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mercoledì 13 maggio 2020

Tigli


Si udivano allora i passi affrettati sulla banchina lungo il treno, l'affaccendarsi e il discutere presso il bagagliaio, le parole di quelli che avevano accompagnato i partenti, il quieto chiocciare delle galline e il fruscio degli alberi nei giardinetti delle stazioni.
Allora, come un telegramma spedito in viaggio o come un saluto arrivato da Meljuzeev, entrava dal finestrino un profumo ben noto, che sembrava diretto proprio a Jurij Andreevic, rivelandosi a lui nel suo angolo con con silenziosa intensità. Quel profumo si manifestava con calma superiorità da chissà quale angolo appartato, e proveniva da un’altezza insolita per i fiori dei campi e delle aiuole. Per la ressa, il dottore non poteva avvicinarsi al finestrino. Ma, anche senza guardare, li vedeva quegli alberi. Crescevano certo lì vicino e protendevano tranquilli verso i tetti dei vagoni i loro rami fronzuti col fogliame polveroso per il passaggio dei treni e denso come la notte, fittamente ricoperto dalle piccole ceree stelle delle infiorescenze. Per tutto il tragitto fu sempre la stessa cosa. Dappertutto folla che rumoreggiava, dappertutto tigli che fiorivano. L'incessante alitare di quel profumo sembrava precedere il treno in corsa verso il nord, come una voce di popolo che volava sui caselli, sulle stazioni perdute, e che i viaggiatori ritrovavano sempre diffusa ovunque e confermata.

(Boris Pasternak, Il dottor Zivago, pag.129 ed. Feltrinelli 1998, traduzione Pietro Zveteremich, Maria Olsoufieva, Mario Socrate)

(da "Che fiore è questo?" , ed. Franco Muzzio)
(n.3 Tilia platyphyllos, n.4 Tilia cordata)