
"...all'immagine dell'edera e del castello debbo una delle peggiori
gaffe storico-botanico-letterarie della mia vita. Scegliendo come argomento di quel mio
romanzo la prima crociata, non seppi resistere alla banale tentazione di mettere in scena il solito castello coperto d'edera, sotto il bel cielo autunnale del Casentino. Avevo un modello:
la rocca di Porciano, dove a metà degli anni Settanta,
mémoires d'Outretombes, ero stato nobilmente ricevuto dalla castellana, la contessa Marta Specht, che aveva sistemato al piano terreno della sua splendida dimora un museo di begli oggetti appartenenti a non ricordo più quale gloriosa nazione di quelli che il linguaggio
politically correct di oggi obbliga a definire
native Americans, ma che io - figlio d'una generazione che ha amato i film western ed è cresciuta con essi - preferisco continuare rozzamente a chiamar "pellerossa". (...)