L’estratto di guado aspettava ormai da troppo tempo prima di essere provato, soprattutto ero curiosa di vedere la differenza delle sue tonalità rispetto all’indaco, quindi pronti via!
Questa pianta, che non vedo l’ora di coltivare quando riusciremo a trasferirci in campagna, così famosa e antica in ambito tintorio, così affascinante per aver portato fino a noi tonalità splendide di azzurro da arazzi e tessuti medievali, in una parola….puzza tantissimo!
Intendiamoci non voglio passare per schizzinosa, a me non disturbano più di tanto gli odori della campagna, anzi, per esempio trovo molto evocativo l’odore della lana al naturale o della stalla, ma questo mi ha proprio sorpresa anche se ne avevo letto da qualche parte… stalla concentrata, catapultata nella mia cucina…. Per fortuna sui filati finiti lavati e passati in aceto non si sente più!!!
Ho tinto per prima una matassa di lana + lino che col sambuco aveva dato sfumature bellissime – approposito grazie per i commenti copiosi!!
Poi presa dall’entusiasmo post-ossidazione ho deciso di riattivare il bagno e immergervi una matassona di lana lambswool piuttosto fine che avevo tinto con foglie di edera raccolta sempre nel letto del fiume sotto casa, vicino al sambuco, e che aveva dato un giallino un po’ anonimo che non mi convinceva appieno.
In questo caso, dato che la matassa era piuttosto voluminosa e non volevo agitare troppo il bagno per fare danni alla tintura, ho provato a lasciare che il filato in parte affiorasse e quindi prendesse meno tinta, per vedere che effetto avrebbe fatto, eccolo, tutto sfumato tra il verde acqua, il petrolio e il blu scuro preso sul fondo:
Me la immagino già diventare uno scialle traforato!
INFO DI SERVIZIO:
Per ora non sto mettendo su Etsy i filati tinti con pigmenti naturali perchè vorrei riservarli per i probabili mercatini d’autunno, però se a qualcuno interessano scrivetemi!!