Visualizzazione post con etichetta #america. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #america. Mostra tutti i post

sabato 28 gennaio 2017

Poteri forti e poteri da fortificare. Occorrono integratori e una (mass) media

Sono giorni di perplessità questi. Trump si è ormai insediato, checche' se ne dica è stato regolarmente eletto, in pochi giorni pare che stia dimostrando di essere seriamente intenzionato a mantenere tutte le promesse del programma elettorale e in ogni parte dell'America ci sono manifestazioni contro di lui. In parte era prevedibile, in parte non si capisce perché non ci si sia attivati di più e meglio prima che tutto questo accadesse. Dal mio punto di vista sentire Madonna dare del volgare a Trump può anche risultarmi abbastanza poco persuasivo per motivi piuttosto evidenti...
I media erano tutti vigorosamente contro di lui, non c'è stata nessuna censura di sorta, né manipolazione dei fatti. Sappiamo tutto il peggio del peggio di lui. Eppure è stato eletto. La mia elementare capacità di analisi mi suggerisce che una molto consistente parte dell'America si sente fortemente e convivntamente rappresentata da lui. È un dato di fatto che va accettato, almeno se si vuole partire da una base razionale per limitare al massimo i danni, abbastanza certi, che la sua amministrazione comporterà. No...così tanto per dire, mica ne so mezza su come arginare quella che io stessa considero una vera catastrofe da basso medioevo...

Oggi a TV talk si parlava di quello che era stata la Rai tre di Guglielmi, quella che io pure ho fatto in tempo a scoprire e di cui innamorarmi. Un laboratorio creativo formidabile nel quale cominciavano a muovere i primi passi quelli che sarebbero diventati i miei beniamini, Guzzanti, Paolo Rossi, Santoro, Chiambretti. È da allora che ho imparato che si può essere schierati, anche fortemente schierati ma allo stesso tempo dei divulgatori intelligenti, onesti, capaci di veicolare un messaggio forte raccontando le cose in modo incisivo, colto, non urlato, argomentato bene, con una satira raffinata...questa è la maniera di essere antagonisti che mi piace di più. Forse è meno semplicistico che scendere continuamente in piazza a manifestare senza sapere bene il perché, ma secondo me infinitamente più costruttivo e interessante per tutti. Ma cosi...tanto per dire...

Mentre il mondo cede alle derive autoritarie io stamattina sono andata a correre al Sempione, lottando contro un freddo piuttosto pungente, un po' di crampi distribuiti sulle gambe, resistendo ad un allenamento che ho trovato pesantissimo ma splendido, come tutte le cose che mi costano una fatica disumana. E poi ci stava il mio allenatore, che mi ha inseguito fino allo spogliatoio per portarmi la bottiglina di bevanda isotonica. E io credo di stare al mondo solo per notare e commuovermi per questi gesti di piccola, generosa e gratuita attenzione.

A me dispiace che l'America abbia scelto Trump. Ma, ripeto, lo ha fatto davvero e in totale autonomia. Ne abbiamo avuto uno anche noi e credo che ci sia andata parecchio male, così tanto che forse manco possiamo quantificare davvero tutti i danni. Però la Rai tre della fine degli anni ottanta forse era così bella anche per colpa sua...
E ora, che pure quella non esiste più così come era allora, sento che andare a correre a perdifiato può essere esso stesso un atto politico. Tanto più riuscito se qualcuno si preoccupa di offrirti un integratore quando ti fermi e riprendi fiato.





lunedì 10 ottobre 2016

La paura fa '90. Poi arriva a 2000...e passa

Da quando ho ripreso a rivedere "Will &Grace" mi sono ricordata di come ero io negli anni novanta, quel decennio per me abbastanza terribile a cavallo tra il liceo e l'Università. Mi ricordo che le mie giornate erano scandite tra versioni di latino, materia che amavo moltissimo, e funzioni matematiche, materia in cui zoppicavo parecchio. E poi ci stavano quelle magnifiche serie americane delle quali stilavo una classifica soltanto ipotetica perché ero totalmente dipendente da tutte quante: Willy il principe di bel air, Friends, casa Keaton, beverly hills 90210, e tantissime altre da cui ho maturato il falso mito americano e una idea stereotipata della bellezza e dei rapporti umani...ma se alla fine sono qui ad ammetterlo forse i danni subiti, se tali furono, non sono stati poi così irreperabili e intanto io mi sono divertita moltissimo a ripetere quegli appuntamenti fissi, che dettavano la mia tabella quotidiana banalmente bipartita tra obblighi da risultato e svagatezza giovanile.

Gli anni novanta sono la mia terra di mezzo. Se degli ottanta ricordo poco e male e se col senno di poi sono ragionevolmente certa che sia stato un periodo storicamente funesto per questo paese, degli anni novanta ho un'idea netta e totalmente "egoriferita", non per vano narcisismo ma perché in quell'arco temporale sedici-ventitré anni ho deciso di avere a che fare con me stessa. Non ero per nulla una persona simpatica, facevo uno sport che odiavo e nel quale non ero assolutamente dotata, cominciavo a legarmi a ragazzi che con me avrebbero tutti assunto sempre lo stesso identico comportamento fino ad oggi. Cominciavo a scegliere per conto mio cosa leggere e avevo paura di tutto. Provavo a darmi una definizione, ad autodeterminarmi, ma mi ricordo perlopiù di una costante angoscia strisciante che mi impediva di essere lucida e sicura come avrei voluto.

È rarissimo che decida di ripensare a quegli anni, mi dà fastidio e ogni tanto penso che siano stati una gigantesca occasione perduta. Frequentavo lo scientifico e avrei tanto voluto fare il classico, giocavo a pallavolo e io volevo solo imparare a correre bene, mi sono iscritta a economia ma volevo diventare giornalista.

Ci sono scelte e decisioni da prendere che esigono un tempo esatto dopo il quale solo una tempra e una follia non comuni ti permettono di tentare in momenti diversi della vita a realizzare i tuoi sogni. Non dico che sia impossibile, ma è parecchio difficile. Potrei addirittura confidarti che al mio attivo avrei pure un esame di linguistica italiana alla facoltà di lettere della statale perché un tentativo di ridisegnare il mio futuro volevo concedermelo. Mi hanno detto che l'esame di linguistica è il più difficile di tutti a lettere moderne. Non faccio fatica a crederlo perché mi ha fatto impazzire. E comunque ho scoperto che sapere qualcosa di economia è una bella cosa lo stesso...

Forse è vero che tutto è sempre esattamente come deve essere, pure quando pensiamo che sulla bilancia dei tentativi a rischio non calcolato pesino di più i fallimenti e le scelte poco ponderate. Eppure quando provo ad immaginarmi in altri panni, a fare altre cose, con competenze più qualificanti e affini alle mie inclinazioni, davvero non posso sapere quali sarebbero stati gli esatti percorsi che avrei seguito, quanta fortuna avrei avuto e che persone avrei incontrato per assecondare il mio destino.
Non posso saperlo e in fondo questo mi dà ragione pure di quegli anni novanta vissuti un po' così, a fare tentativi rivelatisi sbagliati ma in fondo dal bagaglio generoso.

Stasera ho visto tre puntate di Will&Grace e sono ripiombata in un tempo in cui mi arrotolavo in una vecchia coperta, con il libro sulle ginocchia e davanti alla fiamma di un camino, a ripetere cose che non mi interessavano mentre mi facevo spezzare il cuore da qualcuno a caso.
Non mi manca niente di quegli anni, neppure il camino. So soltanto che oggi trovo questa sit-com molto ma molto più divertente di quanto ricordassi.



giovedì 15 settembre 2016

Bene pubblico, ti voglio bene. Ma te lo dico in privato

Ogni tanto me lo chiedo. Non capita spesso perché forse non rientra nelle cose che rimpiango e quindi rimane una curiosità inappagata su cui mi diverto a fantasticare per provare a capire che fine avrei fatto.
Ho sempre intimamente saputo che avrei lavorato nella pubblica amministrazione. Credo anzi di aver dato per scontato questo fatto fin da piccolissima. Le ragioni mi sono abbastanza chiare: un carattere poco propenso al rischio e alla sfida continua del mercato,  una maggiore propensione a garanzia e tutela dei diritti fondamentali, la ricerca di un clima non troppo competitivo, orari di lavoro fissi e ragionevoli, uno stipendio congruo. Ma soprattutto sono da sempre convinta che tutto ciò che è pubblico mi è sempre sembrato buono, giusto e indispensabile. Penserei questo anche se non mi fosse stato suggerito di non dire cose rischiando di fare della brutta pubblicità sui social del ruolo prezioso che tipicamente è chiamata a svolgere la pubblica amministrazione di cui mi onoro di far parte.

Però ogni tanto mi chiedo come sarebbe stato vivere svegliandomi ogni giorno con l'idea di dover essere io stessa il mio datore di lavoro. Come mi sarei proposta? Cosa avrei offerto? Chi avrei cercato per sostenere la mia idea imprenditoriale, che contatti avrei preso? Come mi sarei gestita e organizzata? Ho una laurea in economia e non so rispondere a nessuna di queste domande. Chi lo sa quale sarebbe stata la mia vita alternativa, quella senza orari, magari con dipendenti da amministrare, clienti da curare, contatti da conservare e mai orari fissi o stipendio garantito, ma magari con un talento da scoprire ogni giorno, nuovi stimoli, sfide, entusiasmo da incognite continue. Cosa ne posso sapere che risorse avrei messo in campo? Quali dinamiche avrei generato. Uno si sceglie una vita, a
volte gli capita, altre volte si prende quella che riesce a rimediare...e poi vai a capire se davvero c'ha
preso.

Oggi al lavoro è successa una cosa piuttosto incresciosa con una contribuente che è entrata in agenzia
col pregiudizio di chi ritiene che in posti come questo stazioni gente che non lavora, non risolve i problemi e non ascolta le esigenze del contribuente. Credo sia il frutto di una macchina del fango che trova terreno molto fertile soprattutto in paesi che arrancano e/o si ritrovano governi poco illuminati. Si trattava di una contribuente che faceva delle richieste non conciliabili con le procedure necessarie
per essere assolte. Ha cominciato ad urlare, a fare accuse, a minacciare denunce. La verità è che aveva torto senza possibilità di appello, ma in un ufficio pubblico pare che si possa urlare perché tanto mica ci sta un padrone, io ti pago con le tasse, che mi importa se ti chiedo cose senza rispettare la prassi e facendo accuse gratuite perché tengo la bile che mi è salita fino alle doppie punte. Ma vabbè rimangono comunque molte di più le persone che mi hanno trovato gentile e sono rimaste soddisfatte dei servizi offerti...

Qualche anno fa, un campione di calcio di cui non ricordo assolutamente il nome, durante un'intervista dalla Bignardi, raccontava che aveva iscritto i sui figli in una scuola pubblica per una precisa scelta di assoluta preferenza. Mi piacque moltissimo quello che disse, lui ricchissimo e con le migliori scuole private a disposizione non aveva mai neppure contemplato l'ipotesi di un'educazione differente da quella pubblica. È così che si forma un cittadino tollerante, con una visione laica del mondo, rispettoso delle regole comuni, distante dai privilegi e da una concezione classista della società.

L'idea che ogni cosa sia amministrata e gestita dal pubblico è irrealistica e in fondo anche poco interessante. A me il mercato piace perché mi diverte molto essere una consumatrice che può scegliere. Ma non so vendere e neppure vendermi ed è proprio in questo mio limite che ritrovo la risposta. Scegliere di stare nel pubblico o nel privato non è affatto una questione ideologica o di opportunità che ci vengono concesse. È un modo di essere, un naturale orientamento di fondo.

Avrei dovuto dirlo a quella contribuente incarognita che ce l'aveva così tanto con me. Chissà lei che lavoro fa?
Per consolarla le avrei detto che se avessi avuto dei figli li avrei mandati tutti alla scuola americana. Troppo pubblico non è un "bene"...lo ammetto (ma solo in "privato")







venerdì 27 maggio 2016

dal nuovo mondo al vecchio immondo senza passare alla storia

Quando certi fenomeni appaiono fortemente controintuitivi, irragionevoli, persino grotteschi e inspiegabili, la regola aurea del metodo scientifico afferma che bisogna compiere uno sforzo di indagine e di analisi per codificare e provare a capire le ragioni di certa evidenza dei fatti.
Trump è il più temibile avversario della Clinton. Ad oggi potrebbe ancora addirittura vincere. Questo stranissimo uomo, che ha ereditato un patrimonio sterminato, che poi ha sciupato e poi di nuovo recuperato grazie ad agganci mafiosi e gigantesche operazioni finanziarie esercitate sempre sul crinale della legalità . Personaggio grossolano, razzista, isolazionista, populista, maschilista...che i sondaggi danno in ascesa continua.
Il mio non evolutissimo schema di pensiero non si costringerebbe a troppe elaborazioni per concludere che è impossibile che un simile individuo possa avere anche una minima chance. I fatti però mi danno torto marcio. Trump piace e parecchio. Piace proprio perché non ha alcuna intelligenza politica, ha quella della massa, altrimenti detta populismo. Chi lo ha conosciuto dice che è un uomo che nota tutto, attento, scaltrissimo e furbissimo. L'America di oggi, ingenua come sempre ma fiaccata dalla crisi e non attrezzata a gestirla, credo che sia facilmente intellegibile da persone come lui e pure per questo certe volte mi chiedo quanto sia giusto che l'uomo più potente della terra sia elegibbile solo dagli americani e non anche dal resto del mondo che è ugualmente condizionato da tutto quello che si decide in quella specie di gigantesco luna park decadente. Ma poi penso che forse il risultato non sarebbe necessariamente molto diverso. Questa America sarebbe forse, ancora una volta, il migliore indicatore di ogni tendenza...c'è un piccolo Trump in ogni angolo di mondo. E mi viene da pensare che in terra mia lo sappiamo assai bene

Io sono abbastanza contenta di non essere molto ossessionata dal futuro come mi succedeva fino a qualche anno fa. È che non mi interessa più. Non ho strumenti né risorse per pensare di cambiare il mondo, mi limito a provare a capire meglio che posso le cose che accadono o di immaginare scenari del tutto differenti senza la pretesa di vederli pure realizzati. Ho smesso di fare progetti di lungo termine o di pretendere di lasciare tracce indelebili del mio passaggio quaggiù. Sono diventata fatalista e ho compreso il valore dell'accettazione dopo alcune speranze disattese, non ho smesso di sognare l'incontro del destino in nome del quale sono convinta che non avrei null'altro a pretendere. Tutto qui. Non mi definirei certo una donna ammantata da eroico furore. Direi piuttosto che ho frequentato un corso di rassegnazione avanzato col quale ho creato il mio guscio al cui interno mi muovo senza rompere niente.
E così ho pensato che tutto questo potrebbe non bastare, che forse abbassare così tanto la soglia delle ambizioni, della rabbia, la morte delle utopie che fanno immaginare mondi finalmente diversi può essere molto pericoloso.

Il populismo è figlio di un individualismo indotto, di rassegnazione, della pacificazione in un tempo che non è quello giusto.
Mi sono improvvisamente resa conto che io stessa, mio malgrado, sono il frutto di questo strano corto circuito per il quale non potrei mai votare Trump...che intanto forse arriva a vincere grazie a un mondo che è diventato più o meno come me... E allora ho deciso che voglio sognare in grande fin da subito. FORZA BERNIE!!!!!!! ...Sennò che utopia sarebbe!?!? :D



Un poco di quasi nulla mi pare già abbastanza

  Ieri pomeriggio percorrevo una via Torino a tal punto inondata dal sole che trovavo complicato persino mettere a fuoco la gente e fissare ...