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mercoledì 5 agosto 2020

Andromeda


Il drago non godette mai di miglior salute né di più eccellente disposizione d’animo della mattina in cui Perseo lo uccise. Si dice che Andromeda commentasse poi la circostanza con Perseo: si era alzato sereno, molto ben disposto, eccetera. Quando lo riferii a Ballard, si lamentò che questo particolare non figurasse nei classici. Lo guardai e gli dissi che anch’io ero i classici.

Samuel Butler, Note-books.
a pag.37 di "Racconti brevi e straordinari" a cura di Adolfo Bioy Casares e Jorge Luis Borges (ed. FMR 1973, traduzioni di Gianni Guadalupi)

(Arnold Boecklin, 1873, Angelica e Ruggiero)



mercoledì 29 luglio 2020

Il sogno di Chuang Tzu


(Abbott Handerson Thayer)



Chuang Tzu sognò di essere una farfalla, e al risveglio non sapeva se fosse un uomo che aveva sognato di essere una farfalla o una farfalla che in quel mentre sognasse di essere un uomo.


Da Chuang Tzu (1889) di Herbert Allen Giles.a pag.28 di "Racconti brevi e straordinari" a cura di Adolfo Bioy Casares e Jorge Luis Borges (ed. FMR 1973, traduzioni di Gianni Guadalupi)




venerdì 4 maggio 2018

Orchi e limoni


E' risaputo che tutti gli orchi vivono a Ceylon, e che tutte le loro vite stanno in un solo limone. Un cieco taglia il limone con un coltello e tutti gli orchi muoiono.

"Il redentore segreto", da Indian Antiquary, I (1872)
pag. 19 da "Racconti brevi e straordinari"
a cura di Adolfo Bioy Casares e Jorge Luis Borges (ed. Franco Maria Ricci 1973, traduzioni di Gianni Guadalupi)

 (foto trovata su internet senza indicazioni)

domenica 25 marzo 2018

Il labirinto senza muri


Narrano gli uomini degni di fede che nei primi giorni ci fu un re delle isole di Babilonia che radunò i suoi architetti e maghi e ordinò loro di costruire un labirinto tanto complicato e sottile che gli uomini più prudenti non osavano entrarvi, e coloro che entravano si perdevano. Quest'opera era uno scandalo, perché la confusione e la meraviglia sono proprie di Dio e non degli uomini. Con l’andar del tempo venne alla sua corte un re degli arabi, e il re di Babilonia (per farsi beffe della semplicità del suo ospite) lo fece entrare nel labirinto, dove vagò vergognoso e confuso fino al calar della sera. Allora implorò l’aiuto divino e trovò la porta. Le sue labbra non profferirono alcuna lamentela, ma disse al re di Babilonia che egli aveva in Arabia un labirinto migliore, e che se Dio voleva, un giorno glielo avrebbe fatto conoscere. Poi tornò in Arabia, riunì i suoi capitani e cadì e invase i regni di Babilonia con tanta venturosa fortuna che ne abbattè i castelli, ne sbaragliò le genti e fece prigioniero lo stesso re. Lo legò sulla schiena di un veloce cammello, e gli disse: “O re del tempo e sostanza ed emblema del secolo! a Babilonia mi facesti perdere in un labirinto di bronzo con molte scale, porte e muri; ora il Potente ha voluto che ti mostri il mio, dove non esistono scale da salire né porte da forzare, né faticose gallerie da percorrere, né muri che ti vietino il passo." Poi gli sciolse i lacci e lo abbandonò in mezzo al deserto, dove morì di fame e di sete.


Storia dei due re a dei due labirinti, da "The land of Midian Revisited" (1879) di R.F. Burton
tratto da "Racconti brevi e straordinari", a cura di Adolfo Bioy Casares e Jorge Luis Borges, pagine 84-85 edizione Franco Maria Ricci, traduzione di Gianni Guadalupi.



domenica 11 marzo 2018

Un cavallo come Dio comanda


Un arabo incontrò il Profeta e gli disse: «O apostolo di Dio! Mi piacciono i cavalli. Ci sono cavalli in Paradiso?» Il Profeta rispose: « Se vai in Paradiso, avrai un cavallo con le ali, e lo monterai e andrai dove vorrai.» L'arabo ribattè: «I cavalli che mi piacciono non hanno le ali.»

Thomas Patrick Hughes, A dictionary of islam (1935)
tratto da "Cielo e inferno" di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares
(editore Franco Maria Ricci 1972, pagina 119, traduzioni di Antonio Porta e Marcelo Ravoni)


(dipinto di George Stubbs)

sabato 2 dicembre 2017

I simboli degli Apostoli


Matteo comincia a scrivere come di un uomo, Marco inizia dalla profezia di Malachia e da Isaia: il leone. Luca dal sacerdozio di Zaccaria: il toro. Giovanni parte dal Verbo, quindi vola alto come un'aquila. 
Matteo dalla genealogia; il toro per il sacerdozio cioè i sacrifici a Dio; il leone è la voce che grida nel deserto. Viene da San Gerolamo, contra jovinarum. (20.5.1999)



In Babilonia, Ezechiele vide in una visione quattro animali o angeli, «e avevano ciascuno quattro facce, e quattro ali » e «quanto alla sembianza delle loro facce, tutti e quattro avevano una faccia d’uomo, e una faccia di leone, a destra; e parimente tutti e quattro avevano una faccia di bue, e una faccia d’aquila, a sinistra». Camminavano dove li portava lo spirito, «ciascuno diritto davanti alla sua faccia», o alle sue quattro facce, talvolta crescendo magicamente nelle quattro direzioni. Quattro ruote «alte spaventevolmente» seguivano gli angeli, ed erano gremite d’occhi tutt'intorno

mercoledì 25 ottobre 2017

Fauna degli Stati Uniti

Lo Hidebehind sta sempre dietro. Per quanti giri un uomo faccia, quello gli sta sempre alle spalle; e per questo nessuno lo ha mai visto, sebbene abbia ucciso e divorato molti legnaioli.
Lo Axehandle Hound ha testa a forma d'ascia, corpo a forma di manico d'ascia, zampe rattrappite, e si nutre esclusivamente di manici d'ascia.
Goofus Bird è un uccello che costruisce il nido a rovescio e vola all'indietro, perché non gli importa del posto dove va, ma di quello da cui proviene.
Il Gillygaloo, che faceva il nido nelle scarpate laterali della famosa Pyramid Forty, deponeva uova quadrate affinché non rotolassero via perdendosi. I legnaioli cuocevano queste uova e le usavano come dadi.
(Fauna degli Stati Uniti, da "Manuale di zoologia fantastica" di Jorge Luis Borges, pag.72 ed.Einaudi 1991) (Wisconsin e Minnesota)



(Walt Disney, 1964)

giovedì 28 settembre 2017

Uroboro


Adesso l'Oceano è un mare o un sistema di mari; per i greci, era un fiume circolare che contornava la terra. Tutte le acque fluivano da esso, ed esso non aveva foce né fonti. Era anche un dio o un titano, forse il più antico, perché il Sonno, nel libro XIV dell’Iliade, lo chiama origine degli dei; nella Teogonia di Esiodo è il padre di tutti i fiumi del mondo, che sono tremila, e la cui lista s’apre con l’Alfeo e col Nilo. Un veglio dalla barba copiosa era la sua personificazione abituale; dopo secoli, l'umanità trovò un simbolo migliore. Eraclito aveva detto che nella circonferenza il principio e la fine sono un solo punto. Un amuleto greco del secolo III, conservato nel Museo Britannico, ci dà l'immagine che meglio può illustrare questa infinitezza: il serpente che si morde la coda, o, come dirà acconciamente Martinez Estrada, «che comincia alla fine della coda ».

venerdì 12 maggio 2017

L'unicorno

La prima versione dell’unicorno quasi coincide con le ultime. Quattrocento anni prima di Cristo,
 il greco Ctesia, medico di Artaserse Mnemone, riferisce che nei regni dell’Indostan ci sono velocissimi asini selvatici, di pelo bianco, testa purpurea, occhi azzurri, e provvisti in mezzo alla fronte di un acuminato corno che alla base è bianco, rosso in punta, e in mezzo perfettamente nero. Plinio aggiunge altri particolari (VIII, 31): «In India si caccia anche un’altra fiera, l’unicorno, che per il corpo somiglia al cavallo, ma per la testa al cervo, per le zampe all’elefante, e per la coda al cinghiale. Il suo muggito é profondo. Un corno lungo e nero s’erge in mezzo alla sua fronte. Dicono che sia impossibile prenderlo vivo ».

L’orientalista Schrader, nel 1892, avanzò l’ipotesi che l’unicorno fosse stato suggerito ai greci da certi bassorilievi persiani, che rappresentano tori di profilo e perciò con un corno solo. Nell'enciclopedia di Isidoro di Siviglia, redatta al principio del secolo VII, si legge che una sola cornata dell’unicorno basta di solito per uccidere l’elefante; il che ricorda l’analoga vittoria del karkadàn (rinoceronte), nel secondo viaggio di Sindbad.
Altro avversario dell’unicorno era il leone, e un'ottava del secondo libro dell’inestricabile epopea The Faerie Queene ci conserva il modo del loro combattimento. Il leone si colloca davanti a un albero; l'unicorno, a fronte bassa, l’investe; il leone si scosta, e l’unicorno rimane inchiodato al tronco. Questa ottava data dal secolo XVI; al principio del XVIII, l’unione dei regni d’Inghilterra e di Scozia metterà di fronte, nello stemma di Gran Bretagna, il leopardo (leone) inglese e l’unicorno scozzese. Nell’Età di Mezzo, i bestiari insegnano che l’unicorno può essere catturato da una bambina; nel Physiologus Graecus si legge: «Come lo prendono. Gli mettono davanti una vergine e lui salta in grembo alla vergine e la vergine l'abbraccia con amore e lo porta a palazzo dal re ». Una medaglia di Pisanello e molti e famosi arazzi illustrano questo trionfo, le cui applicazioni allegoriche sono note. Lo Spirito Santo, Gesù Cristo, il mercurio e il male sono stati simboleggiati dall'unicorno.
Nell’opera Psychologie und Alchemie (Zurigo 1944), Jung narra la storia di questi simboli e li analizza. Un cavallino bianco con zampe posteriori d’antilope, barba di capra e un lungo e ritorto corno sulla fronte, è la rappresentazione abituale di quest’animale fantastico.
Leonardo da Vinci attribuisce la cattura dell’unicorno alla sua sensualità:
per questa, dimenticata la fierezza, si raccoglie al grembo della donzella; e così lo prendono.

(Jorge Luis Borges, Manuale di zoologia fantastica, pag.150 ed. Einaudi 1991, trad. F.Lucentini)


(incisione di autore ignoto del 1520 circa,
e Krazy Kat di George Herriman, 1930 circa)