono 30 anni, ma nemmeno la Coppa altrettanto imprevista del 2006 ha offuscato quell'impresa nella memoria collettiva dei tifosi. Fu il "vecio" a saper indirizzare quella rabbia da branco ferito verso un obiettivo comune. Con l'aiuto di un altro friulano, il capitano Dino Zoff e di un triestino, il dottor Leonardo Vecchiet, medico degli azzurri per 17 anni. Era un calcio molto diverso da quello di oggi, lontano dal gossip, dai social network, da internet. Per emulare le gesta dei propri idoli c'era il Subbuteo, non la Playstation.
enio
6.7.12
Federer, grandioso no, monumentale
Bravo, bravo, bravo. Non è mai stato facile trovare parole per Roger Federer e, dopo la sfida di oggi, lo è ancora meno. Potrebbero parlare i numeri allora: 8 finali a Wimbledon, la possibilità di tornare leader della classifica ATP all'età di 31 anni e raggiungere Pete Sampras come recordman assoluto di tutti i tempi (286 settimane numero 1 al mondo) ma, comunque, anche con tutto questo, non renderemmo l'idea.Roger Federer, ha giocato oggi una partita pazzesca per intensità ma soprattutto testa e qualità di tennis. Il primo set ne è un esempio lampante da questo punto di vista. Federer, infatti, è consapevole dell'impossibilità di fare gara di corsa contro un Djokovic che dal fondo e decisamente più potente e, per tutto il primo set, decide quindi di rendersi ingiocabile al servizio: 24 minuti, percentuale di prime messe in campo pari alla quota 75 (3 su 4 in poche parole) e una qualità al servizio più vicino a quella di una macchina che di un essere umano per un 6-3 che lascia poco spazio ad ulteriori commenti. Dall'altra parte però, giusto dirlo e sottolinearlo, c'è un ragazzo che da un anno a questa parte è il numero 1 del mondo e fare da comparsa, quando si raggiunge il trono, non è mai carino. Ecco quindi che Djokovic, nel secondo set, capisce che deve accelerare e trovare maggiore profondità tutte quelle volte che Federer non trova le linee al servizio. In una parola: deve giocare il tennis che nel 2011 lo portò ad essere quasi imbattibile. E il serbo ci riesce, complice sì uno svizzero che subisce un calo con la prima palla (da 75% a 57%), ma anche e soprattutto grazie a quell'aggressività che obbliga Federer a una corsa lungo la linea di fondo cui non è più abituato. Il serbo trova quindi il break subito in avvio e lo gestisce fino alla fine del set: 6-3 e situazione in perfetto equilibrio. Insomma, nell'equilibrio che tutto sommato continua a reggere è evidente che ci sia bisogno di un episodio, di una giocata che faccia saltare il banco. E il colpo di scena, puntualmente, arriva: Federer salva la prima - e unica - palla break nel nono game e si porta sul 5-4, Djokovic va al servizio e sotto 15-30, dopo aver dominato lo scambio, tira lungo un facile smash a rete. Bingo. Federer sfrutta la seconda palla set, chiude 6-4, e lascia Djokovic in balia dei fantasmi.Il terzo set se n'è andato in cascina, naturalmente di Federer. Nemmeno il tempo di cominciare il quarto set e il serbo è già sotto 3-0, concedendo immediatamente a Federer un facile break "a quindici". Federer capisce che la tattica ha funzionato, continua a servire bene, si procura altre 3 palle break ma non riesce a sfruttarle grazie anche - giusto dirlo - all'orgoglio di un numero uno ferito. Il set si trascina quindi fino al 5-3, Djokovic ci prova ancora, per l'ultima volta, rispondendo a tutto braccio e cercando immeditamente dei vincenti. Non basta. Lo sforzo del ragazzo di Belgrado si ferma "a trenta" e Federer, tanto per cambiare, chiude con una prima vincete. Lo svizzero, per l'ottava volta (come lui, nessuno mai), torna in finale a Wimbledon e domenica cercherà per l'ennesima volta di aggiornare il libro dei record raggiungendo Pete Sampras. Tsonga o Murray sono avvisati.
13.6.12
Chieti - GIULIANO PARDI E IL MOTOCROSS
Giuliano Pardi, titolare dell'omonimo team Pardi Racing e della scuola Cross, ha una officina in via dei Vigneti, 13 a Chieti, poco distante dall'agglomerato urbano del Tricalle. Pardi compirà 60 anni il prossimo mese di Settembre. Nel corso dell'intervista mi ha raccontato che all'età di 14 anni ha iniziato a lavorare in una officina meccanica e ad avere la passione dei motori. In seguito, per poter guadagnare, ha dovuto fare diversi lavori come il saldatore, l'idraulico ed altro senza mai diminuire il suo interesse per le moto. Quando poteva, si recava nel rimessaggio degli attrezzi agricoli del padre dove era possibile studiare il funzionamento dei motori dei vari macchinari lì parcheggiati. La svolta a 20 anni. Si iscrisse all'artigianato, apre una officina di moto fuori strada nel locale del padre. Non gli sembra vero e ben presto lavorando intensamente riesce ad acquistare una moto, Simonini da 50cc ; la modifica, la personalizza, la guida e con questa nel 1972 vince la prima gara di motocross a Esanatoglia (MC). E' l'inizio di una lunga carriera che lo ha visto sempre primo in altre gare e perfezionare la sua passione di meccanico. Sono rimasto impressionato dal numero delle coppe che brillano negli scaffali dell'officina e a tutt'oggi i suoi avversari hanno un po' di timore a competere con il “ team” Pardi ben sapendo che mai riusciranno a vincere. Con un po' di commozione, Pardi mi ha fatto notare che fra le tante magliette esposte, quella a lui più cara è la maglietta nera con la quale ha vinto la sua prima gara. E' primo per 24 volte nel campionato italiano nelle varie categorie ed ha ottenuto un terzo posto al mondiale in Spagna e diversi piazzamenti a livello europeo sempre con le moto della Honda La Pardi Racing è sulle piste da oltre 36 anni creando la prima squadra di circa venti persone nel 1975. Piste di sua proprietà, omologate, sono dislocate una ad Alanno e l'altra ad Ortona. La pista di Ortona è su sabbia dove mi ha fatto notare senza vantarsi, ma con un sogghigno, è “ imbattibile”. La scuola cross ha creato tanti talenti seguiti personalmente da lui. L'ultimo, Felice Compagnone, cavalca una Honda 450 e spadroneggia nei campionati italiano ed europeo. E poi ci sono Camerlengo, Traversini, Cinelli, Cherubini, Bricca... Sono stati tutti ragazzini impauriti di fronte al primo "salto", hanno vissuto anni di allenamenti estenuanti, tra fango, sudore e lividi: È uno sport duro, ma io sono lì per capire se un corridore rischia di farsi male o no. E se rischia non corre. Il motocross è una disciplina sportiva motociclistica che si pratica su circuiti sterrati chiusi.
I campi da cross sono generalmente abbastanza lunghi tra i 2 e i 3 km e incorporano alcune zone naturali e altre parti come le whoops, che "sono dossi artificiali bassi e brevi in rapida successione". Sono realizzati dall'uomo e permettono ai piloti di fare quei salti spettacolari che tanto affascinano il pubblico e che rendono questa disciplina molto scenografica. I modelli delle motociclette hanno motori a quattro tempi e le loro cilindrate possono essere di 125, 250 e 450. Ho chiesto a Pardi se per gareggiare occorre una preparazione fisica dettagliata. La risposta è stata affermativa perché questo sport sollecita moltissimo i polsi, le spalle e le ginocchia dei piloti. Tutto ciò può essere capito guardando un “crossista” passare su delle Whoops. Il pilota deve mantenere un controllo precisissimo del motociclo poiché anche un minimo errore in zone come le rampe di salto prese a tutta velocità può costare caro. Le braccia e le gambe dei piloti sono in costante movimento durante tutta la gara per controllare la moto, attutire i colpi, durante gli atterraggi, e ammortizzare la caduta. Quindi tanta palestra con aerobica e pesistica. Però per vincere occorre oltre all'esperienza anche una condizione mentale perfetta. Infatti chi conosce
Pardi sa che instaura con i ragazzi un rapporto di grande amicizia ma anche di estremo rigore e prima di ogni gara parla con i ragazzi spronandoli a dare il meglio e a lottare sempre e solo per la vittoria perché è nella sua filosofia non essere perdenti. Parlando della sua sua carriera dice che non sarebbe mai arrivato dove è oggi se al suo fianco non avesse avuto il sostegno sia del fratello Tonino che di tutta la sua famiglia, soprattutto della moglie Mariagrazia che con amore e tantissima pazienza ha sempre assecondato le sue richieste standogli vicino concretamente ed infondendogli coraggio nei momenti difficili. Gli ho chiesto se ha una precisa regola prima della gara. Certamente si, le moto vengono preparate tutte un paio di giorni prima, moto che vengono adattate alle caratteristiche fisiche del pilota considerando il suo peso e la sua altezza. Da diverso tempo organizza un evento internazionale con il moto club “Ferentum Francavilla al Mare “, il “ Supermarecross che in genere si svolge in primavera. E' andato in pensione ma ha lasciato il testimone in mani sicure, al figlio Daniele che ha creato una nuova società : “La Pardi Moto”. Pardi però è sempre presente ed avendo più tempo è diventato imprenditore producendo con orgoglio pezzi di ricambio per moto. Nel concludere l'intervista ancora una volta ha messo in evidenza l'importanza della moglie che spesso funge da mamma per gli allievi e che sa preparare, nel camper, ottimi pranzi: “per vincere occorre anche mangiare bene”.
Scritto da:Luciano Pellegrini
Per vedere le foto clicca : FOTO-PARDI_MOTOCROSS
8.6.12
Grandissima Sara
Sara Errani raggiunge la finale del Roland Garros femminile, secondo Slam della stagione in corso, sui campi in terra rossa del complesso parigino. La ravennate ha sconfitto in semifinale la Stosur, testa di serie numero 6, per 7-5 1-6 6-3. La Errani, che nei cinque precedenti con l'australiana era sempre stata sconfitta, l'ultima due settimane fa al secondo turno del Foro Italico, è alla prima finale in uno Slam e al Roland Garros per il terzo anno di fila c'è una tennista italiana a giocarsi il titolo: nel 2010 e nel 2011 toccò a Francesca Schiavone, vincitrice proprio sulla Stosur due anni fa e poi sconfitta dalla cinese Na Li nella passata edizione. La Errani è in finale anche nel torneo di doppio in coppia con Roberta Vinci, un exploit mai centrato da nessuna tennista azzurra, mai tanto avanti contemporaneamente nei due tabelloni. Le lacrime e la gioia. Sara alla fine della sua battaglia vittoriosa, non contiene l'emozione, giocherà la sua prima finale al torneo dello slam parigino contro la russa Sharapova la n° 1 nel ranking mondiale WTA. "Non ho parole, non ci posso credere - ripete l'azzurra che all'ultimo punto vincente ha lasciato cadere la racchetta e si è messa le mani sugli occhi lasciandosi andare a terra in un pianto dirotto - voglio ringraziare tutti: qui c'è un feeling particolare. Sono ancora senza parole". E pensare che i sapientoni, i tecnici italiani, avevano detto che col suo fisico non sarebbe mai arrivata al top e lei andandosene ad allenare in Spagna ha dimostrato che con l'applicazione, la volontà e il cervello nessun limite è irragiungibile.
enio
7.5.12
Chieti - Italia pallonara - La Juve vince, Milan ko
Ieri sera verso le 23 una parte dell'Italia pallonara ha dimenticato le ristrettezze in cui ci ha cacciato il governo Monti e si è riversata nelle strade a strombazzare fino all'alba. La Juventus è di nuovo Campione d'Italia. Dopo gli anni neri di calciopoli e della serie B, i bianconeri tornano sul tetto d'Italia grazie ad un campionato perfetto. Decisiva la vittoria a Trieste contro il Cagliari (0-2 in un match dominato) e la contemporanea sconfitta del Milan (4-2 dall'Inter nel derby). La Juventus conquista lo scudetto 2011-2012 con una giornata d'anticipo sulla fine del campionato. Adesso ci sarà la diatriba se è lo scudetto n° 28 o lo scudetto n° 30 a causa del ritiro di due scudetti in base all'accusa di corruzione e la discesa della squadra in serie B. Si scateneranno i giornali pro contro i giornali contro per un pò perchè per fortuna ci saranno subito gli europei di calcio e queste chiacchiere non interesseranno più nessuno.
enio
10.4.12
Rossi decimo al primo granpremio
enio
23.1.12
Chieti - L'Aquila KO a Chieti
Sconfitta amara per la squadra avversaria sul parquet del PalaSantaFilomena che interrompe a Chieti così la sua impressionante striscia di 9 vittorie consecutive. Match entusiasmante sin dalle prime battute. La squadra di Trento ha messo il muso avanti sin dal primo minuto, imponendo alla squadra di casa la distanza altalenante attorno ai 7 punti. Distanza che però ha tenuto fino al terzo quarto, quando la BLS Chieti ha reagito, accorciato le distanze e si è portata in vantaggio a 7:47 dalla fine del match. Da qui si è giocato punto a punto, fino a quando Chieti si è portata sul +3 a un minuto dalla fine e ha vinto la partita segnando il break decisio per la vittoria. Una partita giocata col cuore e quindi combattuta, con Trento che quando ormai sembrava aver trovato il giusto ritmo per allungare le distanze si ritrova la BLS attaccata a -4. Il tutto grazie ai rimbalzi di Rossi (17 totali) e ai contropiedi di Rajola, a cui segue la tripla di Gialloreto che, facendo esplodere l'entusiasmo teatino, riporta i suoi a -1, chiudendo così un terzo quarto sul punteggio di 51 a 52 per Trento. Gli ultimi 10 minuti di gioco si aprono con palla a Trento. La squadra di casa però si porta in vantaggio per la prima volta in tutto il match a 7'47'' dalla fine, sul risultato di 55 a 54. Si gioca punto a punto. A 30'' dalla fine, Rajola porta i suoi sul più 3, Trento sbaglia il tiro del -1, ed è costretta al fallo su Raschi nell'azione successiva. Coach Buscaglia chiama quindi time out immediato per i suoi con 14'' da giocare e Chieti conduce +4. Il match si chiude cosi e Trento perde 66 a 62.
enio
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