Il pensiero è arrivato guardandolo: ha
davanti a sé ancora tutta la vita. Un pensiero assolutamente privo
di invidia, ma carico di nostalgia. Che bello essere così giovani e
felici. Che bello potersi inventare ancora tutta la vita. Avere
davanti mille strade da poter percorrere. E quel primo pensiero ha
dato il via a una reazione a catena... Vorrei tornare indietro? Cosa
rifarei? Cosa cambierei?...
Cosa rifarei? Mi è piaciuto essere
mamma giovane. Questo lo rifarei, vorrei ancora essere mamma delle
mie figlie e alla stessa età. Però non abbandonerei i miei sogni.
Farei entrambe le cose. Oggi so che è possibile. Allora pensavo di
no. O forse avevo altri bisogni che chiedevano di essere soddisfatti.
Non vedevo alternative.
Cosa cambierei? Forse farei alcune
scelte diverse. O forse mi prenderei più tempo per capire meglio
cosa è importante per quali scelte fare. Se tornassi indietro, mi
occuperei di più di me stessa, cercando di conoscermi meglio. Ma
quando si è molto giovani, certe scelte non sono libere e
incondizionate. Certe scelte sono dettate da bisogni dell'infanzia
non soddisfatti. E allora si cerca di recuperare, di tappare le
falle. Ma il rischio è grande. E io le scelte più importanti della
mia vita le ho fatte che ero ancora adolescente. A 20 anni i giochi
ormai erano già quasi fatti... si trattava ormai soltanto di
aggiustare il tiro.
Nei miei corsi per genitori insisto
molto su un concetto che mi è caro, ovvero che i genitori dovrebbero
orientarsi ai bisogni dei figli. Nel senso che le scelte che fanno,
dovrebbero tenere conto dei bisogni dei loro bambini e quei bisogni
spetta ai genitori soddisfarli. È importantissimo. Però spiego
anche che i bisogni non sono la stessa cosa dei desideri. Perché un
genitore non ha il dovere di realizzare tutti i desideri dei figli,
ma di soddisfare i loro bisogni, appunto.
Avventurarsi nell'adolescenza, iniziare
a scoprire l'universo relazionale con dei vuoti dentro, può portare
fuori strada, può allontare dal vero sé, dalla propria indole.
Quel ragazzo, a vederlo così sicuro,
con quello sguardo pieno di fiducia, mi ha fatto pensare che non
avesse vuoti, o ne avesse proprio pochi. Che immagine stupenda!
Mi è rimasta dentro. Lo vedo ancora con i suoi pantaloni bianchi
macchiati di pittura, il giubotto nero e lo zaino in spalla. Uno
zaino leggero... che non appesantirà il suo cammino. Lo vedo, con la
sua impazienza di vivere, con quella smania da venerdì pomeriggio,
pronto a conquistare il mondo prima ancora del fine settimana. Lui ha
ancora tutta la vita davanti a sé. Io sono (forse, spero) un po'
oltre metà strada. E non credo che tornerei indietro.
sta sorgendo il sole sopra a Porlezza