Trascorsi quell'estate in una casa ai margini delle dune. La mia camera era un attico dal soffitto basso, con una finestra dalla quale si vedevano le dune, la spiaggia e l'oceano. La mattina presto, vedevo il sole sul mare e la spuma argentea dei frangenti.
Il sole sorgeva nella foschia del mattino poi bruciava la foschia e era d'oro sulla spiaggia e bianco sulle case di Cape Cod, alcune centinaia di metri più in là sulle dune, dove una macchia scura cresceva stenta nella terra sabbiosa. (...) Osservavo i gabbiani dalla finestra della mia stanza e dalla veranda della casa e non mi stancavo di dipingerli, usando gli acquarelli o lievi strati di colori a olio; (...) Spesso non dipingevo affatto, ma sedevo nella veranda ad ascoltare e osservare, a farmi investire dal vento salato sulla faccia, a udire il rumore della risacca e le grida dei gabbiani.
- Un artista ha bisogno di tempo per non fare nient'altro che sedersi qua e là e pensare e lasciare che le idee vengano a lui - , mi disse Jacob Kahn un pomeriggio in quella veranda , dopo che ero stato seduto per ore su una sedia a contemplare la luce sull'acqua e la sabbia e le case più in alto sulle dune. - Lo disse una volta Gertrude Stein. Era un essere impossibile. Ma era saggia.-
- Ora capisco la luce nei quadri di Hopper-.
Guardò le case sulle dune. - Si -, disse. - E' la bianca luce solare di Hopper. Un giorno capirai la luce del sole in Monet, Van Gogh e Cézanne-.
Chaim Potok, Il mio nome è Asher Lev, ed Garzanti
Traduzione di Donatella Saroli
Qui un confronto il paesaggio rappresentato nei dipinti di Hopper ed il luogo reale