£ noc/ZB, a* MEMORIE DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SGIENZE DI TORINO. TOMO XXVII. TORINO DALLA STAMPERIA REALE MDCCCXXHI. INDICE DEL TOMO XXVII. E leneo degli Accademici nazionali ...... pag. \ Doni fatti all' Accademia Rcale delle Scienze , dal gennajo 1833 al giugno 1823 \in .Xolizia intorno ai lavori della Classe di Scienze Fisiche e Matematiche, nel corso dell'anno 1822 : Seritta dal Professore Gucinto Carena XL Indice degli articoli della precedente Notizia lxwiii MEMORIE DELLA CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE. Continuazione del Saggio intorno ad alcuni fenomeni cletlro- magnetici ecc. Del Professore Vittorio Michelotti . pag. 1 Note sur des dents du grand mastodonte trouvees en Piemont , et sur des machoires el dents fossiles prises dans la mine de houille de Cadibona proche de Savone. Par le Professeur Borson 3t Memoire sur la costruction dun voltimetre multiplicateur , et sur son application a la determination de l'ordre des metaiix relativement a leur electricity par contact. Par le Chevalier Amedee Avogadro 4> Experiences sur divers cas de la contraction de la veinc fluide, el reniarque sur la maniere d'avoir egard a la contraction dans lc calcul de la depense des orifices. Par George Bidose. 83 Osservazioni intorno a due porzioni di sanguisuga. Del Profes- sore Ross-i i3^ Recherchcs analytiqu.es sur la densite dcs couches de 1 'atmo- sphere , et la theorie dcs refractions astronomiques. Par M. Plana '43 Aloysii Colla illuslratio generis dysodii, addita icone nonduni cognita specici , quam divaricati nomine designarunt botanici. 323 MEMORIE DELL.V CLASSE DI SCIENZE MORALI , STORICHE E FILOLOGICI1E. Del Cavalicre errante, romanzo di Tommaso III. Marchesc di Saluzzo. Lczioni del Cavalicre Ludovico Sauli d' Igliano . i Delia patria di Crisioforo Colombo , disscrlazionc seconda. Di S. E. il sig. Conte Gianfrancesco Galeani Napione di Coc.CONATO 73 Eloge historique de S. E. lc Comtc Joseph dc Maistrc. Par M. Raymond ,. ■ 173 Del comando militare ©E2©E TA OTIAA. Lezione del Profes- sore Amedeo Peyron ig3 De' niarmi lunensi , lczioni trc. Del Cavaliere Giulio Cordero di S. Quintino aii Noiizia di un' opera poetica pastorale di Girolamo Brilonio. Di S. E. il si" Conte Gianfrancesco Galeani Napione di o Cocconato 281 Dei Templarj e dell' abolizione dell' ordine loro. Memoria di S. E. il sig. Conte Gianfancesco Galeani Napione di Cocconato * . . 390 ELENGO DEGLI ACCADEMICI ISAZIONALI ADD1 XXIV DI LUGLIO DEL MDCCCXXIII. Presidente Conte Prospero Balbo, Cavaliere di gran croce, Ministro di Stato , Decurione della Citta di Torino. Vice -Presiden le Conte Giuseppe Audiberti, primo Medico delle Loro Maesta, Capo del Magistrate del Protomedicato , membro del Magistrate de' Conservatori generali di Sanita , Direttore generale delle Vaccinazioni, Professore emerito nella Regia Universita , Medico generale del Regio esercito. Segrelario Perpeluo Abate Anton-Maria Vassalli-Eandi , Professore emerito di Fisica nella Regia Universita , Direttore della Specola , c del Museo di Storia naturale , Professore di Fisica nella Regia Accademia Militare. VI Tesoriere Lodovico Belmrdi , membro del Magistrate) del Protome- dicato , Dottore collegiato di Medicina. CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE. Direttore Conte Giuseppe Audiberti , predetto. Segretario Giacinto Caresa , Professore di Filosofia , Professore straor- ilinario degli Studi Fisici nella Regia Accademia Militare. Accademici resident i Giovanni Antonio Giobert, Professore di Chimica generale , ed applicata alle arti, nella Regia Universita, membro del Consiglio dellc Miniere. Gavaliere Ignazio Micbelotti , Ispettore de' ponti c strade , Professore emerito di Matematica nella Regia Universita, Decurione della Cilta di Torino, membro del Consiglio d'Architettura. VII Francesco Rossi , Professore emerilo di Chirurgia nella Regia Universita. Coate Michele Saverio Provani, Intcndcnle geaerale , Cava- liere deU'Ordine Militarc de' Santi Maurizio e Lazzaro , Decurione della Citta di Torino. Giorgio Bidone, Professore d'Idraulica nella Regia Universita. Giovanni Plana, Professore d'Analisi nella Regia Universita, e di Matematiche nella Regia Accademia Militare , Regio Astronomo. Franco Andrea Bonelli, Professore di Zoologia nella Regia / DO Universita, Sotto-Direttore del Museo di Storia Natuialc Vittorio Michelotti , Professore di Chiinica Mcdico-Fanua- ceutica nella Regia Universita , inerabro del Consiglio delle Miniere. Luigi Rolando, Professore di Notomia nella Regia Universita. Cavaliere Tommaso Asinari Cisa di Gresy , Professore di Meccanica nella Regia Universita. Abate Stefano Borson, Professore di Mineralogia nella Regia Universita, Sotto-Direttore del Museo di Storia Naturale, membro del Gonsiglio delle Miniere. Conte Antonio Vagnone , membro del Consiglio delle Mi- niere. Carlo Francesco Bellinceri , Dottore Collegiato di Medicina. Cavaliere Amedeo Avocadro di Quaregna , Professore eme- rilo di Fisica sublime nella Regia Universita. Luigi Colla , Avvocato Collegiato. VIII Accademici non residenti (!,i\aliere Yichard di S. Real, Intendente generate dellu Marina , in Genova. Giuseppe Gautieri, Inspettore generale de'boschi, in Milauo. Ambrogio Multedo , Professore emerito di Matematica , in Genova. G. A. Borgnis , Ingegnere civile, in Parigi. Giarabattista Balbis , Professore di Botanica , in Lione. Vlessio Bouvard , raembro dell' Istituto di Francia , e dell' I ilizio delle longitudini , in Parigi. CLASSE DI SCIENZE MORALI , STORICHE , E FILOLOGICHE. Direttore Maichese Ottavio Falletti mBvROLO, Gentihiomo di camera di Sua Maesta. Segretario Giuseppe Grassi. IX Accademici resident i Conte Giuseppe Amedeo Corte di Bonvicino, Cavaliere di gran croee dell 1 Ordine Militare de' Sauli Maurizio e Lazzaro , Primo Presidente , Controllore generale delle Regie Finanze. Contessa Diodata Roero di Revello, nata Sallzzo. Conte Emanuele Byva di San Paolo, Gentiluonio di camera rio di Sua Maesta, Cavaliere di gran croce dell'Or- onorano ai oua iuaesia , 6" dine Militare de' Sauti Maurizio e Lazzaro. Conte Gianfrancesco Galeani Napione di Cocconato , Cava- liere di gran croce dell' Ordine Militare de' Santi Mau- rizio e Lazzaro, Sopraintendente, e Presidente Capo dei Regii Archivii di Corte, Primo Presidente, Consigliere di Stato di Sua Maesta , Rappresentanle , e faciente le veci del Capo del Magistrato della Riforma in caso d' assenza o d' impedimento d' essq. Cavaliere Cesare Saluzzo , membro del Collegio delle Arti , Comandante in secondo e Direttore generate degli studi nella Reale Accademia Militare , Decurione della Citta di Torino. Conte Giuseppe Franchi di Pont , Condirettore del Museo d'Antichita, e Professore emerito d' Archeologia nella Regii Universita. Conte Provana , predetto. Professore Careiu , predetto. X Carlo Boucheron, Scgretario di Stato onornrio, Professore ili Eloquenza Latina e Greca nella Regia Universita , Professorc di Belle Lettcre nella Regia Accademia Militare. \bate Amedeo Peyron , Teologo Collegialo, Professore di Lingue Orientali nella Regia Universita. Vhnte Giuseppe Biamonti, Professore di Eloquenza ltaliana nella Regia Universita. \batc Pietro Ignazio Barucchi, Direttore del Museo di An- tichita , Professore emerito di Logica, e Metafisica nella Regia Universita. Abate Giuseppe Bessone, Dottore Collegialo in leggi , Bi- bliotecario nella Regia Universita. Carlo Random, faciente le veci d'Architetto di Sua Maesta, membro del Consiglio d'Architcttura, Capilano nel Corpo Reale de' ponti e strade. Accademiei non rcsidenli Carlo Fea , Bibliotecario della Chigiana , in Roma. Conte Saverio Maistre, Generale negli Eserciti dell'Impe- ratore di tutte le Russie , in Pietroborgo. Giorgio Maria Raymond , R. Professore , in Ciamberi. Gianbernardo Derossi, Professore di Lingue Orientali, in Parma. Conte Francesco De-Loche de Mouxy , Maggiore Generale nelle R. Armate , in Ciamberi. Cavaliere Don Ludovico Bville , Segretario della R. Societa Agraria ed Economica di Cagliari. xt Conte Giambatista Somis di Chiavrie, Avvocalo generale di Sua Maesta, e Reggente 1' officio del Regio Fisco generale, presso il Reale Sena to di Genova. Conte Alessandro Saluzzo , Inviato Slraordinario e Minisln, Plenipoteuziario di Sua Maesta presso V Irnperalore delle Russie. Monsignore Giuseppe Airem . , Ycscovo di Savona e Noli Marchese Enrico Costa di Beauregard, Cavaliere di gran croce, Maggior Generale nelle Regie Armate. XIII DONI F A T T I ALLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE VDUNANZA DONATOIU I'll! dal gennajo 1822 al giugno 1823. 6 geunajo AVeflexions medicales et philosophiques sur la veritable Cbaitfari> experience en medecine etc. ; par Hyacinte Chauffard , d' Avignon. Montpellier, chez JeanMartel, 1818, in 4-° Memoria sul Genere Musa , e Monografia del mede- Colli simo , dell' Avvocato Collegiato Luigi Colla , Membra della Reale Accademia delle Scienze di Torino ecc. ; Torino Stamperia Reale , in foglio. Le febbri : Poema , con note filosofiche , del Dottore Fesoglio Giuseppe Cesare Fenoglio di Rivoli , Firenze , in 8.° 17 geunajo Elemens de geographie moderne , a Tusage des Col- r av>10>d leges , et des Ecoles des deux sexes , des Etals de S. M. le Roi de Sardaigne , oii Tcnseignement se pratique en langue francaise etc. Tom. I. Annecy , chez Burdet 1821. 14 febbrajo La Fisica meccanica di E. G. Fischer colle note di Rovim Biot , tradotta da Cesare Rovida. Milano , Beruardoni 1817, in 8.° Elogio del Cavaliere Michele Araldi , di Cesare Rovida P. Professore di Matematica. Milano, Bernardoni 1817, in 4. Problemi di Algebra e di Geometria analitica , sciolti da Cesare Rovida ecc, Milano, Bernardoni 181 7, in 4. Tom. xxvh. 11 XIV t, fabkrajo Calendario Georgico dclla Rcalc Societa Agraria di Reale Societa Torino per 1' anno 1822, compilalo da un Membro della medesima. Torino , Vcdova Poniba e Figli , in 8.° Index plantarum quae in liorio Excellenlissimi Comitis Jln.mn.. Joscplii Malabaila de Canal coluntur. Redegil Ign. Fried. Tausch , M. C. Bot. Prof, exiraordinarius. Pragae Bohe- ii m 1 urn ( 82 1 , in 4-° 1 - n.ario Leggi fisioloyiclie compilatc da B. Mojon , terza edi- m Accademia ces ct Belles-Leltrcs de Bruxclles. Tom. I. er ; Bruxclles, Reale ■ ,,_'_ Bl Rr«SSEII.« dc Mat. 1820 , in 4. Memoires sur les questions proposees par l'Academie Royale des Sciences et Bellcs-Lctircs de Bruxclles en i7y3 ct 1816 , qui ont rcniportc le prix et l'accessit ^7 en l & 1 Ti Bruxelles, de Mat 1818 , in 4° »' y XV 1 7 noarzo 11 marzo Essai sur l'application de I'analyse a la probabilite Balbo des decisions rendues a la pluralite des voix ; par M. le Marquis de Condorcet ; Paris 1785, I. vol. in 4° Diccionario della lengua Castcllana por la Reale Aca- demia Espanola. Quinta edicion ; Madrid en la imprenta Real, ano de 1817, I. vol. in 4-° Favole del Conte Pieiro dal Verme Piacentino. Parma, Dal Vebue Tipografia Ducale 1821 , in 12. Del moto intesiino dellc parti dei solidi , Mem. I. PaOLI del C. Domenico Paoli. Fircnzc 1820 , in 8.' 1 1 aprile Illustrationes prodromae in Scriplores graccos et la- ji,,,,, linos de Belopoia. Habitae in conveniu accademico Archaclogiae XVI Kal. mart. MDCCCXIX ab Equile Aloysio Marini Socio ordinario. Romae , de Romanis 1820, in 4,° Nella solcnnc pubblica adunanza della Reale Societa Bailie Agraria , ed Economica di Cagliari lenuia il i5 luglio 1 82 1. Discorso pronunziato dal*Segretario Pcrpetuo della stessa Reale Societa Don Ludovico Baille , Membro della Reale Accademia delle Scienze di Torino ecc. Genova , Bonaudo 182 1 , in 4-° 1 aprile Tables astronomiqucs publiees par lc Bureau des Lon- Boc»aho gitudes de France , conienant les tables de Jupiter , de Saturne et d'Uranus , construites d'apres la theorie de la mecaniquc celeste ; par M. A. Bouvard, Membre du Bureau des Longitudes, des Academics Royales de Paris, de Turin , de Munich, etc. Paris, Bachelicr et Hnzard 182 1 , in 4. Traite des annuites ou des rentes a terme connu , Balbo avec plusieurs tables qui mellent a la portee de tout ? XVI l„ilr le inonde le calcul des Emprunts ct lcs operations de Finances; ouvragc prescnte au Roi le 8 juillet 1781 ; par M. Deparcieux , neveu de l'Academicien de ce noni. Paris 1 ^83 , in 4-° Elenienti di Zoologia di Camillo Ranzani , Professore Ran" 1 "' di Mineralogia e di Zoologia , e Dircltorc del Musco di storia naturalc della Pontificia Universita di Bologna. Tom. 3.° contenente la storia naturalc degli uccelli: parte scconda. Bologna, Annesio Nobili 1821 , in 8.° Del moto intestino delle parti dei solidi. Memoria II. J'vou di D. Paoli, Socio di varie Accademie. Firenze 1820, in 8.° ,|„il,. Della coltivazione del Persico, e della sua produzione, Viscosti del Cavaliere Emanuele Uberto Visconii. Torino, Ve- dova Ghiringhello e Comp. 1822 , in 8.° Guirislinoen doctrina laburra haur-gaztci irakhastcco ; Balho Piaires de la Vicuxville , Bayonaco Yaun Aphczpicuarcn mannz iniprimatua, hau choilqui irakhalsia icaitcco Ba- yonaco Diocesan. Bayonan", Michel Cluzeau baithan , Juan '\pliczpicuaren Imprimatcaileac , in 12. Guida del Forestiere per la Citta c il conlado di Cordero Lucca. Lucca, Francesco Baroni 1820, in 8.° DI *• Q IJI ' ,|T,JI<, Essai sur les probabilites de la dure'c de la vie hu- u VI110 mainc ; d'ou Ton deduit la manicrc dc determiner les Rentes viagcrcs , tant simples qu'en Tontines : precede dune courte Explication sur les Rentes a lerme , ou Annuites , et accompagne dun grand nombrc de Tables; par M. Dcparcieux , de la Societe Royalc des Sciences de Montpcllier. Paris, Guerin 1736, in 4-° Addition a l'essai sur lcs probabilites de la duicc dc la vie humaine , contenant trois Tables qui montrcni XVII »i aprilo comment une Rente viagcrc doit croltre ou augmenter, si , au lieu de recevoir la Rente a la fin de chaque annee , 1c Rentier la laisse comme un fonds afin d'avoir une augmentation proportionnec a ce fonds , el a l'age ou il arrive d'annee en annee ; avec quclques listes ou ordres de mortalite du genre humain; par M. Deparcieux, de FAcademie Royale des Sciences etc. Paris , Guerin et Delatour i 760 , in 4° Institut Royal de France. Etat actuel de rinstitui , Hw **» •> m/iggio J et des quatre Academies qui le composent : precede de l'Ordonnancc du Roi , concernant la nouvelle organisa- tion de l'lnstitul. Paris 1823 in 12. Rapport fail a la Sociele Royale el centrale d'Agri- colture dans sa Seance publique du 27 mai 1821 , sui- le Concours pour des Memoires et Observations prati- ques de medecine veterinaire; par MM. Desplas, Gi- rard , Percy et Huzard rapporteur. Paris , Huzard 1 82 1 , in 8." Instruction sommaire sur la maladie des betes a laine appelee Pourriture. ( Imprimee par ordre du Gouver- nement ) mars 1822 , in 8.° Memorie storiche della Cilia e del territorio di Trento. Bhibicoti Del Come Francesco Vigilio Rarbacovi , Cancelliere emerito del gia Principalo di Trento , Socio della Reale Accademia della Scicnze e Lettere di Mantova , ecc, Parle prima. Trento. Monauni 1821 in 8. Delia necessita della Religione alia conservazione ed alia felicita delle Societa umane , e degli effetti funesti dell' enipieta. Discorso del Conic Francesco Vigilio Barbacovi , a cui si aggiungono in line : Considerazioui Will j maggio intorno alia liberta dclla slampa. Trcnto , Monauni 1833, in 8.° Memorie di Matematica di Fisica della Societa Iia- s 0CIETi | Ti . liana dellc Scicnze , residente in Modena. Tomo XIX. luna delli pane conicnente lc memorie di Maleinalica. Modena , Societa Tipografica 1821 , in 4-° Idrologia minerale , ossia Storia di tntte le sorgenti Berti™ d' acque minerali nolo sinora negli Siati del Re di Sar- dcgiia , compilata da Bernardino Beriini, Dottore aggre- gate di medicina , corredaia di alenne nozioni general] sulle medesime e di tin manuale pralico ml uso dei Me- dici e degli ammalati. Torino, Carlo Bocca 1823 in 8.° Riccrchc sull' aniica e paoderna popolazione della Citta Baldo di Fircnze per mezzo dei registri del battistero di S. Giovanni dal 14^1 al 1774- Firenze, 1775 Cambiagi in 4" ii) maggio De aere et luce elegiac liygicnicae auctore Car. Georg. Miscosio Mangosio Chirnrgiae Dociore , Reg. Not. et Reg. Vete- rinarii Collegii Sypodid. Taurini Typographis Cbhio et Mina 1S22 , in 8.° Scuola dclla puerizia faita acconcia ai due sessi da Ahsel™ Giuseppe Anselmi Prete , Professore alia Reale Accadc- mia Miliiare. Vol. secondo: Lezioni estralle dalla Sacra Bibbia. Vol. terzo : Gli sludi grama ticali. Torino, Piclro Giuseppe Pic , in 8.° Due iscrizioni latine in morte del Conte Gaspare Ca- millo d' Agliano , serine dal Prof. Giuseppe Anselmi. Eclaircissemens sur les elablissemens publics en fa- Baldo veur lant des veuves que des morls, avec la description d'une nouvclle espece dc Tontine , aussi favorable au public qu'ulile a lclat , calcules sous la direction de XIX giugno M. Leonard Euler ; par M. Nicolas Fuss , adjoint de l'Academie Impcriale dcs Sciences. S. Petcrsbourg , Imprint, dc l'Academie Impcriale des Sciences , in 4-° Orazione fnnebrc per 1' Eminenlissimo Cardinale Fran- Rovida cesco Luigi Fontana proposto Gencrale della Congrega- zione di S. Paolo , di Cesare Rovitla Prof'essore di Ma- temalica , Socio di varic Accademie. Milano , Giuseppe Pogliani 1822 , in 4° Les Bains de Saint-Gervais pres du Montblanc ( en MATrmt Savoie ) ; par Andre Mallhey Secretaire de la Societe dc Medecine, du Bureau de Bienfaisance de Geneve etc. Paris, J. J. Paschoud 18 18, in 8. Memoire sur l'Hydrocephalc ( Hydropisie du cerveau ), qui a remporte 1c pris an jugeiucnt de l'Academie de Dijon, le 4 juUlet 1818; par A. Malthcy, D. M. Ge- neve, Sestie fils 1820, in 8.° Transactions of the American Philosophical Society La Soui-ri held at Philadelphia for promoting useful Knowledge. a M e R , c ,* Vol. II. Plnladelphia 1818, in 4. Journal of the Academy of natural Sciences of Phi- c CCkD - DrLLE J 3C1FIVZE I>AT. DI ladclphia; Vol. II. n.° 3. 4. Philadelphia 1821 , in 8.° Filadelfu Sonic account of the Siren Lacertina and other spe- Pubbui cics of the same genus of amphibious animals : in a letter from Professor Barton of Philadelphia to M John Gottlob Schneider of Saxony. Philadelphia 1821, in 8.° A discourse on the Easly history of Pennsylvania etc. By Peter S. Du Ponceau. Philadelphia 1821 , in 8. Testimonials respecting M. George Clymer's patent Columbian printing presses. London 1818 , in 4-° Moslre di minerali d' America , e forme in gesso di varie ossa fossili , trovale nolla Virginia. XX 1 3 siu»no Journal d' Agriculture et des Arts du departement de Li SocietV I Ariege. Tome troisieme. Fois, chez JeanPomics 1822, D Di p OI5 in 8.° Lcttre au nom de la Societe Imperiale des Naturalis- les de Moscou a Tun de ses Membres M. le Docteur Chretien-Henri Pander ; par Gotthelf Fischer de Wald- heiin , Directcur de la Societe ; contenant une Notice sur un nouveau genre d'oiseau, ct sur plusieurs nouveaux insectes. Moscou de l'lmprimerie d'Auguste Semen 1821 , in 8.° Transaction of the Linncan Society vol. I — XIII. , Ll SoclETA LlNNEAMA t>l London, By J. Davis 1791-1821 , in 4- Londra Memoria di alcune indagini intorno all' uso cd all' ef- Marianni ficacia del solfalo di Chinina ; di Pietro Marianni Dot- lore in medicina. Mortara , Luigi Capriolo 1822, in 8.° Del moto intcslino delle parti dei solidi. Lettera del Paou Conte Domcnico Paoli al Doltor Fisico Gio. Batiisla Fantonctti , in 4-° Lettre a M. Francis Cunningham , auteur d'une bro- Ratmokd chure imprimec a Geneve 1820 , sous ce tilre : Notes recueillies en visitant les prisons de la Suisse, de Turin, de Chambery , etc. etc. ; par lc Docteur Domenget , ancien Chirurgien- Major aux armecs etc. , in 8.° Del giudicare collegialmentc. Discorso detto dinanzi Soim all' Eccellcntissimo Real Senato di Genova nella solenne apertura dell' annuo corso giuridico il di i6dinovcmbrc 1 82 1 , da Giambatista Conte Somis di Chiavrie Avvo- oato Gencrale di S. M. Reggcntc 1' Officio del Regio Fisco generale. Genova, Antonio Ponthenier 1822 in 4-° Rechcrches historiques et gcographiques sur les VedotaTochob XXI 1 3 gingno Medailles des nomes ou prefectures de 1'Egypte; par J. F. Tochon d'Annccy, Chevalier de la Legion d'lionncur etc. Paris , Antoinc Augustin Renouard 1822 , in 4-" Des eaux ihermalcs el acidities dc 1 Echaillon en Man- Gioim. r rienne. Essai par J. A. Gioberi , Mcmbrc de plusicurs Academies et Societes savantcs. Turin, Veuve PomLa et Fils 1822 , in 8." Statistica odontalgica del Piemonte , ed in ispecie di Cormlki Torino per 1' anno 1821. Opera del Cavaliere Vittorio Cornelio , Chirurgo-Denlista di S. M. il Re Vittorio Emanuele , e ordinario di S. A. il Principe di Savoia Carignano ecc. Vcrcellt , Giuseppe Cerctti 1822, in 8.° I. R. Accadcniia delle Belle Arti in Milano. Program- I. R. Accun. ,. • /-1 • o delle Belle mi pei grandi concorsi. Gtugno 1822. ArtimMiiAji Caroli Boucheroni de Josepho Vernazza Albensi. Au- Boccheros gustae Taurinornm , Typis regiis ex actis Regiae Aca- demiae Taurinensis xnl. Kal. junias 1822 , in 8v° Oglio essenziale concreto della Bursera acuminata. Ulrtero Wild. ( Tabanuco degli Spagnuoli ) porlato dall' Ame- rica , dal D. Berlcro. Calcul des Rentes viageres sin une et sur plusieurs B»lbo teles : contenant ime theorie complette de ces sortes de Rentes et de Tables par lesquelles lout le monde peut voir cc qu'on doit donner de rente viagere, et combien unc rente viagere doil etre estimee, suivant les differens cas ; par M. de Saint-Cyran, Capitaine en premier an Corps Royal du Genie. Paris, Cellot et Jombert 1779, 1 vol. in 4- Varic mostre di legni del Brasile servienti alia tintura, Ll^^,I 1 ^, e altretlanie boccette di cristallo con enlro le dissoluzioni colorate proprie di ciascim legno. Tom. xxvii. 111 XXII i , luglio Dc la culiurc des muricrs , par Matlhieu Bonafous , Boimfov* des Socictcs Royales d' Agriculture dc Turin, deLyon, etc. Lyon, J. M. Barret 1822, in 8.° De 1'educalion dcs vers ;i soie , d'apres la methode du Comic Dandolo ; par Mattliicu Bonafous etc. Lyon , Barret 1821 , in 8." .'• ili.'.nibie Reclierclics sur la Geographic ancienne et sur celle Walcmiuei du moyen age ; par C. A. Walckenacr , Membrc de riustitul de France. Paris, de l'linprimerie Royale 1822 , in 4. Dicuili liber de mensura Orbis tcrrae ex duobus codd. Ms. BibKothecae Iuiperialis nunc primum in lucem cditus a Car. Athan. Walckenacr. Parisiis , ex typis Firmini Didot 1807 , in 8." Rapport fait a la Sociele Royale et centrale d'Agri- Hizikp culture , dans sa seance publique du i4 avril 1822 , sur le Goncours , pour des Memoires et Observations pratiques de medeaine veterinaire ; par MM. Desplas , Girard , Percy et Hazard, rapporteur. Paris , imprim. Mad. Huzard 1822 , in 8.° Delia maniera di fondare , dirigere e conservare un PioAmi«i Istituto balnco-sanilario , con osscrvazioni clinicbe indut- tive sopra moke nialallie die vennero preferibilmentc curate con soccorsi balneari a seconda della nuova dot- trina medica , da Pieiro Paganini , Dottore in medicina c chirurgia , Dircttore c proprictario del Regio Istituto balneo-sanitario in Oleggio ecc. Torino, Siamperia Reale 1822, in 8.° Cinque piccoli pczzi di anticbila scavati in Piemonte, Catallim vicino a Lonibardore , in luglio del 1822. XXIII .5 dioemb,, Lcttre dc M. le Chevalier Ciccolini , u M. le Baron C,cco L „. de Zach. Milan, 22 juin 1822, in 8." Discorso del Cavalierc Luigi Marini sul ritrovamcnto MiBTM da lm fatto del metodo di descrivere la Valuta Jonica Vumviana , pronunciato nell' Accademia Romans di Ar- cheologia li6dicembre 1821. Roma, de Romanis 180, in 8.° ~ ' Essai sur les agre'mens et sur la salubrity du dimat R>chf>*. de Nice; par P. Riehelmi , Medecin a Nice, Membre ou correspondant de plusicurs Society savanles. Nice , Canis 1 8:i 2, in 8.° ^ Petition an Parlemcnt Britanniquc sur la spoliation W«omh dun Savant etranger par le Bureau des Longitudes de Londres , soumise par Hoene Wronski. Londres , mars 1822 , in 8.° Trois Ieitres a Sir Humhry Davy President de la Societe Royale de Londres, sur l'imposture pnblioue des Savans a privilege ou des SocieteS savanles ; par Hoene Wronski. Londres, mars 1822, in 8.° Deposition Made, under oath, by an ecclesiastic, to attest the spoliation of a Learned Foreigner by the British Board of longitude. London 1822 , 'i„ 8." Extrah du Memoire dc M. Hoene Wronski SU r la The'orie de la Terre. Bulletin de la Societe de Geographic Ton, I. Paris „«.. 1022 , in 8." Observations et reflexions sur les causes, les sympto- „„.„, mes et le traitcnent de la Contagion dans diflerentes maladies , et specialement dans la peste d'Orient et la fievre jaune; par .M. C. CI. Bahne Docteur en medecino XXIV iS di< riiilirc de 'a Faculte dc Monipciller , Membrc tie plusieurs Societcs savantcs etc. Paris ct Lyon 1822 , in 8." Avis sur les chevaux pris de clialeur. Paris, in 8.° Bohit* Riecn -lie storico-eritiche inlorno alia tolleranza degli Ajrsrti anliclii Romani ; del P. M. Giuseppe Airenti dc' Pre- dicatori , puhblico Bibliotecario. Genova , Stamperia Bonaudo i8i.{ , in 8.° Osscrvazioni intorno all' opinione del sig. Gcrardo Ncermann e di allri Seriitori sopra la lavola pcuiinge- riana , del P. M. Giuseppe Airenti ecc. Roma 1809, in 8.° Nciis sur l'JIvdriodaic de polassc et d'Acide hydrio- Sehvllai dique, Hydriodure de earbonc ; moyen d'obtenir a Tin- slant, ce compose triple; par G. S. Scrullas Pharina- cien principal d'armee etc. Mete, chcz Antoinc , mai 1822 , in 8.° Observations physico-chimiqucs sur les alliages dn Potassium el du Sodium avee d'autres metaux ; propric- u'-s nouvellea de ccs alliages servant a cxpliquer le phe- nomenc dc 1 'inflammation sponlanec du pyrophore , et la cause du mouvement du eamplire sur l'eau. Anti- moine arsenical dans lc commerce ; par G. S. Scrullas, Chevalier de la Legion d'honneur , Correspondant de 1 Academie des Sciences de Turin etc. Mctz , chez An- toinc , septembre 1820, in 8.° Observations sur l'lrydrophobic. Indices certains pour Mirocw.tti leconnaitre l'exislence du virus hydrophobiquc chcz un individu , et moyens d'en prevenir le developpement en den uisant le gcrme ; par Michel Marochetli , Medccin operateur a l'hopital Galilzin. Saint -Pelcrsbourg 1821, in 8.° XXV ij tlieemlii-c Di alcuni sperimenti sull' cccitamento del calorico Mobosi niedianlc la eonfricazione de' corpi. iMcmoria del Cava- licre Giuseppe Morosi , Membro dell' I. R. Istituto di Scicnze , Leilere ed Arti ccc. Milano , R. Stamperia , 1823, in 8." Elogio ili Lorenzo Ghiberti , composto da Giuscr>pe Gombixi Gonnelli , Sottobibliotecario della Riccardiana. Fircnze , Gugiielmo Pialti 1822 , in 8.° Ragguaglio di tredici cistotomic , e confronto dei due R|BE1U meiodi di csirarre la pielra dalla vescica orinaria co- nosciuti soiio il nonie di grande appareechio lateraliz- zato c di taglio relto-vescicale , con osscrvazioni alle riflessioni critiche sopra lo stesso argoinento dal Prof. Cav. Vacca al Prof. Geri ; del Dottore Alessandro Ri- ben , Mcmbro del Collegio di chirurgia ecc. Torino, Stamperia Reale , in 8." Eleuienii di Zoologia di Camillo Ranzani , Professore EUnzuii di Mineralogia e di Zoologia ecc. Tomo 3.° contencnte la storia nalurale dcgli uccelli : parte 3. a , Bologna 1822, in 8.° Su la passione iliaca , ricercbe patologiche e terapeu- " tu ticbe di Domenico Meli Dottore in Filosofia , Medicina c Chirurgia della Facolta medico-chirurgica di Pavia ecc. Milano, Placido Maria "Visaj 18 19, in 8.° Storia d' uji Angioliie universale , seguita da alciuie considerazioni gencrali intorno all' inflammazione dei vasi sangud'eri , e da particolari riflessi su la storia medesi- ma ; di Domenico Meli. Milano , presso Giuseppe Buo cher 1 82 1 , in 8.° XXVI iSdioembrc Dellc proprieta vilali dell' utero gravido e de' parti Mem chc avvengono dopo la niorlc della pregnantc. Disserta- zionc del Donor Fisico Domenico Mcli. Milano , dalla Tipografia di S. A. Brambilla 182,1 , in 8.° Dclle neuralgic, opera del sig. DoUore Monfalcon es- posta ncir iialiano idioma con giuute e note dal Dotior Fisico D. Mcli. Milano, Gio. Giuseppe Desiefanis, in 8.° Dell' arte di assistere ai parii , opera classica della signora Boivin ad uso della scuola d'ostetricia di Parigi, iradotta , in niolic sue parti ampliala cd arrichita ili un discorso preliminare storico-crilico su le donne clie in (picst' arte si rcndeitero celebri ; da Domenico Mcli Oste- tricante. Milano, Giovanni Silvcstri 1822 , due volumi in 8.° Su lc febbri biliosc, opera di Domenico Meli. Milano, Angclo Stanislao Brambilla 1822, in 8.° Memoria fisico-cbimica sullc piclre cadute dab" atmo- Dmmw sfera nel circondario di Borgo-San-Donino il giorno 19 apxile 1808; di Gio. Baitisla Guidotti , Professore di Cbimica e di Storia naturale nell'Univcrsiia ecc. Parma, presso Giuseppe Paganino , in 8. Description du plan incline souterrain , execute par Francis Egcrton , Due de Bridgewater , entre le Bief supericur et le Bief inferieur de son canal souterrain , dans scs mines de charbon de terre de Walkden-Moor, dans le Lancashire; par le tres-honorable Francois-Henri Egcrton. Paris, imprimcrie de Chaignieau aine 1812, in 8." Stcpbanus Borgia a Secretis S. Congreg. de propa- ganda fide , ab anno VII imperii Yong Tcbing , ad XXVII ij dicembrc annum XXXIX imperii Kien Long , qui in annum Chrisii 1774 incidit, perdu'xit Programme des prix proposes par TAcadcmie Royale Accai.fmh v des Sciences , Belles-lettres ct Arts de Lyon , in 4-° Compendium Florae Brilannicae , auciore Jaeobo Smith Eduardo Smith , Equ. Aur. M. D. Societais Linnaeanae Praeside etc. Londini 18 18 , in 13. Orbis erndiii judicium de Caroli Linnaei M. D. Scri- ptis 17^4. C. Linnaei M. D. Obscrvationes in regnum lapiileum. 1 foglio in 8.° Resume der auf vcrscliiedenen Reisen in das Schwa- Lcpi* biscfae Alb-Gerbige gemachten geognostisch-inineraldgis- chen Bcobachtungcn , von Friedricb von Lupin , Konigl bajerisch. Berg-Commissar in Memmingen. Landwirthscbafliche Beschreibung von Ulerfeld von Fr. von Lupin, auf Ulerfeld, Konigl. baier OberslBerg- Commissar correspondent der Konigl Akademie der Wis- senscbaficn, des Landwirthschafilichcn vereins in Baiern der naturlbrschcnden Gesellschaft in Zurich, etc. Mun- chen 181 7. • Anzeige und Ansuchcn an alle Ausgezeichnete Zcit- gcnossen. Von F. von Lupin auf Ulerfeld. Parecchie Criitogame dei gerieri Boletus , Agarlcus Bellahdi e Fistiilinu. Una pianta dclla Carlina Corjmbosa di straordinaria floresccnza , e di niostruosa grandezza. Memoric dell' Imperiale Rcgio Istitulo del Regno Lorn- LR- Istitoto dardo-Vcnelo. Volume primo, anni 181 a e 181 3. Vo- lume sceondo , anni 181 4 e i8i5. Milauo , Impcr. R. Stamperia 1819 c 1821 , in 4-° XXVIII ■ r . aicembra Inductions physiologiques et pathologiques sur les dif- .Toikdi* faentcs especes d'excitabilite et d'excitement sur l'irri- tation ct sur les puissances excitautes , debilitantes et irri (antes ; par L. Rolando, Professeur d'Anatomie en l'Universiic royale de Turin , Mcmbre de plusieurs Academies etc. traduilcs dc l'ludicn avec une introduction et (les notes , dans lesquelles la doctrine medicale Ita- lienne est mise en parallele avec la doctrine physiolo- gique Franeaisc ; par A. J. L. Jourdan Chevalier de la Legion d'honncur, et F. G. Boisscau , Docteur en nie- dectne de la faculle de Paris. Paris , Caille ct Ravicr libraires 1822 , I vol. in 8.° Ritratto del Barone Cavalicre Giuseppe Vernazza di p BIiZ Frency , inciso da G. V. Priaz. Quaranta copie. Ai Signori Accadcmici Gcorgofdi di Firenze sul niodo Mizzmos* di concimar gli Ulivi colla sola pianla del lupino in fiorc. Mcmoria di Antonio Mazzarosa. Lucca 1820, in 8'.° iq dicembre Institution des Sourds et Mucts, ou Recueil des exer- B"-* cices soutenus par les Sourds et Mucts pendant les an- nees 1771 , 1772 , 1773, et 1774? avec les letu-es qui onl accompagne les programmes de cliacun de ces exercices. Paris, imprim. de Butard 1 774 ? ' vol. in 8.° Cours elementaire d'education des Sourds et Muets , par M. l'Abbe Desohamps , Chapelain de l'Eglise d'Or- leans. Suivi d'une Disser(ation sur la parole, traduite du latin de Jean-Conrad Amman , Medecin d'Amsterdam ; par M. Beauvais de Prcau, Docteur en Medecine a Or- leans. Paris , freres Debute libraires 1779, in 8.° La veritable maniere d'instruire les Sourds et Muets confirmee par une longue experience par M. l'Abbe ***, XXIX i 9 «licembre Inslitutcur des Sourds et Muets de Paris. I.*" partie a Paris, Nyon J'aine libraire 1784, in 8.° Essai sur l'education des aveusdes , ou Expose de dif- Balb.. ferens moycns , verifies par lexpericricc , pour les met- tre en etat de lire, a l'aide du tact, d'imprimcr des livres dans lesquels il puissent prendre des connaissan- ccs de Langues , d'Histoire , de Geograpbie , de Musi- qae etc., d'exe'cuter differens travaux relatifs aux me- tiers etc. , dedie au Roi par M. Haiiy , interprete de S. M. etc. Paris, imprime par les Enfans-aveugles sous la direction de M. Clousier 1786, in 4. Das Muhammedanische Miinzkabinel des Asiatisclien Fnut* Museums der Kaiserl. Akademie dcr Wissenschaflen etc. Vom C. M. Frahn. S. Petersbourg 1821. Memorie per servire all' elo-io del Come Gabriele Derossi Verri, raccolte dall' Ab. Isidoro Biancbi. Cremona, Ti- pografia Feraboli 1818, in 8.° Degli Etruschi. Disscrtazione dell' Ab. Giambattista Zannoni Sottobibliotecario della pubblica Imperiale li- breria Magliabecbiana. Fircnze , Carli 181 o, in 8." Elogium Aloysii Lanzii plumbeo lubo iuclusum ad tumulum ejus in acde S. Crucis a Jo. Baptista Zannonio Publ. Imp. Bibliorhecae Magliabechianae subprefccto conscriptum. Florentiae 1810, typis Carlianis. La Grotta platonica. Poemetto di Angelo Mazza Par- migiaiio. Parma, dalla Slampcria Carmignani 1812, in S> Isocralis oratio de permutatione cujus pars ingens primum graece edita ab Andrea Mustoxido nunc pri- mum latine exbibetur ab Anonymo interprete qui el no- tas et appendices adjunxit. Mediolani, Typis Joanni, Pirotae i8i3, in 8.° Tom. xxvii. IT XXX i<) dicrmbre La Pastorizia di Cesare Arici , Membro , e Segretario Derosh dell Istitulo Iialiano. Brescia, per Nicolo Bcttoni 1814, in 8.° Dei dolori ili Maria VergiiiCj Canii quattro in ottave sdrucciole di Angelo Mazza Parmigiano , eolla vcrsione laiina , di Benedetto Del Bene Gcniilnomo Veronese. Quarta edizionc accresciuta . dell' ultimo canto fin qui incdilo. Parma, Carmignani i8i5, in 8.° Oiti ilel sig. Angelo Mazza tra gli Arcadi Armonide EUdeo. Parma , Giuseppe Paganino i8l5. Lelicra di Picro "S iiali al sig. Avvocato Angelo Pezzana Bibliotccario in Parma , iniorno a Stcfano Doleino Cano- nico della Scala in Milano e a Pallavicino de' Marchesi Pallavieini di Pcllegrino. Parma , Giuseppe Paganino 1816, in 8.° Lcttcra di Piero Vitali al sig. Abate Michele Colombo iniorno ad alcunc emendazioni clie sono da fare nellc rime stampale di Dante , del Pctrarca , del Boccacio ,. edialtri anlichi poeti. Parma, Rossi-Ubaldi 1820, in 8.° Decrcto di riordinamento per la Duealc Parmensc Ac- cademia delle Belle Arii. Parma 20 gennajo 1822, in 8." Sopra gli estraiti che si preparano nelle farmacie. Disscrtazione di Giovanni Battista Guidotti Professore di Cliimica e d' Isioria naturalc nell' Universita di Par- ma ccc. , in 8.° Cinque tavole in folio, incise in rame , cioe i.° Genealogia della Conlessa Malilde cstratta dalle Pillurc di un Codice Vaticano n.° 4922 , del seeolo XII di Sicfano Borgia , Segretario della S. Congrcgazione. • XXXI 1 9 clicombie 2.° Monumcnlo eretto ad onore di Clcmente XIV Pontefice Ottiino Massimo nel III anno del suo Pon- teficalo. 3.° 4-" e 5.° Tabula Chronologica Ilisloriac Sinicae conncxa cum cyelo qui vulgo Kia Tsc dicitur. 19 diceuibre Recueil dcs provcrbes nielheorologiques et agrononii- D'Hombre* ques des Cevcunois , suivi des pronoslics des paysans Languedociens sur les changemens des icmps ; par M. L. A. D'Hombrcs Firmas. Paris , cbez Mad. Huzard ,8,3 '822, ,n 8." i gi-nnajo Delia doitrina muhiplice richicsta al Magistrate giu- s«>>n- diziario. Discorso deiio dinanzi all' Eccellentissimo Real Senato di Genova nelia solenne apertura dell' annuo corso giuridico il di 16 di novembrc 1822 da Giambattista Come Somis di Chiavrie Avvocato Generalc di S. M. Reggentc 1' Officio del R.° Fisco generale , Membro della Rcale Accademia delle Scienze di Torino. Genova , per Anionio PonUienicr 1822 , in 8.° 12 gcnn.ijo Relazionc delle operazioni inlraprcse , al fine di de- Ciriim terminare le differenzc di longitudirie fea diversi luoghi d' Italia col mezzo de' signali a polvero dati sul monte Cimone ; di Francesco Carlini. Milano , dall Imperiale Regia Stamperia 1822 , in 8.° Pezzo di carbon fossilc di Cadibona , nel quale <'• ^tem conicnuto un osso fossile di bella conservazione. 16 getinajo Kleine dcutseh-italieniseh romaniscbe Wortcrsammlung Saoli zum Gebrauch in unsern romanisclicn Landschulcn, von Otto Carisch Prof, an der Evangeliscben Xantonssclnile. Erstes heft. Cbur 1821. Prachtischc Deutsch-Romanische-Grammalik, die erstc 16 xxxn cliescr all ratischen mid im Graubundcn meist noch ablicbeo romanischen spracbe etc. hcrau-sgegeben von Matthr. Gonradi. Zurich 1820. Meaaoire sur les abeilles , et principalcment sur la i) E -LocnF. manii'ic de faire des cssaims artificiels , d'apres la me- iln'ile dc M. Lombard; par M. Laeene , l'un de ses Mcmbres. Lyon, Barret 1822 , in 8." Observations ct experiences faites au Vesuve pendant Monti celli unc partie des annees 1821 et 1822 ; par M. T. Mon- licelli et M. Tovelli. Naples 1822, in 8. Mcmorie ed osservazioni intorno a diversi oggettr ris- MoBETTI Jo guardanti le Scienze nalurali , di Giuseppe Moretti Pro- fessore P. di Econoraia rurale nell' Imp. R. Universita di Pavia , e Socio di varie Accademie. Vol. I. Pavia , Bizzoni 1820 , in 8.° Saggio di osservazioni sui mezzi atti a migliorare la Aldini costruzione e 1' illuminazione dei fari col gas ; del Cav- Gioaimi Aldini , Mcmbro dell' Istituto eec. , con anno- tazioni e tavole in rame. Milano , Imp. R. a Stamperia 1823, in 8.° Elcmcns de Geographic moderne a l'usage des Col- Ratmomd leges et des Ecoles des deux sexes des Elats de S. M. le Roi de Sardaigne , 011 l'enseignement se pratique en languc Franyaiso. Annecy , chez Burdet , vol. secondo. Dei libri di Teofi-asto Eresio intorno alle piante, com- Montesakto mentali da Gasparo Hofman ; Notizie di Giuseppe Monte-' santo. Padova , Tipografia della Minerva 1822, in 4-° aJ febbrajo Calendario Georgico della Reale Societa Agraria di Torino per 1' anno i823, compilato da un Membro dulla nicdesinia. Torino , Vedova Pomba e figli , in 8.° Societa Agraria 2 3 I'ebbrajo 1 6 tuarzo i 3 aprile XXXIII Compte rendu des travaux de la Societe Royale d'agri- La SgCIETA VlCt A Berli.>ghieri culture, Iiistoire nalurclle , ct arts utdcs de Lyon, de- ' Lithie puis le i." mars 1821 , jusqu'au i. er avrd 1822 ; pal JV1. L. F. Grognier , Professeur a I'Ecole d'ecouumic rurale et vetcrinaire de Lyon etc. Lyon , J. M. Barret 1822 , in 8.° iMcmoirc sur l'Olivicr , par M. le Chevalier Gouife Lactard de Troisvilles ; suivi du rapport sur les Me'moires adres- ses a l'Acadt'niie de Marseille , pour concourir au prix sur les nioyens de reparer les desaslres qui ont eprouves les oliviers par le froid de 1820 ; par M. le Chevalier Laulard , Secretaire perpetuel de la classe des Sciences, Membra eorrcspondant du Conseil d'agriculture , etc. Marseille, chez Aehard i8a3 , in 8.° Istoria di una allacciatura dell' iliaca esterna e riflcs- sioni sull' allaciattue temporarie dellc grandi arterie ; di Andrea Vacea fJerlinghieri , Prof, di Clinica-chirurgica neir Imp. e R. Universila di Pisa, Cavaliere dell' Ordinc del Mcrito sotto U litolo di S. Giusepj>e ccc. Pisa, Nistri i8a3, in 8.° La Byzanciade. Poeme par l'auteur des trois ages. Paris , chez Finnin Didot pere et fils lihraires , in 8.° Traite clementaire de construction appliquee a l'archi- Borg.vh tecture civile , contenant les principes qui doivent din- ger i.° le choix et la preparation des materiaux; 2. la configuration el les proportions des parties qui consti- tuent les edifices en general ; 3.° 1 execution des plans di'ja fixes ; suivi de nombreux exemples de distribution, puises dans les plus celebres monumens antiques et mo- dcrnes etc. ; par M. J. A. Borgnis. Paris , Bachelier 1823, in 4-°> a vec un Adas de 3o planches. Rot XXXIV 1 3 ajuile Histoire ot Memoires de llnstitut Royal tie France, R.° [stitdto Academic dcs Inscriptions el belles lcllres Tonic 5. 1 ' 1821, Dl ***ncn et Tome 6. e 1822. Paris, cbez Firmin Didot, 2 vol. in 4" Aiinalen tier K. K. Stcrnwartc in Wien , von 1. 1. Lit,- S. M. Cesahea trow etc. 1821. 1822, 2 vol. in foglio. Traile tie Mecanique celeste , par M. le Marquis de Lai-lace Laplace, Pair de France, Grand Oflicier de la Legion d honneur , 1'uu des tpiarante tie rAcademie Franchise, dc rAcademie des Sciences etc. Tome 5. e Livre XI. Paris, 1823 Bacbelier, in 4° Pro . Solcnni . Fnncre . Quod . Augustac . Taurinorum . Proyaja Ad . Aedem . Rocliianam . Francisco . Mariae . Pilo . Qui • Et . Boyl . Mareliioni . Putifigarii . Viro . Excellent . Adornaverunt . Filii . Ejus A . D . VI . Id . Apriles luscriptiones Tcmporariae. Auct . M . X . Provana . Decur . Taurin . Aug . Taur . MDCCCXXIII . edit . Haered . Seb . Boltac . Mcmoire sur la theorie du mouvement" des barques Bazai>e a vapeur ; ct sur leur application a la navigation des oanaux , des fleuves et des rivieres ; par P. D. Bazaine Colonel du genie dcs communications elc.S. Petcrsbourg, Imprimcrie de rAcademie Imperiale des Sciences '181 -, in 4-° Traite elementaire du calcul diflcrentiel a l'usage des tlcves dc rinstitul dcs voies de communication; par P. D. Bazaine , Colonel du genie des voies de communi- cation etc. S. Petcrsbourg , a l'imprimcrie de la Marine 1817, in 4. Comic rendu dcs travaux tie l'Acade'mie Royale des Accabemii S.iences, Belles-lettres ct Arts de Lyon, dans la seance "' L, " M ]>iibliquc du 26 aoui 181 3. XXXV ', ma"gio Notice sur des aras Llciis , lies en France ct accli- Lahodbocs mates dans le deparlemcnt de Calvados ; par M. J. U. Ltamouroux , Correspondant de l'lnstitut etc. Paris , Imprimerie de J. Tastu i8a3, in 8." Giornale dell' Italiana letteratura dal n.° /\2 al n.° 53. Nicol<*> ha Hio II. volumi in 8." Padova , nella Tipografia del Seniinario 1821 , e 1822. Lcttres sur les vallces de Lanzo ; par Louis France- Fmucbsetti setli Comte de Mezzenile. Turin , de 1 imprimerie Chirio el Mina 1823, 1 vol. in 4-° Pericles. De l'influence des beans arts sur la felicite Vedova Bodom publique ; par Charles D'Alberg Associe elranger de 1 Institiu de France. Parmc de rimprimerie Bodoni 181 1, 1 vol. in 4° Songe de Poliphilc , traduction libre de 1 Italien ; par J. G. Legrand , Archilecte des monumens publics et membre de plusieurs Societes savantes ct litieraries ; Panne, de 1'imprimerie Bodoni 181 1, due vol. in 4-° Rapport general sur les travaux du Conseil de salu- Hczard lubrile pendant l'annee 1821 , in 4° Voyage medical en Italie fait en l'annee 1820 , pre- Valertib cede dime excursion au volcan du Mont-Yesuve , et aux ruines d'Herculanum et de Pompeja ; par le Docteur Louis A alentin , Chev. des ordres de S. Michel et de la Legion d'honncur etc. Nancy, de rimprimerie de C. J. Hisselte 1822 , 1 vol. in 8.° Comte rendu des travaux de la Sociele Linneenne de Societ* Paris, pendant le cours de l'annee 1822; par M. Arsenne mweaiu Thiebaud de Berneaud, Secretaire perpetuel, membre et correspondant de plusieurs Societes savantes nationales XXXVI , maggio et etrangcres. Paris, imprimcrie de J. Tastu i8a3, i vol. in 8.° Traite de la clavclcc , de la vacination et clavelisa- Hdrtbel tion lies betes a laine avec des notions historiques et physiques sur l'espece ovine et sur la clavelee etc ; par M. Ilurlrcl d' Arboval , Amateur , Comniissairc special pour lcs epizootics de i8i5 et 1816 etc. Paris, Mad. Hazard, imprim. librairc 1821, 1 vol. in 8.° Due limuli polifcmi ( Limulus Polyphemus Fabr. ) Deabbatk Seite Conchiglie fluviatili appartenenti a due diverse specie di Unio. Una cinquantina d' insctti d' ogni ordine , tra' quali alcunc belle Farfalle , Prioni , Lucani , Rutele , come pure alcunc specie inedite nei generi Saperda ed ffar- palus. Tutti questi oggetti mandati da Fdadelfla. Journal of the Academy of natural sciences of Phila- Accu.rjnv delphia november, deccmber 182 1; June, July 1822. mFimbewu Quattro fascicoli in 8.° 3o raicKio Disscrtazionc sul lusso delle ville urbane dei Romani Tkavebsj di Francesco Traversa, Socio dei Georgofili di Firenze. Lctla li 7 luglio i8i3 nell' Accademia dei suddetti Si- gnori. Padova. Illustrazionc d' una pietra sepolcrak Padovana. Padova nel Seminario 1810. Cenni istorici sulle istituzioni de 1 sordi-muii e de' cie- Scagliotti chi; di Giovanni Battista Scagliotli institutore de'sordi- muti e di ciechi in Torino. Traite de Mecanique celeste Livie XII. avril 1 823, in 4° i>» r " CE 'PB' XXXVII .• giagno Voyage pittorcsque dans la parlic la plus elevee des Al- Guejim pes Fracaiscs ; suivi do quelques observations de Phy- sique el d'llistoire nalurelle , faites dans les memes con- trees; par J. Gueriri, Doclcur en medecine , Medccin honorairc de l'JIopital general d'AvignoH etc. Dc l'iin- primcric dc Seguin aine , Avignon , in 8. Dictionnaire de Mecanique appliquee aus arts, conle- Bobgius nanl la definition et la description sommaire des objets les plus imporlans ou lc plus usites qui sc rapporlent a cettc science , Tenoned de leurs proprietes cssentielles, et des indications qui facililent la recherche des details les plus circonstancies ; ouvrage faisant suite au traile complel de Mecanique appliquee aus arts ; par M. J. A. Borgnis , Ingenicur, Membre de plusicurs Academies. Paris Bachelicr librairc i823 , in 4° Dell' antichissima origine della Italiana Ostetricia e dei Mkli molti illustri Medici d' Italia che dettero opera al suo ' incremento e ne sostennero la gloria. Prolusionc letta nel dare solenne cominciamento alle lezioni d' Ostetricia in Ravenna il di 5 diccmbre 1822; da Domenico Meli Dot- tore in Filosofia, Medicina c Chirnrgia , di varie facolta mediche d' Italia , P. Professore di Ostetricia teorico- pratica ccc. Ravenna, Antonio Roveri e figli i823 , in 8.° Proposta di classificazione dell' emormesi fra le ma- BnepFEna lattie esscnziali ; di Giuseppe BroflTcrio Dottore di me- dicina e chirurgia. Torino , Stampcria Reale , in 8.° Memoires sus les couches naturellcs de Passy. Extrait Db«i*«e*i du Journal des Mines n.° 196; avril i8i3 in 8.° Note sur lc genre condylure d'llliger; par M. Desma- rcst , Professcur de Zoologic a rccole royale vetcrinairc d'Alfort etc., in f\." avec planche. Tom. xxvii. v xxxvrn Memoirc sur la Gyrogonite ; par M. A. F. Dcsmarest H Is , Mcnibrc de la Sociele philomatiquc de Paris, in 8.° Extrait d'un Mcnioire sur les fossilcs des terrains d'eau douce. ( Extrait du Journal des Mines n.° 199 juillet i8i3), in 8.° Memoircs sur on nouvcau genre de mammiferes de l'ordre des rongeurs , nomine Capromys ; par M. A. G. Desmarcst Professeur dc Zoologie a l'Ecole royale ve- terinaire d'Alfort etc. , in 8.° Elcmcnti di Poligonomelria per complemento alia Saccati Geometria. Sulla divisione geometrica del Circolo in qua- lunquc parte , coll' aggiunta di alcune maniere per mi- surar distanze inacessibili , ed a vista , tanto in salita , che in discesa , e con un nuovo sistema d' alcune rao- dificazioni delle sezioni coniche. Prima edizione , di Giovanni Michele Saccati Ingegnere Geometra ecc. di Caslagnole delle lanze. Torino , Slamperia Reale 1822, 1 vol. in 8." *n ginoQO Saggio cbimico-medico sull' acqua sulfureo-salina di Canto Castelnovo d' Asti ; del medico G. M. Cantu , pubblico dimostratore , e supplente al Professore di Cbimica ge- nerate , ed applicata alle arli , nella Regia Universita. Torino Slamperia Reale 1823 , in 8.° Opuscoli Scientifici del Dottore Francesco Tantini , Tabtiki Prof, onorario nella I. R. Universita di Pisa. Pisa presso Sebastiano Nistri 1822 , 2. vol. in 8.° Analisi ed osservazioni sulle acque termali di Craveg- Ragazzoni gia. Memoria seconda di Rocco Ragazzoni , conispon- dente della Reale Accademia delle Scienze di Torino. Novara presso Gerolamo Miglio 1823, in 8.° XXXIX 29 giugno Sopra un' illusione ottica frequentissima nelle osserva- Sati zioni microscopiche. Mcmoria del Doilorc Paolo Savi ajulo del Prof, di Botanica e di St. nat. dell' Univcrsita di Pisa. Pisa presso Nistri 1822. Sopra la talpa cieca degli antichi. Mcmoria del Dot- tore Paolo Savi ecc. Pisa , Nistri 1822. Osscrvazioni sopra 1' Juhis communis ; del Dottore Paolo Savi , ecc. Pisa. Memoria sulla Salamandra perspicillata. del Dottore Paolo Savi ecc. Pisa presso il Nistri 1823. Tavole mcnsuali delle osservazioni metcorologiche Vassauj-Emdi fatte nella Specola della Rcale Accademia delle Scienze. Repertorio Medico-Chirurgico di Torino ; dal n.° 23 I Compilatori al 42. Tapparelli L'amico d' Italia ; il vol. i.° e sei numeri del vol. 1° D ' Azegliu Opuscoli Scientifici di Bologna : dal n.° 18 al 23. Gli Editom Annales des mines , ou recueil de memoircs sur It Gobsigmo 1 exploitation des mines , sur les sciences cnu s y rap- DI p Ri>CIV portent, etc. Bulletin de la Societe medicale d'Emulation de Paris; L* SocietI dal quaderno di gennajo a quello di maggio 1822. XL NOTIZIA INTORNO AI LAVORI DELLA CLASSE DI SCIENZE FISICHE E MATEMATICHE DAL PBIMO &IOK10 DI CE.VWJO MHO tl .1.' II .mm DI III. I lll'.iu DEL i * - i •CAITTA Dal Professore Gucinto Carena segretauio di essa classe. (i) I lavori che sono compresi in qucsta notizia son quelli solamcnte che per deliberazione Accademica hannosi a stam- pare nella parte storica o in disteso, ovvero per estratto, e quelli inollrc che di onorevole menzione furono riputati uieritcvoli. Delle memorie di Accademici o di altro Autore , che sono stampate ncl volume Accademico si trascrive il solo titolo, coll' indicazione della pagina ove sono stampate. (i) IVel Touio XXV la notizia dei lavori della Classe giunge sino al fine del i8ai. XLI I pareri dcllc deputazioni Accadcmiche intorno ad argo- menli dati dal Govcrno , ovvero couccrnenti a lavori ine- diti che aulori nazionali o stranieri vollero sottoporre al giudizio della Classe, sono indicati piii o mcno brcvementc, sccondo T indole della malcria. Prima pero che partitaracnle , e serbato V ordine dei tempi , si discorra dei principal! lavori cui ebbe ad altcn- dere la Classe , giova che si faccia parola delle osscrva- zioni meteorologiche le quali si fanno nella Specola Accn- demica , tre volte ogni giorno , dal sig. Luigi Cantu , sotlo la dirczione del Professore Vassalli-Eaudi , e veogono da questi rcgolarmcnte comunicate alia Classe , divise in tavole raensuali: come pure di altri lavori meteorologici dell' anzi- dctto Professore , i1 quale da lunghi anni attende alio stu- dio dell' almosfera. E cio e tanto piu opportuao che or qui si faccia , in quanto che il Cne del 1821 e il 1 822 ebbero funeslo cor- teggio di strane meleore , apportatrici di gravissimi danni all' agricoltura , al commercio , alia sanita degli uomini , e degli animali domeslici. Adunquc alii 6 di gennajo del 1822 fu fatta alia Classe la lettura della seguente : Nota sopra le slraordinarie variazioni del barometro , sopra il massimo grado di caldo e di freddo , la quanlita della pioggia , della neve , e dell' evaporazione , che si osservarono nel 1821, con alcuni cenni sopra le qualilu delf annata. Del Professore Antoumaria Vassalli-Eandi. XUI « II di 7 di febbrajo 1 82 1 al levar del sole il barometro alia Specola dell' Accademia segnava Pollici 28. ed il tennometro unito al barometro gradi -t- 3. 1 . A Genova il barometro segnava . . » 28. 8,5 A Milano » 28. 7,5 A Venczia » 28. 9 A Firenze » 28. 8,85 A Parigi » 28. 9,39 A Bordeaux ai 6 detto ....)> 28. 1 1 ai 7 detto . . . » 28. 10 A Copeuaga » 28. 7 11 di 2 5 dicembre alia suddetta Specola dell' Accademia il barometro segnava al mattino . » 26. 3 il termom. unito al barora. -f- o. 5. A Milano » 26. 9 A Genova » 27. In quest' ultima Citta allc due del mattino un' orribile procella rovescio una parte del molo vecchio , e la muraglia vicino alia Malapaga : le onde penetrarono nel Porto franco, ed arrivarono siuo al primo piano delle case e de' palazzi vicini al mare. Le due riviere di Genova e il litorale di Nizza ebbero simifi danni. La stessa notte una tempesta terribile ha desolato le coste di Marsiglia. A Venezia il 2 5 1' acqua delle lagune si alzo a segno the si andava in gondola nella piazza di S. Marco. XLIII A Brest il 25 tutto il litorale dell' Oceano dalla parte della Normandia era iDgombro di tavole e di altrezzi na- vali spezzati , di mercanzie , c di cadaveri. A Lione oragano il di 24 con damn gravissimi. Dalle rifcrite osservazioni barometriche risulta che ncl 1821 abbiamo avuto la massima elevazione , e una delle raassime depressioni nel barometro che siansi osservate da trent'anni , riducendo le osservazioni fattc prima del i8o3 all' elevazione che il barometro avrebbe avuto nella posi- zione che ha attualmente alia Specola dell' Accademia ; inoltre che per la massima elevazione del barometro si ebbe dalle sponde del Baltico sino a Bordeaux una modi- ficazione simile a quella che si osservo a Torino , e che probabilmente la massima depressione nel barometro e stata osservata da Venezia sino a Brest per quanto appare dalle rclazioni delle procelle sofferte nei sopra indicati paesi ne- gli ultimi dieci giorni del 1821. II massimo grado di freddo nel termometro esposto a tramontana sopra la Specola fu di gradi 7. 3 sotto il ghiac- cio il di i.° di gennajo al levar del sole; ed il massimo grado di caldo segnato dallo stesso termometro fu di gradi 2 5,2 il 3 agosto all' ora del mezzodi. II termometro esposto al sole segnava alia stess' ora 29,9. La quantita della pioggia e stata di pollici 36. 11,9 ; quella della neve di pollici 18. 1 ; 1' evaporazione negli ultimi nove raesi dell' anno ( non e stata misurata nei mesi di gennajo, febbrajo e marzo ) e stata di pollici 47. 5,3. II numexo de' giorni piovosi nell' anno e di 77. XLIV Paragonando qucstc ultimo osservazioni cou le analoghe fatte dal »8o3 in poi ne segue die 1' annata fu piovosa , e poco calda. E noto che essa fu generalmcnle abbon- dantc particolarmcntc in frumcnlo , la qual cosa pare che sia dovula alle pioggie cadutc a tempo opportuno , poiche secocdo Teofraslo annus fruclificat non tellus. » Da questa nola del Professore Vassalli-Eandi risulta che il massimo e il minimo della pressione almosferica nel 1821 furon tali, che maggiori non si videro mai ne 1 trenl'anni preccdenti. Dall 1 allra nota che segue , e dallo stesso Pro- fessore letta nell' adunanza dei 23 febbrajo 1823, si scorge che una depressione ancora maggiore fu in seguito osser- vata nel barometro. Nola sopra lo straordinarissimo abbassamenlo del ba- rometro osservalo il di 2 del mese di febbrajo del 1823, e, sopra nil fenomeno che si osservb in alcuni pozzi d'acqua viva aW occasione di straordinarie depress ioni del baro- metro. Del Professore Vassalli-Eandi. )> Le osservazioni barometriche fa lie alia Specola dell'Ac- cademia il di 2 febbrajo scorso prcsentano al maltino 26. 3,8 al mezzodi 26. 2,8 alia sera 26. 2,7 In trent'anni di osservazioni barometriche fatte nella sala dell' Accademia dal i.° gennajo 1787 al 20 dicembre 1802, c da questo giorno in poi alia Specola dell' Accademia, non si trova un eguale abbassamenlo facendo dalle altczze ba- iometriche fatte nella sala dell' Accademia la deduzione di XLV linee 1,2 5 per ridurle all' altczza della Specola , poiche le due minime altezze osservatc nella sala sono di 26. 4 a ' 19 marzo 1797, e 2 7- 4?4 a ' 2 ^ febbrajo 1789. Un prossimissimo abbassamcnto del barometro si osservd ai 22 gcnnajo i8o5 segnando allora 26. 2,8. Un fenomeno slraordinario osservato contemporaneo a straordinai ii abbassamenti del barometro, si e che 1' acqua di alcuni pozzi gorgogliava e si sentiva, da chi atligneva acqua a que' pozzi, uu vcnlicello che dall' acqua si alzava conlro il viso. Tale fenomeno fu notato da alcuni ai 25 di- cembre 1821 clie il barometro discese a 26. 3, e quest' anno ai 18 gennajo che il barometro segno 26. 6,2. Forse dam allrove la teoria di qucslo fenomeno , de- dolla dai principj di Leibnitz intorno il peso di un corpo che discende in un liquido , e 1' effetto sopra il barometro del vento che tende di basso in alto. Leibnilii opera omnia Genevae 1768 torn. II. pag. 75-80. » 6 gennajo 1822. In quesla adunanza 1' Accndemico Avvocato Luigi Colla legge : Ad Ferbascuin Cisalpinuin a CI. Medico Johanne Biroli IVoi'ariensi descriptum , ouservationes. Queste osservazioni sono stampate nel torn, xxvi pag. 5o 7 -5i8. L' Accademico Dottore Carlo Francesco Bellinger! legge una parte di una sua memoria inlitolata De medulla spinali , Tom. xxvii. vi XLVl nsnisqiie ex ea prodeuntibus. II rimaneate di questo lavoro e stato letto ncllc adunanzc del 14 Initio 1822; 12 c 26 gennajo 1^23. L' iutera memoria uscira slampata nel volu- me segucnte. 20 gennajo 1822. L' Accademico Professore Giovanni Plana Regio Astronomo legge: IVole sur I 'integrate de I equation — -4-gx m ./"=o . ( V. toni. xxvi pag. 5 19-538.) LWccademico Professore Luigi Rolando legge: Description cTun animal nouveau de la Classe des Echinodermes ( V. torn, xxvi pag. 53()-556). L'Accademico Cavaliere Amedeo Avogadro comunica alia Classe una Nota sntla costrnzione di uno stromenlo atlo ad indicare F esislenza , e misurare la forz,a delle piii deboli correnli voltiane. V. piu sotto adunanza delli 21 a p rile. In qucsta stessa adunanza il Professore Giobert comunica il parere die era stato chieslo dalla Classe lelteraria, in- torno all' analisi chimica chc il sig. Carlo Sobrero , Capi- tano d' artiglieria , avea fatto della lega metallica onde sono formate certe anlicliissime armature di bronzo , trovate in un sepolcro dell' isola di S. Anlioco presso la Sardegna , rccate in Piemonte , ed illustrate dal Cavaliere Alberto Delia Marmora (V. torn. xxv. parte a. 1 p. 107 ), e dall' Accademico Giuseppe Grassi ( ivi pag. 119). XLVH Da quell' analisi , la quale, giusta il parere del Profes- sore Giobert , fu dal Sobrero ottimamente condotta , si ebbero i risullamenli seguenti : Lega di una Cclala. Rame parli 91. 33 Stagno 6. 55 Perdita 2. 12 Somma 100. 00 Avvertisce il sig. Sobrero che il bronzo sottoposto all' ana- lisi era in parte ricoperto di carbonato di rame , eppercio la piccola dose di acido carbonico , di cui non s' e voluto tener conlo , fa parte dell' anzidelta perdita , la quale se si divida in parli proporzionali alle dosi di rame e di sta- gno ritrovate , la lega della Celala si comporrebbe delle seguenti parti : Rame 93. 3o Stagno 6. 70 Somma 100. 00 Nell' analisi di un pezzo di Gambiera il sig. Sobrero ba trovato : Rame 93. 37 Stagno 6. 63 Somma 100. 00 Nell' adunanza di qucsto stesso giorno il Professore Gio- bert , collega nella deputazioue col Professore Vittorio Mi- chelotti , ha fatto un rapporto sopra la domanda fatta al Governo dal Cavaliere Burel , Capo degli Ingegneri nel xLvm Dipniliiuenlo dell' Ilerault in Francia , pcrche certa modi- ficazionc da lui fatla al suo apparecchio condensalore per lare il vino , venga comprcsa nel privilegio esclusivo sla- »>gli conceduto da S. M. sin dal preccdente luglio 1821. II Cavalicre Burel dice adunque esser egli stato informato che in alcuni luoghi de' Regii Slali usasi lalora di imbot- tare il vino assai prima chc non sia terminata la fcrmen- tazione, la quale per conseguenza conlinua a farsi lenta- mente nellc bolli a lal fine lasciale molto tempo apcrte : in laic caso , da lui non prevveduto , riuscirc prcssocbe inutile il condensatore del suo apparecchio : convcuire allora di ridurlo alia semplice disposizione seguente : nclla bolte, al luogo del cocchiume o turaccio , si piantcra il braccio piii breve di un sifone , il cui piu lungo braccio va ad immergersi in un vaso pieno d' acqua , da cui escouo i va- pori , c cosi 1' aria atmosferica , a motivo dell' acqua in- terposta , non trovasi mai a contatto col vino; in una pa- rola quest' arlifizio e quello appunlo imaginalo e descritto dal sig. Casbois nella Bibliolheque Jisico-economiqtie per 1' anno 1782 : se non che quest' autore propose che il si- fone fosse applicato ai tini quando quesli contengono 1' uva pigiata , o il moslo , laddove il Cavaliere Burel il propone solamente per le bolli in cui riponcsi il vino avanli che sia eompita la fcrmentazione. XtlX a4 fcbbrajo 1822. S. E. il Contc Bnlbo , Presidente dell' Accadcmia legge alia Classe J due primi capi di uua sua nicmoria inlitolata : Esntne di alcune forme adoperale da malemalici per es- primere il valore risullanle da put ajjf'ermazioni concordi. 11 Professorc Giobert , fa rapporto di una mcmoi ia man- data dal Dotlore Pielro Richelmi Medico a IVizza , inlito- lata : Experiences tendanles a proiwer que lair des pays marilimes ne renferme ni sel marin , hi acide murialique. Qucsla memoria , per delibcrazione della Classe , hassi qui a tradurre in compcndio. Da mollo tempo , dice il Dottore Richelmi , io aveva fermo nel pen?iero esser vana l' opinione di coloro che cre- dono 1' aria della marina esscr misla di particelle di sal nun inn , o di acido murialico. Al qual pensamento io era indolto dalT osscrvare 1' insipidila dei prodotli che si olten- gono nella dislillazione dell' acqua marina : il niun sapore salato , o acido , o alcalino di quest' acqua convertita ia pioggia , in grandine , in rugiada : il naturale bellissimo colore dclle mammole , e altri simili fiori , colli in vici- Danza del mare , dei quali , il delicatissimo colore si di. leggieii e alterato dal conlallo di qualsiasi sostanza acida : la niuna impressione dell' aria di mare sull' odorato , e sugl' occhi dclle persone di squisilissimo senso : finalmentc 1' innocuila , c direm pur anche , la salulevole influenza dell' atmosfera de 1 paesi maritimi sulle persone affette da malatlie di petto. L Ma una spcrieaza fatta dal sig. Vogel, riferita nel Journal de Pharmacie 7.' amide , parve a ua tratto vincere tutli gli anzidclli ragionamcnli sui quali io aveva fino allora foudato la inia opinionc. 11 chimico Bavarese colloco sulla spiaggia del Ballico ua piallello di vcl.ro con cnlro alquanto di soluzioue di nilrato d'argento, e sopra il piattello pose una campana di cristallo nella quale erano due fori laterali pel li- bcro passaggiodell'aria: la campana era coperta con carta nera. Dopo una venlina di giorni la soluzione avca perdulo gran parte delta priraiera sua trasparenza : alcuni flocchi iiericci vcdevansi sparsi qua e la nella massa del liquido , e nel fondo del piattello stava una polvere bianca chc T acido nitrico purissiino non pote disciogliere. II qual fatto sembra dimoslrare die il sal naarino, passato con Taria pe'fori della campana, abbia decomposla la soluzione e dato originc a quel sedimeuto composto di argento e di acido muriatico. Tutlavia questo sperimento non parvemi conchiudenle , pcrche fatto alia dislanza di soli pochi passi dall' acqua del mare , nella quale condizione di cose si capisce benis- simo come miuutissime goccic d' acqua salsa , prodotte dall' urto de flulli , e sollevale dal vento , siano potute entrare pe' fori della campana : e sembrommi che da un fatto os- servato in tanta prossimita dclle ondc } nulla si potesse ar- gomentare contro la salubrita dell' atmosfera ne' paesi ma- ritimi. Presi dunque a ripetere in Nizza lo sperimento del Vogel , e cio feci sulla fiuestra del mio appartamento al- quanto discosto dalia spiaggia , elevalo di circa dugeoto u piedi dalla superficie del marc , e a cui alti edifizi fanno riparo contro le gocciolclte d' acqua salsa che potesscro esser prodolte dallo sbaltimcnto dell' onde , e trasportate dal vento t adunquc nelio scorso novembrc in sur una fi- ncstra volta al sud-est ho messo un piattcllo di vetro in cui contcneasi la soluzione litupidissima di otto grani di puro argento in trent'un grani di acido nitrico , e ogni cosa fu assestata nel modo indicato dal Vogel. Dopo passati venli c un giorno la soluzione era scemata d' assai nel suo vo- lume , ma era tuttavia limpidissima. Vero e che in varie parti del liquido scorgevansi alcuni fiocchetti nericci , e un poco di sedimento salino in fondo al vaso , ma tutto ci6 non era se non un semplice nilrato d' argento , sicco- me me ne sono accerlato e col gusto , e col mezzo di cfai- mici reatlivi. 11 Dottorc Richelmi conchiudc adunquc che il sedimento osscrvalo dal chimico Bavarcse sulla spiaggia del Baltico fu certamente un muriato d' argento , eppcrcio 1' acido mu- riatico o il sal marino posson trovarsi benissiino sparsi nell' aria basso basso , e in grandissima prossimita della su- perficie del mare e render 1' aria contigua meno salubre ; ma ad un tempo stesso dal predetlo sperimento da lui fatt« in Nizaa egli conchiude ancora che 1' aria che si respira ne' paesi di mariua e salubre quanto qualsiasi altra , per poco che uno abili alquanto discosto dalla spiaggia , spe- cialmente se alcan ostacolo sia frapposto fra il mare e V abi- tawone. LII L' intenzionc die scmbro aver il Dottore Richelmi di dare a questo importante argmnento quella maggiore eslen- sione di cui e susceltivo , fa die qui non si riferiscano le riflcssioni fatlc in tale proposilo dagli Accademici deputati all' esauie di questo lavoro. 2.\ febbrajo 182a. Nuova maniera d organetli, proposta dal sig. Giuseppe Masera. L'Accademico Careua , deputalo col Cavalicre Ignazio Michelolti , ha reso conlo di un' invenzione del sig. Masera, la quale , qualora venisse ad avere il pieno eseguimento , come lo ha ideato 1' aitelice , potrebbe produrre un mag- gior graie , e qucste sotto lo strettoio , e cosi si trae T olio di ressenzo. Intanto rimane nella vasca la parte parenchimatosa , o diciam carnosa dclle ulive , la quale , per una colal sua mezzana gravita , ne precipila al fondo , ne viene perfet- taraente a galla : questa , per un' apcrtura laterale , passa in altra vasca viciaa e piu bassa , e nel cadervi che fa con 1' acqua , e col lurjgo riniestare , si fa nuova separa- zione delle tie materie che abbiam dello , ma in minor quantita die non la prima voltn; presso la seconda vasca ve n' ha una terza , e talora una quarta , e in tulte si ripete la stessa operazione della mestola , poi del torchio, a tal che 1' ultimo residuo della sansa non conticne piu nulla d' olio. Or veniamo a dire dell' apparecchio proposto dal sig. Bory. Consiste esso in un certo numero di vasi rotondi di legno di quercia , per esempio da tre sino a sette , secondo che e grande lo strettoio che uno vuole adoperare. Questi vasi hanno diciotto pollici di altezza, e sedici di diametro: ciascuno di essi u ciuto con Ire cerchi di ferro , uno a ciascuna estremiia , 1' altro nel mezzo : il vaso di forma cilindrica puo aprirsi in due longitudinalmente : a tal fine i tre cerchi sono snodati, come dicono, a cerniera ; quando poi il vaso debbe star chiuso, le estremiia dei cerchi , che tcrminano in una specie d' occliio o anello , conibaciano insieme , per enlro i fori si fa passare un maslio , ossia una bacchella di ferro , che il tulto rattiene in scsto e ben LXVI1I saldo. Inoltre il vaso e solcato internamente da molte sea- nalature le quali pero non arrivano afiatto sino all 1 orlo supcriore : iu basso esse comuuicano tulte con un incastro circolare falto uel legno islesso : il vaso e intcrnamcnle foderalo di lamina di ferro tulta buclierata ; V olio spre- muto passa da qiiesti buclii nelle scanalature , da queste discende nell 1 incastro circolare , in cui havvi un buco o canaletto donde esce fuori l 1 olio , e si raccoglie. Ogni vaso debbe avere il suo stantulfo die e un cilindro di legno forte, di tal diametro che entri giusto giusto nella cilindrica ca- vitu del vaso : di questi vasi se ne pongono sul torchio quanti esso ne puo contenere , uno accanto all 1 altro : se- condo l 1 autore ve ne- vanno da Ire sino a sette. Quindi in altrettanti pezzi di grossa lela si mette una determinata inisura di pastone , vi si avviluppa , si pone in ciascuu vaso , poi vi s' inlroducono i cilindri , e sopra essi tulli si colloca un tavolone , su del quale facendo die comprima lo stretloio , viene cosi ad essere compresso il pastone , e ne esce l 1 olio dai buchi , dalle scanalatuie, c dall 1 incastro, come abbianl dclto piu sopra. Dopo ci6 si cavano li stan- tufli o cilindri , si versa acqua calda , si rimesta la pasta con tridenite di ferro , si spreme di bel nuovo , c cosi e terminata 1' estrazione dell 1 olio secondo il metodo del sig. Boi-y. Alia deputazione Accademica parve cbe V uso di questo nletodo abbia i seguenti principal! vantaggi dall 1 autore acccnnali. LXIX I." Risparmio del danaro die si paga ogni anno all' es- tcro per la compera dcgli sportini , i quali vengono belli e fatli di Spagna , c costano in Nizza dalle nove alle do- dici lire la dozziua ; in un ordiuario fattojo ne vanno circa le sei dozzine ogni anno , e cosi la spesa annua e di scssanta c piu lire. Ora il prezzo del suo apparccchio dice il sig. Bory che u di sole trecento lire , il cui inte- resse al sei per cento monta a lire diciotto , invece di scs- santa che costano ogni anno li sportini. a.° Risparmio di tempo : col suo melodo dice il Bory che si fa un doppio lavoro in ugual tempo ; oltreche ope- randi) piu prestamente , meno van soggette le ulive a guas- tarsi. 3.° Dice il sig. Bory che il suo metodo procaccia un quinto di piu d' olio che non farebbe 1' uso degli sportini: e la stessa cosa si legge pure nella relazione di uno sperimento fatto a Bcziers d' ordine del Ministro. E qui e da notarsi csser verissimo , per cio che ragguarda ai fattoj di Nizza, che nella sansa rimane ancora di molto olio , ma esso vi si lascia a bella posta , e non e punlo perduto ; vcro e che lo si cava col metodo lento e dispendioso riferilo piu sopra Sembro pure alia deputazione che il metodo dell' Bory potrebbe efEcacemente servire a migliorare il metodo Niz- zardo che ha con se molti inconvenienti riconosciuti e am- messi generalmente da que' possessori d' oliveti : quel la- sciare , per csempio , al padrone del torchio l' olio di Tom. xxvii, ix LXX ressenzo per sua mercedc , ella e una raanicra un p6 com- plicata , e non ben prccisa ; inoltre la sansa per quel lungo '■tare in mucchio pud guastarsi : c ancora si pcrdc irrepa- i.ibilmenle tutto quell' olio di cui s' imbeve la lerra; final- mente se V uso de' vasi cilindrici rendcsse assolutamenle super fluo ( come pare ) il lavar la sansa , si a-vrebbe an- cora questo vanlaggio che potrebbe farsi altr' uso di quell' acqua corrente , e di tutto lo spazio di terreno occupalo dalle raolte vasche in cui si fa la lavatura. 14 luglio 1822. Dal Professore Giacinto Carena si comunica alia Classc la livellazione barometrica da Torino al Mediterraneo per \ al di Tanaro , e Oneglia , cd alcune allre osservazioni latte da lui in quel viaggio nello scorso giugno ( 1822) , in compagnia dell' Accademico Professore Bidone. Fu ado- perato un esattissimo barometro Torricelliano : la pozzelta < formata da un sacchetto di pelle , la cui capacita e va- riabile col girare una vite di pressione : per mezzo di quesla vite , e di un galleggiante, si ha un livello costante nel mercurio , e un punto invariable pel principio della scala : due Nonii sono apposti 1' uno alia scala barometrica, 1' altro a quella dell' unito termomelro per la correzione delle temperature. Un altro termometro separato servi per dc- terminare la temperalura dell' aria libera nei luoghi delle osservazioni. Qucste furon fatte sempre a ciel screno , e LXXI all' ombra , tranne quclla del Col di Nova ( N.° VII ) ove non si pote trovare ombra ncssuna per 1' operazione del baronietro : quella pero del terraoraetro libero fu fatta all' ombra progettata da un piccolo riallo di terra : la scala dei termometri e ottogesimale , quella dei barometri e in picdi di Francia. Gli stromenli prima e dopo il viaggio furono paragonati con quelli della Specola dell' Accademia. Nel segucnte registro , accanto alle osservazioni fatlc nel viaggio , si pongono le corrispondenti fatte conteniporanca- mcute nella Specola; quando non vi fu coincidenza di ora , le osservazioni della Specola , con una media proporzionale, luron ridotte a cio che verosimilmente sarebbero state nell' ora precisa di ciascuna stazione. Dobbiamo inoltre avvertire i.° Che il luogo preciso dellc osservazioni fatte nella Specola della Reale Accademia delle Scienze , c la sala di essa Specola , e non il piano supe- riore ove soglion farsi le ordinarie osservazioni meteorolo- gichc. Eppercio ad essa sala hannosi a rifcrire le diflerenze di livello nel registro indicate. 2. Le varie stazioni del viag- gio sono anch'esse, per brcvila di espressione, indicate col nome del pacse o della montagna , ma nel primo caso esse vengono indicate con precisione nella prima colonna : nel se- condo debbe intendersi clie son fatte nel punto culminantc della strada medesima clie traversa il monte. Le diflerenze di livello sono stale calcolate con la for- mola clie precede les Tables baromelrufues porlalives etc. par M. Biol. Paris 1811. LXXII Livellauone barometrica falta da Torino a Oneglia in giugno del 1822. I. 14 giugno ore 11 'f t mat. a Fossano, luordelle mura, locanda della Palocca , i." piano. Fossano Barom. . . 27. 1,0 Term, unilo -t- 2a, o Term, libero-t" 26, r Torino 5,i 26,1 Elevazione di Fossano sopra Torino (Specola) metri 96, 5. 11. slcsso gioruo ore 8. '/ 2 sera iJKnuwi, (Breo) Albergo Ueale i.° piano. MondoTi Barom. . . 26. 11,2 Term, unilo. •+■ 12. Term libero -+■ 22. Tor 4,6 3o.,, 33,i Elevazione di Mondovi sopra Torino (Specola ) metri 1 3 7,5 . III. 1 5 giugno ore 7. '/ z mat. a Ceva , Albergo Reale i. n piano. Ceva Barom. . . a6. 10,9 Term, unilo •+■ 20 Term, libero -f- 20. Torino 17. 4.0 -f- 21. 3 -*■ <7v"' Elevazione di Ceva sopra Torino (Specola) metri i 3 4,9. IV. ste«sogiomo ore 3. '/ 2 sera a Gn'Ciiio, borgo delponte, locanda della cerva at i ." piano. Garessio Barom. . . 26. 4<-> Term, unilo -t- 2J, o Term, libero -+• 25.o Tor 27. 3.3 ■+■ 26,9 ■+■ 22,1 Elevazione di Garessio sopra Torino (Specola ) metri 21)6.1. V. jtesso giorno ore 7. Term, libero -t» 19,0 Tor 27. 2,7 ■+■ 27,0 -+- 21,4 Elevazionc di Ormea sopra Torino (Specola ) metri 441 ,6. VI, 16 giugno ore 6. '/i mat. al J'onlr - : i. a osscrvazioue. LXXIV Mare Barora. . . 28. 2,5 Term, unito ■+■ 21, 5 Term, libcro -4-21,0 Tor *7- del mattino. La temperatura della camera era allora -+- 22,5 R. La temperatura dell' aria esterna -+- 17. ISclle notti calde , e lo furon quasi tutle , lc cicale cau- tavano non solamente di giorno , ma anche prima c dopo il tramontar del sole. Nci coutorni montagnosi e alquanto ombreggiati di Albenga , Finale ecc. era in fiori il Leandro a fiori rossi , il quale crescevi spontaneo. Meinoire stir clivers points cVanalyse par M. Guillaumc Libri. Gli Accademici Plana e Cavaliere Cisa di Gresy depu- lati all' esame di questo lavoro del sig. Libri , giudicarono la memoria del giovine matematico Toscano , meritevole per molti riguardi di essere pubblicata con le slampe , e lo san'i , per deliberazione della Classe, in uno de' segucnti volumi. Relazione verbale intorno alle sperienze lintorie del sig. Angelo Corvetti Toscano. Gli Accademici Giobert , Vittorio Michelotti , c Carena erano stati incaricati da S. E. il Conte Balbo , Prcsidente, LXXIX di senlirc il Corvclli inlorno a ccrle spcricnze di chimica applicata all' arle linloria die cgli avea cliiesto di fare in prescnza dell' Accademia o di una deputazione Accadcmica. A ricliicsta drlla deputazione il Corvclli mise in iscritto cio clic intcnclcva di (are con quelle sue operazioni ; esse consislcvano in ridurre a color rosso , cremcsi , vlolaceo , giallo e simili , il color nero dci drappi di seta : il modo di siflalta trasmutazione non' era indicalo in quella scrittura, ma dal Corvctli si promcllcva di fidarnc il segreto alia de- putazione accio ne venisse a lui cpjalclie ricompensa pro- porzionata al puhblico vanlaggio die da questa sua ope- razionc sarcbbc per derivare. A Mora il Collega Giobert disse il raordente adoperalo dal sig. Corvetli non poler esser altro sc non il muriato di stagno : quella manipolazione non esser nuova : essere essa stata descrilta , son piu di trent' anni , Begli eleineiili di tintura del Poerner , edi- zione di Torino, arricchita di comcnti dal Berlhollet c dal Giobert : sinatta operazionc in fine riuscire di niun vantag- gio in qucsto noslro paesc. Al Corvclli verarnente non era noto quel libro : cgli lultavia ha amnicsso schieltamenle che il suo segrelo non e gran fatto dissiinilc a quello piu sopra riferito , e desistetle volenticri dalla sua doinanda. LXXX 1 5 diccmbrc 1822. Nuove macchine per la carclatura e fdalura delta ba- vella ( moresca ) , lana , canapa , e lino : inventale dal sig. Giuseppe Quatlrino. Queste macchine sono in nuinero di sei : cinque di esse servouo a dare alia materia filabile lc successive prepara- zioni , dalla prima cardalura sino alia ("datura la pin fina: con la scsla si eseguisce parlicolarojente la pcLtinalura del lino e della canapa. Le macchine , costrulle sinora con piccolo dimension! , nan polrebbero preparare in un clalo lempo , quantita con- siderevole di materia, oiule scrvire ad uso di manilattura, ma dal lavoro clie esse fanno , e daJ disegni delle mac- chine in grande , presenlati clalT Autorc , gli Accademici Professore Bidone , Cavaliere Cisa di Gresy e Cavaliere Avogadro , giudicarono chc quest' invenzione polra riuscire vanlaggiosa all' induslria ded nostro pacse. Non e gia che in queste miccliine tutlo sia iiudvo , m:i nel cornplesso di esse, e nel loro modo di agire , i depulali predelli ravvisa- rono varic novita inircirnose c commcndcvoli. Ntiova materia cli vast e nlensili da. cucina : invenzione del sig. Alberto Galli Geometra. Lc pareli lalerali ciliiidrichc di rpiesli utensili sono dop- pie , cioe formate da due laniinc , l' una cstcriorc di rame, F allra interiore di slagno : V inlervallo Ira 1' una c 1' allra LXXXI parele e riempiuto di cartone a piu doppi , e chiuso da ogni parte con saldature : il fondo e scmplicemente di rarae stagnato : questi vasi si chiudono con coperclii i quali si aggravano con pesi piu o meno considercvoli se- condo il grado di cliiudimento che uno vuol dare ai vasi ; tjuesto cliiudimento pero non e mai tale che il vapore non possa uscire , sebben lentamente, dalla comniessura. Per lal modo si evita la necessiti delle cosi delto animelle di si- curezza delle quali e munito il Digestore di Papinio , a cui le penlole del sig. Galli hanno qualche somiglianza. La deputazioue, composta degli Accademici Conte 31ichele Savcrio Provana , e Cavaliere Amedeo Avogadro, nel rap- porto intorno a quest' invenzione, ravviso in essa i seguenti vantaggi. i.° I pesi soprapposti al copercliio fanno si che gli alimenti rinchiusi nel vaso possano ricevere una tern- peratura maggiore di quclla dell' acqua hollente , perche T aumeutata pressione rende maggiore il combaciamcnto del copcrchio coll' orlo del vaso , e climinuisce di allret- tanto la pcrdita di calore che conseguirebbe da una piu libera evaporazione. 2. Le doppie pareti rallentano nolabilmente il raflred- damento del vaso , per la resistenza che la superficie dei corpi oppongono sia all' entrata , sia all' uscita del calorico raggiante : rallentamento il quale sicuramente diventa mag- giore pel frapposto cartone a piu doppi, cssendo questo un imperfelto conduttore del calorico. LXXXM 1 deputati , in prcsenza dell' Aulore , haa falta V cspc- Ticnza di quest i vasi in cunfronto di altri di uguali di- mensioni , e falli alia loggia ordinaria , come s' adoprano nolle cucine : la came di bue fu colla negli tini e negli altri a un diprcsso in ugual tempo , ma in quelli del sig. Galli si consumo una dose alquanlo minore di combusti- bile. A malgrado adunque la men comoda coslruzione ed il pill caro prezzo di questi utensili , siccome dall' uso di cssi, qtiando siano convenientcmenle adoperali , risulta una rcale economia di combuslibile , cosi quest' arlifizio del sig. Alberto Gatti dalla Classe fu giudicalo degno di lode. 29 dicembre 1822. L' Accadcmico Professore Rolando prosegue c termina la lettura della sua menioria intitolata Recherches analomi- gues sur la moelle alongee ( sara stampata ncl tomo se- guente ). la quosta stcssa adunanza 1' Accademico Avvocato Luigi Colla leggc : llluslralio generis Dysodii : addita icone non- duni cognila speciei , quain D. divaricali nomine designa- runt bolanici. ( Vedi pag. 323-332 di questo Volume ). L' Accademico Cavaliere Amedeo Avogadro legge una parte di un fcuo lavoro Sur taffintie des corps pour le calorique, el tut les rapports de Vaffinile qui en resullent enlreux. LXXXIU INDICE Degli articoli contenuli nella precedenle Nolhia inlnrno ai luvori della Classe di Scienze fisiche e maltmuliche t nel cot so deir anno 1822. Prenmbolo ...... pag. xl Straordinaric variazioni meteornlosiche ncl 1821. » xi.i Straordinarissimo abbassameiUo del baromelro il gionio 2 di febbrajo i823 ...» xliv Ad verbascum cisalpioum observationcs etc. . » xi.v De medulla spinali , ncrvisque ex ea prodeunlibus » ivi Sur unc in It'" rale ...... xlvi Description d'un animal nouveau de la Classe des Ecliinodcniies ....... in Sliomenlo atto ad indicare V esistcoza e misiuarc la fnrza dclle piu deboli correnli voltiane . » ivi Anali-i cliimica di anlidiioime armature di bronze- » ivi Modilicazioue all' apparccdiio condensatore per fare il vino cce. ....... xiaii Esame di alcunc forme ndoperate da matcmatici per cspiimcre il valorc risuUante da piu afFermaziuni cdneordi » kuk Experiences trndanlcs a prouver que 1'airdes pays iiiariiimcs ne renferrac ui sel raarin, oi acide mil- rialiipic ....... . . . » ivi LXXX1V Nuova manicra d' organetti a manubrio . pag. lii Sopra alcuni fenomeni elettro-magnetici . » lv Riccrche sulle emanazioni del Rhus Toxicodendron » ivi Nuova foggia di carro » lvhi Memorie storiche iutorno alia vita ed agli studii di Gianfranccsco Cigna ...".» lix Reclierches analytiques sur la densite des couches de I'atmospbere, et sur la iheorie des refractions astronoraiques ...... ivi Sopra 1' influenza dell 1 azione chimica nella produ- zione della corrente elettrica » lx Experiences hydrauliques sur divers cas de la con- traction de la veiue fluide etc. . . » ivi Dents du grand Mastodonte trouvees en Piemont etc. » ivi Conslruclion d'un voltiinetre multiplicateur etc. » ivi Osscrvazioni sopra due porzioni dell' Ilirudo pro- vincialis ........ wi Relazione di un viaggio Zoologico al mar di Nizza » lxi Distillazione delle cereali , delle patate ecc. , per trarne alcool ....... lxh Addition a la notice concernant les osseraens d'ani- maux trouves dans la houillc de Cadibona. » lxiii llluminazione col gasse tralto da materie oleose » ivi ■ Nuovo meccanismo per esprimer 1' olio » lxv Livellazione baromelrica da Torino a Oneglia. » lxx Sur divers points d'analyse ...» lxxviii Proposla di sperienze tintorie ...» ivi LXXXV Nuova macchina per la cardalura e lilatura della moresca , lana ecc. .... pag. l\xx Nuova maniera di vasi c utcnsili da cucina . » ivi Recherches anatoraiques sur la moelle alongee » ixxxii lllustratio generis Dysodii etc. ...» ivi Sur l'affinit^ des corps pour le caloiiijue elc. » ivi Tom. xxvii. xi MEMORIE DELLA CLASSE DI SCIENZE F1SICHE E MATEMATICHE. I CONTINUAZIONE DEL SAGGIO INTORPiO AD ALCLNI FENOMENI ELETTKO-MAGNETICI ecc. Del Dottore Vittorio Michelotti rBorEssoRE di cnmir » ,medic\ , E firm icrrnci Lttta ncllc Adunanze delli 17 di marzo , t il\ di aprilt 1821. PARTE SECONDA (i). Injluenza delV azione chimica nel produrre la correnle eletlrica. delli 20 di maggio del 1821, ho indicate alcune cause dalle quali pare clie dipendano quelle particolaii modifica- zioni , che osserviamo negli effetti della corrente elettrica j essendo ora mio proposito d' esploiare quello che si debbe attribuire all' azione chimica , credo utile di rammentare alcune cose intorno alle opinioni , che si ebbero concementi alle cause dell' eccitamenlo e trasmissiooe del fluido (2). (1) La prima parle e ioserita nel Vol. XXVI png. 365. (2) Non e mio intendimento ne di fare la storia , ne di esporre i fatli <■<-- condo I' ordine delle date , ma solamente di acceuuare alcune cose cbe sem- biauo collegate coll' argomento di cui »i IraUa. Tom. xxmi. A & TNTOTtW AT) ALCUNI FtNOMTN? ECC. ARTICOLO i.° Compendio slorico. II celebre Volta po«e come causa principale dcll'eccila- mento elettrico , del suo cletlromotore , 1' associazione dei nietulli , e riguardo i liquidi frapposli piutlosto come semi- condultori , per i quali il (luido di una coppia \\ea tras- messo all' allra : e cio perche da' propri sperimenli aveva conosciuto essere debolissima 1' iuipulsione , che s' otiicne dal contatto de' melalli coll 1 aequa ^pura , o salata , per rispello a quella de' metalli. Ma trovo tale iuipulsione sen- sibilissinia , servendosi di alcuni acidi cone'entrati , o di al- cuni liquidi alcalini ecc. ([). Altri insigni fisici e chimici considerarono come causa d' eccitamento elettrico , 1' azione ossidante , che csercitano per lo piu i liquidi sopra i metalli dell' elettromolore, uno de' nostri colleglii porld pure quest' opinione (a) , piu d'ogni altro T avvaloro il Dottore Wollaston con ingegnosissimi spe- rimenli (3). (j) De luleclricite izione , e la deviazione dill 1 ago giungeva anche a gradi 45 sccondo V intensita dell' azione chimica (i). Finalmente la stessa cosa succede anche colle soluzioui saline neutre , p. e. il solfato, o idroclorato di soda ecc. , purche dal canto positivo , il conduttore sia di melallo Ihcilmente atlaccabile quale e lo zinco. E adunque manifesto , che nel nostro caso la chimica scomposizionc del liquido frapposto tra i due conduttori metallici nou impedisce i fenoraeni raagnetici della devia- zione ; che la circostanza piu essenziale al pajsaggio della (i) Net caso di condullori d' nrgento , e ili nilralo di raoic , si depone uel picciol lubo moltii argeulo mel.illico ; puiebe » uiisura cbe si forma iiiualc d' argento vien pure decomposlo. Tom. xxvii. B io iwtop.ho ad alctjwi TnfOMFtfi ECC. corrcnte , non e taulo qui-lla , della grande conducibilita , quanio quella , che il liquido esercili un* azione chimica sopra i conduttori. In fatti uel nostro caso , a pari circo- stanze , ed il liquido esscudo lo stesso , passa o non passa la corrente, secondo che vi c o nou vi c, azione chimica sopra i conduttori. La scomposizioDe poi dei liquidi conduttori puS inten- dersi che possa essere deter mina la in due modi. i.° Dall'elet- tromotore istesso , quando le polarita (i) opposte de' suoi conduttori vincono 1' affinita chimica ; come succede cogli elettromotori composti. 2. L' apparato avendo polarita de- boli , come succede nell 1 apparato elementare , bisogna che' I' affinila chimica de' component del liquido, sopra i con- duttori , concorra alia scomposizione. Ai fisici come nolato abbiamo parve gia essenziale , per la produzione degli efl'etli chimici , che gli elementi del liquido interposto potessero essere trasportati (2). L'influenza (1) Per evilare lunghe circonlocuzioni intenderemo per palnritii del melalli lo stalo il' eccitamenlo elellrico che essi banno in virtu del mulatto , e ch» io essi riputiarno permmente siuo a che dura il coulalto. (2) Singer loc. citat. pag. 487. » Dans les coinbinaisons voltaiques simples , il parait ejsenticl , pour la » production des efl'ets cliimiqurs , que les elements du fluiile interpose » puissent etre transports ; el comme on peut presumer que la meme chose » arrive dans chaqoe cellule d'une batterie , cVst pent-etre une rfes canses » aux quel les on peut attriburr Paction plus euergique <|ne developpent l»i » fluides susceptibles d'eprouver une decomposition plus rapide. DEL DOT. VITTOIUO MICHEtOTTl 1 1 di questo trasporlo non parendooii bastanlemente chiara i» la couccpirei uel modo seguente. INcl nostro caso , versaudu acqua acidulata Delia casselta di ramc , e questa Don couniuicaudo colla lastra di zinco, che vi sla sospesa , si produrra tutlavia un eccilaraento eletlrico sopra i due metalli ; questo stato di poWita, qual- era Don vi fos.se altra causa , polrebbe essere prodotto dal eontallo de 1 melalli col liquido. I nx'lalli debbono restate solamentein questo stato, sino a che un condutlore adattato trasmetta fluido da un melallo all' altro , di-ponendolo in correnle nel seguente mode. Se il condutlore sara uu liquido che si sconiponga , diremo che II Dottore Wollastoo osserv ndo che quando I 1 acqua e collocata fra i due ciiniliitlui'i d! un eletlromotnre ( coinposto ) , e sufficientemente energico per •ssidare un<> dei till di cumin iea/ione , s i sviluppa I idrogeno a I filo opjiosto, ne indusse K- segui-nli c»se. » Puisque ici le degageun-ut de Th^drogeue de- » peud evidemment de taction eleclrique , il est probable que dans d autres » circonslances , I'electricile est egalemeot necessaire a sa conversion en gat. » \\ paraltrait (tone qu'il se dereloppe de Telectricitr pendant \a dissolution * dun uietal par un acide , el que la formation d bjfdrogeoe , meme dajii n est cas , depend du passage de l'eleclricite entre le liqoide ei le metal. Ainiil de Cbiinie , et de Physique torn. i6 pag. 47. Davy dopo di aver slabilftn che le coinhinnzioni VoTtaiVtie te piii potenti 90110 tormale da sostanze , ( he agiscono colba pin grau.de nu-'rgia cbimica li- mie sopra lit altre , ed ossertajido d' allra parte ebe I cccilanvnto eleltrico i pv.dottn 1I.1I semplice eontatlo di sosfeinze che non spiegaiu* .en-UiUe azi.me chiinica ; ariisa quindi essere cosa ptobabitissiiua , che le chimiche ji-umpo- aizioni servano soltanto n scabilire (equilibria ratio dal conliUa d«' nictalli. Oper. cit. pag. 202 ecc. pag. a^o. ecc. 12 I5T0HX0 AD AT.CXJNI FEN0MENI ECC. ciasrun elcmcnto del liquido s' associa, e porta ad'uno dei conduttori un genere d' clettricita die sara opposta a quella del couduttorc metallico. Se il conduttore dell' apparato sara metallico , i metalli saranno costituiti in due polaiila opposte, come per con- tatto immediato: a Mora dalla scomposizione del liquido frap- posto fra i metalli stessi ne deve succedere che ciascun elemento sara similmente attratto dal melallo , che ha una polarita opposta alia sua. A compimento di quest' ipotesi giovandosi pure de' falti avverati da molli valenli lisici , bisognerebbe stipporrc nell 1 eletlromotore due cause d' eccitamento eleltrico , e due modi di trasmissione del fluido (i). La prima sarebbe dovuta al contatto , ed il fluido non ritenuto , dalla virtu di contatto , sarebbe trasfuso per trasmissione ordinaria , dai frapposti semi-condultori , e sarebbe quello , che produrrebbe i fenomeni semplicemente elettrici , dell' eletlromotore (2). La seconda causa d 1 eccitamento eletlrico sarebbe chi- mica : il fluido eccitato cosi , sarebbe trasportato dai pro- dotti dell' azione chimica dei liquidi frapposti alle opposte (1) Si potrebbe in qualche modo paragonare i . La cassetta comunicava melallicamente col condultore JSoril del moltiplicalore. Poucndo i uervi per contalto del condultore Slid , suc- Toii. xxv 11. C »8 INTOUNO AD AIXUM l'KNOMDNI ECC. cedevano le solite violcnte conlrazioui , e continuando la comunicazione , in breve la rana riprendeva il suo stato naturale, non manifestando che di quando in quando qual- che leggiera contrazione. Fnterrompendo , c poi rinnovando la comunicazione , si rinnovavano le conlrazioui , ma in- tanto in nessun caso , il moltiplicatorc provava la menoma oscillazione. Essendo cosi disposle le cose , e la rana cssendo tuttora fresca , e tranquilla , si tocco il disco di ollonc, ed il con- duttore del moltiplicatore con un hlo mctallico fig. 4.* (/n); nel medesimo istante succedellcro due fenomeni : 1' ago fu lanciato a piu di 90. gradi orientali, come succedu quando si pongono in comunicazione lo zinco , ed il rame , dacche sono rimasti isolati per qualche tempo ; nel tempo stesso , tulli i muscoli della rana furono violentemente e perma- nenlemente convulsi , ben tumidi , e visibili ; mentre le membra rimasero distese e rigide, come osservasi in qual- che caso moiboso. Rimanendo il tutto cosi di^posto , la de- viazione seguiva , e si manleneva al grado die conviensi all" apparalo, quando egli metallicamente comunica col mol- tiplicatore ; ma lo stato convulsivo della rana, clie dir pos- siamo di Telano , come prodolto da causa altresi perma- nente persisteva senza inlei ruzione , sino a die fu indebo- lila a segno la sua irritabilita , die tolla dal circuilo , e sperimentata con adattati espedienti , non manifesto piu che radi , e deboli segni d' irritabilita. DEL DOT. VITTORIO MICnELOTTI If) Non cssendo qui il mio proposito di fare osservazioni fisinlogiche , ma bensi quello d' indagare i fenoaieni della trasmissione del fluido , ho giudicato esser couveniente di variare lo sperimento. Di^posio T apparalo come nella fig. 5. a il quale non dif- ferisce dal ptecedente se non' in cio che , in quest' ultimo il condultore Nord che melte alia cassetta , e interrotto da un liquido scomponibile , p. e. nitrato di rame conte- nulo nel piccolo Iul>o v , dal canto poi della cassetta , la laminetta melallica immersa nel piccol tubo era o di zin- co , o di rame , od anche di argenlo , e la laminetta dell' altra parte era di platino. In questo modo si potevano osservare nello stesso istnnte tre curiosissinii finomeni. Slabilila per mezzo di filo me- tallico m la comunicazione, Ira il disco di ottone , ed il con- dultore Slid, succedevano nel punto stesso, deviazione dell' ago , convulsion] permauenti nella rana , e piccipita- zione di rame sopra il platino; il tutlo scompariva a ua trallo interrompendola : se poi , il tutto esseudo come so- pra disposto , alia laminetta di zinco , o di rame se ne sostiluiva un' altra di platino, toslamente cessavano la scomposizione , e la deviazione delT ago , e la rana, in luogo di essere convuUa riprendeva le ordinarie contra- zioni. Gli spcrimenli , che ho accennali pajono ben acconcii ad avvalorarc 1" opiuione , che dall' eletlroiuotore , in due 20 IH'TOrVNO AD ALCL'NI FENOMEKI ECC. modi sia eccilato e messo in circoUizione il fluido : ci6 e che per la trasmissioue d' uno ba^li qualunque corpo con- duttore dcIT cleltricita, meptre I'altro non doe attraversare i liquidi , che tanto quanlo le mollecolc di qucsti lo Ira- sportano. Nell' accennala ipolesi , ogni liquido polrebbe diventare condultorc della correntc , purche scomponihile fia i due poli dell' apparalo , ed ogni coppia di raelalli (i) sarebbe alia a produrnc il fluido, purche iutcrposto vi sia un li- quido , il quale agisca chimicaincntc sopra i rnedesimi. Era adunque utile per questo rispello di far prove so I to questo aspetlo , dell 1 argenlo , dell' oro , e del pl.itino. Davy persistendo in cio, che le piu foili batlerie sono costiUtle con corpi i quali agiscono con grande energia chimica ne conchiuse. » Gli e in questo modo che collo zinco, col rame , e coll' acido nitrico si fa una potenle batteria , mcntre serie uguali in numero d' argenlo, d 1 oro , d 1 acqua, che non esercilano le une sopra le allre alcuna azione chi- nnca , non producono alcun eflelto sensibile » (2). Che quesli metdlli diventino allrcsi elettrici per contatto pare cosa suflacientemeutc provata ; che poi lo diventino , (1) NB. Od anche coppie di altre sostanze che al proposito riuniscano le proprieta dei metalli. (i) Oper. cit. p.ig. 202. Non so che si sieno formate batterie coa qucsti ineldlli , p. e. oro e platino , ed acidi potenti. DEL DOT. VITTORIO MICIIELOTTI 2 1 cssrndo solamente in coutatlo con acqua pura , o soluzioni saline prive di azione chiinica sopra i medesimi , si pud piovare con una rana prcparata ; poiche essa manifesta lc sotilc conlrazioni , quaudo si pone debitamente a conlatto coll' oro , col platino , coll" argenlo , i quali metalli , d'al- Iro canto , nou comunichino die con acqua o soluzioni saline. Relativamenle alia cor rente , la cosa non succede cosi. Piegai una lastra d' argento , entro un crogiuolo di platino come nelT apparalo di Seebek. L' acqua pura , le soluzioni saline ueulre , non produssero verun movimento nell' ago calaruitato , che si teneva sospcso sopra l' argento : ma so- stiluendo a questi liquidi , acido nitrico concentrato , la deviazione dell' ago fu istanlanea , e F argento era corroso. Una laminetta di platino , ed un' altra d' oro , ( larghe una linea , lunghe 9 ) saldata ciascuna ad uno de' condut- tori del moltiplicalore , ed immerse nel vasollino v ( fig. 2. a ) pieno d' acido idroclorico concentrato , non produssero che puche oscillazioni. Lo stess' apparato (1), ed acido nitrico concentrato niuna. Lo stess' apparato, con acido idro-cloronitrico, deviazione (1) Si avvf>rU che in ogni espprinopnlo ogni cosa fu sempre ben ripiilila. De' ri-sto c da nolarsi die anche Gli m I I'lici di metalli facilmente attacca- 1'ili , sunn piu che sumcienli per produrre oolabilissima deviazione. 12. INTORNO AD ALCUNl FENOMEHI ECC. pronta dell' ago di gradi 5 occidental! , Toro essendo al conduttore Nord. Dalle allre sperienze , es?endo gia manifesto die anche quaudo e dcbolissiina l 1 azione chimica , basta aumenlare le supeificie in azione, per avere anche grandi elfetti , si fece a lira prova nel seguente inodo. Un disco di plalino del diametro di pollici 9 linee 4 comunicava col conduttore Slid del molliplicatore , si copii d' acido solibrico concentralo, si soprappose all' acido una laminetla d' 010 puro , di 9 linee quadrate , comunicantc col conduttore Nord : non succedelte deviazione dell' ago, no azione chimica. Lo slesso apparato con acido idro-clorico concentrato ; in breve succedelte la deviazione occidentale , sino a gradi 10, si fissb (1) a gradi 5. La superhcie dell 1 010 era sen- sibilmente corrosa. Lo slesso apparato con acido nitrico concentrato: nissuna azione. Lo stesso apparato , con acido idro-cloronitrico ; devia- zione pronta occidentale da gradi 2. 5 a 3o , l 1 ago si fisso a gradi 20. L' azione sopra 1' oro era grande. (1) lulendo cbe 1' ago si fissa, quando dopo aver oltrepassato un dalo puDto, pare riiuaiHi in un dalo sito , bcnclie cuntinuamenle si uiuova. N eggasi la descrizione del molliplicatore Vollaico del Cavaliuie Avogadio in rrueslo sltsso volume. DEL DOT. VITTORIO MICI1ELOTTI 23 Quesli mclalli sono adunque atlissimi a produrre cor- rente , purche si soddisn* all' ipotesi , d' eccilarc , e tras- nicllcrc chimicamentc il fluido. ARTICOLO 4. Cause che determinauo la direzione della corrente. Nell' accennata ipotesi le polarita dci metalli sono deter- minate dal contatto, ma la direzione della corrente, dipende dalla natura del fluido che e apportato a ciascun nielallo, dalle mollecole del liquido interposto. Nel caso di una coppia di zinco , e rame che si trovano da una parte , e die dall' allra s' immergono in acqua aci- dulata , la corrente negativa circola dal zinco , al rame , e viceversa la pbsiliva; sarebbe errore il dire, che in que- sto caso, sia nrgitivo lo zinco, e posilivo il rame, poiche e la corrente sola , che circola in questa direzione : ed anche secondo la leoria comunemente ricevuta , e lo stesso fluido de' metalli , che va dal rame alio zinco , e che per mean del liquido , ritorna da questo al rame. Che la direzione della corrente , non dipenda dalla sern- plice trasmissione dello stesso fluido eccilato dal contatto de' metalli , ma bunsi dalla natura del fluido che e appor- tato ai medesimi dallazione chimica, pare potersi provare coi seguenli fatli. 34 INTORNO AD ALCUNI FENOMENI ECC. I fisici avevano di gia avvertitc vaiie anomalie , le quali succedono , nell' adoperare in un elettroraolore , piuttosto un liquido , che un allro. 11 falto piu significante , che io couosca , e dovulo al sig. H. Davy (i). Dice egli , che in un elcttromolore, i nietalli piu ossidabili foruiano il polo positive- , se il liquido somministra ossigeno , raa se il li- quido somministra zolfo, allora e il metallo che attrae piu poteutemente lo zolfo, che diventa tale. Osserva che questa cosa succede tia il ferro , ed il rame (2). L' insigne fi- sico , nou parla pero delle disposizioni fatte con zinco in luogo di ferro , e con argento in luogo di rame , proba- bilnienle peiche coll' eleltromotore composto , non ottenne che risultati inconcludenti. Wei caso noslro le mie osserva- zioni fuioDO le seguenti. Lastrelte uguali di ferro, e di rame ben pulite, di poll. 2 quadrali, (fig. 2) si unirono ai conilutlori del molliplicalore, metlendo il ferro al Sud , ed adoperando acqua acidulata ; la deviazione dell' ago era di 40 gradi orieulali. Wello stesso apparato , con idrosolfalo di potassa, la de- viazione e stata di gradi i5 all' occidenle. bopra il rame si e deposto molto zolfo , e vi fu svolgimeuto di gaz sopra il ferro , probabilmeute idrogeno. (1) Oper. citat. pag. in,. (2) Si avvprla , che l' rlcllromotore accennalo da Da«y e il composto. Par- 1 ui.Im di questo procurero di spiegare alcuue dctle apparcDti aauuiaiie. DEL DOT. VITTORIO MICHELOTTI 25 Mettendo lo zinco at Sud ed il rame al Nord , con idrosollato di polassa, si deponeva zolfo sopra il rame; la deviazione e pure slata occidentale , ma di soli gradi 5, cioe inversa di quella che succede con liquidi ossidanli. Essendo il ferro al Sud e 1' argenlo al Nord, ed il li- quido essendo idrosolfalo di polassa, la deviazione fu pure occidentide di gradi 5 , ciou inversa , e 1' argento e stato foncmente ingiallito dallo zolfo. In tulte qucste circoslanze la direzione della corrente corrisponde perfettamente alia riatura del fluido , che il liquido scomposto , forniscc ai melalli. Poiclie i melalli che sono facilmenle corrosi da uno stes^o acido , per lo piii non lo sono egualmeute , e nello stesso tempo , e di piu varia puo esserne 1' azione , secondo cJie & dilungato , o concenlrato •, cosi nell' ipolesi proposta , si potcva prevedere che con due melalli e con uno stesso liquido acido, si doveva ottenere la corrente ne' due sensi opposli , qualora 1' acido avesse agito prima sopra d' uno, e poi con maggior forza sopra V allro. Questo fatto si e piu voile osservato , mentre col collega Cavaliere Avogadro , si facevano ricerche per determinare T ordine relalivo , che tengono i melalli esplorati cogli stessi menstiui chimici : ne indichcro fra questi alcuai, che mi pajono piu acconcii al caso nostro. Lo stagno essendo unilo al conduttore Sud, il piombo Tom. xxmi. D 26 IRTORRO AD ALCURl FER0MERI ECC. a quello Nord , cd il liquids csseudo acido solforieo con- centrato , la prima deviuzione dell' ago, e stata occidenlile, di varii gradi , indi F ago rilorno alio zero , c devio a le- vante : dacche 1" azioue parea pressoche uguale sopra i due metalli , la qual cosa si scorgc f.icilmrntc dal gaz che si sviluppa sopra i mcdesimi , F ago rilorna , e si fernia so- pra lo zero. Cogli slessi metalli, e colla slessa disposizione, mettendo acido nilrico concenlrato per liquido , si produsse devia- zione quasi istautanea di gradi 5 all' occidente: ma da che comincio ad essere sensibile 1' azionc tlcll 1 acido sopra lo slagno , F ago passo lo zero a levanle e pervenue in breve a gradi -j 5 oriental]. Collo stesso apparato , ma- sostiluendo al Sud il piombo, eJ il bismulo al ISord, con acido nitrico , od idroclorico ddungato , il bismulo non parve sensibilmciile corroso , e la deviazione delF ago , non fu che orientate e giunse da 4° a 70 gradi orientali. Colla stessa disposizione , sostituendo acido nitrico con- centralo , di primo slancio , F ago and6 a gradi 90 orien- tal', poi cominciando ad essere attaccato il bismulo, Fago npasso lo zero , e si rivolse a gradi 3o occideutali. Dagli accennati falli , pare provato che negli slessi corpi posli iu reazione , la coi rente, vicn delermiuala ncl senso in cui s' csercita F azione chimica. DEL DOT. VITTORIO MICHELOTTI 27 ARTICOLO 5.° Sopra la natura del Jluido che scarica f elettromolore. II piu grao numcro dei fisici pare che ammetta la teoria dei due fluidi , ed attribuisca i fenomeni , die piu paiti- colari sono alia correute dell' eleltromotore , all' iutensita , e continuila colla quale il fluido circola nel medesimo. Alcuni pero sono d' opinione che i fenomeni magnetic*! , e quelli dell' ignizione , dipendano dalla composizione dello stesso fluido , il che rigtiardano come composto di calorico ed elettrico , di calorico e magnetico. lo uon eiitiero in nessuna di qiieste disquisizioni , ma acceunerd alcuni dtti i quali mi pajoiio nun indegni di pailicolare cousidera- zione (i). Alkuche un apparato elementare sufEcientemente (a) gran- de s' eccita con liquor acido , e si dispone un ftlo metal- lico in modo a poterne ricavar una scintilla , il lilu me- tallico , dal canto che la ricevera se sari tcrmiuato in punta (1) Wsnlli-Eandi loc. cit. Pensieii iatoroo .lra di iiuco .- uia si riciiiede uu acido puco debate. 28 INTOUKO AD ALCCNI TENOMENI ECC. sottilissima secondo la Datura del mctallo , vcrra istanta- nramente infuocata , od anche iufiannnata : e poi facilissi- nio il provarc , die la stessa cosa non succede , con con- siruile scintilla d' elettricita ordinaria : tuttocio si osserva xnollo piii facilmcnte adopiando un eleltroniotore composlo, e con questo il sig. Simon (i) , il primo per quanto io snppia , instilui una scrie di curiose spcrienze , sopra gli eflelti della scintilla ottenula dalla batteria Volliana. Un altro fenomeno , il quale non so , che sia di gia stato osservato , e il seguente. Collocando uno de' condut- tori del molliplicatore in contalto p. e. colla cassetta di rame, ed avvicioando moltissimo il filo mctallico dell' altro, alia lastra di zinco , non s' otterra il menonio movimcnto ncll' ago calamitato ; ma tostoche scocca una sciatdla sopra d medesimo , 1' ago c spinto di slancio , e descrive anche 1' intero circolo , nella direzione peio che compete alia na- tura della scarica. Dopo questa , benche il filo sia tuttora vicinissimo , nulla piii succede sinche passi altra scintilla. Adoprando un apparalo composto , come quello die de- scrissi a dodeci elementi , allora nelT istante istesso , che il molliplicatore riceve la scintilla , 1' ago e spinto , in gi- ro rapidissimo e descrive piu volte il circolo del qua- dra nte. (i) Anna), de cbimie torn. (,i pag. 3 e ',5 etc. BEL DOT. V1TTORIO MICHET.OTTI 20, Knrnmentando ora , che ne picciole , ne forti scinlille , ne F afflusso coatinuato dell' elctlricita ordinaria , produ- coiio alcuno dcgli acccunali feuomeni sopra il moltiplicatore, sarebbc mestieri di spiegarli , o supponcndo , che la na- tura del (luido , che scarica 1' clettromotore abbia qualche cosa di parlicolare, owero, die 1' appareule istantanea scin- tilla dell' clettromotore , uon sia islantanra come quella della bottiglia di Leida , benche cosi ue giudichino i sensi, bensi che la prima sia forma ta da una rapidissima suc- cession di sciutille , e che quell' istante , non sembri tale a' nostri occhi , nvnlrecche esso consists in una succcssio- ne di infiniii tcuipuscoli , da noi non mensurabili. lo la- sciero che altri giudichi quale delle due 'spirgazioni sia la piu verosimile , non couoscendo ragione decisiva , per di- mosliarne una , o per negarne 1' allra. Aggiungcro ancora che mi pnrve utile 1' esplorare , se caricaudo coll' clettromotore una botliglietta di Leida , si potevano, scaricandola sopra il moltiplicatore, ottenere ef- fetli divers! da quelli della scarica ordinaria. Per questo si prepararono anche bottiglietle , con vetro sottilissimo , cd una di queste era falta con boccietta soffiata alia lam- pada. La botliglietta si colloco sopra un piede di vetro ; a ciascuna delle- sue armature , era applicato un brevissimo filo mctallico ; facendo girare il piede in un senso, ciascun fdo dell' armalura toccava perfettamente uno dei conduttori 3o irroRNO ad alcuni fenomeni ecc. dill' elettromotore ; giraudo il piede in senso opposto , si staliiliva il conlatlo di ciascuna armatura coa uno dci comlultori del molliplicatore : altre volte si fece comuni- care una delle armature , con uno dei conduttori , e l 1 al- tra col suolo. In uessuno di questi sperimenti , si pote os- servar cosa alcuna ncl molliplicatore. E molto verosimile , che la boltiglia di Leida , altro prender non possa dall' elettromotore che elettricita ordi- naria j vale a dire che 1' elettrometro , e la bottiglia non sieno che strumenli , per la tensione ordinaria eleltrica , come la rana lo e per la semplice trasmissione ; poiche essi non indicano la scarica lal quale 1' elettromotore la da al molliplicatore. />•./,/. '>",//<■■ Ivruy,//. '/ouTw^bm ■]/<■/,<.■.,/.><■./'.'>,■.,■ ,„„/.'/;',■. TTtop.Zl ■ *»,«»■»■ I, I — 3i NOTE SUR DES DENTS DU GRAND MASTODONTE TROUVEES EN PIEMONT ET SUR DES MACHOIRES ET DENTS FOSSILES prises dans la mine de douille de cadibona proghe savone. Par Le Professeur Borson. Lve a la Seance du 31 avril 1833. J ai fait connaltre , dans le volume XXIV des m^moires de cetle Acad«5mie , des dents et des portions de machoi- res du Mastodonte , provenant de la province d'Asti : elles apparlienncnt a l'espece a dents etroites, dont on trouve des vestiges en Europe, comme en Amerique. La dent que je pr^sente aujouid'hui est peut-etre plus rernarquable: sa structure , et la forme de sa couronne mS firent aussitot soupconner qu'elle pouvait etre celle du MastoaOnte de la graiidc espece. J'etais cependant fort-aise de voir jus!»fier nies soupcons par l'avis du celebre professeur , a qui les recherches sur les ossemens fossiles des animaux doivent ravaucement auxquels elles sont arrivees de nos jours. Je fis done executer par l'habile preparateur de ce musee , M. Cautii , un modt'-lc en platre de celle dent que je m/em- prcssai d*envoyer a M. le Baron G. Cuvier , en le priant .',Z SUn DES DENTS DU MASTODONTE de vouloir bicn Texarainer. Sa reponse , en date du 21 Janvier passe , porte en substance , qu'il regarde cetle dent roDime tres-remarquable par sa forme , qui Veloigne du Mastodonle a dents elroiles pour le rapprochcr du grand Mastodonte. « Mais ce qui reud ce fait d'une grande » importance daus l'histoire de ces fossiles , c'est , dit-il , » que jusques a present on 11'avait eu que trois dents du w grand Maslodonlc que Ton eut pretendu etre de l'aucien » continent , el les temoignages a eel cgard etaient aieme » assez douteux. » Je me suis assure de la maniere la plus positive que cette dent provient des collines non eloignees de Villanova d'Asti, ou elle a ete trouvee a uue petite profondeur. INous avons done ainsi la certitude que le grand Mastodonte , vivait aussi en Piemont avec l'espc-ce a dents ^troites : car, dit M. Cuvier , (1) « les os de ce grand animal tres-cora- » mun dans TAmeVique septen.tiionale , sont rares partout » ailleurs : mais partout oil on les trouve, its ne sont qu'a » uue petite profondeur ; et cependant en general , ils ne » sont pas bea.'icoup decomposes. » L'auteur poursuit ; « ils » ne son* t pas rouMs , et ils offrent , comme presque tous » les os fossiles , la preuve qu'ils sont restes aux lieux ou « on les trouve depuis lYpoque de leur mort. » La dent dont il s'agit pi. II avait quatre paires de po'mlcs en y comprenant celle qui est brisSe dont il reste des vestiges. La racine en cet endroit giant arroudie, ()) Kecucrchcs sur les ossemens fossiles etc. edition de i8ai pag. aai. PAR LE PROF. BORSOH 33 ainsi qu*a rextremite opposee , il n'y a pas lieu de croire qu'clle eut plus de huit pointes. La detrition a cu lieu dans la partie interieure ct elle aurait appartenu a la ma- choire superieure dont elle serait une arricrc niolaire (i). Les fragmens diriges en arriere et bien de\ eloppes , qui jesteut des racines , nous font jugcr d'ailleurs que la dent devait fitre usee ; et c'cst ce qui se voit sur les extreniitcs des pointes qui correspondent a l'interieur de la bouche ; ct cette deLiition va en augnientant a mesure que l'ou s'avance vers son cxtiemite, pendant que les poiotes qui se trouvent sur le fond sont a peine entamees ; et il est probable que la paire , qui est brisee et qui est la dcr- nieie , serait dans son entier. La dent qui a quelque rapport avec la notre est celle que M. de Butl'on a fi^uree dans le tome V du supplement a I'histoire naturelle, pi. \ pag. 5 12, qu'il avait recue de M. de Vergennes ; avcc cette diflennce cependant que dans la notre il n'y a que des vallees transversales ; les pointes etant unies ensemble dans la largeur , ne laissent aucun lieu a des separations et consdquemment aux vallees longitudinales. L email qui la couvre et auquel elle doit sa conservation ctances de leur giscment , joinles au pro- » duit de l'anal)se, s'accordent pour appuycr celte opinion, » qui est aussi la plus ge^ieralemcut adoptee. » Peut-ctre que le fail que je yais rapportcr pourra servir a lever au moius en pavlie le voile qui couvre ce mystcre, 36 SUR DES DENTS DU MVSTOW)NTE qui n'cst pas des moins difficiles a cxpliquer parmi ccux que nous offre la geologic L'an passe , M. Laflin , un de mes eleves les plus distingues en mineralogie , cut occasion de se procurer quelqucs vestiges d'animaux et de bois fos- siles qu'on avail liouves en cxploitant la miniere de houille de Cadi bona procbc Savone. 11 (it mouler en platrc deux portions de machoires garuies de deuts , dont il envoya une copie a M. G. Cuvier , et en remit une autre a ce musee avec quelques portions de bois fossile et une espece de corne remarquable , dont je parlerai bientot , qui prove- naienl egalemcnt de la meme miniere. Un heureux hazard m'a procure le plaisir d'enrichir ce musee de quelques ossemens fossiles d'animaux qui ont cle" pris dans cette incme mine de Cadibona , lieu distant de deux lieures environ de marche de Savone ; cette mine est appuyee sur le revers meridional de la chaine principale de l'Appennin , et est elevce de 3oo melres a-peu-pres au- dessus de la mer qui n'en est pas eloignde. Ces ossemens consistent dans les pieces suivantes. i.° Une portion de machoire, pi. IV Jig. i, longue de 4 ponces deux lignes , contenant une dent a trois paires de pointes dont quatrc sont separccs , et les deux en a sont presqtic unies. La longueur de cette deut est de deux pou- ccs cinq lignes, et sa plus grande largeur , un pouce et presque quatre lignes. Elle est d'un beau noir luisant dans tout son contour , et meme dans scs sinuosiles , et de 1^- geres strics la sillonent depuis le bas jusipu-s a la . sorumite' des pointes ou Ton voit que la detrition a forme un petit PAR LB PROP. BORSON 3 7 cercle applali. La masse entiere de la machoire est impre- gnee cle pyrites , qui se voyent en tres-petits cristaux dans quclques cavernosites. La maticre osseuse , qui vers la sur- face en est privee , est d'un brun roussfitre, et la maticre charboneuse la recouvre en beaucoup d'endroits. 2. Une autre portion de maclioire qui. renferme trois dents pi. V Jig. 1. La plus grande a un pouce , neuf lignes de large : on ne peut en avoir la profondeur au-dela d'un pouce quatre lignes , etant brisee sur le demure. II y a apparence qu'elle avait six pointes sur deux rangs dont , dans le premier deux se trouvent sur une meme direction , et la troisieme s'rn devie un peu ; ce que Ion voit bien evidemmenl dans la dent qui suit. Le second rang a pareillement trois pointes placees com- me dans le precedent , mais on ne voit que les debris de la troisieme en d ; et une autre pointe plus petite , et presque pyrainulale , se voit apres la premiere , ce qui ferait quatre pointes dans ce second rang. Les pointes sont sdparees par des especes de fosses qui les entoureut exce- pte vers une extremite qui est entiere. La dent , qui vient immediatement apres , n'est pas aussi elevee et n'a que un pouce quatre lignes de large ; mais nY'tant pas , comnie la prccedente brisee sur le derricre , on peut en mesurer la profondeur qui est de deux polices. A cet eudroit les deux dernieres pointes ne sont pas unies ensemble , comme on le voit a la face opposee. Les pointes dans le premier rang sont deux et une troisieme se ^oit, qui se devie un peu de leur diierlion , c'esl laiialogue de 38 SUR DES DENTS DU MAST0D0NTE ccllc qui dans la premiere dent ne parait plus pour avoir ele brisee. La troisicme dent enfin plus basse encore , a un pouce de large sur un pouce trois lignes de profondeur ; les poin- tcs y sont placecs sur le premier rang comme dans les prtk^dentes : et le second rang n'en montre plus que deux et quelqucs fragmens de la troisicme. Toutes ces dents sont luisanles et ont une couleur qui tient du gris veidatre qifon ne peut gueres determiner. Elles paraissent aux deux extremitcs a et b , implantees dans la matiere meme de la houille noire , et vers le milieu dans une substance c grisatre dont la teinte plus claire sert a la distinguer de la houille qui est plus noire ; ce que j'ai eu soin de faire executer dans la planche lilhogra- pliiee. Cette houille qui est la base de ces dents est luisante ; elle se brise si facilement que j'ai de la peine a l'y maintenir adherente , afin de constater le gisement de ce precieux fossile au milieu de ce combustible. M. Gallois dit qu'il appartient a la classe de la houille seche , et que cette houille diffeire des autres par son gisement qui est ordi- nairement dans le calcaire (i). Cet lngenicur des mines , d'apres la position geologique ou se trouve actuellement cette miniere de Cadibona , evalue la quantite de houille qui se trouve en masse en cet endroit , a deux millions (i) Journal des miHt-s Tom. XXV. PAR LE PROF. BORSOB 39 de metres cubes , qui etant cliacun du poids dc raille ki- logrammes environ , equivaudrait a vingt millions de quin- taux nietriques , et assurerait pendant cinquante ans une exploitation reguliire de quatre mille quintaux par aD. 3.° Autre portion de machoire qui contient une seule dent de la largeur d'un pouce dix ligncs sur line pro- fondeur de deux pouces une ligne : pi. Ill Jig. 4 , elle a les pointes semblables aux precedentes et semblablement placees. Cetle dent d'un noir luisant et sillonnee dans sa longueur , est comine enchassee dans une masse en partie osseuse d'un roux sale mele a une quantite de pyrites stratifices ; ce qui en rend le poids lourd ; et le tout est recouverl en beaucoup de lieux de la matiere charbon- neuse. 4. Extremile d'une machoire pi. V Jig. 2 que termine une dent presque conique , tronquee au sommet , applatie et sillonnee en dehors. En e, J, on voit la base sur la- quellc d'autres dents etaieut implantees; le centre a une ouverture , et celte base est elliplique. La personne qui me Tapportat m'assuiat que la pointe brisee e , Jig. 3 y elait iuqjlantee , lorsqu'il la prit dans la mine. Cette pointe est presque toute tombee en efflorescence pyriteuse depuis le pen de temp que je Tai. Ce fut encore cetle meme per- sonne qui replarat , en 1 atlachant avec de la cire , la dent b, qui est a rextremile sur 1'original, et qui, dit-il, s'en ilait dclachee dans le transport. Je Tai conservee de celte maniere ; laissant au celebre professeur, M. le Baron Cuvicr , le suiu de reconnailrc si ccttc restauration est ^O .Mil DCS DENTS DO MASTODONTE cxacte ; ce que lc lcctcur pouria voir dans les observations que ce eclebre naluraliste ne manquera pas de faire a ce sujet. On voit cii f la base un peu elliplique de la dent e dont Ie centre \\i\c jusques a la moitie dc la longueur est tapisse de Ires-petits cristaux de pyrites. Des pyrites en quan- tite sc trouvent aussi inclees a la masse osseuse./Jg'. 2, qui a quatre ponces dc long, ct Fcxlerieur est garni de maliere charbonneuse. La pointe If est d'un noir luisant , sillonnee en dehors: elle a un poucc et demi de loDg, depuis le col- let tie la base. 5.° line portion de come un peu courbee de la longueur de quatre pouces quatre lignes , et brisee aux deux bouts pi. IV Jig. 3. Elle a etc applatie et son epaisseur , qui est a-peu-pres la moitie dc celle qu'elle avait primordia- lement , prise sur la cote arrive encore a onze ligues. Sa surface dans sa degradation montre diverses couches de superposition , el la partie de a en b a des stries longi- tudinales : ces stries ou petits sillons se voient eucore sur les coles concave et convexe qui ont toute l'apparence dc n'avoir pas cprouve d'alteration de la part des agents qui ont degrade les aulres parties. La surface de ce fossile , que la figure re prescnlc , est d'un noir luisant, et la sur- face opposcc est rccouverte de matierc charbonneuse. J'ai dil que l'epaisseur dc celte corne prise sur les cote c et d elait a-peu-pres la moitie de l'epaisseur totale , lorsqu'elle clait dans son enlier : mais il faut remarquer que vers l'cxtremite en e e , elle est prcsquc dans son intt^grite ; j'eu jugc par les stries quoique fort-legcres ct par le luisant TAR LE PROF. BORSOS 4 ' de la surface , qui se voyenl sur ce contour annulaire qui semblc encore intact. Cctlc piece a cle donnee au musee par M. Laflin avec la suivante. 6.° linalement un coudyle , qui aura appartenu a l'cx- treuiile d'un os de quclque animal sur lequel je ne puis en dire d'avanlage. 11 elait enlieremrul enfuui dans la ma- ture cliarhonneuse de la miniere dont je l'ai coinplctc- ment degage : ct l'ouverlure que la figure represenle en c en cUait nmplie. Cetle piece a de a en b un pouce, qua- tre lignes , et sa largeur est d'un pouce et sept lignes , Pi. IV fig. 2. Des moules en platre des ossemens ci-dessus ont etc en- voy(5s a M. le Baron Cuvier , qui m'en a fait la dernande et qui promet de nous donner en echange de semblables moules daulres animaux fossiles , dont le musde du jardin des pi. inirs est si riche. Je duis done laisser a ce celebre naturalisle , qui a fait re\ivre et rendu a la science tant de genres et d'especes d'animaux , que nous ne trouvons plus parmi les vivans , le soin de reconnailre si , parmi les ossemens fossiles trouves dans la mine de liouille de Cadibona , il y a le paleolherium ou taiioplatherium des carrieres de Montmartre , ou quelque autre animal peul- t'tre inconnu parmi les fossiles. Ce n'esl que le simple fait considere geologiquement que j'ai intention de consigner ici j et parce que les originaux font partie des fossiles des clats du Roi qui eurichissent ce musee. J'etais curieux de savoir quel produit aurait donn6 la Tom. xxvii. F .,J SCR DFS DENTS DO MASTODONTE partie de ces fossiles ou la matiere osseuse se trouve inti- mement nielee aux pyrites. Je priai done M. Lavini , assi- stant a la cbaire de chimie medico-pharmaceulique , de, vouloir Men en faire lanalyse , ce qu'il executa de suile avec sa complaisance ordinaire. Le resultat en fut le sui- v.inl. La substance pyrileuse , au moyen du feu dans un tube ferine , a produit du sou lire sublime , quelques traces de souscarbonale d'ammoniaque, une eau ammouiacale, de 1 'hydrogene sulfure et de l'hydrosulfate d'ammoniaque. Au moment qu'on allait livrer eclte notice a fiinpression, il m'est arrive de la mine de Cadiboua une ciisse contenint plusicurs eclianlillons de cette houille et des mineraux qui raccompagnent. On y avail joint des ossemens, vraisembla- hlement analogues a crux qui sont decrits ci-dessus, mais qui hien nialhcureu..'■//'■ '<■■■ ."■,.' / . 'i'i/i '\y < ('.i a/ .>(■ // ■■■ -■ ■'- / 7a •////•'-'/.■,.'• '•• .^y . v.v . < 7- no Ann ~/V///<>. // .'/• face mat.7av*lV Tbux.ffi Fog.Vj. Sor^on. d4,i. s '• ! *'?;'v /,>,/,/.. A ,/,//,. /. v />,„/ .',:. 43 M E M O I R E SUR UA CONSTRUCTION DUX VOLTIMETIaE MLLTIPLICATEUR , ST SUR SON APPLICATION A LA DETERMINATION DE l'orURE DES METAUX relativiment a leur electr1cite par contact. Par Le Chevalier Amedee Avocvdbo. Lu a la sconce du ai avril 18-12. JL/ans le cahier du mois de novembre dernier de la Bi- bliotliecjiie universelle on trouve une Notice sur nn conden- saleur gaiuano-rna^netiqiie, ou instrument propre a indiquer lYxistence des plus faihles courans Voltaiques , a Taide de leur action magnetique. Cetle notice est traduite de YEtlimhnrg phil. journal dc juillel 1821 , et cet instrument qu'on dit etrc de liuvention de M. Poggendorff de Berlin y est decrit d'apres une letlre de M. Oersted a M. Forcham- mer , chimiste Danois, de passage a Edimbourg. Cet instru- ment consiste essentiellement , selon la description , et la figure qu'on en donne , dans une helice de fil melallique, a axe vertical , par laquelle on fail passer le couraut, et 4 \ SCR UN VOI.TIMETRE Mt'LTIPMCATEUR dans une aiguille qui est suspendue horizoutalement , et par; la tiansversalenient dans son inlerieur , et qu'on dil ex- pressement non-magnetique. L'ellet du courant doit elre de commuaiquer a Taigiiille une polarite magneliquc , et de la porter ainsi a se dinger dans le meridien magneti- que. iMais cette description est trop imparfaite, et trop peu detaillee , pour qu'on puisse bien saisir la construction, et l'usage de ['instrument donl il s'agit, et nous ne pumes eu tirer aucun parti, M. le Docteur Michelptti et moi , dins une suite de redherches que nous avons enlrepris ensemble sur plusieurs points de ia theorie des courans voltaiques. Cependant cela nous susgeYa la pense\i d'essiyer nous me- mes jusqu'a quel point on pouvait augnenler la sensibility du gnlvanomelre, ou voltimetre simple, qui resulte de la deviation dune aiguille aimanlee, au-dessus , ou au-dessous de laquclle on fait passer un courant voltai pie , selon la decomeile de ;\I. Oersted , en employant le moyen dont M. Scliweig^er pa rait avoir eu la premiere idee , savoir de faire passer plusieurs fois le courant dans la meme cli— reciion par un lil couducleur faisanl plusieurs tours IreS- rapproclies I un de Tautre ( Bibliothcque universale mars 1821 ); et nous eumes la satisfaction d'obtenir ainsi des nos premiers cssais , un instrument de ce genre assez sen? sible , et qui au moyen de quelques perfection nemens qui se piesenlaient deux niemes , soil pour eu auginenter en- core la sensibility, soit pour en reudre P usage plus com- mode , nous a paru pouvoir deveuir tius-utile daus les PAR LE CH. \VOG\DRO 4 5 diT<' rentes especes de rcchcrchcs relatives a Telectricite vol- taique. (Test la ^instrument que j'ai annonce a rVcadcmie dans une note que j'ai lue dans la seance du 2', fevrier dernier, et que nous avons depuis , M. Michelotti el raoi , mis sous les yeax de I'Academie clans la seance du 17 mars, sous la Tonne a laquelle nous avons cru devoir nous fixer aprc-s plusieors essais. Je me propose maintenant dans ce Memoire d'en donner une description un peu plus d^laillee , et d indiqurr les re- sullats que nous avons obtenus par son moyeu relativement a un des points plus importans dans ce gi*nre de recher- che s , savoir relativement a I'ordre que gardent entre eux les dilKrens metaux daus l'eleclricite positive ou negative quiU prennent par leur contact mutuel , ou du m >ins re- ladvement au sens du courant vollaique qu'ils excitent par Taddilion d'un conducteur liumide. M. le Docteur Miclie- lolti s'est charge de son cote d'exposer dans un memoire a part qu'il a deji lu a I'Academie, les experiences que nous avons faites , soit a l'aide de cet instrument, soil par t'ul ;iu(re moven , pour eclaircir plusieurs autres points de la iheoiie de relecliicite vollaique. 46 SUR UN VOLTlMtTRE ML'LTIPMClTEUr. PREMIERE PARTIE. Description du Voltimetre multiplicateur. I. L'instrumcnt dont j'ai parle est essenticllement forme" dun (il dc cuivre, ou de lcton , revetu de soie , pour etn- peoher le contact metallique de ses dilferentes parties entre ellcs, et auquel on fait fairc plusieurs tours Tun a cote de l'autre , on sorle qu'unc portion de chacun de ses tours soit rectiligne et horizontale , et que ces portions paralleles, et reunies dans un soul plan soicnt parcourues dans la me- me direction par un courant vol la '{que quelconque qui vien* ne a circuler dans le til entier. Une aiguille aimanlee est suspeiulue horizontalemenl au moyen dun fil de soie sim- ple, cl tel qu'il sort du cocon, au-dessus, et tres-pres de ce plan , avec linterposition settlement d'une lame tres- xnince sur laqurlle est trace un demi cercle gradue, qui a pour centre le milieu tie Taiguille. La position la plus convcnahle des tours du (il conducteur, pour fusage de cct instrument, est cclle ou les poi lions rectiligncs du fil sont paralleles au niciidicn magnc'tique , et par la a l'ai- gnille meme , qui se place nalurellcmenl dans ce meridien en verlu du magnetisme terrestre. Le demi ceicle gradue est place de manieic a etre dixise en deux parties egtles par l'aiguille dans cetle situation , en sorte qu'on ail deu* quarts de cercle, dc part et d'autrc de Tun des poles ou extrcmites de l'aiguille. La forme des tours enliers du fil TAR LE Cn. AVOGIDRO ^-j est jusqu'a nn certain point ai hilraire ; clle pent etre par exemple , ou celle dun parallelogramme , en sorte que leur reunion presenle un parallelepipeds creux , ou celle dun triangle de manure a former par leur reunion un prisme triangulaire , dont une dcs faces est formee par les portions horizontals dont nous avons parl£. Nous avons adopte cette dernicre forme , comme exigeant une moiudre longueur du fil entier pour un nombre donne de tours, et pour une hau-» teur verlicale, et largeur aussi dounees , ce qui parait fa- vorable ;'i la conservation de la plus grande energie de faction du courant eMectrique sur I'aiguille ; et la figure i. e ( plan* cbe VI ) , montre la disposilion de tout ce petit appareil. Deux supports en bois ACE , BDF , formes cbacun de deux pieces croisees en forme de x , soutiennent dins une position horizontal trois petits cylindres de verre AB , CD, EF , (i) dont le premier passe par les points de reunion d s deux jambes de chaque support, et les deux a litres par les extremil£s sup^rieures de ces jambes, en sorte que ces derniere delcrminent un plau horizontal , et le premier pcut eirc concu comme y £lanl reuni par deux aulres plans, qui for men t avec le plan horizontal les faces dun prisme trlangulaire. Aulour de ces trois cylindres est enveloppe le fil conducleur revelu de soie GCEADFBH , de manic-re a (i) Ces cylindres soul caches Jaus la figure par 1c* tours du fil couducteur qui y cat cmeloppe. 48 SUB UN V0LTIMETRE MULTIPLIC\TE11R remplir pnr scs tours oontigus toute la longueur dcs cylindres de vcrre , comprise cnlre les deux supports , et a Cornier ainsi un prisnie tiiangulaire creux par ses portions placees rcspcctivcmcnt dans les trois plans dout nous veuons de parlcr. On a fait sorlir les deux exlremiles du lil des deux coles opposes de l'instrument , et de maniere a indi(picr le sens dans lequel le fil tourue dans ces portions supe- licures , qui forment le plan horizontal CDFE , en partant de Tune de ses extreniites. Ainsi dans la figure Textix-mite* G etant a gauche de l'observateur , que nous supposerons r«5pondre , par la position de l'instrument a l'extremite sud de Taiguille, le fil en partant de G apres s'elre enveloppd en A au support de bois , a fin que sa position ne puisse plus elre de'iangee, remonte en C, vient de C en E ho- rizontalement , passe au-dessous du cylindre inferieur en A, remonte de nouveau pour venir former uue autre por- tion parallele a CE , et ainsi successivement , jusqu'a ce qu'apres avoir forme sa derniere portion horizontale DF , il descende en B pour se fixer au support de bois , et soite enlin a droite de robservalcur, ou du cote septen- trional de l'instrument en //. Le plan CDFE forme par les portions horizonlales du fil est couveil d'une lame fort-mince de nacre de perles, qu'on y a attachce avec un peu de cire , et sur laquelle on a trace* un demi cercle gradue de 5 en 5 degres PSQ , ayant pour centre le point du milieu de la lame. Au-dcssus de cette lame est placee unc petite cloche dc vcrrc, masliquee PAR LE CH. AV0CADR0 4y au support de bois par son bord inferieur, ou, ce qui est encore inieux, recouvrant lout ['instrument, et posant sur la meme base que lui, comme cola est represente dans la figure. Celte cloche est percce dans sa partie superieure d'une ouverture L , pour y attacher au moyeu d'une ba- guelle de verrc transversale et d'un peu de cire , le fil de soie auquel est suspendue par son milieu Taiguille SN. Par la position que nous avons donnee a Tinstrument dans tou- les nos experiences , e'est de part et d'autre de Textremite Sud de Taiguille que se trouvent les deux quarts de cercle gradues , donl nous avons parle , ensorte. que cette extre- mite de Taiguille dans sa position naturellc repond au zero de la division , qui sY-tend de chaque cote jusqu'a 90. Nous nous srnons pour aiguille aimantffe , d'une aiguille a coudre ordinaire, que nous nous sommes fait une regie d'aimanter loujours de maniere que la pointe se dirige vers le Slid, et Tceil vers le Aord; nous oblenons par la dans dos observalions une uniformite qui nous fait eviter aise- ment toule meprise sur le sens de la deviation. Quant a la maniere d'effectuer la suspension , nous nous e^ions bornes d'abord a attacher siniplement par son milieu Taiguille au fil de soie, en cherchanl par lutonnement la position dequilibrc ; mais alors Taiguille se mouvant aussi librenient dans le sens vertical, il arrivait souvent qu'elle prcnait des mouvemens d'oscillation dans ce sens, par les- quels elle venait toucher par une de ses extremites la lame sur laquelle est tracee la graduation, et contraclail meme Tom. xxvii. G 5o' 9UI\ IN V0LT1METRE MUI/I 1PMCATEUR quelque fois avec elle une adhei euce , qui eropechait de voir I'eflel de la force directrice exercee sur I'aiguille par les courans voltaiques INous avons obvi£ a cet incon- venient , en atlachant au fil de suspension non pas ('aiguille immediatement , raais le sommet d'un petit triangle de pa- pier double en deux , et laisant corps avec I'aiguille par Ba base. Car la le centre de suspension de I'aiguille se trou- ve place au-dessus de son centre de gravity, comme dans ces balances qu'on appelle sourdes , et I'aiguille lorsqu'elle a ete deranged de sa position horizontale teud delle meine a y re\enir. Pour fixer I aiguille au triangle de papier, it sufiit de faire passer celle ci dans deux trous qu'elle se fait elle-mAme dans la base du triangle oil le papier est plie en deux , ensorte que la partie du milieu du papier teste au-dessus , et les deux parties laterales au-dessous de I'aiguille , coinme on le voit assez dislinctement dans la fi- gure. Ce nest que par ce moyen que nous sommes par- venus a donner a (a deviation produite par les courans voltaiques sur I'aiguille aimantee toute la regularite, et la permanence dont elle est susceptible. Quant aux dimensions de notre appareil nous nous som- mes fixes a celles qui nous onl para les plus convenablcs pour concilier une sensibiliie sutiisanle avec la commodile de I'usage , et avec une certaine precision dans les mou- vemens de I'aiguille, a laquelle de trop petiles dimensions auraient et6 coutraires. La largenr de la face supcrieurc , et horizontale du prisme , oil la longueur des portions de PAR LE CH. A.VOGADRO 5 1 fil qui la forment est a-pcu-prcs de 4 centimetres , et la hauteur de la section vcrticale de ce prisme de 3 centi- metres. L'aiguille a 25 millimetres de longueur et elle est suspendue a une distance du plan horizontal des portions su peru-u res du fd , qui est a-peine d'un millimetre , y com- pris l'epaisscur de la plaque de nacre de perlcs, qui porle la graduation. Nous avons fait faire au fil 80 tours envi- ron , ce qui donne au prisme resultant de leur reunion une longueur un peu plus grande que celle de l'aiguille , eu- sorte que lorsque celle-ci vieut a preuilre une position per- pendiculairement transversale aux tours du ill , elle se trouve encore en enticr au-dessus de leur reunion. 2. D'apres la disposition de l'appareil , lei que nous ve- nons de le dexrire , on concoit que si les deux extremes opposees du fil vieunent a etre mises en communication avec un appareil quelconque propre a fournir un courant voltaique , chacune des portions de fil composant la face horizontalc du prisme tendera a faire devier l'aiguille du meridien magnetique dans le meme sens , et a lui faire prendre une direction transversale , autant que le permet Taction contraire du magutHisme terrestre , conformement a la decouvci te d'Oersled. Les portions placees imniediate- ment au-dessous de l'aiguille, 011 qui en sont le plus rap- prochees agiront d'abord seules e^ficacement , mais a mesure que l'aiguille obeira a leur action , elle tombera dans la sphere d'action des portions plus eMoignees , qui concoure- ront a augmenter la deviation. Les portions inferieures du 02 SDK OH VOLTIMETRE MTILTIPLICVTEUR. fil qui formcnt les deux autres faces du prisme etant pnr- courues en sens contraire par le courant, leaf action con- trarie en certaine in uiiere celle des portions superieures , tendant a faire devier l'aiguille en sens oppose , mais telle aclinn a cause de leloignement , et de la position oblique de cos portions du fil pent etre consideree comme insen- sible. Dans le premier essai que nous avons fait pour la construction de cet instrument , nous avions pense a faire coacourir tons les points des tours du fil a produire la de- viation de l'aiguille dans le ni'"''ne sens , en suspendant 1'aiguiUc dans I'interieur du prisme ra;me forme par la reunion de ces tours , ensorte que les portions superieures fussent au-dessus , et les portions interieures au-dessous de l'aiguille ; mais comrae il fallait necessairement donner une certaine elevation au prisme , pour pouvoir observer les momemens de l'aiguille , l'avantage qui en pouvait readier n'etail que fort-peu considerable , a cause de la gr.mde distance a laquelle les portions superieures d6vaienl renter de l'aiguille , et nous nous sommes enfin determines a sa- crifier enlieiement cet avantage a la plus grande commo- dile de la suspension de l'aiguille , et des observations , en placant laiguille au dehors du prisme. 3. La scnsibilile de notre appareil est t'-lle qu'on oblient une oscillation rapide et ties-ample de l'aiguille aussitot qu'on place les deux extremites du fil couducleur en conlact avec deux petits morceaux de pa|)ier mouilles d'eau aci- dulee , ou memc d'une solution saline , places Tun sur ud PAR LE CH. AVOGADUO 53 ilisque ilc zinc , l'autre sur un disque de cuivre , qui se trouvent eux-memes en contact entre eux. Kmploye de cctte maniere il represente TeHet de la grenouille preparee de Galvani , mais libre des anomalies et des variations qui dependent de l'etat variable dexci abilite de la grenouille, et avee lavantage d indiquer la direction du courant par le sens dans lequel se fait la deviation de Paiguille. Nous ne crayons pas cependant que cet instrument puisse elre compare avec exactitude quant a la nature de ses indica- tions avec la grenouille -preparee, comme nous I'avions pense d'ahord. [Sous nous somiues assures en effet que l'aiguille magnctique ne so met en nionvement , nieme a Taide des tours multiplies du lil qui ont lieu dans notre instrument, que lorsqu'il y a action cliimique sensible du conductcur bumide dont on se sert , sur les melaux electromoteurs , au lieu que la grenouille est excitee par la simple interpo- sition de la substance humide de son corps entre les deux nietaux belerogenes , lors meme que le contact n'a lieu que dans un tres- petit nombre de points, circonstance dans laquelle on ne saurait concevoir d'aclion cliimique sensible; soil que les mouvemens de la grenouille soient par eux-rae- mi's un moyeu beaucoup plus delicat que ceux de l'aiguille, pour indiquer les courans voltaiques les plus faibles; soit que , comme M. le Docteur Michelotti penclie a le croire, le passage du lluide qui occasioune les mouvemens de la grenouille soit essentiellemenl dune nature dilferente de ce courant coulinu , produit avec le concours de Taction b\ 9UR UN VOLTIM^TRE MOLTIPLICITEUR chimiquc , et qui seul peut produire Ics deviations de l'ai- guille magnetique. Au resle on peut aussi employer un seul conducteur hu- mide pour produire les courans voltaiques que notre in- strument peut indiquer , an lieu de deux conducteurs, qui sont requis dans la maniere precedente d'opercr ; et cela en substituant au contact iram^diat des deux metaux Tin- terposition de 1'instrument meme enlre Tun et l'autre , et en mettant ensuite ceux-ci en communication au moyen du couducteur humide ; on sait en effiet que la force dlectro- motiice des metaux s'exerce egalement soit que ceux-ci soient en contact immediat entre eux , ou simplement en etat de communication metallique , les deux metaux extre- mes determinant en ce cas par leur nature le sens et la force du courant , quels que soient les metaux interme- dial res. Seulement dans cette seconde maniere de proceder la direction du courant doit etre deduite des deviations de l'aiguille d'une maniere inverse de celle qui avait lieu dans la premiere ; car si le courant positif va du zinc au cui- vre , par exemple , dans le conducteur humide, et dans un metal homogene qui en inlerrompe la continuity , lors- que ces deux metaux sont d'ailleurs en contact , ou en communication metallique entre eux , il doit necessairement aller du cuivre au zinc dans leur contact meme , ou dans le metal par lequel ils sont re*unis, conformement a ce qu'on a deja remarque depuis long-tems sur le sens oppos6 du JUR I.E Cn. AV0GADR0 55 courant dans une pile voltaique, et dans le fil conducleur par lequel on en reunit les cxtremil^s. Nous avons trouve en general celte seconde maniere de procexler plus coraniode dans les recherches auxquelles nous avons applique cet instrument , et ce n'est meme qu'en l'cmployant , que nous avons reussi a obtenir dans l'aiguille une deviation permanente , et susceptible de mesure , par faction des courans voltaiques : e'est pourquoi nous lavons preferee dans la plupart de nos experiences , ainsi qu'on le vena dans la 2. e partie de ce memoire. 4. On pourrait encore donner aux tours successifs d'un ill conducleur destine a indiquer la presence d'un courant voltaique une position differeute de celle dont nous venons de parler ; e'est celle ou ses portions horizontals seraient perpendiculairement transversales au raeridien magnelique, cl par consequent a l'aiguille , en faisant ensuite parser le courant dans une direction contraire a celle quit a sur la surface de la terre , selon la theorie electro-magnetique. L'elfet de ce courant serait comme on sail de tendre a faire prendre a Taiguiile une position renversee, en lui faisant faire un demi tour ou 180 degres ; rnais il faudrait supposer pour cela , que la force du courant dans le fil conducteur fut suffisante pour vaincre tout d'abord celle du courant magnelique terrestre , et meme en ce cas il pourrait arri- ver que l'aiguille restat dans le meridien magnelique dans un equilibre instable entre ces deux forces , qui ne per- meltraii plus de decider sur Texisteuce du courant. Aussi 56 SDR UN VOLTIMETRE MULTirLICATEUR n "avons nous pas pu rtfussir a faire tourncr raiguille, dans cetlc disposition de l'apparcil , au moyen d'un couiant pro- duit par le contact de deux disques melalliques ; et nous avons plusieurs fois observe , qu'avcc un petit appareil vol- laiqiic simple , avec lcqucl on obtient aisement une devia- tion de raiguille airuantee par un simple fil conductcur , lorsquc ce fd a une direction parallele au meridien magn6- tiquc , on ne peut souvent reussir a produire le renvcrse- ment de raiguille lorsque le courant a une direction trans- versa le a celle-ci. D'ailleurs on n'aurait dans cette dispo- sition aucune indication du degre de force des courans. Ainsi la disposition que nous avons decrite ci-dessus parait el re celle que Ton doit absolument adopter pour l'instrument dont il s'agit. 5. Quant au nom par lequel on peut designer cet instru- ment , j'observerai que celui de condensateur gal\>ano-ma- gnetique sous lequel on a aunonce celui de M. Poggendorff parait impropre pour ce genre d'instrumens ; car il n'y a pas ici condensation de fluide , mais plulot multiplication de Taction du couiant par les tours successifs qu'on lui fait faire au-dessous de raiguille. En adoplant d'aprcs cela le nom de galvanometre , ou mieux de voltimetre , deja propose par JVJ. Ampere pour l'applicalion de raiguille aimanlee a un lil conducteur simple, le nom de voltimetre multipli- caleur me seruble convenir trcs-bien a l'appareil dont il s'agit , et e'est par ce nom que jc le designerai daus la suite de ce memoire. PVR LE CH. AVOGADRO 57 a. e PART1E. Determination de Fordre des metaux relative me nl a leur faculle eleclro-molrice. i. Des que nous eumes a notre disposition l'appareil de- crit dans la premiere partie de ce memoire , nous scntimes de quel avanlagc cet appareil pouvait nous tire pour eclaii- cir plusieurs points de la theorie des courans voltaiques , et en parliculier pour determiner l'ordre dans lequel on doit disposer les differens metaux relativement a l'electri- cite positive ou negative quits prennent par leur contact mutuel, ou par leur communication metallique , ou du moins la direction du courant voltaique qu'ils excitent , quand on en ferine le circuit par un conducteur humide , et qui selon la theorie de Volta n'est qu'une consequence de Pespece d'elcclricitc , quils prennent par le contact. La conuaissance de cet ordre , interessante d'un cute par elle-meme pour les physiciens , est d'ailleurs tres-imporlante par ses rapports avec la chimie , cet ordre eleclrique des metaux etant , comme on sait , etroitement lie avec le dif- ferent degre d'affinite des metaux pour l'oxigene , ou plus generalement avec la propriety par laquelle ces corps, com- me tous les autres , font function d'acide , ou de base dans leur combinaison mutuelle , et que j'ai designee par le nom d'oxigenicile dans mon memoire sur Vacidile, et Yalcalinite publie en 1809 dans le Journal de physique, de La-melherie T. 69. Tom. xxvii. II 58 SUR UW VOLTIMETRE MULTIPLICATEUR Nous avons saisi avec emprcssem^t , M. le Docteur Mi- chelotti ct nioi, l'occasion qui se presenlail a nous de fairc des rechercb.es sur ce point par une voie qui u'avait pas encore ete essayce , et nous avons fait pour cela une suite d'experiences sur les diilcrens metaux pris deux a deux , dont je vais cxposcr ici les resultats, apres une courte ex- position de l'ctat actuel de nos connaissanccs a cet egard. 2. Le celebre auleur de la theorie de l'electricite par contact, \olta, avait cherclie, des ses premiers travaux sur ce sujet , a etablir l'ordre dont il s'agit pour les m6taux les plus connus. Dans la premiere lettre a M. l'Abbe Vassalli- Eancli publiee en 1794 dans les Jnnali di Chimica de Brugnatelli T. 5 il avait deja ebauchc la seiie des metaux sous ce rapport , et l'avait ensuitc perfectionnce dans sa troisieme lettre h M. Vassalli (ibid. T. onzicmc 1796), et dans une lettre a M. Alclini ( ibid. T. 16. 1798 ), en Teten- dant a plusieurs autres metaux, et a quelques autres sub- stances simples ou composces conductrices. Pfart" de son cole avait aussi cherclie a determiner eclte serie d'apres ses experiences dans le Journal de Physique de Gren annees iyoS ct 179'i , ct l'ordre de cette serie s'etait trouve fort* pcu didercnl de celui assigne par Volta pour les substan- ces comprises dans les deux tableaux. Mais ces physiciens se sont servis pour la determination de cet ordre, du sim- ple contact , avec le secours du condensateur , ct ce genre d'experience est trop delicat , et Irop sujet a des illusions, ct a des incertitudes, pour qu'il nc fut pas a desirer, quelle PAI\ IE C. II. ayogadro 5g que fut la conhance que pouvait inspirer I'habilete des experimcnlatcurs , qifou put confirmer , et au bcsoiu recti- fier leurs resultats par quelque autre manierc de proceder, qui fut a I abri tie toutc objection. Et cela semblait d'au- tant plus ncccssairc, qu'il y avait recllement quelque dis- parke* enlre les resullats des deux physiciens dout je viens de parler , et que Volta lui-meme avait un peu varic d'opiniou , d'apres ses diflerentes experiences , dans les di- verses epoques citees ci-dessus , relativement a la place a assigner a quelqu'une des substances qu'il avait fait entrer dans la serie. Dailleurs quelques unes de ces substances out ete obtenues dans un plus grand etat de purete , par les progres de la Cbimie , depuis le tems oil les experiences de Volta , et de Pl'afF onl ete faites , et on en a trouve quelques autres tout-a-fait inconnues alors ; il etait done inleressant de repctcr les experiences dont il s'agit sur les premieres , et dc soumettre aussi ces dernieres a Tcxamcn. 3. Notre voltimetre multiplicateur nous olfrait naturelle- nient le moyen de satisfaire a ces diflerentes vues. On sait en eflet que si deux metaux qui deviennent electriqucs pour leur contact muluel sont en outre mis en communi- cation entre eux par un conducteur humide , il en resultc un courant electrique conlinu , circulant par ces metaux , et par ce conducteur bumidc , et dont la direction depend selou la theorie de Volta de la position relative des deux metaux dont Tun devicnt positif , et l'autre negatif dans le contact. Ce courant est indique d'une manierc tres-scnsible 60 St'R UN YOLTFMETRE MULTIPLICATEUR par Ies contractions qu\ : prouvc une grenouillc preparee a la maniere de Qalvani , lorsque scs serfs , et ses muscles font partic du circuit. Mais on pourrait difficilcment deter- miner par cc moyen d'une maniere cerlaine le sens du courant; aussi Volta , et les autres physiciens qui se sont occupes les premiers de TelecUicile par contact ne pense- rcnt-ils pas a employer ce moyen pour determiner la seVie dont il s'agit , et ne connaissant pas d'autres moyens pour determiner la direction d'un courant voltaique , ils se con- tenlerent d'examiner , comme jc l'ai dit ci-dessus , l'espece d'electricite produile par les metaux en contact, au moyen du condensateur. A la verite M. le Hot dans un memoire insere dans le Tome 52. e du Journal de Physique de La- metherie a fait une observation interessante sur ces mouve- mens de la grenouillc , savoir que lorsque celle-ci n'a plus qu'un certain degre d'excilabilite , le courant n'y excite plus de contraction , que dans le cas ou l'electricite positive , ou vilree y va du nerf au muscle, et non du muscle au nerf , ensorte que lorsqu'on ferme le circuit on n'a alors des contractions que par un courant dirige dans le pre- mier seus , et qu'au contraire en intcrrompant subitemeut le circuit une fois forme , et dans lequel le courant posi- tif va des muscles aux nerfs , on obtient ces memes con- tractions qui n'avaient pas lieu dans le circuit ferme , et cela par une espece de retour en sens contraire du fluide eleclrique mis en mouvement , et arrete tout-a-coup par cette interruption - 7 ce qui parait offrir un double moyen. FAR LE CH. AVOCADRO 6 I dc determiner la direction des courans voltai'qucs , a l'aidc dc la grcnouille. M. le Hot en efl'et , et ensuile M. le Do- ctcur Bellingcii notrc collegue ont cru pouvoir profiter de ce moyen pour faire des experiences relatives a l'ordre electrique des metaux , et de quelques autres substances , et M. le Dooteur Bellingeri les etendit en particulier aux diderens liquides minc^raux , et animaux. Mais la condition requise de ce degre precis d'excitabilile dans la grenouille, qui pourrait bien n'etre pas tout-a-fait constant , d'apres les accroissemens ou diminutions dont cette excitabilite est en general susceptible , ne peut que jetter quelque in- certitude sur les resultats obtenus par cette raaniere d'ex- perimenter, et le besoin d'un moyen plus sur , ou du moins plus facile, et moins delicat de determiner la direction des courans se faisait naturellement sentir encore ici , comme pour les experiences par le condensateur. La decouverte d'Oersted , et le voltimetre multiplicatcur fonde sur cette decouverte nous ont paru presenter cet avantage. Au reste il ne parait pas , d'apres ce que j'ai dit ci- dessus sur la necessite de Taction chimique pour produire un courant susceptible d'agir sur Taiguille magnetique , que ce moyen puisse etre etendu a determiner Tordrc electrique des substances liquides memes soit entre elles , soit relativement aux metaux , d'autant plus que d'apres les experiences de plusieurs physiciens l'interposilion d'un conducteur humide dans le circuit meme d'un apparcil vol- taique a plusieurs ^mens , suffit dans les circonstances Gii SUR UN VOLTIMETRE MUI.TIPLICATEUR ordinaires pour oler au courant la force necessaire pour operer la deviation de Taiguille. Et quand on parviendrait a ecarter ces difficullcs , rintroduction de substances bu- raides qui agiraient a la fois conune corps conducteurs electrisables par contact , et coinrae corps doues d'une ac- tion chimique entrainerait une complication dans les re- sultats , qui cxigerait un examen particulier , et dont nous navons pas cru devoir nous occnper dans ce moment. Nous nous ne sommes done propose que de soumcltre a celte recherche les difftfrens metaux , et autres substances que Volta appelle conducteurs de premiere classe, et nous nous sommes meme fait une loi de n'employer en general pour conducteur humidc qu'une substance de nature delerminee, afin que les resultats fussent compatibles enlre eux autant que possible. Nous nous sommes servis pour ceta de l'eau aciilulee d'acide nilrique , et nous n'avons subslitue a cet agent lc meme acide plus ou moins concentre , ou des aci- des differens , que lorsque cela devenait necessaire ou utile pour obtenir Taction chimique requise , ou pour eclaircir quclque difliculte que nous presentait l'agent ordinaire: et nous aurons soin de marquer dans le detail des experiences les resultats parliculiers que nous avons obtenus en ces cas et les moyens par lesquels nous les avons obtenus. 4, La necessile de prendre ce parti nous a ete imposee par les anomalies memes que nos experiences nous onS quelquc fois presentees , et que nous n'avions pas prevues, inomalics qiTon peut rcgarder commc un inconvenient PAR LE CH. AV0GADR0 63 attache a notrc nouvclle maniere de determiner l'ordre eleclrique des metaux enlre cnx , mais qui sont dail- leurs cllcs-memcs tris-interessanles par lcs nouvelles vues qu'clles peuvcnt nous suggercr sur la theorie des courans loltaiques. Nous avons vu en efl'et quelque fois , avec les mtnies metaux , la direction du courant , indiquee par le sens de la deviation de l'aiguille, se renverser par l'eumloi dun acide plus ou moins concentre pour conducteur hu- mide. Quelque fois aussi dans un circuit forme des irn'mes metaux . et d'un mime conducteur humide ou a°:ent chi- mique , la deviation de l'aiguille apres s'etre faite dans un sens au moment ou Ton fermait le circuit , diminuait ra- pidement , devenait un instant nulle, et l'aiguille passait bienlot du cot6 oppose , et ofirait une deviation en sens contraire a la premiere , et souvent encore plus considera- ble tpie celle-ci, cc qui nous indiquait un changement de direction dans le courant par la continuation de Taction cliimique du conducteur humide. Tout cela nous annoncait assez que le sens du courant excite dans un circuit forme de deux metaux , et d'un conducteur humide ne pouvait pas etre considere comme l'expression simple et constante de l'espece d'electricit6 prise par les metaux dans leur contact muluel, puisque dans les cas indiques le sens du courant dependait evidemment de circonstances etrangeres au contact des metaux. Je n'eutrerai ici dans aucune idee theorique sur la cause de cctte disparite entre l'eleclricite excilee par le contact , et le sens du courant qui en devraii 64 SUR UN VOLTIMETRE MULTIPLICATF.UR resultcr , disparite qui nous conduit naturellement a accor- der a Taction chimique dans la production dcs courans vol- taiques une influence que la theorie de Volta lui refuse, puisqu'elle ne considere le conducteur huraide que comme uq simple conducteur , et attribue toute la faculte elcctro- motrice au contact des metaux. C'est un des points dont M. le Docteur Michelotti s'occupe particuliereruent dans son niemoire , et je proposerai peut-etre moi meine dans un autre memoire quelques idees qui me sont propres a cet egard. Ici , pour me renfermer dans mon sujet , je me con- tenteiai de remarquer que les anomalies dont j'ai parle sont assez rares, qu'elles ne tombent ordinaircment que sur les metaux les plus rapproches entre eux dans la serie dont nous nous occupons ; qu'en general le sens du cou- raut voltaique , indique par la deviation de l'aiguille est conforme a celui qui doit rcsulter de Tordre des metaux relalil a l'electricite qu'ils prennent par le contact mutuel, elabli par les experiences de Volta , et que si ces anoma- lies , et les reflexions auxquelles elles donuent lieu nous empechent de rejetter entierement sur les erreurs possibles des experiences par le condensateur les differences en petit nombre que presenlent les deux series , et que j'aurai soin de faire remarquer , si elles nous laissent croire que ces differences sont en partie inherentes a la difference des deux methodes emplo)ees, dont Tune est purement physi- que , et l'aulre est affectee par Taction chimique , du moins I'ordre que piescntent les metaux relativement au courant PAR LE CH. AVOC\DRO 65 electrique qu'ils excilent, lorsqu'etant en contact ils sont soumis a Taction cliimiquc d'un conducteur humidc iden- tique autant que possible, n'est pas sans intcret en lui-meme, ayant peut-elre au muins autant dc rapport avec lordre des aflinilcs chiiniques |>our 1'ox.igene, qu'en a l'ordre quits garden t cut re eux par l'espece d'clectricile qu'ils prennent dans leur contact muluel. C'esl cet rirdre que nos expe- riences i'eront conailre : nous marquerous au resle avec soin les variations , et irrcgulaiiles qui se sont presentees a nous dans ccs experiences , et qui laissent quelque incertitude sur la place a assignee dans cet ordre a quelques uns des metaux, et nous laisserons au lecteur a interpreter ces va- riations d'apres les idecs theoriques qui lui seuiblerout les plus plausibles. 5. Nous nous elions d'abord servi dans nos experiences, ainsi que je I'ai deja dit dans la premiere par tie , du con- tact iinmcdiat des deux metaux que nous avions a com- parer, et nous meltions eusuite cbacun des deux metaux en communication avec les deux cxtremiles du fil coducteur du voltimelre par un conducteur humide , e'est-a-dire par de l'cau acidulee , que nous versions dans linleiieur d'un anncau de circ applique* a ces metaux , et dans laquelle nous plongions les deux extremites du fil , garuics ihacune dune petite lame de pljliue pour eviter leur corrosion par l'eau acidulee. Mais nous nous somines bientot appercus , que cette maniere d'experiincuter etait sujelte a plu«icurs irrcgularites, dependautes de la petite quamitii d'eau acidulee Tom. xxv h. 66 9UR UN VOLTrMETTVl MULTIPMCATEUR. qifon pouvait y employer , ct dont la puretd etait bien(6t altcree par son action sur les metaux , de la difficultc de maiutenir pour un tcms suflisant les extremites du fil con- ductcur plong^es a une profondeur constante dans l'eau aci- dul^e , sans jamais toucher lc mdtal qui formait le fond du petit reservoir qui la contenait, enfin du peu d'Etendue des surfaces m^talliques qui etaient , dans cette maniere d'operer , en contact avec les conducteurs humidcs; toutes ces circoustances rcunies faisaient que nous pouvions bien observer la premiere impulsion qui etait imprimcc a l'ai- guille au moment ou Ton fermait le circuit , mais que le degre constant de deviation qu'un courant pouvait produire entre des corps determines , et les variations qui pouvaient se presenter a cet egard par la continuation de Paction ecliappaient enlierement a nos observations. Pour faire dis- paraitre cet inconvenient nous re^olumes de n'cmployer qu'un seul conducteur humide , d'un volume suflisant, con- tenu dans un petit vase de verre , et dans lequel nous plongeames les deux metaux faconnes autant que possible sous une forme a-peu-pres cylindrique , et qui traversaient une rondelle de liege posee sur le bord du vase. Ces deux metaux etaient d'ailleurs mis 1 en communication inetallique avec les deux extremites du fd conducteur du voltimelro, et formaient par la un systeme Equivalent a celui de deux metaux en contact , et qui devait donner lieu a un cou- rant electrique allant d'un metal a Pautre dans une direc- tion inverse de celle que ce courant prenail dans le liquidc rAR tE CH. AVOCADRO 67 conductcur conlenu dans le vase , ainsi que je l'ai deja fait remarquer dans la premiere partie de ce mEmoire. Les metaux Elanl d'abord lies aux extremites du fil conducteur, nous les plongions ensemble dans de l'eau acidulee conte- nue dans le petit vase de verre , et nous pouvions obser- ver aussilot le pheuomene de la deviation avec toute la Constance dont il etait susceptible , ou suivre la marche dc ses variations sans aucune interruption. La figure 2 de la planche VI represcnte ce petit appareil, avec lequel nous avons lait loutes les experiences dont nous faisons usage dans ce memoire. II n'y a eu d'exception que par rapport au mercure , qui par sa fluidile ecliappait necessairement a cetle construction ; nous avons employe pour ce metal uu precede Equivalent , qui consiste a le verser au fond d'un vase de verre perce inl'erieurcmcnt pour recevoir un bou- chon de liege traverse par un fil de cuivre ; ce fil etait par dehors du vase annexe a une des extremites du fie conducteur du voltiuietre , tandis qu'il etait environne par le mercure a Tinterieur du vase ; on versait sur le mercure de Teau acidulee , et on plongeait enfin dans celle-ci un cyliudre de Tautre metal qu'on voulait comparer avec le mercure sous le rapport dont il s'agil , et qui Etait lui- meme lie metalliquement avec l'extreuiite" du fil du volli- iiu'lre opposee a celle qui communiquait avec le mercure par le foud du vase. V. la fig. 3 de la meine planche. Supposons , jw>-ur douner une idee de la maniere d'Eta- blir Jes ruauillats de ces sortes d'expeVieuces , qu'il s'agisse 68 SUR UN VOLTIMETRE MULTlFI,TC\TrUR de determiner dans quel sens va lc courant voltaique dans un circuit forme de zinc , cuivre , et eau acidulee d'acide nilrique. Concevons pour fixer les id6cs, que le zinc soit mis en communication mctallique avec rextrcmile Sud du fil qui circulc dans le voltimctrc , et par consequent dc chaque portion horizonlale de ce fil qui forme le plan su- pericur de cet instrument , que nous supposons plnc6 de manierc que la direction de ccs portions de fil soit paral- lele a l'aiguille suspendue au-dessus , et par la au meri- dien magnetique ; et que lc cuivre soit en communication melallique avec l'extreinile Nord de ce meme fil conduc- teur. Au moment ou ces deux metaux sont plonges ensem- ble dans l'cau acidulee contenue dans le vase de verre , on observera que Texta-mite de l'aiguille tournee vers le Sud deviera vers VEsl , et celle tournee au Nord vers YOuesl. Ce sens dc deviation marque , d'apres les lois de Taction eleclro-magncliqiie etablies par Oersted , Ampere etc. , que le courant posilif va du Nord au Sud dans cha- que portion de fil placee au-dessous de l'aiguille , e'est-a- dire dans, notre cas du cuivre au zinc , par la communi- cation mctallique que lc fil meme du voltimetre lui pre- sente , et par consequent du zinc au cuivre dans le con- ducleur liumii.Ie ou ces deux metaux se Iron vent plonges, ce qui est conforme a ce qu'ou sait depuis long-tems sur l'ordre eleclrique de ces deux metaux. Si les memes me- taux avaient ete places dans une position contraire relati- vement au voltimetre, e'est-a-dire le zinc au l\ord, et lc PAR LE Cn. AVOCADRO 69 cuivre au Sud , on aurait observe clans faiguillc la devia- tion de la pointc Sud a VOuest , ct dc la pointe Nerd a VEsti, ce qui aurait conduit a la meme conclusion sur le sens du courant excite par ccs deux inc'-taux. 6. C'esl en appliquant ce procede , et cette manic-re de raisonncr aux dill'erens metaux pris deux a deux , ( car e'est aux metaux simples que nous nous bornons dans ce meruoire , different a un autre terns a nous occuper des autres conducteurs simples ou composes de premiere classe), que nous sommes parvenus a fixer leur place dans le ta- bleau que nous allons donner ici comme resultant de len- scmldc de toutcs nos experiences de ce genre , et dans lequel ces metaux sont ranges dans un tel ordrc , que lors- quc Tun d'eux forme avec l'un quelconque de ceux qui le suivent , ct avec de Teau acidulee un circuit , le cou- rant positif va du premier au second de ces metaux dans le contact meme ou dans la communication metallique eta- blie entre eux , et par consequent du second au premier dans le conducteur humide , ou en d'autrcs termes que cliaque metal se comporte comme corps negatif par rapport a lous ceux qui le suivent, et eomme corps positif par rap- port a tous ceux qui le precedent dans le tableau. 11 serait inutile d'entrer dans un detail particulicr pour chacune des experiences , sur lesquelles cet ordre est elabli ; je dois seu- li incnt marquer ici, avaut de donner le tableau, les anoma- lies qui se sont presentees , ainsi que je Tai deja annonce , dans quelques unes de ces experiences, et qui ont-jetle de 7" SUR UN VOLTIMETRE MULTIPLICATEUR Tincerlitude sur la place que quelques mis de ces metaux de- vaient occuper dans ce tableau, ou plutot qui leur assignent a la rigucur une double place, selon qu'on fait v'arier les circonstances auxquclles on rapporte la direction du courant. Et d'abord j'observerai que nous n'avons pu obtenir de deviation avec l'or et le platine places dans le meme cir- cuit en nous servant de Tacide nitrique pour conducteur humide ; c'est un des exemples qui montrent la necessite de Taction chimique entre les corps humides et les inthaux pour donner lieu a un courant vollaique. 11 a fallu emplo- yer de l'eau regale pour attaquer ces metaux , stir lesquels l'acide nitrique n'a point d'action , et alors la deviation a ^te constamment telle a indiquer que le courant va du platine a Tor dans le fil du voltimetre , et par consequent de l'or au platine dans le conducteur humide , ou autre- ment que l'or fait dans ce circuit rclativement au platine la fonction que fait le zinc par rapport au cuivre ou a 1'argent dans le circuit forme de ces metaux. Le plomb et le bismuth places dans le circuit nous ont offert une variation d^cidee dans le sens de la deviation , et par consequent dans la direction du courant par la con- tinuation de Taction , et je crois convenable d'exposer Ge phenomene dans quelque detail. Nous avions place le plomb a l'cxlremite Sud du fil du voltimetre , et le bismuth a Textrthnite Nord , et nous nous servions pour conducteur humide d'un acide nitrique un peu fort. Des que nous y plongeamcs les deux metaux , TeHtnSmite Sud de Taiguille PAR LE CH. AVOftiOUO 7 I fut portcc par ua clan tres-rapide vers YEst jusqu'u pres de 90.* Mais dans peu d'inslans cette grande deviation orien- tale commenra a decroitre rapidement , Taiguille rcvint bientot au zero de la division , et passa aussilot apres par son cxtrcmitc Slid du cote oppose, e'est-a-dire vers VOuesl, ou elle se (ixa a 20 degres et plus du meridien magneti- que. D'apres la position des deux metaux il sensuivait de cette experience que le co lira nt allait d'abord du bis- muth au plomb dans le voltimctre , c'est-a-dire que le plomb faisait fonction de metal positif relativeraent au bismuth , mais que par le progres de Taction chimique de l'acide nitrique sur les deux metaux le courant changeait de di- rection , comme si le bismuth etait devenu positif par rap- port au plomb. Cependant comme la premiere impulsion avait cte celle du courant dirige dans le premier de ces deux sens , nous avons cru que e'est celle qui devait de- cider de la situation relative de ces deux metaux dans no- tre tableau , comme se rapportant a Telat primitif des me- taux mis en contact , et iudependammeut de la modifica- tion que la continuation de Taction chimique pouvait y ap- porter. Les diflerentes epreuves auxquelles nous soumimes ces metaux , en variant la nature du conducteur humide nous semblerent confirmer cette maniere de voir. En em- plo)ant de l'acide nitrique moins concentre nous n'euincs que la deviation de Textremile Sud de Taiguille vers YEst y la position des metaux rcstant la nienie que ci-dessus ; seu- lenient cette deviation diminua rapidement , et elle se 72 sur un voitimethe MULTIPLICATEUR reduisit a zero, mais sans passer au sens contraire. En substituant a l'acide nitriquc de l'acidc hydro-chlorique soit mele d'eau , soit concentre" nous obtinmes une devia- tion dans le merae sens, et qui ful plus durable; tout nous portait done a croire que le sens du courant qui s'elablil plus generalement entre ces metaux est celui qui est indique" par celte deviation , ct que le renverseraent de cc courant par Taction conlinnee de l'acide nitriquc etait une ano- malie particuliere a ce cas , et dont nous pouvions faire abstraction dans Tetablissenient du rapport electrique de ces deux metaux. L'etain et le plorab mis ensemble dans le circuit nous ont oflert des variations analogues dans le sens de la de- viation, ou la direclion du courant. En general la pre- miere deviation en employant pour conductcur humide soit de l'acide nilrique , soit dillerens autres acides , indiqua la direction de Tetain au plonib dans Tinterieur du voltinic- tre e'est-a-dire montra le plomb comme posilif relativement a l'etain ; cette direction n'eprouva pas de changement par la continuation de Taction chimique lorsque nous nous som- mes servis pour conductcur humide d'eau sirnplement aci- dulee d'acide nilrique , ou d'acide hydro-chlorique merae concentre ; mais lorsque nous avons employe de l'acide ni- ti ique concentre , ou de Tacide sulfurique soit concentre , soit merae un peu aflaibli par de Teau , la deviation se renversa apres le premier moment , et montra alors le cou- rant allant du plomb a l'etain dans le volliuiclrc, comme PAR LE CH. AVOG\DI\0 7 3 si lYtain etait dcvenu positif par rapport au plomb. Nean- moins par les mcmcs raisons que nous avons deja alleguecs pour 1c plomb cl Ic bismuth , nous avons cru devoir met- tle dans la table le plomb positif relativement a l'etaio , ainsi que cela est indique par le sens de la premiere de- viation. L'arsenic et l'antimoine- nous ont presenle une anomalie d'un autre genre. Le courant se montra constamment dans le vollimctre comme allant de l'antimoine a l'arsenic lors- que nous nous sommcs servis d'acide nitrique meld d'eau, et constamment au contraire de l'arsenic a l'antimoine , lorsquc uous lui avons substitue de 1'acide nitrique concen- tre 5 ensortc que scion la premiere indication l'arsenic se- rait positif par rapport a l'antimoine, et ce serait le con- traire d'aprcs la seconde indication. Mais l'analogie avec les phenomenes observes par rapport aux metaux prece- dens , nous porte ici a adopter dans notre tableau le pre- mier resullat comme expriinant plus probablement la verita- ble relation cleclrique des deux metaux; car pour les metaux precedens e'est la deviation qui avait lieu en employant 1'acide nitrique mrle d'eau , qui presentait la plus grandc generalite , puisque e'est celle qui se montrail aussi dans les premiers moruens dans le cas de 1'acide nitrique con- centre , et ce dernier acide a pu par son action parlicu- liere troublcr des le commencement pour L'arsenic, et l'an- timoine , l'ordre electrique qui aurait eu lieu sans cette action , et qui n'etait renverse pour les aulres metaux Tom. xxvii, K. r> t Sm T7N YOI.TIMETRE MULTIPUCATEt'R qu'aprcs la continuation de cclle aciion pour ua certain terns. Entre l'argcnt ct Tor nous ne pumes obtonir aucune de- viation en nous servant de l'acide nitrique aflaibli , faule d'action de cct acide sur lcs deux mctaux ; mais la devia- tion eut lieu , ct dans le sens d'apres lequel nous avons marque* leur place relative dans le tableau , des que nous cmployaraes de l'acide nitrique concentre , qui commenc,a a allaquer l'argent. Le bismuth ct le fer nous ont encore presente la merne variation dans la direction du courant , que nous avions observee entre le plomb et le bismuth , et enlre retain et le plomb. En employant pour conductcur humide de l'acide nitrique melc d'eau le fer se montra legerement posilif par rapport au bismuth , le courant allant du bismuth au fer dans 1'interieur du vollimctrc , d'apres le sens de la de- viation qu'on observa dans l'aiguille. La premiere impulsion fut encore dans le meme sens , lorsque on employa l'acide nitrique concentre , mais alors le seus de la deviation se renversa bicntot par la continuation dc Taction, ct on eut une grande deviation indiquant la direction du courant du fer au bismuth , dans le voltiraetrc. Dans le tableau nous avons marque le fer positif par rapport au bismuth , d'apres les considerations que nous avons dej'i iudiquecs pour les nietaux qui se sont trouves dans le mcnie cas. Enlin nous avons encore observe un renverseiueut seni- blable cntre le cobalt , ct ranlimoine ; la premiere impulsion. r*i\ le en. AvnciDno ^5 de ('aiguille nous montra le cobalt po^itif par rapport a Tantinioine , et e'est ainsi que nous Tavons marque" dans le tableau ; la continuation cle Paction renversa 1c sens de la deviation , el par consequent la direction du courant. Atlcaa des aulres metaux que nous avons essayes , et que nous avons fait cntrer dans le tableau ne nous a ofl'ert de scmblables variations ou renversemens dans la direction du courant ; nous avons cependant eu occasion en general de faire plusieurs observations sur diiFercntes circonstances qui accompagncnt Taction cliimique du conducteur huniide sur les deux metaux , combinee ainsi avec Taction eMectri- que produite par leur contact ; mais comme ces observa- tions n'ont pas un rapport direct avec le sujet qui nous occupe , je u'en feral pas mention dans ce memoire. 7. Je n'ai pas marque" , par la raerae raison , les degres de deviation que nous avons obtenus dans chaque experien- ce sur les nietaux pris deux-a-deux , quoique notre instru- ment , connne je Tai dil , soit tres-propre a les donner. et que nous ayons souvent observe ces degres de deviation se soutenir avec line lixile" tres-remarquablc pendant la continuation de Taction pour un terns considerable ; ces de- gres de deviation marqucnt reellement la force et inlcnsite actuclle du courant dans les circonstances 011 Ton opere , mais comme cetle intensite depend evideniment nou seule- ment du rapport eleclrique entre les metaux , mais aussi de la nature du conducteur liumide que Ton emploie, soit par la faculte conductrice plus ou moins grande dout il est y6 SUB US VOLTIMtTKE MULTIPLICATEUR doue , commc on le croit generalement , soil , comme nous le croyons plus probable d'apres nos experiences, par l'action chimique plus ou moins forte quil exerce sur les metaux, nous navons pas cru devoir faire usage de cette grandeur de la deviation pour ctablir une distance plus ou moins grande entre les metaux dans les places qu'ils occupent dans notre tableau ; nous nous sommes conlentes de mar- quer leur ordre , indique par le sens du courant et par les circonslances qui le delerminent : ce serait l'objct d'unc reclierche a part , et qui exigerait uu travail ties-consi- derable , que de determiner jusqu'a quel point le rapport electrique entre les metaux , et la difference d'aclion chi- mique des conducleurs humides influent separemeut sur l'intcnsite du courant electrique qui s'etablit entre eux. 8. Voici douc l'ordre que toutes nos experiences reunies, et les reflexions auxquelles elles out donne lieu paraissent etablir entre les differens metaux que nous avons examines par rapport a relectricite qu'ils prennent dans le contact, ou plutot par rapport a la direction du courant qui s'ex- cite entre eux a Taide d'un conducteur humide. La serie commence par les metaux plus negatifs , et finit par les plus positifs. Platine , Or, Argent, Mercure , Arsenic, Antimoine , Cobalt , INickel , Cuivre , Bismuth , Fer , Etain , Plomb , Zinc. Nous aurions desire pouvoir comprendre dans ce tableau plusieurs autres metaux nouvellcment decouverts : mais la PAR LE CU. AVOCADRO 77 difficulty de nous en procurer en quantite suffisantc , pour les soumctlre au genre d'experiinces don I il s'agit, nous a empeche jusqu'u-prcsent dc nous en occupcr. Au rcste la serie que nous venous de presenter est deja aussi nom- brcusc , quant aux metaux simples que celle que Volla en a donne par ses experiences du condensateur , et qui elait jusqu'ici la plus complete de loutes. La notre comprend meme un metal de plus , ]e nickel , que Volla n'avait pas examine. 9. Comparons maintenant notre serie a celles elablies par Volla, et autres physiciens , pour voir jusqu'a quel point ces series s'accordent entre elles , ou s'ecartent Tune de l'autre relativement a Tordre dans lequel les metaux r sont disposes. L'ordre que Volta a eHabli par les experiences de con- tact , a laide du condensateur entre les diflerens metaux. et autres corps conducteurs de premiere classe et tel qifil l'indique dans sa 3. e lettre a M. A^assalli-Eandi ( Annali tU Chimica cli Brugnalelli T. n. e ), en commencant de mc- me par les corps eleclro-negatifs, est le suivant : Cliarbon de bois , plombagine ou carbure de fcr , cuivrc pyriteux, mine de manganese, argent, or, pyritc arseni- cale, pyrite de fer cubique , mercure , platine , galcne ou sulfure de plomb , fer pyriteux non cristallise , cobalt ( re- gule ) , cuivre , cuivre jaune et similor etc. , bronzes de differentes qualiles, quclques qualites de fer, bismuth ( rc- gule), autres qualiles de fer, quclques qualiles d'etain , 78 SIR UN VOLTIMETRE MULTlPMCiTEUR antiinoine ( regulc ) , autres qualites d'etain, plomb, feuil- les d'etain de diflerentes qualites , quclqucs feuilles de pa- pier elaiue* , dit argenle , zinc. Volla a seulcment fait une variation a cet ordre , par rapport au mercure dans sa lettre a Aldini ( T. 16 du nie- me journal ) ; ce metal d'apres ses nouvelles experiences deviait t-tre place" parmi les metaux fort-positifs , pies da plomb , et de l'elain , au lieu qifil l'avait place dans lc tableau parmi les plus negalifs, pies de Tor, et de I'argrnt. D'apies ce changement sa table ne se trouve plus dill'erer de celle que Pfaff a donnee dans le Journal de physique tie Gren , qui est au resle moins Vendue, qu'aulant que PfalF place a la letc du tableau , et avant le charbon , la mine ou oxide de manganese , que Volta a place quelques dcgn's plus bas. Si 1 on compare avec ce tableau de Volta et de PfafF pour ce qui regarde les metaux simples , celui que nous avons elabli par nos experiences sur la direction du cou- rant voltaique , on y reniarque principalement les diUeren- ccs suivanles. i.° Le plaline qui est selon nous le plus ne"gatif de lous les metaux est place par Volta a cet egard apres l'argent et Tor. a.° Des deux metaux or, et argent, c'est le premier qui est negalif par rapport a l'argenl selon notre tableau} c'est le conlraire dans celui de Volta. TAR LE CJI. AV0CADR0 70 3." Lc niercurc se trouve place daps notre tableau au-- 5iipl aprcs Tor , ct l'argent , comme daps le premier ta- bleau de Volla , et non parmi les metaux plus positifs, oij le placcraicnt les dernieres experiences de Volta , ct le ta- bleau de Pfaffi 4. L'antimoine est scion nous plus negatif que le cui- vre , tandis que scion Volta il serait place tout pies de Telain , et par consequent posjlif nicme par rapport au fer. 11 serait difficile de decider, ainsi que je I'ai deja dit plus haul , si ces differences proviennent de la diversite des melliodcs par lesquelles l'ordrc dont il s'agit a etc de- termine , ou s'il s'est glisse quelque erreur dans les expe- riences de Volta , et de PfafT par lc condensaleur. Mais si Ton considere la nature des metaux sur lesquels tombent ces difl'eiences, il est facile de voir que l'ordre que nous avons determine par nos experiences est plus conforme I l'ordre probable de laffinite des melaux par rapport a l'oxigi'ue , ct par consequent a celui de leur propre oxi- genicile dont la liaison generate avec l'espece d'electricite qu'ils prennent par leur contact mutuel a etc remarquee depuis Jong- terns. En effet tout porle a croire que le pla- tine est reellement moins oxidable que Tor et l'argent , et que Tor est raoins oxidable que l'argent ; il parait clair aussi que le mercuce a moins daffiuile pour l'oxigene que le fer , et ineme que le cuivre , surtout par la facilite avec laquclle il se reduit sans addition. L'antimoine quoi- que ayant de l'analogie avec l'ctain par ses proprieles 80 8UI\ VS VOLTIMETRE SlULTIPLICATEUR cxtcrieures , s'en dearie cependant beaucoup par ses rap- ports avee l'oxigene , et semblc en eflcl beaucoup plus oxi- genique que lui. Les experiences de M. le Hot, dont j'ai parle ci-dessus, sur la direction du courant , indiquee par les contractions de la greuouille , donneut pour le mercure un resullat con- forme aux dernieres experiences de Volta , avec le tableau duquel elles s'accordent aussi en general pour les autres metaux dont M. le Hot s'est occupe. Les experiences de Benie genre de notre collegue M. le Docteur Bellingeri (i) placeraient le mercure encore plus bas dans la serie , sa- voir au-dessous du plomb , et de l'etain , ce qui pa rait tout-a-fait contrairc a l'analogie de l'oxidabilite. Elles don- nent d'ailleurs Targent positif par rapport a Tor^ce qui s'accorde avec noire tableau j mais elles placent comme cclles de Volta l'antimoine prcs de l'etain et du plomb , et elles indiquent en outre le bismuth comme negatif par rapport au cuivre , ce qui ne parait pas s'accorder non (i) Esperienze sul galvanismo , Memoires de l'Acadrmie de Turin T. 23. Fl faut remarquer, pour ne pas se meprendrc daus la comparaison des resul- tats de 1'auteur avec les notres , qu'il appelle positifs les metaux que nous appellons npgatijs selon 1'usage oriliuaire , et reciproqnemenl ; parce qu'il sup- pose que le cuivre ne donne du 11 < i ■ <.] < - electrique au zinc , par exemple, dans le contact , qu'autant qu'il en coulient plus que lui dans un ctat latent , c esl-a-dire qu'il est positif dans ce sens par rapport a lui avaut le contact. PAR LE CH. AVOCADRO 8 1 plus , d'apres l'analogie citee , avcc ce qu'oD sail sur les rapports de ces deux metaux avec l'oxigene (1). 10. Au reste je ne pretends point, aiusi que je Tai deja dit , que les r^sultats oblenus par noire nouveau proct-de (i) Puisquc I'ordic dans lequel nous avons range les metaux d'apres nos experiences parail s'accordcr assez Idea avec Pordre de leur aflinitc pour Poxigene , el par consequent avec celui de leur oxigenicite , et du role de corp- ckclro-positifs , ou electro-ncgatifs qu'ils doivent joucr dans leurs com - Linaisons mutuelles , on pent elre curieux de voir jusqu'a quel point Hotre tableau s'accorde a?ec celui que M. Berzelius en a donnc sous ce dernier point de vue , en se fondant sur des considerations chimiqucs ( Theorie des proportions cliimiques etc. ). Dans celte comparaison il faut d'abord meltre i part Parsenic et Tantimoinc que M. Berzelius a introduits dans une serie se- paree qui comprend les substances non metalliques , et quelques autres me- taux , et ou il a marque Parsenic comme elcctro-negalif relativement a Pan- tiinoine , ce qui est conforme a I'ordre de notre tableau. Quant anx autre* metaux , voici Tordre dans lequcl M. Berzelius dispose ceux qui entrcnt dans noire tableau, en comiwncaut par les plus negatifs : or, plaline, mercurc , argent, cuivre , nickel, cobalt, bismuth, etain, ploinb, fcr , zinc. Cet ordre differe en plusieurs points de celui de notre tableau; I'or y est place au-dessus du platine , le mercurc au-dessus de I'argent , le cuivre au-dessus du nickel et du cobalt , et enlin letain et le plomb au-dessus du fer. II est tres-possi- blc que 1 ordre electrique des metaux, tel quit est iudique par la direction des courans voltaiques , ne soit pas prccisemenl le meme que celui de leurs oxi^eniciles; mats je ne crois pas probable que les differences en soient si considerables , et il est facile de s'appercevoir que l'ordre indique par M. Ber- xelius ne s'accorde pas lui-meme avec celui que les considerations chimiqnes paraissent naturellement suggerer. Aussi M. Berzelius s'esl il servi pour I'eta- blir de que'ques principes peu admissibles a eel cgard , ainsi que je crois Pavoir montre dans uuc note puhliee dans les Annales de chimin , septembre i8i3. Tom. xxvii. L 82 sun us voltimf.trk MCLTirt.rc\TEu:i doivcnt en general elre preferes a tous les autres. Si les experiences faites avee le condensateur, et avec la grenouille ont des difficultes qui leur sout propres , et qui peuvent laisscr quelque doutc sur leur exactitude , on a vu aussi que noire melhodc est sujette a des anomalies , et a des variations , qui nous laissent quelque fois indecis sur les resullats a adopter, ou plutot qui en donnent de diflerens selon le conducleur humidc qu'on emploie , et les ciicon- stances sous lesquelles on opere. Jai marque dans le ta- bleau les resultats les plus generaux , et qui , d'aprts les reflexions que jai indiquces, m'ont paru mieux repiesenler le rapport propre aux metaux , et etre plus iudependaus de Paction chimique parliculiere de quelques conductcurs humides. Mais j'ai expose avec soin ces vaiialions memes, telles , qu'elles se sont presentees dans nos experiences , et chacun peut leur attribuer Timportance qu'il croira con- venable , relativenienl a Tordre dont il s'agit. C'est une serie de fails , a laquclle on pourra donner plus d'etendue, et de precision parde nouvclles experiences, et par on examen plus attentif de loutes les circonslances qui les ac- compagnent. II nous suflit pour le moment d'avoir montre par les notres l'usage dont pouvait etre la deviation dc l'aiguille aimantee, rendue plus sensible par noire instrument multipli- cateur, pour une recherche qui adept fait I'objet des experien- ces de dilierens genres, cl qui u'est pas moins intercssante par ses rapports avec Tordie des alfinites des metaux, que par sa liaison inlime a\ec la thcorie de la production meme des cou- rans vollai'ques. /•//, "./ cdzJ. >// «'. A"'- e mat. '/>'"} '/ /!/,/. \ '!. /■;.,./. F,;, V r /■■;,. 3. . jt.ii' ^ pi*trw EXPERIENCES SUR DIVERS CAS DE LA CONTRACTION DE LA VEINE FLUIDE , ET remarque sir la maniere davoir egard a la con traction dans le calcul de la defense des orifices. Par George Bidone. Lu dans la seance iiu i\ avril i8aa. 'ans ces experiences j'ai considere en premier lieu la contraction tie la veine qui sort par des orifices rectangu- laires : lorsquc l'ecouleraent se fait par des orifices quarres ou circulaires, perces en minces parois., la quantite de la contraction est parfaitement connuc ct deterniiuce , et tou- tes les experiences sont d'accord sur sa valeur. Mais Ton a revoque en doule l'exactilude de Temploi de cette meme valeur dans l'exoulement par des orifices rectangulaires , dont les cdles sont inegaux entr'eux , parceque les expe- riences faites avec des orifices circulaires et quarres , ne prouvent pas que la contraction demeurc la ineme quelle que soil la figure de 1'orifice (*). A la verite" M. IIachette, (*) Di'l movimenlo c Jella mlsura deJle acqut correnti , jli Antonio Tadini, Milan? 1816 pag. 182 cl a5o. 54 EXPERIENCES SUR LA CONTR4CTI0M DE M VE!I\K FLU1DE ETC. d'apres une belle suite d'experieuces quil a faites dernie- remenl sur 1 ecoulenienl des fluides , a conclu que la Forme de Poriiice en minces parois n'iiiflue pas d'une manure sensible sur la depense (*). Mais on ne voit pas, du inoins par lcs rapports imprimes , fails a TAcadeinie des Sciences de Paris sur ces experiences , que M. H\chette ait veiine - cette proposition sur des orifices rectangulaires , dont la largeur soit fort-grande en comparaison de la haulcur (**). Je me suis done propose de chercher directement par 1'experience la coulraction relative a ces orifices, dont I 1 usage est ties- frequent dans les grandes distributions des e'a'ux courantes. Pour cela j'ai employe des orifices rectan- gulaires , perces dans de minces parois , et par lesquels l'eau s'ecoulait librement dans Pair. La hauteur de ces orifices etait la meme pour tous ; mais la largeur augmen- tait d'un orifice a l'autre , jusqu'a. devenir seize fois plus grande que la hauteur. Le resultat de ces experiences est que jusqu'a cette limite la valeur du coefficient de la con- traction est sensiblement constantc , et la meme que celle des orifices quarres et circulaires. 11 y a un autre cas assez elendu sur lequel on n'a pas (*) Annates de Chimie et de Physique torn. 3. e (1816) pag. 80. (**) Rapport de MM. Ampere, Girard et Poison. ( Meuioires de TAoad Rople des Sciences de I'lnstitut de Franre annce 1816 torn. i.« pag. XXXVI). Rapport de MM. Poisson , Ampere et Caucliy. ( Annalcs dc Cbimie et de Physique lom. 3. e (1816) pag. 78 ). emie TAR M. BIDOWE fnit , que je sache , d'expdriences direclcs et telles qu'on en puissc conclurc avec precision la contraction dont il s'agit. Ce cas est rclatif mix orifices , pour lesquels la con- traction n'a lieu que sur une partie de leur perimttre. L'on a reconnu depuis long-terns que la raaniere dont le lluide parvient a l'orifice , a une influence essentielle sur la quantite de la contraction ; et M. De Pi\ony a remarque que la situation de l'orifice par rapport aux parois du vase doit cerlainement iufluer sur la contraction de la veine (*). Or en detruisant la contraction sur une partie du perime- tre de l'orifice, il est visible que Ton change la manicrc dont l'cau parvient a l'orifice, et que la situation de celui-ci par rapport aux parois que l'eau doit suivre pou y parve- nir, u'est plus dans les memes circonstances , que lorsque la contraction se fait sur tout le perioietre. D'apres ces considerations les auteurs qui ont parle des orifices dont il est question ici , adraettent que la contrac- tion lotale dimi-nue lorsqu'elle n'a pas lieu sur tout le pe- rimetre de l'orifice ; inais ils ne sont pas d'accord sur la maniere dYvaluer cette diminution: car les uns ne propo- sent a cet egard aucunc regie determinee , ne croyant pas que Ton puisse , au moins d'apres nos connaissances actuel- les , etablir rien de certain sur cet objet sans l'appui de (*) Nouvelle Architecture Hydraulique par M. De Prony. Paris i 790 torn. i.« ».° 832. 86 EXPERIENCES SUR LA CONTRACTION DE Li. VEINE FLUIDE ETC l'experiencc (*) : d'autres supposent que le d^chet do in depense pour un orifice ou la contraction est detruite sur une partie de son perimetrc , doit fetre exprime par le dechet total, relalif aux orifices perces en minces parois, multiplie par le ra|)porl de la partie du perimelre sur la- qucllc la contraction a lieu , au perimetie total de Tori- fice (**). J'ai done cru qu'il ne serait pas inutile ni pour l'exacli- tude des applications, ui pour le progres de la thcorie elle- memc , de faire des experiences propres a donner la valeur dc la contraction relative a ce cas. Pour cela je me suis servi d'orifices quarres, prepares de manicre que la contraction pouvait avoir lieu sur trois cot^s, sur deux, ou sur un seulc- ment. Ces orifices <*taicnt d'ailleurs, par rapport aux cotes sur lesquels la contraction avait lieu , dans les memes cir- constances que les orifices perces en minces parois, et l'eau secoulait librement clans l'air. 11 resulte de ces experiences qu'il y a une diminution sensible dans la contraction , lorsqu'elle n'a pas lieu sui* tout le perimetre de l'orifice , et que cette diminution de- vient plus considerable a mesure que la partie du perime- tre sur laquelle la contraction n'a pas lieu, est plus grander (*) Element! di Meccanica e if Idranlica di Giuseppe T'enluroli. Sltlano 1818 torn. a. e n.° 35c). ( tt *) Del movimento e della misitra dtlle acque correal! , d! .dnlonio Tadia!. Hilano 1816 paj^. 2.2 l t . rvn M. BIDONE 87 partanl la valeur du coefficient dc la contraction augmente i\ iiicsuic que la contraction a lieu sur une moindre parlie du perimctre. Cetle augmentation est telle , qu'en prenant lc nombre 0,6190 pour la valeur du coefficient dc la contraction , lorsquYlle se fait sur tous les cotes d'un orifice perce dans une mince parol , cc coefficient devient 0,6389 > v-i^Shi ; 0,6943, lorsquc la contraction n'a lieu que sur trois c6- tes , sur deux ou sur an seulement , I'orihce etant quarre, et perce en mince paroi par rapport aux coles , sur les- quels la contraction a lieu. l)e ces resullats il est facile dc voir que le dechet dc la depense des orifices dont il sagit, est beaucou|> plus grand que celui qu'on obtient d'apres la supposition rapportec plus haut. Les experiences dont j'ai Ihonneur de rend re comptc a la Clause dans ce Memoirc , ont ete faites dans le mois d'oclobrc dernier. Chaquc experience a etc rcpel^e plusieurs fois et dans des jours diflereris. Tous les elemens ont ete pris avec le plus grand soin , el pailiculiercment les aires ct les cotes des orifices ont ete determines ct mesures avec des moyens Ires-precis , cu poussant aussi loin quil a ete possible , ["exactitude dans la mesuie de crs quanlites. Les dimensions des orifices que jai employes , sont lou- tcs plus grandes que les limilcs pour lesquclles M. IIacuettf. a reconnu que la contraction est exempte des irregularis, qui ont lieu pour des orifices de moindrcs dimensions (*). (*) .Annates de Chimie et de Physique lom. 3. c (1816) pag. 80. ?8 EXPERIENCES SLR LA CONTRACTION DE LA VEINE FLCIDE ETC. Ainsi ces experiences sont assez en grand soit par rapport aux orifices , soit par rapport aux charges d'eaux , et a la duree de l'ecoulenient , pour que Ion puisse compter sur la gen6ralite des resultats. On trouve en eflet des expd- riences semblablcs sur les ecoulemens , et meme pas si en grand, failes par Bossut , et par d'autres Auteurs, et les resultats qu'ils en ont obtenus , sont conformes a ceux don- nes par des experiences executees avec de charges d'eau et d'orifices plus grands. Et a cet egard Ton scait que quoique on appercoive quelque legere difference dans la valeur de la contraction lorsque la charge d'eau augmente, celte difference n'est pas assez sensible , ni connue dans sa marche pour que l'on puisse en tenir comple dans le coef- ficient de la contraction a mesure que la hauteur de la charge d'eau vient a changer. Le dernier paragraphe de ce rnemoire conlient une re- marque sur la maniere d'introduire le coefficient de la con- traction dans le calcul de la depense des orifices. Lorsque l'orifice est horizontal , la maniere ordinaire de corriger la depense theorique , en la raullipliant par le coefficient de la contraction, est exacle : elle est encore bonne lorsque, l'ori- fice extant vertical, la charge d'eau est plusieurs fois plus grande que la hauteur de Torifice. Mais dans les 6coulemens par des orifices vei ticaux , ou la charge d'eau est moindre que le double ou le triple de la hauteur de l'orifice, la ma- niere precedente de corriger la depense theorique n'est pas exactc , et les depenses ainsi calculees sont, dans certains P1R M. BIDONE 80. cas, sensiblement differentes des veritable*. La cause on est, que pour les orifices vertically il faut introduire los quan- tites relatives a la contraction dans l'element diderenliel de la depense, el avoir egard a ces memes quantitcs dans les liniites de ('integration. En operant ainsi , lexpressiun ona- lytique de la depense qu'on obtienl, est ditferente de I. ex- pression ordinaire, et l'une ne peut coincider avec 1 autre que daus le cas 011 la charge d*eau est tres-grande par rap- port a la hauteur de Torilice. $. I. .//>/)// veil el procedi avec lesquels ces experiences out ele failes. 1. Le reservoir dont je me suis servi pour faire ces experiences , est une caisse reclangulairc , forinec avec des niadriers d'envirou deux pouces d'epaisseur. Sa longueur /»!<■scr?e 5o8," 7 5 5 1 3,25 5 12 5 i3,5o 5o6,25 5o6,75 valeur de 1' :> 07 0,621 1 0,6157 0,61 72 o,6i54 0,6242 0,6236 0,61 81 0,6233 Somme == 4,9586 Moyenne arithmetique = 0,6198. 1 o. Experiences failes avec un orifice r'ectangulaire et lign. vertical, perce en mince paroi, dont la base est de 1 5,97 5 lign. et la hauteur de 4,08 125. 96 EXPERIENCES SUR LA CONTRACTION DE LA VEINE FLUIDE ETC. tign.quar. _ Ugn. Ugn. On a £'==65, 198: on avait de plus a= 197,62; 6= 10 1,62, d'ou Ton tire 162, 397/p Le temps observe est comme il suit : Somme = 6,1968 Moyenne arithraclique = 0,6197. 1 1 . Experiences faites avec un orifice rectangulaire el vertical , perce en mince paroi , et dont la base est de tig"- Ugn- 32,o5833 , el la hauteur de 4,08724. fAR M. EIDONE 97 lign.qunr. ''£"- On a ainsi £'=i3i,o3o; de plus on avail a= 198,2 ; Urn 6=102,2, d'ou Ton deduit 8o,64633 Le temps observe est comme il suit : Somme = 6,2100 Moyenne arithmelique = 0,6210. 12. Experiences faites avec un orifice reclangulaire et vertical , perce en mince parol , et dont la base est de Tom. xxvii. N |8 EXPERIENCES SUR LA CONTRACTION DE LA. VEINE TLUIDE ETC- lign. Ii's"- C^,etla hauteur de 4, 1 1 56^5. tign. On a done ici A'=263,4 •, od avait en outre lign. lign. 111=198,1922 j £=102,1922; d'ou Ton conclut 4o,i 1654 Le tqmps observe est coinmc il suit Sonime = 5,0074 Moyenne arithnielique = 0,6259. 1 3. Dans Irs tableaux preccdens nous avons calcule la valeur de ft pour chacuuc des experiences relatives a un TAR M. BIDONE Qour les orifices dont les bases ctaient huit et seize fois plus grandes que la hauteur. Mais pour confinner la verite et la Constance de cette conclusion , il faudrait pousser plus loin les experiences de ce genre , en employant des ori- fices d'une plus grande laigeur que celle qu'avaient les orifices dont je me suis servi dans ces experiences. Du reste tout senible aussi indiquer que la figure de l'orifice , ses angles et la situation de ceux-ci , ont quelque infiucnce sur la quantite de la contraction. Ainsi dans les orifices circulaires la veine se contracte un pea moins que dans les orifices quarrel ; et la contraction diminue encore dans les orifices- reclangulaires dune grande base par rapport a la hauteur. Cette diminution parait provenir dc la position qu'ont l.cs angles dans ces derniers orifices , qui est telle que la plus ¥\K M. BID0NE 103 grandc panic de leur perimclie est dcvcloppee en ligne droite sans angles et sans courbure. EnGn M. Hachette a reconnu 1'influcuce qu'ont les angles reulrans de loriuce sur la quaulite de la contraction (i). J. III. Experiences sur recoupment par des orifices quarres , pour lesquels la contraction n'await pas lieu sur tons les cotes. 19. Pour ces experiences je me suis servi du meme re- servoir et du meme precede que j'ai decrits dans le §. J. Pour ccla dans la parol de ce reservoir , opposee a celle dont j'ai parle dans le n.° 2, , j'ai fait piatiquer une ou- verluie rectangulairc et verlicale , evasee au dehors. A cette ouverlure et a la lace intericure de la paroi j'ai fait adap- ter un orifice rectaugulaire peice dans une mince plaque de cuivre , de mauicre que la base de cet orifice se trou- vait dans le plan meme du fond du reservoir , 011 , pour (1) Rapporl do MM. Poisson , Ampere el Caurliy du 14 octobre 1816 (an- nates de Cbimie et de Pli \Nimte torn. i. K pag. 801. !ci je me perineural d'ob- lerter que les questions 5 ur les Ajutages , proposes! a la tin i.e ce rapporl , se Irouveni residues dans louvr.ige de M. Veotaroii inipriiue a Iiologue en 1809, ay ml pour litre Elrmenli di Meccanicae d' IJrimt en (lorn 2.'' liv. 2. e ). Ce menu- Auleur avail d«5ja donne la theorie de I'ecoolement par des tuyanx hddilionnels dms un memoire imprimis d«n« le lom. \ll de$ mtmoiret d la SocMU IialUnne d'S Sciences (premiere par lie, Modeoe i'6o'> peg. 277). Tom. xxv 11. U I06 EXPERIENCES SUR L.V CONTRACTION DE LA. VEINE FLUIDE ETC. mieux dire , lc bord meme dc ce foud ^ervait de base a rorilice. A cet endroil j'ai fait encasirer unc large plaque de cuivre dans le fond du vase , pour que le bord de cetle plaque , qui formait a la fois le bord du foud et la base de rorilice , nc fut expose a aucune alteration. L'orifice clait d'ailleuis, par rapport a ses deux coles verticaux, et a son cote horizontal superieur , dans les memes circon- stances que les orifices que I'ou nomine en minces parois. 20. Dans la meme paroi, a Tun des coins de la caisse, j'ai fait pratiquer une autre ouverture verticale, et j'ai fait parcillement encastrer dans le fond et dans la paroi late- rale contigiie , des larges plaques de cuivre : ensuite j'ai fait adapter a cette ouverture et en dedans de la caisse un orifice perce dans une mince plaque de cuivre, de manicre que sa base elait formee par le bord meme du fond de la raissc , et un de ses cotes verticaux etail forme par le bord de la paroi lalerale de la caisse , l'un et l'autre de ces bords etant ceux des plaques de cuivre encastrees dans le fond et dans la paroi ainsi qu'on vient de le dire. Par la cet orifice etait, par son cote horizontal superieur et par un cote vertical, dans les memes circonstances que les ori- fices en minces parois : mais quant a sa base et a l'autre cole vertical, il en difierait essentiellemcnt en ce que cette base et ce c6te ne consistaient proprement que dans les aretes des faces internes du foud et de la paroi vertical^ du reservoir. 21. On avait ainsi deux orifices, dont l'un n'etait perc6 PAR M. B1D0NE 107 en mince paroi que sur trois c&tcs , et 1'autre sur deux seulement : raais je pouvais facilement faire en sorte que dans ces menies orifices la contraction n'cut lieu que sur un plus petit nombre dc cotes. Pour cela jai fait preparer une piece de bois de la longueur et de la largeur de six pouces , et de l'epaisseur d'un pouce. Elle etait parfaite- ment equarrie , et avait toutes ses faces planes et polies. Une de sei grandes faces quarrees etait reconvene dune plaque de cuivre bien dressee et parfaitement terminee a scs bords. Pour voir l'usage de celte piece considerons un des deux orifices dont on vieut de parler , celui , par exemple , qui etait pratique dans un des coins de la caisse (lig. 7.'). Si Ton concoit que Ion pose cctte piece sur lc fond du reservoir de maniere que Ies faces quarrees de la piece soient verticales el perpendiculaires a la paroi dans laquelle est perce ("orifice : et qu'en conservant ces con- ditions , on l'amene a etre en contact avee la face interne de celte paroi ; et qu'eufin on fasse mouvoir la piece pa- rallelenient a elle-meme vers lorifice jusqu'a ce que la distance entre la piece et la paroi lateiale, contig'ue a lorifice , soil ec I 'orifice precedent , pour le- quel la contraction liavait lieu que sur Its deux cotes ver- tical! x. (fig. 4. e ). 112 EXPERIENCES SUR LA CONTRACTION DE LA VEINE FLDIDE ETC. Les quantities a , b et k out les meines valeurs que dans le n.° precedent , ainsi Ton aura a63, 16480 Pour delruire la contraction sur le cote horizontal su- perieur de ['orifice, j'ai employe le procede deer it au n.° 21 , et la contraction rTavait plus lieu sur ce cot6 , et comme en meme terns elle n'avait pas lieu sur la base de Forifice , la contraction ne se faisait que sur les deux cot^s verticaux. Ce fait resulte de Tobservation immediate de r^coulement par cet orilice. Le temps observe est comme il suit : Somme = 3,2566 Moyenne arilhmctiquc = o,65i3. TAR M, BIDONE n3 26. Experiences faites avec I' orifice precedent , pour lequel la contraction n avail lieu que sur le cote horizontal superieur el sur un cole vertical. ( fig. 5. e ). Ics quanliles a , b et k ont ici les memes valeurs que dans les experiences des deux numeros precedens , ainsi Ton aura 263, 1 6480 u = Encore ici par le procede decrit aU n.° 2 1 on a dclruit la contraction de la veine sur un c6te vertical de l'orifice , en sortc qu'cllc ne se faisait visiblement que sur l'autre cote vertical , ct sur le c6te horizontal superieur. Le temps / donne par Tobservation est comme il suit : . Somme = 3,3 1 1 5 Moyenne aritbmctiquc = 0,6623. Tom xxvii. I I 4 EXFERIENCES SUR Li CONTRACTION I)E LA. VEINE FLU IDE ETC. 27. Experiences failes avec un orifice reclangulaire et vertical pour lequel la contraction n avail pas lieu sur la cote horizontal inj'erieur et sur un cote vertical. ( Cg. 6. e ). Get orifice est celui qu'on avait pratique dans un des coins de la caisse, et qu'on a decrit au n.° 20. L'on avait tign. lign. ici a=23y, 516675; £=141, 516675 : la largeur de 1'ori- lign. lign. fice etait de 5, 75089, et la hauteur de 5, ^6665; partant lign. quttr. A a = 34, 3i355 , et 272,75441 <*=— t • Le temps doune par l'observalion est conime il suit : FAR M. BIDONE n5 Somme iMoyenne arithractique 9,9292 0,6619. 1 I 6 EXPERIENCES SUR LA CONTRACTION DE LA VEINE FLUIDE ETC. 28. Experiences failes ai'ec V orifice precedent, dans leguel la contraction iiavait lieu que sur le cote horizon- tal superieur. ( fig. 7." ). Lcs quantitcs a , b et h ont ici les rnemes valeurs que clans les experiences du n.° precedent , ainsi Ton a encore 272,7544' t La contraction a die" detruitc sur l'un des cotes verli- caux de l'orifice par le moyen indique au n.° 21 , et la vcine en sortanl n'eprouvait visiblcment de contraction que sur le cote horizontal superieur de l'orifice. Le temps observe est corame il suit : P\R M. r,IDO*E "7 Sominc = 6,9426 Moyenne arithmelique = 0,6943. 29. On peut faire sur les temps observes dans ces ex- periences des remarques analogues a celles du n.° 14 , que nous nous dispenserons de repeler ici. Mais nous croyons esseutiel , pour fixer les resultats obtenus par ces expe- riences , de rappeller les circonslances suivaulcs , savoir que les orifices elai°3 2 ) ; (i" = 0.6567 = a (1,061) ; iu'" = 0,6(^33 = ,u (1,122). Tom. xxv 11. (,) 122 EXPERIENCES SCR Li CONTRACTION DE ti VEIHE TLTJIDE ETC. L'on pcut rcmarquer que Irs exces de (i\ u" el p.'" sur jti sont entr'eux coiuine les nombres i , 2 el 4. Ces valours de /I', f.i" et |u'", que nous avons obleuucs pour des ori- fices quarrel , ppuvcnt ne pas otrc les memos pour des ori- fices rcctangulaircs , dont les coles conligus sont trcs-ine- gaux entr'eux : ceci ne pent elre conslale que par l'expe- rirnce. 33. En terminant ce paragraphe jc rapporterai quclques particular! les qu'on observe dans les ecoulemens des orifi- ces , pour lesquels la contraction de la veinc n'a pas lieu sur tous les coles : elles sont analogues a d'autres sembla- bles observees par M. Venturi (*) , et pen vent contribuer «t faire mieux connaitre les elemens d'ou depend le curieux phenomene de la conlralion de la veine fluide. La veine de Torifice pour lequel la contraction n'avait pas lieu sur la base inferieure ( experiences du n.° 24 \ prend, a peu de distance de l'orifice, la forme d'une mince lame , dont le plan est vertical. La plus grande largeur de pone. cette lame est de 2, 7 5. Le jet est parabolique et il se fait dans le plan vertical qui passe par faxe de foril'ice. Lorsque la contraction ne se fait que sur les deux cotes verlicaux ( experiences du n.° 25 ) , la veine a aussi la (*) Bccherohes experimentales sur 1c principc al« du moiiiomcnt dans les fluides, par J. B. Veuluri. Paris 1797. pa;;- 79- expe- rience XXXIV. TAR M. BID0NE J 2 '.', forme d'une lame ( fig. 8. e ) dont le plan est vertical et passe par l'axe de l'orifice : mais celte lame est bcaucoup plus mince et plus large que celle du cas precedent, de pouc sorte qu'elle a 6, 23 de large ur a 10 pouces de distance de l'orifice , ou la largeur de la lame est la plus grande. Pendant les observations precedentcs la charge d'eau etait de 24 a 20 pouces. Dans les experiences du n.° 28 ou la contraction n'avait lieu que sur le cote horizontal superieur de 1 orifice , le jet etait dirige dans le plan vertical passant par l'axe de l'orifice, el la veine avail la forme d'une nappe trcs-mince, dont la largeur etait horizontals. Pour l'orifice rclatif aux experiences des n. 03 26 et 27, ou la contraction n'avait pas lieu sur la base inferieurc et sur un cote vertical, le jet ne se faisait plus dans le plan vertical passant par 1'axe de l'orifice , mais il se dirigeait dans un autre plan vertical incline a celui-Ia d'un angle de 1 5.°, la deviation du jet et de son plan se faisant vers le cote vertical de l'orifioc , sur lequcl la contraction n'avait pas lieu. La fig. o,. e repiesente la projection hori/.nntale du. jet et du reservoir. La veine avait la forme d'une lame dont la largeur etait inclinee a 1'horizon , et cette lame se partageait par fois en deux autres veines di^tinctes a la distance d'environ 1111 pied de l'orifice. Pendant ces obser-- valions la charge d'eau etait de a3 a 20 pouces. 12', EXPERIENCES SDR Li CONTRACTION PE IA VEINE FLU1DE ETC La deviation du jit dont on vicnt de parler , a 6te plus grande encore pour I'orifice piaiique au coin de la caisse ( n." 20), apres lavoir prepare de manic-re que la con- traction n'avait lieu que sur un cold vertical de I'orifice. La deviation a etc ici de 22°, 5 (fig. io. e ), c'est-a-dire Ie jet se faisait dans un plan vertical incline de 22°, 5 sur le plan vertical passant par 1'axe de I'orifice , le jet et son plan ctant diriges vers le cote de I'orifice , pour lequel la contraction n'avait pas lieu. La forme de la veine etait celle d'unc lame tres-ruiuce , dont la largeur etait verticale. Pendant ces observations il y avait 24 a 20 pouces de hauteur d'eau dans le reservoir. 3 4. De ces observations il resulte que la veine et le jet chaDgent de figure et de direction lorsqu'on change sim- plcment et d'une maniere quclconque l'ordre dans lequel se trouvent les cotes pour lesquels la contraction a lieu et ceux pour lesquels elle n'a pas lieu , quoique le coefficient de la contraction puisse demeurer sensiblement le meme dans ces permutations. Ainsi Ton a vu que ce coefficient est a tres-peu-prcs le meme lorsque la contraction ne se fait que sur deux cotes, soient ils paralleles , ou contigus: rnais la figure de la veine et la direction du jet sont dans ces deux cas tres-differens entr'eux. Dans les orifices verticaux , pour lesquels la contraction a lieu sur un cote vertical, et elle n'a pas lieu sur l'autre, le jet ne se fait plus dans le plan vertical passant par rAR M. BIDOKE I a5 Taxc dc l'orifice, mais il eprouvc une deviation par rap- port a ce plan. On a souvent occasion d'obscrver une seniblable deviation laterals du courant dans le passage de l'eau a travers des pertuis ou des retrecisscmens quelcon- qucs , pratiques dans les canaux et dans les fleuves. La inaniere de pouvoir produire ou empecher cette deviation pa i ait meriter quelque attention. Car pour jeter sur la gauche , par exemple , le courant qui sort par une ouver- ture verlicalc , il suflit de detruire la contraction sur le cole metne de 1'ouverture situe a la gauche (fig. ii. e ), et reciproquetnent : et il est visible que cette deviation late- rale n'a plu* lieu , si la contraction se fait de la meme maniere sur les deux coles verlicaux de l'ouveflure. J. IV. Sur la maniere d" avoir egard a. la contraction de la. veine jluide dans le calcul de la depense des orifices verlicaux. 35. Soit no orifice rectangulaire et vertical, dont la base ou la largeur est horizontale , et consideions le cas ou recoulemeut se fait libremcnt dans lair , l'eau dans le reservoir etanl scn^iblement stagnante , et entretenue a une hauteur invariable. En nommant a la hauteur de Torifice, / sa largeur , b la charge d'eau et g la gravite , nous 126 EXPERIENCES SUR LA. CONTRACTION DE LA VEINE FLUIDE ETC- auiouSj pour la depeusc de l'orifice, l'exprcssion laqutlle se rapporle au cas , ou la contraction de la veine est nulle. Mainteuant la mauicre ordiuairc d'avoir egard au dcclut occasioue par la coutraction , consiste a multi- plier l'cxpression precedente par /x, fx etant le coefficient de la contraction , et Ton reprcscnte la depense effective de l'orifice par la forniule {M) Q = ~ . p I V^ [_(a+b) l - V ] . Mais cette maniere d'avoir egard a la contraction ne pa rait pas exacte et rigoureuse pour les orifices vei ticaux, et peut , dans certains cas , rendre Texpression precedente de la depeuse assez differente de cclle qu'on obtient , eu iutrodiiisaut convenablernent dans le calcul les modifications dues a la contraction de la veine. 36. Pour le faire voir, soit T (fig. 12. e ) un vase en- trelenu constamnicnt plein jusqu'a la hauteur A , et BC un orifice vertical et rectangulaire , perce dans une mince paroi. 11 est clair que la veine en sortanl de l'orifice se contractera , et sa section se reduira a HG. Or e'est pro- prement cette section UG de la veine contraclee , qui lorme le veritable orifice dont on doit determiner la de- pense. Pour ccla des points // et G lirous les lignes hori- zoutales II B\ GC, et supposons que la coupe verlicale BC TAR M. T;IDOSE 12.1 do 1'orificc passe par lc milieu tie la largeur du meme oiifice. Soil , conimc ci-dessus , BC=a ; AB=b , el / la largeur de l'orifice. Maintenant en vcrlu de la contraction les c6tes de l'orifice doivent clre reduits'a ccux de la section conlractee : partant si IIG est la hauteur de celle section , il est clair que BB'-^-C'C sera la quantile dont la hauteur a de Toiilice se trouvera diminuee. Soit BB'=xa ; C'C=(f'a : soient pareillement X/ , XV, les quantity dont la largeur / doit etre diminuee de part et d'autre de BC y pour deveuir egale a la largeur de la section conlractee. On aura pour la hauteur de cctte section , B'C'= (i — « — *') a =UG ; sa largeur sera (i — X — X')/, et le produit (i — tt — a')(i — X — X') al en reprcsentcra l'aire. Eu regardant done la section HG de la veine contracted comme un orifice ou la contraction est nulle , et desiguant par f)'sa depense, on aura, d'apres la theorie ordinaire de l'ecoulcmcnt par des orifices verticaux , .=X=o ; «=o, 694.3, d'ou Ton deduit <*=o,3o57 , et l'equalion (/?) devient [ .-/h-i y — ( ;m-o,3o5 7 f ] Q = Q . 1 i — , (o,«943)L\"-M )* — «*] PAR M. BIDONE I 33 et Ton formera le tableau suivant, "=o Q'= (i,i97 '=(i,o5a8) Q ;t=2 Q'= (i,o3o6) Q . On voit par la combien est considerable dans ce cas la difference entre les depenses Q' et Q. Considerons enfin le cas oil a = o = "k = X' ; on aura, (n.° 3o et 32), 1 — «t' = o,6c)43 , partant «' = o,3o57 et liquation (/?) donnera [(«-t- 0j 6 9 43) 3i -^] H = 0,25 . . . ^/'= (0,8972) ^? (/= (0,9207) . Ainsi dans ce cas la furnuilc (M) donne des depenses considerableraent plus grandes que celles donnees par la forniule (IS) , et il est facile de s'assurer qu'il y a d'autres cas , ou () est plus grand que Q'. 41. Les differences rapporlees dans -le n.° precedent entre h=o,5o n=i . . 1 3-4 EXPERIENCES SUR LA CONTRACTION DE LA VEINE FLUIDE ETC. les depenses Q' et Q ont ete calculees en faisant usage dcs valeurs de [x obtenucs par les experiences du (j. e III. Mais on doit remarquer que ccs differences sont plus grandes , si Ton suppose que la valeur de (i est toujours 0,62 , soit que la contraclion se fasse sur tous les cotes de l'orifice , soit qu'elle ait lieu seulement pour quelques uns d'eux. En effet en prenant ^=0,62 et supposant que la contrac- tion ne se fasse que sur le cote horizontal superieur de l'orifice on. aura &'=k=\'=o , *=o,38 et l'equation (/?) devieudra [(«+ 1 )^_( W H- 0j 38) i3 ] <7=Q 5 P , (o,62)[(re-t-i) a — re 1 ] et Ton aura 11=0 <)'=(i,235.) Q; n=o,5 .... ^'=(1,0998) Q; «=i / (,'/„.> ,/,■ Sc //.i , .-,/,,/ T Tangle c MAC Ton a sin;p= — , et par consequent, k. I — '— — =2tA' — 27rAcos<£ . Cette expression est , comme Ton voit , independante du rayon du globe : ainsi , tout autre globe ( pour lequel le coefficient k serait lc meme ) rayonnera avec la meme intensite vers le point A , pourvu que Ton regie son rayon et sa distance a ce point de maniere que Tangle

(o,ao336 P\R M. PJ.V«lV I 3t3 Done , confonmiment a eette hypothese ( qui a ete au*si faile par M. Mufeit) l'on aurait 7'=-555°,26. log. (hyp.), c; T= — 1278°,5. log, (tab. 6 ,), c. En faisanl h=ys Ton a 0=0,4899 , et par consequent y==396°,20 pour la limilc de la cb,aleur degagee par la compression. Si Ton subslituc pour c sa valeur preci'denlc Ton a, en fonction de la prcssion //. T=-i2 : S°,j. log. (,»,-(; j/* + o,4i55 2 ) • ;>/. nainer a trouve 1171 (1) au lieu de 1473 ,5 par- ceque il a determine cc coefficient, en partant du prin- cipe que l'air comprime d ? un 1 1 6. 1; ™ C de son volume eleve sa temperature d'uu degre centigrade. Au reste , je ne puis quitter ce sujet sans revenir sur I'expression de la chaleur specifique c , en fonction de //, et fairc observer que , au lieu de lier les resultats connus (en tres-pclit nombre) par line formule empirique , com- me Fa fait M. Navier , Ton pour rait en determiner I'ex- pression a l'aide d'une hypothese assez plausible qui m'a - (1) It est esfenlicl it'oWmr , <[uc en fnisant correctement le calcul rela- lif a flivpollnse Ion tiimvriail xi=7«6",i6 au lieu de XtitltJV. ' Tom. xxvii, U I 54 KECHERCIIES SLR LA REFRACTION iie suggeree par notre Collegue M. le Chevalier Avogadro , laquelle est tout-a-fait analogue a cellc qui donne l'exprcs- sion prdcddente de la chaleur degagee ou absorbed. En dc eflet , si Ton suppose le quotient proportionnel au quotient — multiplie par un coefficient constant (3 Ton aura „ , . dc dh . •'»/'' i i I equation =[3.— qui etant integree donne Iog.c= — (3. log. ( ,V. Maintenant, si, conformdment aux experiences de MM. Laroche el Berard , Ton fait — ■ = 1,35827 , 0,76 < c=o,o,i263 Ton trouvera (3x0,132996=0,039705 ; d'011 Ton tire (3=0,29856 ; de sorte que Ton a en general log.c= — o,2q856 log. [ — -\ ° \o,76/ ou bicn (0,76.0, 29856 En faisant dans cette formule — -=o,463i6; 0,67106; 0,74079; 1,00000; 1,35827 0,76 Ton obtient pour les valeurs correspondantes de c ; c=i,2583 ; J,i265; 1,0937; 1,0000; 0,91263; landis que l'observation a donne ; 0=1,4660; 1,1951; 1,1447; 1,0000; 0,91263. En calculant avec ces memes valeurs de /* celles de e, TAR M. TUNA IJJ d'apres la formule , 0=0,76 |/-j--t-o,4 I 5 22 j'ai trouve ; C:= I,37l5 ,• 1,1716; 1, 1252 ; I,O0OO; 0,89416. Les differences entre ces valeurs et celles calculees pat l'aulre formule sont assez peu considerables pour nous de- terminer a prcferer l'expression c = [— — ) laquclle a l'avantage d'etre fondee sur une hypolhesc qui pa rait assez nalurelle. En parlant de ce principe , il conviendrait dc prendre, au lieu de Fexposant 0,29886 celui qui re- snlle en preuant le milieu des valeurs donnees par chacun des rcsultats observes. En operant ainsi on vena qu'il laut s'en tenir a , /o,t6\ 0.3826. Ces effets de la chaleur absorbee ou degagee se produi- sent dans l'atmosphere par des differences progressives plus ou moins rapides suivant que les mouvemens de I'air soul plus ou moius acccleres. Ordinaireraent ces mouvemens sont enonces par les mots cowans ascendans ou descendant : niais il importe a la clarlc du sujet de ne point pcrdrc de vue , (pie ces mots ne designent pas exclusivcment des mouvemens qui s'cxi'cutcnt suivant des lignes droilcs : ils peu vent etrc tels dans quelques cas , lorsqu'ils produisent la sensation du vent : mais les mouvemens inlcstins peuvent s'cxecuter lcntement suivant des lignes courbes , mfrae lors- que lair est dans un clat de caline apparent , commc ccla arrive dans les beaux jours dele , ct par lc froid rigoureux i 56 REciiERcnts sun r,v ri'frvction tic quelqnes nuits d'fayver avcc un ciel parfailcmcnt serein. [/existence des couraris d'air ainsi formes pent etre mise en evidence par une experience fort-simple indiqucc rc- cemment par M. Guy-Litssac. II suffit de sonfller une bullc de savon en plein air au-dessus d'un sol cchauffe : alors » on vena celte bullc s'elcver a une hauteur plus ou moins » considerable , ct crever souvent avoir d'avoir atlcint celle » a laquelle elle pourrait parvenir par Taction du courant, » si son cuveioppe n'etait pas sans cesse amincie par l'air » qui la dissout ». El pour coucevoir la descente d'unc masse d'air dans latmospherc il suffit de supposer un accroissement de den- site et an ressort comparativement moindic que celui des couches inferieures , ou la superiority du ressort serait due a la plus grande temperature : alors la masse superieurc en s'unissant avec l'air inferieur conslitue un melange plus fi oid. M. de Humboldt remarque avec raison » qu'une » chaiue de montagnes peut agir , soit en favorisant le jeu » des courans descendaus , soit en abritant contre certains » vents ». L'inegale temperature deja etablic par les causes prece- dentes doit etre troublec par lc rayonnement propre a l'air almospherique , qui contribue a diminuer la temperature absoluc de chaque couche , et , outre cela , a augmentcr leur difTerence de temperature. Car lc rayonnement augmen- taut avcc la serenite du ciel ,• il doit etre plus aclif dans les regions fort-ulevees oil les nuages se forment rarcmentj rvn M. platja j 5 7 el dans lcs regions superieures a ccllcs-ci , cette depcrdi- tion de caloriquc, quoique diminuee en raison de Paliaissemcnt dc temperature, doit y etre asscz considerable pour dc- venir une des causes principalcs du decroissement dc la chaleur. Pour bieo sentir les eflels de ccttc cause , il suflit dc mediter sar la recente explication du phenomene de la roscc , ('lal)lie a jamais sur une base invariable par les bel- les experiences de 31. Ch. 11 eels. Lea goullcs d'eau qui se deposent sur un morceau de verrc expose a un ciel serein , et la prcsquc par fait* sic- cite ciiin liiorceau dc metal poli place dans Ic mettle cn- droit a cole de lui , sont des preuves frappantes que la faculte ravonnante reside inegalement dans les corps , et que la scrcnile du ciel favorise le libre passage dc la cha- bur cniise par rayonnement. Ainsi on ne doit pas hesiter a admettrc , que le rayonncment de Pair , ct le refroidis- sement qui en est la suite doivent augmcnlcr a mesurc que Ton s'eloigne de la surface de la lerrc. Si a ces causes de refroidissement Pon ajoule une cause d'echauflement ini'gal , tel qu'il soit a son minimum a Pen- tree de Patmospherc , et que de-la il aille en croissant vers la surface de la terre , il est evident que Pon trou- blcra la loi etablie par les causes precedentcs : mais le phenomenc du decroissement, considere en grand, sub-i- stera toujours : les rapports numeriqucs des intensiles de chaleur scront seulement changes. Or il est clair, que Pex- tinclion de la lumicrc du solcil est dans le cas que nous 1 58 RECIIERC1IES SUR LA REFRACTION tenons de considercr : et l'megalite de ses cflets est telle- mcnt considerable que M. Fourier croit pouvoir la rcgar- der comme la piincipale cause du (Void cxcessif qui regne dans les lieux eleVds. J'ai doule un moment , si le contact dcs couches atmo- spheriqucs ponvait a lui seul produire des differences con- siderables dans leur temperature : mais on pent se con- vaincre , que les effets rcsultans de celte espece de com- munication doivent ctre trcs-faiblcs , en lisant les excel- leutes recherches failes par MM. Dulong ct Petit sur le pouvoir refroidissant de lair sous dilfercntes pressions ( Voyez i8. icme cahier du Journal de l'Ecole Poly technique p. 268). Au-dela de sept ou huit mille metres de hauteur, l"in- egale extinction de la lumiere du soleil , et le rayonnc- ment de l'air me paraissent des causes de refroidissement plus considerables que les courans , si Ton fait abstraction dcs cas semblables aux alises qui soulllent entre les tro- p'njues , et des vents irreguliers qui soufllent avec plus ou mo ins d'energie. Tout ce discours peut suflire pour (aire concevoir l'exi- stence du phenomene du decroissement de la chaleur a mesure que Ton s'eleve ; mais il n'apprend absolument rien sur la maniere de le mesurer pour unc hauteur quelcon- que donnee , ce qui constitue la veritable difficultc inhe- rentc ;i la theoric des refractions astronomiques , abstraction laitc des dillicullcs d'analyse qui pcuvent ctre fort-consi- r\R M. PLANA 1 ah derables. Malgre ccla , on peut se proposer Lien des rc- cherches qui tiennent a la densile de l'air , soit pour con- struire des formules gendrales ou la loi inconnue enlre comrac fouctioo arbitraire , soit pour examiner, si les re- sultats observes ofl'rent un moyen de la trouver. On obtient par-la des moyens surs pour soummetre au calcul les hy- potheses qui paraissent plausibles , et d'en suivre les con- sequences avec detail. On apprend ainsi a deviner quelque fois les lois naturelles , ou du moins , a leur en substituer dautres , qui , a certains e'gards , peuvent conduire a une approximation suffisanle. On trouvera dans ce memoire les formules propres pour de tels essais dans le sujet que j'ai traite , ct plusieurs developpemens sur les refractions at- mospheriques qui me paraissent meriter quelqu'interet. Les remarques que fai ajoutees a la theorie de M. de Laplace sont propres a faire mieux sentir l'esprit de son hy- pothesc, et a indiquer les moyens de lui donner plus d'etendue. L'analyse que j'ai developpc-e dans le §. 1 1 pour trailer le probleme de la refraction avec le plus grand degre de ge- ne"ralite qu'il comporle a l'avantage de montrer, que l'hy- pothese particuliere des densites decroissantes en progression g^omctriquc est susceptible de donner des resultats con- formes a Tobservation , a l'aide d'une modification aussi simple qu'importante , par laquelle Ton comprend dans c.ette meme hypothese le terme principal du au decroisse- ment de la chaleur. Les nouveaux ddveloppemens que je donne dans le J. ia i6o nECHEncnES sur ia refraction sur la metliode d'integration employee par M. Kranip fe- ront mieux sentir le veritable Esprit dc cctte metliode, el ce qui distingue le r<5sultat qu'il a .public lc premier de celui (jui a etc donne dans la Mccaniquc Celeste. Jc me suis attache a (aire voir ce qui distingue essen- ticllement l'cxpression dillereuticlle de la refraction donnee par M. de Laplace de celles donnees anterieureiuent par Eider , Lagrange , et Lambert. Un apprend par-la a mieux apprccicr l'a vantage qu'il y a , de lier ce problemc avec la theorie de forces centrales , de laquelle il est impossible de le separer sans nuire a la veritable clarle , et sans ca- cher en quclquc sorle des consequences importantes , qui en dement naturellcment lorsque Ton envisage la question sous ce point de vue. La propriete remarquable que j"ai reconnue dans l'liypo- these qui conduit a la regie de T. Simpson et de Bradley , et le procede que j'ai employe pour developper les conse- quences d'une hypolliese semblable , ayant deux parametres, seront peut-etre rcgardes comme un utile pcrfeclionncment. Je passe ici sous silence une foule de details qui ne peu- vent etre apprecies qne par la lecture du memoire. Soient p', //, t! la densite , la pression , et la tempera- ture de la couche dair qui enveloppe la surface de la terre a un instant donne ; et designons par p , p , / les quanliles analogues par rapport a une couche quelcouque de Vatmospliuie , qui , au meme instant , se trouve placce PAR M. PLANA l6l a unc distance r du centre de la lerre. Cela pose ; il est connu , qu'en posant , r-— - , — — , , a la pla- n l i-t-o,oo6-]5-t ' 1-4-0,00073.4 * ce de p , //, Ton a ce que deviennent ces pressions dans 1c cas oil leur densitc restant la meme qu'auparavant , la temperature serait preciscment egale a celle de la glace fondanle dans ccs deux couches. Mais dans cet etat de choses on a , d'apres la loi de Mariolle , P . I'' . . . > ou bicn (0 i-*-o,oo3]3.< i-t-o,ooi-i3.l' p p' i-»-o,oo375./ ///) i-»-o,oo375./ Done, la fonclion^-7- , qui est constante dans le cas pu- renieul liypothetique d'une temperature uniforme, est reel- leiiunt variable , lorsque Ton preud eu consideration Tau- gmentatioQ de ressort qu'une masse d'air est susceptible d'acquerir par une elevation de temperature , tout en con- servant la meme densite. En determinant directcment p , p' } I , l' a 1'aide du ba- romelre et du thermometre Ton peut aisement connailre le rapport - des deux densitcs en le deduisant de l'equa- p lion (1). Si Ton connaissait seulement p , p' Ton pounait avoir le meme rapport dune maniere plus ou moins approchue, au moyen d'une hypotlicse sur la constitution de I'atmo- sphere , proposee par le professcur Leslie ( Voyez Fartfcle Tom. xxvii. X 162 RECnEHCHES SUR LA REFRACTION Clunal clans l'encyclopiklie Britannique ) , laquclle est ex- priniee par cette equation , w '=?-|-»(H)!' 011 n designe un coefficient conslaut qui doit etre deter- mine par ['observation. En adoptant cette hypothese , il est facile de la lier avec la hauteur du point au-dessus de la surface de la tcrrc auquel se rapporte la densile p par le calcul suivant. En nommant a le rayon de la terre supposee spheri- que, et g la gravite a sa surface nous avons , en ayant egard au decroissement de la gravite dans le sens vertical, mais jc ne connais pas les observations qui lui ont scrvi de base pour fixer la valeur dc ce coefficient. Puisquc 1'equalion (3) donnc f>=?'-. e ' 4

. r S-=i-+-n e — e ] : fp \ J done , en developpant les exponenlielles , et negligeant lc cube dc la petite fraction s Ton aura , en' . \-*-o,oo'i-i'3.t' ~~ =l-t-2HMlS= ~— ; f'p i-+-o,ooJ75.i et par consequent , , 0,00375 i-¥-ziu.as On voit par-la , que cette liypothese du Professeur Leslie se rapproche dc celle proposee par Euler , ( Voyez Aca- demic de Berlin annee 1754 ) puisque lc calcul approxi- matif que nous venons de iaire donne pour la loi du de- croissement de la chaleur une fonction de la hauteur as, qui revient a la progression barmomque d'Ertler. Pour avoir le coefficient /' il n'y a qu'a executer l'artifice indique plus baut , ce qui est tres-facile. En efl'et ; en ne- gligeant le cube de la Traction n , nous avons, ]/J=i-i-2n' t PAR M. PLAWA 1 6 et par consequent A =4«*( i — n+n x ) ; B =4«( i — ra-4-n'J ; A'=!\{ i -»-n»)(H-HO j £'=— /,«( m-»') . 11 suit ile-l;'i que , Done , en supposant »=o il viendra d'ou Ton tire ou bien , "h f ■ r=P-e ? pf Conime en supposant n=o Ton a />= •—■ , il est clair que , — "Sp'.s P—p-e r apt On voit par-la que i=s — . t 3. Pour eliminer dc l'equation (3) le rapport — il y a deux moyens. i.° Si Ton suppose observees les pressions p, p', et les temperatures correspondantes /, t' l'equation (i) 1 66 RECnERCtlES SUR LA REFRACTION donnc im media lenient ; p /' f,' p' i-+-i>,oo3]5./ Pour rendre celle equation cxactc il fandra avoir soin de reduirc la colonne // de mercure , qui mesure la pres- sion p , a ce qu'elle serai t , si le mercure avait la meme gravitc et la nieme temperature qui a lieu a la station in- ferieure, oil nous supposons que //, /" designent respective- ment la hauteur du baromctre , et la temperature du mer- cure. Ainsi en nommant /,", la temperature du mercure a la station superieure , il faudra prendre V i'" J , / /"— 1.'\ Il 'I 1 f i''—t,"\ - jr oil la fraction ■= exprime la dilatation cubique du mer- 555o * cure pour un degre du thermomclre centigrade. 11 est vrai , que celte equation renlerme 1 inconnue — ; mais pour cet objet il suffira d'en avoir une valeur appro- chee , facile a oblenir , en ncgligcant les petiles corrections. Ce moyen de determiner le rapport - est exact, puisque l'cquation (i) d'ou nous le lirons ne renferme rien d'hy- pothetique. 2,.° On peut encore determiner le rapport - , en le ti- rant de l'cquation (2), laquclle , etant resolue , donne \ TAR M. PL\Ni $rffi'W*r+*f{ p 2-4-2/1. — P Mais ici , il faut connaitre le coefficient n , ct supposer con forme a la nature l'equation hypothelique du Professeur Leslie. II me parait que ce second moyen est celui qu'il faudrait employer , si Ton voulait calculer la valcur de - par Tequalion (3) : car, de cette maniere on evite Vin- conscqueuce d'adopter une hypothese sur un point ct de la rejcler sur un autre. En egalant cette derniere valeur de ^ a la precedente e Ton obticnt cette relation 5 P -Jrf-J.ri . (4) 2-Hare . - ./ _ l-t-0,OOJ73.( n-o,oo375.i' ' i-+-I/i-h4«'-h4«^ qui peut servir a verifier lhypothese du Professeur Leslie dans le cas ou les quan tiles j> , p\ t , t' seront donnees directcment par ^observation : voici quelques exemples pro- prcs a cette verification. $• 4- Prenons d'abord l'obscrvation faite par M. Gay-Lussac dans son voyage aerostalique execute en 1804. D'aprcs la relation de ce voyage imprimec dans le Volume 52 des An- nales de Chimie Ton a par lobscrvalion direcle ; i6g recfiercdes sur la refraction f >'=o m ,n6568; p=o m ,3z88o; <'=-j-3o« ;7 5 ; t=—cf, 5o. Cela pose ; cherchons la valeur de / que donne l'equa- tion (4) , en prenant pour n la valeur dontiee par M. Leslie c'cst-a-dirc /j=o,oo,. Nous avons; p 32880 /> 79327,2 — = : 3<4-2n *» = - — ; /,' 7 65<-8 " />' 38284 ' /,H'i' 68qi,ia . - . = — ; H-4« I =2,o334 ; p 8220 1 -1-0^,00375. *'=i,i i53i2 : substituant ces valeurs dans liquation (4) il viendra 1 c . 79527,2X1, n55*» 0/ i-H>,oo3 7 5.* = I ____ r= o, 97 8^ 2 ; d'oii Ton tire , 2lf>o8 ce qui s'accorde assez bien avec la temperature — 9%5o ( observee ). Dn autre exemple du meme genre nous est fourni par l'ascension aerostatique faite le i. cl deccmbre de l'annee 1783 par Charles, ct Robert. M. Oriani rapporte dans les Epliemerides de Milan, pour l'annee 1788 (p. 1 83 ) que Ton avait ; p'=28r nc ^"; p=i§r uc io'^-; f=+frfl5 i t=>—&,25. Dapres ces donnees Ton trouve ; p 360,34 3-+-2K - = ; p 170 V H-4 n * + ^=1,2546; I p PAR M, TLAIU 169 cc qui donnc , i-H>,oo3 7 5.< = =0,97099; ct par consequent, /= — 170 X»,25/,6 2()" I 3,5 = — 7 e ,7 3 j resullat fort- approchant de la temperature — 6, R 25 , observee. Calculons inaiutenaut quatre observations faites sur le M. Rosa par M. Zumstein : les trois dernieres ont ete faites sur un meme point de cette montagne , eleve de 284$ toises au-dcssus du niveau de la mer , et la premiere ( celle de l'annce 1819) sur un point de i5o toises environ plus bas. Les valeurs observees de p et / sont les suivantes ; Valeurs de /.observees io,b 5,6 0,6 9>4 Les valeurs correspondantes de p', t' observees a la me- me heure ( vers midi ) a TObservatoire Imperial de Milan etaient : pouc. lifpt. p'— 2 7- 9> ° p'=i']. io, 8 p'=2'J. 10, 3 ^=37. 8, 6 Tom. xxvn. «'=-r-23, 7 <'=-|-25, 3 <=-t-25, 5 i'=H-25, o. »70 RECIIERCIIES SUR L\ REFRACTION En substituant ccs valeurs dc /> , //, l' dans lYquation (',), et calculaut la ynlfetlf do l l'on ohlicndra pour {' an nee 1S19; . . . <=h-i,ijo 1820 ; . . . e=-^-r>., 1 2 1S21 ; . . . t=-+-irfi iS.!2 .- . . . f=— 1— 3 60. La dernicre dc ccs valeurs presente , pomme l'on voit, I ecart lc plus considerable entre la temperature observee ct la temperature catculde. D'apres lc rapport oral qui m'a etc fait par M. ■ Zumslein il souffiait sur lc M. Rosa un vent tres-violent nil moment 011 il y fiisait son observation dc l'annee 1822. On concoit que ccttc circonstancc suflit pour troubler la regu'aiile que l'liypolhcsc du Professeur Leslie admet dans l'clal des couclics atmospheriques de- puis le point inlerieur jtisquau point supeiieur. En pucil cas il landrail peut-elre observer//, t' dins des points in- ferieurs convcnablcment choisis , pour oblcnir par la Ibr- mule (4) unc valcur dc la temperature / plus con (brine a la veritable. Je vois par c\cmple , que en prcnant .... //=2 7/""'"o,' '7 ; /=2o/() J e'est-a-dire les valeurs corres- y I'uhniLcs observces a Geneve le i. cl ' aout dc Fannee 1822, Tun oblicnl t— — i,"o3 , cc qui se rapproche davaulagc de la temperature — Q, g 4 observee. En fmissant lc calcul dc ccs exemplcs jc dois prcvenir les lecteurs , que je n'ai pas icduit les eolonnes obscrvecs , />, a la longueur relative a la temperature el a la g^avite du point iufcricur, parcequc j'ai rccoiuui que ccttc reduction n'apporlait I'.Vn M. l'LVNA I"] I pas ties changcmcns fort-sensibles dans les resultats. Par exem- plc ; clans ['observation de M. Gay-Lussac , au lieu de /= — 5/y je trouve /= — 5/4 cn ayant egard a cetle cor- rection. §. 5. Occupons nous maintenant de devclopper la loi de la densile des couches atmospheriqucs , qui aurait lieu con- fornicinent a 1'hypo these cxprimee analytiquement a la page 290 du Tome IV de la Mecanique Celeste. Afin de defi- nir clairement la fonclioii de la clialcur que M. dc Laplace dc>igtie par la lettie z, , muarquons, qu'en posant , com- ine 1 li i , /;=/. -o.z , il en rcsulle , — =-^— . Done cn laisanl, P? P pour plus dc simplicity, d.'=o. t o\i'i" l ^ Ion aura, d'apres notre equation (1) ; IL l ~* mXl fk 1 -Ha'/' Actuellenient , si uous reprenons l'equation , p_ 6f r trg r p ~ h e z. ~ * • i > ce qui , cn integrant , donne ; Pd.l o= a 4J - C-+-log. i p= ~ Coinme la valeur iniliale dc cetle integrate est nulle , I 7.2 UECHEUCHES 8U|\ LA REFRACTION il faudra prendre pour la constanle arbitrairc C; Cs=— log./>' dc sortc que Ton a ; Xo „(>L\ = °JL.f (La r ou bicn ; r Cctte valeur de p elant dgalee a A/>z-, il viendra ^Z' e Pour faire en sorte que 1'equation p=kpz donne p=p' P p' i-t-a't lorsque />=/>', il faut poser k= f : car l'equalion , p h 1 -t-a't fait voir, que, a la surface de la terre ou /=/', Ton a P' 1 P' z = -77 , et par consequent s=i , en prenant #='— . Substituant cette valeur de k dans les equations preceden- tes nous aurons ; , rd." "SP . / _r_ ^(7) = f-f^ «*•' d.~ ; p=p'- e p d.- p.t>' i-t-a't p p' , Pd- - "SP I * ' If" J —T~ p.f !•+•«'<' Z. PAR M. PLANA 173 Cela pose , reraarquons ca passant, que l'cquation ,/."- "•'■ ©-?/-r". s'accorde avec ccllc trouvee par M. de Laplace : car , ea diangeant dans notre equation , a en a-t-r , il viendra ; *rf.-" ou bicn Mais / 1 ■+■ -j =£ , a-peu-pres ; done , * log (/)=,. f l ±Z^[.- Ainsi en faisant /•'=/*( 1 ), Ton a dr'=dr (1 — -^-)> et par consequent , ce qui s'accorde avec l'equation de la M. e C* En faisant, dans nos formules , — =1 — s, 1' on a ■ . . d.-= — ds : done en employant la variable s, nous au- rons ; J 7 4 RECIIERCHES SUR LA REFRACTION —"St' ft*i . _ d. — L*f!l «_ £ e />' ^ ■ /> p I +«( i En general", on no peut aller plus loin avec ccs equa- tions sans avoir la fouclion tie s qui est representee par z. Jusqu'a ce que ccllc Ibnclion n'ait t'le Irouvce a priori , par line analyse exacle ties differenlcs causes qui concou- renl a produire le phenomene tie la diminution tie la cha- leur ties couches atmospheriques , tout ce que Ton prut lairc de niieux , est , d'essayer diverscs fouctions tie s pour z , ct de s'en tenir a celle qui repi'6sentera plus fidcllc- raent l'ensemble ties plionomenes. Puisque Ton est force tie tatonncr , la forme tie ces equations nous apprend qu'il vaul mieux lairc ties hypotheses sur la Ibnclion z. que sur la fonction p : cetle dcrniere paraissant plus compliquce d :iis sa constitution algebiiquc. Cependnnt , si Ton donnail la valcur de la densile p en Ibnclion de s, il serait facile d'en conclure lexpn s sioft rorrcspondante tie la fonction z. En effel. ; en prenant le logarithme hyperbolique tie l'expression prccedenle tie p l'ou a l'equalion , lo".»=:lo'' />' — loir.; o a?? r« C etanl une constants arbitraire. Substiluant celte valour de a dans liquation />== —./»*, il viendia ; P=C[ '—ag.fpJs. Maintenant , pour dclerminer la constanle C il suffit de remarqu'-r qua la surface d<; la terre Ton doit avoir , P=P ; />=/;'; ,c = i. Or il est clair que Ton satisfait a ces conditions en prenant C—i\ ce qui donne , ? i' ? j p=u'—a S .je-.h ; en observant que L'integrale fpds doit ctre prise dc ma- nic-re que sa valour soit nulle a la surface de la terre. De-la Ton tire une consequence i'ort-importante : a l"e\- treinitc de I'atmosplierc , la pression p doit y t-lre neccs- saireinent nulle ; done , nous avons Tequatiou ; o=//—ag.Jc,(ls , qui fournit la valeur de l'integrale definie J ?ds , depuis p=p jusqu'a p=o-. ainsi il est demoutre que Ton a ; /> Li miles l^l' » '=' as I />=°; I76 RECnr.RCHES Sl'R 14 I\iiFIUCTIO?f tie so it la loi e& la densite p afei couches atmo- spheric i'.'al co resultat qui a scrvi tic base ;\ M. de Laplace ])our determiner la refraction astronomique depuis o.° jusqu'a 7/,.° dc distance du zenit , independamment de la connais- sancc de la loi de la densite des couches atmospheriques. Mais il est juste d'observer que M. Oriani a remarque le premier celle propricte de 1'integrale fpds , etendue a la hauteur lotale de Tatinosphere. ( Voyez pag. 208 des Ephe- merides de Milan pour l'annee 1788). On peut ajouter , que la formule trouvee par M. Oriani pour la refraction relative aux distances du zenit qui ne passent pas 74-°, est , dans le fond , la meme que la formule analogue rap- portec a la page 268 du Tome IV de la M. e C. c Et /)/. Oriani a foi t-bien caractcrise sa formule en disant ( Vojrez pag. 218 ) Quae express io a nulla pendet hypothesis vel circa caloris legem in alniosphaera , vel circa aeris den- sitalem in variis a telluris super jicie dislanliis. Les formules generates que nous venons de donner sont utiles dans plusieurs cas pour connaitre immediatement les consequences d'une loi donnee analytiquement pour exprimer une de ces trois variables ; la temperature , la densite , et la pression des couches atmospheriques. Par exemple ; dans le cas purement hypothelique d'une densite conslanle } egale a p\ Ton trouve d'abord que Ton a j agf'.s P' '■> P=P~«8e-s> 'VkH 11. PLA1U 177 ce qui niontre , que la pression varie proportionnclleraent a la hauteur as , et que la temperature / est variable Bilivant la mcuic loix , puisque Ton a ; * i-K.V // Si l'ou voulait siqq>oser la densite, variable proportion- nellemcnt a la hauteur as, il faudrait prendre pour p une expression de la foiine, e =p' ( ( —2k.as), laquelle etant iutegrec donne ; //>[ls=p's . ( 1 — ft . as). Substituant cette valeur dans celles de z et p , nous aurons ; P=p'—g? («f— * • s>\ 1 — ik . as Cette hypothese est celle que M. de Laplace a adoptee pour determiner la refraction terrestre, ( Voycz pag. 277 du Tome IV dc la M. e C. e ) en donnant au coefficient 2k i- \ 1 iff . , une iorme qui revient a supposer 2A = — - ? 1 etant un coefficient qui doit etre determine par l'obseryation. L'ex- pression prccedente de z montre que la temperature cor- respondante a cette hypothese est, a la rigueur variable, memc dans le cas ou Ton suppose lc coefficient / egal a Tunite : car alors Ton a 5 Tom. xxvii. Z I78 RECHERCHES SUR IA RETRACTION -= /'' V *p ) V Mais on developpant cette expression , ct negligeanl le cane de as Ton voit aussitdt que Ion a z.= i , ce qui re- pond a une temperature constante. C'cst dans ce sens cpi'il Taut entendre ccs mots rapportes a la page 278. » Dans » le cas d'une temperature uniforine dans ('atmosphere , » t"=i ». En supposant le decroissement de la temperature * tel que, z=e~'"'(i designant un coefficient constant et positif) Ton aurait , f 'ds 1 . "" . et par consequent ; ias—¥-(e°—i) P =p'.e * M. Bessel a fonde sur cette hypothese sa table des re- fractions astronomiques, ( Voyez son ouvrage intitule Funda- menta aslronomiae etc. p. 28 ) en observant, que , a cause de la petitesse du coefficient i il suffit de prendre .... e'"=i-i-i.as , ce qui rcduit ces formules a celles-ci ; ($-)■ — ias. - .as p=p.e fAR M. PLANA 1 79 II est assez important tie remarqucr , qne, relativement a la forme , ces expressions sont tres-peu diflferentes de celles qui rcpondeul a l'hypolhcse d'une temperature uni- forme : car , pour avoir ces dcrnieres il suffit de faire /=o dans les fortnules rapportecs plus haut , et alors on eu conclut , et' ?P' , - . as . as P=p'-e ''' ; p=p'.e p ' Mais en adoptant , comme M. Bessel , pour la densite p l'expression P=t>.e r f Ton a le double avantagc de pouvoir exexuter les inte- grations avec la nieme facilite dans la recherche de la re- fraction astronomique , et de pouvoir disposer de la con- Btante / de maniere que la refraction calculee soit plus confoime aux observations. L'expression precedente de z, donne ; fZSSZf ~ .J ph. Done , le prpduit pz est neccssairement nul a Textremil^ de l'atmosphere , a cause que , a ce point , Ton a , comme p /s= — . Or, 1'eJuation «z=o «g * peut avoir lieu, ou en suppo*ant p=o, ou en supposant 2,=o ; ou bien encore, en fui>ani p et z nuls a la foi. On suppose cooimuuenicut p=o ; mais pbjsiquemeul parlant , iSo RF.CnEIVCHES SUR Li REFRACTION il serai I plus exact de supposcr a p line valeur excessive- uniit petite, et de concrvoir ['existence cle Liquation pz=o, ( nialhetnatiquciuont exacte ) en disnnt qne Ton a z.=o, Alors , en observant , que d'un autre cole nous avons , i-f-»,oo37">./ ... , — , on en literal t la consequence , que pour rend re vraie l'cqualion ?=°, avcc celte expression limaire de z en / il faut adraettre , qu'a Tcxti-cmite superieure de lalinosplierc il y regne un froid constant , el lei que Ton a i-HO,oo3y5./=:o , ou bien 1= — 266/6. On pourrait peut-etre objecter que , ayant suppose pre- cedeniment p=o a 1'extreiuite de I'atmospbere , cola ccvient a y supposcr ( tacitement ) aussi nulle la deusilc: mais Ton sait que Ton a /;=£•;>. 79 5 4,"* 7 8 (i-+-o,oo3y5./) , ainsi il suffit que Ion ait , 1-J-0, 00875. /=o , pour que j> soil nul sans que la deiwle p le soit en meme terns. Toutc Ibis je me bate de prevenir , que les equations precedentes cessent d'etre nppliquablcs an-de-la du terme 011 la densite" de Fair atmospheriquc pcrd son ressort : ct qu'cn consequence je nc regardepasla temperature — 266*6, qui doit, suivant cetle expression de z, regne r a I'extr^- niite de 1' a linos p he re , ni comme lc zero absolu, ni coiu- nie le calorique propre au vide. On peut produire un dc- gre de (void par la dilatation de lair, qui ne pa rait pas limits dans lelat actuel de nos connaissances : el a PegarH du calorique propre ;\u vide , je ne saurai le consMcVer autremeut que ne Ta fait M. Gaj-Lnssac dans unc Note f\R m. ri.uu 18 ! imprimee clnns le Tome XIII c' diminue avec la temperature t : done , en imaginant un volume d'air atmospheriquc reuferme dans un espace donne , sa densite demeurera constanle tandis que son ressort , et son calo- rique libre iront en diminuant avec la temperature: lors- que celle-ci se sera abaissee au point que /= — — - , 1 * * 0,00075 Ton aura pc*=o , e'est-a-dire c=o. Ainsi un gaz refroidi jusqu'a — 266/6 cesse d'etre elastique , parceque a cetle temperature, il ne renferme plus de calorique libre, su- sceptible de developper une force repulsive ; de sorte que on doit concevoir comme combine tout le calorique qu'il peut encore renfermer. Telle est la conclusion qui derive de la forme lin^aire a-+-bt prise pour p : mais , dans le fait , ricn ne deuiouUe r\.H M. PLAHA l83 que cetle fonclion convieni a toutes lcs temperatures. II est possible que l'expression rigourcuse de p , dtveloppee suivant les puissances de /, soit de la forme, /?= a -»-£/-»- &'/'-»- £"/ 3 -f-etc. , ct que les coefficiens V b" etc. soient seulement insensibles dans certaines lirnites. En ce cas, si la temperature dominante a rextremite de ratmosphcrc depasse ces limites , il faudra convenir que nous ignorons sa valeur , ( racmc par appro- ximation ) puisque il faudrait la deduire de l'equation a+kt+A't-t-b"?-*- elc.=o , oil lcs coefficiens V b" etc. nous sont iaconnus. L'equation Apc*=g . y gS/j."' 7 8. (n-o,oo3y5./) explique nussi le ph<*noinene du degagement ou de l'absorption de la chaleur qui accompagne loujours la variation subite de la densitd d'un gaz : car , en auginentant ou diminuant p il iaudra ( viceversa ) diminuer ou augmenter c , afin que le produit Ape 1 puisse etre de nouvcau egal a ^■. 7 9 5 4 , m 7 8 (i-f-o, 003^5/) , aussitot que le gaz comprime ou dilate aura repris la temperature / des corps envi- ronnans. Voici maintenant comment on parvient a la valeur de la pression p' en fonclion de la densite et de la tempe- rature de l'air. Designous par / la hauteur d'une colonue d'air almosplierique parfaitement sec , qui ayant la densite /»' ferait equilibre par sou poids a la pression p'; il est clair que Ton a p'=g.'pl. En nommanl A' la densite du inercure , et h la baulcur de la colonne barometrique qui l8/ f RECn,ERCIIE3 SDR Li REFIUCTION fait e^iuilibre a la pression //, Ion a p'=g£i!h'. Done en cgalaut ces deux veleurs de p' il viendia ; f Soit p" la densite de Pair almospheVique a zero de tem- perature , sous la pression de o,'"76: ea nomtnant A" la densite du mercure dans les nicnics circonslances Ion a , A" comme Ton sail, — = 10466,82. 3Iais Inequation precedente peut etre mise sous la forme „ A" ft' p" A' Z=o, m 7 6 . — . .'-.—; ' ' />'' o. m 70 f A"' ainsi il est clair que Ton a ; >■ , n '<' 9' A' /=7q54/"78. . -. — . ' y ^' ' o.»'76 ft A" Soit t" la temperature du mercure sous la densite A' ; nous avons,A'= — -as, (en Iaisanl0'= E —^- ) ct par conse- que nt K *" 1 /= 79 54/ h 7 S. o,"' 7 6 />' \-*-B't" Remarquons maintenant , que la colonne K du mercure h' devient — — , en reduisant le mercure a la temperalure de la glace fondanle : de plus , en reduisant l'air 0', qui a la temperalure l', a la temperature zero Ton change — — - en ; — =h". Alois Ton a la proportion i-t-b'i' (l-t-B'i") (i-*-«V| r r p . f . : O, 7O . It , qui donue ~ = ',,» , et par consequent; TAR M. PLANA. 1 85 ^=oV'-:y54;"78-(i-+-o,oo3 7 5/). Ti'llcs sont , pour une temperature quelconque l\ les va- leurs de / el // dans lliypolliese d'un air pafaiteinent sec. La vapeur aqueusc iutroduit dans ccs equations nne mo- dification facile a expiimer d'apres la loi de Dallon. Car^ soil p\ la densite dc l'air liumide , el f la tension de la vapeur aqueuse actuellement exislanle dans Tair ■, h' —f sera la tension qu'aurait l'air purge de cetle vapeur, et />' - - sa densite. La densite de l'air sec , qui souticn- drail la pression f est egale a />'. -.,\ done la densile de la vapeur qui soulient la meme pression est egale a . . . . 19 f IP" Ainsi , on pent concevoir une pression equivalente a p' forinec par deux colonnes d'air sec ayant chacune la me- mo longueur L avec des dcnsiles respeclivement egales a, />' . , -"./>,,. Done la somme des poids de ces deux n' 1 6 It L colonnes dounera , ou bien , Mais d'un autre cote , si Ton mesure cetle meme pres- sion par lc poids d'uue cokmne d'air humide ayant la Tom. xxvii. A a 1 86 RECIlElicHES SUR Li REFR.VCTIOX densite acluclle de Pair almospherique ( c'est-a-dirc p, ) Ton a p'=gp\L: done, en egalant cette valcur a la prc- cedente Ton aura , II suil de-la , qvie en continuant de noinmer p' la den- site de Tair a la surface de la terre Ton a , en general ; gp , .79^^ m 7 jt ( | - f -°^ oo3 7 !; ^') p= T7 • j. 6. A pies ces generalites , revenons a Pobjet que nous nous ^tions propose au commencement du paragraphe precedent. Supposons done , pour nous conformer a Pbypothese ado- ptee pa M. de Laplace , . zzzz)/,— ias , i etant un coefficient constant. Cette equation donne ~=i , lorsque £=o , ainsi que cela doit etre , puisque nous ad- metlons f equation , — I •*•*'' dont le second membre devient egal a Punite lorsque /=/'. /is — , de maniere qu'elle soil nulle lorsque s=o Ton obtienl ; J •- irt \ ' / H-ki— ias PAR M. I'Ull 187 Subslituant cettc valcur dans les formules du $ prece- dent , l'oii Irouvc ; i g. (r\ - a y' a ' -. & V/ />'(.-t-i/,_ iai ) » — Zgfi'.as — Zi;f.ns /''( 1 -+Vi— 1'<«) p'{i-t-Vi—ias) lA — <«j En supposant I'air atmosplu'rique parfaitement sec, 1'oa peut calculer la pression // correspondanle a la densite p' par celte equation ; /y= 7 954,- 7 8. o v.(.-+-*'0. II suit de-la que nous avons ; V/ 7y.v„'"78(i-+-ar) d'ou Ton tire ; z(,-z) 7954," , 7 8 («+*''') lo 8(^) -aft Substiluant dans cette equation a la place de z, Ton aura 5 za.'(lf—t) 7 93< 1 ,'« 7 8( 1 -f-aV,Mog/^ [ -» Mais l'equation z.=|/'i — *a.y donne as~ — — ; done en substituant la valeur preccklente de i il viendra j 79 54,"' 7 8(,-^)(«-»-aV'/loy.p) RECnERCHES SUR L\ REFRACTION Maintcnant, si Ion (.'limine z , a l'aide de l'equation z = - I on trouvera , Lcs logarilhmes employes dans cetle fonnule sont liyper- boliques: pour faire usage des logarilhmes labulaires il taut, comme Ton sait, multiplier cctte expression par 2,3o258og ce qui donne «,= ,83,6/"G. jr+^J.log^'). En ayant egard a I'humidite de I'air , et au decroisse- ment de la gravite dans le sens vertical Ton aurail trouve o asz 83,6-6 |.^|.1*.(£) 8 A' on h', h designeut les longueurs des colonnes de mercure observees aux points inferieur et superieur. Comme as=a(\ ), il est evident que par cette for- nmle Ton pent calculer la hauteur du point oil Ton aurait observe directfment la temperature / et la pression p , en supposant d'ailleurs connues les quanlites /' et p. Pour avoir une idee sur la grandeur du coeflicicnt i , on pent remarquer que ['observation de M. Gay-Lussac dont il a ele question dans le §. 4 donne ; i-f- >,od J7&J <>.i''> '1' 7 5 n-0,003757' i,n53r2 j PAH M. PLAN* I 8'} ct par consequent i — ;,'— o,25238o. done, en prenant ass=6§8o" Ton aura, i= — - =o,oooo36i58. Aiusi, dapres celte hypolhese Ton aurait en general , I -t-n.rio'*-]*.! Z^^- ■ = y i — o,oouo36 l 58. rt^ y i-*-o,ou."ii ,./' en se rappellant , que la hauteur as doit toujours etre me- suive en roe - ties. II est facile de calculer le coefficient de la refraction terrestre qui resulte de celte hypothtse sur la constitution do 1' atmosphere. En effet , l'cqualion prccedente donne Vi — i. ,'on . 6i58.a« — -i ,«, t = 7. -W Y i — <>,oooo36i58.. ere En negligent les puissances de as superieures a la i/ ectle fornmle donne — 1,8079 t= — ., — x«f-K(i — 0,0000 1 8o79X«i) ; ct les prccedentes donnent , 1 H-V'— tas =2(1 — I ias) ; f=-—r J -=p'\i—f-—U)as 1 — [.ias r { *y * ' Mais nous avons trouve ( §. 5 ) ; ,_ g/.7q r "„'"78fi-»-« , n p ~ " «_*.-* •' 8 h' done Ton a , t +,t M Xo,oooi257i— 0,000018079 ICjO RECI1ERCI1ES SCR LA REFRACTION ou bicn en dcveloppant /=o,oooi07(» — a'<'Xo>oooia57i— r 0,0000471 4- p' x ' h' Maintenant si Ton prend , — =o,(n).KkH)S-(-/Xo,ooo5G()i (Voyez Tome 3 de r.vstionomie de M. Jiiat pag. i3 des additions ) Ton trouvcra , qu'en substiluant pour «' sa valeur l'on a , -r «'=o,oooio6o — <'Xo,oooooo4982. Substituanl cctte valeur dans cclle de p , nous aurons />=/>'. J 1-1-0,000 iodX" v -J-'W-''X''jOoooo()4i)S> J . En posant pour a sa valeur, n=G'6bGj \5, m Ton ob- tient ,=/! 1— *(6 7 4 ? 88-^X3,i7 a) J. L'on scnit que le coeflicient dc la refraction Lcrrestre est egal au produit de ce coeflicient de s par la moitie de la quantite — =0,000294047-, ( Voyez W. e C. e Tome 4 p. 246 et 278). Done l'hypothcse actuelle donne pour ce coeflicient (674,88 — (y$, 1 72)— =0,099225 — /'Xo.,0009327. Si l'on avait neglige l'cflct du a l'liumidile de l'air Ton aurait trouve 685,190X^=0,10074. Mais nous avons prefere d'eu tenir compte pour faire PAn m. ruNi 1 1) i voir clairemcnt , que la modification piovcnante de cette cause est a-peu-pres insensible. On voit par-la que I'hypo- tlicse sur le dccroisscmeiit de la chalcur qui est propre a determiner la hauteur des montagrif's , est en meme tem9 convrnablc pour detci miner le coefficient de la refraction tei restre. Nous avons vu dans le §. 2, que l'hypotln-se de M. Leslie. donne pour valeur approchee de z en fonction de as ; I-t-2M. —. S Done Ton a , C— =*-+-« . ^ as\ J t P ' Subslituant ces valeurs dans l'equation generale , — "Ay r< l j_ ,- t e P' J ' dcveloppant , et negligeant le carre de as l'on aura ; Maintenant , si Ton preud «=o,oq ; /?'=^p'. 7 9 5 4 ,"' 7 8 cette equation donne ; f=t'.\ 1 — G56, 24^-* J • Done lc coefficient de la refraction terrestre qui repond a cette li)polhese a pour valeur 6:>6,a4/iX ^=o,o 9 6485 :• ainsi , a cet egard la difference est fort-petite entre cette h)pothcse et la precedente. 19a RI'.CHERCHES SUR LI RLTRACTION Le coefficient 0,10074 que nous venons de trouver pour la refraction terrestre est tres-peu different de celui qui aurait lieu ilans le cas d'une temperature coustante : car, ilans cette hypolhese , il faudrait faire i=o dans lcs for- inulcs preccdcntcs ; el alors Ton Irouvcrait 0,1176 an lieu de 0,10074. Mais il imporle de ne pas perdre de \uc epic ce resullat a etc trouve en supposant le pouvoir refract if de Tail - , lei qu'ou l'observe a la temperature de la glace fondanle ct sous la pression de o,'"^ ; ct qu'ou conse- quence il faudra prendre o,'"70(l-)-.i,(....'i;5./') ' pour avoir la valeur du coefficient de la refraction terrestre relatif a la temperature t' et a la pression actuelle //. La modiGcation clue au facteur : devient , surtout , 0,-76 ' sensible daus les observations de refraction faites sur de hautes montagnes , en faisant attention , que , pour ft', l'on doit toujours prendre la liautenr du baromelic relative au point qui se trouve moins eleve au-dessus de la surface de la mer. En supposant, conime nous venons de le faire avec M. tie Laplace, z.=)/i — Uts , Ion parvient , enmme Ton voit , a une expression de as , qui renferme la moyenne des deux temperatures observers a la station superieure et inferieure. Si Ton avait suppose la temperature conslaute, PAR M. FLA.KA. 193 cc qui rcvient a faire 2=1 , Ton aurait trouve =/' , 2 au lieu dc . Mais en y pensant un peu Ton scrait na- turellement porte a substituer la temperature moyenne entre les deux obscrvecs. Cependant, en faisant cctte substitution, il n'est pas fort-aise de saisir d'abord a quelle loi sur le decroisscincnt de la chaleur entraine une telle substitution. Car , De-Luc , qui a ddcouvert le premier Tavantagc qu'il y avait , en introduisant dans cette formulc le facteur H-z au lieu de \-k-y.t, ou de i-t-z/, a cru , que cela revenait a supposer le d^croissement de la chaleur en progression arithmetique , ou en d'autres termes , que cela revient a supposer l'expression de z de la forme 1 — fi.as. Mais , on voit bien qu'une telle forme ne peut s'accorder avec |/i — ias , que dans le cas ou Ton neglige les puissan- ces de as superieures a la premiere. Lagrange , dans son Memoire sur les refractions astronomiques ( Academie de Berlin annee 177a pag. a65 ) a remarque le premier Tin- exactitude analytique qu'il y avait dans l'enonce de la loi conclue par De-Luc , et a fait voir que sa methode em- pirique revenait a supposer la hauteur as , exprimde par une fonction des deux temperatures extremes de la forme, A(t— 0(i-+- * (t+i')\=as : or, en prenant pour la constante arbitraire A une forme Tom. xxvii. B b 10,4 RECIIERCHES SUR LA REFRACTION convenable, il est clair que cette dquation pcut etre mise sous la forme , ct que par consequent Ton a ; (i •*•<*'< y as ou bien , ^ - 1/7= Ainsi il est clair , que l'hypothese, z=\/T^Ias, adoptee par M. de Laplace , est , dans le fond , la meme que l'ancienne hypothese de De-Luc , convenablement modifiee par Lagrange. $■ 7- Pour douner a cette hypothese un pcu plus de genera- lite , nous prendrons z={i—ias) m , le coefficient i et l'exposant m etant deux quantites qui doivent etre determinees par l'observation. Alors nous avons . /?..- i-(i-ias)'-" ia.( i — m) ce qui etant substitue dans les formules generales du §. 5, donne ; * Ct) = ia.p'{i — m) FAR U. PF.ANV 10.5 —ag f '\i—(t—ias)'- (i — ias) m ' La premiere de ces deux Equations donne ; y.(i— m).lu S .^ Mais nous avons , i m I — i i done en substituant pour i cette valeur il viendra p > ( , _ m)( ,_,>.) log. (£) «*= r=^ • se'O— *.» ) En eliminant £>' au moyen de l'equation , Ton obtient ; 7 9 5' 1 ,» 7 8.(i —/»)(. ■+■*'/')( i — i ™).log. («-) a.y= («■— *1» ) Mainlcnant , si Ton subslitue pour z sa valeur donnee par l'equalion , l-t-Ct'/ 1'on trouvera ; 7954, m 78.(i— m)'(i-»-a'/') '"— (i-l-a'/)" 1 } .log. f-) as=- J(i-f-*V; "■— (i-+-«'0 '""I i o6 urcnEuciics sun lv refraction Pour avoir egard a rhtimidite de l'air il suffit de chan- ger lc facteur 7954,78 en Vfrffi ( Voyez j. 5 ). — g-'/T Si Ton suppose 7/1 = 7, cette formule rcdonne le resultal trouve plus liaut. Le plus grand degre de generalitc de ^expression pre- ccdente dc as me suggere uue reflexion qu'il nest peut- elre pas inulile d'exposcr ici. On sait , que 31. Ramond , et d'a litres Physiciens ont cherchc a determiner le coeffi- cient analogue a ~^_£±~ par la comparaison d'un grand « h' uombrc de hauteurs de montagnes mesurees tiigonometri- qnement avec cedes qui se deduiscnl de cette formule en y faisant /»=7. Mais en cela Ton fait, ce me semble, un cercle vicieux : car, le coefficient numeiique dont il est ici question , est uue quantile uniquenient dependonte du rapport de la densite du mercure a celle de l'air sec. Ain>i , a cet egard , il est preferable d"adopter le resullat des experiences directes sur la mesure du rapport dc la densite dc ces deux substances , que de cheicher a con- clurc ce rapport d'une formule que Ton sait clre plus ou moins imparfaite dans sa composition al^ebrique. Mais si Ion fait attention a l'indetcrmiuee in , renfermee dans la formule que nous donnons ici , on pourra , en adoptant le nombrc -7 9 5 / t ,"' 7 8 , faire servir les mesures Irigouometri- ques des hauteurs a la recherche de Texposant in. Par ce TAll M, rr.\NA l fds= 3 +/»v(«v)- J-^'-k/V")- <^ r Substituant cette valcur dans les equations: ( V oyez ii • f. - ; - W)^o^)^J • Rcmarquons maintcnant qu'a 1'extremite superieure de l'atmosphcre Ton doit avoir en meme terns , p=o , et f=o done Ton doit avoir aussi , ee qui ( f <5tant un nombre positif ) ne peut avoir lieu rigoureuseraent a moins que l'exposant "-ne soit l'infini positif: mais on peut avoir une approximation suflisante en supposant seulemcnt , que cet exposant ait une valeur considerable: alors on aura par la meme raison , o=/y.e ' ,ce qui donue resultat conforme a celui qui se trouve dans la M. e C. e ( Voyez Tome IV pag. 264 ). II suit de cette equation, que les expressions preceden- tes de i, et £ doivent etre rcduites a celles-ci ; 200 RECHERCHES SDR LA REFRACTION y)/. f/e Laplace , en reduisant en nombrcs le second membre de l'expression dc ; a lrouv£; f /i of 0,290448 />' i-t-u.66 1,107 Done, a la limite superieure de l'atmosphere, ou f=o, et if = j — 0,000293876, l'on aura; x ,»- P l'>- q =o , en posant A— l B i 1 .C-*-zJ i —<).4B p=—; q= • En reduisant en nombres les coefGciens A , B , C avec Tom. xxvii. C c 202 RECHERCUES SUR LA REFRACTION les donnecs de M. de Laplace liquation (i) devieut j J B C /* 3 — 0,00292966 i37 fl -|-o, 000002 1 59385/ — 0,000000000397908=0. II suit de-la que Ton a; /' =l"-i-o, 00097655377 ; /" 3 — 0,000000701586. /" — 0,000000000151748=0. En resolvant celte equation par les formules trigonome- triqucs connues Ton trouve ; /"^-t-o,ooo929929 ; /"= — 0,000234725 ; /"= — 0,000695204 . Done les valeurs de /' sont ; /'=-t-o,oo 1 906483 ; /'=-Ho,ooo74i829 ; /'=-t-o,ooo28i35o . En calculant les valeurs correspondantes de/"au inoyen de l'equation Z - o,ooiio56i3 '•+/= / =-*- — J, , Ton trouvera 5 /=— 0, 420077 ; /=-i-o.49 o3 9 5 y=-+-2, 929670 . 11 est d'abord evident que Ton doit exclure la valeur de /' correspondante a cette derniere valeur de f puisque il en resulterait une refraction horizontale negative , en la substituant dans l'equation PAR M. PL.IN.I 20 j Sd= v * \ (\—3.)\/lV 011 lc radical est cense toujours pris avec le signe positil. La premiere valour de f donne I Done Ton aurail p=o , en prenant u= 77— , et par ' l 220,34! consequent s= t-o, 000293876=0, 0048323. ■* 220,3^1 II suit de-la , qu'en multipliant cette valeur de s par le rayon de la terre l'on aurait 30763™ pour la hauteur to- tale de l'atmosphere , ce qui est inadmissible. D'ailleurs , on peut rcmarqucr, que la valeur de i-i-o.oo3']5.l= -r— , corrcspondante a cette valeur de f etant en general ; or. f 0,63q39 „ p l-f-O,0O07O/=I,522O7 — r -|-0, 1 I 70 I I . — , ' ' I — ll.220,S^I (?) il en resulterait ( en y faisant f=o ) une valeur inftnic et negative pour la temperature / du point superieur de l'atmosphere , et un decroissement de temperature beau- coup trop rapidc. La valeur moyenne de /' est done la seule admissible. En revenant maintenant sur l'expression de z qui re- sulte de cette hypothese , il ne sera pas inutile de rap- porter ici un passage du cebibre D. Young consigne dans un de ses ecrits , ou apres avoir applique" I'hypothese du Professeur Leslie a la theorie de la refraction astronomi- quc il s'exprime ainsi. 204 RECHERCHES SDR. LA. REFRACTION » La formulc de M. de Laplace , qui donne une de- » termination assez exacte pour la refraction , s'accorde » aussi suffisamment , Ton dil , avec l'obscrvation directe; » raais dans le fait-, cctte formule donne une depression » considerablement plus grande de ce qu'elle fut observee » par Gay-Lussac dans le seul cas qui est avance pour » la soutenir ; et la depression progressive suit une loi » qui semble opposee a celle de la nature. Car les tem- m peratures varient moins rapideraent a de plus grandes » qu'a de plus petites distances , tandis que les observa- m tions de Humbold et autres semblent prouver , que , en » nature elles varient plus rapidement ». Probablement , cette derniere objection du D. Young ne paraitra pas suffisamnient fondee a tous les lecteurs de son Memoire ; mais , en suivant les consequences de l'hy- pothese de M. de Laplace Ton pourrait ajouter , que la pression baroraetrique qui en resulte , est loin de s'accor- der avec celle observee par M. Gay-Lussac au point su- perieur de son ascension aerostatique. Car , en prenant , pour plus d'exactitude , 71=0,0000,3708 Ton trouve . . . — =0,457903 , s=o, 00109639 , et a.?=6979," , 83. Or, en f faisant p'zzzgp'l l'expression precedente de — donne ; p a U p . „- . -B.i348.o4 1 J ~ T jl"/. -*-^(i;49 42-+-w-66i,io 7 ).e mais nous avons ici ; i,49042-t-u.66i, 107=2, 10993 ; 1'AR M. PLAN*. 20. > log. e =y/|5i38y8 ; -.— =o,oooo3o8o()- ,- et par consequent ; - = - . Jo,oooo3o8o97-+-o, ooo44»54o [ = - .0,000/1^3349. Maintcnanl , si Ton prend 0=6366198"'; /==7 97 4"* Ton obtient £=0,377910. La pression p' et la temperature /' observees ctaicnt , p'=o, mf ](>56& ; /'=-j-3o, g 75 : mais les forraules precedentes supposent la temperature egale a zero; ainsi il faut changer I en I ( 1 -+•«'/')=:/ X 1,1 1 53i2. Alois Ton trouve par l'equation precedente ; P= ,,,.53.1 =^ a5 9446- L'observation direclc a donne y9=o,"'3288 ; mais il faut prendre />=o,"'3288 (n- —7- ) =o, OT 33ii7 pour reduire cette colonne de mercure ( obscrvee a la temperature — 9, g 5) a la temperature H-3o, ? 75 qui avait lieu au moment que Ton observait la pression //. Ainsi Ton a o, m 259446 — o, m 33 1 1 7=— o,'"o7 1 72 , e'est-a-dire environ trente-deux lignes, pour la difference eutre le resultat de cette theorie , et celui de l'observation. On voit par-la que cette hypothese n'est pas exactement conforme a la nature , et qu'clle ne saurait representer la constitution de l'atmosphere avec un egal degre de preci- sion dans tous les phenomenes principaux qui en depen- dent. En employant la refraction borizontale pour determiner 206 RECI1ERCIIES SUR LV REFRACTION la constantc t, on fait en sorte , que l'erreur tie l'hypo- these se fait sentir clans l'cxpression de la refraction , en general , moins que dans la loi du decroissement de la temperature , et celle de la pression du baromttre. Je pense en consequence , que en voulant s'en tenir a cette forme algebrique pour la densite p des couches atmosphe- riques , il serait plus utile de conserver pour /' la valeur de M. de Laplace dans la theorie des refractions astro- nomiques , et de prendre , pour calculer la pression et la temperature la valeur de /' qui peul etre deduite de la temperature et de la pression observee par M. Gay-Lussac au point sup^rieur de son ascension. II est facile de cal- culer cette valeur de I': en effet ; en supposant , pour un moment, la temperature l'=o , et posant /=7 9?! 4»"*7 ^ 5 nous avons l'cquation ; qui peut etre mise sous la forme ; »="• 14— .-7(-;^)| ( a a 3. \ p' /) \a a / f " 3 />' } done en faisanl pour plus de simplicity ; a a a 3. f Ton aura , xu-2(M—N) ' • TAR M. TLANA 'j.Qj ou il faut sc rappcler que u=:s — afi — ~ J . Maintcnant , pour rcduire cctte expression dc [ en nom- brcs il faut remarquer que , ayant '=79 5 4/"7 8 > *=o,ooo3944 1 1 a zero de temperature, et sous la pression de o,"^ , Ton a dans lc cas actuel ; I 7<)5 ',,'"78 6366198 0,76568x0,000294$ 1 1 (i-t-o,oo375x3o,75)=o,ooi39362 , =0,000265945 ; 0,7 6(1-1-0,0037 5x30,7 5) ct par consequent, M=o, 00126065. Ensuite , nous avons ; 1 — o,oo375x«.i l! 5 i*o,oo375x3o,8 75 p p o,33i2/,3 =0,864668 } ^0,5oo33 2 ; (' p'.z o, 7 656XXi d'ou Ton conclut, iV=o,ooi 13897, et u=s— 0,000182887, cc qui donne m=o,oooq635o3, en prenant ^=o,ooioq63o. II suit de-la que nous avons ; u — (A/— iV)=o,ooo84i523 ; «(A/-»-iV)=o,ooooo23ii75; M (M-JV)=o,ooooooi i 7 53 } -A^l- =48,8553 ; et enfin , ^ 0,00000231175 — 0,000000829845 0,001683046 ou bien , /=-M>,ooo88o54 1. En substituant cette valeur de /' dans l'equatiou /=Kf-r)-> 208 RECHERCIIES SUR LV REFRACTION / a. ct prcnant pour la valeur 0,0011023 , relative a 4 l a 2 ' la temperature zeVo et a la pression de o"^, Ton ob- tiendra , y^=i } 25i84 — 1=0,25184. Ces valeurs de f ct /' donnent , ,/^r >y ; mais Ton a =o,ooo294488=6o",743(.fe.r). Done la valeur precedente de /' donne 6o", 7 43x36,9i 7 8=3 7 '.22",5 j)our la refraction horizontale correspondante a la pressiou de o,'"76 et a la temperature de la glace fondante. Cette refraction est sans doule trop forte ; mais ce calcul fait voir , que dans cette hypotbese , il convient d'alterer la refraction astronoinique, si Ton veut se rapprocher davan- tage de la verite dans l'exprcssion de la densite des cou- ches qui ne sont pas tres-eloignees de la surface de la terre. De sorte que , en adoptant les valeurs precedentes de f et /' Ton aurait, relativement a ces dernieres couches; / J =/(H-M.286,oo4).e-" 35 ' 6 '" ; ,+o,oo3 7 5Xfc=o, 7 o464-»-o,ii 7 8i : '- + —gZiZ-,, u=s—- 0,0002944! if 1 ;) > 011 t designe la temperature du point superieur en sup- posant egale a zero celle du point inferieur. Pour avoir lc coefficient de la refraction terrestre qui PAU H. PLANA 20(1 repond a cetlc valeur dc /' il suffit de remarquer , que en developpant la valeur dc p suivant les puissances de s , et retenant seulemeut les deux premiers termes Ton a ; pm En calculant ce coefficient de s avec les valeurs des con- stantes relatives a la temperature zero , et a la pression de o, m -j6 Ton trouvera — =i — f=i— sypnQ,65. I/on a done , 679,65 x 0,000 14 729=1-0,1 00 107 pour le coefficient de la refraction terrestre ; resultat tres- approchant de celui qui nous a ete fourni plus haut ( Voyez pag. 190 ) par l'hypothese z>=l/i — «w , qui constitue le fondement de la formule propre a mesurer la hauteur des montagnes. Au reste , l'liypothcse de M. de Laplace , discutee dans ce §. , n'est pas la seulc , dans laquelle , apres avoir ob- teiiu un accord assez satisfaisant pour la refraction astro- nomique , on se voit pour ainsi dire trompe lorsqu'on veut en deduire la temperature ou la pression barometrique. Par exemple ; je trouvc, que en preuanl, comine M. Bessel, z=e~'°° (Voyez 5- 5 pag- 177), et faisant commc lui , Tom. xxvii. I) d 2 10 RECHERCHES SUR LA REFRACTION 7 = 1 16865,'"" 8=227776,"'o , Ton parvient a des resultats fort-differens de ceux qui ont etc observes par M. Gay- Lussac an point superieur de son ascension. Car , en fai- sant a.j=6o8o/' Ton a, *Vz.y==o, 080644 ? e to '=l,o3lia; < ,_ ""=o, 96082. Done, en egalant ce dernier nombre a H-o,oo375./ Von aura /= ■ — -— - = — 8/c5 pour la dil- ' 0,00075 Terence cntre la temperature du point superieur et celle du point iuferieur, tandis que l'observation directe a donne — 4o, s 2 5. En calculant , pour le meme point , la pression baro- metrique , par la forinule , p=p'. e'P K J resultante de cette bypothese, et prenant />' =^p' . 7 9 5 4 ,"' 7 8 Ton obtient , / j=yy'.e- , ' ,9 " j8 =o/"76568. e-"- 8 ' , " 8 =o/"3i4o9 , au lieu de /J=o,'"33i24 , qui est le resultat dc l'obser- vation directe: ainsi il y a une difference de o,"'oi7, ou de sepl lignes el demi. Pour eviter de renvoyer trop loin ce qui me rcste a dire sur cette hypothese , j'ajouterai ici quelques develop- pemens, propres a eclaircir le procede, que M. de Laplace present a la page 265 du Tome IV de sa M.*" C. e , pour calculer la refraction astronomiquc relative aux distances du zenit observees sur une montagne , elevee au-dessus du niveau dc la mer d'une quantile designee par h. PAR M. PLANA 2 1 I Soit (p) la densite de l'air au niveau dc la mer , ct (;>') la densite de l'air a la hauteur h ; en nommant (J la va- leur particuliere que prend la variable u , lorsque Ton fait p=(p') , il est evident que Ton a ces deux equations ; W=W-('-»-7-)-'-'''- Maintenant , supposons que , a partir du somraet de la inontague , la densite p d'une couche quelconque de l'at- mosphere soil exprimee par l'equation ; ., i A u -*-"')[ ~ (V+U,) V en y substituant pour (p) sa valeur deduite de l'equation precedente , nous aurons , ,,, U'+fU+fnl r"l ... If ou bien , en posant pour plus de simplicite y= ' ; Cette valeur de p donne , comnie Ton voit , p~(p') lors- que m'=o ; ainsi , il faut prendre pour u' une expression en p , telle que sa valeur soit nulle en y faisant p=(p'). Or il est clair que Ton satislait a cette condition en posant, M=l * ll 1-J-aJl }, I if)S \ wi et remarquant que la rayou vecteur r devient egal a )■(■-«) V^-H'-W -+-2S pour l'expression diflerentielle de la refraction, il faudra se rappeler, que, suivant les principes etablis pour par- venir a cettc* equation , on doit loujours considerer (,«) comme designant la densite de la couc'he d'air contigiie a 1'ceil de l'observateur , et y regarder la quantite comme relative a cctte meme densite : de plus , on doit toujours prendre s=i , si Ion veut que la lettre a continue de representor le rayon de la terre , mesure de- puis la surface de TOcean. Done, en nommaut , pour plus de distinction, <*', (p') , s', d6 ce que deviennent respectivemenl les quantites a., (o), s , d9 pour le cas special de la refraction astronomique relative aux distances du z^nit observees sur unc monta- dd=- r\n M. nni 21 3 V><—*> y C o S "©- 2 a'(l- £ T ) -W ' ou la valcur de «' est telle que Ton a ; xk t <\ '+§00 En comparant cette valeur de «' avec la precedente de a il est clair que Ton a ; 4* OtSStt ou , ce qui revicnt au meme ; Le second terme de cette expression etant evidemment tres-petit par rapport au premier , il suffit de prendre «'=« . -— . Alors la valeur de u' trouvee plus haut devient w H'=s'—a.'(l—-t), et Ton a , (p')(i— a')Tcos'0-»-2ii'' Or , en differeutiant Inequation 21 4 RECHERCHES SUR LA REFRACTION . Ton obtient , done pour avoir ccttc refraction il Faut inlegrer , depuis u'=o jusqu'a u'=aa , la difl'erentielle i— a Kcos'O^-au' mais il est demontre dans la M. e C. e , que , suivant cette hypothese , Ion doit integrer enlre les memes limiles la difl'erentielle I— a. , : pour avoir la refraction aslronomique depuis le niveau de la mer : ainsi il est evident , qu'il suflit de changer ') est telle que Ton a 0>')=G0 . \ 1+66 1 , 1 07 . U J . *-**** {/= — ; — 0,000203876. ( 1 ) , il serait plus exact de deduire celte constante de l'equation laquelle doit necessairement etre vraie par les raemes rai- sonsqui rendent vraie l'equation analogue, //(i-+-/*)=-^- — \« formee en partant du niveau de la mer ( Voyez p. 1 99 ). Ainsi , en supposant connue la valeur de /' Ton am ait cellc de f par l'equation : en prenant , (/)') 0,00029', ', 1 tXW a. — - (p) " (i-t-o,ooi-] r j.l)y,o,""]b PAR U. rHIU 2 1 "J oil //, I designent respectivement la hauteur du baro- metrc et la temperature obscrvee sur la montagne. A 1'egard de la valeur de /' qui convienl a ces cas , il serait facile de la calculer , si Ton avait observe la re- fraction horizontale 8'0 du somraet meme de la monlagne. Car d'apres 1'eciuation du 3.' irac degre rapportee dans ce ) ( Voyez pag. 201 ) l'ou a en general , /'= j • A— j . \j(i -2.il) . sinif , en faisant /J ™ ' V ' " a-*-h 2 ' 8(1— a')\(W) 1 ' ct prenant pour ^ Tangle donne par cette equation , . „ iai.5J/M-//*— I. AM sin 5-^^ ■ Mais le plus souvent Ton n'aura pas observe la refraction horizontale precisement , et Ton se sera contente d'obser- vcr des refractions approchantes de l'horizon : alors , Ton pourra encore en conclure la valeur de la constante l\ en itsolvant par des essais Tequation transcendante , COS'0 ay'.sin©.cos© dans laquelle lintegrale J dt.e doit etre prise depuis , /= — jusqu'a /=oo. Avec les inbles que nous avons de Tom. xxvu. E c 2 1 S KLCUF.RCHES SUR LA REFRACTION cellc integrate , il nc sera pas difficile dc decouvrir en pen de terns la valeur de /' qui donne le second membre de cctte equation egal a la refraction observee 8'Q. Pour exd- cuter ce calcul plus aisement , il convient d'eliminer f en y substituant sa valeur, fournie par l'equation l'(i-+-f)=M: alors Von a ; cos 5 © Sd= — :• \i , — (-r r)cos : .0 .e 2 dt.e a I ) . sin©.cos© _,_ \l' 3 I J 2(1— a') r i • i cos ® i i Lorsque la quantite ne surpassera pas le nombre o, la table de M. Kramp donnera immediatement la valeur dt.e . Et dans le cas oil Ton cos© _.,, ,, r — '* ., aura -—r>5, Ion iera , x=e , et I on aura Limiles de x y—'° Cj n ,\~i lx=0, cos'QJ Maintenant , pour calculer cette nouvelle intcgrale en or, U n'y a rien de mieux que de faire usage des Tommies et de l'excellente Table , que M. Legendre a donnees dans le 3. lime Volume de ses Exercices de Calcul Integral ( p. 449-455). Pour proceder avec plus d'ordre dans les applications numeriques il conviendra de faire , PAR M. PLANA 2 I 9 J= - : B= - . M— - . COS 1 © : Cz= - . COS'© ; G= - . ..OS 1 © ; 3 2 2 2 a G 2(.-«') ' B C l'v'7 ~ /VF et alors Ton aura , Pour inontrer par des exemples rimportance de cctte mcthode , je vais calculer par son moyen la valeur de /', qui resulte de deux refractions approchantes dc 1'horizon, observees par M. Swemberg , et rapportees aux p. i63, 164 de son ouvrage intitule Exposition des operations faites en Lapponie etc. Voici les donnees de ces deux ob- servations , 220 UECHERCHES SUIl LI REFRACTION 2.3 decembre 1802 3 Janvier 1800 ©=8c/\43'.45", 7 B=8g.°5'.&',2 ^'A:=37'.47",7=o,oio9955(e?i«rf)*'fl^32'.i4",9=o,oo938i 1 (en arc H=0, M j3l56; ...... //=o/" 7 4344 ; t = — i3/a t= — 29/0. Cela pose, si Ton prencl II (1 — -r^ - ) au beu de // , pour avoir egard a la dilalatiou du mercure, Ton obticn- dra les rcsultats suivans ; !%'• -=7,0747000 ; a '=6,4 7 44384 ; M= 7 ,oi64483,- ^=0,1760912 ; ^=6,7059919; C=2,o63682 7 ; Z)=3,84 7 6652 ; £=0,864 1 1 35 ; G=5, 0472344 ; ^=6,6250778 log. -=7,0467474 } a'=6,5l l6475 i M=6,978285o,- ^=0,1760912 ; ^=6,54 1 6416, • C=3,o838i5o y J D=4,4 I 3 9 834,- £=1,3922684 ;] G=6,io553oo ; ^=6,6622487 . Maintenant il s'agit de trouver la valeur de /' qui sa- il sfa it a 1' equation , E d o,oio9 9 55=F.P..¥m-- i — - , fournie par l'observation du 23 decembre. Apres avoir is- saye differentes valeurs j'ai trouve , qu'en posant / =0,001 Ton rapprochait autant que possible le second merabre de cette equation du premier. En effet , cette valeur de /' donne l/^ =o 5 io559 y done en faisant /=o,io55o, dans la PAll 51. PLANA 221 table de M. Kramp qui donne lcs logarithmcs du produit a f* —it e.ldt.c Ton trouvera ; log. ^"=9,897 5 1 6 1. Mais ici Ton a ; K D P=3 0,9989 ,' — =0,00073 1 33 ; — =0,0007041$ , partant nous avons ; p w /■'. P. V-t- — — — =0,01 o3a62 -j-o, 0000273 =0,01 o3535 . Ainsi , Fhypothese /'=o,ooi, donne 0,0006420, ou bien 2'. 1 2,", pour la difference en moins cntre la refraction calculec ct la refraction observee. II parait au premier coup d'ceil , que en augraentanl ou en diminuant cette valcur de /' on devrait pouvoir reduire a zero cette dif- ference ; mais il y a un cas 011 cela est impossible ; e'est celui ou une equation de la forme , a—F (/') est telle que le maximum de la valeur de la fonction de I' designee par F (/') se trouvc , par la nature de la fonction , infe- ricur au nombre donne a. Cc cas singulier me parait avoir lieu dans Inequation precedente ; car en faisant ; E D / =0,0009 ; Ton trouve FPX-*- — — — =o,oio23ii : E D /'=o,oon ; Ton trouve FPX-*- — — -=0,0103478-, e'est-i-dire des resultats plus petits que celui correspon- dant a la valeur intermddiaire /'=o,ooi. En calculant r observation du 3 Janvier d'apres l'hypothese 222 KECIIERCIIES SUR I V REFRACTION /'=o,ooi, Ton oblicut ; |/'I =0,35708 ; \ogX=<) ) ']<)o -j 87 5 ; / > =32,5922 ; — =0,00246756; — — = — o,oo25o/,o8 ; FPX=o, 0092507 ; ct par consequent ; F.P.X+ - — ^=0,0091242. En relranchant ce nombre de #'5=0,0093811 , Ton a 0,0002569 , ou bien 53" pour la difference en moins cntre la refraction calculee et la infraction observec. On voit par-la que la valeur unique /=o,ooi repre- sente ces deux observations de M. Swemberg avec plus d'exactitude , qu'en faisant corame 31. Malhieu ( Voyez le 1." Volume du voyage de M. Humboldt Astronomie pag. 1 56 ) /'=o,ooo8', pour la premiere, et /'=o, 00078 pour la seconde. 11 est d'ailleurs clair , que dans un lieu determine on doit , quelle que soil la distance du zeuit , employer la meme valeur de /' pour calculer la refraction. 11 est vrai que rien n'empeehe de supposcr /' variable avec la temperature et la pression observees au point infe- rieur de la courbe, mais il faudrait connaitre a priori la loi de cette variation , ou bien voir , s'il est possible de la conclure , en coraparant un grand nombre de refractions observees avec la formule deduite de cctte hypothese sur la constitution de ratmospbere. En adoptanl /'=o,ooi , et employant pour a et ~ les valeurs trouvecs sous la pression de o,"76 et a la tempe- FAR M. 1'lAnv 223 rature tie la glace fondante, Ton obtient par l'equalion , /' ( i -+-/')=! — 7«; 7==o, i o23. Done en calculant la refra- ction horizontal a L'aide de l'equation M - "^-(-r/) (t— «)|/af Ton trouvera M=38'. /,". Telle serait suivant cette theorie la refraction horizon- tale dans lc lieu ou M. Swemberg a observe les deux re- fractions rapporlces plus haul. Ces valcurs de /' el/*donnenl pour la loi du decrois- sement de la chaleur sous le cercle polaire des resultals forl-differens de ceux qui ont ete trouves par M. Mathieu dans la note citee plus haut. Mais d'apres ce que nous avons dit precedemment il uous parait clairement prouve que les observations de la refraction sont les moins favo- rables pour donner sur ce point des resultats conformes a la nature. i 9- II iraporte de considerer lc problerne de la refraction astronomique sous differens points de vue , el d'analyscr avec soin les differentes hypotheses que Ton imagine sur la constitution de l'atmosphere, afin de pouvoir apprecier le degru d'approximation que Ton peut en atlendre. D'apres ce principe , je vais examiner dans ce §. une autre hvpn- these , qui comprend comme cas particulier la formule dounee par T. Simpson. 22 4 RECHERCIIES SUR Li REFRACTION En ecrivant p au lieu dc (p) , et faisant dans la formulc (3) rapporte^e a la page 244 du Tome IV de la M. c C. e , la diflcrcntielle dO de la refraction deviendra; sin©. — . du .u' m+, -i-2A(l—J)u 3m + 3 -i-(l—jyu'' m+ - ; - du= d.u m ->--i- (l ~ J) . ir+'d.u m+ ' : r m-t- 1 in-*- 1 done , si Ton fait ac'=« m+ ', il viendra ; d ^_ \A-*-(i—A)x'\.dx'.sm® ~ 0/H- 1 ).\ i —sin'©. I Ax'-(a-*-Bx)* ' Tom. xxvii. F f 226 nCCHERCHES SUR L\ UEFRVCTION ou bien ; . . , '(A+.Bx)dx ^ l ~*~ l)m —\l l -x(.4+B.v)\x-*.x(J+Bxn ■ Pour reduire cette diflerentielle aux transcendantcs clli- ptiques , nous ferons % i -*-x(A+Bx)=y\[_ i — x{A+Bx)~] , cc qui doDne Ax I — y 1 ot par consequent; ( r— — 1 * i . • r= - B(i+f) A-\-Bx= h .1 — z II suit de-la que Ton a ; dy dy (m-i-i)d8=. Done , en integrant nous aurons ; dy (™+ " )^=arc= . Vi — c» Ki— c» et Tangle © par l'equation , sin (O-»-a)=Z£sin0 . La valeur de c* est donnee par liquation 4(1— A)+.l.Hm® ' Telles sont les principales formules qu'il faut employer pour calculer le second membre de liquation (i). Dans le cas particulier de la refraction liorizontale l'on a 0=c;o°, ce qui donne t/=o,o° , et cos©=Zi ; d'ou Ton lire; i— E sin \V=— J/— ^— i tam o- \ °=— \/~ -E nous afl'ectons le radical du signe negatif , parceque Tare ts doit etre negatif : car on verra plus bas que la quantite E est plus petite que l'unile , et que par consequent Ton a toujours 0-M3<6. 11 suit de-la , queen posant , a l'ordi- naire , A =F(c,V, \i — c'siu 3 ^ Ton aura , relalivcment a la refraction horizonlale ft PAB M. PLM»A 23 I ou F' (c) designe la valeur complete de la Iranscendante elliptique, c'est-i-dire la valeur de Tintegrale depuis Mn©-H(i— A) C>= i-*-A' »B Mi- J) '1 viendra La valeur dc c" donne en prenant le signe superieur ou inferieur suivant que A est positif ou negatif: done, en remarquant que Ton a toujours , / -^ = ±13 , il viendra; (II)... Jft I * lA' 1 — - ■+-1 -J \i — c' 2 sin 2 I \\ — c' 2 sin 2 ^/ Pour avoir les limites de l'integration par rapport a <|* il n'y a qu'a faire ici ce que Ton a fait dans le cas prece- dent, e'est-a-dire, faire successivement x=sin0 , aJ=^3 m+, -.siu9 dans l'equation , COSvf = - =A'. ' ' : y Yi+x(.4-t-Bx) PAH M. PLANA 233 par ce moyen l'on trouvcra , que les limites <{»', <}" sont d\ Tojf. xxvii. G g a34 RECHERCHES SUR Li REFRACTION et par consequent ; n J m — 2, am — 2 — Au m — (i — ^jf 1 '"" 1 "'-^ Consiante. Cette integrale doit etre nulle a la surface de la terre , ou «=l : done, en faisant , pour plus de simplicity ; f (u)z=—Au m —( i —A) u in ' +l +- — . AP. w m - 3 -f- 2 ^^- .fl'( i — Ayi"—', MH-I 2.111 Ton aura ; ouy(i) d^signe ce que devient f(u) , en y faisaut u=\. Substituant cette valeur de — / /><& dans les equations z il viendra ; Substituant pour p sa valeur en « , nous aurons ; z=: !—- . Nous avons ; /(i)=b— H . ^fl*n . (i—A)P; TAR M. PLANA 235 done, cn posant , pour plus dc simplicity n 2 /' ( m — 2 am— I x 1 III 2 2.111 — 1 nous aurons ; p' ' ' j8»— «» ' Cela pose, remarquons, que a l'extremite de l'atmosphere Ton a p=o , u={i ; et par consequent liquation qui ^tablit une relation necessaire entre les deux constan- tes A et in. L'expression pr^cedenle de f(ii) donne , /(fi) _ /(l)=I _^— ^^ J x ' J v ' am— i 2//i— i +A. U> ( U — -= i [ \ziii — I m — 2/ m — 2 2m — i ) substituant cette valeur dans l'equation pr^cedente il \ien- dra ; (^ . . . 0=u'-+- -— - . J I— &>. -\ \ , ag-n* l„ /ain-t-i m \ 26"' 2.& m+ ') +A.-±-.\fi>( — • )-»-- , Ifk f \2wi — 1 in — 2/ m — 2 2m — 1 ) d'oii il est facile de tirer la valeur de A eii fonction de /;/. u36 BEcnEncnES sen la refiuction 4* , - 4* , Comrae Ion a, [3""= (i-+- -?)' , ct que — f designe unc ties petite fraction , Ton peut simplifier l'equation pre- cedent en devcloppant la valeur dc [3"' et celle de |3"" "'' . Alois en n^gligeant le cube de — - Ton a ; n Ifk-p' m /'flip'* * m(m — 2) n' 2 \ n* n 2 a \ n' / 8 et par consequent ; 2ni — =— (^') =_,+ (•*•)'. S. m — 2 \n'/ 4 Substituant ces valeurs dans l'equation (7) , et reduisant Ton Irouvera ; o=p+a S p. (-—y- r -J.agp. ( — )•-/ d'ou Ton tire, en faisant p'=zgf>'l , /-+-a(3/M-f-0 • -4" ■"= T7, — » „',„^,\ f et par consequent , 2 — .1 Cette valeur de A est suffisamment cxacte ; mais si Ton voulait la calculcr avec plus d'exactilude , en rclenant lcs PAR M. FLAM 2$-j i i. ' tcrmcs multiplies par la premiere puissance de-, et de — Ion trouvcrait . . (a/ra-w) — 2- (m — 1) /„„,_._. \ t 1 /.«* » < « v '2 (am-t-i) Ap y/= : 1 — Ztn. — — — . — . a{m-t-\)ltp' "i-t-i » 3 m-t-i n» Cherchons maintenant la valeur approchee de E ; nous avons trouvc" E=B m+ '. \J+-(j—4)B m +-\ . Subslituant pour A sa premiere valeur approchee; il viendra, E= i^Mz-K^-w) ^'—B"+- (l+n, a V)\ . a(m-*-i)kp'\ v J n» \ n» / ) ikp Actuellement , si Ton fait, (3" ,+ ':=i ■+-(:>*-»- 1). — Ton a ; is= — (7(w+i) (m-hO- —[l+ma —)\, a(m-*-iJAp'( ^.'nl K ' n> V. n* / ) ' ou bien , £ =^j,_ 3 (U ra .£)j. Substiluanl pour |3" H ' sa valeur precedentc , et negligeant 1 ' 1 W . . . . . Z A/ 1c carrc de — , ainsi que le moduli - .— , Ion aura, £=1 — 2. — 1 L . II est remarquable , que cette valeur approchee dc E soit independante de rindelei minee in. Mais si Ton voulait developper la valeur de E en retenanl les terraes multiplies P ar \~r)5 et par-. — Ion trouvcrait. 238 KECIIERCHES SUR LA REFRACTION E=l—2 . 1 — 2 . — . --.(/»-h3) a . n* n 1 a La premiere expression approchce de E sera toujours suffisaiument exacte : ainsi , en posant , pour plus de sim- ,••,/• i 2 Ay „ . plicite , /=2 . , nous aurons L=i — /. Pour reduire cette valeur eleven nombres nous prendrons; =o,ooi2493;-^- =o,ooo294585; cequi donne/==-t-o,oo22o4o2. Mais nous avons trouve dans le §. precedent , que dans le cas de la refraction horizontale Ton a ; done Ton a y log. sin 7© = 8, 52 1 09 10 — ; log. tang 4-® = 8,52i33o4 — ; \v=- 1." 54'. 8",5=-68/»8",5. II suit de-la que les formules (I)', (II)" trouvdes plus haut donneDt ; f= (iy . . . i?=- ^- 5 =t 11-^\f(c^)-f\c)\ j v ' m-t- 1 in-*- 1 ( v T J J Lorsque Ton fera usage de la formule (I)' il faudra cal- culer Tangle (II)". ira-t- 1 = cos —7.4*33 , ; _ k (i—A)+A* 2— A ' ° ~ %(i~A) »f»=|/^.tang.ri .54':8",5;,- ffM-l m-f-i J . ■ ) Le signe ambigu qui entre dans l'expression de /? sera pris positiveraent ou negativement , suivant que Ton pren- dra pour A des valeurs positives ou negatives. On voit par-la , que pour determiner la constante A il faudra essayer diflerentes valeurs jusqu'a ce que Ton en trouve une qui donne pour R la refraction horizontale ob- servee, laquclle, dans notre climat, peut etre supposee egale a 34'. 3o", a la temperature de la glace fondante , et sous la pression de oj'-jb. 2 JO RECHERCilES SUR LA REFRACTION Pour diminuer le nombre des essais on peut remarquer, queen posant 7= i — s Ton doit avoir a l'extreinite' de Tatuiosphere, 011 p=o; Devcloppant le second membre de cette equation , et retenant seulement la premiere puissance de — Ton aura ; 5= . J 2/»-+-i-H^t — m)\ . Substituant pour A sa valeur approchee donnee par liquation , J= ~7 — rv — ' a(m->r\) -^ l'on obtient ; d'ou l'on tire (»H-i>=— 2 • j- (1— m)-i— -£ (airn-i) j ; 1»= - ; i— — • S— 2. --4-8. ^~ a n* Done, en prenant ; — =0,00 i25i6 ;— — =o,oo*>58'8o94 — m= . as — nX».ooi J2701 Actuellement , si l'on prend £=0,010999, ce qui re- \ienl a supposer la hauteur de ratoaospbere de 70.809'% Ton trouve rn= — >i ,4 568 ., et ensuite A=—i^ } i5. Ainsi il convient d'essayex d'abord. cette vakur. PAR M. PLANA. 241 Cela pose , remarquons , que I'equation , 8(1-.^) /,(i — ,-/)-+- //'.sin© etanl r^solue par rapport a A donne ; c'sin© " \ l y^r> j ' et que par consequent dans le cas de la refraction hori- zon tale Ton a ; en observant qu"il fatit affecter le radical du signe -+■ , afin de rendre negative la valeur de A , conformement a ce qui precede. II suit de-la que nous avons , W=i(,H- (/,-V). La valeur de R donn^e par le systeme des equations design^ par (I)" peut done etre mise sous cette forme; ou bien , sous celle-ci ; En faisant pour plus de simplicite •, yt= 7 3 2 i",4; *'=S; m=tongri°.54'.8",5;, aurons , Tom. xxvii. H b . J*l*. j/i-^. |F'(cj-Frc,»f")! J 11 est clair que Ton peut considcrcr cette expression de R comme une fonction de la quanlite c. J'avais d'abord peuse que , en donnant a c une valeur convcnahle Ton pourrait rendre le second membre de l'cquation (p ) egal a la refraction horizontale moyenne , telle qu'elle est don- nee par 1'ohservation , laquelle dans notre cliinat oscillc cat re 34'. 3o" et 35'. o", en ^cartanl les cas extraordi- naires. Mais en •essayant de satisfaire a I'equatkm (//) d'apres cette condition j'ai reconnu avec quelque surprise, que cette fonction de c convergait vers un maximum qui n'at- taignait pas Zi' . Voici les resultats qui me paraissent suf- fisans pour elablir cette conclusion. D'abord , j'ai suppose A= — 14 , et en calculaut d'apres cette hypothese la va- leur It , a 1'aide du systeine des equations (I)' j'ai obtenu R=Z 1'. 1". Faisant eusuite A= — 1 5 , j'ai trouve /?=3i'.3". La troisieme hypothese , ;•/— — 2-0 m'a donnc 7?=3i'. 16". J'ai ensuite trouve pour A= — z5, /f=2o/.38". pour A= — 3o, R=±-]' .2.8" '. pour //= — 12, R=Z\'. o". pour A=. — 11, /?=3o'.35". La marche du calcul numcrique me faisait voir claire- ment l'impossibilite d'oblenir pour R des valeurs plus gran- des en essayant pour A des valeurs negatives. MR U. l'LAH* 24 J Considerant, que la regie de Simpson repondait a A—i, j'ai essayo des valours de A positives ct voisines de l'unite; mais j'ai rencontre le meme inconvenient. En prenant A=o,"j ; //=o,8; ^—0,99; ^=0,999 je ni'approchais du resultat , /{=3o\ 3o", que Ton a en supposant d'abord A=i , et je ne pouvais pas le snrpasser. Les valeurs tres- petites de A sont sujettes a la meme limitation, parce que I'hypothese i =Au m M 1 -A)ir +> rcvierit au meme de deux manieres ( lorsqu'on la reduit a un seul tcrme ) ou en supposaut A—\ ; 011 bien en sup- posant A=o. Cette propriete de l'equation (p'J mcriterait d'etre de- montrce par des considerations d'aualyse pure: raais l'equa- tion du maximum , ^-=0 , est tellcment transcendante , qu'il me parait ties difficile d'en deduire a priori la racine c qui convient a la question. Cependant il pent etre utile de former cette equation , pour en epargner la peine a ceux qui voudraient tenter des recberches ulterieiires. Nous avons , en posant , Z/'=i — c 1 j tl-d,'' mc i.|/i-vm» j = 7, T7 » A =Vi-c l sia'a" = . - ■ \Y(i-t-m>)(i-*-m>b') 244 REcnr.RCHES sim t.v refriction Done, en combinant les deux equations; / p A 1 a , en general , 2,= — , et que Ton a trouve — r=— , M. de Pt p p Laplace en a conclu , que Ton a Inequation , P aS »* • 1- r P f %l 1 z = — =1 — — . Mais 1 equation — = — , n etant qu appro- P il p p 1 chee , il sera plus exact de tirer la valeur de z de l'equa- tion qui determine cette variable. Pour cela , remarquons que l'ou a ; _ p \»i — 2 / f n* // \ m — 2/ \ - gd5 — i 2 niais u m = i — $ , ct u'=(i — s)'" ; partant Ton aura; a / 4V\- dans I equation -=« : ct alors Ion a: - = /n V ; ou /• '• V. n 1 ) bien , en developpant , a zkp' m.fm — 2.) /^kp'\* -=i-4-m. — - H (— - ) -HetCj r n 1 — =1 — 0,00249970 -j-o,ooooo38588 =i — o,ooa49584 ; ce qui donne, 4 =0,997504 16. On tire de-la, r=6382i3o m , et par consequent /• — a=i5932 m , ce qui fait a-peu-pres le quart de la hauteur reelle de l'atmosphere. La refraction horizontale est expriraee dans cette hy- pothese avec un plus grand degre d'exactitude : car li- quation (/«-*- 1)35=— 0-Harc.(sin.=|3 m+ '.sin.0), trouvee dans le §. 9 , etant mise sous la forme ; On-*-*) „ li m+ '— 1 l^ (m-t-i) I lan „/^ w= ___ lang . je^^wj , donne , en y faisant 0=90°, lan". 1 86= : : 1 i-t-#" ,+ ' en developpant cette function , et retenant le carre de la / 1. < fraction — , Ton trouvera ; n* m-t-i .., . , lip' , . /kit \* cette Equation donne ; Tom. xxvii. I i )<{,' kj>' I .25o RECnERCHES SUR Li REFR\CTION tang.— M= y-(m+i) £.(.i--/)- ou bien , Connaissant ainsi la tangente Ton obtient , en ndgligeant les puissances de — supeneurs a - ; Maintenant , si l'on remarquc que la valeur de in trou- vee plus haut donne (,«-»-.) -=^ on en conclura , *«- " »^' "• ■4-i A il.|/Z~^. \lL~ *£l 3 "" ' " Reduisant cette formule en nombres l'on trouve ; M=o,oo88823 -t-o,ooooo32558 =o,oo88865 , e'est-a-dire , £5=3o'. 33". Cette valeur diflere de celle ob- served d'uu huitieme environ. Au reste ce calcul monlrc, que Ton peut , sans erreur sensible , prendre 2/1-p' 86= ]/' V \'a — IT' L'hypothese , ^ = «"', que nous discutons , a une pro- priele analytique fort remarquable qui explique le succes que Ton a toujours accorde a la regie donnee par T. Sim- pson pour calculer la refraction, lorsque la hauteur de FIR M. N. ISA a J I l'astre au-dessus dc l'horizon surpasse 12. environ. Pour demontrcr cetlc propriele , reprenons l'equation , (ni-n)&fc=— 0-t-arc. (sin=|3 m+ '.sin0) , et rcmplacons laic par la serie qui le donue en fonction du sinus : en retenant seulement les deux premiers termes de cetle serie , il est clair que nous avons ; (/«-»- 1 )o^=siiie.(^" ,+ ' — 1 )-+-=• . sin 3 0.(£ 3 " ,+3 — 1 ). En negligeant de ineme les puissances de tang. sup£- 1 ieurs a la troisieme , il n'est pas moins evident que Ton a : . _, tang.© _ ,„ sm©= . , a ^ zsrtang.©— i.tang. 3 © ; et par consequent ; (»H- 1 )J0=(/3'"+'— 1 ).tang.©-H ^ \ \ {R Zm+i — 1 )—(ff n+ '— 1 j } tang. 3 ©. Mais , nous avons ; ft' 1 * 1 I= (m+l) /,Ap' (m-t-ij(m — i) /^kp'\* ■m> l ~ 2. ' n* -*" 8 'U'j' done , en substituant ces valeurs Ton aura ; S6= ^. j n-( WJ _i)^'jtang.@-|-(27?^3).(^ ; y. tang. 3 ®. Maiutenant , si Ton substitue pour m sa valeur donnet par liquation, m. — = , Ion obtiendra : ikf'/ l k f '\ _ »*/>' /V /\ ,_ Sd= —I 1 - ).tang.@H -.( — l.tang. 3 ©. n'\ a n 1 / D n' \ n' a f Cela pose , si Ton fait , ikfi : n' I -I-^A/j' -• rt*' il en resulte , 2 52 RECIIERCHES SCR LA REFRACTION kf a. n> j. — 4« ' ce qui etant substitue clans l'expression precedentc dc 80, doune ; «= -i- Yi- — \ .tang.® 1 3.0. \ a 2(1 / — — . ( — ) . tang, 3 © • i — J.X \2(i — 2«) a / En negligcant le cube de a , et le produit «\4 , cette expression se red nit a ; M=«(, _ L H_i a ) . tang.e-H^a-i) . lang. 3 0. Maintenanl , si Ton compare cette expression de $0 ayec celle qui est donnee par la formule designee par (J) a la page 268 du Tome IV de la M. e C. c Ton comprendra aussitot qu'elles sont identiques. Done l'hypothese particuliere 7 =u m , a la propriete re- niarquable de donner pour expression de la refraction uue foDdion de la distance du zenit, telle, quetaul developpec suivant les puissances de tang.© , ses deux premiers lermes se trouvent les memes que ceux correspondans de la fonction qui exprime la refraction , quelle que soit la loi de la tlcn- site des couches atmospheriques : ainsi il faut conclure de-Uk que la formule , lai)''. • 56= - -.tam:.{©H 56\ , de Simpson et Bradley joiiit , quoique implicitement , de la propriete d'etre independante de la loi de la densite PAR M. PLAilA 253 dcs couches almospheriques jusqu'a 7 5.° de distance du zt'-iiit. Cela donne lieu a celte autre remarque : puisque Ton peut prendre , saus crreur sensible ; #>«n_, w -t-\ t,kp' /,„^-|) m+i = . — ; tang. ■ SS= Sd ; il est clair que Ton a ; *fc= -£ . tang, ©h • «[ ; ou la valeur de m-hi doit etre calculee d'apres l'equation It?' I n» IN'ous avons trouve precedemnient m= — 8, .',833 ; ainsi Ton a , "?±i = — 3,7416. Mais il ne faut pas perdre de vue que ce noinbre a ete caleule avec des elemens qui suppo- sent Tair a la temperature de la glace fondante et sous la pression de o,'"76; de sorte que pour une temperature quelconque t' et une pression barometrique o, m 76. (i -*-/■) il faudra changer , - en -(1-4-0,00375/); kp kp' (i+r) — en 1 -t-o,i>u'i^'t.l' ' ce qui donne , en general ; £('-+-j)-;f 0+°>°o3 7 5./' r "H-« W t ;C'-V) 254 RECIIERCUES SUR LV REFR\CT10N ou bien , l.n* l.n 1 io,oo-]5.l'-i-(o,aa'i']~i.t') 1 — yi ~ a././ fl./,/| i-t-y i ' ent a ; =—3, 7 4 1 6— 4,2416. j — [ . ce qui revient a ; wi-t-i 1 _t c t _/ ' c ^ o , n0 7^-''-*-(°> ol, 37ii'' En posant pour plus de simplicity ; 5 o,oo^J'^.t'-^-(o,ooZ■]3.i') , ■~ y O — , l-t-j- nous aurons , en general ; — fi ■) Sd= "' 1 _.ta n g4®-(3,74i6^.4,34i6).»j : 1 -1-0,00573. r ou bien , *«= 60,,77 ' ( ' T7l-tang4©-(3,, 7 4i6^.4,24i6pi , en observant que =60 ,77. On toit par ce qui precede; i.° que , conformeinent a cette theorie le coefficient de 80 , sounds a la ligne trigo- nometrique , doit varier avec la temperature et la pression barometrique ; 2. que sa valeur ne saurait etre diflerente de 3,74 1 6-^.4,26 16 sans cesser de remplir la condition qui determine la quantite in , et sans cesser de rend re cette formule independante de la constitution de Talmospherc jusqu'a 75. ° de distance du zenit ; 3.° que c'est unique- ment pour les i5 premiers degres de hauteur qu'il peut etre avantageux de modifier ce coefficient , en le reduisant a 3,25 , comme on le prescrit ordinaircment : car , a ces hauteurs , la formule etant , dans le fond , empirique , il TAR M. PLAIU 255 convienl de prendre le coefficient qui repre'scnte mieux robservation. ;.. 1 1. Considerons maintcnant le probleme de la refraction astrononiique sous un point de vue beaucoup plus eteudu. JNous avons trouve (p. 174 ), que en faisant pour plus de simplicity , p'=gp'l Ton a , en general , pour expression de la densitti p des couches atmospheriques ; a tils f= - .e Mais il est evident que, ^- = e -lo6i: :=e J ~ • ainsi, en po- sant, v=j ■+-(£)» nous aurons, sous la forme la plus simple ; /yds Iraaginons actuellement developpee suivant les puissances de as la fonction de s representee par z ; et pour faire en sorte que Ton ait j=i lorsque s=o , supposons z= 1 —b'.{as)+.b".{asy-*-b"'.(asy-*-elc. Les coefficiens b\ b", b"\ etc. doivent etre determines par l'experience ; mais on peut aflirmer que le coefficient V doit ctrc une quanlile positive , puisque celte fouction de s est , par sa nature , de'eroissante a mesure que s augmente. II suit de la , que Ton a , v '•=$ —b'a-i-2b".a.s-h3b'".a\s*-h etc. En devcloppant la fonction f suivant les puissances de 256 RECDERCIIES SUR IA REFRACTION s , et posant £ =c'+c".s-hc'".s*-i- etc. l'on trouvera ; c' = j— b'a; c"=2b".a*+b'a.(i-l>'a); etc. Done nous avons , — c'.s— j.s*— ^-..f 3 — etc. p=p'.e . ■ Telle est l'expression la plus generate de la densite p ; mais, pour faciliter l'integration dans le probleme de la re- fraction astronoraique , il est neccssaire de developper le _< 7 '.^_^V_etc. facteur, e , ce qui reduit cettc expres- sion de p a la forme , p=p'.e~ c \ (i-^Y-^^V-f-.-V-1-etc.) , ou les coefficiens c'" , g', g'\ etc. seraient faciles a determi- ner en fonction des coefficiens V , b'\ b"\ etc. , si cela de- venait necessaire. II est evident , que la fonction tres-simple , p'.e~ Vs , con- stitue le terme principal de cette expression de p : ainsi , dans la theorie des refractions astronomiques , on doit re- garder comme le veritable resultat de la premiere appro- ximation celui que Ton obtient , en supposant p=p'. e~ c '° , et considerer comme une espece de perturbation la correction due a l'existance des autres termes. 11 est remarquable que cette scconde partic de p , e'est-a-dire la fonction , PVIl M. PLANA 2.J-J p'.e-'-i-'is'-^+elc.) soil de 1'ordre du carre de la petite fraction s ; en sorte que il ne peut pas exister dans son expression un terrae de la forme A-.s.e"', dont I'eflet naturel , serait , de di- miuuer fexaclitude du resultat fourni par la premiere ap- proximation. Pour peu que Ton reflcchisse sur le caractere de la fon- ction fj'.e~ c on reconnait aussitot , que le degre plus on moins grand de l'approximation qui peut etrc donne par l'hypothese p=p'.e~~'' depend en grande partie de la valcur absolue du coefficient c . Or , nous avons c'=-f — b'a ; ainsi en faisant a=6366itj8'" ; /=7<)5 4 m ,7 8 , et supposant avec M. Bessel, ( Voyez p. 210) ^=227776"', il en resulte c'=8oo — 27=7 7 3 pour la valeur ( au moins approchee ) de ce coefficient , relative a la temperature de la glace foudante. La grandeur de ce nombre rewrite d'etre remar- quee d'abord , parcequc les limitcs de l'integration etant j=o, s=\ , on peut dans la question actuelle supposer s=oo au lieu de ,y=i , ce qui simplifie considerablement cette recherche. M. Kramp et M. de Laplace supposaient c'=f sans faire aucune attention au terme — b'a ; mais la modifica- tion due a ce terme devient tres-importante pour les re- fractions approchantes de l'horizon. Voila pourquoi, M. Bes- sel , a substituc f — b'a au lieu de ~ dans l'elegante ex- pression de la refraction qui se trouve rapportee a la page a5i du Tome IV de la M. e C. e ( Voyez Astronomiae Tom. xxvii. Iv k ;>58 RECBERCHES SUR LA REFRACTION funclamenla etc. p. 28 ). M. Bessel a determine le coeffi- cient U par les observations dc Bradley , et l'accord qu'il a ainsi obtenu avec l'observation demontre clairement, que le rcsultat fonde sur l'hypolhese, p—p'.e~ c '' : , ne peut qu'etre legerement modifie par la consideration des termes p ', <>-*> (_ *y_ ^..f'-Hetc.) qui ont el6 negliges. On voit par-la que la refraction astro- nomique est faiblement influenced par les termes b".(as) % ■+-//" .(asY-h otc. qui enlrent dans le developpement de la fonction z ; et qu'en consequence Ton ne doit pas attendre de Tobservation directe de ce phenomene des eclaircisse- mens fort etendus sous le rapport de la loi du decroisse- ment de la chaleur dans le sens de la verticale. Puisque le coefficient V de la serie , i-»-o, oo3757 . ,,, z = ! - — . = i — b'(as)-t-b".(asY+- etc. i-»-o,oo375.«' ^ ' J est le seul qu'il importe principalement de connaitre pour calculer la refraction , il est clair , que Ton pourrait en determiner la valeur , en observant directement la tempe- rature t qui a lieu a un point eMeve de i5o ou 200 me- tres au-dessus du lieu ou Ton fait des observations astio- nomiques : alors , la petitesse des coefficiens b", V" etc permet de negliger le carre de as , et I'equation prece- dente donne ; o,oo3o5. (/'—<) (i-t-o,oo37b).as Ce moyen est aisement praticable pour les observatoires ctablis dans les villes qui sont entour6es de collines ; mais PAR M. PL A NV 2^9 il faut avoir soin de soustraire lcs deux thcrmometres , a toute influence etrangere , pour avoir seulement la tempe- rature propre a fair almosphefique. Par ce moyen Ton trouvera pour V une valeur variable en general pour les differens climats , et probablemenl on la trouvera aussi variable pour le meme lieu dans les dif- ferentes saisons de 1'annee: en cc cas , le calcul decidera si pour les distances du zenit fort approchantes de rhori- zon il est necessaire de tenir compte des variations de ce coefficient. Cette reflexion peut etre utile pour accorder les deux obliquitcs de I'ecliptique , observees a des latitu- des qui surpassent 6o°. Ces remarques sont fondees , comme Ton voit , sur Tex- pression analytique de la densite p , eu egard a la maniere dont cette fonction influe sur la refraction; nous les jugeons d'autant plus exactes qu'elles s'accordent avec un avver- tisseraent analogue donne par M. Bessel en ces ternies : » lllud quoque dubitari nequit quin refractiouis determi- » natio multo propior evasura sit veritati, si numquam non » pro una theruiometri observatione plures instituantur , » varia quidem in altitudine , eadem tamen linea verticali: » eo enim inoJo specilicae atmospherae elasticitates in stratis » terrae proximis ita innotescerent , ut ad calculos eas »> vocare liceret » ( Voyez p. 27 dstronomiae fundamenta). On peut encore determiner indirectement le coefficient V en supposant , connue la refraction horizontale : en cfFet si Ton nomme $9 cette refraction ; son expression analytique, 260 RECHERCnES SUR L.V REFRACTION telle qu'elle resulte tie rhxpothese p=p' e~ c ' , s'obtient im- mediatement par l'une ou l'aulre des deux series donnees a la page 252 du Tome IV de la M. e C.% ou en faisant p—ct(j — b'a) ; q=p.e~ p , on en conclut , que suivant les puissances dc p Ton a ; «= ~Z-\/f- (7 -b'a \ ■ j i-h^'p-hJy-hJ'y+J-y-*- etc. J i et suivant les puissances de q ; Les coefficiens A' , A", A'" etc. sonl formes d'apres cette loij A'=2>— 1 ; ^"= et en general j ? 3 ./"=- -s.r+s.z 1 — 1 1.2. 3. ^r-j— («-f-i) — «.«-+■ .(«-!)■ n.n — i.n- 1.2. 3. -.(M— 2)...^ I Pour un coefficient quelconque B (n) Ton a ; B' n >= . 2. 3 nn Voici les logarilhmes des premiers de ces coefficiens log. A' =9,6172248; A" = 9 ,43o 79 88; ^'"=9,3029047; A 1 " =9,2048061 ; ■ A" =9,i2363g3; etc. log. B' =o,i5o5i5o; B" =0,4. 465 19; £'"=0,7269987; jB' v =1,0661 838; B v =1,4224994 #" = ',79°7 o6 7 B""=2, 1676543 etc. V\R ft. TLANA a6l La serie ordounee suivant les puissances de p dtant plus convergcnle que celle ordonnee suivant lcs puissances de q il convient de l'cmployer de preference dans les applica- tions nuraeriques. Aiusi , prcnons a=6366ig8 m ; /^=7954"',78 ; =60", 743, et cherchons quelle valeur on doit douner 1 — a au coefficient b', pour avoir , conform<5ment aux tables de M. Carlini , 55=34'. 3o" ; c'est-a-dire la refraction hori- zontal qui convient au climat de Milan , a la temperature de la glace fondante , et sous la pression de o m ,76. Apres uu petit nombre d'essais j'ai trouve , que en faisant £'=0,0000275 Ton obtient 53=34'. 28",8. Voici le detail de ce calcul: puisque y =0,0001257 Ton a, - — &'=o, 00009 82, et log.(f — b'a) =2,79599 18 ; mais log. a=6, 4689540 ; partantlog.yo=9,2649458, et log. l/-(y— b'a\ =1,4960558. Cela pose Ton aura , ///; =0,07 623 7 1 ; ^/"//=o,oo9i3466; //'"/> =0,00 12524 1 ; /y=o,oooi 8390; ^/y/=o, 00002808 ; etc. et par consequent , S9— — x3i,336gx 1,08682615=—^- x34,o58i, I — a. J I — a ou bien, 39=2o68",8=34'.28",8. Au reste , on pourrait arriver au meme resultat sans tatonnement , en renversant la serie ; z=n . ( 1 -a) . |/ • =y„. 1 1 +j' p +jy+4y+. e t c . | ; alors , en posant a6a RECHERCHES SUR LA REFRACTION \/p=z — A.z^-t-AiZ* — A% . z? — A^-\- e tc. Ton trouve ; 4fF=4'\ A<=ZA' l —A"; J 3 =i2.A n —8.A'A"-i-A" f ; A„=- 55.A'"+55.A"A" - 1 o.J'A'"- 5 .A""+A' v ; etc. ce qui donne ; log../,=9,6 172248 •, log. ,/,=9, 3892920 ; log.// 3 — 9,2o45o52 •, log../,=8, 7 160702 ; etc. Apres avoir calcule la valeur de \/~p par cette s6rie Ton en conclura b' . puisque if'.— 7 — . Ainsi dans le cas l a.a precedent, nous avons ; 59=34'.3o"=o,oi oo356 (en arc) ; 2,=o, 4665287 ; log.r.=9, 66887 83 > log.(a.a)=3, 2728343 ; ^.z, =0,0420591 ; ^»z> 5 =o,oo55 161 ; .^ 3 ~ 7 =o, 0007 703 ; // 4 z, 9 =o, 0000546 ; etc. ct par consequent , 1/^=0,4290607 ; et £'=0,0001257 — 0,00009822=0,0000275. Dans ces calculs on pourrait aussi tirer parti de la re- marque faite par M. Krarnp, (Voyez p. 187 de sa theorie des refractions) que la serie infinie i-*-A' p-t-A" p % -\-A"' p*-t-eic. a une valeur numerique peu differcnte de celle de la fon- ction (1 — p) 5 ; de sorte que, en posant l'equation (' —p) \ Ton parviendrait au meme r^sultat a fort peu de chose pres : pour s'en convaincre dans ce cas particulier il suffit de remarquer que Ton a , PVR M. PLAN* 26; log. 1/^=9,6324729 ; l°g- (' — z?) 5 =^9, 9646646; ct par con- sequent , log. -=9, 6678083 , au lieu de log. =,=9, 6688783. La valeur pieccdeute de b' diflere sensiblement de la quantite analogue, 0,00000439, adoptee par M. Besse[ dans l'ouvrage cite plus liaut , ou il suppose que a Green- wich la refraction horizontale est egale a 36'. 6",86 sous la pression de 29,6 ( pouces Anglais ) , et a la temperature de 48°, 7 5 du thermomelre Fahrenheit. La difference entre ces deux valeurs de U est assez grande pour faire sentir, que celte table de M. Dessel ne peut pas servir , sans mo- dification , pour tous les pays , et que les diflerens astro- nomes doivent determiner avec beaucoup de soin la valeur du coefficient U qui convient au lieu ou se trouve ^tabli leur observatoire. Pour Paris, par exemple, il faudra prendre Z»'=o, 0000246 si Ton y suppose , 59=35'. 6". a la temperature de la glace fondante et sous la pression de o m ,'](i. II y a un autre moyen indirect pour determiner le coef- ficient b', qui n'est pas a negliger. En nommant k le coef- ficient de la refraction terrestre , Ton a l'equation .... 0,000148023(7 — Ud)=k. Done, en supposant connue la valeur de k on pourra en conclure celle de b\ et reci- proquemenl. En faisant £'=0,0000275 cette equation donne £=0,091911 = ^, ce qui s'accorde assez bien avec les . autres valeurs de ce coefficient trouvees precedemraent dans ce Memoire. 264 RECnERCIIES SUR LA RF.FRVCTION Puisqu'en supposant p=p'.e ' ' , au lieu de p=«'.e ' Ton pcut disposer du coefficient &' de manierc que la refraction liorizontale , deduite de cette liypolhese , soit exactement d'accord avee la refraction horizontalc observee, il me parait naturel d'en couclure , que pour calculer Ie degre d'extinction de la lumiere directe a l'horizon , il n'est pas neccssaire d'adopter la refraction liorizontale qui as repond a l'hypothese p=p'e ', comme l'a fait M. de La- place a la page 283 T. IV de la M. e C." On obtiendra un resultat beaucoup plus exact en supposant la refraction liorizontale egale a 35'. 6". Ainsi en nommant s' Tintensite de la lumiere correspondante a la distance ©' du zt-nit , et $'0 la refraction relative a cette meme distance , Ton a, pour toute autre inlensite s approchante de 1'horizon , ■ sin©' 80 • , loss = . _. . s-. . log. e sin© I'd ° ou et 59 designent la distance du zenit , et la refraction correspondante a Tiutensite s. Mais Ton a log.E 0,0902825 "' COS.©' ~ COS.©' ( Voy«z page 283 citee plus haut , et la Pholometria de Lambert p. 397 ) ; partant nous aurons ; I *1K M l a "g e ' log. £= — 0,0002005. — .— ; — — -. 6 V6 sin.0 Comme la distance du z^nit designee par 0' ne doit pas sur- passer 4 5° Ton peut supposer 5'9=«. lang.0', et alors Ton a; U log.£=: — o ; 0902835 tt.sin.fi MR M. PLAtU 265 En faisant 0^90°, 35=35'. 0", «=i'. o", cette formulc douac c== — — au lieu de s = ^ (Voy. p. 284 de la M. e C. e ). [ in ^779 Ce resultat repond a la temperature de la glace fon- dante et a la pression de o'",76. Pour obtenir le resultat analogue relativement a la meine pression , et a la tem- perature de -+- io° de Reaumur, il faudrait , dans notre climat, supposer W=3o'.46", «=o'.58"; alors Ton trouvera. ■ '~ 745 ' Je vais exposer raaintenant le procede qui m'a paru le plus simple pour intdgrer l' expression dilferentielle de la refraction , en conservanl autant de termes que Ton veut lans Texpression analytique de la densite p. En changeant (0) en p', et faisant p=p ,e J dans la for- mule (4) de la p. 246 du Tome IV de la M. e C. e Ton a ; — 0 Pour n'avoir a considerer que les termes principaux de irtte dillerenticlle , ddveloppons la puissance negative du radical suivant les puissances de s', et retenons seulement les deux premiers termes ; ensuite remplacons le facteur r -f-~]- ,_ 2a ( I _e- / > I jar les deux premiers termes i-+-2?(i — e J z ) de son de- feloppement. Apres cela , si Ton pose pour abreger ; Tom. xxvii. L 1 266 REcnEncnES sim l\ refraction _/vrff R =cos'©— 2*.(i— e"' 5 ) -H2.5.sin'© ,• ct.sin0.f/.c J z rfd=z KM <"' ({'6=1 —C^it —fiii \a®.s.d.e^ * i «\sin 3 0.s». l'on aura , dO=d'B-*~d"Q-4-d"Q+d"0. II est clair que d'0 constitue la partie principale de et appliquons a l'equation s=x-t'X\\— e J ) a.sin 1 ©' dx* 2.3.sin40 aKdx d'-.d—e"-^ '"" Y dxi -etc. 2.3.4 .sin 6 © '.y+flx)\.e ~]f" d etc. Done , en supposant nulle la somme de tous les termes qui suivent le premier il viendra ; Actuellement , si Ton suppose f,(x)=mx;J ndx=nx ; in , 71 etant deux coefficiens constans Ton a l'hypothese , p= 1 o'(i+mx).e"", imaginee par 31. de Laplace. En posant pour plus de simplicite ; h— , , q=e *. . et developpant les puissances de 1 — q Ton verra aussitot que ce resultat peut etre mis sous cette forme ; PAR M. PLANA > 269 d.e J • =-f. dx.\f -+h.-j~ -4----A -t- -r=. r£+ etc. ( ou n designe un nombre , qui , comme on le verra bien- t6t , doit recevoir successivement diflerentes valeurs, Ton aura ; ox.sin© dt-^T yios*®-t-zxs'ia® \nc done en supposant /i— i pour le terme dxty,(x-+-h) ; 11=2. pour le tenue dx^.(x-h/i) ; et en general n—n pour le ter- me „(x-*-/i) , nous aurons ; 27O RECHERCHES SCR LA REFRACTION 011 Ton a fait pour plus de simplicite ; etc. Cela pose remarquons que Ton a ; Ton aura ; ^ ( fdtFit)+*h.fdt.Flt)+ ^.-yfdt.Flt) 1 ^ " e 'i .+. - y 4\JdtF>(t)-i- etc. ou Ton a , F^^'.j^-i.cot'G^j; etc. l'vn m. plaiu 271 En executant les differentiations indiquees Ton trouvera; *,(•*■)= ("^-r*-*"*"* ■= + 4""- 4* ~ ? s| - e ; etc. La forme de ces expressions est evidente ; on peut sup- poser en general , et considerer P (n) comme une fonction de x , qui a la pro- pricle de devenir egale a zero dans le cas particulier oil Ton suppose u egal a une quantite constante. Mais nous avons trouve plus haut ; «=c'-»-c"x-t-c'"x 2 -t- etc. ; done Ton a ^(x)=c'".e-^.(n-P r „,).^„ )5 en faisant „ , c , ^ , Cela pose 5 noramons i*' nJ , ^' w ce que deviennent les t* 1 i'onctions /*,„,, (),„,apresle changementdexen — , coVQ-t-h , ct posons pour plus de sirnplicite , (n-/ y )^', n) =r^ , cette integrate devant etre prise depuis /=7= l/^r.cot© 27 2 RECHERCHES SUR X. V RKFIUCTION jusqu'a /=oo. En substituant ccs valcurs dans ['expression prccedente dc fd'O Ton aura , fi&=*\l /-*-4 i - —= e-'"> ( "4;-»-5 i7 . -±ZL ( '- v '''^(5)-i-ci.c.1 I - - J I . — . -' - I Si Ton suppose P' {ii) =o, Q' [n) -=i, ct par consequent q=i, cette foruiule , se trausfonue imunkliatemcnt dans celle qui est rapport^e a la page 25 1 du Tome IV de la M. c C. e . 11 est fort remarquable , que l'integralion execulee avec un aussi grand degre de geueralite , conduise neaumoins a un resultat d'une forme aussi simple , que celui , que Ton obtient dans le cas particulier , oil Ton suppose la densite p exprimee par la fonction p'. e~ c ' s . Pour exprimer d'une maniere particuliere le resultat , que cette formule donne relativement a la refraction hori- zontals , nous ferons en general ; o alors nous aurons / le ac .vfro-+- 2 '- ac '- e %ac ■*'(*) \ 1.2 pourvu que Ton ait soin de faire 0=90° dans la valeur Relativement a ces intdgrales remarquons , que la pre- miere limite 7= y'— cot.0 devient negative pour lesdistan- TVR M. PL.VIU 273 ccs du zenit plus grandes , que 90 ; rnais en nommant ces dernieres ©', Ton peut toujours supposer 0'=i8o° — 0, cc qui donnc l/'^_'cot6'.=— i/'^L col0 =— T. 2 2. Done , pour avoir l'expression de la refraction astrono- miquc relative aux angles de depression, il suflira d'eva- qdt.e , depuis /= — T jusqu'a /=0O , au lieu de les prendre depuis t=-\-T, jusqu'a /=oo. Or la fonction q. e~ l '=e~ '*( 1 -t-P\ n] ) Q\ n) est, par sa nature, une fonction de /, qui ne change pas de valeur, en chaugeant / , en — t , ainsi nous avons qdte = J qdt.e +J qdl.e . —T o o qdte = J qdl.e —J qdt.e ; o o T et par consequent , qdte =3.J qdl.e — J qdl.e ; —T o V multipliant les deux membres de cette derniere equation •HL COt'0 par e * , et posant, *.(«)=** J qdt.e , — T l'on aura , II suit de-la, qu'en d^signant pay dO ce que devient Jd'Q Tom. xxvh. M m 274 RECHERCHES SDR LA REFRACTION par le changement de ®+m>s) ; T= , Ton obtient f"d>6= 2.a..i / 7.s\n®.cos'® T* ■ £ J dU —7n\7- e J edt - e ' oil les limites de t sont , f=T % , t 1 =T I -hc's'. Or Ton sait que ; y° — *» 1 — i' 1 /■* — 1» done , entre les limites prescrites , il viendra ; /" „, asin© , • T* p —» Dans le cas particulier de la refraction horizontale Ton a T~o , et par consequent , P, -'* -«V ,, /, — a / dt.e -t-ae . ^cV d'&=—± — . lei rintegralej J/.e devant etre prise depuis t=o jusqu'a /=l/cV, on peut l'^valuer par la serie ; rftc =e .y c y( I+ _ r - f .'_ + etc.), 1UR M. PLANA. 277 cc qui donne j /"„,. —a.-e- c '''.[/7F U2cV) (i.C/y (*J&P j d'i— .,_-—==-. — — +'-— H — -+-etc. . p2c'(i — <*c) ( i.3 1.3.5 1.3.5.7 ) En supposanl j'=^ l'on aura avec une exactitude suffi- santc , J 3e)/c'(i— «c')' e'est-a-dire une quantity plus petite qu'une scconde. II est evident , que l'expression pr£cedente dej d"9 donne celle de rintegraley d"0 en y faisant /=i , et /«'=2.sin , ; ainsi en faisant 7 V '=7 . cot s , nous aurons Cornme la valeur de d approche de 800 , on peut n6- gliger le terme multiplie par e~ c ', et reduire ce resultat a ; Ici , l'integrale ^/rf/. e doit etre prise depuis / 1 =7 Ya jus- qu'a / , =7 1 "-f-c', ou bien ( a cause de la grandeur de c' ) depuis t=T' jusqu'a /*=oo : on peut l'evaluer par la serie ; _7"i fdt.e ~"= L—^-L. + 1^- etc. ) , ce qui donne , En negligeant les teruies divises par T* 1 il viendra ; 278 RECnERCHES SUR LA REFRACTION J Vac' T ^ ac ' V '7V e« Lorsque tang0=i , ce termc donne f'd"0=. — 0,0000004, c'est-a-dire le dixieme d'unc seconde. Aiusi il est demonlre par-la que Ton pcut toujours ne- gligcr ['integrate fd"Q. On doit concevoir aussi qu'il est inutile de calculer la valeur de J'd"Q , puisque la forme dc d' y $ suffit pour faire voir que Ton a fd'"Q 2.3 ax* 2.5.4 < lx x= — cot 1 © ; nc? 2 ainsi , Ton pourra obtenir ces integrates sans difficult^. Pour faciliter le calcul des petites alterations , que la refraction moyenne eprouve en vertu des variations du ba- rometre et du thermometre , il importe sur-tout d'avoir les coefliciens aux differences parlielles de la valeur de/V/'S, relativetneut aux deux constantes a et c'. Ainsi nous re- prendrons un moment l'expression de cette integrate , po- see au commencement de la page 272, pour faire voir, que ces coefliciens pcuvent etre exprimes assez simplement dans le cas particulier et principal, ou Ton suppose p=p'e~ c '' . Alors Ton a , »£'.COt«0 f — (» \f/fnj=e* . Jdt.e ; mais la serie connue , J 2 ' V 5 1.2 5 1 .a. i 7 / ' a8o RECnERCHES SUR LA REFRACTION qui determine la valeur de cette integrate depuis t=T jusqu'a /=oo , donne , en la difFdrentiant ; d .1 dt. e — r» JT nc ainsi en faisant , T*= — . cot'0, il est evident que Ton a; -4t- = -.cot'O.H.a(«) .cot©. -^ «c a- a I'ac' Cela pose, si Ton developpe les exponentielles e~ c ' h , e~ 2C ''', etc. Ton trouvera , que la valeur de fd'O ( pag. 272) peut etre raise sous cette forme ; J \->r- -J3'if(3)— 2.2 2 if(2)-t-if(l)J 2 etc. 011 l'expression generate du coefficient de c'"h" est , ('H-i) * -^(n) — tui ' . if>(n — 1)- i.2.3 n 271 — I .(n — 1) ' .^(n — 2) n.n — 1 .n — a ( W _ 2 ) a .^ n -3j =t^(i). Actuellement , si l'ou difference cette^ valeur de f d'Q > Ton trouvera ; (^)=vfc| +5.^|3^(3)- 2 .2V(2)^ ri ;i •*">' tS * 4 ^ 4 )- 3 - 3 WM- 3 - 2 ^( 2 )- *(•*! -+-etc. PAR M. rLAIU a8l 3 U{i)-^hc'.\^^)-^co\ • .^-.cot'G.aV^J -4- ^j3'V(3)-2.2 i V(2)+>f(i)| elc. — - . cot©. a i — Ac' - La derniere partic de cette expression se presente sous la forme , ( l-\-hc'.(z— I J-f- — (3*— 2.3 J -t-l) -J- COt®. /iV3 -4- — (4 3 — S^-j^^ 3 — 1>4- elc. mais Ton sail, que m ctanl uu nombre entier et positif Ton a liquation ; o "'— , ., .'"— (m— i)(m— 2) "•-'• 1.2.3 m — i=m — (in — 1).(/« — i)-t- • \m — 2) (m — \)(m—2.)(in—l) m — 2, 3 r»j— 3; *»': ainsi il est clair-, que le coefficient de .cot0 revient a i_l_/ic'-t-/i*6-' I -+-/t , c"-4-cic. SE I 1— Ac' II est tres-facile d'avoir la valeur de(-^- — ) ; car l" 3 3 V ,/* ) +3. — {3^(3;- 3 . a ^(2)-h^;i-t-etc. I l.Z Tom. xxvii. N n 28a RECnERCHES SUR LA. REFRACTION Mainlenant , si Ton rcmarque , que en difTcrcntianl la formulc primitive, 7fc~' s . ih dd=z.c'.s'm®.f ■ yj. Ton a ; (— )= -J de -* c ' siii J-w **&«ft/ rjgfpi Ton pourra faire servir la connaissance des requitals prdce- dens pour revaluation des deux nouvelles integrates qui cnlrent dans les seconds nieuibres de ces equations. Pour comparer Pexpression de la refraction , resultante de rhypothese p=p'.e~ c ' s , avec la »formulc (./) de la page 268 du Tome IV de la M. e C. e il suflit de reduire l'expres- sion de fd'O a la forme , A langfi-t-Z/taug 3 ©. Pour cela , il n'y a qu'a reduire le devcloppement dc l'integrale desi- gnee par = - sin0 , et reduisant a l'unite le facteur 1 — a*(i — -) , l'exprcssion de la diffcrcntielle de la re- fraction , devient ; d6= -tl Done , en supposant , et faisant , c=-.sin0; Y=e~ c , Von aura p=p t F' i et c —v(%c) % 4? -K<"' + 'Xic) i+ - e i+1 -\-a {i+1 \2cJ i+1 .* 1,+i -f- etc. n _ f a ,-.M)(2M-3 ) __ (a/-+-i) I. 2. 2 6 2* Cli-i-l){3.i-t-ZJ(2.i4-S) (z!-¥-j)f2l-*-'i) a'"z «"= I. ». 3. 25 1.2. 21 (»»-* I )('2l'-(-3)(2l'+5)('2j'-*-7) (2l'-4-l)f2l'-4-3)(2/-f-5) i. a. 3. 4. 2 12 i. a. 3. 2 10 etc. et nous aurons ; y Qdv= —«=, .Jdt.tr* .e -+- — 1B Jdt.r*->Ke (zc) (zc) -+- ^ .Jdt.t-^-*\e -4-....-+- ~ Jdt.e [zc) ' (zc) H j — Jdt.t\b Jr — .ldt.t\e -+• etc (2c/~> (ac) _i TAR M. TLANA 287 Maintcnant, si Ton fait pour plus de simplicitc y „ . 1 1 1.3 1.3.5 1. 33. 7. ..2/ — 3 •JW3 7 Xl % 2*F 2 3 .H 2'— ./"-' ' il est facile dc demontrer , en integrant par parties , que Ton a ; 1.3. 5.7. ..2/— 1 r, — a» -<• —» ~ . P. — «* :£ jt-: . J dt.t .e =e .fj.)->ri.Jdt.e , oil l'on doit prendre le signe -+- ou le signe — suivant que / sera nombre pair ou impair. Done , en faisaut e .Jdt.e =E(T) (la lettre E designe ici le mot fonction ) Ton aura; entre les limilcs donnees , e . I dt.t .e ==t — ' - J. J i.3. 5. 7. ..21—1 L'on trouvera de la meme maniere , que en posant , , 7'3 ,a 7^ ,3 T>, ,n— I fin—, f(T)=T+ 2 _L -+- ^ -+- ^I- 7 + ' 7 , 3 3.:> 3.D.7 3.;>-7...2n — 1 Ton a ; r> p in — 1> 1.3.5.1... an 1 c J dt . t . e = £ . j£ ( 7 >r( r)| . Au nioyen de ces deux formules l'on obtiendra la va- leur de toutes les iutegrales qui entrent dans l'expression precedence de J'Qclv. Pour le cas particulier de *=o il est evident que l'on a ; +J». (2C) 1 >I±. \ E (T)+T+lT>+^\ 288 RECHEKCIIES SUI\ LA REFRACTION en designant par A\ A", A'" etc. ce que devicnncnt re- speclivcmcnt les coefliciens «', a", a!" etc. lorsqu'oa y fait i=o ; de sorte que Ton a ; ., i i i.3 i i.3.5 i.3 A'=- ; A'— ; ; A'"= : etc. 2 J a I.2.2 1 ' 2* 1.2. 3. 29 1.2.27 Dans le cas parliculier de la refraction horizontale Ton a, 7=o, E{T) — ^[/x ; J"=e^: done, en integrant de- puis vz=i jusqu'a v=o Ton a cc resultat remarquable ; cat e-T./L 1 ^=-==l/^:fi^'.i + i.3.Jf''.-+i.3.5.^ w . -, -+-cic.) En substituant pour ^', A", A'" etc. leurs valeurs Ton verra , que cette serie s'accorde avec celle que M. Kramjt a donne vers la fin de la page ii5 de son ouvrage ; mais sous cette forme la loi des coefliciens est plus evidente. Ce resultat peut devenir utile dans d'autrcs circonslan- ces : pour l'enoncer d'une mauiere plus expressive , et tout-a-fait isolee nous dirons que : les limites de V integra- tion elant x=o , x—i , et m designant un fort grand no nib re posilif foil a lonjours ; pe""..,,lr ,/V I A ' «-3.^'' 1.3.5../" J / f7= =-=e m .|/ — .I+-H 1- ; hole. . i> — &m 3 Si Ton rcmarque acluellement , que Y m =e cm , on volt aussitot que en posanl , yz, , r <■<><■. I™ «*-/ 577 > (i— ,.»; il suffit de changer c en ^ dans la valcur de f Qd\> pour PAR M. PLANA 289 avoir cellc dc fRdv. Ainsi , en faisant , pour plus de sim- plicity ; B i = £JE ii-i > t fi.Z. 5. 7. ..21 — i)(*c) fRdv= B t j,CT. \E(T\- m )--J(Tyin) j +f*Uj&. \E(T\[7n)--J i (T\")\ ■W-^B^ym^. \ECT\Tn)- \fUT)/™)\ etc. ou fXT[/m ) , f^Tv^m) , etc. designent ce que devient j\T\/m) en y changeant successivement i en i — i , t — 2^ etc. Cette formule renferme , comme Ton voit , des puissan- ces negatives de T , et elle est par consequent susceptible de devenir infmie dans le cas particulier de la refraction horizontale , pour lequel la premiere limite T est egale a zero. Tom. xxvii. o 20,0 RECHERCHES SUR LA REFRACTION Ainsi , exceple le cas ou /=.o , il est evident , que , cntrc les liiniies e=i , >>=o Ton a toujours ; a _ ' — 3. ,'~ k , . '"" * 0=1 — 1.2 h .5 .4 . . . =iru-+-ij ■ Ainsi il est clair , que la fonction precedente de 7. a une valeur absolumcnt nulle: on demontrerait de la me me ma- niere que toutes les fonctions serablables resultantes de y,(Tl/m) , Jl(T\/m) etc. sont absolument nulles. II suit de-la, que en substituant pour /?, , B i _ l , etc. leurs valcurs , et faisant pour plus de simplicity ; n(T)=E(T)-i.E(Ty*)+ 1 ^ E(Tyj)— etc. F(T™)=T">-i(7yzy+"^. (ryrr- ''~'p 2 (rVD m -*- etc - Ton aura ; a .'.fk'ds>= ^ c, ( ^-A E(T) - L ^ £(TVI ^ ^•^'£(7y3-)- etc. j i 5 a' n. (n.c\* i 2, ~ 5 11 1 **— 5 I (i—i) i *i— 1 - J H£r2r ! • \EV)-i.*ECiyZ)Ji=l .3^(7yi;-etc. j ^-/?« , .(2c/.n(7^)-i-a r, t'a.(2c) 3i .Mn(r)H-F(r)J +« (, r i, a.( 2 c)l ^ . jn(7>t-F(7>- f F(T>)\ par m. riAm 2ij3 ou Ton prendra toujours le signe supericur ou inferieur des signes ambigus suivant que i sera norabrc pair ou im- pair. Ce resultat remarquable peut etre utile dans d'autrcs rechcrches : il est complique parccque Ton a voulu niettre en evidence la loi des diffcrcntes parties qui le composent : niais dans la theorie des refractions la pelitesse des fractions designees par " / irr; > depuis ^=sin0 jusqu'a e=o , pour une valeur quelconquc de l'exposant a, pourvu qu'il soit nombre entier et positit": mais il est essentiel de remarquer, que l'evanouissement des terraes multiplies par des puissances negatives de T n'aura oas lieu lorsque Ton aura «>/. En appliquant la formule precedenlc a Tintegrale — JdO , on en conclura que Ton a ; r _ ±(^)%cj\^E(iy-i.^E{Ty>)J^\^E(TVz)+) J l[6 -^ — ,. a . 3 .../ ( . . . z*z(i-hi)"-^E(2y^7) 1 en dlendanl Ie signe 2 a la somrue prise depuis i=o jusqu'a ^oo. En duvcloppant ce resultat , nous aurons; PAR M. PLANA 20 5 ., W^- j ^(^)-2.2 3i .£(7yi)+3l£(7yj)| -Hctc. Le second membre de cette equation peut aussi etre mis sous la forme ; /»=(i)^(r ) .j,-i + £l-^ + e l o.j etc. ; Or il est evident , que toutes ces series infinies sont somuiablcs par des cxponenticlles , et que Ton a ; la. 3sc ■ M .x.( : _)>-- £(2yj)+ x( : - ) ; c -7. £(m) | 4« ,3 1; 1. ■ etc. 011 c=i.sin0. Tel est lc resultat que M. Kramp a publie le premier dans sa theorie des refractions ( Voyez page 1 38 ). Relativement a la refraction horizontale cette formule devicnt identique avec cede de la M. e C. c ( Tome IV p. 2Q6 RECEIERCHES SUR LA REFRACTION 25 i ). Mais pour toute autre distance du zenit il y a , ana- lytiquement parlant , une difference essentielle entre cette derniere fonuule ct la prdcedente. En effet, les integrates E(T\/7n) sont telles que Ton a , Li mites ma(i — sincij E(T\m)=e '■* in » 1 n _,» it—\/~ 1 /«( i —-sin®) tandis que dans la M. c C. e Ton a, au lieu de E(T\/ni), les integrates q u i sont telles que Ton a ; Limites ma .cot*.® J (t=oo En outre il y a une difference dans le facteur commun exlerieur aux paranlheses , et dans la quantity : ici Ton rem- a,— =— — , et dans la M. e C. e cette quantite est ' c /.sin© placee par^^^. Au reste , ces differences n'ont rien qui ne soit naturel, si Ton remarque , que la methode de M. Krarnp donne la valeur approchee de l'integrale , C (i-s)d.e ' ° \l ( _ -y\ ' j/ cos 1 © — 2a\i — e ' /-t-(is — i^sin*© tandis que le procede de M. de Laplace donne la valeur approchee de l'inl6grale , r d.e~~t Y cos»0— 2«\t— e ' /-f-^j.sin'Q PAR M. PLANA 297 J. 1 3. Sur la refraction lerrestre. La recherche de la refraction tcrrestre , se reduit a trou- ver la relation qu'il y a entre la hauteur d'un point au- dessus de la surface de la terre , et Tangle forme par la verticale de l'observateur. En nommant v cet angle , et faisant , comme precedemment , ^ = i—s, Ton a entre ces deux variables l'equation diflerentielle , • sin©, ils 1/cos'©— 201/ 1— ^-t-(2i— ^).sin'0 qui se trouve demontree dans le Tome IV de la M. e C." ( Voyez page 279 ). Comme ici les variations de la densite f s'etendent a une hauteur fort petite relativement a la hau- teur totale de l'atmosphere , il est permis d'employer pour p son developpement ordonne suivant les puissances de s. Ainsi , en reprenant la formule p=p , .e-* , '.(i — ?s t — etc.) , dont il a ete question dans le §. 1 1 , il suffira de develop- per l'exponentielle e~ cs , ct de negliger le cube de s , ce qui donnera p=p'.{i—c's-*-ys>) v en faisant, pour plus de simplicity , y=?\.(c" — c"). En substituant cette valeur de p dans celled, et posant m'=sin\0 — a.c' ; »i"*=sin\9 — 207 , il viendra , Tom. xxvii. P p 298 RECHERCHES St'R LA REFRACTION . *\n&.r{s Y cos'Q-t-zm s — m"*.s* II suit de-la que en integrant, Ton aura ; sin© f" . m' — s.m''' ~| v=t — . arc sin= . , . mr [_ ym''-4-m''.co>'QJ Pour determiner la constante arbitraire C il faut remar- quer , que Ton doit avoir en meme terns , ,r=o , v=o • et par consequent ; -in© r . m' -1 C= . arc sin= ,, . L sm - v m"-t-nr Done , en faisant ; m' . m — s.m'" yni"-t-m' '.cos 1 © ^ ^Hi"-t-m" 1 .cos 1 m" ,' - et /*= — r , nous aurons W=tf — 5. Cette equation donne sin© .11 sins'= sin(f — nv)= sin;.cos/ie — cosc.sinm\ Substituant pour sins , coso leurs valeurs il est clair que Ton a ; m' — s.rn"*—m'.cosni' — /n".ct)S0.sin.Hf , d'ou Ton tire , , . m' . . cos© (0 • • ■ s=—.(i—cosm : ou bien. zm' . 1 cos0 (3). . . s=-— .sin 1 . -nv-+- — — . sin.nv , 2 Maintenant , si Ton remarque que la petitesse de Tare m> permet de substituer Tare a son sinus , Ton reduira cette equation a ; cos© 1 m'.n , .^' , s=nv. — -+- -. — m ' 2 m " par m. ruiu 299 Substituant pour , n , m\ m" leurs valeurs il viendra ; (3) . . . s=v.coi.®-4--v\( 1 — ^-^ . V ' 1 \ sin*©/ Cette expression est comme l'oa voit independante du coefficient 7 : ainsi on parviendrait au meme resultat , me- me en negligeant dans l'expression de p les termes multi- plies par le carre de s. Tel est le motif de l'accord qu'il y a entre cette formule , et la formule analogue rapportee a la page .279 du Tome IV de la M. e C. e . Nommons Q la distance du zenit que Ton observerait sans Veffet de la refraction ; alors l'on aurait 0=0 , ce qui reduit l'equation (2) a; (i) • • • ^=2. sin 1 . — v-|-cot.0.siru> . 2 Mais cette valeur de s doit etre egale a celle qui est determined par le second membre de l'equation (2) ; ainsi il est facile d'en conclure que Ton a ; 2m' sin 1 \nv sin 1 . -v cos© sin.m» COt.0 = . r^ — 2. . . ' - H . . m" 1 sini' smi' m" s\u.v Maintenant , si Ton fait 0=&-i-80 , il est clair que 85 sera la refraction terreslre : pour en avoir la valeur , il n'y a qu'a substituer l'expression de cot.S que nous venons de trouver dans l'equation , _, 1 — lang©.cot0 tari".W=tan>:((5— ©)= • -2 . Mais pour avoir d'abord un resultat plus simple et suf- fisaminent exact, nous reduirons l'equation (/,) a; .s=t>.cot5-t-7^\ En egalant cette valeur de * au second membre de l'e- quation (3) l'on trouvera 3oo RECHERCHES SUR LA REFRACTION _ 1 ttC coU=r cot© . v. - — - a sin'© Substituant cette valeur dans celle de tang.53 , negligeant le carre dc a, et posant tang.J6=J9 , l'on aura a mais nous anions vu ( §. 1 1 ) que c'=^ — b'a ; ainsi l'on a; 9fc=i«.(f—*').a^. On voit par-la que la refraction terrestre isole le coef- ficient b', et que Tobservation de cette refraction est pro- pre a determiner la valeur qu'il doit avoir. $• i4. Reclierches hisloriques sur Fexpression differentielle de la refraction. En faisant pour plus de simplicity ; M'=sin0.j/,.4-£(,), M-t. l'equation (3) de la page 244 du Tome IV de la M. e C." devient ; — - . MM. dp (A)...dt= Telle est la veritable expression differentielle de la re- fraction astronomique , dans l'hypothese des couches spmf- riques. Et a cet dgard on doit toujours tomber sur le meme resultat , quels que soient les moyens employes pour y PAR M. PLANA. 3o I parvenir, pourvu que les raisonnemens soient exacts. Ce- pcndant , je crois avoir reconnu , que le D. r Young n'est pas parti de la veritable equation du problcme dans un de ses ecrits , ayant pour titre , Corrections for Refraction. M Soit OBQ la trajectoire decrite par un corpuscule de lumiere •, menons du centre C de la terre le rayon vecteur CB=r ; la tangente B.l au point B , et abaissons du point C la perpendiculaire CA=u sur cette tangente. Maintenant fa i sons ; v=zn%.NCB ; e'=ang.iVZ?C ; Q=zn%.BNM=v-*-v'. Le triangle rectangle ABC donne u=r.sim>' : done difierentiant , nous aurons du=rcosv'. dv'+dr.smv'. Ainsi, en posant :r=r.cos*>', il viendra ; en 302 RECHERCUES SUR LV REFRACTION du dr — =fA''H -. tan#V: x r mais la tlieorie elementaire des courbes nous apprend, que tangV= — ; done Ton a — =dv' -t-di>=dQ ; ou bien du dd= .-7= Le D. r Young , apres avoir pris pour base cette equation tres-exacte , dnnnee anterieurement par Lambert ( Voyez page 35 de son ouvrage sur la route de la lumicre ) , sup- pose la perpendiculaire u , dans la courbe decrite par le corpuscule de lumiere , telle que Ton a ; b b dtant une constante convenable, et M ayant la signifi- cation precedente. Or cette equation donne , Mb.d ? du =- (T^K et par consequent ; — Mbdf ou bien ; d6= d6=- —Mb.dfi Maintenant, si Ton compare cette equation avec la pre- cedente , designee par {A) , Ton comprendra aussit6t qu'il est impossible de les faire accorder , ea prenant pour b une quantite constante. PAR M. PL AHA. 3o3 Pour redresser cette crrcur , il faut supposer a la va- riable u une expression de la forme ; b H - y^' alors nous avons ; Ju= _i [ , ce qui £tant substitue dans l'equation , d0= \, , donne 1 ^ ' V ri — "' (i-f-Mr)r. y t +Mf- b y resultat conforme a l'equation (J) , en faisant b=aM', et par consequent , M _ «-sin©.)/n'-t- /,*(/>) Si Ton remarque maintenant , que |/V-+-4fy exprime la vitesse absolue de la lumiere dans la couche de la density p , ct l/re*-^4*(/>) ^ a vitesse qu'elle a dans la derniere cou- che de la densite (o) , on en conclura que le rapport u — r— est le meme que celui de ces vitesses, ou , en d'au- a.sin© * u , . trcs termes , que le rapport — ; — est egal au rapport des sinus des angles de refraction et d'incidence forme's avec la normale , si la lumiere passait immediatement du mi- lieu de la densite (p) dans le milieu de la densite p , comme Tindique cette figure ; 3o4 RECHERCHES SUR LA REFRACTION [/equation precedente , enoncee sous cette dernicre for- me , revient a ua des theoremes demontres par Lambert dans son ouvrage cite plus haut etc. ( Voyez pag. 4 ' )• Cependant , on ne voit pas dans cet ouvrage la forme analytique que prend ce rapport , lorsqu'on I'exprime par les densiles (p) et p. Lambert se conlente de dire plus bas (page 45 ), que Ton doit avoir en general, u=P.s'm@ , P designant une fonction du rayon vecleur /• , sur laquelle il ne statue rien. Cette meprise du D. r Young est tellement singuliere , que je crois de mon devoir de rapporler ici le raisonnement meme , que ce physicieu juslement celebre a fait pour etablir son expression difierentielle de la refraction. Voici la traduction de ce passage , consigne dans le N.° 58 du Tillochs Philosophical Magazine. » La distance du centre de la terre ^tant representee PAR M. PLAtU 3o5 » par x , ct le poids dc la colonne au-dcssus par y ; la » densite acluclle pcuL tire appellee z ; ct ('element de y » variera comme lelement de x , et comme la densite » conjoiulement ; par consequent dy= — mzdx , la quan- » tile constanle m etant la reciproquc du module de l'e- » lasticile. La densite refractive peut etre appellee i-+-/n, » p etant une fraction tres-pelile. II est aisc de voir » que la perpendiculaire u toinbant sur la direction de la » lumiere variera toujours en raison inverse de la densite » refractive : car , cette perpendiculaire represente con- » stamment les sinus des angles conseculifs appartenans a » chacunc des surfaces concentriques , ou Ion peut sup- » poser que la refraction ait lieu .( Nat. Phil. 11 p. 81 ) s » Ton a done «= , s etant une quantite constante. » La refraction angulaire u chaque point sera sans doute » directcment , come le changement eleraentaiFe de cette » perpendiculaire , et inversement comme la distance i> du » point d'incidence ; d'ou il resulte que la fluxion de la ,- . du , . , » retraction sera — —ar . comme u est cleia bien connu ». v Pour mieux fixer les idees sur Fexpression dilTerentielle de la refraction , j'ajoulerai ici les remarques suivantes. II est Evident que Tequation (.1) donne , S= a - .*1 r \/ i—ll". - . s hi'0 r' Tom. xxvii. Q q 3o6 RECHERCEIES SUR LV REFRICTION cn posant , ,_l /; 4w f 4* Cette expression de dO coincide , quant a la forme ' avec celle trouvee par Lagrange dans son memoire sur les refractions astrononiiques , imprime dans les Volumes de l'Academie de Berlin ( annee 1772 page 275 ). Mais il est essentiel de reniarquer , que la fonction correspondante a u', trouvee par Lagrange n'est pas exactement d'accord avec celle qui entre dans cette formule. Pour sentir en quoi consiste la difference , observons , que l'expression de la diflerenlielle dO peut aussi etre mise sous cette forme; ( Voyez Tome IV de la M. e C. e page 277 ) 2/1 dv dd= -JH * uk Mais nous avons dit plus haut ( page 3oa ) que Ton a, dv lr dv . ... tangf'=r — : done , en faisant , pour plus de simplicitd •, zk 4* il viendra , dg= — t.dp.lau^.v\ ou bien , dd= „ f . PAR M. PLANA 30 7 Or Ton a les equations qui donnent , dv $=(k-\-d sinW'—d8) _ _ 6 si in'' donnee par le rapport du siuus de refraction au sinus d'in- cidence , et considerant la petitesse de d9 il la reduisait a <#=,S.tangV, en y faisant co$d9=i , sin et de v' » ( Voyez p. 270 , 271 du memoire cite plus haut). r 1 r *■ 1 • < r dv 1 Lela pose : comme / ; =:log. sin^ , / — — log.r , r J tangv ° ,J r b ' Lagrange prenait , pour integrale de l'equation dv' , dr . , —fkdp — Xa-f-C r.suu>=e =e Maintenant , pour determiner la constante arbitraire C il remarquait , que a la surface de la terre Ton doit avoir r=a ; (/=© , p={p) ; et par consequent a.sm®=e . e , ce qui donne sini'= -.sm©.e r Telle est l'expression de sine', que Lagrange subtitue dans l'equation , ,. Xdp.sAuv' yi— sin 2 ./ i pour former son expression diilerentielle de la refraction. Mais, en cmployant pour ). sa veritable valeur variable, posee plus haut , Ton obticnt PAR M. .PLANA 309 et comme Ton doit avoir «.sin©= 1'on en conclut. r.suw'=a.sin©. J On voit done , que pour faire accorder ce rdsultat avec eclui de Lagrange il faudrait supposer , (.-.*«>=/«. (,+ %,)'■•= e ct prendre ).= — . La petitesse de la fraction — permet de denaturcr ainsi ccs fonctions radicates : niais , analyti- quement parlant, on doit considerer comme incomplete Texpression ditferenlielle de la refraction donnee par La- grange (*). (*) II nr sera pcut-etrc pas iuutile He prerenir les lectenrs de ce memoire de Lagrange , quo a la page 272 ( lignc "1 ) il i'aut lire 333* , 53 au lieu de 287^ . En redrcssant cetle faute de calcul l'ou obtient , 2A X = — =o,oooooo3 J922 au lieu de X=o,oooooo.', 1 332. ( e'est par faule l\- pographiquc <|u'il y a cinq zeros au lieu de six , apres la virgule ) Cetle va- leur de X clant mulliplicc par le rapport -y de la densile de l'air a la densite 3 lb RECHERCIIES SUR LA. refraction Ces remarques s'appliquent aussi a l'expression difleren- tielle de la refraction donnee par Eider anterieurement a' Lagrange dans les Metnoircs de I'Academie de Berlin pour l'annee 1754. Car suivaut les denominations d'Euler Ton a (h-t-d? pour la diilerentiellc de la refraction ; ainsi , en combinant les deux equations da dtp 1I1/ , dtp _4- : — = — .lo''.a; lan".m=x . — , tang.a> tang.} = 0,000 26890. {/experience "', 7 5 T> ', . Ainsi pour rcduire le resultat de cette experience a ee qu'elre aurait donne a la temperature y u — . Joi,'.a.a i . snr J X .1/ i . a c . sin'J rcsultat conforme a celui de Lagrange. Lambert exprimait la dilferenlielle de la refraction sous unc forme rcductible a celle de Laplace ; mais d'apres sa mauiere de la concevoir, son expression n'est qu'approchee , et revicnt au nicme que les fortuulcs de Lagrange et A' Elder. En effet ; a la page i3q du volume de l'Academie de Berlin pour l'annee 1772 on lit le passage suivant : » Que la lumiere en passant de la couche x-^-dx dans » la couche x soil brisee en sorte que le rapport des si- » nus =n-+-dq : q , et que i-+-m : 1 soit cc meme rap- » port, lorsque la lumiere passe immddiatement du vuide » dans Pair tel qu'il est au niveau de la surface de la » mcr , on aura pour la refraction ( .7 etant la distance » du zenit ) ; siny.rfy ^(i+x)' — i/Hin'.y II suit de-la, que en faisant, 7=0, =— , et q=u l'on aurait dz=dO. Mais il faut voir , si la fonclion que 3 12 RECnERCHES SUR LA REFRACTION Lambert designe par q est efl'ectivement egale a 11: Pour cela ; remarquons , quo lc rapport des sinus etant lc mc- me que celui des vitesses de la lumiere dans les deux cou- ches conligucs , Ton a ; ' lyk'.D f' n* ~ ' n* ' D ' mais nous avons trouve (page 184 ) Tequation f" o"«,76 y~ h" : 3i6 RECHERCHES SUR LA. REFRACTION ^=(iH)'-=»^45 ainsi il est clair que Ton a ; 4*y /,h'.i) f » h>' n» ft» D o"',76 ' />" I or, on sait que , — = — : : et que le coefficient k' dc- ^ D 769,778 ' H raeure le meme pour Teau et pour la vapeur ; de sorle que Ton a , Done , nous avons ; 4*y 0,7845 /1" n l 769,778 o"',76 Substituant cette valeur dans P il viendra ; n* J A' A' ' 4*/' 8' 769,778 'o'", 76 Mais p'.o m ,']6=p".h"; et relativement a l'air atmospheri- que sec Ton a , W ^ =0,000589171 : ( Voyez Tome 2 page 224 du Precis de la physique par M. Biot ). Done, en observant que, 5 0,7845 8 ' 769,778x°, 00 °589i7i = 1,0811 , Ton trouvera ./' B» \ h' J II suit de-la , que dans la theorie des refractions astro- ,, , • , 2A/ 2 Ay . / „ nomiques 1 on doit changer — — en — — (i-+-y, . 0,001 1) , et FAR M. riANA 3 I 7 1 I en ^—f , pour avoir ^gard a Teflet de la vapeur aqueusc. Ainsi en nommant Q la variation produite par cette cause sur la refraction horizontalc , il suffira de changer , . . . / ; 3 / « en a-+-a . V;. o,o8i i , et / en — =/-h — ./. —, dans n °J o h l'exprcssion de 89 que nous avons posee a la page 260 : alors en ndgligeant les termes multiplies par le carr6 de la fraction £. il viendra ; Q= £.0,08 1 1 [S6+ -^- .l/*/" b' a \. J A'p+2.A'y+lA , "p*+t\c I En faisant usage des riSsultats poses dans la page 261 Ton trouvera ; Q= f -. jo,o8nX^-+- ^.(31,3369X0,09826—7,5225X1,28) j , ou bien ; Q= f -. j 0,08 1 1 Y.S6- -^- X 6,54 9 6 J . Maintenant , si Ton suppose #5=34'. 3o" et =60", 74 il viendra : Q=-^X 2 2 9 '',9. Pour evaluer le rapport ^ Ion pourra ( sans erreur sen- sible ) supposer Tespaco sat 11 re de vapeur , et prendre 'sT'h'' 3 I 8 RECnERCHES SCR la refraction f o'",-6o J(ioo g -t')-t-B(,oo g — ty — 1= — - — . i o h' h' y/= — o, oi5373; Z?= — 0,000067. On voit par-lii que rinfluence dc celte cause ne peut produire en general qu'un petit nombre de secondes , me- rae sur la refraction liorizontale. Dans l'liypothese d'une densite constante Ton a dp=o : alors , la fonnule (J) donnant d0=o , indique seuleraent que la luraiere subit une seule inflexion , ou, en d'autres termes , que la trajeetoire decrite est une ligne droite , ce qui est evident par soi meme , puisque la lumiere passe du vide dans uu milieu uniforme. Ainsi rigoureusement parlant , la formule (A) ne peut pas donner dans ce cas la valeur absolue de la refraction. 11 est vrai que l'on pour- rait lier ce cas parliculier avec le cas general , en suppo- sant , comme M. de Laplace , que la densite devient va- riable, infiniment pies de la surface exterieure de l'atmo- sphere. Mais il est facile de parvenir au meme resultat sans cette consideration. TAR M. TLVNi 3 1 9 Soit , ang. FAB=Q ; AC=a ; ^Z?=/ ; BC=CF=a-hl . le triangle ///^C donnc sia.AFC— a. sin© L'op peut con- siderer Tangle AFC comme Tangle d'incidence } et Tangle EFC comme Tangle de refraction ; ainsi en nommant p le rapport des sinus de ce deux angles Ton a ; stn.EFC i / Ti , . /« E3re - K 1+ * « ' ° U bien sin.EFC = p.a.sm® Cela pose , nous avons ; BEF=ACF+EFC ; BAF=ACF+AFC ; et par consequent ; BEF-BAF=EFC-AFC=$6 . 11 suit de-la , que 320 RECBERCHES SUR IA REFRACTION tang.BFC— tang.^FC tang.*fl= ■ 777; • i-4-taDg.jEFC. tang.»fl«.sin»© Ton aura ; Cette formule doit etre considcWe comme la traduction analytique de l'hypothese proposee par Cassini. TABLE DES MATIERES. Introduction; ou Ton examine les diflerentes causes qui produisent le decroissernent de la chaleur dans l'atmosphere pag. 1 43 — 160 §. i. Expression de la fonction des pressions ct des densites qui varie avec la temperature des couches atmospheiiques p. 160—162 §. 2 , 3 , 4. Analyse d'uue hypothese , sur la constitution de l'atmosphere , proposee par le Professeur Leslie p. 1 62 — 171 §. 5. Formules generates pour exprimer la densite , la pression , et la temperature des cou- ches atmosphdriques , avec des applications a des cas particuliers p. 171 — 186 §. 6. Analyse de l-'hypothese , sur la consti- tution de l'atmosphere , qui sert de base a la formule pour determiner la hauteur des mon- tagnes par le barometre p. 186 — 194 §. 7. L'on propose el 1'on discute une hy- pothese analogue a celle du §. 6 , qui a 1'avan- tage de renfermer un parametre de plus . p. 194 — 198 §. 8. Examen de l'hypothese adoptee par M. de Laplace dans sa theorie des refractions approchantes de l'horizon p. 198 — 22.3 Tom. xxvii. S s 322 §. 9- Analyse d'une nouvelle hypothese sur la densite dcs couches atmospheriques, qui com- prend comnie cas particulier la forrnule dopnee par Bradley et T. Simpson , pour calculer la refraction p. 223 — 245 §. 10. Nouveaux devcloppeniens sur la fur- mule de Bradley p. 245 — 255 §. 11. Integration de l'expression differenticlle de la refraction en conservant le plus grand degre de generality que comporte la question p. 255 — 283 §. 12 . Integration de la mcme diflerenticllc dans le cas particulier , ou Ton suppose la den- site des couches decroissante en progression geo- metrique, par une mdthode analogue a celle em- ployee par M. Kramp p. 2 83 — 296 §. 1 3. Formules principales relatives a la re- fraction terrestre p. 297 — 3oo §. 14. Recherches historiques sur l'expression differentielle de la refraction p. 3oo — 32o /. " " /om zy t '/if/it- r/i « Ic //.'• •■ //i'il -.y . k < /i r.-, F.6 7 ' % • I Er * tf /'" 3a3 ALOYSII COLLA ILLUSTIUTIO GENERIS DYSODIl ADDITA ICONE NONDUM COGNITA SPECIEI, QUASI DIFARICATf NOMINE DESIONARUNT BOTANICI. Lecta die 39 tlecembris 1823. inter innumcrabilium , et rarissimarum specieruni semina ab cgrcgio viio dc Botanice optime merito M. D. Berlero ex Anthyllis duobus ab hinc annis humaniter uiissa , non- nulla praescrlim curavi nomine Dysodii divaricati praeno- tata , ntpote genus turn mihi prorsus incognitum. Diligcnlcr s;ilu in olla aprilis proxime elapso mense mox mcmorala semina , plantulae exortae sunt , quae modico caloris gradu exposilae , ac sedulo cultac floruerunt mense scptcmbris , ct scmiua matuia praebuerunt. Attento cxamini subjcctis fruclihcationis partibus , pro ccrto habui pulcliellam plantain ad Syngenesiam Polygamiani necessariam, adque corymbiferarum familiam peitinenlem , novum genus constilucre a Polymnia , fl'edelia , .flcina , et Melampodio non valde dislinctum , eosdemque charac- ters praecipuos praeseferre ab illustri Richard conslitutos 32 4 ALOYSII COLLi circa suura DysoiUum dimricatum, quos relulcrant claris- siini Persoom'us (i) ac Poirelius (2); tamen nonnullas illustrationes adhuc mercri , ct jure iconem esse proferen- daiu, quam nemo ante publicavit. Pro viribus proposilum asscqui conatus , gravissimo, il- lustres viri , judicio vestro hasce meas observationes com- niitto. Et prime- quidem , si genera , Linnaeo duce , a tatilo viro staluta expendamus , planta nostra ludit inter Melam- podium , et Polymniam : nihil inde miruin , si celcberrimi viri Humboldt, et Kunth eandem Melampodii paludosi no- mine , ecu nostrae simillimam designaverint , uli constat ex accurala ejusdem plantac descriptionc (3), necnon e speci- miuc ab amicissimo Jlalbisio mecum benevole communicato. Asl Melampodii genus refert receptaculum palcaceum ; in Dysodio aulem est nudum , nam venae punctis argenteo- albidis adspersae , quibus instructum esse observabo ( fig. 6 ), et quas paleas censuit Ilumboldlius asserens esse deciduas , reapse persistunt , partem calycis, indeque receptaculi con- slituunt , el verae venae sunt , quae in receplaculo sicco oculis etiamsi nudis perspiciuntur ( fig. 7 ) ; puncta enim quibus adspersae sunt evanescunt , uti in glaudulis pellu- cidis frequenter contingit , eo quod humor, quo replebantur (1) Pcrs. syn. pi. 2. 489. (2) Eucycl. mcth. supp. 11. 53 1. (3) Huiub. e* kunili uov. gen. et sp. p. 272. vol. 4. 1U.ISTRATI0 CENEIUS DYSODU 3« 5 exsiccationc deccdat : insuper aliae Melanipodu stirpes rc- ferunt paleas oblongas, plus, minusve lanceolatas, et per- spicue a reccptaculi substantia distinctas. 2. In Melampodus semen, seu Achenium (i), ut Hum- boldlii vocabulo utar , est palea capsulari inclusum , quae pappus monopJijllus vidvifonnis a Linnaeo nuncupatur (2) : at semina in nostra planta videntur revera nuda ( fig. 8 ), nam palea ab Humboldlio descripla considerari potius de- bet veluti tesla tegens endopleuraru , quum ab amygdalo naturaliter hand secedat , ipsa aulem sublata , remaneat semen una tantum pellicula tectum , quae verum est en- dopleura : accedit pappum , et paleam non conslituere se- Tii 1 11 1 1 in partem , sed potius tamquam appendices , seu brac- teolas esse conspiciendas , quarum ope semina nuda secu- rius tuentur , et undique a natura ipsa disseminantur. Verum est a Clarissimis Lagasca respectu Melampodii , el Rob. Drown respectu Alciuae , et Dysodii novam in- ductam fuissc glossologiam , juxta quam considcrarunt ex- terius tegmentum scminum tamquam squamam , uti vo- cant , periclini exterioris ( calycis ) ; sed mihi datum non fuit nee paleas , neque squamas perspicere ; etsi oculis beue armatis lacioias calycinas , indeque reccptaculum diligenter , (1) Acliena Neck. Achenium Rich. Wenajl.fr. Accnitiui Link, appcllatur fructus monospcrmus exsuccus , cujiis peiicarpium adliacret calycis tubo . el endopleurav , uti iii floribus couiposilis. DC. Tlieor. EUm. p. 38o. (») Lio. syst. Teg. pag. 649. il6 ALOTSII COLLI ac pluries in successivis periodis maturitatis observavcrim: dolct dignos hosce Botanicos icones non praebuisse sine quibus eorura dictis pie crcdendum ! Ast si hujusmodi squama naturaliter non secedit in Dysodii seminibus , si endopleurac stricte adhacrct , si teslae vices gerit , cui bo- no nomen immutandum erat ad novam sanciendam thco- riam ? Sed haec constanler rcpellenda quotics baud sa lis adhuc notas naturae leges non dctegit (i). (i) Doclrinam Iianc secutus Clar. Henr. Cassini novam slatnit methoilum Compositarum , quas syntihlheras vocat: omnibus Lmnaei termini* immulatis , praecipuas fructificalionis partes , uti calvccm periclinum, receptniulum chnnn- tkem , flosculorum capitiilum calathidem , fructum seu semen cypselem appel- lal : nova qreanalogia sic stalnla , inaudilam (|>ioe|ue organogrnphiam induxi* ad deterininandos direotionem , slructuram, ligurain , proportiouem , situm , compnsitiouein , cael'-rosque characleres , quibus disiingtiunlur fructificalionis partes: (line i.° cailitkidem considerat tamquam spicam simplicem , brevissi- in. mi , coniposilam numerosis floribus sessilibus, approsimatis , axem comunem tegenlibus , bracleatis ; biijusmodi spicae axis brevissiiuus , et masirne depres- sus clinanlhem conformat: bracteae Tiro periclinum. In boc natural! cnlnlludts statu periclinum est uniserinle squamosum , clinantbes se/uameUijerils. a.° Seu si fin"amus ( inquil ) flosculos inl'criores aburlivos, bracteas autem subsistence*, habebimus periclinum pluriieriale-squamosum , clinanlhem squnm-lliferum. 3.° Fiiigamus insuper bractcas superiores aborlivai , omnrsque flosculos sitbsi- stentes , habebimus clinanlhem nudum , periclinum uniscrintr-si/unmosum. ,.° Fingamus adbuc i.° Flosculos inferiores abur/iios, ac eorura bracteas sub- sistenles : 2. Flosculos superiores sitbsislentes et eorum bracteas abortivas , turn habebimus periclinum pluriseriale-squamosum , clinanlhem tcio nudum. 5.° F'ingamus deni(|ue calathidem discoideam enronnm pluriserialam gerentem, ac bracteas flosculorum disci nbnrtivas , habidiimus di -posilioncm valde singu- lucm, uti -in nonnullis gencribus (Did. des sc. nal. lorn. X p. 1 5 1 ). II.LUSTRATIO CEBERIS DYS0D1I 327 Ad Polymniam Lianaeaaam quod altiuet, praemittendum recentiores Bulanicos , elsi plures novae stirpes detectae fuerint , quae primo intuitu , habitu praesertim inspecto , ad illam spectare viderentur , rebus melius perpeDsis , tria constituisse distiucta genera, Polymniam scilicet, Alcinam. et I) ede Ha m. Polymniae charactcres scquenles essenlialcs tribuerunt = » ReCeptaculutn paleaceura ; pappus nullus : calyx duplex, En ronsiderationcs gcncralcs ac praecipuas , quibus nova innilitiir mctbodui Cassiniaua naturalis dicta , juxla quam Synanlherarum familia in 20 circiler tribus dividitur , quae nniiniillas sectiones constituunt , ubi quampluiima nova genera sedeni invciiiiint. Quod pretiam merealur improbus bic labor dicant Iiolanici summi ; mihi siifliei.it rationes adducere , cur in descriplione Djsodii eandem methodum secutus non fuerim. • Et 1." termini inusitati non sunt adbibendi nisi ad indicanda organa novo detccta , quae non conlingunt in methodo Cassiniaua. a.° Glossologia Cassiniaua obscura ; inulilis quoad leriuinos Einnaeanis aptio- ribus , et aliunde snflii icnlilius ad cbniacteres explicandos , substilutos. 3.° Considerations! generates, ac praecipnne quibus nova metbodus innititur hypolbelicae, nee naturales: bypothelicae dum considerantur organa non uti revcra sunt , sed uti pracsupponuntur ; non naturales , nam natura ipsa com- pellilur tin in absque causa abortus, el adhacrentias aiiiuio tantum concipinius: aliud est abdita dctcgere , aliud incrcala excogitare. 4. Distributio Linnaeana in Syngenesis oinniinodo naturalis, excepto ordine monogamine, qui ad compositas non partinet ; nitilur enim genitalium functio- nibus , quae in variis polygamiis aliter, alquc aliler praestanl ; bae nuptiae clandestinae non sunt; quid inagis naturae consonum quam procreatio ? Quae metbodus ergo magis naturalis , quam ilia , quae non fucjlis modis perpetual naturae leges scrutatur ? 328 ALOTSII COLLA » exterior 4-5-phyllus , interior io-phyllus foliolis con- » cavis (i). Alcinae autem : » calyx simplex 5-phyllus patens , » foliolis ovatis ; receplaculuin minimum paleaceum , pa- » Ieis ovatis-concavis ; Pappus nullus; semina in orbiculum » expansa , corticata , apice tubcrculis 4 minimis, el quinto » perforata (2). JJ edeliae denique — Receptaculum pnlcaceum. Pappus » 4-10-dentatus. Calyx simplex 4 vel 5-phyllus (3). Se- » uiiua terminata pappo substipitato membranaceo den- » ticulato (4) ». Quibus positis , et accurate perspeclis nostrae planlae characteribus infra notatis , facile quisque dignoscere potest recte dc ilia novum genus fuisse constitutum. Differ t euim a praccedentibus circa receptaculum, in illis paleaceum , in Dysodio nudum (fig. 6 et 7 ) ; dilfert insu-» per a Polymnia ratione calycis, qui simplex est, non du- plex ( fig. 1 ) ; diflert postremo ab Alcina , et Jl edelia ctiam circa seminum formam , subslantiam, appendices.' Sed descriptiones , quas habemus a Richard , a Pcrsoo- nio (5) , ab Uumboldtio (6) , aliisque (7) , minus peri'ectae (1) Willi!, sp. pi. torn. 3. part. 3. p. 2335. (2) Pers. syn. pi. 11. 491. (3) Willtl. loc. cit. p. 233^.' (4) Pers. Ioc. cit. p. 490. (5) Pers. loc. cit. p. 489. (6) Ilumb. Ioc. cit. (7) Consule Encycl. me/A. supp. 11. 53i. ncc uon diet, des sc. nalur. tol. 1 3 . p. 573. 57',. ILLUSTRATIO GENERIS PYSODIl 320, mihi visae sunt ad tollcndam oruncm ambiguilatem ; qua- proptcr aliain ex viva planta pracbere existimavi , addita icone nondum , ut sciam , allala. Nomen Dysodii mcherculc minus accommodatum est, eo quod substantiam foetentem indicet (i) in planta penitus inodora ; sed rclinendum censui ad confusionem vitandara. Restat igitur ut descriptionem vobis tiadara. DYSODIUM ( syngenesia polygamia necessaria Lin. Co- rymbiferae Jews: Synantherae Ilclianlheae. Rich. ./?. Brown- Cassini ). Chaiact. essent. genericus. Cal. simplex i-phyllus 5-partitus. Coroll. radii 8-10 , lisci numerosae. Germ, diflbrmc. Recept. nudum columna centrali. Sent, difibrmia nuda, basi altenuata , latere ex- terno convexo superne biglanduloso, apice oblique truncata, receptaculi columnam circumvolventia, eique basi adnexa.iV. Chaiact. essent. specificus. D. divarication , caule herbaceo , ramis divaricatis , foliis oppositis ovatis , basi in peliolum altenualis , apice sub- acuminatis , inaequaliter grosse-dentatis sinuatisve , pedun- culis in dichotomia solitariis. N. (1) Nomen hoc videttir composilmn a vocabulis Graecis Sv? ( foelcns ) aXfii (oleoj juxla quod feccrat Loureiro circa siiam Dyssodam fasciculatani , qiiam moderni Serlssam Joelidam Tocarunt ( TFillil. sp. pi. par. % t. t. p. 1062 ) ; nisi forle a SiffoSo? ( asper , diflicilis ct invius. Lexicon Graccolalinum Basil. 1600 Aiao&os asper ) dcrivatiim malis , sed in planta - noslra nullain asperi- tatcin valdc sensibilcm inTcnimus. Tom. xxvii. T t 33o ALOYS II COLLA D. caulc hcrbaceo divaricato , foliis oppositis rhombco- ovalis , subdentatis, pedunculis dichotomalibus = Pers. sjn. pi. ii. 489. Melampodium paludosum : hcrbaccum , ramis linca pi- losa inslruclis; foliis ovatis acumiuatis , basi cuncalis, grosse dentatis, supra scabris , subtus hispidulis ; palea akeniuni obtegenle costata subverucoso-exasperata , apice exleriore denticulata. IJumb. ex hunlli. now gen. el sp. p. 272. vol. 4- Ilab. prope st. Martham juxta rivum Gayra , et ab in- colis vulgo sorito dicitur : ( Berlero ) : floret sept.-octob. flores flavi O. Descriplio. Radix annua fibroso-raraosa. Cjulis herbaceus , sesqui- pedalis , teres , piloso-bispidulus , subeanaliculatus raniostfs. Rami oppositi per dicbotomiam , divarieali , teretes. Folia 1 -2-pollicaria , opposita , ovalia , basi in petiolum atte- noata, apice attenualo-acuminala, margine inaequaliier giosse- dentata , interdum caulina praecipue subsinuata , dentibus sinubusque obtusis , ramea saepius sub-inlegia , trinervia , costa media nervisque lateralibus subtus piloso-hispidulis , venosa , supra viridia , subtus pallidiora , ulrinque scabrius- cula. Pelioli canaliculalo-marginali in costaui median^ de- sincntes. Flores compositi radiati. Pedunculi in dichotomia solitarii , 2-3-pollicares , teretes , pilosiusculi. Calyx sim- plex , i-phyllus, 5-partitus , persistens, subglaber , laci- niis venosis , patentissimis , ovato-subrotondis, acutiusculis, ILLliSTIUTIO CETERIS DYSODII . I margine cilia t is (fig. i ). Coroi.lv i..e radii 8-10 femineae, semillosculosae , patentes , unico ordine dispositae (fig. 9): ligula llava 2 linea longa , 1 \ lata, ovata , concava , apice truncata , 3-dentata , dentibus inacqualibus viridescentibus ( fig. 2. a ) : lubo albescente capillari ligula triplo breviore ( fig. 2. b ) : stylus brevissimus biparlitus ( fig. 2. c ): stig- ma/a duo siuiplicia , refiexa , atrata (fig. 2. d ) : germen diflbrme ( fig. 2. e ). Corollvlje disci numerosae, hermaphro- ditae , stcriles , ercctae , longitudinc radiorum , infundibu- liformes ( fig. 3 ) : lubo basi albido , hinc fiavescente ( fig. 3. a ) : Umbo duplo breviore, flavo 5-dentato (fig. 3. b ) ■ stamina quinquc; filamenta medio tubi inserta (fig. 4 ) '• antherae coalitae, apice appendiculatae , atratae (fig. 5). stylus simplex incrassatus , exsertus (fig. 4. a ) : stigma in- divisum sterile ( 6g. t\. b). Receptaculvm concavum , nu- dum , argentco-albcscens, punctato-venosum , ( fig. 6) co- lumna centrali instructum. Semis* ex radiis diflbrmia , 1 -linea lata , 1 ~ longa , rugoso-callosa , subtetragona, basi attenuata , latere externo convexo superne^-S-tuberculato? caeteris planis , apice oblique truncata , nigra ( fig. 8 ) , receptaculi columnam circumvolventia , eique basi adnexa ( fig. 6. a ). Planta tota inodora , insipida. Iconis explicatio. Fig. 1 Calyx simplex i-phyllus , 5-partitus , postice visus magnitudine naturali. 332 AL0TS1I COLLA. Fig. 2. Corollula radii semiflosculosa cum pistillo : duplo aucta. Fig. 3 Corollula disci flosculosa : duplo aucta. Fig. 4 Eadem longiludinaliter dissecta , et explanata cum staminum nlamentis , quibus antherae sublatae sunt) ut appareat stylus iucrassatus , exsertus , sterilis : duplo aucta. Fig. 5 Stamina separata, ut appareant ulanienta libera cum antheris in cylindrum coalitis : duplo aucta. Fig. 6 Receptaculum anticc visum , cui sublatae fuerunt corollulae , et quatuor semina, ut appareant venae argenteo-punclatae , et adnexa semina : magnitudine naturali. Fig. 7 Idem post naturalem casum seminum , ut appareant columna centralis , et venae punctis argenteis desti- tutae ob exsiccationem liquoris , quo prius reple- bautur : magnitudine naturali. Fig. 8 Semina sicca variis laleribus visa : duplo aucta. MEMORIE DELLA CLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE. * DEL CAVALIERE ERRANTE ROMANZO DI TOMMASO III MARCI1ESE DI SALVZZO L E Z I O N I DEL CAVAL1EBE LODOVICO SAVLI D'IGLIANO Lette nclV adunama del i aprile 1819. LEZIONE I. I o mi apparecchio a descrivere il Codice, die si conserva nella Regia pubblica libreria di Torino, dell'opera di Toin- maso III, dei Marchesi di Saluzzo , inlilolata il Cwaliere Errante. Questa descrizione mostrera sempre piu quanlo sia aatico iu quella nobile famiglia Taraor dclle letlere, che sino a quesla eta ne amplio con tanto splendore la gloria. Tommaso discendeva da quogl' illustri Marchesi , che ten- nero per rnolto tempo la signoria di una parte grandissima Tom. xxvn. 1 1 CAV4LIERE SWLI del Picmonle. Fl principal motivo, per cui comincio a scemarc la loro potenza fu 1' ingiustizia , per la quale Manfreclo IV di Dome , e sesto Marchese di Saluzzo , tenld , contro le consuetudini del Marchesato, di anteporre nella successione degli Stati Slanfredo suo figliuolo sccondogenito, nalo da Isa- bella Doria sua seconda moglie, a Federigo primogenito fi- gliuolo di Beatrice, figlia di Maufrcdi Re di bicilia. Imperocche questi , per iscansare il danno, che da una tale disposizione del padre gli veniva , finse di cedere a Filippo Principe di Acaia Carmagnola , Revcllo e Raconigi, e ricevute in restitu- zione queste citta per diritto beneficiario, fece si che per opera di Vmberto Dellino di Vienna suo suocero, Manfredo IV rifice il testamento, c lo dichiaro erede universale del JMarchesato. Ma i suoi successor! si sottomettevano mal volontieri a coufer- mare gli atti concbiusi da esso circa Revello, Raconigi e Car- magnola, e dalle contese, che per tal cagione ebbero coi Prin- cipi di Acaia e di Savoia avversari piii destri e piu forti di essi uscirono sempre perdeuti. Giunto Touimaso al governo del Marchesato negava anchVgli di sottomettersi, e guerreggiando pcrcio contro il Principe di 4caia, recossi ad abbruciar Mo- nastciolo , dove incontralo da Amedeo figliuolo di Giacomo sel mille trecento novantaquattro riuiase rotlo e prigione : e Venne liberato due anni dopo per inlercessione di Lodovico Duca di Orleans , pagando grandissimo riscatto , e riuno- vando gli omaggi fatti da' suoi predecessori. 11 signor Legrand d'Aussy, che del Cavaliere erranle fece una descri/.ione slampata nel V volume delle notizie dci MS. ROMANZO DEL MARCI1ESE DI SALVZZO 3 della Bibliotcca uazionale , dice ch' esso fu pubblicato nel l3(j5, e corrobora 1' opinione sua ragiouando cosi : l" au- lore , die' egli , rappresenla il Duca d 1 Orleans fratcllo di Carlo VI ia eta di veuliquattr' anni , e talc appuulo era Tela di quel Principe nel i3o,5 (i). L/opiuione del signor Legrand e probabilissima (purcbe si voglia ri tarda re di qualche anno solo la pubblicazion del ro- manzo), imperocclic nella vita del Marchese Tomraaso , io Don w-ggo ch'egli abbia njai goduto riposo (se pur cosi lice cliiamarlo ) simile a quello ch'ebbe in prigione ; ed e cosa difficile as^ai die fra continue conimozioni di guerra si possa atteodere alia scrittura di un'opera assai lunga, e cbe ricliieda molta alten/.ioue. Iniatli come se dalla sua pi igionia non fosse slato abba stanza ammarstrato, essere inutil cosa opporsi ai Principi di Sa\oia gia divenuti tioppo potenti in Piemonte, nell anno 1396, in cui per la niorte del suo genitore rimase solo padrone del Marchesato , bramoso di liberarsi dalla (1) ("■iofTreilo delta Cbiesa pin ?icino ai tempi di Tommaso , Yuole che questi iiDpieiidesse a scrivere il lihio del C.naliere errante quando fu alia Corte di I 1. in i : , e per tialtarr il suo matriuionio con Margberita de Roussy , e per disporre gli aniini in suo favore circa quella lite che cola si trattava tra lui e i I'rincipi di Savoia. E pos.ibile che in quella Corle egli ne stendesse t'ab- boiio , il quale andu poscia amp'ianilo d! giorno in giorno , cosicche Io ridussc ad essere opera assai tolumioosa. )la siccome »i si fa meuzinne di cose acca- duli- dono il suo sog^iorno in Parigi, cosi egli e sicuro che cola non Io cumpi, e comerri'libe avere solto gli occhi lutli i codici , e sapere le epo be , in eui ciascheduno di es>i fu scrillo , per drcidere sopra le giunte cbe 1' autore gli fece Ji quaudo in quando, e quale sia fra lutli il peiletto. 4 CAVALIERE SWLI soggezione, ne esscndogli riuscilo, per la morte del Duca Hi Orleans, di mandare ad e Hello la senlen/a del Parlamento di P.uigi , slrinse alleanza con Teodoro e Guglielmo fralelli di Monferrato contro del Conle di Savoia e del Principe Lodo- vico succedulo nuovamente al fratello Araedeo, mcuto senza prole maschile. La guerra stette per alcun tempo dubbiosa. Ma ncl 1 4 1 3 il Coute Amedeo avendo con venti mila arniati assediato il castello di Saluzzo, obbligo il Marchese Tommaso a coufermarc il giuramento di Fedeiico suo padre, ed a rinun- ciare ai dirilli che avea sopra Cuneo, Fossano, Busca, Raco- nigi, Barge ed allre caslella, dallo stesso Con te Amedeo e da Lodovico Principe di Acaia occupate nelle'scorse guerre. Visse quindi in pace coi Pi iucipi di Casa Savoia : e ando insieme con essi a Rivoli per vedere 1' linperador ijigismou- do , dal quale Amedeo (Joule alia dignita di Duca venne innalzato nel mille qualtrocento sedici. INcl medesimo anno 1416 Tommaso mori : lasciando da Margherita de Roussy Lodovico suo successore , Giovanna moglie di Guidoue di Meella, Rieciarda marilata in ^icola d' Este Marchese di Ferrara , Beatrice monaca iu Revello , nut. CUronoi. a3i. e Giovanni, nalurale, abate di Mafarda , applicato dal Cliiesa alPanno 1427, e nominato nella conferrna dei pri- „ „ r vileei della valle di Marca. Da un codice MS. della Rejiia D IV. a. O o C»ui 11. a6;. biblioteca si raccoglie ch' egli era gia abate nel 1425. Tommaso, secondo die nana Giollredo della Cliiesa, fu uomo di mediocre statura , bello , allegro , bianco e rosso di pellaggio , di sottile spirito, e saggio. HOMANZO DEL MAP.CIIESE DI SALVZZO. 5 Ma sc la vila sua adulta fu couibattuta da moltc sventure, e travagtiata in continue guerre, convien credere, cite la faDciullcz/a tranquil la men te passasse Ira lo studio , di cui dicde colT opera, della quale facciamo Test! alto, un assai chiaro segno (i). (i) Le Cord dei Signori e Principi del Piemoute non la cede*aio a quelle dei Signori di Prorenza nel fa tore , cbe |>er essi si cnmpartita ai Pocti o Trutalori , cbe cos! piaci ia chiamarli. Cosloio ebbero fin dal secolo XIII un posscnte fautoie in Bouif'acio di Monferrato , nella Corte del quale venue Ansc'uio Faiclile poeta Pro»enza!e. vi scrisse, ollie as^ai commedie, un canto contenenle la docrizione d'Ainore, del suo Palazzo, della sua Corte, e potere , ed ebbe il varilo di essere nominato dal Principe dei Lirici Italian! nel quarto capilolo del Trioul'o d' Ainore ; Amerigo , Hernardo , Ugo ed Anselmo. V- Pflrarca con la Spo- . , . - sitiunc del Gesualdu : Lodotico di Lascaris Conte di \ entimiglia , di Tenda , e della Bnga , fere un Vcnezia i5ji : Gijiio; iraltato dr. las mizerias daquest monde , ed un altro de la paurilha. In tempi m *" pin vicini si puo addur I esetnpio d 1 un poeta guerriero , Arnaud de Conli- gnac , cbe forse era nolo at mio autnre ; e the , es-endo al servigio di Luigi e (iiovauna Soirani di Napoli, costrinse gli abilanti di Tenda, a preslar Ioro omaggio. E autore di un traltato intitnlato las siijjrensus dnmours. Qursti Vcrdier. BiW. Franc. 8j. esempi , a cui mi ono volu'o restringere , provano , che queste nostre con- Iradc erano ingentilite al par drlle altre , e che la poesia e le lettere tro- iai.ni qui seguaci e fautori. La Corte dei Marchesi di Saluzzo udiva anche essa con diletto il canto dei pneli , e A'berlet di Sisteron , a 1 tempi di Fi- lijipo il Hello , dedico molte can/oni alia Marcbesana di Saluzzo. Idem i>a«. 19. II costume di eiudir nelle lettere i giovani Cavalieri era alien a proprio spe- 2ialmeute delle province meridional! d! Luropa , non essendo molto in uso prcixi I settentrionali. ?iel romanzo di Artii, che manoscritto eonservasi nella nostra Bibliuteca, leggesi , che egli dal suo governalore , ossia aio , venue am- maestrato sin da fanciullo a giuocare a sencchi , e che giunto all' eta di anni quin 'ici gli fu mostrala la scherma I parenti erano pero piii sollecili circa i' cducaziuue dellc lauciulle, iiupi rooche ucl iouianzo , che ruanoscritlo pure 6 CAVALIERE 9AVM EgTi prese principalmente ad imitare i poeli Provenzali ; e le persooe, die coslituiscono la niacchina dell' opera sua sono alk'goriche come Conosceiiza, Amore, Fortuna ecc. Ma poiclie egli vedea , die la lingua di Provenza andava sce« mando, insicme con la letleratura di quel paese , scclse di tcrivere in Fraucese. La quale scelta dimostra coin'egli seppe conservnsi in questa libreiia , di Cleriadus e Meliadice si scorgc , che la Prin- cipessa iuiparo tulle quelle cose; cbe figlia di Re doveva sapere , cioe di lei- tere , il suono dell' arpa e il giuoco degli scauchi. Vero e beoe , cbe a tempi di salvzzo 7 impicgare utilmcnte il tempo, che gli convcnne passare alia Cortc tli Francia, e suppone in lui altenta lettura delle opere di quella nazione , che fecero credere esscre il linguaggio di Francia il piu dilcttevole ed il piu conosciuto di tulti (1) Forse in Piemonte per es^ere limitrofo della Francia erano men noli gl' Italian! Scritlori, che fin d'allora erano venuti in grandissima fama. Ma essi aveano portata la lin- gua nostra a tal segno di splendore , che nel secolo deci- moquarto il numero degl' Italiani scriventi in lingua Fran- cese fu assai minore che nel secolo precedente. 11 romanzo di Tommaso e scritlo parte in prosa, parte in versi , se pure , come osserva Legrand d' Aussy , linee di non ugual lunghezza senza emistichio e cesura , e non avenli per contrassegno d' esser poesia , che ana rima od una imperfrtta consonanza nel fine, si possono chiamar versi. Non u allro in sostanza che un viaggio imaginario ed alle- gorico nei regni di Amove , di Fortuna , e di una donna di buon consiglio , dctta Coiioscenza (2). (1) Proemio del Tesoro di Brunetto l.;itini. (2) Giotanni Carlhemi Carmelitano compose il viaggio del Cavaliere erranle ( slnnijialo in An»ersa nel 1557), U quale, per e>sere sullo slesso tenore dell' opera di Tommaso, dal Quadiio fu crcdulo il medesimo compreso senza nome j om , \lt. 2-0. d' auiore uel calalogo dei manoscrilti della BiMioteca di Torino. Polrebbesi ■ospettnre , dice il Tirahoschi, cbe il Carlhemi avula nelle ra^ni copia di quell' opeia ne iacesse un transtinlo , e sollo il suo nome lo piibblicasse : 1 1 qtial com >- probabile , poicbe il Caillieini visse quasi due secoli dopo il Marches? loiumaso , e mori uel ii8o. 8 CAVALIERE SAVLl 11 romanzo comincia dalla descrizione dclla primavcra , e dair incoutro di une dame joulic qui cheuauchoit un palefroy la quale esorlo il giovinetlo ad abbandonare il puerile tra- slullo della caccia car tu nes plus valeton ains le vient barbe an melon Lo guido alia Corte d'Amore perche Ibsse fatto Cavaliere. In fatli, egli oltenne uu tale onore dopo essersi confessalo, e dopo falte lutte le cerimonie solitc praticarsi in tali funzioui (i). Quin'li lo invaghi di gloria, lo spiuse a cercar venture, e po- scia da lui si divise. Egli prende congedo dalla coi te dAniore, e dopo aver cercato lungo tiatlo di paese, ed essere slato in un conveulo di frati, d'onde lo trasse beau regard, riceve espe- rance per compagna, e trauail per iscudiero. Giunto poi in amenissimo sito vede in compagnia di un Cavaliere errante qui fu de la pari lauersier una bellissima donzella, di cui tosto s' invaghi. Ma il Cava- liere geloso che era con lui detto breuz sans pitle gliela tolse dinanzi agli occhi , per la qual cosa egli rimase dolente. Come egli ricercando la donna sua rimanesse incanlalo in Pagania, come dopo varii accidenli fosse liberato da Sop/iar fratello di Palamede,e come ricongiuntosi con essa ritornasse alia corte (i) V ha in quesla BiWIioleca il liure de lordv de cheualerie , cunlcueute la descrizione di lutte le cerimonie e i doveri dei cavalieri. ROMiXZO DEL MVRCHESE DI SALVZZO 9 d'Jmore sarebbe troppo lungo , e forse di poco momenta descrivere. Giunsero pero in tempo di vedere la guerra tra gli amanti ed i gelosi accesasi , perche Amore con sua sentenza avea de- liberate, che la moglie di vecchio marito rimaner si dovesse coiramante giovinetlo. Le pi u celebri e le pi u belle donne del tempo antico e dei ronianzi i'avolosi, che I'arte del poeta iusieme raccolse in quella corte, narrando di ciascheduna le principal venture, com'eta costume in allora presso gli scrit- toii di allegoriche novellette o romanzi, furono spettatrici di quella guerra. Non occorre di far parola di quelle donne, di cui ragiona il Cavaliere errante, ne pure di Adelasia e di Alerame, ia storia dei quali e narrata qui lungamente (1). Tristano di Lionese fit conteslabile della prima squadri- glia , e ricevetle in premio del suo valore un cappello di rosa dalla Regina di Cornovaglia. Lancillotto fu contesta- bile della seconda guerra. La Dea d'Amore impone ad un araldo di canlarne le lodi (2). (1) Dotti critici da grao tempo impiegaronn la loro falica per discernere il tci'i dal fatso in cid cbe spetta a quests copia di amanti fuggitivi; ii.iii per tanlo tempo tenuti come il ceppo delle primarie f.imiglie del I'n uionlc. Nell' allro codice, cbe il Malacarne ebbe tra le mani , si parla di Criselda. (a) Quest' episodio inlroilolto con garbo , e per la maggior parte Intlo cio che narrasi di accadulo alia Corte di Amove c tratto da quei tomam'i della tavoln rilondn , di cui la prima originc e avTolta ancora fra le tenebre , ma cbe furono in >arie guise scrilti e stiinpnti in Francia , ed in qnesli ullimi tempi formaiono il sojigello di un poema scritlo da! sig. Creu/.e di l.esser, e Momteur nniversel i5 . . . ""' l3lJ TeDoero dal ledc-co antico tradotli in ledesco moderno , ed arriccbili di an- Mdgxm cncyclopcdique. , . . l>cc. i8ij. 3u8oo. ■outturn, rum Tom. xxvh. a Notice des AIS. de la liibl. nat. V. 119. 10 CiVAtlERE SWLt Dopo queste viltorie, ed in mezzo alia gioia cli'essc avea- no destata Delia corle di Amove, \\ Cavalicre errante e spcdito oploralore nel carnpo d< i gelosi iniruici. Ivi sco- peito, vieu dalo in cuslodia a'cherici, dai quali per mezzo di danari egli olteune la sua liberta (1). Ma per terminal la guerra iiu geloso si ofirc di combattere solo a solo con un campione della coi te d\/more. Palamede olliene la per- missione di combattere, ed e \iucitore. II regno d'Amore era pacifico, e il tempo si passava in gioie cd in feste: ma la monolomia di esse gi : i comiueiando a venire a noia, la Dea di Amore propose di andare insieme con le piu belle clonne di sua corle a visitare Alessaudro, che stava iufermo nelle sue tende in mezzo ai primi eroi ed alle donue piu faniose de' suoi tempi. Vdi dalla bocca di Ales*andro I' istoria delle sue vicendc non come quelle, ebe uarrate ci vengono dagli storici , ma come le ininiagi- narono gli scriltori de' romanzi di quella eta (2). Finito cb'ebbe Alessandro il suo racconto, la Dea propose alle donne ed ai cavalieri presenti di fare interrogazioni e (1) Qui T a 11 lore fa una digressions contro la Simonia. (2) Dopo che Lambert Li court ebbe divnlgalo il suo romanzo di Messan- dro, molti scriltori ne fecero la continua/ione , e I* episodio di esso fu inlro* dotlo in <|uasi tulle le npere di tal genera: cosirche Tommaso di ki -nt In cmnprese nel suo rnmanzo de title cheuolerie. \:i\ era lalinrnte allora in uso di radunare insieme persone, che il tempo avia disgiunte di molti secoli,che Onons , considerato come il piu dnlto srriltor Francese de tempi suoi. nel libro dill' imngr ilit niunde (ere vjaggiare Plalotie , Alessundro , Tolomuieo e Vir- gilio in compagnia di san Paolo , e di san Brandauo. K0M4NZ0 DEL MVRCHESE DI SALVZZO II risposte di amore. Era queslo costume assai frequente in quella eta , e tal passatempo si cbiamava jeux partis (i). Dopo il divertimento des jenx jiartis , la Dea rilorno alle sue lende , ed all 1 indomani esaendo andata alia caccia dei falconi , la donna del Cavalicre erranle si smarri. Per la qual cosa egli ando cercando conforto dal Dio , che porgere non glielo potea. Si reco allora nel campo degelosi afllitti anche essi per le loro perdite, e li trovo disposti a partire dai loro alloggiamenti (2). II Dio d Amore scioglie ancrT egli la corte. II Cavaliere erranle c condotto in casa di Ragione il Filosofo, dal quale invece di ottener conforto riceve pena e dolore, perclie lo ode sparlare con troppa liberta dell' incostanza i'cmniiiiile (3). Abbandona l'oslello dello scortese filosofo, e (1) Tommaso non e il solo, che abbia poslo in isr-rilto siffalte domande e rispostb di Amore. \eune in cio imitato da Main Cbarlier raolto a lni po- Iteriorc , il ico X, e Giovanni I la corona di Francia passo al raino collaleiile della Famiglia. (2) Atlriliuisco volontieri queste parole a Gregorio XI, il quale fra i Pon- lefici di questo noine e il pi 11 viciuo all' ela dell autore, e scslenne molte in- ginrie dai Fiorenlini , dai quali venne roolto afflitto ( mnrri). II suo regno fu glorioso pel ritorno della Santa Se le in Uoma li 17 gennaio 1 3 5 7 . Mori in I'.. .111.1 li 27 in.iivo dell' anno seguenle. (3) Vno dcgli Eroi della Tavola ritonda. ROMINZO DEL MAKCHESE DI SALVZZO l5 Andronich de Constantino- Sono Andronico di Costan- ple sujr qui ia fus crainl par tinopoli gia molto temulo ia tout le nioiifle or suis /'c mis tutto il mondo; or son disf.it- a destruccion et vis en grant to, e vivo in gran suggezio- subieccion. ne (i). Filippo il Bello Re di Francia. Le bel rOY phelippe suy Sono Filippo il Bello Re di de i ranee la vailbtnt et Jiiz Francia e valoroso, e dimorai repparant grant temps en gran tempo in Lombardia , e lombardie , et quant fe allaye nell' andare a caccia per le en France chdcaiit par mes mie foresle in Francia , mi forests a tin arbre que je en- ahbattei in un cinghiale che contray me iuar (2). mi ha ucciso. (1) Andronico II , Palt-olo^o , marito di \iolanle di Monferrnto , ullima del'a Ktirpe Alerrmica. E voglio aviertire che 1' Eckhel di costei non parla , D. N V dandn ad Andronico non altra donna che Anna di Vngberia. Andronico It Vlll. at>8. Del 1282 fu successore di Miv'ielc VIII suo padre. Di Violanle ebbe Ire fi- gliuoli : coii dice C.aleolto del Carrello. I. lino di loro , cioe Teodoro ualo Vernazza ncl 1200 , chiamato il Dura di \tene, fu nel i'ioG , il piimo del Paleologi , _ vila d ' Benvenuto ° ' Sangiorsio. l'ag. Si. 5a. M.irchese di Monferralo. Vn allro fig'iuolo di Andronico II, cioe Michele , fu ■Slncciato dal padre all' impcrio. Onde fu chiamato Micliele IX: ei geDero quell 1 . Andronico , il quale nel i32} ebbe in mo^lie Anua di Savoia , sorella dei Conii F.doardo id Aimune, morla »edo\a in Goslanlinopoli nel 1 3 ^5. Miche- le I\ preinori ail Andronico II . suo padre. Quesli allora assoccio all' imptrio il nipole . che fu chiamalo Andronico 111. II quale nel |32X discaccio dal Irono I'aTolo \nd onico II . e lo ridusse a condizione prinala , nella quale ei Title aurora forse quatlro anui ■, fallo poi , cooie alcuui dicoDO , mouaco uo- minalo Antonio. (2I Pi nso che il cop'sta del ro'lbe scritesse arbre invece di apre. Ond' io bo tradotlo cinghiale. U cbe coucorda con Giutanoi Villaiii. IX. 65. I ) f I 6 CAVALIERE SAVLf Amurato: Lamoral basquin suy qui Sono Lamorabaquin che tans regnez gagnay sus la conquistai tanti regni in Gre- grece el la turquie el lion- cia ed in Turchia , posi a grie gas/ay lemjtire cle con- sacco 1' Vngheria , e in sogge- slanlinople mis a subgeccion, ziouc V impero di Costantino- en la balaille me laissas luer poli , mi lasciasti uccidere e el destruire. distruggere in battaglia (i). (i) \muralo I, Ggliuolo e successore del Sultano Orrhau , nacque nel i3iq, e sali sul (ronu in eta i (undo un magnifico lempio , detto anrora oggidi tetnpio di Mm. id : fondc'i parimente la milizia de' Giannizzrri , che divenne talora il sostegno , e talora lo spavento de' suoi successori. Inlimoriti de' snoi progress! i Valaclii , gli Vngheri , i Dalmali, ed i Serviani , si rollegarono iosieme per opporglisi e difendere la inlipendenza loro. Amurat si fecr loro incontro ; e nelle piannre di Cassovia li sconfisse, facendo p>igioniero lo stesso capo della lega Lazaro Principe di Servia. Dopo la viltoiia , Amurat scurse il campo , e fece osservare al suo Visir , come i nemici viati e morti in quella giornata fossero lulli giovani ancora. Al che il corligiano rispose , che solamcnte nell" auimo degl' iinbrrbi potca venire il pensieio di opporsi alia sua potenza : ma che le persone di senno maturo mai non avrebbero tanto ardiuiento. Meutre egli udiva la risposta del Ministro adulatore , un soldalo die s' era celato tra gli eslinti alzossi di repente e percosse a inortc Amurat nel 1389 , al quale succedette il fjgliuol suo Baiazet. 11 Froissart nel cap. XXII e XXIII del terzo toI. delle sue storie introduce il Re d'Armenia a narrare alia Corle del Be di Francia le prodezze di Amurat, da Ini chiamato V Amorabatjuin; daudo il titolo di Comte de Lazarau al 10- praddelto Principe Lazaro. ROSUNZO DEL M1R.CJUESZ DI SVLVZZO. t f /toy dampietre suy de cct~ Son Pietro Re di Castiglia slilleel de lion; te roy de gra- e di Leone, distrussi il Re di nade mis a destruction : el le baslart moil frere qui fn fe- lon vers moy si me lua et me lolli le menlon. Hoy de cippre suy pierre Gianata: ed il mio (Yatel l»a- slardo contro di me fellone mi tolse la vita ed il men- to (i). Son Pielro di Lusignano de Luxignan alixandre trip- Re di Cipro , tolsi Alessan- poli satalia tolli au soudau et dria , Tripoli e Satolia al Sol- quanl je estoie en reppos en da no , e fui da' miei fratelli dormant f us murlri par mes ucciso, mentr' io stava in ri- f teres. poso dormendo (2). Roy /ink nommez le tiers Fui chiamato Re il terzo (1) Questi e Pietro il Crudele ucciso da Eurico suo fratello nel 1369 presso Monliele. \ . Mariana. (2) Pielro di Lusignano figliuolo di Guido il contestable sali sul tiono dopo la uiorle di Enrico Re di Cipro: smulio molto colle armi il poleve de' Cri- itiani in Orieiite ; ma Capitano piu v.iloroso, cbe prudente, perde\a lacilineute il IViillo delle villorie, cbe I'lciliiiente otlwne»a. Recatosi in Decide Me a mercar favore ed aiuto dai Principi Crisiiani , inentre siaia presso Bernabo Yiscouti riceve noli/.ia dell' infedelta di Kleonora di \r.iyuna sua consorlc, ritorna iu Cipro, e sfoga su le inojjli dei giudici, cbe gssokero I' adultera . lo spirito di vendetta cbe gli bolliva nel cuore. I.e sue libidini iuuovon» a sdeirno alcuoi Grandi del Regno, cbe contro di lui cospiraudp ae| 1^71 lo truetd.ioo in lelto mentre dormiva tra le braccia di Cite di Ssaudaiiou. I »u,oi fwlclli sostcoe- »»no cbe la Retina era innocente. Tom. xxvd. I 8 CAVU.IERE SVVLI apr'es dampielre et rhoyesba- dopo Pictro, c divertendomi taut par mes conlrees el die- nolle mio conlrade e caval- uaiicliaiit sus un destrier de cando un mio cavallo fui da luifuz ie laidement deeolez. esso laidamenlcammazzalo(i). Charles de duras sui (/id Son Carlo ili Durazzo la nlo fuz essauciez Cant de naples esaltato a Napoli e in Vnglie- el de hougrie iejiii roy ela- iia: fui cbiamato IV; in pic- mez en petit determine sans ciol Icrmine c senza dimoia mdle demonree ie fui. inurlri venni ucciso e laglialo oni- et hj deusement lailliez. bilmente a pezzi (-x). Ror irfe maiorique suy qui Sono il Re di Rlaiorca da sitf par toy oubliez quant ie te dimenticato: mentr' io cre- citidoie eslre de toy assez deva d' esserti assai accetto, priue tn me laissas deseonfire lu mi lasciasti sconfiggere in en la bataille an roy dar- battaglia dal Re di Anagona ragon qui in a le chief coppe. die mi ha Uoncalo il capo (3). (i) Giovanni I di Castiglia , gilo nclla Betica per poire un termine ai dis- erdini drlle guerre passate, li 9 ottobre 1 3'ao voile scherzare a cavallo insiemo con soldati aliicani esercilati alia uioresca , laonde precipitato

  • inlo ed licciso li a5 ottobre i '■ ,n. (i) Sebbene da uno squarcio di anlica membrana , scoperto nel monislero di Hautecoinbe , e citato d.i Vll'onso del Bene , seinbri , che il Regno di Aries si tenne come dUtrutto dopo la morte di Bovine c di Rud.dfo, pure noo trovando nella viia di quest! due regnant! relatione »eruna colle parole del ^. A., e sapendo che il norae del Regno di Viles non cesso >e non se dopo la morte di Irrigo \ ad esso altiibuisco cio die qui»i sta scritto. La inia conictlura peeve for/a maggiore dalle parole et mon roynume ten. tit funic prouince pymont el iusqu'a pnuie, Ie quali possono sola nenle convenire al Regno di Aries dopo che venue riu il i to all Iinpcro. II liinauenlc di cio ehe ipiivi dice Toniiii.imi >i puo con qualche reslri/ione applicare ad AjrrigoV. Costoi iniatti i immhehio piu del dovere negli afl'ari delta Chiesa, crcando an ti papa Mau- ruiu liuurtiin , e percio si accusa di grant peckeur , e d ater poslo il piede XO CAVAUER8 SAVtl Leone di Armenia : Hoy (Varmeniefuz qui toy Fui Re d 1 Armenia che in % ditine fortune ne deuoiesainsi donna /'V»r/««a, non dovevi oblier car In me laissas ma in cotal guisa obbliare, pr"r- terre dcslruire et es prisons che tu mi lasciasti distruggeft dn soudan assez long terns la mia terra, e slelli luugo fax : de celles eschappay et tempo nelle prigioni del Sol- menvinsen ytalieet 'en Fran- dano, dalle quali fug^ii, vo- ce pour passer mes paines. nendo in Italia ed in Francia Adonc be roy de France me per ditnenticar le mie pene: requeilli le quel ie ne doy mie dove il Re di Francia mi rac- oublier, colse, ed io non debbo oiai porlo in obblio (i). Pompeo. E poi il Contc di Savoia : Conle de sauoie fuz, dont Fui Conle di Savoia, c quant lempereur alia en yta- qnando l' Imperatore ando in lie pour ses besoignes ordon- Italia per ordinarvi le propric tier ie esloie son mareschal bisogne io era il suo Mare- contre le roy roberl de naples sciallo; fece dar senlenza di fist d&nner sentence de la teste morte contro il Re Roberto di nell' eglise Acquisgrana la corona di Germania, parti / grant pouair en pieoo allora d' oigoglio, e che cellui pays de pymont may ebbe gragi potere in quel pac- <7 te ni/i/i/ ii ix de xalncex t/io- se , ad una festa fece premier wax (/ni Jils fn Tommaso di Saroia guerreggiando contro gli Astegiani fa Tinto pfesso IWontebrono, o>e molti Torinesi rimasero prigionieri. Egli foggi in Torino , c ^'i abilanli lo carcerarono giurandb di (encrlo frn i eppi fino a lan'o che l.i Ii' erta fosse rr-litiiila ;ii luro ronciltadini ; qaindi in risc-itto di e.si lo diedero Ira le mani dr^li Vstegiani dupn che quest! ollennero un* gra-Ve liltoria sopra i Cberiesi cd il Contc Lancia. i\on moii prigione, sic- cus ■■ narra il !f. \., perocche i 1 PonleGce essendbsi lagnato picsso Filippo Re
  • irsti sia l.eopoldo, li^liuolo di Allierlo IF: una cronara di lieiio 11 di aooniino scriltore di Ini scvive cosi : Qui Leofoldus po*t mor- tal fiitlrii sui Uudo/p/ii II' dii-id ns term's el provincial cm fralre suo 41- erio III nccepil in orient hernlilmis (ill sui>rn rlixij Siiiim. C"rinlliinm t Crominm , Allosim el /thulium : I le Leopold, t$ in iuili) pi incipntus sui f-r- \iiivtu< J'uil seil oslen lepraealus per c nsilinrii s pessimos vnlJe grovavH run it monntei in , strums Ft exaction s t is iinpuni'iiihi : iilen nullum dein- ceps fortunnm hnbui* .... /'y-nnne auidein iwlw tnnd,'in a Sivitln iblu nnno miiini MCCCLXXXf'I occitus fail in Zurichensi bello inter Liicernam el Zurich et sep iltus in Kunigsleld. Ton. XXMI. /, 26 CAVALIERE SVVLI rnon bacinet pour mes gens cappcllctto per veder le mie regarder. Vneflesche meferi schicre, una l'reccia venue a ou visage et me tua si na- feriimi nella faccia e mi uc- uoye /toir fors que le roy. cise, non avcndo allio crede die il Re (i). . II Duca di Oilcans : Due d'Orliens fuz grant Io fui il Duca d' Orleans seigneur si fuz par femmes gran Signore , da donne nia- malemenl enchanles par tin liarde biutlamenle alfalturato ymage de cire fail par sor- per mezzo d' un' imagine di ceries afin que je ne puisse cera falta per incauto , affin- faire fors que leurs voulan- che io non potessi far cosa tez. Car quant aucun mem- alcuna fuorche le loro vo- bre en lymage tormentoient lonta. Imperocche quando esse ytel membre sur moy le sen- lormentavano qualclie mem- toit. Ma vie usay en doulour bro di tale imagine, il me- el fuz le detrain de mon desimo in me si doleva: pas- linage dont le roy fu mon sai la vita fra toimenli, fui hoir. I' ultimo di mia schiatta, di cui fu erede il Re (2). (1) Qui il N. A. allriliuisce ad un solo le (icende di due persorjpggi. II Duca di Brabante Eurico II ebbe guerra nel I244 con Guglielmp Code di lulicrs. II suo geuero Enrico Duca di Turingia , cbe ambiva la corona iinperiale , di cui ii coucilio di l.ione radunato d;t Innoccnzo IV spogliuva Federico II inentre assedia>a la cilia di Vlma, ferilo da una free ia net »iao doielle niorire. Duikriw (hi iii plic Trophies du Diilu- &r llriihnnl Turn. I lit/ IV. {2) !l Mai e rue pensa essere quesli il Duca d' Oilcans fatto assa>sinare da Filij>pu 1' Aitlilo. R0MANZ0 DEL MAHCHE3E DI SALVZZO 27 II fratello del Re d'Vngheria: Louys fuz frere le roy Fui fratello di Luigi Re di thngrie et enz a femme la Vngheria , ebbi a moglie la royne de nap/es. ./done fnz Regina di Napoli,e per con- ie roy claim's el la mains segiienza fui dello Re. Mi maulx me vindrent par Jem- giunsero cola inoiti danni per mes que je Irouuay la souuent opera di donne da me trova- menpoisonnoienl et quant je te : esse sovenli volte m'av- Upperceus cfe lie dis par follie velenavano, del clie essendomi que ia ne pourrore morir accnrlo, dissi per grande im- par lcll>- mort ne fors que prudenza cli' io non polca gia par une taut euquis/renl per tal morte morire, e che Sliblilment que ie tear ties- v'era un sol modo di toruu la conuri par la quelle lurs une vita , ed esse con tact' arte nuil J'ns pendus a une je- cercaron qual fosse, ch' io la nestre. scopersi loro • allora fui spen- zolato da una fincstra (i). (i) Convien credere, che it copista ile! codice abbia (|ii! sbagliato , doiendosi feggere frere fuz louys roy d imgrie , cioe Andreasso Dura di Calabria, e m.irilo delta Regina Giovanna di Napnli. Era la corle in villa al giardiun de 1 fr.iii del Murrone quando una nolle Andreasso hi cbiamatu cud prcmnra sollo il prelesto che affari di sommo rilioo erangli slati rccati da uu corriere di Ifapoli. F.gli balzalo di Irllo usci dalla camera , di cui la porta toslo si chiuse dtrlro di lui. Quindi assalilo da congiurati gli fii messo al collo il capcslro , e vennc spenzolalo dallo sporlo della sala verso il giardino (Gio. Vill. lib. 12). Fra le donne , delle quali con ragione si lamenta , non si dee lacere Fi ip- pina di Calauc inoglie di lVaimouJo di Cabanes. V. Papon hist, de Provence. 2$ CAVAMFRE SAVLJ 11 Pura di Atone: Due dalhenes step que toy Sono il Pucn d' \lene da licme fortune taut lionnouras te colanlo onorato quaado mi quaii/ la seigiwrie de tloien- facesli dare la Nignona di li- ce fits fib donner de ce riens ren/.e: di cio nulla io sapea ne sauoye quant me viiulrent quando mi vennero a cereare quevre a gran lioiiiieur pour per avere una Lai Sgnoria. auoir celle seigiwrie. La fuz lui cola iiiMeme co' miei in ie en grant lioiiiieur el may sonimo pregio tenuto : ma el les miens el fusmes ile leur iummo pes Lai inodo a\idi dei or el de leur Jemmes taut lorn danari e delle lor donne, conuoileiix que ne pouoions che nou abbiam polulo du- duier J ource tout quanque rare, e percio pei dei tulio ci5 amassay perdi el fuz, vilUii- che avea ammas-ati), e vidi nement d< sc/iacliiez el mes tngliar a poz/i coloro cli io gens vy par pieces de/ren- aveva meco coudolli (i). c /tier. Maufredo di Saluzzo, secondogenito del Marcliese Manfredo: Mcnfroy sity le second fdz, Sono Waufiedi, secondo li- de menfroy marquis de salu- gliuolo di JVlaufredi , Mai chese (i) Mcsser Gualleri Dnca di Alene e Conic di Brenna , elctlo rapitano di Firenze dopo Messer Malalesta, eseraito violet) lemente la sua aulorila, per la qu.il cosa i Fi'Tenlini , dopo a»eilo lollcralo alcim poio, si solletarono coiilro di lui gridaudu uuioia il Duoa e snoi seguaci , e »wa il popolo e coin line di Fiiiiwc e lilicrla. Fecero slrazio dei uiiaintri di sue crud ha , id egli viilt* spazio di luggiic a \ . :uezia , e di la iu l'u-lia. Gio. Villain lib. Ml. KOMAKZD DEI MinCtlFSE Ill S4LTZZP 2<5 ee.t el de sa seconde fiinnie di S;i!uz •«> , e della di Uii se- el me voit/oye /aire seigneur conda moglie , e volsi f;irmi de mon a is ne J'rere tit- la /tie- Manure del mio frnlello pri- V lie re Jem me mon fie re l<>rs mngi-nilo , liglio della prima eommencay la ±iurre dont ie moglie di mio padre; comin- dois niioir iloiiloiir si me ma- ci;d allora la guerra, di cui riay enlre mes ennemis iftii di g^io pent iitni. .Mi animegliai nuns ai)( nl u ilesli aire finis in famiglia di gcnte tumica, ft rin lit fxirmy if mutt iiz- af>- che ci aiulo tra noi fialelli a fxrcc in ent leur tour y fiotirce farci guerra e a distruggerci, Ttiuli ma terre el Jtiz. cause e che si pose a batterci Pun (hi mal mon linage et des P altro quando gliene veune guerres t/ni sout en fiymont il destro. Per tal molivo ho puis vem/ui en dougier el en vendulo la mia terra, e fui grant do u lour. cagioue della rovina di mia casa e delle guerre che luttora anlouo in Piemonte. Vissi po- scia in pericolo e iu gran do- lore ( i ). (i) Maufntifo liglimilu di Manfrcdo IV di Salu/-u e di Isabella Duria. II pad c vnllr cim I o l<- COJliltuiooi del Ma ch< salo Carlo sno eiede a pKgiudizio di Fideriee II suo priiii< genilo. (Juindi ne venue la soiloinissione di 1'ideri o »\ I'rinci i di Acaia . c-»i lie di lante gurm , e quasi dell' inlera ro>iua del Man liesaio. * po- i I leonora liylia di h Hippo p iino l'iincip< di Acaia , c percio »i l.iinenla d e-sersi niariiatu en're is eiia mis I odo icu della ( b esa dice , «i>e Maul'iedo iis^ p .sc a in gramle unore id auluiila presso f.aleazzo Duca di Alilauu. ALi li, nu Ai-.iiu, .lUtut iiucibuu, tciiie vum: ltd hoc owiu prae- 3» CAVVLir.RE SAVLI Seconddto di Monfcrralo : Secondot suy de monferra Son Sccondolo di Monfcr- el Jus par le marquis nomine rato, e dal Marchese fui dctlo Jorsennez pour les diuersites forscnnato per le diverse c et males oeuures que ie fai- catlive opere da me fatte, irn- tnye car ie donnay ast que perocche quando io diedi Asti moinaillanf perk Jehan con- che il valoroso padre mio qnisl par Jbrce et valour; et Giovanni conquistato avca quant par mes enrageries je per forza e valore, a cagione Jus lues et detrenc/iiez. de' mici rabbiosi modi fui messo a morte e strazialo (i). Giovanni Conte di Armagnacco : Joynes conte darmignac Sono il Conte Giovanni di suy qui me laissay quier a Armagnac che mi posi al ser- Flourentins qui me vindrent vizio de' Fiorentini |>cr pren- aidier pour le seigneur de dere il signor di Milano, e im- milan prendre et gaiugner padronirci del suo paese. Gli son pays : les llaliens a llaliaui mi sconlissero in ,\les- alixandre me materent et la saudria , e cola mi tocco mo- me conuinl finer. lire (2). senti ipsum ( Manfredurn ) e curia licenliauit , el ipsemet Dominus Mniifredus fuit cnusn. Mori m-IP anno 1 363. (i) Secondotlo succedeva nel 13^2 a Giovanni suo pndre nel posscsso del Monferralo. Elibe a tutori Ottone Dnca di Brunsrick ed il Conte di Savoia. Sposo Violanle Gglia di Galeazzo; il suocero gli tidse a Iradimento la cilia di Asli. Per la qual cosa impazzi di niodo che essendo un gioruo in alto di uc- i iiUrc uti giovanctto Tedesco, accorso il padre alle strida del ligliuolo lo spense. (a) II Coute d'Armignac venne^ in Italia a soccorso de' r'iuieutiui coulru ROMANZO DEL MARCI1ESE DI SALVZZO 3 1 Gulrlo dclla Tone : Guy de la tour suy chief Jo sono Guido della Tone, de la partie des gueifs en capo tli parte Gtielfa in Loni- lombardie et gouuernay pour Inudia , e governai in nome lempereur la cite de milan ■ dello Imperatore la cilta di fol J'uz et me laissay couseil- Aiilano. I'ui sconsigliato nel ler a met eunemis de pren- lasciarnii inclurre dalle sug- dre coutre Lmpe.reur amies gestioni de' raiei ncniici a le quel esloil a milan si cui- prouder le arnii contro lo day que moil conseil feist liuperatore. Credeva che i aiusi. Lors sen alereul a lent- raiei coiiM^lieri facessero lo pereur el lui distrent que de stesso. Allora i miei nemici certain moyet ma partie con- andarono a dire all'lmpera- tre li eslions amies a un coup tore che si veramente io e nous coururent sus el hrs la parte mia stavamo in armi fus-ie dcsc/iaciez de milan. contro di lui. Tullo ad un tratto si scagliarono sopra di noi , ed allora fui cacciato da Milauo (1).. Giovanni Galeazzo Duca Hi Milano. Fu falto prigioniero presso d' Alessandria. II Giidinj pohblico due letter? di lacopo del V erme , dalle quali consta che il Conte d' Armignac mori nel 1 39 1 . Legrand d' Aussy assegno I' epoca di ipiiMn in. pic al |3<)5. Queste letlere sono parimenti contiarir allopinroue di IVj.i.i I'ioientino , clie accuso Giovanni (ialeaizo d'averc avvelenato il Conle d Armignac (u Hiiau lo Airigo VII venne in Italia, Guido della Torre, capo della fa- iiou (jucila, s' adopio gayliardauieule acoiocih' egli oou eiilra>se iu Milano. 3a CAVALIERE SVVII Conlinua il IV. A. dicendo , clie vari nltri Principi an- davano portando le loro doglianze al trono di donna For- tana; quindi passa a descrivere i seggi di grazia , e di si- curezza , occupali per lo piii da uomini e donnc della storia favolosa ed anlica , confnsi insicme con gli eiroi d e . ed .i>ver- lendo qucsii delta congiura fn cadone clie i I on i, mi rennero bandit! d lla cilia iti Mil. urn. M.iltrn supra la loro rovina pose le prime basi della grandezza di sua stirpi*. (i) Non Irnvo presso alcuno autore che Saladino sia vennlo in occidente. Dante nel canto IV dell 'nfc.ro lo jione Ira i dannali per mancanza di Bat- lesimo : arrebbe polulo cotlocarfo Ira gl' ingrali , peroccbe ad tin alio d 1 in- gralitadine fn debitore di lla sua grandezza V. Herbeloi Bibl. orient, ilia voce curd ft Snlaheddin. Ma io son d°av>iso die qui I' autore Intenda di er forza d'arnii mai Don In avrebbe vinto, ma che II desiderio di abbracciar la religione cristiana lo ipieneva a perdonargli la sua irruzione, cd a farsi suo vassallo. • R0MANZ0 DEL MARCHESE DI SALVZZO. 35 derrenier nez. e diede Puglia a Miles , che fu il piu giovane fra di essi. V e poscia Eaiuiairc. daulphin de vieiine che non si sa chi sia. Succcdc Filippo di Saluzzo: Phelippe fie saluces qui fu Filippo di Saluzzo, clie fu L> VII JUL de marquis Tho- il seltimo figliuolo del Max- mas de saluces, Ce sackiez chese Tmnmaso di Saluzzo. cil tana moult honneur el Sappiate ch' egli ebbc raolta veudi sa petite lerre pour vagbezza di onore , e veude aler au monde ses auen/ures la sua picciola terra onde po- querant en mains pays lesfu ter ire pel mondo cercando cherchier le roy darragon en Ventura: scorse molti paesi, ses guerres fu lellement ser- e servi di tale inaiiiera il Re uant ijitil lui donna la con- di Aragona nelle sue guerre, tesse de peraute a famine et ch'egli losposu allaOontessa di ses amies ne voult laissier de Peralta: rua abbandonar mai li nasqui le conle raymonl le non voile le arnii sue. j\ac pie vaillanl. da lui il Conte Raimondo il valoroso (i). (i) Filippo di Saluzzo, figliuolo di Tommaso V, Marchrse, c!)!)c parte nella canquisla di Sardegna falta dagli Vragonesi sopra i Pisani. Fu el.-tto a Go- lernalorc di quell' isola , e vi moii nel i3i, : y con fnllar una persona de tnnla nutorilad , se moiiieron diuersas enntiend is intra pisands Y catalaoes. Riymonl le vaillant ramiuentato dal N. A. e quel Raimondo di Peralla, hombre de grand linaie y de mutcho valor spediio da D. Giacomo II Re di Kragona nel i326 in soccorso di Francesco Carrol, c contro le armi dei Ge- no\e>i e Pisani. V. Giovanni Villaui e Zurita: annates de la corona de dragon. 36 CAVALIERE SAVM Tien dictro a lui Vngaro Ma la testa : Ueez, monsieur uiigher ma- Vedclc il signor VngVero lalesle de rimeni qui bon die- Malalesla di Rimini, cl\» fu ualier fu et desmesureement buon Cavalicre , e sopra ogai ama la viole nouuelle une fcdc prcso d' amorc per Viola ciloyenne de rimeni qui da Novella ciltadina di Rimini, beanie les dames de ylalie die vinceva in bellezza tulle passoit. Son mari lapperceusl le donne d' Italia. II suo ma- si la tua: monsieur unglier rilo se neaccorse, e si Tuccise. ne pouoit vilire sans elle en Messe.r Vnghcro non potendo eijer la cliercha et enlra par vivere senza di essa , la cerco le puis Saint pat rice et la la nell' Inferno, ed en lid per il vist et parla a elle et sen pozzo di san Patrizio; cola la reuint et mena bonne vie. vide , e ragiond con lei , e tomato mend poi buoua vita (1). (i) Nel codice in vece di hungher Malalesla una mano recentissirna scrisse hughez.. Le cronache Riminese, F.stense e Sanese parlano lungamcnte dclle gesta di Vngaro Malatesta. Fu fatto Cavaliere da Lodovieo Re d' Vngheria, ed andd fcramente in Fiandra, Inghillerra ed al purgatorio di san Patrizio, cioe , in Irlanda. Ma non trovai in quelle cronache cbe siavi andato per molivo di d^perato amore. Fu antica credenza , esspni in Irlanda una celebre caverna ( l.i chiamarono il purgatorio di san Patrizio ) presa da laluno in iscarabio del volcano di Hecla in Islanda, do»e chi sincero si penliva delle pa«ate colpe potc*a cntrar sicuro, ed uscirnc mondo c nelto dopo alcune espiazioni. ROMiNZO DEL MARCHESS DI SALVZZO. 37 LEZIONE III. J_JE sedi ("mora dcscritte erano di sicurezza. In minor nu- luero erauo quelle di grazia occupate da coloro che vissero •econdo la mente di Dio, come Mose e Davidde. Florimonle e Bovo di Antona stavano sopra quelle di sicu- rezza. Ivi eraauclie Riccardo,cuordi lioue, che fu Re dMnghil- terra dal i i 89 sino al 1 1 99. Egli era andato in Oriente con altri Signori Cristiani, e s' impadroni di Cipro. Mentre assediava tin castello iu riva al mare, vide venir coutra di se il Soldano Saladino. A contraslargli il passo il Re mosse con i Conti di Blois, di Monforte, di Cleues, di Salebruges, con il Siredi Merlo. il Sire di Lesbares, di Lusignano , di Chauuegny, di Florines, di Pomponeedi Estangort( 1). Saladino, siccome quegli ch'era stato in Occidents, sap^a di quanta virtu fossero quei cam- pioni, e rispellandone il nobile ardimento, bandi che nessuno del suo fesercito si facesse lor contro. L' autore vien quindi descrivendo una sede maraviidiosa- mente adorna , che stava sotto quelle di grazia. Essa era la sede di Genova. Vn uomo uscito dal fango, ma di gran cuore, vinse tutli coloro, che gliene contendevano il possesso, e vi monto sopra. La tenne gran tempo , finche Fortuna sdegnata lo caccio a terra; ma mentre ognuno lo teneva per (1) Fra cosloro yoglio notare il Sire di Merlo cbe forse era Mcrlo Sire di Pio*.asco, celebralo in alcuni instrument! del 1193 che il Merranesio ( P. S. "♦4° e *eg- ) ha riferiti, e del guale area parlalo il Chiesa C. R. I. 3a6. 38- CIVAUERE SAVLI motto egli risurse piu gagliardo di pria , e ricupero la sede. La seconda caduta gli fu fatale piu delta prima, onde gli convcnne cercar merce presso quci grandi, die raenlre era in Gore lo acearezzavano, ma che sdegnarono di riconoscerlo infetice. Accortosi egli , che volcano la sua vcste d' oro, la depose, e cuoprissi della pelle di montone, ed accarezzando ora questo ora quello ando senza essere riconosciulo a posarsi presso la sede. Giunta l'ora, in cui Forluna caccio a terra colui che Poccupava, vi risali sopra, e deposta la pelliccia di montone mostro la pelle di volpe, che avea sotto. Molti grandi lo assaltarono allora , ma egli tenendosi fcrmo sul seg- gio : en veritae , disse , pour nessun qui sea cucie non de- scemlero a la de vere yo la pel vestiua. May y son Antoniolo Adorno qui o conquiso questo seio et le tero ou per force ou par amor (i). (i) Tutto questo e da reltificare inediante gli annali del Giustiniano. An- lo;iiotto Adorno fu Doge di Genova quattro volte. lJletto ai 17 di giiigno i3j8 non duio in officio che da uona a compiita: simile a quel Caninio, del quale ">cheizando Cicerone ad Jam. VII. 3b, scriveva ; fuit mira vigilanlia , qui suo tolo consulatu somnim non viderll. Rieletto in giiigno 1 38 4 ebbe in agosto 1390 a successore Giacomo di Campolregoso. In luogo di Giacomo torno An« toniotto in aprile i3i)i; e fuggi nelP anno seguente. Torno la quarta volta alia dignita in setlembre 139',; e dopo due anni ccdette la signoria di Genova al Re di Francia: percio dice il N. A. la Jin me sembla desmesureement pe- rilleuse pour plusieurs causes. Quella prima brevita ducale di Anloniotto, la qual fu imitata in altri Dogi suoi successor!, mi fa ricordare una osservaiione del dottissimo abbate Gaspare Oderico, da me letta autografa. Ed e che la Zecca Genovese non contasse nel Dumero del Dogi coloro che in officio ebber corta durata. Altrimenti , non si spiegherebbc che Tominaso Campofregoso fosse il Doge XIX e Pietro Caiapofiegoso fosse il XXVI , come sta notalo uclle I010 monete. A0MA5Z0 DEL IURCIIESE DI S ALVZZO, 3<) Io mi scostai , soggiunge I" autore , da quel seggio ve- dendolo a ora a ora diventar piu pericoloso. II Cavaliere errantc si trova quindi pi ti vicino al trono di Forluna, ed ascolta cio che a lei dicono i messaggieri dell' Anticristo , e la risposta , che la Dea fa loro. Allontanandosi da quel trouo inconlro Amcdeo Conte di Savoia, che vivea a guisa dei G re- el, e dicea voler lamenlarsi alia Dea , che avendolo essa fatto vivere per lungo tempo in liela sorle, rese poscia lagrimc- Vole il suo fine. Poiche essendo andato insieme col Uuca di ,\ngi6, fralello di Carlo e figliuolo di Giovanni di Francia, alia conquisla del regno di iNapoli e di Puglia s' impadroni della maggior parte del paese, e inori pria di avernc poluto tciininare il conquisto (1). Cosi il Cavaliere audava accostandosi all 1 uscita del pa- lazzo di Donna Fortuna, quando gli si pari davanti Gia- coino di Morea : Cil qui demouroit en pj- Quegli che dimorava in niont qui fib. fu phelippc de Piemonte, figliuolo di Filippo satioye qui sappelloit ainsi di Savoia, chiamato eziandio prince de la moree et la lint Principe di Morea da lui por nn manage con lui don- acquislala per avere sposalo ua et ce fu la princesse de la la Principessa di Morea, d'on- inorce et pour ce ses succes- de tal litolo passo a' suoi sue* seurs sappellenl encore prin- cessori. Questo Giacomo usci- (i) Ainrdeo VI mori nel Rrgno di Napoli pneo dopo il test;imenlo i»i fatt« «i 27 di fehbraio 1 383 pultblicato dul Guiclienon H. G. Pr. ai6. 40 C4VAL1ERE SAVLI ces de la moree pource quilz va dunque dal palazzo di Ini demandeiil le droit quilz donna Forluna, c vidi die client quilz y out. Dont cil incontrd Federico Marchese Jacques sen yssoil de loslel di Saluzzo. Fcderico ch' era madame fortune et oy quil suo nipole gli disse : benve- enconlra freylin marquis de nuto il mio zio, e si fecero saluces. Freylin li disl qui son V un V altro moltc liele acco- nepueu estoit Lien viengnant glienze. Giacomo gli soggiun- oncle la se Jirent fesfe lun a se, dove andate, o nipote ? laulre. Jacques li disl. nepueu Io vado, rispose, a parlare a on ales vous. Cerles beans codesta donna, e a dolermi oncles je vais parler a ceste degli uomini e sudditi miei , dame et moi complaindre de ai quali feci molti vantaggi , mes hommes el subgiz aux ed in cui riposla avea la raag- quels jai fait mains biens et gior confidenza ; e molti fra estoienl ceulx en qui plus me di essi mi Iradirono, e perder fioye et les pluseurs mont mi fecero , senza cagione al- hahis el fail perdre line par- cuna, parle dello Stato. Cosi tie de ma lerre sans nulle io vado da codesla donna per cause , si vays a ceste dame porgerle i miei lamenti, spe- pour luifaire ma complainte rando ch' ella mi dara con- car grant confort et esperan- for to ed aiuto. Vdite tali pa- ce ay en elle et bien croy role Giacomo cosi riprese: ah, quelle maidera. Quant iacques nipote, nipote, anch' io mossi ol enlendu le dit de son ne- una doglianza simile alia vo- pueu si lui dist. La nepueu stra e foise piu grave, poiche nepueu ie luy ai fail une telle coloro contra dei quali ho ROMVNZO DEL MlRCllESE DI S ALVZZO. 4 I tpterelle comnie. vons voidez, fatlo doglianza mi costringo- fnive et phis car ceuk de qui no a vivere sotto la sorviti'i jay fail ma complainle me del Conte di Savoia. ILssi per- font riitre en la gran semi- dcr mi fecefO lo Slalo inlie- Inte le conte de sattoye. Car ro , e mi cosliinsero a vi- iiz me jirenl perdre lonte ma vernc in bando per ben due lerre lonte enliere et en fnz anni (i). Per ricuperarlo mi II ans Jiors el denanl que je tocco pagarcgrandissimasom- la piiisse anoir il me consla ma al Conic Amedeo di Sa- nioult que je paiay a amey voia clie tolta me V avea , (i) I success! tlf [acopo in Piemonle furono da principio cosi Celici , clie cresciuto in ;i!la slima ili *e medesifno nel i?> .">« impose certi d'azi specialmente sopra le derrate e mercaniie, che di Piemonle passavano in Savoia, di modo clie sdegnato il Cimle Verde, erei'i per I'argli il processo alciini commissari , Ira i cpiali si trpvo un gcnliltinmo di Casa Provapa , clie Iacopo , Principe delta Morea, febe amina/zare. Mlora \medeo pa&ate le alpi enn pnderoso eser- cito diode campal gjdrnala, e vinse Iacopo, e fallolo prigione lo condus«e ia Jlivoli, e s impadrohi di tnlte le sue terre in l'iomonle. Iacopo si sotlopose al giudizio del commissar! nominali dal sap ncmieo , i qnali stabilirono , clie gli sarcbhe tolla la signoria del Piemonle, e rhe riceverehbe in compenso al- cmia terra nel Bn^ev. Ma lie anni dopo , cioe , nel i3n3 per nego/iato di Edoardo signor di Rennjen e di Rmnlies, il Conte Verde lo rimise in posscsso del Piemonte , riserbandosene pern la soTranita. N«'l i36', ebbe gnerra contro Federico Marrliese di Saluzzo; il sno pri-nogeniio Filippo di Saroia abbraccid il partito dei nemici del padre, il quale rnori nel l3'6n: area sposato in se- ennde nozze Sibilla di Baux, figliimla di Bertrando, signor di Bniix. Tale e to narrazione di questo Principe lascialari dal Guichenon. Ma GioflVedo della riiiesa vnole che Iacopo morisse li 17 mar/.o 1 3(> 7 in Pinerolo dove eiasi re- cntn gli 8 di mnggio del medesim' anno insieme con messer Filippo. Nel quale arlicolo e evidente I" errore del copisla della cronaca di GioflVedo. Tom. xwii. 6 4a C4VM.IERE swu route de sauoye qui la mauoil cliiedendo Vomaggio de' mioi tollue. puis voult I hommage curauni e dc' miii nobiii ii- de mes homines par conunun ccvulo da lui molio strelta- et tie mes nobles el le prist menle, c con gran rigove falto moult eslroiiemenl et encore osscrvaie. Laonde, o nipo- letient en grant rigour. Dont le, noi fummo vitlima di nepuen mat veismes en/re mold liaditori, avvegna«/■ oir leur debat. La parlamento, die e il Cousiglio furenl presenles mains gai- del Re , decise non esser \no- gez de bataille de liine pari go di particolar tenzonc , e et laulre. Mez, le parlement percio il Re nou la so.Terse. ces/ le conseil du roy auisa Imperocche son\i dclle qui- aue par droit la nafferoit slioni che lichiedono, ed allre gaige ponrce le roy ne le che non coraportano pegai di sonjfri mie. Car il ya choses baltaglia. Cosi le loro dispute anx quelles gaiges affierent durarono pel corso di molti et antres non. Ainsi leur de- anni , il Re Carlo essendo ve- bat dura mains ans pour nuto a morte. E quando la cause que charlez roy moil- tulela del Re suo figliuolo qui rut. Et quant cil roy qui est presente , che chiamasi anche present qui charles a nom Carlo, ebbe fine, egli venne ainsi comme son pere auoit richiesto a dare la sua sen- fu daage et liars de tuicion tenza. Gia da gran tempo il il fu requis de donner sen- parlamento avea conchiuso teiice sur tel debat. Car ia sopra una tal lite, c accadde grant temps auoit que le dit che il Re, avendo voluto sa- parlement auoit leur debat pere ogni cosa, diede il suo concluz. Si aduint que le roy giudicio, e fece ^pedir carte voult sauoir lout le fail si de- e diplomi sigillali ed autentici claira la sentence sur ce de- che dichiaravanocome le pre- bat et en Jist /aire charlres tese di Amedeo Conte di Sa- bien scelkes et auctenliques voia erano prive di fonda- ROMtNZO DEL MARCIIESE PI SILVZZO. 47 qui disoient en ejjecl que le nienlo, c come egli non avea debut (/tie amey conic de sa- ragione di sorla alcuna contro uoye auoit con/re freylin Federico Marchese diSaluzzo. mart/iiis de saluces estoil mil Pose fine cosi alle domanile el mil droit uniioil conlre lid. nella sua Corte proposle , ed Ains aneantoit par so sen- ordiuo per sentcuza la resli- tence toules demandes et (on- tuzioue di molle Castella e tes querelles qui en sa court Cilta occupalc dal Conte c fussent demandees et propo- da quei di Savoia, espettanle sees et commando, par sen- all' eredila di Federico. Cosi fence en la restitucion de questi usci a grandc onore mains chasleaulx et viUes dalle cose che gli venivano que le dil conte et ceubc de apposte, e chiedeva 1' esecu- sauojre tenoient qui de tenia- zione di quel giudicio. Ma io ge freylin estoient. Aihsi re- era cosi premuroso di uscire uinl freylin marquis de salu- da quell" ostello che dei fatti ces a grant honneur des cfw- loro non cercai di sapere piu ses quon lui me/toil sus et iiinauzi. demandoit par lesgart et iu- gement dessus dil. Moy qui auoie tel haste de men issir de eel hostel que plus ne de- ma nday de leur fail. Vdita la narrazione delle vicende di Federico, il Cavaliere erranlc osservo ancora alcuni seggi, di cui si tenea minor conto : Et sachiez que ie y vy E sappiate ch' io vidi Ber- if& CAViLIERE SVl'LI monsieur Berlran de clesquin trand du Gucsclin, Ca\;:licr tin cheualier ore/on cellui qui Brellonc, Conlestabilc di Car- fu con nestable cle charlez, fill, lo, fjgliuolo di Giovanni Re de jehan roy defiance. Cil di Francia. Questo Contest** corniest able fu cellui qui con- bile e quegli che conquisto il quisl le royaume despaingne Regno di Spagna pel suo va- et qui par sa valour mist le lore, vi pose il bastardo al baslarl en possession du ro- possesso, e fece si che il Ro yaunie et le roy dampiefre Pietro fu preso ed ebbe la te- en fu pris et en ait la teste sla troncata dal suo fratcllo coppee par son if re re baslarl : il bastardo. E questo Contc- et cil corniest able fu cellui qui stabile fu quegli che ricupero recouura la terre qui jelian la Slato dalo e perdulo in roy de Franae ot donnee el prigione da Giovanni Re di perdue par sa prison quant Francia , quando il Principe le prince de gaUiz, flz dedoart di Galles, figliuolo di Odoar- roy danglelerre le prist en la do Re d' Inghiltcria lo prese bataille et cil conneSlabte fu in battaglia, e questo Conte- cellui qui lant dommaga les stabile fu quello che tanto anglois. danneggio gringlesi(i). (i) Bertrand dn Guesclin fu uno dei primi eroi della Francia nel secolo decimo quarlo. A 7 n anonimo ne scrisse la \ita in versi francesiT Claudio Menard' la tradusse in prosa,, e la diede alia luce riel 1618. Paolo dli Hay signor di Chastelet scrisse sopra lo stesso argoraento, e pubblico il suo liliro nel 1666. Bertrand nacque nel i3ao, amplio il suo nome per molte yiltorie oltenutc sopra i netnici della Francia. Stabili Mil Irono di Casliglia Eurico i'ratel ba- stardo di I'iclro >1 Crinkle; raori li i3 di luglio j38o. IIOMANZO DEL MARC1ICSE DI SALVZZO. .', ij Segue cjuindi L'autore cosi: Si vy monsieur Julian Agiit Cosi vidi Giovanni Agulo, ung cheualier dangleterre qui Cavalier d'lnghillerra, die co- regna en ytalie bienxxx cms. mando in Italia per hen trenla Cil semi les seigneurs et ci- anni. Servi ai Principi ed ai toyeus dytalie voirement el Citladini d' llalia con so in mo vaillanment et fu saige el valore, fu savio e Lemulo per bien crairti par son sens et il suo gran senno , e per il lianhiiienl. Cil vaiiiqui en SUO grande ardire. Egli olten- ylalie et en lombarclie main- ne nioltc vitlorie in llalia ed tes balailles. Et sachiez, que in Lombardia , cd in cento en jrfalie ne fu passe a C. ans anni, sia prima che dopo di ne deuant ne apres plus saige lui, non fuvvi in llalia clii in de li. Si y vy itn jeune eappi- virtu lo superassc. E vidi un ////c (juiju nourriz auecques giovane condottiero che creb- //. Cil aprist moult les manie- be insieme con lui, e da lui res et lordoniianre que mon- apprese le arti c gli ordini sieur Jehan agul lenoit. Dont che leneva nel guei reggiare , ot moult grant commence- ond' ebbe grandi principii, e lent el moult Jit craiiil en molto fu lemuto in llalia. ytalie. Celluifu nommez, mon- Cliiamavasi Giovanni dWzzo sieur Jehan das des fbaldins degli Vbaldini, ed era del h plus noble linage de Flo- piu chiaro sangue di Firenze. '/«('. Ceulx furent descha- I suoi erano stati cacciali tttez de leurs lerres car gui- dalle loro terre \wv essere helms esloient. Si vous dy Ghibellini. Ed io vi so dire, lue cil monsieur jehan sil che se egli fosse piu a lungo Tom, xxmi. i 5o CiVALILRE SA.VLI ensl resqu eust moult lion- vissulo avrebbc colic sue vir- noure par ses bonnes ocnures tu ad alto onorc sollevali tons ylaliens qui en amies tulti gl' Italiani che travaglia- snassvnt. Mais il ne vesqui no in armi. Ma visse tre anni mie trot's ans apres quil vint soli dopo esser salilo a gran en grant ponoir el en si pou potere , ed in si picciol ter- de letups commeje nous deui- mine , come vi divisai , ac- se accrut il son los. crebbe sua forluna. Dalla voce Inglcse hawkwood, composla di hawk falcone , M ui i ' .iiAimahd'ita- c ^j WOO( i bosco, e clie suona in lingua nostra Falcone del bosco, gl' Italiani formarono per vczzo di pronuncia la parola Agulo o Aucud, e tal nome diedero a quel famoso capo di eompagnie, di cui fa mcslicri, che ora qui si ragioni. Prima pcro di parlar di coslui, uon sara forse fuor di luogo descri- vere come nacquero in Italia quelle bande di masnadieri, che compagne si disscro dagli Slorici Toscani, e eompagnie dagli altri Italiani. 11 nome di Compagna fu per la prima volta da Giovanni Villani assegnato a quella gran genie di Soldati Catalani, Genovosi , ed altri Italiani rilornali di Sicilia , dopo che fu finila la spedizione tli Carlo di Valois e che feeei'o loro Canilano uno Fra Ruggieri dell'Ordine de'Tempicri. Questi passati in Romania, c guaslala la Grecia, posero le loro si ;di Giov. Villain Utor.fior. nella Morca. Ma in Italia Lodrisio Visconle unilo con Maslino \ol. \. pug. K2. Ldiz. de' Class, itai. della Scala fu il priino ad assoldar gente , cui diede il nome di compagnia tli S. Giorgio. Una tal Compagnia ebbc breve durata. Ve ne succedetlc unadi Tcdeschi condotta da Malcrba, ROM.VNZO DEL MARCIIESE DI SA.LVZZO. 5l la quale si accrebbe inoltre sotlo Guernirri , per lo con- corso d'inlinili ribaldi , merctrici, cd allra genie bestiale. Kssa fa la prima , clie pa-.su a guerreggiare ora in favor di questa, ora in favor di quella citla , nietlendo a caro prezzo gli aiuli e gli stcssi Iradimenli. LItalia divisa allora non solamente in inolle citta o rcpubbliche ncmiclie fra di loro, ma eziandio in varie fazioni , che gli animi Tun contro I'allro acrrbamenlc inasprivano , ed a guerra civile e perpetua gl' incitavano , dovea quasi per forza csserc il campo infelicc dellc scelleralezzc di cotali masnade , im- perocchc o per riuforzar se medesimo , o per indcbolir l'avversario dovea ogni Principe, ogni ciltu adoprarsi di slaccar con oro dalla parle nemica , ed aggiungere alia propna la forza di quelle Compagnie. Provarono pero come queste arnii possono essere utili e buone per loro medesime, ma sono , per clii lc chiama , sempre dannose. Giovanni Marchese di Monferrato avvedutosi, che dopo la mo rle dclla nuora la pace slabilila tra lui e Galeazzo "\ i- sconte slava per rompersi , onde opporsi con vigore alia po- tenza di qucsli , condusse di Francia in suo servizio la com- pagnia d' lnglesi, chiamala la compagnia bianca , guidala da Albarel Slerz. Non Irovo negli storici di quei tempi che Gio- §. Giorgio P . i 9 3. vanni Aguto facesse parte della compagnia bianca , ne il mezzo per cui venne al comando d' una compagnia d' lnglesi. Si puo solamente ricavare dalle sloric di Tilippo Villani csserc Lib. II cap. 79. stato clelto capitano nel 1 3 6 4 mentre gl' lnglesi erano al servigio de' Pisani , contro i Fiorentiiii. Le opcrazioni di 5 a CU'VLICRE SVVLI Agulo io quell 1 anno di guerra i'urono piutlosto di astu- to, che di prode gucrricro-, ed avvegnache i suoi soldati fossero awezzi ad ogni fatica assai piu che gli Italian] , i Pisani perd dovellero con gra\e lor danno far pace forzata con i Fiorerilini, c per opra dello stesso Aguto solto- porsi alia signoi'ia di Giovanni dell 1 Agnello loro concittadino, di gesla popolare , per anlichila di sangue non chiaro, e vago Crouac.i Placent. R. I. ■• . ~ . ~ .. ... „ „ „ . XVI. ao8. dl cos « nuovc. i\on iu raolto lelice nell anno i 365. La sua eompagnia fu battuta, e vinta dai Perugini, aiutali da Ani- chino di Mongardo; mille e cinquecenlo de' suoi I'urono con- dolti prigioni in Perugia, ed essendosi quindi gettato sul Con- tado di Siena per rifarsi della perdila, fu coslretto a fuggir- Sene per lo spavcnto che reco^li Paiulo di Anichino di Mon- gardo, e di Albareto Sterz, i quali moveano in favore de' Sa- nesi. \i ritorno egli nell' anno seguente , e poicbe i Perugini aveano fat to morire Albareto, reo di tradimento egli ebbe de- stro di recar loro gran danno, e vincerli a Montalcinello dove prese il conservatoire di Siena. Per la qual cosa i Sanesi doveltero pagargli a5o fiorini d' oro per torsi di casa tal pe- ste, e per riscalto del conservatore misser Vgolino (alto pri- gionicro. Nell 1 anno 1369 P Imperatore abbanddnw P Italia dove era venuto per recar pace, e donde non riporlo che danaro e vergogna , lasciando serai di discordia maggiore di quella, che trovato vi avea al suo venire. Dopo la partenza di lui la terra di san Miniato essendosi ribellata dai Fioren- tiui , essi volcan di bel nuovo ridurla alia loro obbedienza , ma Bernabd \isconte pretendendo, che l'lmpcratore crcalo lo R0MANZ0 DEL MARCHESE DI SALVZZO, 53 •avesse Vicario della Chicsa di san Minialo, per opporsi a gli sforzi de' Fiorcnlini, loro spedi contro la compagnia di Gio- vanni Aguto, il quale fu vincitore sul principio di lal gucrra facendo prigioniero lo stesso Malatacca capilano de' Fiorenti- ni, non cssendogli riuscilo pert* d' impadronirsi della terra. An n3 i Medio), r. j. Continuando 1' Ajnito ad cssere soldato di Bernabo vinse i collegali, che voleano aiutare Feltrino Gonzaga, acciocche la cilia di Reggio non cadesse Ira le mani del Visconte, e gli astrinsc alia pace. INon occorre narrare come per tradimento del Conte Lando la citla di Reggio fosse conquistala da Ber- nabo, e come il Conte ISovello d' Fste, il quale penso dr torla a Fcltrino Gonzaga scapitasse Delta intrapresa, e corresse ri- scliio di perdere la stessa citla di Modcna, se Ambrosio , figliuol naturalc di Bernabo , rivolgendo le ar-mi contro il Marchese di Monferrato, non gli avesse dato tempo di respiro, e se T Aguto slanco e discustalo di servir Bernabo non fosse passato a'suoi slipendi. Di gran vantaggio gli fu scn/.a dubbio, poiche riportd per suo mezzo compiuta vittoria contro lc tin npe dei Yisconli , nel luogo di Gavardo, ovc fu prcso Chrom . Estcus.R .' i Francesco Marchese di Este ribellc , e lo stesso Conte di > Virtu costretlo a fuggire dopo esseie slato cacciato in terra. II sangue , con cui 1' Aguto ebbe a comprar tal vittoria delerniinollo a ritirarsi sul territorio Bolognese , dove cerco rifarsi d'ogni suo danno meltendo a sacco quelle campagnc in- felici. Passo quindi al servizio de'Minislri la^ciati da Gre- gorio XI in Italia , i quail colle loro avanic s' erano fatti - ucmici i Fiorcnliui. Per la qua! cosa temendo questi d'avcr 5-4, CAVALIERE SAVLI contro PAguto , fecero scgrcto palto cnn lui di dai'gli i3o mila fiorini d'oro sc facea male il suo dovere. Sollevossi in quel tempo per parte de' Fiorentini il grido di liberla. ed al Gonfaloue , chc tal voce scritta avca sopra a IcLlcrc d'oro, si radunarono inloruo molte citta Italiane. Faunza, che accenno di volerne imitare Fesempio , pag6 il no per tulle, perciocche il Cardinale d'Ostia , conte di Romagna. Oltramonlano , ed il peggior uomo del mondo , chiamo contro quella la Compagnia delF Aguto , la quale pose a sacco quella citta, ne caccio gli abitanli, trannc ■ le fetn- mine , che si ritennero a Aitupero. Tali sciagure in Ilalia mossero finalmente il Papa a rilornarc a Roma , e la sua venuta sarebbe stata di gran sollievo ai mali, che si sof- frivano in Italia , se non avesse stimalo di farsi precedere dal Cardinale Roberto di Ginevra , condottiero di una Compagnia di Rretloni , uomo crudcle , e sanguinario , che ad accrescere lai mali , non a gneriili veniva. Gli teneva dietro il Sommo Ponlefice, dal quale non si pote impedire , che F empio Roberto segnalasse il suo furore contro parecchie citta, e Cesena principalmente , ove le cru- delta commesse vinsero quelle onde fu afllilla Faenza. Tali esempi di orrore invece d' indurre i Fiorentini alia pace gli inasprirono anzi a tener saldo, e Barnabo per astringere mag- giormente al suo partito, e a quello dei Fiorentini il Conte Lucio e F Aguto diede loro in malrimonio due proprie fi- gliuole bastarde. Gregorio XI frattanlo niori , e qual lagrime- vole scisma la sua morle cagionasse nella Chiesa di Dio e nolo a tutti. R0MINZ0 DEL MARCHESE DI S.VLVZZO. 55 L' Aguto ebbe quindi parle infclice nclle guerre tra Ber- iiahi'i id i fralelli Scaligcri; cacciato dal prinio qual tradilore, dopo aver arso il Bresciano ed il Crenionese, ando ramin- gando in Romagna cd in Toscana. Quivi fermossi e servi la cilia ili Fiorenza, iacendo mular pensiero a Carlo della Pace, clie le veniva incontro qual liero nemico, indollo a cio dai fuoruscili Fiorenlini. Carlo s'impadroni del Regno di INapoli, c 1a [nsle lo libero dal limore di Carlo d'Angio, col quale non oso cimentarsi mai quantunque in suo aiulo avesse i due piu 'orti capilani il Conte Alberico di Barhiano e Giovanni Aguto. Per mezzo del Papa Vrbano 1' Aguto era passato al ser- vizio di Carlo della Pace, e quando il Papa e Carlo vennero *. in contcsa lVa di loro, l'Aguto, clie lerminato avca la sua fei nia in Faenza, fu assoldalo da Francesco da Carrara per valersene conlro il perlinacc Antonio della Scala, il quale, a. J. XVU. 5% 54a, dopo la sconlilla avuta dalle armi di Giovanni d 1 Azzo degli Vbaldini, riliulo le pioposizioni di pace faltcgli fare dal suo nemico. Fu quindi cclebrc la vittoria ottenuta dalle armi mi- sle dal Carrarese sopra quelle dello Scaligero gli 1 1 marzo 1387 presso a Castelbaldo. R J- xv». 5jS Dopo questa sconfitta rsscndosi stretla lega tra il Marchese Novello e il Conic di Virlu, Giovanni d 1 Azzo passo al scivizio del Vi9conte, e T Aguto compila la sua fernia tolse corigedo per andare al servigio dei Fiorcntini , die lo aveano creato lor capilan generate. II Marchese piglio in sua vece Anderlino Trotti di Alessandria con i5oo cavalli. Rolto inlieraniente Aulouio della Scala, coniiucio colla sua cadula a dkninuire Gulari R J. XVII 56 CAVAMERE SAVLI mirabilmcnte il polerc di quella illusive prosapia. Ma il Coal* di Virtu, viulando la fede dei palti, tolse ai Carraresi ogni loro averc, e tratlili ng'suoi slali andava di giorno in giorno pro- crastinando 1' adcmpiraento di quelle promesse, clie loro avea falle. Per la qual cosa Francesco Novello hglio, stanco di cosi lunga schiavitu, tanlo s' ingegno, che gli sfuggi di mano, e pcrcgrino molto cercando soccorso sia in Italia, che in La- magna. La cilia di Fiorenza, ove si rifuggi , dubitd sullc prime di rivolgere le sue anui contro il Conic di Virtu; ma non tardando a conoscere, che 1' ingordigia di csso tendeva alia signoria di luttaToscana,deliber6 di porgere aiuto aJ'Yancesco Novello, opponcndo al potere del suo nemico il valore e le- forze dcir Aguto. Francesco INovello ricupero in poco spazio di tempo gli Slali paterni, laondc il Contc di Virtu per opporglisi libertt il territorio di Bologna dalle molestie, in cui lo leneva; e i Fiorenlini, scorgendo piu lontana dal proprio paese la guerra , spedirono in aiuto de' Padovani T Aguto, il quale, dopo aver conchiusa novella lega contro Galeazzo, nella qual lega vuolsi che entrassero gli stessi Veneziani, dovea venire in Lombardia per accoppiare le proprie forze a quelle delConte d 1 Armignac. Lavenuta di costui fu tarda e percio Fevento infclice; 1' Aguto non avcndo potulo aspettarlo per mancanza di vetlovaglia. Dimoslro nella ritirata che lece allora,salvandosi per mezzo di Hratagemmi dalle mani di Vgololto Biancardo capitano di truppe Milanesi, il grande ingegno che avea per le cose di guerra. Fu quiudi richiamalo in Toscana per dii'cnderla dai ROMANZO DEL MARCIIESE DI SALVZZO. 5^ tenlalivi di Giovan Galcazzo. Ma slanchi fmalmenle di cosi lun^lic guerre, gl'Ilaliani convennero in un trattalo cjncluuso per mediazione tli Antoniotlo Adorno c Roberto Carazzoio gran niastro dell' ordine Gerosolimilauo , nell' anno del Si- gnorc I'iyj,. Due anni dopo, cioe nel 1 3 cj 4 , secondo Mattco Grilloni, c nel i3c)5, secondo i conlinuatori delta crouaca Bologncse di Frale Bartolomineo della Pugliola , iuori nel niese di agosto Giovanni Aguto, c fu sepollo con mollo onore dai Fiorenlini nella Chiesa di santa Maria del Fiore. Da uu passo del Rondinclli riportalo dal P. Giuseppe Richa si scorge di tpiaute sulennita i Fiorcnlini abbiano onorato le esequie del loro generale: « Onoranze yrandi a Giovanni Aguto ; bara « oiuata di drappi d' 010 c velluto vermiglio stelle su h « piazza de' Signpri pienissima di Cavalieri; levato di ii fu « porta to a san Giovanni, dove fu collocato il cada»ere ve- « slito di drappi d' 010 sulla fonle batlesimale, e quivi pianto « da lutte le nobili matrone di Firenze; iudi in Duomo ora- « zione funebre , e seppellito nel eoro per allora. Fu ordinato « a Paulo Vccello che lo ritraesse a cavallo in una facciala « della nave, come oggi si vedc, e che sotto si facesse un' « urna di marmo coll 1 anrne sua di tre nicchi , e nella cassa « le scguenli leltere : 10ANNES ACVTVS EQVES BRITTANNICVS DVX AETATISSVAE CAVTISSIMVS ET REl MIUTARIS PERITISSl.UVS II ABIT VS EST Tom. XXVII 58 CAVAMERE SAVLI Tcr at testa to di loro gralitudine i Fiorentini assegnarono alia sua vedova millc fiorini d 1 oro all' anno, se volea rima- nersi in Fiorenza , e due mila in dote alle due sue figliuole. Tulto cid che V autore dice di Giovanni d' Azzo de Done nul ne doit ayrer Quant on scull le mal blasmer Et cellui qui en mes dira Lcgiercment suspect sera Quil ne soit de celle lache tent De quoy on tendra lenient Mes cellui qui congnoislra • bomanzo dil M\ncnF.sr. Dl SW.VZZO La tache qui le lendra Et ile celle se voit lam r En lui nara que amender. Je vous vueil icy compter De trois marquis sans demourcr Qui tous trois euront ung nom Et de sauoyc lour vint tel nom A sa luces furent marquis' Et furent tie trois dames yssis ; Celles vindrent d'oultre les mons Si vous diray leurs conuencions Le premier fu thomas marquis (i) De la fi lie le conte de sauoye fu filz Le quel on appelloit thomas Et ce est voir sans nul gas Dont icellui thomas marquis Fu cheualier de hault pris Et fu par ses ennemis doubtez (i) Tommaso, figliuolo di Manfredo III c di Beatrice, nljiote c non figlia d! Tommaso di Savoia, aiutn Carlo fratello di Lodoiico Re di Francia c ge- nero di Raimondo Conte di Pro»enza contro Manfredo Re di Sicilia, e Cor- radino di Svevia. Ma Carlo immemore del beneficio occupo ncllanno 127 5 la fall'- di Stura , laondc Tommaso lo abbandono, e stretta uua le^a contro di lui, insieme con Gtiglielmo Marchese di Monferrato, successorc di Bonifacio, f>rese ed aggiunse al suo dominio mil anno 1282 la citla di Cuneo , e due anni dopo fece la stcssa cosa di Fossano e di Busca: nel 1291 edifico il con- vcato dclle monaebe di Revello. 70 CAVAL1ERE S4.VLI Et par ses amis moult ames E il ne tenoit les arraes a gas Ains les usoit comme vassalz Dont en mains lieux se combati Et en pymont moult mal bailli Les prouucnceaulz certaineraent Quen mains lieux fu debellant Et moult de leur auoir gaingna Qui quen despleust ne annuya Et de eel auoir en fist faire Coyne et Raconis sans rettraire Deux chasteaulz moult beauz et nobles. Et en fist faire deux abbayes Moult belles et prisiees Le second fu tbomas (i) apres Ou quart degre descent ades Du premier que ie vous ai dit Cil ot molt ennuy et despit Car il fu pris et de sa terre assez (jf) Tommaso, setlimo Marchese di Saluzzo, succedea all'avo suo Manfredo IV; per opera dello zio Manfredo fu fatto prigione , e dopo due anni , pagando gran riscatto coi danari ricevuti dalla veudila falta ai Nobili Tapparelli del tuogo di Laguasco, fu rimesso in Liberia. Ricupero quindi Cuneo e Busca, ed .dire castella, c he dallo zio e dalla Regina Giovanoa erano stale occupate. Mori nel 1357. R0SUNZ0 DEL MARCIIESE DI SALVZZO 7 I Puis recouura en honneur adez Et fu marquis par ses subgiz amcs Filz de la fille au daulphin de vianez Et raoy tiers thoraas (i) ou tiers degre Du second thomas que ie vous ai nomme Ma mere fu de geneue de la noble ligne Le fort oliuer le noble combatant Qui fu preus en armes et fu cremus tant Qui conquist fere bras , le cremus payn Qui aux gens Rarle magne menoyt tel butoin En Ian mil ccc quatre et Lxxxxta Fu marrbis Ce liure fiz et compilay vrayment Desir et ennuy en furent le garent (2) Si fenist le liure du cbeualier errant Qui maintes paines fu endurant Soit fine allouneur de la trinite Et indiuide unite Et son glorieux tabernacle Ce fu la vierge piteable. (1) Di Tommaso autore di qucsto romanzo fu gia delto abbastanza. (z) Questo Terso riduce a certezza la mia conieltura, che Tommaso scri- vesse il libro del Caraliere crrante meotre era in prigiooc. BELLA PATRIA DI CRISTOFORO COLOMBO DISSERTAZIOxNE II. Tom. xxvii. * TAVOLA. Introduzione pag. 73 §. I. Ragioni , clic hanno mosso l'Autore a detlare questa scconda Dissertazione iutorno alia Palria di Colombo 77 J. II. Quale considerar si debba per vera patria di una determinala persona 86 5- III. II dirsi Genovese Colombo da parecchi Storici non si oppone alia asserzione di chi sostiene esser Egli JVIonferrino 91 §. IV. Deposizioni giurate e giudiziali di Testimonj , dalle quali risulta quale sia la vera Patria di Colombo 97 §. V. Si sciogliono le difficolla degli Avversarj . .111 j. VI. Agnazione di Cristoforo Colombo coi Signori di Cuccaro ammessa , e riconosciuta per pienamente provala dai Collitiganli per il Maggiorasco da Lui instituilo 120 §. VII. Storie di D. Ferdinando Colombo , ed Esarae delle vicende dell' Originale, e delle varie edizioni della Traduzione llaliana 126 $. VIII. Osservazioni iutorno ad alcune obbiezioni , e Conchiusione ,....i3o. ?3 DELLA PATRIA DI CRISTOFORO COLOMBO DISSERTAZIONE SEGONDA Di S. E. Il Sic Conte Gian*rancesgo Gvlevni Napione Di Coccosato. .L/icesi che il celebre Pollionc avesse preparata una aringa contro Planco , ma da recitarsi quando Egli non potesse i isponderc. lo non voglio dire , chc coloro , i quali in quesli ultimi anni presero a combattere la Prima Dissertazion inia Lctla . ai ,6 .._,.,.". . febbrajo 1804. iiitorno alia Patna di Cnstoforo Colombo , abbiano avuto un consimilc disegno. 11 fatto sta peraltro, che non com- parirouo in luce le prime Scritture contro 1' opinion niia, se non se nell' anno 181/, , dieci anni dopo , che venne la Dissertazione letta e pubblicata ne' volumi dcll J Accade- mia nostra ; un anno dopo la fatal perdita da me fatta dell' illustre mio amico il Cavaliere Clcmente Damiano di Priocoa , la di cui mcmoria mi sara sempre cara ed acerba, chg, con cosi dotle e copiose Giunte ed osservazioni si ac- cinse a confermare le asserzioni in essa contenute ; e che se fosse ancora tra viventi , sono certo , che non manche- rebbe d' impugnar di nuovo la peona per sostenerle. Tom. xxyii. 10 - , DELIA I* ATRIA Dl COLOMBO INTRODUZIONE Aggiungasi , die richiamato di nuovo flail? Augusto noslro Mouarca dalla vita privata all' escrcizio di pubblici impie- ghi (i) , e trovandomi allronde gia avanzato in eta, e bi- sognosa di riposo , mi e tollo il modo di consecrar come prima agli studj geniali , que' momcnti d' ozio , che ncgli anui migliori impiegava io , quasi per sollievo , in cose di lctlere , in mezzo alle cure pubbliche , ed allc pubbliche e private disavventure. Sollievi in vero son qnesti, anche per chi e gia oltre negli anni, secondo il dclto famoso di Cice- rone , ogni qual volla si restringano alia amena Letteratura: ma le discussioni Critiche richieggono , e spazio notabile di tempo , e lunga , laboriosa , e contiuuata fatica. Potrei dun- que a buona ragioue asserire, che, se non per 1' intenzione, quanlo ali'efletto almeno , gli avversarj della opinion mia e dell' Amico , che con tanta dottrina ed impegno avea preso a sostenerla , adoperarono essi come 1' antico Pollione , ed aspettarono a pubblicare gli Scritti loro, quando non si po- tesse piii rispondcre. Altro molivo di non poco peso avrei pure per dispen- sarmi dal dinar questa nuova falica ; e si e che , se ne togliamo i Genovcsi , naturalmente impegnati a sostcnere (i) Nell 1 auno 1814 non solo rientro 1' Aulore nelle fuuzioni de 1 primi suoi Impieghi , ma venne nominato dal Real noslro Soriano Soprinlendente , e I'rcMilenle Capo de 1 Regj ArchiTi di Corle , e Riformatore dcgli Sludj nella Rcgia Uuiversila di Torino. DEL C0NTE GALEANI NAP10NE 75 una radicata opinione , sebben priva di fondamcnto , d' al- tro lato Scienziali di primo grido hanno pronunciato in favor nostro la Scntenza , c potrci dire , come disse in caso non dissimile il celebre Tiraboschi : il Libro dclla Patria di Colombo , pubblicato in Firenze , e nelle mani di tutli ( quantunque da certuni , quasi a bcllo studio , si procuii di evitar di citarlo , e di pronunciar il nome di chi lo scrisse ) , e ne giudichino i vcri Scicnziati , che spassiona- tamcnte cercano la verita. Lascio stare , che da non pocbi, che si vantano uomini spregiudicati , si riguardano come inutili e vane discussioni di oziosi disputatori , quistioni e controversie di tale natura. Dicono cssi , che le contro- versie della Patria di Omero, nacquero in Grecia, e si agi- tarono da Gramatici e.da Sofisti a' tempi della Decadenza, e quando quella celebre Nazione cesso di produrre uomini veramente grandi. Validissima ragione sembrava poi a me stesso , per dis- togliermi dall' entrar di nuovo in queslo aringo il rifletlere, che inutile affatto ed inopportuna riusciva questa contro- versia , dopo che Genova ed il Piemoute formano un solo Stato sotto il governo di uno stesso Monarca. Che l'an- tica Liguria coniprendesse il Monferrato e gran parte del Piemonte e cosa , di cui nessuno tra gli eruditi muove il menomo dubbio. I Liguri marittimi , ed i Liguri montani c mediterranei formavano una medesima Nazione , ed ora la formano di bel nuovo. La divcrsa professione
  • ontc Pio Vidua di Conzano , ora iMiuistro di Stato del Real nostro Sovrano. II Memoriale del Fatto in Lingua Spagnuola , vccchia stampa , che contiene la soslanza del Sommarjo della Causa , sebbene ne avessi vedulo qualche parte trascritta , non mi riusoi di averlo sollo gli occlij r so non se dopo la seconda edizioue della Dissertazionc se- guita in Firenze nell' anno 1808, per gentile premura di altro ragguardevolissimo Pcrsonaggio S. E. il Sig. Conic Gattinara di Zubiena ; e questa slampa ora si conserva , con altri pregevolissimi Documenti rclativi all' argomenlo di cui si traits in questi Regj Ai-cliivj di Corte , avendone Del piimoSco- per6 tosto dato un cenno nella prefazione al Ragionameulo £». nTe'i/'e C ' e ^ P f ' mo Scopiilore del Conlinente del Nuovo Mondo. seg. Firenze Altro prezioso Documento ho pure ricevuto in dono re- centcmente dal Sig. Avvocato Magrelli di Casale, zelante Raccoglitore di Memorie Patrie , e cio per mezzo del Col- lega nostro il Sig. Ignazio Michelotti Maggiore nel Corpo Reale degli Ingegncri dei Ponti e Strade, e gia Professore di Maleraalicbe in questa Ptegia Universila , Documento chc ora si conserva pure ne' Regj Archivj. Si c questo l 1 Ori- DEL C0NTE GALEAN1 NAPIONE 8 I ginnlc stesso dell' Esamc giudiciario di venti Testimony esaminati in Mouferrato , in seguito alle Requisitorie del Re di Spagna al Duca di Manlova dell' anno i583, sul punto della origine ed asecndenti di Crisloforo Colombo. E se il P. Spotorno dcsidcrava , che si pubblicasse il Som- mario degli Alti della Lilc famosa per il Maggiorasco in- stituito dal mai serapre celebralissimo Scopritor del Nuovo Mondo, la parte piu rilevante di cui , e che sola riguarda la Patria del medesirao si e appunto il detto Esame , ora si potra questa render pubblica per appagaracnto di chi ancora ad onta dell' evidenza , ne volesse dubitare (i). Questa evidenza pcraltro , di cui io sono persuaso , e senza la quale persuasione ( non tocca a me dire, se bene, o mal fondata ) non avrei da prima presa la penna ; e neppure questo ultimo, nuovo non gia, ma piu autentico ed irrefragabile Documento , mi avrebbero determiuato a rompere il mio silenzio , se per allii assai piu stringenti rispelti non credessi di dover consecrare alcuni momenti d' ozio in vantaggio , non diro della causa del Piemonte , (i) In fionle al Vnlunidlo originate leggcsi in carattere diverso e raollo piu niodcrno come segue := i !i 8 .t . Crisloforo Colombo. Esnme dei Testunonj supra la sua nascila. Questo t'olume conliene la Depositions dei Testimoni stall esaminati per pravare , che il Crisloforo Colombo . il i/uale ft il primo a scoprire il Nuovo Mondo dell' America era naliso di Cuccaro in Monferralo. Esisleta questo originate DocunK-ulo nella Biblioteca de' Marchesi Natla di Casale , dalla quale passo in queila del Sig. Avvocalo Magrelli , che gentil- uicute nc fece dono all' Aulore. Tom. xxvu. i i 82 DELIA PATRU DI COLOMBO §. 1 e delle sue glorie, die sono le ruedesime di quelle dell 1 an- Uc.\ Liguria , ed ora degli Stali del Re , ma bensi della causa della verila. Ognuu sa , clie vi sono due specie di evidenza e di ccr- lezza •, la certezza Malemalica , c la certezza Morale. Colle diruostrazioni Geometriche si giunge alia certezza Matema- lica ; c colle ricerche Critichc alia certezza Morale. Quanlo sieno important! le regole da serbarsi per giungere alia certezza Morale , regole che formano la vastissima Arte Ciitica , non vi ha pur chi lo iguori ; ed inliniti furono gli Scrittori , che , come ragiou volea , nc trattaron diflu- sameute. Ma il trattarnc in astratto soltanto , avvegnache cosa necessaria , e sia studio da premettersi da chiunque faccia pensiero di attendere a quelle professioni luttc , che sopra la vorificazione de' fatti si fondano , non impegna l'atlenzione, ne riesce cosi instruttivo come il vederue in pratica 1' applicazione a qualche speciale argomenlo ; tanto piu se queslo argomento } o per 1' importanza di esso , o per gara di nazioui, o per fama degli Scrittori, che entrarono in lizza a discuterlo , sia tale da destare la curiosita e viva brama di venir in chiaro del vcro. Cio posto , ancor- che , per li divisati motivi , la conlroversia della Patria di Colombo dovesse al presente riguardarsi come fuori di pro- posito , puo cio non ostaule servire per esercizio di appli- cazione ad una quistione reale delle astratte regole dell' Arte Ciitica ; conlroversia altrettanto rilevante almeno , quanto certe quistioni agitate da' Giureconsulti piu colli e sottili DEL C05TE CALEANI NAPIONE 83 riguarrlanti 1' antico Gius Romano abolito, che si Irattano talvolta con lungbissimi ed eruditi Comcnli sui Testi , per assotligliar, dicon e9si , gli ingegni de' Giovani sludiosi delle Leggi , onde riescano jioi arguli ed instancabili disputatori. Altra considerazione impoi tanli^sima , che mi determine a trattar di bel nuovo F argomento dclla Patria di Colombo si e una asserzione del P. Spotorno posta per base nel Proemio stesso del suo Libro , ed accennata in altri luoghi dello studiatissimo suo Lavoro. Se dobbiamo dar retta a s torno questo cruditissimo Scrittore r evidenza delta Geometria^ roemH, P a S^ V. jiurepag-73 non ha luogo nelle cose inorali ; ma pcrche non si pud e pag. 104. pro rare la vcrita di un fatlo con Dimoslrazioni Matcmati- clic , non ne segue pcrcid in modo nessuno , cbe non vi possa cssere certezza ed evidenza Morale , eguale alia evi- denza della Geometria. Che csista Roma , e che vi sia stato Cesare sono due vcrita cgualmente certe, come e certa quclla di qualunque proposrzione Gcometrica rigorosamente dimostrata , quantunque con argomenti Geometrici provar non si possano ; e questo nol negano i piu dotti e piu savj Matematici. Sopra argomenti Morali , e sopra P evidenza che ne risulta , fondate sono lutte lc Scienze pratiche. Non solo sopra argomenti morali , dirclti a verificare i falti , fondate sono le Sentenze de' piu gravi Magistral! , nel de- cidere delle sostanze, dell 1 onore , e della vita stessa degli uomini ; ma i motivi raedesimi di credibility della Sacro- santa Religione nostra sono fatti, della verita de'quali con- sta ad evidenza , e con infiniti argomenti Morali , ridotti S I DELIA PATRIi DI COLOMBO §. I. ad un grado di cerlezza eguale alia Geometrica, da uomioi dotlissimi contro i sofismi de' miscredenti (i). lo non debbo pertanto dubilare , che il P. Spotorno , qualunque senso possa ricevere la sopracccnnata asserzion sua , non riconosca , come dolto e savio Religioso ch' Egli e, esservi una evidenza Morale egualmente inconcussa al pari dclla Geometrica , quantunque le prove delle verita morali sieno di natura afiatlo diversa , da quelle dirctte a scoprire le verita Malcmaliche ; e clie , siccomc la Geo- metria , 1' Arilmelica , 1' Algebra sono le scienze astratte per guidar nelle ricerche di tulto cio che e solloposlo a peso , a numero , a misura ; cosi la Crilica in genere , la Filologia , la Paleografia , 1' Arte Diplomatica , la cognizio- ne delle Lingue , lo %tudio de' Codici , la Bibliografia , e 1" erudizionc d* ogni maniera sono le uniche sicure scorte, che guidar debbono uella ricerca del Vero , trattaudosi di accertar alcun falto , applicando quelle regole , e quelle diverse cognizioni che si ricercano, alle diverse quistioni , ed alia diversa natura de' fatti che s' intende di scoprire, o la verita de' quali , si ha da difendere e sostenere. ( i ) Scgneri Incredulo senza scusa Tom. II. Cap. III. » Rimnnc solo il prc- » mettere un' avvpitenza di gran rilievo , ed e che quanto sarebbe gran (alio » in un Matematico , 1' appagarsi nelle sue dimoslrazioni di una evidenza » Morale, tanlo sarebbe in un Morale aspirare a quella evidenza , che chia- » masi Matemalica. Come diverse sono le materic , di cui si li alia , cosi di- » versi anche sono i generi delle prove. DEL C0NTE GALEA HI NAPIOKE 85 Se la disccndenza di Cristoforo Colombo da' Signori del Caslcllo di Cuccaro in Monferrato sia una vcrita portata ad un grado di evidenza Morale , come io nji do a cre- dere , e come credettero , dopo di avcrnc esaminate le prove non solo il Cavalierc Damiano di Priocca ed il Ba- rone Vernazza , ma eziandio parecclii altri Scienziati non Piemontesi , tra quali il Conte Lanjuinais il Ginguene, e, se dirittamente si riguarda , lo stesso Sig. Frauzone Geno- vese (i), non tocca a mc il dirlo. Dir6 soltanto di volo , the, siccome io sLudiato mi sono di rendere meno astruse cd aride lc mie ricerche , mediaute alcune digressioni con- cerncnli la persona del graixle Scopritore del Nuovo Mondo, e la sua memorabile impresa , cosi concedo di buon grado al P. Spotorno di spargere di concetti brillanti le sue dis- cussion i \ ma non gli posso per altro concedere di aver voluto io dimostrare 1' evidenza del fatto , facendo dafetida aba nascer giglj-, come egli asserisce , per aver io accen- nato , die a' coltivatori dell' amena Letteratura , gli Esami (1) Sono notabili lc parole colic quali il Sig. Franzone, servendosi delle piu genlili cspressioni a mio riguaido. teruiina il suo Opuscolo = (In vera Patria di Cristoforo Colombo pag. 97. ) = Manca a' Genovesi pure una morale cer- » tezza del luogo di sua nascita ( di Colombo ) e nol conlrasto , siccome ne- » gar non ne saprei la Piemontese origine dalle Carte presenlale nel Processo » della Lite, e dal Tribunate riconosciuta , poiche , non essendovi tra noi su » questo punto questionc , sarebbe fuor di proposito , ed alia buona fede con- » trario. 86 DELL.t PATRU DI COLOMBO $. II. giudiciarj de' Testimonj , e le Scritlure Forensi , a petto degli eleganti Classici Latini ed Italiani ne' quali usati sono ir deliziarsi , dovcano pulire non poco. J. II. Quale considerar si debba per vera Patria di una de- terminala persona. INon mi arresterd piu che tanlo intorno ad alcune dit- ficolta messe in carapo dagli Scrittori Genovesi , che , dopo pubblicata la mia Dissertazione, presero a trattare di questo urgomento , e specialmeute dal Sig. Girolamo Serra , c dagli altri A u tori del nolo Ragionamenlo , e dal P. Spo- torno , diflicolta riguardanti il punto di determinare quale cliiamar si debba la vera Patria di un uomo illustre ; nella quale ricerca si credette di poter far uso delle opi- nioni di alconi Giureconsulti , e , per non lasciar cosa in- tatta nella Dissertazion mia, si pretese che inesatta fosse persiao nel Titolo. Ma per lasciar da parte , che il porre in fronte di uno serilto = Delia Patria di Cristoforo Co- lombo tanto vale, presso chi dirilto ragiona , come dire: Ricerche iutorno alia Patria di Cristoforo Colombo , il mio intento non fu gia il decidere secondo le Dotlrine de' Giu- risli , quale considerar si debba per la vera patria di una delerminata persona , ma bensi, secondoche venne ottinoa- menle rilevato dal Sig. Barone Vernazza = mostrare ad / DEL CONTE CALEVM NATIONE 87 » evitlcnza , clic qualunquc ppssa csserc slalo il luogo del la f" 1 '' 13 d ,'. Co ~ 1 * r a I0111I10 (.'mill . » nascita accidentalc iH quel grand' udmo , il Monfejrato X pag. 3^3 ... r. • ... , ' - . ,. .. v ,'. , ediz.dil'irinz.-. » lu la sua Patna onginana , c la lanuglia oncl LgW e ■» uscilo quclla degli antichi Signori di Cuccaro bs CIh- sc quello , clu: da me si considerd come setnplice accidcnle iu ogni caso , dal Tiraboschi fti consideralo come punto priucipale , assai opportunamente osservo lo stesso Signor Baronc non saper come adattar si possa alio massime dallo stesso celebratissimo Storico della Let le rat ura Italiana tc- nute dove parlo della pallia di Pitlagora , di Mcuandro , di Li\io Andronico, di Virgilio, di Plinio tra gli anlichi , e dclle f'aniiglic di parecchj Letterali de' tempi piu a noi virini. Jo poi gia accennato avea nella Dissertazion mia , die in qualunquc lnogo nato fosse Colombo , il Monferrato vaolar potevasi a buon dirilto di averlo prodolto , come si vanta Firenze del Boccaccio, sebbene origin a rio di Ccr- taldo , e nato in Parigi di padre , che cola attendeva alia mercatura , e Bergamo di Torquato Tasso venulo in luce in Sorrento, e di genitore domiciliato uel Bcgno di Napoli, come quegli che era a' servigj del Principe di Salerno. Dopo la stampa di essa Dissertazione , pubblicata nei Volumi dell' Accademia nostra, il Sig. Cavaliere di Priocca nella Giuqla V. inserita nella edizione di Firenze , addusse i motivi , come valente Giureconsulto che Egli era , che formano la presunziouc Legale , che Crisloforo Colombo Pairia di Co- - • j lombo ediz di nasccsse nel Castello di Cuccaro , presunzione da me av- Firenze P .23^ valorata , colla asscrzione positiva giurata , giudiciale di e * c S" eB "; 88 DELIA PATRU DI COLOMBO §. IT. p f un Testimonio gravissimo , che afferma esscr Colombo nato r relaz. sopras. ~ 7 al Ragionam.* ne ] Castcllo di Cuccaro ; e quando bene riguardar si vo- TE GAl.tvM NAPI0KE 89 una determinata persona : una per ragionc del Luogo , Pal- tra per ragion di diritto. Alio stesso modo , segue a dire 1' Orator Piomano, che gli Ateniesi , dopo che Teseo dalle Ville radunati gli cbbe nclle mura dclla Citta , erano e del proprio Villaggio , ed Ateniesi ; cosi noi riguardianio per nostra Patria del pari quella in cui nati siamo , e quella che ci accolse (t). Ci6 posto Patria di Colombo do- vrebbe sempre chiamarsi ancbe il Monferrato , nella sup- posizione medesinia che Egli stesso chiamalo si fosse Ge- novese , e ci6 per senteuza di Cicerone miglior Filosofo al certo de' moderni Forensi. Che se, in vece di serbar silenzio, come alcuni mi con- sigliavano di fare , trattandosi di cosa, a giudicio autore- volissimo di personaggi assennati , abbondantemente dimo- strata , prendo di nuovo a ragionarne , P unico motivo si e , come si disse piu sopra , per dare corpo , a dir cosi alle Regole di Arte Critica , regole che si pretende , che (j) » Ego mchercule . . . omnibus Municipibus duas esse censeo Palrias , » c^»M iutcbae , alteram ctTiTins : ut ille Cato , cum csset Tusculi natus , » in Populi Romaui Civitalem susceptus est. Itaque, cum orlu Tusculanus esse!, » CiTitale Romanus , habuit alteram loci Palriain , alteram juris: Ut veslri . » Attiri , postquam ( cosi leggo con i Crilici migliori ) , Tbeseus eosdem » migrare ei agris , et in Aslu quod appellatur migrare jussit , et sui Vic! » ( cosi leggo col Davisio non Sunn ) erant iidein et Atlici : sic nos , el earn » palriam ducimus ubi nati ; et Mam qua excepti sumus. Cic. de Legibus Lib. II. n." 2. Tom. xxvii. i» QO DELLA PATRIA Dt COLOMBO § II. da mc siansi trasgredite, e che preuie maggiortncnte , die sieno ogni volla piu conosciute , e conservale illese , di quello , che imporlar debba decidere una oziosa Contro- vcrsia , al giorno d 1 oggi divenuta mero oggcllo di vanila municipale. Coll' applicare si fatte regole a un dcterminato soggetto, riduccndo la Scicnza teorica alia pratica, si vienc a (are in certa maniera ( se troppo presuntuoso non sem- bra il paragone) cio die fece il Montccuccoli con applicare i suoi Aforismi Militari alia Guerra in Uudieiia. o Posta per base la sopraccennata ragionevolissiraa massiuia di Cicerone , che due esser possono le patrie di una per- sona , una originaria , e l' altra per ragione di domicilio , le tante testimonianze, con tanto studio, ed impareggiabilc diligenza raccolte dai recenti Autori Genovesi , e seguata- mente dal P. Spotorno, testimonianze in cui Colombo vien chiamato Genovese, in nulla si oppongono a quanto da me si sostiene, e credo di avere dimostrato: vale a dire, che disceso era Egli da' Sigtiori di Cuccaro in Monferrato ; e neppure alia asserzione di coloro, che, non solamente ori- ginario , ma nato il dicono nel Caslello stesso di Cuccaro. Nalo in Cuccaro , e passato in giovanile eta nella Riviera di Genova a dimorarvi, o per dir meglio a navigare sopra Legni Genovesi , pote venir chiamato nativo del Monferrato ad un tempo e Genovese , del pari come V antico Catone Tusculano ad un tempo e Romano. DEL C0NTE GALEVNI NAIMONt // dirsi Genovese Colombo dn parecchi Storici , non .-/ ippone alia asserzione
  • 1 • l- le Algarotli 10 ricorro soltanto alia lama conservala tra popolaui di Cap. vin. Cuccaro , alia quale i piu rinoraati Storici sono contrarj orlno contradiGendo a me stesso ? Si conceda che sieno contrarj (il che come teste dicea non si puo asserire), io in quelle Opere giovanili noa ho conUapposto Storici a Documenti r\\ DEfcli P.VTUIV DI COLOMBO §. III. giudiciafi e ad Allestazioni giuratc in Deposizioni avanti un Magistrate) '< , con tutta la maggiore solcnnita, ma bensi Sto- rici sollanto ad altri Storici : c nella Disscilazion inia non contrappoago al Gnicciaidini , al Bemho, al Segni , al Fo- glielta , al Leibnizio , al Vossio , al Pufi'cndorfio , al Peta- vio , ed a que' tauti Scriltori di cui fa sfoggio il P. Spo- lorno , un Alghisi , un Malabaila , un Calcamuggi , uu Donesmondi ; ma la sostanza delle prove delta asserzion mia sono Documenti Autentici e Legali; e di Documenti Auteulici di simile natura io non ho fatto parola in quelli miei Scritti, che si pretendono conlrarj al modo di ragionare tenuto nella Disserlazioue Prima intorno alia Pallia di Colombo. Che se ho pure giudicalo opportuno lo accennare quegli Scrittori nostri , e parimenle il non Petrarchesco Sonetlo del Calcamuggi , ed il rilratlo dello Scopritore del INuovo Mondo , che si conserva presso i Signori Colombo di Cuc- caro , intorno a' quali si compiace di scherzare il P. Spo- torno , due ne furono i motivi. II primo per dimostrare , che la tradizione , che Colombo fosse Monferrino si e co- stantemente couservata in quella Provincia ; V altro ad ef- fetlo di dar a divedere , che non era ad alcuni di essi , ed in ispecie al Donesmondi Mantovano , ignota l'esistenza di si fatti Aulenlici Documenti. Le Attestazioni giudiciali e giurate rivestite di lutte le formalila Legali , le Scritture aulentiche prodotte in Lite formano un complesso di prove senza paragone nessuuo piu conchiudente, che non il detto di Storici, per quanto si vogliano ianiosi, i quali., dovendo DEL CONTE GALE.VM NAPIONE l)j incidenlcoienle parlar di Colombo , copiandosi V ua altro il disscro Gcnovese. Qual e quel Tribunale, che dovendo recar sentenza della vferita di un fatto, ancorche reccnle c slrepitoso, non pre- i'crisca 1c Dcposizioni giudiciali e giurate di Testimouj, dal Tribunale medesiiuo prescelli ed esaminati , al delto con- tenuto nelle Relazioni che compajono iu islampa per quanto sieno queste di celcbri Autori , e letuili in conto di beu informati ed irapar/.iali? Se, stando la cosa cosi, come sta di fatto , possa dirsi , che 1' asscrzioue inlorno alia Patria di Colombo sia fondata soltanto sopra uua fama popolare , e se siansi per conseguente tradili i Canoni dell' Arte Critica, lo giudichi ogni spassiouata ed imparziale persona. Dir si potrebbe piultoslo a buona ragione , che que' primi Scrit- tori , i quali dovettero parlare della scoperla del Nuovo Mondo ( nessuuo de' quali perallro uscito dal Monferrato ) nou ignorando , che Colombo avea navigato con Genovesi , allora si potenti in mare , Genovese parimente Lui nomi- nnrono , seguendo la volgare deuominazionc , non lioppo diversamenle , da quello che si faccia nelle Scale del Le- vante , dove l'rauchi chiamati sono tulti coloro , che la approdano dalle parti di Ponente , di qualuDque Nazione sien dessi. Del resto , vero e che nella prima Dissertazione si cita- rono per lo piu soltanto i Numeri del Sommario della Lite agitatasi in Ispagna, come pure altre Carte allora prodotte, senza copiarlc per inLcro, ed uuirle alia Dissertazione me- i)(> DELLA PATRU DI COLOMCO §.. Ill dcsima ; ma credevasi , die alia probita, ed alia esaltezza dei distiuti e ragguardevolissimi Personaggi , che le tra- scrissero dagli stessi origiuali , esistenti presso i Signori Colombo di Cuccaro , si dovesse prestar piena fede. Ora peraltro clie scorgo che il P. Spotorno mi accusa di non aver pubblicate le Deposizioni de' Testimoni esaminati in Monferrato, e riferite nel Sommario; e che, non solo copia del Sommario, ma gli Originali stessi delle Deposizioni di venti Testimouj mi sono pervenuti alle mani , e furono da me depositati ne' Regj Archivj , non manchero di renderle pubbliche in quella parte che riguarda il punto dell' agna- y.ioue di Colombo, che come ripelo, si e quello, che uni- camente a noi preme. Iulanto si reputa opportuno il premettere an Estratto di esso Esame , nel qual modo si rendera inutile il maggior- mente diffondersi , e si vedra , che cadranno a terra , me- diante alcuue conseguenze e riflessioni che naturalraente nc derivano, tutte le obbiezioni, che si vollero di nuovo porre in campo ; e si verra sempre piu a comprovarsi , secondo le piu sicure regole dell' Arte Critica , 1' incontrastabile ve- rita che lo Scopritore del Nuovo Mondo e disceso dalla antica e nobile Famiglia de' Signori del Castello di Cuc- caro, e che percio la sua Patria originaria e il Monferrato. Si sceglieranno pertanto le Deposizioni piu decisive , che si trascriveranno poscia in piede di questa Dissertazione let- teralmente, ricavandole dal sopraccenualo Esame de'Testi- monj originale ; E mediante queste carte cui adattar si DEL CONTE CALEAM NAPIOSE Cff potra quel noto verso posto in fronte dal cclcbre Doge Fo- scariui alia iusignc Opera sua della Letleratura Vcneziana, » Che avean celalo gia molt' anui il vero , cgualmeute che di altre prove non meno stringeuti , si vena a dimoslrare nel modo pin rigoroso , e colla maggior evi- denza con cui una Verita Morale diinostrar si possa , che Colombo era uscito dalla Famiglia , ed era dellAgnazioue de' Signori di Cuccaro. IV. Deposizioiii Giurale e Giudiciali di Tesli/?ionJ, dalle qiudi risidta quale sia la vera Palria di Colombo. Tra qucsle Deposizioni si distingue e primeggia per molti rispcui quella del Conte Alberto di Nemours , personaggio ragguardcvolc , piu che settuagenario , di specchiala pro- lii ta , c che , siccome di famiglia ( secondo che sappiamo da Sleiano Guazzo nc' suoi Dialoghi ) originario dalla Fran- Dial.^lii e cbe in ispecic quella Signora chc fu Madre del Docnmenti Sig. Riccardo Colombo era Genovese dclla Casa Spinola , e che scbbene non si ricordasse del suo nome l' avea pin volte vcdula nel nientovato Castcllo. Alia vicinanza di Cuc- caro alia Citta di Genova , ai parcnladi di que' Signori con Genovesi , ed all' uso di i'arsi in lonlanc rcgloni dal nome di una Citla famosa chiamare cbi vi si rcca , e di farsi cbiamar Genovese (allora si potcnli e si riputati in mare) attribuiscono tulti i Testimonj esaminati , le attestazioni di cui si sono pi 11 sopra allegate , il nome di Genovese, col quale vennc cbiamato Colombo da questi Scrittori , che della vera origine di Lui non erano informati (i). (i) Per dar a divedere quanto facilmente aceader possa, chc una persona, »isvnia lungamente in istraniera conlrada , e passata ad allra vita lungi dalla sua Patria, venga credula, e si nouiini Egli slesso di Patiia diversa dal Luogo del suo nascimento , giovcra recarne un cserapio recente. L' Abate Oltaviano Guaseo , Scrillor di grido ed amico del Montesquieu , che cesso di vivere in Verona nell' anno 1781., nclla Iscrizione Sepolcrale postagli in quella Citla, dcttata da Giuseppe Torelli Matemalico ed elegante Scritloie , relehrato dal Cav. Ippolito Pindeniontc, vicn delto Pinerolese ; (Poesie Italiane con nlcune Prose Lntine del Sig. Giuseppe Torelli Veronese p. 112. Verona 1 -<)5. ). L* Abate Guaseo poi nel suo Tcslamento da me veduto si qoalifica Torinese. Ma il fatto sla , che nacque Egli ai 22 di Fcbbrajo dell' anno 1712. in Bricherasio, an- lico Feudo della nobile famiglia Cacherano nella Pro\incia di Pinerolo in Piemonlc, di cui Torino e la Capitale, come non ne lascia dubilarc la Fede Battesimale di Lui, chc ho sotto gli occhj , favoritami dal Sig. Abate Cache- rano di Bricherasio Cav. Gran Croce , e Primo Limosinicre di S. M. Tom. XXVII. I 5 1 1 4 BELLI PATRU DI COLOMBO §. V Due considerazioni inollre in questo propositi si vogliono fare , la prima , che nel Secolo stesso XV in cui nacque Colombo , Genova fu signoreggiata da I Marchcse di Mon- ferrato , e non gia in qualita di scmplice Capitano nomi- nato dal Comune , come pare che voglia darsi a credere il P. Spotorno , ma bcnsi come vero , Sovrano e per tale riconosciuto dalF Impcrio (i), L' altra v considerazione si e che , ollre a' pareDtadi per via di femmine della I'amiglia Colombo de' Consignori di Cuccaro , un Ramo della mede- sima Famiglia si stabili sin dalV anno 1 34 1 in Cugureo , come volgarmente si chiama Cogoleto nella Riviera di Ge- nova ( con somiglianza di nome , che diede origine ad equivoci ), Ramo che produssw uomini di mare di grido , cosa agevolissima a dimostrare , e che ben lungi dal con- traddire alia vera origine del grande Scoprilore del Nuovo Mondo, somministra nuovi argomenti per maggiormenle com- provarlo. Di fallo io non saprei quali prove piii precise e rigorose desiderar si possauo della provenienza di queslo Ramo r I i Pat tli Colom- Cugureo dal Ceppo de' Signori di Cuccaro, di quelle da boCap. X pag. ° . 9icq2eGiun- me allegate nella mia Dissertazioue e nelle Giunle alia me- ta IK pag. 223 , . c • i -l i-i i-i i i 22 4 . desima. be si desidera di vedere e di leggere le parole , lelleramcnte trascritte dal Sommario in Lingua Spagnuola V. Pocumcnli . . ° . N.»V. da me cilalo , e che io avea solto gli occhj^ compendiate ( i ) >> Princcps el Vicarius Imperii Genuae el orae Liguslicae = Pair, di Colombo Dissert. I. Cap. III. pag. 32 ediz. di Firenze. DEL C0NTE CALEANI NAPIONE Il5 anche in una Nota , stampala accaato all' Albero (i), di cui accadera ben losto di far menzione , sara facile it sod- disfare chi volesse ancora dubitarnc. La Cencalogia di qucsli Colombo di Cugurco, uon solamentc da a divedere l'origim; drllo sbaglio per cui da taluno possa esse re slato creduto C.enovese il niai abbastanza celebrate Crisloforo , ma spie. ga inoltre, come a bttoa dirilto potesse Egli vantarsi di nou cssere il primo Ammiraglio della sua Famiglia , e che per- sone del suo Casato avessero lungamcntc navigato in mare, c dimoslra piiva del lutlo di foudamenlo , sebbeo fian- chcggiala col uome del celebralissimo Lcibuizio, la suppo- sizione che quel Colombo , die scoufisse i Yencziani fosse )■ ?P°}. OTa ° 1 ' L. 11 Lap 111 un Francese , non il Crisloforo Colombo di Cugureo. pag. 8^eseg. Quaulo poi alia provenienza del Ramo de'Signori Colom- bo di Piacenza , derivati dal comune stipile , e sede antica della Famiglia i Consignori di Cuccaro , il P. Spolorno , per aver dimostrato , che del cognome di Colombo eranvi pressoche in tulta Italia Famiglie di ogni condizioDe , come e cosa cousueta rispetlo a tutli i cognomi , che } del pari che dal color della carnaggionc , dalla professione , o dagli (i) » Oiio rslos Colombos de Cugureo . . . decendjan de Fcrrario Colombo » de Cuccaro so preuva con las Eteriluras del ano 1347. que estan ea la » Pioca 11. ° i5. fol. 4.; y 5j. Col. a, y con la del ano i',5i. que esla en » la Pioca N.° 19. fol. 37., y con nuevo Testigos que cslau prescntados en b la dita Pieca n.° 19. Nota slampata a pie dell' Albero Genealogico co/iiato dal S-'g. Conte Vidua. 1 1 6 DELIA FATRU DI COLOMBO §. V animali pigliarono origine , il P. Spolorno , dico , dopo di avere cio diinostrato , deve eoncedcre , che per lo motivo che gia esistevano prima ncl Piacentino Famiglie popolari che porta vano lo stesso cognome, uon avesse percio divieto il Petrino Colombo Consignor di Cuccaro di recarsi ad abitare I'ai. diColom- in Piacenza intorno all' anno 1427. L' Investitura di quell' bo Dissert. I ... ., . . . ' . 1>. 89090. anno ( di cm avea gia avuto notizia dal Sig. JJarone ver- nazza ) e Y Istromento di Procura dell'anno 1441? spedito nclla mentovata Citla di Piacenza dal predetto Petrino a Ferrarino suo Fralello abitante in Cuccaro , provano ad evidenza , che questo Ramo , del pari di quello di Cugu- reo, discendeva dal Ceppo comune de'Consignori di Cuccaro. Aggiungero ora, che una Investitura conceduta dal Mar- chese di Monferrato a' Signori Colombo di Piacenza, quella stcssa , secondo ogni probability dell' anno 1427, fu fatla vedere al Preposlo di Tigliole Domenico Marchisio nell'an- no i55o, quaudo nel recarsi a Roma soggiorno in casa di que' Gcntiluomini di Piacenza , cui indirizzato lo aveano, come a loro Agnato , con lettere comendatizie , i Signori Giovan-Giorgio e Bonifacio Colombo di Cuccaro , del che V. Documenti tutto ne risulta da Attestazione giurala ed originale , che T\." IV art. i.° si potra , da chi lo brama , leggere in pie della presente Dissertazione. Ed in questo proposilo non sara inutile lo avvertire , che le prove Legali della provenieuza di questo Ramo di Piacenza da' Signori di Cuccaro trovansi pure com- DEL C0NTE GALEANI TUPI0SE II7 pcndiate in poche parole nella vecchia slanipn (i) dell' Al- bero Gcncalogico della Famiglia Colombo in Lingua Spa- gnuola , che incomincia dal Ferrario Colombo , e di cui sj e jria fat to uso piu sopra. Qui cade appunto in acconcio di ragionar dcgli Alberi SpotornoT.. II Genealogici , di cui fa luugo discorso il P. Spolorno , de- ,f£' e g~j pa8 " ridcndo , a buon diritto, quelli dettati da mera vauilu so- pra vane congelture , e su rumori volgari privi di fonda- nienlo. Ma Ira le Genealogie tessute a questo modo, delle quali pu6 bell'arsi in privato chiunque , e che nessuno ha impegno od interesse di conlraddire , e le Genealogie pro- vale legalmente , prodotte io causa d 1 interesse grandissimo, e che gli avversarj hanno intenzione d' impugnare , troppo grande e la difl'erenza che vi passa. Vi passa appunto la slessa diflerenza che vi ha tra le attestazioni giurate e giu- diciali di persone probe ed informate , come sono quelle, di cui si e fatto uso in questa controversia , ed i delli dcgli Scrittori , che raccolgono le voci sparse nel volgo , ragionando incidentemente di alcun fatlo. Inoltre le false Genealogie suppongono , che ve ne sia una vera, come la ( 1 ) » Que estos Colouibos de Plasencia . . . decicodan de Ferrario Colombo » de Cuccaro , se preuva con las Escriluras dell' anno 1427 - 1441 - 1479 >' que estan presentados en la Pieca n.° i5. I'ol. 52. 54. 55. j 57. y con » muchos Tesligos , que estan presentados en la Pieca n.° 17. V. pure quanto leggesi in fine dell' Esame originale de' Testimonj gia in ,' Oocumenli quel tempo trasci'itto dagli Alticoli del Mriuurialc del fatto. 1 1 8 DELLA FATR1A DI COLOMBO §. V falsa monela ne suppone una genuina , e ( se mi e lecilo di valermi di un troppo piu vcncrando escmpio ) come nios- trano i Maestri in Divinita , die le false Religioni, sono una prova tra tante allre , che una esser ne dee iofallibile c verace (i). Si vuole anche osservarc , che dal dimostrarsi in alcuna parte , e segnatarnenle nella parte piu da' tempi nostri lontana , falsa o sospetla una Genealogia di qualche illustre ed anche Principesca Famiglia , non se ne dee in- ferire , che sospetta sia quella parte , che alia eta nostra si avvicina. Perche infelle furono di favole , dettate dalla adulazione , le rimote origin! della Famiglia Visconli , e della Famiglia De-Medici ( per lacer delle Gencalogic degli slessi Monarchi piu antichi di Europa , in quanto si com- fondono nelle caligini degli oscuri Secoli di mezzo ) dovre- mo dire, che sospetti sieno gli Alberi Gencalogici che Pic- tro Verri insert nella sua Storia di Milano , ed il Galuzzj in quella del Gran Ducato ? Si vogliono distinguere , come cose affatto diverse, le Genealogie degli Scrittori Gencalo- gici , dagli Alberi Genealogici prodotti in Causa in contrad- dittorio di Av versa rj, provati con Documenti autentici, e con altre prove Legali , alio slesso modo che le descrizioni dei Fenomeni Celesti, Apparizioni di Comete, Eclissi e simili, (i) » II faut dire . . . qu'il y a des Tiais miracles , puis (jiril y en a tant •i de faux , et qu'il n'y en a de faux que par celte raison qu'il y en a des » urais : et qu'il n'y a de meme de fausscs Religions , que , parce qu'il y en n a une veritable := Pensdes de Pascal §. XXFU. Pense'es stir les Miracles. DEL COSTE G*IXVHI NAPIOSE 111) chc s incontrano presso i Cronisti volgari , da quelle regis- trate e precisamcnle fissale da dolti Astronomi col presi- dio della Scicnza piu squisita. Al mio ialcDto adunquc , senza far caso di tulti gli an- ticlii Sigoori di Cuccaro della Famiglia Colombo , che ab- biano ab anlico , e prima del 1200 possedulo quel Feudo, preme soltanto , che sia riconosciula per vera, giuridica, c debitamenlc provata la Genealogia risultante dagli Albcri prodotti nella lunga controversia , per il grandioso Maggio- rasco , in contradditorio di Avversarj che aveano il mag- gior intcresse d' impugnarla , e da essi in fine ammessa per vera; Genealogia, che incomincia da Ferrario Colombo, come slipite comune di Baldassarre Colombo, che prelen- deva quel Maggiorasco , e del celebre Cristoforo Institutore del medesimo. Che anzi, se diritlamente si riguarda, queslo Albero Genealogico prodotto da Baldassarre Colombo , non ii neccssario al mio assunto principale. A me basta quella parte di csso che comprende Cristoforo Colombo, qualifican- dolo Figlio di Domenico Consignore del Castello di Cuccaro. Non si e dovuto e non si dee peraltro trascurare anche nelle altre parti , e gradi di parentela per la ragionc detta piii sopra, che spiega diverse particolarita , e scioglie al- cune insussistenti obbiezioni ; e segnatamente per compren- dersi in esso i due Rami della Famiglia Colombo di Cuc- caro , stabiliti molto prima che nascesse Cristoforo scoprilo- re del Nuovo Mondo, uno ncl Luogo di Cugureo nella Ri- viera di Geneva , e 1' altro nella Citta di Piacenza. E p'osto- 12 DELL A PATRU DI COLOMBO §. V che si e tat cosa dimostrata con lultc le prove lcgali ammcsse dalle parti collitiganti conlro Baldassarre , nessu- na persona assennala vorra confondere l'Albero Genealogi- co, di cui si tratla, ricavato, ed annesso agli Atti di quella strepitosa lite agitalasi avanli ai Tribunali supremi della Spagna , colle Genealogie frulto della vanita, e dagli adula- tori e venditor! di fumo immaginate. i VI. Agnazione di Crisloforo Colombo coi Signori di Cuccaro ammessa, e riconosciula per pienamenle probata dai Col- it iganti per il Maggiovasco da lui instiluito Una considerazione rilevantissima, che rimane da farsi^ si e che tanto TAlbero Genealogico prodotto in causa con- certato cogli Avversari , e da essi ammesso, e l'Esame dei Testimoni , ( di cui per buona sorto ne e scampato dall'obli- vione,edalla edacita del tempo un volume autentico anzi originale), quanto ilSommario stesso ed il Memoriale del fatto, non sono nulla piu che sparse rovine di un molto piii vasto edificio. Tale chiamar si dee a buona ragione il complcsso degli Atti, e delle volurninose Scritture prodolte , ed alle- gate nel Sommario ; ne diversamente potca inlervenire trat- tandosi di causa cosi rilevante , agitatasi tra quei Magnati di Spagna durante il corso di tanti anni. Di questi Atti, di queste Scritture prodotte non ne abbiamo fuorche com- DE"L CONTE CU.EaNI NANONE 12 1 pendj , se ne eccclluiamo il Volume prcdcllo originale, che comprcnde le altcslazioiii giudiciali di molti Testimonj esa- miiiali in Monferrato. Ne si dee far caso , come fa il P. I s P ^ rn \ T ',v II Cap. All . Spolorno, die dal Sonimario stesso risulli di qualche op- p. i5o. posizione falla da taluno dei Collitiganli a Baldassarre Co- lonibo intorno al puiilo deU'Agnazionc col famoso Cristoforo; anzi T essersi prima da taluno degli Avversarj suoi messa in dubbio, quindi da tutli ammessa si fatla Agnazione, som- ministra un fondamenlo inconcusso per asserire , che un. tal punto erasi, secondo le piu rigorose regolc della Giurispru- deoza, provato, c dimostrato nel modo il piu conchiudente. A dimostrarc la verita di un falto, secondo le Legg;i, prova os . l . L. i3 C. de migliore non vi ha , che quella che si line dall'ammissione non numeral, degli Avversarj ; ammissione che risulta pienamcnle dal Con- t 2 j e con fes. I C 1 sulto del Sordi , di cui si e ragionato nella prima Dissertazio- e Q j umc ' ne, e dall' Autore della Allegazione stampata in Madrid nell' anno i5t)4 (1), contro le quali lestimonianze non vale il dire, come si c creduto di poter fare, che ricavatc sono da quanlo scrissero i Consulcnti, che deltarono Pareri in favore del Bal- dassane Colombo: pcrciocche, rivolgendosi essi unicamente a Irattare il punto; se alle Femmine discendcnti dalf Institutore del Maggioiasco preferir si dovcsse 1' Agnato nel grado (i) Pallia di Colombo Dissertaz. Cap. VIII. pag. 71. = Cum Paries Cul- » litiganles, non modo tacite consentiant , sed expresse admiltanl D. Baldas- » sarrem ut! talem. V. pure 1'Estrallo del Consullo del Sordi nel Capo X. pag. 73. e seguenli. Tom. xxvii. 16 122 DELL4 PATRIA DI COLOMBO §. VI men rimoto dall" Instilutore medesimo , e per consegucnte cosa manifesla , che sul punlo dell'Agnazione non rimaneva piu dubiela veruna , specificamente allcstandolo il Giure- consulto Spagimolo nel Luogo da m^ allegato. Che sc rimaner potcsse , a fronte di questa vcrita pa- tenle , dubiela veruna , convinccr dee afl'atto ogni persona disappassiouata quel luogo da me accennato del Ricorso del Conte di Gelves alia Regina di Spagna , per ottenere uu compeuso della Giamaica , Luogo che ora posso unire a quesle carte nella sua Lingua originate Spagnuola, tralto da una vecchia stampa favoritami dal Sig. Avvocalo Cal- taneo Archi vista Camerale, ed applicato al presenle a quesli Regj Archivj di Corte. Da questo Documento , a cui non saprei quale testimonianza di Slorico si possa contrapporre, appare chiaramente, che , non solo fu riconosciuto Baldas- sarre Colombo come Agnato di Cristoforo Inslitulore del Maggiorasco , ma il modo preciso in cui termino quella Lite rispctto al D. Baldassarre , dopo di aver litigato in Ispagna dall' anno 1 583 sino all' anno 1608 ; le innume- rabili Scritture da Lui presenlate , i Tcstimonj, Figliazioni, ed altri Istromcnti per provare V Agnazione predelta ; la ragione per la quale , cio non ostante venne escluso dalla Succcssione a quel gradioso Maggiorasco , che fu appunto quella del non essere Egli discendente del rinomatissimo Cristoforo, che chiamali avea soltanto i proprj discendenti ; e finalmente come, cio non ostante, in qualita di Agnato DEL CONTE CALEANI NAPIONE 12 J di Cristoforo , vcnncro a lui assegnali due mda Ducali , del pari che agli altri parenti di Lui (i). Del reslo, se non ahbiamo, sollo gli occlij le innumera- bili Scritlurc, che, quando il Conle di Gelves prescnto il suo Ricorso alia Regina di Spagna , esistcvauo piesso il Consiglio delle Indie, Scriltuie che formavano parte di (i) Ricorso di D. Pedro Colon de Portugal y Caslru , Almirante de las Indias , ddclonlado Mayor tie ellas , Vin/ue tie Veragua y tie In Vega Mar- ques tie Xamaica , Contle tin Oehes . Cavallero dell insigne orden del Tosson. tie oro , y Capilan General tie I' Armada Heal y Excercila del Mar Oceano c. 5. » Refierc llerrera lojo csso ( cita il luogo ill quello Storico ) remitieudose >i ol jui/.io del Real Cousejo He las Indias donde al tieinpo clie el escrivia » liligava D. Baltasar Colombo Conde y Senor de Curaro , quando en la » Casa dc Veragua , que foud<'> I'Aluiirante , avia fallado Yaron , si«ndo su » Mayorasgo de Agualion , y probo ser Varon de Yaron descendiente de » Lanza Coluinbo , Abuelo ilel Almirante fundador , y padre del Domingo , » dc quien I'ue hijo el Almirante , y todos descendientes de Henrique Co- » lumbo. La opposicion d 1 este Cavallero fue en 12 de Enero 1 583. , y duro » este pleito muchos annos , hasla que en 22. de Dizienibre 1608. anos se (1) Non dodici » did la lenula a D. Nuno Colon de Portugal, y en esta Sentencia , en ul 1'oppie , ■ • 1 1 -ii ii ^ come dice il » comprobacion del parcnlesco , articulado y probado con vcinle' Escrituras , p Snotorno » Tesligos , Filiacioncs , y otros Istruuientos , se le mandaron dar al dicho (pa;;. aSi( ) le- » I). Baltasar Coluinbo (1) tl>s mil Ducatos del sequestro come se biso con 8" lla '[ "" c '" area sbagliato; » otras perienles hi-mhras pretendienles , excludiendo a D. Baltasar por no ma J„ e m \\ n » ser descendiente del mismo Almirante D. Chrisloi'til que solo clamo a sus Ducali solian- >i descendientes , con que quedii la ascendencia de esta Sangre executoriada . °' somnla ° " ' * ' se non sulli- » con innumertibles escrituras . i/ne estan en dicho Real Consejo r= Dall Albero cicntc per 50- della Casa di Braganza iuserito alia pag. 236 del Libro intitolato Memorie slp " el ' wspese Storiche del Purtngallo (Torino 1682) risulta, che Giorgio Conte di Gelves. • 1 ;L, discendente da GioTanni I. Re di Porlogallo , I'u .Harilo d' Isabrlla Colombo. 12 i DF.LLA PATRIA Dl COLOMBO J. VI quel lungo c voluminoso Processo , abbianio pcrallro tanto che basta nclle asserzioni di questo potente Magnate di Spagna , per niodo , che, il voler rivangare i fondamenli della verita del falto di cui si tralta , e in sostanza inulile falica, atlcsoche pare che conceder si voglia che si possa inciter in dubbio cosa dagli Avversarj aramessa , e da un si autorcvole Magistrate definilivaraenle decisa j e talc fa- lica unicamentc da ISoi si e intrapresa per piu pieno ap- pagaracnto e soddisfazione degli Scrittori Genovesi ; lanlo piu che, posto tulto quanto sopra, non possiamo astenerci dal dire, che il Sig. Girolanio Sena, e gli allri A u tori del Ragionamento intorno alia Patria di Colombo, pubblicato neir anno 1814 negli Atti dcH'Accadeniia di Gcnova , dob- biam credere aver voluto piuttosto scherzare , che parlar da dovvero , dove dissero , che tulla la prova della di- scendenza di quell' Eroe dai Signori del Caslello di Cuc- carOj si riduceva ad una Lite perdu ta , e ad una Corle bandita in quel Castello. Non sianio Noi Avvocati di D. Baldassarre per ottenerli V Amiragliato dell' Oceano , colF Isola della Giamaica , e con tulte quelle onorificenze e ricchezze , che vi andavano unite. 11 nostro intenlo sol tanto era , e si e dinioslrare , che il D. Baldassarre , Consignore di Cuccaro , era Agnato di Colombo ; ed in questo particolare , e rispetto a questo articolo, come dicono i Giuristi, la Lite, lungi dall' esser pcrduta , e vinta , e vittoriosamenle vinla. D, Pedro della Casa Reale di Po'rtogallo , Cavaliere del Toson d' oro , e DLL COSTE r.ALEVNi NAflOUE 125 Generate per il Monarca dolla Spagna in Ilalia , non po- tea ne cavar vanita dal suo parenlado co' Signori di Cuc- caro, di nobilissiraa Schialta in vcro , ma non possessori di tali ricchezze da poter tfenef Corlc bandila nel loro Ca- slello per festeggiafvi un Signore si grande ; nc Egli go- dervi una Corlc bandila appropriala e conveniente alia sua grandezza. Conchiudcrcmo adunquc , che a que' Signori piacqae di scherzare quando cosi ragionarono. Particularila poi , non avvcrlita dal P. Spolorno , si e V.ipecialmcn- quclla che in piii luoghi si e da me provato , che gin , ^J^ p^" ma prima della nascila di Cristoforo Colombo, i Consignor! T) ' ss " 1 :. P - V. 1 ' 8 <)8. F.diz. ili del Caslello di Cuccaro erano venuli in basso stato , sia Firenze. perche , divisa in molli rami la famiglia loro , il Feudo erasi pur dovulo di^idere in piccole porzioni ; sia per Ie dissenzioni , che erano in quel Consortile , essendo nolo il volgar delto de' Feudisti Pragmalici , che Iddio avea fa I to i Fcudi , ed il Demonio i Consortili. Non si pu6 dire perlanlo per nessun conlo, come fa il P. Spolorno, che i Consignori di Cuccaro fossero potenti Baroni. Che i Geni- tori di Colombo , tutloche buoni in Virtu fossero di ristrctle ... r\ • Storie di D. fortune lo asserisce positivamente D. Ferdinando Colombo Ferdinando 11 . i .... Colombo Cap. nelle sue atone , ma asserisce pure che erano slati ndolli j[ (•„[ 3 v . al bisogno per caeione delle Guerre , e parzialita di Lom- . IZ '- ' ene " o r a 5 1 zia 1 fi- 1 [>ies- bardia, cosa che, ben lungi dallo escludere , suppone una 50 Francesco 1 r deFranccscbi. origine nobile e distinta. 120 DELLA PATRU DI COLOMBO J. VII. Storie di D. Ferdinando Colombo , ed Esaine delle Vi- cende dell 'Originate , e delle varie Edizioni della Tradu- zione I/a liana. Qui il luogo stesso mi amraonisce di aggiungere alcune osservazioni intorno alle Storie di D. Ferdinando , sebbene nella Prima Dissertazion mia , e nelle copiose Giunte dell' Illustre defunto Editore siasene gia a lungo ragionato. L' Originale in Lingua Spagnuola non si trova ne in Ispa- gna, ne in Italia, come si e provato ad evidenza. L' ebbe pero nelle mani il Sig. Baliano de' Fornari Gentiluomo Ge- novese. Avea questi fatto pensiero di pubblicarlo colle stampe in Venczia sia nella Lingua Casligliana , in cui era stato scrittOj come nell' Italiana, con intendimento di farlo tradurre eziandio nella Latina. Dovendo peraltro ritornar in Genova , ne lascio la cura al Sig. Gio. Battista Di Ma- rino , altro Patrizio Genovese , il quale , faltolo tradurre dal Sig. Alfonso Ulloa dalla Lingua Spagnuola nella Ita- liana , si pubblico quindi soltanto in quest' ultima Lingua nell'-anno i 5 7 i da Francesco de 1 Franccschi in Venezia. II sovraccennalo Sig. Gio. Battista Di Marino , voile che avesse gran parte in tutto quel negozio un suo dipcndente per none Giuseppe Moleto , che dedico poscia il Libro al »EL CONTE CALEANI NAPIONE I 27 Sig. Baliano de-Fornari primo possessore dell' Originate v i a Dedioat- delP Opera , scritla di mano , come dicesi del suddetlo D. ' ,e 1 lla •**«■ » ' 7 del 1571. Ferdinando. Perche non siasi stanipato 1' Originate in Lingua Spa- gnuola, e come siasi smarrito un cosi prezioso Documento, nol cercheremo Noi. Certo e che passo soltanlo per le mani di Genovesi , e persone di alto affare , i quali , se slirha- rono ( qualunque ne sia slalo il motivo ) di non dover pubblicar quelle Storic nella Lingua in cui furono scritte, pare che almeno avrclibono dovulo usare tutte le diligenze possibili aflinche non andassero miseramenle ed irreparabil- menle perdute. Non occorre di ripetere qui quanto allrove r a l S 'xn*pafl si e detto intorno alia interpolate , e mancante ristampa "° e se § e Giunta VIII delle Slorie di D. Ferdinando procurata dallo Stampalore p. 29', e seg. in Milano Girolamo Bordoni nell' anno 1614 , e dallo Stampalore medesimo dedicata al Doge ed ai Governatori della Rcpubblica di Genova. Che se il P. Spotorno inge- gnasi di scredilare 1' autorita dello Storico di Piacenza Pier Maria Campi , concedendo di buon grado a quel dotto Re- ligioso , che lo Storico Piacentino abbia in altri particolari preso errore , non temiamo di aflermare di bel nuovo , che , per quanto riguarda le due edizioni della traduzione Italiana delle Storie di D. Ferdinando , nessuno ragiono con maggiore esattezza e Critica di quello che abbia fatto il Campi. E un Canone di Critica troppo severo , per dir nulla di piii , il pretendere ? che avendo un Autore errato in 128 DELLi PATRIV DI COLOMBO §. VII alcuni, ed anche in molti parlicolari, nou debba piu esser crcduto in cosa vcruna ; c clie clii ragiona con poca Critica sopra alcun punlo , ragionar debba per si falto raodo so- pra tutti ; c Plinio , ed altri Autori eclebri antichi e ino- derni , non sarebbono piu di verun tiso , se ragionar si dovesse con qucsla norma. Opera adunque di avveduto Critico si c il saper dislinguere negli Autori i fatti veri , dai falsi , allerali , o sospelti , ed i ragionamenti conchiu- denti dagli crronei ; le fondale e plausibili congctlure, dalle ideali all'alto cd immaginarie. Se intorao al punto princi- pale di cui si tratta , vale a dire sulla Pallia di Cristoforo Colombo , il Campi sbaglio , qualche scusa mcrita ci6 non pertanto , allesa la vera e provata parentela di Lui con un Ramo della propria famiglia sua , clie , come si e di- mostrato piu sopra, esisleva in Piacenza , onde il Tirabos- chi medesimo propendeva a credere Colombo originario Piacenlino. Troppo maggior caso fa poi del Cainpi il celebratissimo Muratori nella Prefazione ad Antonio Gallo , ed all' opus- colo di Lui intorno alia Navigazione di Colombo , dicendo, che, non ostante 1' asserzione di esso Antonio Gallo, non si dovea trascurare , quanto ne avea scritto il Campi nella sua Sloria della Chiesa di Piacenza (i) , tanto piu che (2) Mural, in Praef. ad Corneal. Jul. GalU R. I. Tom. XXIII. pag. 2,^3. ,. Attamen negligenda non sunt quae Petrus Maria Campius Tom. III. Hist. » Ecclcsiae Placentiuac disseruit de Patria Christopbori Columbi. Uunc enim » bouorcm Plsicentiae tribueadum , el ipse conteudit. DEL CONTE CAIXAXI NAPIONE 1 2 O, queir Opuscolo del Gallo , pubblicato per la prima volla R j j ltm nella gran Racrolta delle cose d' Italia snpra un Codico Xx " r " "'"' Genovese , piu di due Secoli dopo die 1' Aulore In a\ i scritto , il Bluratorl mcdcsirno confessa elic era corrolto , aggiungcudo averne emendati quegli errori clie gli era \r- nuto fallo di scoprirc , c che lasciava ad altri usar dili- genze maggiori. II fatto sta che Antonio Gallo parlarulo di Colombo ripete le parole medesime del Senarega , di cui si e ragionato piu sopra , cosa che da fondatissimo motivo di sospcttarc , che sieno state intruse dal Genovese Ani- manuense , e che in entranibi si trova quella palpabile contraddizione, clie Colombo ed il Fratello, ne' loro primi anni fossero cardatori di lane, c che, negli stessi loro anni pue- rili, studiasscro Lcttere. Dal che tuttosiscorge manifestamente che il Muratori, ne tene\a |>er inconcussa 1' autoritu degli Sto- rici Gcnovesi, ne in si poco concetto la Crilica,almeno in que- sto particolare, dcllo Sciiltor Piacentino; ed io sono sicuro, che, se i due famosi Estensi Bibliotccarj, il Muratori ed il Ti- raboschi, avesscro potuto aver sotto gli occhi iDocumenti Mon- i'errini, avrebbero in favore del Monferrato giudicata la tanlo, e forse piu del dovere, dibaltuta Causa della Patria di Colombo. Ma per ritornare alle Storie di D. Ferdinando , lascio da parte il sospetto di taluno , che sopra alcune Memorie veramente dettate, e raccolte dalle Relazioni del Genitore da esso D. Ferdinando di Lui Figlio , cadute nelle mani del Fornari , siasi , o dalF Ulloa traduttore di molte cose dallo Spagnuolo , o forse dal Moleto , tessulo un nuovo Ton. xxvu. 17 l3o DELIA PATRU DI COLOMBO §. VII Lavoro , intitolandolo Opera per intero di D. Ferdinando, e nii restringo ad osservare , che , mancando 1' originate Spagnuolo irrciiiissibilmente perduto , ed essendone la Tra- duzione stala pubblicata da "Patrizj Genovesi , o da clu volea catlivarsene le buone grazie , ed essendo la seconda edizione del Bordoni dell' anno 1614 diversa dalla prima del 1 5 y 1 , mancanle e manifestamente alterata , ne deri- vano queste conseguenze. Primieramente , che nelle cose iudifferenti , e che non riguardano il punlo di cui si tratta, vale a dire Pongine e la Patria di Cristoforo Colombo, non vi ha ragione per dubilarue della verita , ma che la cosa non procede cosi, in tut to quello che concerne si fatto punto- L' essere state procurate entrambe le edizioni da dipen- denti di que' Gentiluomini , T essere dedicata la seconda edizione alia antica Repubblica di Genova , lo essere stata quest' ultima troncata , ed in alcuni punti soslanziali va- riata , e lo essersi finalmente smarrito F originale in Lin- gua Spagnuola , che altronde si assicura che esisteva nelle mani del Sig. Baliano De-Fornari, sono tutti argomenti da far ragionevolmente dubitare , che 1' una o 1' altra edi- zione , o per avventnra entrambe della Traduzione Italiana non sieno, in questi particolari della Origine e della Patria di Colombo, esatlamente conformi al Teslo Spagnuolo di D. Ferdinando. L' altra couseguenza troppo obvia da dedursi si e questa, che , incontrandosi in que' Libri asserzioni , le une delle quali favoriscono 1' opinione degli Scrittori Genovesi , e le DEL eONTE GALEAKI NAPIONE ]3l nitre vi sieno contrarie , si dee prestar fede a preferenza alle contrarie sul punlo di cui si tralta. La ragione nc e manifesta. Siccoroe non si pud supporre in verun modo , clic D. Ferdinando , in cosa cosi rilevante , qual era la Patria del suo gran Genitore , siasi apertamente conlraddetlo, e siccome e indubitato , clie quelle slarupe della Traduzione delle sue Storie furono direlte da dipendenti da Gentil- uomini Genovesi , e dallo Stampatorc Bordoni , che alteru cziandio la .prima stainpa , pcrcio ogni regola di buona Critica persuade doversi credere alterati piuttosto que' Luc- ghi clie sono favorcvoli alia opinione de' Genovesi , che non quelli clie le sono contrarj, e che per isbaglio sfuggi- rono all 1 occhio degli Editori , e che per conseguente si debba prestare a preferenza maggior fede a questi ullimi, come quelli , che essendo rimasti incorrotti , presentano i sensi genuini di D. Ferdinando. Con questa base pertanto crederemo a D. Ferdinando siorie di 1). dove, dopo aver detto che men certa e conosciuta era la,- er "" aa _. ' I Cap. 1 p. a i.° Patria del grandc suo Gepilore , annoverando quindi i Luo- ghi ne' quali si diceva senza fondameuto , che avesse Egli sortito i nalali, nomina, e per conseguent£ esclude espres- samente da quel vanlo, la Cilia di Genova cziandio: piut- tosto che a que' ccrti versi scritti in uu Mappamondo , che si dice presenlato ad Enrico \'II Re d' Inghilterra dal suo Fratello Bartolommeo Colombo, dove si qualifica Genovese con quelle parole Janua cui Patriae est nomen , versi H- 'b'' 1 - Cap. , ,-, . , ,. , . . XI p. 3i r.° non senza ragione sospetti al Campi , ehe n crede mtrusi 1J2 DELLA PATRIA DI COLOMBO J. VII nelle Storie di D. Ferdinando. Senzache , lasciando anche stare che fiartolommeo Colombo poteva dirsi in Inghiltcrra Geuovesc, del pari die Cristoforo in Portogallo, ed in Ispa- gna , come si e dimostraLo sopra , massimaixiente presen- taiulosi a quel Re come uomo di Mare, ed offerendogU un lavuro , che poteva giovare cotanto a chi meditava e pro- poneva sul globo Terracquco nuove grandiose scoperte , lasciando , dico , questo da parte , si vogliono fare intorno a quc'versi alcune considerazioni, anche ammellendo ed i vcrsi , e quanlo si allega come scritto da D. Ferdinando in quel proposito per genuiuo ed incorrotto. Che ne sia il vero, que' versi nou possono essere opera di Bartolommeo Colombo , attesoche quantunque rozzi ed 'ineleganti , non potevano mai dellarsi da chi era aflalto ienaio di Lettere Latine secondo che in quel luogo mede- Sloria di D- f , n ° Ferdinando simo D. Ferdinando asserisce che fosse Bartolommeo Colom- loc. cit.fol.3i. , i-i 11 l- »i i Ijo , ma bcusi sollanto esperto nelle cose di Mare , e che sapea far Carte da navigare e Sfere, ed altri istromenli di quella Professioue •, tanto piii che quei versi , non solo sono deltati in Lingua Latina , ma fanno pompa di erudizione, cilandosi in cssi Strabone , e Tolomeo , e Plinio ed Isidoro. Inoltic quesli versi, di cui non puo essere, come e detto, Autore Bartolommeo Colombo , non si pu6 nemmeno ac- certare che realmente fossero scritti sul Mappamondo , che dicesi presenlato al Re d' Inghilterra , e che per conse- guenle , che sieno stati dettati secondo V intendimento di csso Bartolommeo fbbbricatore di quella macchina. Di fatlo DEL CONTE GA.I.EAM SAPIONE I 33 D. Ferdinando non vide quel Mappamondo , e neppure al- lfga la testimonianza di alcuno , clie abhia veduti i versi di cui si tralta, scritli sonra il inedcsimo : dice soltanto, D - F<*\ ,oc - ' V . ' ciUalfofel r." che avendoli trovati tra le sue Scritlure ( che non e chiaro bene , se iulenda parlare delle Sciitturc di Cristoforo , o di quelle di Bartolomraeo ) gli avca posti piuttosto per antichita, che per allro. Star si dee adunque a quanlo as- scrisce negathamenle D. Fcrdiuando medesimo, che Genova non era la Patria di Cristoforo Colombo, che non all' ignoto Autore dci sopraccennali versi per avventura intrusi , in cui si fa dire esser Genovese il Fratello di Lui Bartolom- meo. Seguendo questa stessa rcgola crederemo pure a D. Fer- ■,..,,,.. D. Ferd. loc. dinando, dacche positivamente lo afferma , che fossero pa- cit.Cap.Ifoi.z. rcnti di Colombo que 1 due valorosi uomini di Mare , di cut fa menzione il Sabellico (i), il secondo de' quali vorrebbe il P. Spotorno che fosse un Anna tore Francese, per lo solo motivo , che il celcbratissimo Leibnizio sbaglio la seconda volta , volendo correggere il suo primo errore. Crederemo pure a D. Ferdinando , che sebbene nato non fosse Colombo storie di I). Ferd. fol. 2. r." eCap. llfol. 4. (1) Ili.iloria del S. D. Ferdinando Colombo Crip. V.fol. 10. — Quanto al » principio el alia causa delta venula dell' Ammiraglio in Ispagna , el di «>• » sersi Egli dato alle cose del mare ne fu cagione un uonio scgoalalo del suo >• nome (Cristoforo) el Famiglia chiamatn Colombo, mollo noniinalo in mare ... » in compagnia del dello Colombo giorane 1" Ammiraglio naiigaTa, il che fe » lungainentc coc. 1 3 4 DELL A PATRIA DI COLOMBO J. VII nella Cilta di Piacenza , erano peru in quella Cilta alcune onorate persone con Arme e Lellcre di Colombo ; e che parenti suoi erano eziandio i Colombo di Cugureo ( o Co- golelo come voglion dire ) , il che tulto mirabilmente con- corda colle prove giudiziali allegate sopra , colle quali si dimostro il grado preciso di parenlela di que' due Rami delta Casata de' Signori del Castello di Cuccaro , stabiliti appunlo in Piacenza , ed in Cugureo. Siorie di D Credcremo eziandio a D. Ferdinando nel dire che fa , Ferd. Cap. II c | ie Colombo nella sua picciola eta imparo Lettere e studio lol. 4 c si's;, e l l Cap. Ill lol. 7 in Pavia tanto che gli bastava per inlenderc i Cosmograli, onde D. Ferdinando , in quel luogo delle sue Stone , alte- rato nella edizione del Bordoni , a ragione si sdegna con- tro Agostino Giustiniano perche nel Comento sopra quel verso del Salmista In omnem (errant exi\>it sonus eoruin il tratto da meccanico : perciocche , aflermando Egli aver Cristoforo Colombo ne' suoi teneri anni imparati i principj delle Lettere , e quindi nella eta piu adulta essersi dato all' Arte di navigare , e cosa manifesta che non esercilo Arte meccanica e manuale , come riflette lo stesso D. Fer- dinando ; contraddizione , che gia si e rilevala nel Sena- rega , e nel Gallo. Seguendo la stessa norma sopraccennala, presleremo pure piena fede a D. Ferdinando dove dice, che la cagione per cui Colombo si diede alle cose di mare fu un uomo se- gnalalo del suo nome ( che si dee intendere nome Balte- simale , vale a dire Cristoforo ) c della sua Famiglia che DEL C0NTE CALEANI NAPIOSE ' 103 avca sollo il suo comando una poderosa Arraala IVavale ed S(orie c]i n era chiamato Colombo il Giovane, a diflferenza di nn altro ^ erA - Caf> " V fol. 10, e r." Colombo , che avanli era stato pure grand' uorao per mare; del quale valoroso personaggio, non avendo fatta menzione il Giustiniani , ne atlribuisce D. Ferdinando il motivo ac- cioche nou si sapcsse , che la Famiglia Colombo non era tanlo oscura come Egli dicea. Di questo celebre Crisloforo Colombo , delto Colombo il Giovane, Zio-cugino ed I n s4 i - tutore nella Marineria dell' ollremodo pi 11 famoso Scoprilore del Wuovo Mondo , nulla si dira di piu da ISoi , essendos' piu sopra dimostrato il grado di parentela , che passava tra Lui ed i Signori di Cuccaro, da cui i suoi Maggiori erano diiamati prima di stabilire la loro dimora nel Luogo di Cugureo. Non ripetercmo nemmeno qui quanto aculamenle venne osservalo rispetto all' epoca della Batlaglia seguita al Capo di S. Vincenzo dall' illuslre Editore della Prima Palria di Co- DisserLazione , poiche siamo ccrti , che chi vorra farsi a lombo Giunia 11 , IHp.zi juseg. lcggerlo, ne rimarra pienamente appagato. Due cose osserveremo unicamente. La prima , che , posta la parentela col Ramo dei Colombo stabiliti in Cugureo , si spiega come Cristoforo Colombo , sebbene originario e nativo del Monferrato , abbia potuto asserire , in una sua Lettera riferita da D. Ferdinando , che il suo traffico e dc' suoi Maggiori era stalo per mare, massimamente , che c ^ "l iol'" vi ha motivo di credere , che Domenico Padre di Lui , e Cugino di Colombo detto Colombo il Giovane , trafficassc pure nella Riviera di Genova. La seconda , che non fu uu l36 BELLA PVTIUV Di COLOMBO §. VII vanto menzognero il suo ( come , faccndo un insignc torto a quel grand' uomo, si stippone ) quando scrisse in una sua Lettera alia Nu trice del Principe D. Gievanni di Castiglia in precisi termini , sccondo clie attcsta D. Ferdina ndo : lo I). Fi-,.1. loc. ' cii. fol. 6 r.° non sono il pruno Ainnuraglio delta una Fanuglia. Dal complcsso poi di quanto narra D. Ferdinando nelle sue Storie , sebbene ne abbiamo soltanto una Traduzione in Lingua diversa da quella in cui furono scrittc , e stampe passate per le mani , di clii , sul punto di cui si tralta , era inlercssato ad alterarle , e clie le altertt di fatto nclla cdizione del Bordoni , contuttocio si rileva , clie esse I). Ferdinando era persuaso, che illuslie fosse la sua Famiglia, tultoche il Padre del Famoso ' Cristoforo fosse venuto in basso stato ; c cio non lanto , per ragion del conlenulo nella sopraccennala Lettera alia IVutricc del Principe di Castiglia , quanto perche , dicendo , clie i Genitori di Co- lombo per le guerre e parzialita di Lombardia erano stali ridotti a poverta ( per lasciar da parte , che cio porge anche indizio , che fossero originarj di Lombardia , od al- meno de'eonfini dclla Lombardia e del Genovcsato ) e chiaro argomento , che una volla erano gli autenati loro facoltosi : dappoiche , Tas5o Gems. " siccome il folgore non cade Cap.MISt.9. )( j n j )asso pj au ma su y eccelsc cime , cosi le guerre, c le parzialila di Lombardia soltanto per- sonaggi distinli, c Gentiluomini polcvano ridurre a poverta, non persone gia povcre e di bassa si'era. DEL CONTE CALE.vNI NAIM0NE 1^7 Del resto e cosa consuela , die quando un Gentiluomo di ristrette fortune vienc per suo valore in alto stalo , e giungc ad acquistar ricchezze , e dignila cospicuc , massi- mamente psi se straniero, 1' invidia degli cmuli, die Danle cliiama specialmcnte dclle Corti Vizio , s' ingegna di avvi- lirne, contro la vcrita, 1' origine. Di qucsto vizio due famosi esempj giovera acccimarne, pcrche patrii. Sisto IV, e Giuliu 11 Soinmi Pontefici, da molti Scrittori si dicono nati di cou- dizione abbielta nel Villaggio di Albizzola presso Savona. Ma il eelebre Canonista Anastasio Germonio , Arcivescovo di Tarantasia , cd Ambasciatorc in Ispagna per lo Duca noslro Carlo Enianuele I , non solo riferisce 1' origine di que' due Sommi Pontefici , e dei Duclii di Urbino alia no- bilissiraa Casa de' Signori Delia Rovcre Torinesi , e nc reca in mezzo i Documenti, ma dimostra, che il Ranio di que 1 Signori , die si trasfcri in Savona godetle in quella Cilia tuttc lc dislinzioni delle Famiglie Palrizie , ed addita P origine della falsa voce sparsa , die il Villagio di Albiz- zola fosse la Patria loro ; voce nata secondo il Germonio, dacche cola i loro anlenati , (come inlerviene segnatamenle in occasione di pestilenze ) alle possessioni loro talvolta si ridussero (i). In ordine poi a Sisto IV, da cui ebbe principio (3) Anasl.Germonii Tract, de InduUis §. magms n. n. 12. i3 . e seg. opera omnia in fol. flornae Torn. I. /> che leggesi in un Libro, il quale non i altro salvo la traduzione di un origi- nate che non esiste, e traduzione alterata ed interpolata, non sempre autorevole ' :"orelli Let. a a giudicio del dotto Abbate Jacopo .Morelli , e che non si puo discernere se p ; . c f al lesto original? corrisponda. lombo. Prelaz. P. \ l4'| BELLA rATlUV DI COLOMBO J. VllI del iNuovo Mundo asserisce di essere venuto da lontanissimo Pacse a servire i Monarchi di Spagna (i). Quale occasionc piu propria di nominar Genova Cilia si famosa noo era niai quesla se Egli veramente vi fosse nalo ? Del non aver nominalo Cuccaro, ignoto Castello in Ispagna, possono allc- garsi molli molivi ; nou cosi di aver laciulo di Genova. In somma da quei Privilegj non si raccoglie in nessuua ma- niera, che Colombo fosse Genovesc, cd anzi non se ne pud cavare il menomo indizio Per quanlo appartiene alle Leltere, che si sono anncse a 1 Privilegj, ma che nulla han da fare con essi, e che non fanno parle del Codicc, ho pure avulo tutto Tagio di csa- minarle minutaraenle , e di farle esaminare da persone in- telligent!. Genuiua si e quella dicoroplimcnto del Re di Spa- gna al Doge Odcrico ; ma quesla Lellera, scritta da quel Monarca quando P Odcrico era Doge nell' anno i566, ed in cui non vi ha il menomo cenno di Colombo , e un Mo- numenlo onorevole per quella famiglia, estranco aflatto alia quistion noslra. Rispelto alle altre Leltere , oltre agli ar- gomenti per crederle apocrife ricavati dall' intrinseco di esse? (i) » Un Varon tan industrioso, que de tan longuissima llerra vino hazer » Ian senalado y alio servicio a S. A. Scrittura intilolata Un Escriplo de Declaracion de las paries que partenecen al Almiranle de las Indias fecho contra la Declaracion de S. A. = contenula nei Privilegj. DEL CONTE CALEAHI RAFIONE 1 4 ^ e che si possono vcderc nella prima Uisscrtazione , e nelle Di „ crt j Giunle , aggiungero al presenle quelli che si ricavano dalla l22 t - ,< J llll "<- 00 01 1 p a „ 3 OI eseg. forma cstrinscca. ep. 3 1 3-3 1 4 . La carta sopra cui sono scritte c rcsa oscura mcdiante una tinta, che si ravvisa artificiale, oncle farlc compaiir vec- cbie quando furono prcsentate ; come pure sembrano arti- hciali, ad uno stesso fine, e le tarlature ed i rapezzamenli. Allerato poi ne scmbra ad uno stesso oggetto il carattere, e qnalche storpialura , scrivendosi a cagion d' esempio Iiigo iu vece di Odcrico. Mancano di sigillo , essendovi in una di esse nel Luogo del Sigillo una macchia fatta con tinta rossa , per dar a credere che siasi smanilo. Ma che si dovra dire ilclle stiane sigle d 1 ignolo significalo , e della sottoscri- zione di Xpopherens? Di questa trasformazione , parimente slrana, del nome di Crislofuro non si trova ne indizio ne ves- tigici nellc Storie di D. Ferdinando, ne in altro Scrilto ante- riore ad esse, e segnalamenle nel Tilolo anlico della Letlera, e'nella Lcllcra medesima di Colombo ripubblicata dall' Abate Morelli, rajiionc per le qnali lo stesso eruditissimo Morelli , . „ . , ,. . . , ..Morelli Prcf. e senza entrare in piu particolare discussione, non esito di iibLcttera di qualificare le Letlere di cui si tratla di sincerita non ab- oomo P- • bastanza comprovata; e ragioni che danno fondato motivo di credere , che sieno uscite dalla stessa ofliciua del Codicillo preteso di Colombo inscrilo neU"Ufliciaolo divolo, che si con- serva nella Biblioteca Corsini stato csaminato in Roma dal Sig. Baronc Vernazza. Tom. xxvn. 19 146 DELIA PATRU DI COLOMBO §. VIII Rispctto a questo Codicillo, che da taluno si vorrelihe far credere Legittimo e sincero , mi rimetto a quanto gia dal menlovalo Sig. Barone, nella Lettera che forma la Gianta X, se ne e ampiamente scritto , ed a qnello, che iutorno alle nuove osservazioni del Sig. Franzone, sento che nuo- vamenle pur Egli pensi di scrivere , il che fara Egli al certo con quella perizia di Arle Critica, esattezza, ed eru- dizione che e sua propria. (1) (1) Mentre si slava preparando per la stampa questa Dissertazione II ( cosa che , atlese Ie altre occupazioni mie, non si era polulo far prima, sebbene sia slata Iella all' Accademia nostra due anni souo ) passo ad altra vita ai i3 di Maggio di quest' anno 1822: il Sig- Barone e Cavaliere Vernazza Segretario della Classe di scienze Morali , Storiche e Filologiche della stessa Reale Acca- demia delle Scienze, Personaggio eruditissimo , che tu in corrispondenza con tutti i piu chiari Letterati d Italia, c degno di perpetua ricordanza, particolar- mente se non allro , per Ie copiose notizie somministrate al celebre Tiraboschi riguardanti la Letteralura Piemontese, del cheoltremodo grali esser gli dobbiamo noi tutti. Ollre al rammarico grande che prOTO per la funesla perdita di persona da me conosciula e traltata sin da primi niiei anni, mi incresce, ed incrcsccr dee a chiunque coltivi ed ami Ie Letterc, che resti privo il Pubblico dei frutli , che sperar si potevano ancora, non ostante la sua grave eta, Tegeta perallro e robusta, dalle sue dotte fatice ; e sopratutto che ci manchino le nuove Os- servazioni sue , che io mi lusingara che avrebbe deltate intorno a questo sup- posto Codicillo di Colombo. Ecco, che ogni volta piu si verifica quello che si r. delto in principio di questa Dissertazione , che pare siasi voluto aspettare a scrivere contro I opinion inia, quando non si potesse piu rispondere. Di falto, di trc persone , che (non ostante la piii che Filosofica indifferenza della niag- gior parte de' nostri Piemontesi , ancbe Letterati ) concorrevano a sostenerla t rimango io solo , come solo io fui da prima ; e quello che e piu , sotto il peso degli anni e di cure disparatissime da si fatti studj. Giova peraltro spe- rare, che, per quanto concerne it Codicillo di cui qui si fa cenno, non manchera DEL C0NTE GALEAHI NAPIONE 1 47 Non occorrerebbe poi di far piii parola del Memoriale preseutato alia Regina di Spagna dal Duca di Beragua essen- dosene bastantemenle ragionato nella Dissertazione I , e nclle Giunte ; ma dappoiche- il P. Spotorno mos'ra tlubitare, j „""<-,;„„ f a ' che non sia slalo fedelmenle trascrilto ci6 che in esso si Vf P a 8- a i 6e scg. contiene, relativo alia Pallia di Colombo , ecco il Teslo , Spoinrno pag. e le parole precise , che il P. Spotorno desidera di vedere nella sua integrita , copiate nella sua Lingua originale = « Esta el Castillo de Cuccaro(quea pesar de la rebuclla » del tiempo y gwerras permanecio siempre en esta famigliax » en la Com area de Tortona , d' onde se estendia su se- » norio , en el qual se aloxo el Duque Suplicante , y a » toda la Gente con que servia en Milan , recognoscido y » agasajado de su Conde , come originario de su Casa de » que salio tan illustre rama, come Almirante Colon = al qual Testo aggiungero ora un altro Articolo di quel mede- simo Memoriale, che si c il seguente = y auque con tantas » dotes personates y divina elecion , no era necessaria la » noblcza de los ascendienles, no quiso Dios qne nada le » faltasse para ser idoneo istrumento de cosa tan eroica , (6) " ( (x ) Consia » toelo del » porque lo excogio de la ilustre y antigua Casa, sangre >. Pleiio. *?gionam.« ' rr ' i tip gig.i Serra, da parte che in un lungo Liligio di pareccbi anni, potreb^ CarregaePiag: gio. bono da prima aver mosse diflicolta rispclto a tale Genealo- Mouunienii p. gia A con ammetlcrla quindi in fine della Causa , come Than- 7 no infatti ammessa , cio che piu importa si e, che avendo lclla tutta quella Relazione , la quale non e altro fuorchc un Eslratto del Sommario , non vi ho saputo trovare, che dai Conti di Gelves siasi , in qualche epoca anleriore, rigct- tata la Genealogia , di cui si tralla Rimane ancora da parlarc di alcune minute, ed apparent! contradizioni, e particolarita riguardanti le varic epoche ed evenimenti della Vita di Colombo , di cui si e voluto far caso, in ordine alle quali non faro altro, se non ripetere cio, che, in materia sacra, e di sommo rilievo, osservd il Geno- vesi , dell' autorila di cui si prevale altrove il P. Spotorno. Questi , dopo di aver riferito le obbiezioni dei miscredenti dedotte dal non concordare sempre gli Evangclisti; dal nar- rarsi da taluno di essi fatli da altri taciuti ; dal diverso modo in cui si esprimono ncl riportar le parlate medesime del Salvatore , e dalla diversita nella di Lui Genealogia , per rispondere vittoriosamente a tali diflicolta, premette, che ciascuno degli scriltori Evangelici, non ha inteso di scrivere l5o DELLA PATIUA DI COLOMBO §. VIII minutamentc ogni dclto c fatto ; e che il piu hello argo- menlo, che parecchi Scriltori coDtemporanei , che scrivano le medesirae cose, non si copiuo I' un 1' altro, ma tutti sieno originali , si t- anpunto la varieta di certi fatti di certe mi- Genovesidelle . . Scienre Mela- mite circostanze, che in essi si rinvengono. Conchiude quindi, fisiche. Teolo- . 1 • 1 1 • 1 i in 1 • gia Cap. A II che, non potendosi dubitare del grosso, e della sostanza del pag. 227. p ;ilt j ^ ^ CQSa assuri j a j[ volersi appigliare per discreditarli a eerie questioncine Cronologiche, Genealogiche, Geografiche, e di certe piccole storiette e circostanze di quelle , nelle quali per la distanza de' tempi non e possibile di non avvi- lupparsi. Avviene di fatto ( riflette iogegnosamente il Geno- vesi medesimo ) , rispelto al nostro intelletto, come de' Corpi riguardo agli occhi , che la distanza ci toglie la vista di certi piccoli angoli , e prospetti. Si vuol dunque riguardar il grande , e non peidere il tempo nelle minuzie. Anche il Pascal da queste apparenti contradizioni degli Evangelisti ne cava un argomento per la verita della sostanza delle cose. Per quelli che sanno ragionare , dice Egli , dalle Pasc. Pensees m p , S- XVIII. due Genealogie di S. Matteo e di S. Luca risulta ad evidenza, che non iscrissero di concerto ; e, molto prima del Pascal D. Ambios. e del Genovesi, il Santo Padre della Chiesa Ambrogio avea os- Comeni m servato , che la diversiti che si incontra nella narrazione N.» i^.e 148. di una cosa stessa tra S. Giovanni Evangelista , e Y Evan- Ton.. I. Part. . . . ■ . alt. pag. 1 r. :'.6 gelista S. Luca, nasce dacche S. Giovanni parlo in modo Ediz.dei Mau- . ... ,, „ v . c t /•••■« rini dciianno a ' to e sublime , el Evangelista S. Luca in una loggia piu adatlata alle idee usuali degli uomini. Ora , se e lecito il far paragone di cose cosi venerande al caso nostro , tali BEL CONTE CALEA1U NAPIONB I 5 1 sono certe difficolta , che s 5 incontrauo intorno ad alcune epoche della vita di Colombo , ed in alcune minute par- ti cola ritii , che lo riguardano , massimamente che, in cosi lunga Controversia forense, moltissime furono le carte pro- dolte dai Colliliganti , e che non si hanno tutti i Docunienti che conteneva un si voluminoso processo , essendosi pero per buona sorte conservati tutti quelli che, abbondanlemente il punto priucipale ad evidenza dimostrano. Del rimanente, prima di por termine, non sara inutile lo L ayeia p alr ; a avvertire, che il Si°;- Franzone non pud approvar quel tratto, „ a ' c " slu|o ''° ' ° riii ' Colombo pag. che Egli urbanamente accenna essermi io lasciato fuggir >5e 16. dalla penna , in cui dico, che quando furono grandi i Geno- vesi in mare , il furono in parte mediante il coraggio e Dissert. I pag. T ingegno dei Piemontesi. Ma , lasciando da parte cio che asserisce il Denina, che molli uomini delle Provincie del Pie- , , .. , . .. , . _ Denina Inst. monte e del Monterrato , navigasscro allora sopra legni L»eno- j- Italia T. II vesi, se il Piloto, a cui venne indirizzalo il Giovanetlo Co- Ef s '. ,zz ' , 7 ' lonno 1769. lombo coi Fratelli , nel recarsi che fece a Savona , era della sua Contrada , ed in quella Citta facea la sua residenza , se il suo Zio-Cugino, valoroso e potente Armntore , uomo, celebre in mare, era di un Ramo della stessa sua Famiglia, stabilitosi in Cugureo , o Cogoleto che vogliamo dire ; se lo Scopritore del Nuovo Mondo navigd con Lui, e da Lui apprese la pratica della Nautica ; se il medesimo Cristoforo su Legni Genovesi visse lungamente , e lungamente navigo a tale di essere tenuto volgarmente per Geuovese, pare che dir si possa che i Piemoulesi contribuito abbiano almeno in parte alle glorie dell' antica Marineria Genovese. 1 5a DELLA PATMA DI COLOMBO Nc accade di far le ineraviglie che i Picrnontesi trafficassc- ro nella Riviera di Genova , e vi portasscro panni lani dacche si linn no Docuaienli antichi cd indubitati di si falto Uaflico sin dal 1273; quando il Comune d' Asti raosse guerra V Cronisti coalro d R e di Nnpoli c Conte di Provenza Carlo d'Angio, per Piemonu-M, o aver cerl ; poieiiti Feudalarj , favoregeiati dal Siniscalco Vile eil Elogj r ' ' °° d' illustri Ita- Francese residcnle in Alba , predato venti torselli , come lianiT.IIpag. . .„.,.. . . .- 85. allora chiamnvano di panni, e venti lasci di tela, die 1 Mer- oataati di Asti spedivano a Genova-, e che in tempi posteriori, seguatamente ia fine del secolo XVI, dalla sola Cilia di Pine- Cbicsa Corona ro -] SCCO ndo che attesta Monsignor della Chiesa Scriltore Keaie loui. I ... pag. i.,o. contemporaneo , si fabbricava tanta quantila di panni laid. che ne abbondavano , non solamente i mercati e le fiere di Lombardia e dello stato di Venezia, ma anche della Soria e di allre parti di Levante , dove per le vie del mare si spedivano. Ma ad ogni modo il trattar piu oltre al presente , e con maggior impegno la questione della Patria di Colombo ( ove si prescinda dalP esercizio Accademico, ad effelto di addi- tar 1' uso delle regole dell' Arte Critica , e per dar corpo, come si e detto in principio , ai Canoni astratti di essa , applicandoli ad un caso pratico ) e cosa inopportuna, e che potrebbe rimirarsi da taluno , come diretta a mantenere viva una emulazione , una divisione di animi , la quale piu non dee sussistere tra Sudditi di uno stesso Monarca, quasic- che non si vogliano a diverse Provincie di uno Stato medesimo render comuni le glorie, che loro appartengono 5 e si DEL CONTE C\LE\NI NAPIONE 1 5 3 voglia continuare a far sussistcrc una divisione die e sconi- parsa, e piu non dee ravvisarsi. Tanto piu , che , come pure si e allrove gia toccato , la Nazione nei tempi antichissimi era la medesiraa ; ed anclic, quando , quasi in due Tribu in certo modo reslo divisa, cioe di Liguri Montani e medi- tcrranei e di Liguri Maiittimi , la di\isione fu piuttosto poli- lica che fisica. Vero e clie il P. Spotorno prctende , che , siccomc il ,. „ r • ' ^ . Spotorno ftlarchesato di Saluzzo per assai lungo tempo dominato dai pag. 228 229. Francesi, non percio potea denominarsi Francia , cosi 1' aver fonnalo in un deterniinato tempo il Genovesato uno stesso Dominio col Monferrato , ed il formar che fa al giorno di oggi si ragguardevole parte dcgli Stati della Real Casa , non dia ragione di considcrarlo come una Nazione uno Stato medesimo. Ma il caso nostro troppo e diverso , attesocche e manifesto , che il Marchesalo di Saluzzo , tutloche signo- reggiato pernotabile spazio di tempo dai Monarchi di Francia, mai cio non ostante non cesso di essere Provincia Italiana , e di far parte del Picmonle , non mai della Francia. Che all' incontro , anche prima della riunione di Genova al Piemonte, ancorchc* Dominj e Stati dnisi, la INazione po- tea considerarsi come la medesima. Alio stesso modo , che i Signori della Rovere trasportarono un ramo della Famiglia loro da Torino nclla Cilia di Savon a , c diverse altre Fa- miglie Piemontesi si trasferirono in diverse altre paiti del Genovesato per attendere ai traffici, o darsi alia Marineria, come venne fatto dai Ramo di Colombo di Cuccaro stabi- Tom. xxvii. 20 I 54 DELLA. FATRIA. DI COLOMBO §. VIII litosi in Cugurco ; cosi molli rami di Famiglie Genovesi , per acquisto di possessioai e di Feudi , o per ragion di impieghi divennero Piemontesi. Tali furooo parecclii rami delle principal c piii cclcbri Famiglie di Gcuova , di quelle che con espressione modcrna , piace di chiamar Famiglie Storiche. Tali i Fieschi gia Signoii di Masserano , i Doria, gli Spinola. , i Grimaldi , e tali diversi rami di allre Fami- glie di Geutiluomini distinti , per taccre di moltissime popo- lari , come si ravvisa da tanti cognomi che s' inconlrano in Picmoute comuni con quelli del Gcnovesalo ;e se bastasse il cognome , io stesso che scrivo , sebben di Famiglia da lungbissimo tempo Piemoutese , sono per avvenlura di an- tica e prima origine Genovese (i) Per tutti questi motivi adunque la quistione della Patria di Colombo si e resa non solamente inutile , ma , riguardata sotto tale aspetto , o*erei dire , eziandio odiosa. Non mi estendero pertanto maggiormente , sebben da me s' ignori se il P. Spotorno vorra fame caso, e deporre la penna ; e se in questa mia eta avanzata potro aver la sorte , che mi tocco nei primi miei anni, quando il celebre Tiraboschi non dissenti in allra controversia Lettcraria di dichiarare , che di buon grado si arrendeva alle ragioni da me addotle. Comunque siasi io non intraprendero piu altra nuova fatica (i) RobaMo Napione e annoyerato dal Caffari tra i Capi dell' armala Ge- novese che riportd una segnalala Viltoiia Navale contro i Pisani nell' anno i 121. =: Cnffiiri aiinat. Gen. pi-esso il Muratori R. I. Tom. Ft. col. 255. DEL COHTE G\LEANI NAPIORE I 55 eredendola inutile per persuadere chi non vorra confessare di rinianerne appagato ; incrcscendomi piuttosto di averne durata non poca in quistioni di tale natura , in cui nessu- na parte prendono le genti leggiadie , e di avervi consu- mato quel tempo , clie in altri studj piu ameni , e forsc piu vantaggiosi , con molla mia maggior soddisfazione , avrei potuto impiegare. > 1 5 6 DELIA P ATRIA DI COLOMBO DOCUMENT! 1NEDITI. N.° I. pag. 26. .... ,, Cokte Alberto de Nuions = Constituto V Illuslre Sisnar Conle Alberto de Mi. L orto- ° ■id fin e con- Nnmovs delli Signori di Frassinello del Munferralo , teslimonio come sojira Jorme csalta- nominalo , citato , monito , e giuralo ecc. menteaglian- tichi originttli. « E ben uero, ch', essendo io fan- suo padre, quando uionne in Itlalia , ciullo, andando alia scola di uno no- si come lui scriue in delta sua Istpria , minalo Messer Prele Dominico Guala, per ritrouare 1' origine della casa , ct qual leneua scola nel Logo di Frassi- fameglia sua, fosse uenuto al Logo di ncllo, legendo un gioruo detto Messer Cucaro, terra, el Castello silualo nel Prele Dominico una lettione di Virgi- Monferrato, et il logo remolo da Iraf- lio nel priino libro della Eneida , to- figlii , e da comerlij de passaggieri , lendo lui dare ad intendere alii scolari et nel qual Logo gl' habitanti uiuano il modo, eh' haueua tenuto Enea nel di quelle puoche facolla , ch' banno , ueuire in Itlalia , disse siinili parole. et senza fare traffigo alcuno , el li = « Fecce Enea , come ha fatto il Signori di Colombi stanDo , et habi- » Signor Dou Ghristoforo Colombo , tano nel luoro Castello senza hauere » che fu figliuolo del Signor Dominico comertio con passaggieri, et foraslieri , » delli Signori del Castello di Cucaro, si come ando in Piacenza, Cilia prin- » qual si parti, sendo figliuolo piccio- cipale della Lomhardia , et di gran » lo , et ando per sua uentura , et fii traffigo , et comertio de passaggieri , » quello , che con 1' aggiullo della et come anche ando a Cugureo, luogo » Maesta del Re di Spagna scoperse puoco distante dalla Cilia di Genoua, « 1" Indie, e fecce taute faltioni signa- et uicino al mare, hauerebbc trouato » late , per il che s' e composlo un la uera origiue della fameglia di casa » libro , qual si adimanda Colombo. sua , sendo che il detlo Don Chrislo- Et queslo e quanto dico sapere del foro e dissceso , si come ho detto di contenulo in detto capilolo , et quali sopra , da quesli Signori de Colombi cose io 1'oldite dire dal detto Prette delli Signori di Cucaro. Dominico , gia piu de anni sessanla Io credero , che , se il Signor Don passali in una camera del Castello di Christoforo nominalo nel capitolo si Frassinello doue lui leneua scola ecc. fecce chiamare Genouese , che questo Io credo ueramente , che, se il Si- proccdesse per essere il logo di Cu- gnor Don Fernando , qual ha scritto caro silualo si come si scriue per gli 1' Istoria del Signor Don Christoforo , autori , in parte della Liguria , et DEL CONTE CALEANI NAIMONB i5 7 di*lanlc solo da Genoua quaranta cio- quc miglia d' Italia, Cilia fainosa , et Capo di delta Liguria, che cio lo la- cesse pel ni.iggiore sua repulazione , per bauere I'auorc icinila del in lltalia, non hebhe alcuna conside- Logo di Cucaro a Genoua , et anche ralione di rilliouaie il Caslello di per la molta considcratione , et prat- Cucaro per hauere uera notltia della tica , che Iui haueua con Genouesi , ilcMcml.iua della sua casa , et puoi- tanlo per mare , quanto per terra , che fit in lltalia , sendo come c Pia- et anche perche si come ho olduto Tom. xxyii. 2 1 162 DELXA PATRU DI COLOMBO DOCUMENT! dire piu uolle, essi Signori di Cucaro Signor Don Chrisloforo veramentc fosso erano parentati cod Genouesi per causa Genouese. de matrimonii , et non perchc delto N.° IV. Arlicclo — a.« Alberto Colombo = Constitute /' Illustre Sig. Alberto Colombo , figliuolo del fu Signor Gio. Giorgio delli Signori di Cucaro , teslimonio come sopra no- minalo , citato ecc. Io dico parimente hauere sentito dire tulli pnlti, et uiuendo Dominico luoro dalli detti miei maggiori sopranomina- padre, si partirono dal detto Castello , ti , che il predetlo Lancia bebbe tre et andoiono per sua uentura , ne niai figliuoli , cio e Ileiiriotto , Frauceschi- piu sono riltornali in queste parti, et 110. et Dominico, et ch'il detto Hen- percio non poterouo essere detti tre riotto morse puoi , lasciando solo un i'ratelli reinuestiti della luoro portione figliuolo , il qual nmne non so dire , del Castello di Cucaro , dopo la morte cbe morse poi senza figliuoli , et cbe di Dominico luoro padre , et simil- da Franceschino nacquero quelli , che mentc il detto Signor Ludouico dice- ho gia deposto , et da Dominico na- ua , che baueua iuteso dire , cbe il quero il piedetto Signor Don Christo- detto Pelrino ando poi ad habitat e foro , cbe (ii poi Gran Amirante delle nella Citta di Piacenza. Indie, Don Bartholomeo , et Giacomo, E uero , che il Logo di Cucaro e 6 sia Diego. situato in Monferrato, parte della Li- Che gia circa ucnti doi , o ucnti- guria , si come scriuano alcuni , et e quattro anui passati , io olduto dire distante dalla Citta di Genoua , Capo dal Signor Ludouico Colombo, cosi di delta Liguria , miglia quaranta cin- a proposito venendo a raggionare delli que d' Ittalia, a tal che uerisimilmenle vecbi dc Colombi del Castello di Cu- si puo credere , che il Sig. Don Chri- caro , cbe Don Chrisloforo Amirante, stoloro , Gran Amirante dell 1 Indie , Bartolomeo , el Don Diego , suoi fra- per la vicinanza , qual e da detto Ca- telli, in compagnia d' un altro cbe si slello di Cucaro a Genoua, et per it dimandaua Petrino Colombo , per le parentado , qual e stallo di longa mano disscensioni , che erano all' hora nel Ira essi Signori di Cucaro con Signori Castello di Cucaro , et per le guerre , Genouesi per causa de matrimonij , et ch' occon euano , essendo ancor luoro auche per la molta conucrsalione , et BEL CONTE GALEANI NAPIOSE 1 63 comrrtio , eh' esso Signor Don Chri- si cbiamasse Genouese, non pero, per- stoforo haueua con Genouesi , • > ■■ !■> die lui fosse ueramenle Genouese: ma per mare , quanlo per terra , cite lui era di Cucaro : N" IV. Arlicolo — 3." pag. t,i. Gio. A.vronio iu Monte = Constitute il Nohile Messer Gio. Antonio da Montr, Jigliuolo del fu Nobile Mntheo del Logo di Feliznno , el habitatore in Vi- gnale , testimonio come sopra citttto etc., d mini 8l. « Dico ancor hauere olrluto dire da detto Cbristoforo era andalo nell' In- Messer Antonio Cauagnolo di Fubine, die , et haueua acquistato in quelle qual parimente era molto ucchio , et parti molto pacsc , et questo T bo ol- potciia baucrc circa ottanta anni ; II dito dire pin uolle , alcuna uolta es- qual Messer Aulonio Cauagnolo in quel sendo presso la Cbiesa , et alcuna uolta tempo s'era portalo da Fubine, et era nella terra in un Coitile , one babi- uenulo a star a Cucaro , per causa della tana esso Messer Antonio Cauagnolo, peste : ragionando cosi tra Iuoro della et alcuna uolta nel Castello nella piazza genelogia d 1 essi Signori di Cucaro , di detto Cistcllo in diuersi anni , el cb'il detto Signor Baldessare auuo del tempi, gia piu d'anni sessanta passati. Signor Capitolautc , fu figliuolo d' un Io non so altro del contenuto in esso altro Signor Bouifatio, qual fu figliuolo (Capilolo) saluo cbe ueramenle il Logo d' un Signor Francesco , il qual fu fi- di Cucaro e sittuato nel Monferralo gliuolo di Lancia Colombo, il qual distante da Genoua circa quarantacin- Lancia Colombo bebbe tre figliuoli , que miglia d' Italia: ma che esso Logo cio e IIi-iii i. ill. 1 . Francesco, et Do- sij nella Liguria o non, io non Io so, mini. 11 , et cbe da detlo Dominico perche non ho inteso mai in qual logo crano nati tie figliuoli , tra li quali incomincia la Liguria , ne doue fini- te if era uno, qual baueua nome Chri- sea. So ben che fra essi Signori di stoforo il nome delli altri non mi rac- Cucaro con Genouesi vi e parenlella cordo ; li quali tre figliuoli , si come percbe qaella Signora cbe fu madre li sopra nominati diceuano , si parti- del Signor Ricardo Colombo degli Si- rono dal Castello di Cucaro per le gnori d' esso Castello era Genouesa , disscensioni , cb'erano all' bora in detto et della Casa de Spinoli , ancor che non Castello, cssendo putti , et uiuendo mi raccoidi del suo nomebenchel'habbi ancor Dominico luor padre, et che il ueduta piu uolte in detlo Castello. 164 DELIA I'ATRIA DI COLOMBO DOCOMENTI Io sotio in clla cTanni ottanta uno, Signoreprossimo passato.PTon sono statlo altendo alle uicrcantie et uiuo delle instrulto n'ammeslrato a deponerc qucl- mie entrade , et possedo in beni il lo bo deposlo , no m e statto dalto nc uallore de scuti due mille , non son promesso cosa alcuna per la presenle parente ne compadrc del Capitolaute. mia depositione, sono amico della ve- Io mi son confessato et commtinicalo rila et uoria uincesse quello , ch' ha questa fesla della Natiuita del Noslro raggione. N.° IV. Articolo — 4.* Messer Prr-rno Rosso = Const iluto it Nobile Messer Pielro Rosso, figliuolo del fit Messer Thibnldino del Logo di Vignale di Moiiferrato , tes'timonio come sOprn citato , monlto , e giurato ecc. in eth i'ii'ln- Iui ha de soi parenti , che sono Dico ancora hauere oldito dire il buomiiii niolto grandi , et fainosi , et medesimo dal dctlo Messer Secondo sono quelli , cV hanno trouato le noue Cornachia , il quale diceua , cbe Iui Indie, et che erano parent! molti la prima uolta, eh' il delto Signor Dod inanti , percbe il detto Signor Boni- Cbristoforo nauigo nelle ludie , cVera fatio fu figliuolo d' uno norainato Bal- in sua conipagnia , el che era mollo dessare, ct Baldessarc fu figliuolo d'al- suo amico, et domestico , et afl'ermaua DEL CONTE SALAAM BAriONE l 65 In! incdemamente , ch' il detlo Signor Sci iltori , nella Liguria , e dislanle da Don Christoforo fii figliuolo del giu Genoua , Cappo
  • i facesse per cine_ Gugliclino Fa di Messer Gullicliuo de sto cliiamare Genouese , sendo la Cilta Castello, el di Messer Gio. Andrea de di Genoua fauiosa come e. Tutta uia Tliiglioli , el in molti all i i loglii , ra- ho olduto dire <|iiollo , ch' ho deposto gionaudo cosi delli GcuLilhuomiui di di sopra , chc lui era disseso come Cucaro , dicendo , che quelli tie fra- sopra. telli , cio e Don Chiisloloro , cogl'al- Io sono delta d' anni cinquantasei, tri doi soi fratelli sopranominati uo- attendo uiuere dclle mie intrade , et leuauo essere la grandczza del Castello possedo in beni il ualore de scuti due di Cucaro, et di tutto il Monferrato ecc. milla , io mi son confessato , et com- E uero , ch' il Castello di Cucaro e municalo qneslo anno Ire uolte , non silunto in Monferrato , et , secondo li sono slallo instrutto, no amestrato etc. N.» IV. Articolo — 5." Signor Gi.p.mav> Vialardo ^ Constituto il Magnifico Signor Germano Vialardo delli Signori di Cclla del Monferrato , lestimunio come sopra nominate , citato ecc. i « Praticando nel Castello di Cucaro mie barba , qual, quando aiorse, era in casa del Signor Ludouico , cl Pie- d'elta d' anni oltantacinque , et dal tro Maria fratelli de Colombi, gia piu Signor Galnagne , ct Signor Giacomo d' anni uenticinque passati nel detlo delli Signori di Frassincllo di Mon- Caslcllo di Cucaro , cl piu dico hauere fcrrato , qnali erano molto uecbi , et olduto dire , pratticando in detto Ca- da molti altri , i nomi de quali .il stello , da mio padre, qnal , quando presente Don mi raccordo, ch' il detlo morse , era d' etta d" anni attanta e Signor Bonifatio sopranominato 10 fi- piu , et dal Signor Kicolino Vialardo gliuolo d' uno nouiinato Baldessare . I 66 DELIA PATRU DI COLOMBO DOCUMENTl el ch' il detlo Signor Baldessare fit taulo ncl Castcllo di Cucaro, quanto figliuolo d' un allro nominato Bonifa- nel Logo di Cella , et ancbe in Ro- lio ; il qual Bonifalio fu figliuolo d'uno signano , et molti altri Loghi , et in Dominate Franceschino , il qual Fran- diucrsi tempi ancora ecc. coschino fu fratc-llo d'uno, che si no- lo non so allro del contenuto nel minaua Dominico , dal qual Dominico capitolo , saluo , che il Logo di Cu- naoque uno , che si dimandaua Ghri- caro e situato nel Monferrato , parte sloforo, qual fu qucllo, che fu inuen- della Liguria , dclla quale n' e capo tore delle noue Indie , et il qual Si- Genoua , et lontano da delta Cilia gnor Don Cbrisloforo , si come si di- circa quarantacinque miglia. ceua , haueua doi altri fratelli , uno lo sono d' etta d" anni settanta , et do quali, se ben mi raccordo , si di- sono Gentilbuoino di Cella , possedo ceua, ch' haueua uome Bartholomeo , iu beni il uallore de scuti cinque mil- I I allro io non so dire il nome , et la. Io mi sono confessato , et coinu- ipieslo 1' bo olduto dire dalli soprano- uicalo quest 1 anno ecc. uiinati gia pin danni quaranta passati, N.° IV. Articolo — 6.° Cat'. Gajo Antonio Maymone — Conslituto il Magnifico Caualiere , il Signor Don Gajo Antonio Maymonc di Lit , figliuolo del fii Signor Guglielrno , dell' Ordine della Sacra Relligione de' Sanli Mauritio , el Lazaro , sotta la prolecione del Gran Maestro il Serenissimo Signor Duca di Savoja , testi- monio come sopra nominato , prodolto , citato , monito , et giurato , exami- nato , el inlerrogato come infra , et primo sopra ecc. Io dico di uuovo , rispondeudo a dette Indie , era desseso dal Monfer- questo capitolo, ch' io, come persona , rato , el dalli Signori della casa de ch' ho praticato per il Mondo, cioe in Colombi , et che haueua messo nome Spagna, iu Francia , in Alamagna; in di San Dominico a quelT Isola della Fiandra , nella Polonia , in Transit- noua Spagna , che lui discoperse , per uania , Sicilia, Sardegna , et quasi per il nome di Dominico suo padre, come tulta la Christianity , et ho sempre ho delto di sopra , et di lutto cid olduto dire pnbblicamente , quando si n' era , et e anco di presente publina raggionaua di queste Indie nouc, ch'il uoce , et la ma , cosi in quelle parti, Jctlo Don Cbrisloforo , inucntore di doue bo pratticato , come in questo DEL CONTE GALEANI NAHONE I 6 7 Pucato di Monfcrralo , cosi prcsso li Istorie nominato Genouese , qucslo j»T tne nominati in qucsto Castcllo , deuc forsi esserc procrduto , perche come in altre parti , couie bo gia detto la vicinita di detto Cucaro a Genoun, di sopra et per la parenlclla , i If anticamentc Io tengo per uero a mio giudilio , e stalta fra li Signori de Colombi , 1I1 il eontcnuto in delto capitolo sia Signori di dctto Castello , con Geno- uero , perche il Castello , et Villa di uesi per causa de matrimonii ; et Tors' Cucaro sono situati nel Monfcrrato in anco s' e chiamalo Genouese , perche logo remoto fuori i.l ogni passaggio , fosse pin cognosciulo da tutli la sua oue non sogliono pratlicare forostieri fama , come si usa fare da quelli , mcrcanti, 6 altre persone de ncgotii , che si ritrouan in Ionian paese , et cosi per terra, come per aqua, uiucn- chiamati della loro patria si fanno do de proprij redditi ; il che non e sempre di qualche Cilta principale , cosi nella Citta di Piacenza Ticino al come pin nota , et piu uicina al logo, Po , oue i- la strada Romea , doue dove e nato , come men nolo, passano molle mcrcantie , et passag- Io sono d' etta d' anni cinquanta , gieri , et come ancbe iu Cugureo , possedo in beni ii uallore de scuti spiaggia di mare; doue piu anco fa- otto mila,mi son confessato, et com- cilmente detto Don Fernando , nel municato quest 1 anno , non son paren- passare di Spagna in In. ilia , ha po- le, ne compadre del Signor Capito- luto andare , et arriuare , che in lantc , ne suo debitore , necreditore, questo Castello di Cucaro , qual e re- non mi son sta letti li present! capi- in.ilci come sopra , et facilmente puo toli auanti la presente mia depositio- hauere equiuocalo dal nome di Cucaro ne , ne ho parlato ad alcuno delli le- in Cugureo. stimouij con luoro nel deponere , ne Io so inolio bene , che Cuccaro e m' e sta dalto , ne promesso cosa al- sittuato nel Ducato di Monferrato , cuna, accio ucDissi a fare la presente parte della Liguria , secondo alcuni deposilione , ne per questa spero ha- Autori , e distante dalla Citta di Ge- uerne danno , ne utlile alcuns, el 11011a , Capo di delta Liguria , qua- uoria uincesse quello , eh" ha rag- rantacinque miglia, et se il fit Signor gione. Don Christoforo Amiranle Iu nelle I 68 DELLA PATMA DI COLOMBO DOCUMENTI N.° IV. Arlicolo — 7. Dominico Frizzo = Constitute) il Piobile Messer Dominico Frizio , figliuolo del fu dntonio del Logo di Felizano , del Ducalo ii Milc.no , leslimonio come sopra aomituilo , prodotto , citato , monilo , el giurato ecc. « II Signor Federico Colombo, uno » et ando per sua ucntura, et fu quel- de'l' Signori del Cnslello di Cucaro , » lo , che riltrouo le none Indie, che et raggionando Ira noi delle cose della » poi fu fatlo Grande Ainirante del guerra , esso Signor Federico , qual » mare in quell'' parli » , et essendo era molto uechio , contaua , che erano esso Signor Federico dimandato da Noi gia niolli anni , che un sno figliuolo come era dissceso dalli Signori di Cu- eia andato alia guerra , et che mai caro questo Signor Don Cbristoforo , piii non era riltornato, n 1 haueua ha- rispose , ch' esso Signor Cbristoforo fu "Hi. 1 noua di lui . et cosi dicendo sog- figliuolo d' uno , qual haueua nome giunse tali parole =r « Almanco facesse Dominico come sopra ; il qual Domi- ■1 inio figliuolo, come fece il Signor nico fu figliuolo d'uno nominato Lan- » Don Chrisloforo Colombo , qual fu cia Colombo delli Signori di Cucaro ? » figliuolo del fii Signor Dominico delli il qual Lancia hebbe Ire figliuoli, cioe » Signori di Cucaro, il quale, essendo Dominico padre di Cbristoforo , Hen- u fanciullo , et uineudo ancor suo pa- riotlo , et Franceschino ecc. » dre , si parli con doi soi fratelli , N.° IV. Arlicolo — 8." Gio. Pietro de' Thibai.descbi s= Constitute il Nobile Messer Gio. Pietro de Thibaldeschi , figliuolo del fu Messer Alberto del Logo di Fubine di Mvn- ferrato , testimonia come sopra nominato , citato , monilo, e giurato ecc. « I In anco olduto dire, che il detto fratelli fuiono figliuoli d'uno, cue signor Bouilalio fii figliuolo di uno , haueua awe Laucia , et che queslo 'he par'mie&le si nuiuinaua Signor Bal- Lancia fu padre delli delli Domiuico, dessare , qual similmente fu figliuolo el Francesehiuo , et d" altri , i nomi d' un allro nominato Bonifatio, che de quali al presente non mi raccordo. In figliuolo di Franceschiuo , et che Ho similmente olduto dire , che il esso Franceschino fii fratcllo d' uno , dello Dominico fu padre del Siguor che si addimandava Domiuico , quali Don Cbristoforo , cbe fu pot Gran DEL COME GALEtM N ARIOSE 1 6() Amiranle, et clic rillrotio C Indie no- Christolbro Amirantc, ct allri soi fra- ue , et anco olduto dire, che per le Liguric quarantacitique miglia d' Itlalii, Islnric si lege, che il Detto Don Chri- et percid pun essere , eh' il detlo SI" slotoro Gran Amiranle per veneralione gnor Don Christoforo si far esse chin- del Dome di Dominico suo padrr. rhia- mare Genoiiese, et ant be perelie tali nio la prima [sola , rhc lui Irouo della Signori de Colnuibi d. I Castelln di Cu- nunua Spagna San Dinninieo. caro \i e stalta di longa ma DO grande Ho seiujire oidnto dire publieameo- amicitia , et parenlclla con Gcnouesi le , die il delta Dominico , el I'' ran- per i ansa de mah immiij. ceschino erano frateUi , el ligliimli di In sono d' ella d' anni cinquanta- Lancia de Coloinhi del ti Signori di cinque , attends a uiiiere delle mie Cucaro, ct cbe il dctlo Signor Don inlrade, posscdo iu belli il uallore de Tom. xxui. 22 IyO DELIA PATRU DI COLOMBO DOCUMENTI sculi mille in circa, mi son confessato, ct cnmunicalo quest 1 anno ccc. Mi. iVon si i slimato nccessario il fare slampare le allre attestation i die si contengono nel lolume originate , e citate in queslo proposito nella Dis- serlaitone, allesodie si e credtito cAe le so/na riferile Jbssero piit cite sufficiently e die le allre sono sostanualmenle tulle conformi a quelle die si pubblicano. N.° V. pag. \*. drlicoli del Si inmni io Spngnuolo rigtwrilanti il Ramo delta famiglia Colombo slabilita in CogoletO, H.° 6n>mele hermanO de Lanca Colombo de Cucaro. tie nala tl> . I. -In uiinada lie Antonio Y Barlolonie y CbfiatOTdl hijos m-iiiuIos del Aluiiranlc D. Cbri- stoval de Cucaro, pues se ba proTado, stoval bijo de Domingo etc. que Nicolao Colombo de Cugureo era N." VI. pag. 4f> : in not*. Si Iroua a fol. 4 del Memorial del fnlto. Che quest! Colombi di Cugureo , si traltasscro , et riconosccssero tra riniera di Genoua, che renontio Don luoro per tali parent! I" uno dell'altroi Fernando, figlioolo del fondatore per eonsta , et si aproua con uinti Scrit- i suoi parent! I' anno del mille ein- tine publicbe , prccntate • nel pezzo quecento trcnta , quando fu cola a par- numero quindici , serine in folio cin- largli , come il dichiara nel capitolo quantanuuc ; et piu con trenlanoue due della sua Historia , deciendan da lestimouij di nista , Belli gradi , chc Ferrario Colombo de Cucaro, si proua trouar polellero , et de udito, et pu- con le srritliirc dell' anno mille tre- blica uoce , et fama nelli gradi anti- cento quarantaselle , et mille quattro- cbi , chc de uista trouar potettero. tt cento sellaulanouc , che sono nel pezzo si ha da sapere , che per autori de numero quindici , fol." quattro , et uista , et reuisla . per lile . ch' ebbe cinqiiantaselle , colonna seconda , el Don Baltassar Colom con le allre par- con quella dell' anno mille quattro li , sopra come s'haueua da far I 1 al- cento einfju.'inl ' uno , che e nel pezzo bero , comando il Conseglio , che li nam." diecinoue , folio Irenlasette , et Relator! facessero l'albcro, includendo con nouc tcslimonij, clie sono presen- in esso tulte le parti per suo ordine, Lat! nel detto pezzo numero diecinoue. cauandolo ilal processo. Che siano aprouati tutli i gradi , et Che questi Colombi di Piasenza , che rase di qucsto albero, come qui uanno renontio Don Fernando; figliuolo del posli , et che tutli luoro come parent! fondatore per i suoi parent! , 1' anno d'una islessa fauiiglia, sangue , et casa, del mille cinqueccnto iienla . quando 1^2 DELLA PATRIA DI COLOMBO DOCUMENT! cola fu, come lo dice, et dichiara ne! sono pre^cntate ncl pezio numcro quln- primo rapitolo delta sua lustoria , de- dici , fol. cinquantadue , cinquanta. ciendcan de Ferrario Colombo de Cu- quallro, cinquanlaeinque, et ciuquitn- caro , prouasi con le Scrilturc dell' tasette , et con inolti testimonij , die anno mille quatlro cento uenli selte , presenlati sono nel pezzo numcro die- niille qnattro cenlo qnaranl' lino , et ciselle. ui i He quallro cenlo sctlantanouc, che i 7 3 ELOGE IIISTORIQUE DE S. EXCELLENCE LE COMTE JOSEPH DE MAISTRE, "VI 1 Mill: I DE L'AciDKMIE RoYAI.E DES SCIENCES DE Tl'RIS , EkyOTE EXTRAORDIHAIRI ET All MM I: I PlLNIPOTENTIIIRE DE S. M. LE Rol DE Suili'.li.M. A LA Col R DE RlISSIE, MlMSTRE d'EtaT , RtGEBT LI (ill INDI ClIlMI I II HIT . CbETALIER GraTD CroIJL DE l'OrdHE REL1GILCX ET Sill. IT HUE DE SlIM- !l:l'l;lil FT LaZAR] Par M. Raymond. Lu dans la seance du 3 Janvier 182a. O. if I. le Roi Victor Emmanuel , une annee apres son relour dans ses Elats de terre-ferme, avait ordonne la re- prise des travaux de TAcademie Royalc des Sciences de Turin. Procedant a Telcction de nouveaux membres , 1" Aca- demic s'empressa de nommer , au noinbre des Academiciens nationaux non residans , feu S. Excellence le Comic Joseph de Maistre , alors Minislre Plenipotenliaire de S. M. a la Cour de Russie. Lorsque , rappele par son Souverain , en 1817 , le Conite de Maistre eut fixe sa demeure a Turin. l'Academie mit le mcnie empressement a le porter sur la liste de ses Membres r6sidans. Des lors, jouissant, dans pres- que toutes ses reunions , de la presence de eel illustre Con- frere , elle ne sc doutait pas d'avoir si tot a regretter sa perte. 1^4 RAYMOND Si les qualites personncllcs du Comic de Maislrc, si les hautcs connaisances et les talens (hnincns don til a faitpreuve dans les emplois qu'il a exerces pour le service de l'Etat, si sa coustante fidelile a ses Souverains, et son inviolable altachement a toutes les saincs doctrines , ont acquis a sa Uiemoire le droit d'occuper une place distinguee dans les souvenirs de 1 Academic, ce droit re^oit, en quelque sortc, plus dc force , de la reputation Europeenne que des ecrils immortels lui ont procured. Le Comle Joseph de Maistre nacquit a Chambery le i. cr avril 1753. Son pere, le Cointe Francois-Xavier de Maislre, President au Senat de Savoie , Conservateur general des Apanages des Princes fils du Roi Victor-Ame III , avait epouse, en 17^0, Mademoiselle Christine De Motz, fille a in fee d'un genlilhomme du Bugey, le Senateur Joseph Dc Motz, dont la famillc , depuis la cession dc la Bresse et du Bugey a la France, n'avait point cesse de jouir des faveurs de la Maison de Savoie , et avait toujours fourni quelques fonctionnaires a diverses charges des etats du Roi. Le President de Maistre, l'un de nos Magistrats les plus dislingues, remplit pendant vingt ans la charge d'Avocat Fiscal-general au Senat dc Savoie. 11 fut appele plus d'uue fois a Turin, pour assister a des conseils presides par le Roi Charles Lmmanuel III. II eut une graude part dans la reda- ction du Code de ce Prince, connu sous le nora de Cosli- tuzioni di S. M. il Re Carlo Emantiele , lois qui regissent encore aujourd hui les Etats de S. M. ELOCE DE H.USTRE i^S Lc Comle Joseph-Mane dc Maislre fut sou fils aine. Lc Seuateur De Molz , qui o'avait cu que ties filles, s'attacha au jcuue Joseph, pour qui il com-iil la plus vivo teudresse; et cct enfant montranl lis plus lnureuses dispositions, toule la (ami lie fut occupce du soin de seconder eu lui la nature, par tous les moyens qu'elle jugeait les plus con vena bles Di's l'age dc cinq aus il eut un instituted qui, apres lui avoir impose la tache d'un travail proportionne a ses forces, le conduisait, deux fois par jour, dans lc cabinet de son graud- pere maternel. Ainsi , soigne et dirige, pour ainsi dire, par une double sollicitude paternelle, il fit des progres rapides. On avait enleve renseigiieinent public aux Jesuites; mais ces ruaitres habiles dans 1'art d'elever et dinstruire la jeu- nesse, exislaient eucore. Le President de Maislre et M. De Motz avaient l'un et Tautre la plus haute opinion de cet Inslilul ; ils dtaicnt en liaison avec les personnages les plus dislingues de la Maison dc Chambery. Ces Peres jugnrent bienltit le jcune Joseph , et ne furent point etrangers a son instruction ; ils aidaient ses parens de leurs conseils , et leur suggeraient lc choix des livres elementaires qu'il convenait de mettre entre ses mains. Aussi a-t-il toujours conserve pour eux la plus vive reconnaissance. On peut voir cc qu'il en dit dans son Essai sur le principe generateur des Con- stitutions politique;,. II a retrouve cet Ordre eelebre a Saiut- Petersbourg , ou la Societe de ces savans Religieux elait l'une de ses plus douces jouissances. jn6 RAYMOND Une intelligence facile, une memoire extraordinaire, une Constance infatigable au travail , et les soins tendres et ^claires dont il avait ete constamment l'objet , expliquent la rapidile et les succes de ses premiers etudes. A vingt ans, il avait pris tous ses grades a l'Universite de Turin, L'annee suivanle, le 6 decembre 1774, il fut nomme substi- tut Avocat-Fiscal-gendral surnumeraire au Seiiat de Savoie. Des lors il sc fit une loi de travailler quinze heures par jour , il se reposait en changeant d'occupation , et se de- lassait de la jurisprudence par l'etude du Grec et de l'Alge- bre. )1 avait appris l'Anglais, et deja il possedait une con- naissance etendue de la lilteralure anglaise, qu'il ne pouvait encore prononcer un seul mot de cette langue , faute de communication avec quelqu'un qui fut en etat de la parler. Tout en poursuivant des etudes favorites , il nc negligeait aucun genre , et ses travaux varies pn'paraieut de loin ces tresors d'erudition qu'il devait deployer plus tard dans ses ecrils. Un trait digne de remarque, est qu'il ne se deplarait jamais sans un motif particulier , sans un but determine: de toute sa vie il ue lui est arrive d'aller a la promenade. Ceci nous rappellc Pline l'ancien, reprochant a son neveu de n'avoir pas rempli par quelque travail utile , le toms qu'il avait employe a une promenade , et se plaiguanl une autre fois d'une interruption qui avait fait perdre dix lignes dans une lecture faile pendant son repa-s. Malgre" ce regime auste- re, lc Comte de Maistre aimait beaucoup la societe ; et , tLOCE DE M.USTRE I77 chose assez rare , quitlant la solitude laborieuse de son ca- binet , il portait dans le commerce du monde toutes les graces et tout le charme d 1 une conversation aussi inepuisablc dans sa fi'-condite, que frappante par les saillies dc Tesprit, el les eclairs de l imagination. En 1775, il publia 1111 eloge tin Rni de Sardaigne Victor Amedre III , alors regnaut. Ce Discours qui honorait a la fois le coeur et la plume d'un jeune liomme de 22 ans , annoncait un talent distingue, et pouvait deja faire pressen- tir que l'auteur s'elcverait un jour au rang des lions ecri- vains , sans parler de ['excellence des principes et de 1'eten- due de ['instruction qui n'y elaient pas raoins remarquables que le style. II fut nomme Substitut-Avocat-I'iscal-general effectif, le 8 Janvier 1780. Le 5 Janvier 1787 , il fut fait membre du Conseil de la Reforme des eludes en Savoie. Nomme Sena'eur, le 29 avril 1788, il en remplit lest fonclions d'une maniere tres-distinguee , jusq'au moment oil la revolution franraise vint penetrer en Savoie. Fidele a son Prince, il partit de Chambery, le 23 septembre 1792, lendomain de l'invasion des Francais. Neanmoins, de^irant voir par lui-meme l'etat des choses amene par les circon- stances , et considerer de pres le caractere de la revolu- tion , il reviut a Chambery dans le mois de Janvier 1793. Excellent observaleur , il lui fallut pcu de terns pour juger la marche des <$vencmens et pour entrevoir 1'abime 011 leur Tom. xxvii. 2 3 :l 7S RAYMOND pente menacait d'ontrainer la societe. En avril 1793, il quitta son pays pour n'y plus rentier tant que durerait le systeme revolutionnaire dont il prevoyait toutes les suites. A cette epoquc il se rendit a Lausanne, ou il re^ut, du Roi Victor Ame , une mission qui altestait toute la confian- ce que ce Prince meltait dans ses principes et ses lumieres. II fut charge d'une correspondance importante avec le Bu- reau des Affaires etrangercs. La. Fi'ancc etait alors herissee de baionneltes sur toutes les frontieres ; parlout les commu- nications etaient difficiles. La Suisse etait la scule position d'ou Ton put observer libremcnt ce qui sc passait sur ce theatre d'orage et de troubles , et suivre les vicissitudes aussi deplorables que rapides d' une revolution, sans exem- ple. Le Comte de Maistre exerce a un travail soutenu , et habile a juger les evenemens politiqucs , etait en etat, mieux que personne , de lire tout ce qui s'ecrivait , de rapprocher , de comparer , et de presenter des analyses raisonnees de la veritable situation des choses. Ses notes et sa correspondance e"taient soigneusement recucillies par tous les Ministres etrangers residans pies la Cour de Turin, et devenaient utiles a tous les Cabinets de TEurope. Buona- parte trouva dans la suite cette correspondance toute entiere dans les archives de Vcnise. C'est a Lausanne, en 1793, qu'il publia successivement ses deux Letlres cFun royaliste Savoisien , a ses compa- Iriotes. Dans lc mois de Janvier de l'annce suivante , il ELOCE DE MAI3TRE 179 donna son Adresse de aueli/ues parens des mUilaires Sa- voisiens a la Nation Francaise. Duns eet ccril , dont Pallet Du Pan fat I'edileur , il comballait, avcc energie ct avec lcs plus solides raisonncmcns , ['application dea lois fran- chises sur lY-migration, a dcs sujcls fi deles qui passant d'une province des Etats de leur Souveraius , dans une autre province , n'avaient pas cesse dhabiter lc sol de leur patiie. Le 1 5 aoiit de la memc annee, il puhlia une letlre a IM. la Marquise Ae Costa , sur la vie et la mort de sou fils Eugene de Cosla. En 1795, il fit paraitrc une agreable plaisanterie sous ce litre : Jean Claude Te'lu , Maire de Monlagnole , a scs adminislres. C'etait une satyre ingenieuse des ma xi tries ct des opinions qui etaient alors en vogue. C'est encore a Lausanne quil composa son celebre ou- vragc, Considerations sur la France qui ful le commence- ment de sa grande reputation comme ecrivain et couime homrae d'etat. Ce li vie fut imprime pour la premiere fois a Neufchatel en 1796 (1). ([) Lorsquc les Considerations sur In France parurent, elles furenl rigou- reuseuient defendaes par l« aulorites francaises; lc livre se disjribuait sous le manteau , et 11 cut la ineuie annee plu.sie.irs editions. Louis XVIII ecrivil a l'aiitcur ,- ail siijel ile eet outrage, une lellre de felicitation, <[iii fut ptibiie'e par lc Directoire, hu nouibre des pieces s.iisies dans I'aflaire'du 18 fruclidor. L'ouvrag- ful ri-iinpriiu • en 1S1 ,, et rippelj loule I'atteutiou publique sur sou • ratear , a raison dos grauds evencrnens qui rcnaient de se passer. * l8o RVTMOND Lc Comic dc Maistre trouvait a Lausanne quelque adou- cissement aux peines de Tcxil , dans la consolation dc scrvir ulilement son Prince , et dans les agremens de la soci^lc" distinguee qui se trouvait alors reunie dans cette ville. II y recut les temoignages de la plus haute estime et du plus grand interet. II y connut particulierement MM. Huber , Gibbon , Necker , M. e de Stael , et plusieurs autres person- nages celebres. II fut rappele en Piemont an commencement dc 1797. IVous trouvons une preuve de Papprobntion donnde par le Roi a la maniere dont le Comte de Maistre avail rempli sa mission , dans un billet royal du 28 mars 1797 , adresse an General des Finances, dans lequel le I\oi, en temoignage de la satisfaction parlicidiere at'ec Icujiielle il reeonnait les services rendns par le Senateur Comte de Maistre , pendant son sejoitr a Lausanne , lui accorde une pension de deux mille litres. Bientot, Charles Emmanuel IV, qui avait succcde a Victor Amedee III , fut oblig6 d'abbandonner sa Capilale , et de sortir de ses Etats de terre-ferme. Le Comte de Maistre partit de Turin quelques jours apises, le 27 decembre 1798; il se rendit a Veuise. Ce fut le moment le plus cruel- de sa vie, moins par la situation penible ou il allait se trouver, que par le sentiment de douleur qu'il emporlait a la vue des maux qui venaient fondre sur le Monarque et sur la Patrie. Quant a lui , il ne pouvait plus Hen attendre de son Prince, fugitif come lui; tous ses biens , situes en Savoie iiaot de m{istoi ;8t et en Bugcy , etaient vendus , ct sa . famille etait disper- sec. Le siul appui qui lui reslait en Savoic , etait sa belle- mere , M/ la Barone de Morand, que son grand age avait empeche d'emigrer , et qui lui faisait passer les faibies se- cours que pouvait lui pcrmettre sa situation. Cette respec- table Dame etait en prison depuis un an , pour etre restee ndcle a sa religion et avoir fait celebrer la messe chez clle. L'adversitc fut loujours la pierre de touche des ames genereuscs et elevees. Jamais le Corate de Maistre ne fill plus grand qu'a cette epoque, et jamais il ne niontra mieux combien tout calcul d'interet et toute consideration de for- tune etaient etrangers a sa condition. Rien ne pouvait le fairc devier de la ligucur de ses principes. M. le Comte de Kevenhiiller , qui avail reside long terns a Turin et qui se trouvait alors a Venise, aux ordres du Cabinet d'Autriche, le recut avec un empressement conforme a la noblesse de son caractere, et lui fit loules les olTres de service qui etaient ■en son pouvoir. Le Comte de Maistre n'acccpta qu'une cliam- bre dans son h6tel pour mettre ses papiers en surcte et ecrire librement. 11 voulut que sa maniere d'etre repondit a sa fortune actuelle. Une seule piece au rcz-de-cliaussee et sans cheminee , etait toute son habitation pour lui , sa femme et ses deux enfans. Toute la cuisine de la famille se faisait sur un brasier. Telle etait la situation de Tautcur des Considerations sur la France , du livre du Pape et des Soirees de Saint-Petrsbourg! Mais nous avons un tableau plus remarquable encore a presenter ici. l82 Rtt'MOSD Le Cardinal Maury, le Comte de Kevenliuller ct d'autreS pcrsonnagcs eminens se reunissaient journellement autour de cc foyer , ou ils etablissaient , sur les grands intcrets des nations , des discussions digncs d'occuper une place dans le Conseil des Rois. Le Comte de Maistre envisageait sa situation avec le cal- ine et l'impassibilite du sage. Tout ceci , disait-il , n'csfc qu'un mouvement de la vague; incessamment peut-etre elle nous portera trop haut , el e'est alors qu'il sera difficile de gouverner. Enfin les armies Auslro-russes chasserent les Francais d'ltalie ; le Comte de Maistre se disposa a revenir a Turin. En passant a Padoue, il y recut, le 23 septembre 1799, la nouvelle qu'il venait d'etre nomine Regent de la Grande- Chancclleric du royaume de Sardaigne. C'etait , dans les circonstances , 1'une des premieres fonclions de lElat,c!i le Comte de Maistre merilait cette nouvelle marque de con- fiance de son Souverain. II se rendit a Florence , 011 il vit le Roi Charles Emmanuel et la Reine Clotilde ; il y connut le celebrc tragique Alfieri. II connut a Pise le Che- valier Damian de Priocca qui avait e^e charge en dernier lieu du minislere des affaires etrangeres a Turin, hoinnie- aussi distingud par ses vertus que par ses lalens , connu surtout , dans ce terns la , par la belle ct touchante pro- clamation qu'il osa publier au nom de son Souverain , lors- quc les Franc.ais, contre la foi des traites , et au mepris des droits les plus sacr^s , mirent Charles Emmanuel dans I KLOCE DE MAISTRE l83 k neeessite d'abandouuer ses ctats. Le 28 deccmbrc de la meme annee , le Comte dc Maistre s'embarqua a Livournc pour sa destination, et le 12 Janvier 1800 il arriva a Ca- gliari. La charge de Regent 6tait, pour l'ordinaire , au-dessus des forces d'un scul homme : outre la direction de la Gran- de Chancellerie , elle comprenait la Presidence de l'Audien- ce Royalc et les fonctions de Juge supreme de l'Amiraule* Le Comte dc Maistre suffisait a tout : il presidait deux Chambrcs par jour , redigeait des Memoires judicieux ct souvent d'une grande difliculte sur les evenemens et les circonstanccs qui survenaient frequemment dans le port de Cagliari , frequenle par les batimens deS nations maritimes et des grandes Puissances belligerantes. Au milieu de ces occupations aussi graves que multi- pliees , ses travaux litteraires furent necessairement inter- rompus ; mais les delassemcns qu'ils sc donnait sont dignes d'etre rcmarqucs. 11 y avait a Cagliari un rcligieux Dome- nicaiu, Lithuanien de nation, et Professeur de laugues orien- tals. Le Comte de Maistre avait a peine acheve son repas, que le P. Ilintz ( e'etait le nom du rtligieux ) arrivait charge de vieux livres ; et des dissertations s'etablissaient entre les deux savans sur le grec , Thebreu , le copte etc. Ce fut une occasion singuliure que la Providence serablait avoir reservce au Comte de Maistre , de renouveller et completer les etudes profondes qu'il avait deja faites sur les langues , et dont il a depose quelques uns des brillans resultals dans *es ecrils. l8/f RAYMOND En scplembre 1802 , il fut nomine Envoyu extraordinaire ct Ministre plenipotentiaire de S. M. le Roi de Sardaigne a la Cour de Saint-Petersbourg. II s'cmbarcjua a Cagliari le 1 5 fevrier i8o3, sur le batiment courrier de Naples, qui le transporta dans les Etats du Pape. Aprcs avoir ete presente au Saint-Pere, il partit de Rome le 22 mars, et se rendit d'abord a Vienne , en passant par Florence, Bo- logne , Mantoue, Vicence et Venise. Arrive dans la Capi- tate de 1'Autriche , il fut presente a S. M. rEmpcreur. Aprts tin court sejour a \ieiine , il continua sa route et arriva a Saint-Petersbourg le i3 mai i8o3. Sa presentation a LL. MM. rEmpereur et les Imperatrices eut lieu le 26 du meme mois. On vena plus bas les preuves de la ma- niere distinguee dont il remplit ses fonctions aupixs de Tune des premieres Cours de l'Europe. Les quatorze ans qu'il a passes dans la Capitale de la Russie furent marques par des occupations imporlanles. La stabilite de sa position lui permit de se livrcr tout entier au travail , et sa vie devint plus active que jamais. II partagea son terns entre les devoirs de sa place et ses travaux litteraires. II composa successivement son Essai sur ■le Principe geiierateur des Coslilutions poliliqjies , sa tra- duction du morceau de Plutarque Sur les delais de la jus- lice divine dans la punilion des coupables , le livre Du Pape , celui de fEglise Gallicane , les Soirees de Sain/- Petersbourg , et un grand nombre d-'autres productions encore ineditcs. ELOGE DE MUSTRE I 85 En aviil 180/,, lc Roi de Sardaignc lui decerna la Grande Croix de l'Ordrc religieux ct militaire des Ss. i\lau- ricc ct Lazare. En mars 1816 , TAcodetuie Royale des Sciences de Tu- rin le nomma au nombre des cinq premiers Membres na- tionaux non residans qui furent elus a cclte epoque. II fut rappele a Turin en 1817. Avant son depart de Saiul-I'etersbourg , qui eut lieu le 27 mai do celte annee, S. M. l'Empereur Alexandre lui renouvella , de la maniere la plus flalleuse , les temoignages particuliers d'estime , d'intlrct et de haute consideration qu'il n'avait cesse de lui donner pendant le cours de sa mission. Transports a Cronstadt , sur un Cutter de la marine imperiale , il ob- tint la favcur de s'embarquer sur le Hambourg, vaisseau de 74 , faisant partie de I'escadre deslinee a ramener le con- tingent Rnsse de Tarmee alliee qui se trouvait en France. II debarqua a Calais, et arriva a Paris le z\ juin. Le 4 juillet suivant , il eut une audience de S. M. Louis XVIII. Une circonstance paiticuliere atteste le haut degre de reputation et d'estime dont il jouissait en France. II assislait a 'une seance publique de l'lnstitut , 011 il etait conlondu dans la foule des spectateurs. 11 fut bientot remarque par les Acadeiniciens ; sa presence excita d'abord du mouve- ment et d<-s colloques particuliers parmi les membres ; aus- silot quatrc deputes se leverent pour venir prier Tauteur des Consideratiuns sdr la France dditrcr dans l'cnceinte, et on lui fit apporter un fauleuil. Tom. xxvii. 24 I 86 RAYMOND 11 fut rendu a Turin le 22 aout. Lc Roi lui accords le tilre , le grade et Tancienncte de Premier President, et par Lettres Palentcs du 18 decembre 18 18 , il fut nom- ine Ministre d"Etat et Regent de la Grande Chanccllerie. On voit par le texte de ccs Lettres combien le Monarque se plaisait a rendre justice au Comle de Maislre , en rap- pellant , par uue honorable enumeration , les services im- porlans qu'il avail rendus a son Roi et a TEtat , soit dans la m;igistrature . soit dans la carriere diplomatique ; la sa- gacile , la penetration , la science profondc el l'habilele parlieuliere qu'il avait monlrees dans les affaires , ses rares talcns, ses grandes connoissances , son zele infatigable pour le bien public , et enfiu son loyal altachement a son Prince et a la Famille Royale. Un tel eloge de la part du Souvcraiu ne nous laisse rien a ajouter sur la vie publi- que du Comle de Maistre , et en citant les propres paro- les de S. M. , notre tache se trouve remplie sous ce rapport. Le 1 7 Janvier 1819, TAcademie des Sciences de Turin saisit l'occasion de la premiere place vacante de la Classe des Sciences morales , historiques et philologiques , a Ia- quelle il appartenait, pour l'adineltre au nombre des Aca- demiciens residans. Le Comte de Maislre fit voir , par la maniere dont il rcmercia TAcademie , lout le prix qu'il attachait a cctle honorable distinction: il en donna une nouvelle preuve par la constante assiduite avec laquelle il assista des lors a presque toutes les seances , malgre les tra- vaux importans et multiplies qu'exigeail la charge eminente dont il elail invc=li. ELOCE DF. MA1STIIE 187 Use par une vie charge d'incidcns, et par des travaux penibles ct saute mis , Ic Comte de Maistrc eprouvait , depuis quelques annecs , un afl'aiblissemcnt sensible dans scs forces physiques , saas que sa lete cut rien perdu de sa vigucur. Dcs la fin de 1820, on dut craindre lcs suites de scs indispositions , et Ton ne tarda pas a perdre l'espe- rance d'un veritable relablissement. II Cut d'abord atlcint d'unc grande faiblesse daus lcs jambes ; des lors il apper- cut lui-iutnie l'approche de sa fin ; il se refusa a tous les rcmedes. En temoignant sa reconnaissance dcs tcndres soins que lui prodiguait sa famille , tout cela , disait-il, est inu- tile , vous ne me tirerez pas d'ici et vous me fatiguerez envain. II recut les Sacre.mens de l'Eglisc avec une pieuse resignation , et ne chcrcha plus d'autres consolations que dans les secours d'une religion , a la defense de laquelle il avait consacre de si belles pages, liientot le mal augmenta et degenera en paralysie qui gagna jusqu'a Testomac. II ne voulait ni ne pouvait plus rieu prendre; les alimens lui faisaient horreur. Dans cette trisle situation , il conservait toute la force de son esprit. Le principe de vie abandon- nant les extreniites infericures , scmblait se replier dans le siege des faculles morales et intellectuelles, pour le disputer a la mort, qui elle-meme paraissait respecter cettc tete venerable et savante , riche de pensees grandes et utiles. La veille de sa mort , il passa presque le jour entier dans un fauteuil, et signa encore plusieurs actes de la Cliancel- lerie. 11 se remit au lit entre neuf et dix heures du soir, 1 88 1UTS10NB et a deux licurcs apres rainuit, il fut frappe d'une apo- plexie qui l'ctcignit , le 26 fevrier 1821 , a l'age de 67 ans, dix mois , 25 jours. 11 ne laissa pas de fortune , mais il legua a sa famille un plus noble patrimoine , l'excmple de ses vertus , el le souvenir de toutes les qualiles qui dislinguent rhomme de bien , le veritable e^poux , le respectable pere de famille , l'excellent ami ; a son pays , la memoire d'un grand hom- me dont le uom sera cite avec orgueil parmi ceux qui lui on fait le plus d'honneur; a la patrie , le modele du ma- gistral ct de rhomme public ; et a la society ses immor- tels ouvrages. Malgre les fatigues d'une carriere des plus actives ,' le Comte de Maislre avait conslamment joui d'une bonne sante. II avait toujours la tete deconverte. Un jour d'hiver qu'il passait le Grand-Saint-Bernard , au milieu de Tune de ces lourmentes si frequentes dans les Alpes , le chapeau, qu'il avait mis celte fois par exception , fut emporte et jete" dans un precipice. Le voyageur continua sa route tete nue , sans eprouver aueune incommodite. II en avait totijours use de meme en Russie , malgre la rigueur du climat. II avait conserve toule sa chevelure , que l'age avait entitlement blanchie ; ce qui fit dire a un Seigneur Sicilieu qui le vit a Paris : » 11 ressemble a notre Ethna ; il a la neige sur )» la tete et le feu dans la bouche » ( Pare il nostro Etna ; la neve, in testa ed il fnoco in bocca ). I-LOGE DE MAI5TRE l8r) Les ptincipcs que lc Comte de Maistrc a consigned dans ,a ( Anabasis VII. 1. 22 ) , allora IVa quella truppa quale si arringu in ordiuauza , e quale accani[)ossi ; chi depose le arrai , e chi le vesli ; 1' uno congiuuse le armi , e V altro aflortilicava il campo ; alcuni correvano ad assediare Bizanzio , e tal altro collocava in belordiue le anui. Io disgrado qiJWl'Arabo poeta , il quale sfrenando 1' arbitrio della sua fantasia , If)6 IJEL COH.VNDO MILITVRE abbia piu ampliala e guasla la priruitiva significazione cli una radice o d' una (Vase , tanto da fame impazzare il pazienlissimo Alberto Schultens; e dico, che non mai eostui avrcbbe nei suoi delirii assegnate ad una slessa voce tante e si contrarie siguihcazioni. Ma qui parlasi di Greci , non di Arabi ; di comaudo militare , non di poetica licenza. I Greci in Maratona bastarono pochi contro raolli merce 1' eccellente e precisa loro tattica; un solo 9soSs wl &7t>«, che avcsse comandato Milziade , chiosalo , come egli e, dai nio- derni e dagli antichi filologi , avrebbe scompigliato quell' esercilo , e spenlo il nomc Greco. La frase n'Seo&Bi -a l-\v. i.° Dee significarc una sola ope- razione da farsi nel maneggio dell' armi ; perche ogni co- niando militare corrisponde ad una sola azione del soldato. 2.° Dee avcre facile dichiarazione nell' ovvio significato dei vocaboli , onde essa si compone ; avvegnache la lingua mi- litare non e metaforica, ma letterale e facilissima. 3.° L' unico significato , che le si dara , dee soddisfare a tutli i luoghi , nei quali Erodoto , Tucidide , e Senofonte scrittori peritis- simi della milizia greca la usarono. Dico adunque, che il rlQz&ai f« onla vuolsi spiegare. Armi in terra , Iiiposo. E siccome per fare questa operazione il soldato vuol esser ferrao, per6 il suddetto comando ne sup- pone un altro precedente , per cui siasi arreslata la marcia dell' esercito. E per circoscrivere vie meglio il valore di questa WJcuzione militare , diro , che tie idee principali in essa si contengono. i.° Quella di soldati armati di tutto HEL PROF. AMEDEO TEYRON 1 <) 7 punto , ma fermi. 2. Quella di posarc le armi a terra , come piu lorna in acconcio a ciaseun soldato , cosi chc lo scudo o si appoggi contro il ginocchio , o sia deposto sul terreno , V asta penda, ovvero giaccia abbandonala, ovver'o sia pianlata iu icrnt, e cosi delle altre armi. 3.° Quella di ri- posarsi pigliando nuova lena si col soffermarsi c coll' abban- donare le armi a volonta , e si ancora col sedersi a terra , senza tutlavia scostarsi o dall' armc , o dal posto assegnato a ciascuno. lo escludo pertanto Le idee di porsi a campo , di afibrtificare il campo, di assediare, di arringarsi in ordinanza, e di vestire le armi. Quello di svestire le armi puossi ammcl- tcre nel solo seguente senso. Conciossiache il soldato, al quale dopo una batlaglia, od uua lunga marcia, si accousente di ri- posarsi abbandonando le armi a terra ed a volonta , egli puo slacciare la celata , cavare una gambiera , ma solo per rin- frescarsi , e ricomporsi , stando sempre presso le sue armi, e nella sua fila. Ed in vero lo svestire aflat to le armi di- cesi /.vTv-lQirtvi -7. SttXa, siccome raccogliesi dal seguente luo- go di Senofonte ( Anabasis V. 2. i5 ), nel quale narra di Agasia , e di Filosseno, che naraSe/Jisvoi -v. otcKk , eu yr.^-j l [xovov oveSmcraK spoglialisi delt armi, salirono veslili dell a sola tunica. Finalmente trovo , che Senofonte appropriando al solo capitano I' operazione , che egli comanda alia sua trup- pa , scrive , che egli cSsto t» otOm , invece di comandb di porre le armi in terra. Dcterminato per tal modo il valore di questa locuzione, ognuno vede , che al comando 3-V3j t« SnXa corrispondeva I()^ DEL COMiNDO MILIT\RE una sola operazione del soldato , quella cioe di pone le armi iu terra per riposarsi. In secondo luogo lale opera- zione e chiaramente Judicata dalle slesse parole tiQevSxi t« inka. poire h armi. Peravventura anoTiGivStxi , od altro simile com- posto avrebbe piu espressamente notato il deporre; se non die i coinandi militari vogliono essere cortj. Rimane , che la proposta niia dichiarazione soddisQ alia terza condizione sovra mentovata , cioe , che essa perfettameule si couvenga con lutti i luoghi d'Erodoto, di Tucidide, e di Senofonte, nei quali si legge. A tale dimostrazione omai mi accingo, e spero , che piu evidente riescira , quando io scelga ap- puuto quei passi , nei quali gli Ellenisli volevano pur ve- dervi soldati , che campeggiavano , o si vestivano le armi, e simili. Primicramente io arrechero due luoghi di Senofonte i piu chiari di tutti. Hellenic. VII. 5. 22 Epaminonda arma e schiera il suo csercito , quasi che intenda di far giornata, quindi invece di condurlo diviato al nemico per la piu corta via , lo mena verso una montagna , accio i nemici si dieno a cre- dere , che egli per quel giorno non disegna d 1 ingaggiare battaglia. Giunto a quel monte dispiega la falange , e su quelle allure 'iOixo t« on),a w;s hudeS-/! spcmm&tyofilvy , je posare le armi in terra , cost che pan>e ai nemici , che si fosse accampato. Dunque il n'0ss9tt( x« onla non e porre gli allog- giamenli , ma da lungi soltanlo ra*somiglia ad un accam- pamento. Poco dipoi avendo fatte dalle ale passare nei DF.L PROF. AMEDtO PETRON I C/<} erntro alcunc truppc, tot; #r, avaX^sfv mpwfjztlcr.; m only. , yfyirro alLora da to il comando di ripigliare le armi, li condussc al nemico. Dunquc il contrario di t&eodai r« only, si c 1' ara- ). 1' aUra x«t« yvpcv zOvszo rot orlv. nel silo s/esso, dove slat'ano per azznffarsi , posero le ormi in terra , ibid. 17. Pari- mente Hellenic. VI. /,. 1/,. i Lacedemoni ritiratisi dalla bat- taglia di Leuctra tO-vzo za otOm m-ci. ^oipav, n»Sev uppsvro andaro- no a soffermarsi colt arrni a terra la donde eransi rnossi, quindi alcuni piu sensitivi dell' onore volevano rinfrescare la baltaglia. Le due i'rasi sono pure le stesse ; ci6 non di meno lo Stiirz Lexic. Xenophont. IV. 5 7 5. spiega quella dell' Anabasi deponebanl arnia sno ordine el loco , nti dis- ponenda eranl , e questa dell' Hcllenica slabant bene or- dinali , cioe precisamente il contrario. Anabasi I. 6. 4. Ciro avendo radunalo nel suo padiglione i duci Persiani, e Clearco, per sentenziare il traditore Oronte, comando ai capitani Greci che facessero armare i loro opliti, zwzovg n\ 5(757.1 tv. 'cxlct mpi rr,v etvzs-j ey.r,vr,v , e epiesli si dispo- nessero inlorno al sno padiglione colV armi in terra. Per avventura non si saranno accampati , ne avrauno assediata la.teuda del Principe. Talora Senofonte congiunge il zlQsttctt za cxl*?. colle parole «g za%tv. II che per mio avviso null' altro signilica , se non se , che i soldati furono comandali di andarsi a porre si, roftv in ordinanza colle armi a terra. Cosi Anabasi V. /,. 11. due dei barbari scesi da ciascun battello 4''^» I'Qzvzo za. o~\u andarono porsi in ordinanza coif armi a terra , e qual ne fosse 1' ordinanza poco dopo lo spiega 1' autore. INon altrimenti Anabasi II. 2. 21. Clearco sul far del giorno -yorrpd,: £!; zahv to. i'rXa ziOzaSai zou? 'EXX/ivac, r,T:ep etyov, Izi h r, 2o6 DEL COMANDO MILITARF. [i-dyr, comandb ai Greci , che andassero a porsi in quella ordinanza , che ogniuio teneva in occasione di batlaglia , e Id si fermassero coW arnii a terra. Che se i soldati gia erano schierati , allora Senofonte nou usa piu Y ng zx^tv atto ad indicate uo molo , ma scrive iv tola ; cosi Anabasi II. 2. 8. xat vj t«§£( %£[j.EVGt rex. oiika.. Dovrebbe Y lv ro|si nolare la quiele nel luogo piecedente al comando di pone Y armi a terra , ma siccome 1' iv col dativo talora indica altresi il moto , pero Senofonte nel luogo piu sopra citato dell'Ana- basi VII. i. 22. uso Y sv xa%u parlando di movimento da farsi onde porsi in ordinanza. Leggesi inoltre questa stessa frase congiunta con txvrloi, il che significa porre le armi a terra in faccia a quel ne- rnico , o luogo di cui si parla ; e dico , che ingannasi a partito lo Stiirz Lexic. Xenoph. III. 299. spiegandola arrna- lurn resistere , cum suis invadere. Ben potra 1' assalto ve- nir dopo alia prima operazione di fermarsi coll' armi a terra rimpetto al nemico affine di ripigliar lena e prepa- rarsi a far la giornata , ma un nuovo comando allora vi farebbe d' uopo. Cosi Anabasi IV. 3. 26. Senofonte spfa; ~[Ag tou; Kapdavxovs , avnu. to onlct zQzro vedendo , che 1' eser- cito nel passaggio del flume era tribolato dai Garduchi , me- n6 la sua truppa contro essi , ed in faccia ai Carduclu sof- fermossi coW arme a terra ; quindi diede parecchie disposi- zioni , e solo dopo molte evoluzioni, e varie ore, corsero i Greci a caricarli. Non altrimente in Erodoto I. 62. Pisistrato c quei della sua setta partitisi da Maratona per rientrare DEL PROF. AMEDEO PEYRON 20] ill Atenc , giuuli al tempio di Minerva Pallenide darttbt I'Ovj-o to onloc posero le armi a terra rimpetlo agli Aleniesi venilti a rincontrarli. In questo mezzo un indovino appresentossi al tiranno , il quale confortato dalle predizioni di lui ri- melle quindi in cammino 1' esercito , assale il campo degli Atcniesi , e ne riporta vitloria. II Larcher tradusse el ce fut en face de ce temple , cpCils assirent leur camp. Arri- varc al tempio , porvi e levarne gli alloggiamenti , rimet- lersi in cammino , vincere , perseguire il nemico , e tutto rio nello stesso giorno, e incredibil cosa. Arroge, che 1' mhtii non e en face de ce temple , ma rimpetlo agli Aleniesi. Riinane , che in ultimo luogo io esamini quei passi , nei quali i filologi volevano traslatare la frase ztis&ai to onka. per arma coniungere , depugnare. Essi , a parer mio , scam- biarono 1' operazione del soldato col fine dell' operazione medesima ; il che se puossi concedere ad un libero tra- duttore , vuolsi tultavia negare ad un severo vocabolarista. Tucidide II. a. Erano i trecento Tebani, come sopra nar- rai , entrati in Platea, e volendo con proclami indurre i cittadini ad un pacifico accordo , fermaronsi nella piazza coll' armi a terra ; quindi fecero bandire , che chiunque volesse con esso loro collegarsi, rlS-vSou nap' avTovg to ottX«, vale a dire venisse rap' avzovg presso loro a schierarsi coif armi a terra. Tal era 1' operazione corporale, che il Plateese fare doveva ; 1' intendimento poi ed il fine di quella ope- razione si era di unire le sue alle armi dei Tebani , di approvare la lega , di combatterc chiunque all' accordo 208 DEL COMANDO MIUTAUE opporre si volesse. Ma , giova ripeterlo , 1' cstcrno Segno di lal adesione egli era quello di schierarsi nella medesima ordinanza con esso loro ponendo 1c armi a terra. Non usano forse i Lalini di dire pedibus ire in sententiam alicuius , ed i Francesi se ranger du cote de quelqtiin? E per non dipartirini dalla lingua militare , 1' abbassar le armi , vale arrendersi , cosi dar le armi, e cosi molte altre locuzioni tratte dal maneggio dell' armi , per cui si nota l'intenzione, il Hue del soldato. Non altrimente chi voleva parteggiare per una truppa di soldati , costui andava ad arringarsi con essoloro coll' armi a terra. Nello stesso proposito Diodoro Siculo XII. 66. narra , che seicento Aleniesi stati per tradimento d' alcuni Mega- resi introdotti nella citla di Megara , volendo di nuovi ar- mati rinforzare la loro debole truppa , bandirono , che chiunque loro si aderisse TtBecGptt m onla [ura 'AdiiMONw xeu Usyxpiav ponendo le armi in terra si schierasse cogli Ale- niesi , e coi Megaresi. II Rodomano traduce anna cam Alhe- mensibiiit et Megarensibus conjungal. Valadire tal ne era il fine , ma diversa ne era 1' esterna dimostrazione. Non disconsento pertanto , che il 'tIObcQoci roc onka itupor. tivo. , ovvero [xerdrivo;, si dichiari anna conjitngere cm/i alir/uo, depngnare ; ma aflermo , che tal significalo e secondario derivando dall' opcrazione militare , la quale ne dava l 1 es- terna indicazione. E gli scrittori militari sempre accurata- mente se ne servirono in quel conleslo , nel quale gia si fosse parlalo di truppe ferme coll' armi a terra , le quali DEL PIVOF. AMEDEO .FEYRON 20 ) invitavano allri a congiungerc seco loro 1« armi. Ma una tale esattezza non si vuol esigere dai poeti , e dagli ora- lori , i quali adoperando il piu largo stile della imagina- zionc scrissero ad cscmpio rlSidStp xa only, vitep notrplioq fingendo, che la fantastica persona della patria stando armata , i cit- tadini andavano a schicrarsi secolei coll' armi a terra. Cosi neir epigramma riferito da Deinostene sul line dell 1 orazione pro Corona. O'.ot -nx-pa; svcxa crfixipag , e'tg $r,ptv iQivxo on\x , xat avTinalw v&piv «nin.lS / x<7ct.v Cosi lo stesso Demostene contro Midia (p. 56 1, ed. ReisLe) «).)« xai xvrbg iinlp xov fo'ftoy 5£{i.svo$ m on\tx per notare che aveva difesa la patria. Ed Eschine contro Timarco (p. 55, ed. Reiske ) per significare il contrario re, iroXst, wrap «; xa. Zn\a. pri xiQivou. Oude Libanio abusando di tal significato, con me- tafora ardita di troppo scrisse torn. II. p. 43. B. vnsp irorp&os VTr.ip oiika Sepivov xoltq loyovg. Siccome poi il xldio-Zat xa ottXk naptx n>« era parteggiare per alcuno; cosi all' incontro il d&eo9«i xot onla. mrla, od bioama landaisi a schierare contro uno , era roinpergli la guerra , assalirlo. Pero Eliano Var. Hist. III. 43. scrive dei Siba- riti , che Kpoxavtv.Txi; huooniov on\x 3ejtx£i/ot avendo rolla la guerra ai Croloniali ne ebbcro la peggio. Cosi parvemi illustrare si dovesse l'idiotismo -t'Sso^at t« onla. pigliando la norma dagli scrittori militari. E per conchiu- dere diro , che un Lessicografo potrebbe succintamente cosi dichiarareil valore di questa locuzione. T&e&ou mirlu comando Tom. xxvh. 27 .10 DEL C0MAND0 MIL1TARE militare , per cui il soldato armalo di tutlo punlo , dopo averc arreslata la sua marcia , stando nella sua fila j pone le armi a terra ed a volonta , per pigliar riposo , seden- dosi anche a terra , se meglio gli giova. Congiunto con r.'j.pv. Twa, ovvero [xsra nvog militarmente nota lo schierarsi ac- canto ad uno per aderirsi alia sua parte ; ma negli oratori e nei poeti siguifica prender le armi injavore di qualcuno, e questi sogliono costrurlo coll' unsp too;. Congiunto poi coll' M-la. , od bavziot. vale arringarsi coll' armi a terra di- rimpetto a qualcuno , che si vuole osteggiare ; negli scrit- tori non militnri vale rompergli la guerra. 21 1 DE' MARMI LUNESI LEZIONI TRE Del Cavaliere Giulio Cordero Di S. Quintino SOCIO CORRISPONDEflTE BELLA REALE ACCADEMIA DI TORINO. Lette neir adunanza dei a gennajo 183X Secum quisquc cogilet , cum prelia borum Andiat , cnm Tehi , trahique moles Wdeat , Quaiii sine his multorum fueiit beatior vila. C. Plin. Secund. Lib. 36. sec. i. i^c agli scultori c necessario il eonoscere i raateriali per cai 1' arte statuaria ha vita , e traniauda le opere sue alia tarda posterita , questa scienza dod e meno opportuna agli amatori delle belle arti , ed agli stmlinsi dell' Antiquaria. Perche ove si tratti di detcrminare la patria , la scuola , ovvero 1' eta di un antico mouumcnto , non sernpre basta di saperne apprezzare il merito , o ravvisare nell' opera que' tratti , quelle maniere che ne costituiscono propria- raente lo stile. Si fatti caratteri possono talvolta riuscire equivoci , cd essere comuni ad epoche , ed a luoghi assai *7 * 2 12 DE MARMI LUNESI lontani fra loro: ed i monumenti , anche molli sccoli dopo la loro vera eta , essere stati ripeluti , o ripristinali collo slile d 1 imitazione , in modo da lasciar in forse anchc gl' intelligcnti. Oltre a cio le arli nel loro nascerc , come nel declinare cbberp prcsso tutle le nazioni una progressionc quasi uni- l'orme , non sempre agevole a distinguersi. Quindi avviene che le anlichissime greche sculture, le Eginetiche per modo d' esempio , faoilmente si possono coufondere con quelle degli Etruschi , e degli allri antichi popoli d' Italia : le rozze figure dei tempi rovinosi di Costanlino, e d' Onorio con quelle non meno meschine de' secoli di mezzo; le statue di manicra cgiziana falle in Roma sotlo Adiiano con quelle del secolo di Sesostri. Sulla pallia finalmcnte , e sull' originalita delle opere stesse piu slupcnde dello scar- pello quanti dubbi non si sono mossi , che il giudizio dei periti non ha per anche potulo risolverc? In questi casi l' archeologo, l' artista, 1' amatore del bello nelle arti hanno spesso ricorso , ne invano, all' esaine dei materiali onde le statue , ed i monumenti sono formati. Sanno essi di quai pietre ciascuna nazione si e pai ticolar- mente giovata ; conoscono le epoche in cui i diveisi niarmi hanno cominciato a servire alia scultura , e quando per vaghezza di novita piacque di preferire un maleriale ad un altro. Sovente i giudizi che si traggono da si la I to con- siderazioni sono tali che non ammeltono replica. Pare che l 1 Aulore della natura abbia avvedulamente DEL CAV. DI S. QUINTINO 2 1 3 ilisposto chc i marmi piu fini fossero appunto cola dove sorgcr doveano nazioni capaci di dar lcggi , e perfezione alle arti. I Grcci , in tanta dovizia di marmi sceltissimi , coltivarono da piu rcmoti tempi la scullura ; e ncll' arte statuaria non si trovo chi li agguagliasse giammai : ne gl' Ilaliani avvisarono di emular loro se non quando ebbero anche essi nc' mouli di Populonia , e di Luni le proprie lapidicine , alle greche non inferiori La scopcrla di un nuovo marmo statuario e dunque un avvenimento degno dell' atlenzione non pure degli arlisti , ma ancora , degli Eruditi. Si agli uni che agli altri dee esser caro lo studio di quci preziosi mineral!: Per quae spiritus , el rila redit bonis Post mortem dueibus. Horat. IV. o<1.8. e che tanti ci Lanno conservati miracoli dell' ingegno uma- no , e tanle memorie delle eta trascorse. Persuaso io di queste vcrita , bo preso ad esporre nclle seguenti lezioui alcuni miei pensicii e sulle vicende , e sull' uso dei marmi lunesi tanto presso gli Antichi , come ne' tenebrosi secoli di mezzo : e , per cio che spetla alle eta moderne , per non ripetere cose notissime , dir6 sol- tanto , e prima di tutto , alcune cose sopra un nuovo marmo slatuario bellissimo dei monti di Luni , scoperto di recente presso Seravezza, nel Capitauato di Pielrasanta. 214 LEZIONE PRIMA De 1 marmi lanes i del motile Jllissimo, presso Seravezza. Pachi sono i monti primitivi che non contengano la calce carbonata saccaroidea , vale a dire marmi piii o mono bianchi , di grana fiae , omogenea , serrata , e capaci di pulimenlo. Fra questi se ne trovano alcuni perfettamente candidi , di uua cristallizaazione brillante e poliedra , ora simile a quella dello zucchcro in pani , ora a quella dello zucchero candito ; ed atti sempre a ricevere ua lustro per- fetto. 1 primi ddconsi generalmeate marmi bianchi ordinari, e servono per l 1 architettura , per mobili , e per monu- menti colossali ; i secondi marmi statuari s' appellano , jicixke di questi soli possono valersi gli scultori per far figure, ed ornali di alto rilievo e dilicati. Rarissimi sono i buoni marmi statuari , perche m essi , oltre le 9uddette prerogative , richiedonsi molte altre doti che difBcilmente si trovano riunite nello stesso minerale. Nel solo nostro Piemonte , per non cercare esempi altrove, si traggono marmi bianchi da sei diverse cave ; da quelle, cioe , di Ponte nella provineia d' Ivrea , di S. Martino in quella di Pinerolo , del Foresto presso Susa , di Garessio nella valle del Tanaro , di Paesana verso le sorgenli del Po, e di Brusasco nel Monferrato : ma dalla prima solamente si cava un niarmo statuario di gran bellezza , e degno di maggior celebrita. DKL C\V. DI S. QUINTINO 2 1 Fra lutti pero il vero marrao statuario italiano per ec- cellenza e quello di Carrara, conosciuto gia dagli antichi col nomc di marmo Lunense , ossia di Luni. I marra 1 carraresi sono infatti di tal perfezionc , di tanta varieta , cosi abbondanli , di si facile accesso , che giustamente , da piu secoli, si possouo chiamare gli statuari di tutto I' orbe. Sarebbe tuttavolta un errore il credere che i monti del contado di Carrara sieno i soli a contenere questi preziosi minerali. La lunga catena dei monti Apuani , della quale i carraresi fanno parte , e piena tutta di marmi d' ogni sorta ; i bianchi vi sono pero i piu abbondanti. Ne sono stati osservali de' belli assai , in quest' anno medesimo , nel piccolo distretto lucchese di Montignoso , fra Massa , e Pietrasanta ; vc ne sono nel territorio di Fivizzano , in quello di Massa , ed in molti altri luoghi tra quelle mon- tagne , lungo la costa del mar Tirreno. Ma questi marmi per mancanza di strade opportune , e per la concorrenza dei marmi carraresi si rimangono inutili ed abbandonati. Fra tutti gli altri lunensi peraltro meritano particolar menzione gli slatuari del monte Altissimo. Non sono ancor due anni che ne furono principiate le osservazioni, e gia per la loro eccellcnza questi nuovi marmi competono coi pi 11 belli di Carrara. Per quanto e a mia notizia , nessuno aven- done linora trattato , io ne faro materia di questa lezione, aprendomi cosi la via al propostomi argomento. il monte Altissimo e uno de' piu alti gioghi , ed il piu meridionale di quella diramazione dell 1 Appenino ronosciuta 216 de' marmi MJNENRI presso gli anticbi col norae di monti Apuanl , i quali costeggiando per venti e piu miglia Italiane le sponde del mar di Toscana , hanno per limiti naturali lo slesso mare, la Macra , il Lucido , ed il Serchio. L' Altissimo divide , dalla parte d' Oricnte, il Capitanalo di Pietrasanta dalla Garfagnana. Piu comunemcnte pero questi Appenini sono denominati le alpi della Pania , dal nome di una delle piu alte loro vette. Cosi la chiamo Dante volendo indicare un gran monte in que' versi ; Che se Tabernicch Vi fosse su caduto , o Pietra Pana , e Non avria pur dall' orlo fatto cricch. Idler, c. 32. T.2S. r Dalla Pania , come da uu punto centrale , si staccano nove o dieci altre minori elevazioni, dalle quali si compone questo gruppo di Montagne abitate gia dai Liguri Apuani. Le piu ragguardevoli fra queste sono il monte Sacro , nelle cui derivazioni sono le valli marmoree di Carrara , e V Al- tissimo ehe gli sta a fianco. Questo monte, parlando propriamente , non e dunque cbe una continuazione di quelle Montagne gia da tanti secoli rinomate per la copia e bellezza de' loro minerali , dove al dire dello stesso poeta ; Ronca , , Lo Carrarese che di sotto alberga. Inter, c. 20. ». ^9. ° La formazione de' monti Apuani e presso a poco la rae- desima in tutta la loro estensione ; altro essi non sono DEL CA.V. DI S. QUINTIN0 2 1 7 che un gruppo immcnso di (iloni calcari d' ogni maniera , da I la pietra di paragone , dal travertino , che non si presta alio scarpello , iino al piu perfetto statuario. II ma rin o bianco pert) , come gia si disse , si presenta in tutti i lati il piu abbondante , siccome il dimostrano quelle loro baize biancheggianti , quasi fosse ro coperte di elerna neve. Chi conosce pertanto la naturale struttura dei monti propri di Carrara ha egualmente notizia di quella dell' Al- tissimo. A pie di questo s' apre verso il mare la valle della Versilia , dov' e la nobile Terra di Seravezza, conosciuta in tutta Europa per le bcllissime brecce , ed i mirti che por- tano il suo nome. Ivi sogliono ricoverare nella stale gli abi- tanti della vicina Pietrasanta , per sotlrarsi alle maligne inHuenze di quel suolo paludoso. In questi luoghi era altre volte il Lucus Feroniae , segnato nelle antiche tavole. Questo gran monte non meno che il Sacro , conliene marmi primilivi ordinari e statu. u i in tal quantity , che di esso pare intieramente formato lino al centro. Gli slatuari , osservali finora in molte parti della mon- tagna , tutti si presentano candidi , puri e perfetti egual- mente ; se differiscono talvolta nella maggiore o minore durezza , tutti sono pert) nervosi e tenaci quanto fa d'uopo. La loro cristallizzazione e poliedra , e meno confusa assai che non e per solito quella dei carbonati di calce sacca- roidei ordinari. Presentano di fatto nella loro spezzatura mille piccoli specchiclti lucidissimi aggruppati , e sparsi Tom. xxvii. 28 2l8 DE' MARMI MJNENSI irregolarmcnte per ogni verso ; eflelto di una crislallizza- zione primitiva , ma non ordinata. Questa loro maniera di cristalli tiene un posto di mezzo, se mal non m" appongo , fra la cristallizzazione lamcllare di alcuni marmi detli salini , e la granellosa della maggior parte degli allii ; ossia per valermi dell' ingegnoso paragone Traiiede iMmeial. a d ttato dal celebre Hauy , d' aceiba rimembranza , fra vol. II. 1 62. - ' ' quella dello zuccaro canilito , e quella dello zuccaro in pani. Di modo che questi statuari somigliano assai piu al inarmo Pentelico , al Corallitico , ed al greco duio degli antichi monumenti , che al marmo Pario , ed a quello del nionte Imete nell 1 Attica, la cristailizzazione de' quali e af- fatto lamellare , o , per parlare col linguaggio degli scar- pellini , salina od a specchioni. Fra i marmi fini lunensi ve ne sono di cosi arrendevoli. cbe riescono talvolta sonori. Narra il Targioni , ne' suoi viaggi per la Toscana , che in Carrara il Dotlor Grandi li trallava con tanta maestria e leggerezza da fame violini , chilarre , ed allri si falti strumenti , capaci di rendere tin suono assai piu forte, e graio che le chitarre usuali di legno- Altie volte sono dotati di una certa flessibilila , o capa- city di curvarsi da per se stessi , che pare contrario alia loro solidila. Dipende questa probabilmenle da una ripe- tuta contrazione , e dilatazione delle loro parti integranti csposte all' azione del calore , e dell' aria ambiente (1) Vol. XII. j 34 (1) Gli escmpi di queslo fenomeDO uon sono rari nclla Mineralogia. Mcrila DEI. CAV. 1)1 S. QUINT1N0 2 1 f) Sono ribomati per qnesta propriela i raanni granello&i bianchissimi delta cava di Betogli presso Carrara : ma iinora non se ne sono trovati di somiglianti nel raonte Altissimo ; e per buona sorlc , perche marmi si falli sono per lo piii eillorcsccnti , e ricscono inutili pei lavori delicati. In generate la sostanza degli stataari di Seravezza e di nn impasto denso, scrrato , omogeneo, caudido assai , senza vene , tarli e macchie, non vctrina, non madrosa, ne pi- ritosa , ne l'elida ; tale in soruma da non tcinere il con- fronto dei marmi piu slimati fra i carraresi. Qnesti pre- ziosi miuerali non vanno pero iutieramente esenti da que- gl' incomodissimi granellini di ferro ossidato quarzifero , o smeriglio , ehe arrestano talvolta la mano dello scultore , e resistono al taglio degl' istrumenti ordinari : difelto che e pur comune ai marmi di alcune fra le stesse cave del Polvaccio , le piu pregiate fra tutte quelle di Carrara. De' marmi ordinari al contrario ve ne ha di molte qua- lita Dell' Altissimo ; alcuni sono bianchissimi quanto i so- vraccennati , allri lo sono meno ; se ne trovano di quelli che tendono al ceruleo , od al perlato ; altri sono venati , ovvero con macchie. Nelle loro escavazioni si trova non di pero per questo particolare di essere veduto in Lucca lo slipite di una fineslra del Palazzo Bernaidini.il quale, cur»at«si iusensibiltnente nella sua eslremita. inferiore , si e gia staccato dal muro piu d' un palmo. La sua sostanza e arenaria ; 1" esposizionc meridionale , come si e aotato nella Guula del fo- rcstiero per quel la Citta 220 DE MIAMI LUNF.NSI rado il quarzo jalino limpido , ossia il cristallo di monte; il quale , non saprei dime il pcrche , negli statuari noa s' incontra. La medesima cosa fu osservata nelle miniere del Carrarese. Se tutte non fossero sorprendenli le opere della natura , non si crederebbe si di leggieri die questi cristalli eminentemente silicei avessero a trovarsi fra quei sali di calce quasi pura. £ opinione di niolti , che di tali niarmi non s' avesse notizia prima di questi ultimi anni , e se ne e pubblica- mente parlato come di cosa scoperta di recente. Questa opinione non e pero conforme alia verita. Le miniere -del monte Altissimo gia da tre secoli sono conosciute fra i moderni ; e certamente non sono state ignote giammai agli abitanti di que' contorni , i quali ritraendo ogni anno grandi vantaggi dallo smercio de' marmi misti e brecciati degli altri loro monti , ben sapevano qual utile essi , e tutta la Toscana avrebbero potuto ricavarne. Assai prima d' ora ne avevano fatta menzione il Lastri nella sua Firenze illustra/a; il Galluzzi Delia storia del Gran Ducalo : il Padre Del-Riccio nel suo trattato ma- nuscritto sulle pietre , e principalmente il Targioni nei Viaggi per la Toscana. Ecco come quest' ultimo Scrittore , parlando della Valle della Versilia descrive il delto monte co' suoi minerali: A ia^.perla Tosc. » Dietro al monte della Cappella , sono sue parole, resta » monte Altissimo ignudo e bianco come se fosse coperto di » neve .... e la branca secondogenita dell' Alpe della DEL C\V. DI S. QUINTINO 22 I » Pania , che per la parte di mczzogiomo acquapende » ncllo Stato granducalc, e per la tramontana nello Stato » ducale di Massa ; nella cima e tutlo formato di marmo » bianco , come la Pietra Pauia , ignudo e dirupato come » essa, e senza quasi punto di terra. Fra tanto marmo » bianco, ve n' e anche dello staluario, cioe interamente » candido , senza alcuna vena nera , o livida,ed oltre di » cio di grana uniforme, salina, che piglia buon pulimenlo, » in somma eguale in tutto e per tutto al famoso marmo » di Carrara. » La piu antica memoria che abbiamo di questi minerali tocca i primi pcriodi del decimosesto secolo , quando il Pontefice Leone decimo , verso il i5i5, informato che in detto monte erano marmi della stessa bellezza e bonta che quelli di Carrara, allora appunto che stava volgendo neir animo di ornare di marmi, con magnificenza degna de' Principi Medicei , la sontuosa loro basilica di S. Lorenzo in Firenzc , scrisse a Michel-Angelo Bonarroti commetten- dogli di portarsi a Pietrasanta ad esaminare i divisati marmi. II Bonarroti che era amico del Marchese Alberico Malas- pina, a que' giorni, Signore di Carrara (i), ne gli voleva pregiudicare , rispose al Papa : che i marmi bianchi da lui esaminati erano molto intrattabili , e poco a proposito (i) 11 Marchese Alberico II. Malasiiioa mori nel i 5 1 9 ; i suoi Slali passa- rono alia famiglia Cibo. 222 DE MARMI LL'NENSI all' uopo ; c , quaud 1 anche fossero stati cosi ecccllenti come era stato esposto a sua Santita , Don avrebbcro po- tulo servire alle sue mire se non dopo lunghe dilazioni per intraprenderne gli scavi. Di piu lion vi essendo strada praticabile per scenderli alia marina conveniva fame una nuova di parecchie miglia per le monlagne a forza di pic- coni , e nel piano con palafitte , essendo quello paludoso ; la qual cosa richiedeva molta spesa. Ma il Pontelice che non voleva servirsi di materiali che non fossero propri dello slato , e prevedeva certamenle qual vantaggio sarebbe per derivarne alia sua patria , qualora i suoi divisamenti venissero coronati da buou successor senza tener conto ne della spesa , ne del tempo , e poco fidando Hnelle addot- tegli ragioni , ordiuo che senza piu si desse principio alia strada. Ubbidi il Bonarroti 5 e come quegli , che non so- lamente era eccellentissimo dipintore , scullore senza pari e poeta , ma sommo architetto ancora , in poco piu di due anni la ridusse a segno che pote far trasportare fino al mare una buona parte dei manni necessaii per la ri- cordata facciata ; ed erano fra quesli cinque belle colonne di giusta grandezza. Ma fra questi indugi Papa Leone divertito 1' animo da altre cure, e poco dopo sorpreso da morte (i), ahi ! troppo immatura pel bene delle lettere c delle arti , (i) II Ponte6ce Leone X. mori il di i. dicembre i5ai. DEL CAV. DI S. QUINTINO 223 1' opera della strada , come quclla della facciala rimasero interrotte. L' immortale sculiore cui parcva grave di restare ozioso per tanto tempo , s 1 appiglio volenlicii ad altri la- vori , e per allora non si parlo piu di quell 1 impresa. Siaino debitor! di tutti quesli miniiti parlicolari al Condivi /-,-,„,/,• M /.,,, contemporaneo di qucll'artefice, e scrittore delle sue azioni; face. 3o 2." ediz. spero che ad altri non parranno sovverchi se non a chi non si scuote al nome di Leone , e di Micliel-Angelo , e non scnle 1' animo suo elevarsi alle idee del Magnifico , del Bello , del Sublime. II Bonarroli aveva spesi parecchi anni in questi lavori, e pare da alcuni documenti che si conservano in Seravezza, che quesli si conliuuassero ancora nel i520. Cio non os- tante quando Giorgio Vasari , verso il i565, scriveva la vita del suo maestro, rimanevano ancora due miglia a farsi di quella strada assai malagevoli. E fama che Michel-Angelo non rimanesse ozioso nella solitudine di que' monti , e che giovandosi de'nuovi marmi per lui scavati , vi conducesse a line alcune opere di scul- tura : ma di esse qual sia stato il destino non si sa. Tuttavia le saggie intenzioni di quel gran Pontefice , il quale morendo avea lasciato il suo nome al secolo piu lu- minoso de' tempi moderni , non furono dimenlicate. Cin- quant' anni dopo le prime escavazioni fatte per online di lui , il Duca Cosimo II. de' Medici , il quale fu poi di- chiarato gran Duca da S. Pio Quinto , dopo aver fatta di nuovo , ovvero restaurata , nel i564, 1' antica strada che 224 conduce da Seravezza alle accennate sue pregiatissirae brecce ne' monti di Stazzema , ed aperte quivi le cave di que' misti , con cui seppe tanto lustro accrescere alia sua Fireuze , voile pure che si ripigliassero i lavori della strada dell' Altissimo , il quale dalle suddette cave e dis- tante nove miglia. I nuovi lavori , non ostante le angustie della valle , V asprezza del raonte , e le vaste tagliate che in piu luoghi fu necessita di fare nel vivo tarso , progredirono con tanta sollecitudine , che in meno di due anni furono coudotte a fine. Ne fanno fede alcune lapidi scritte , che veggonsi ancora lungo i rovinali avanzi di quella via. In una di esse , incastrata tuttavia nel monte , a mezza slrada par- tendo da Seravezza , si legge : Cosmus Medices Florentiae et Senarum Dux II. L' epoca di questa iscrizioue dee essere anteriore al 1569, perche in tale anno Cosimo avea gia preso il titolo di Gran Duca. In un altra simile lapide, oltre le parole suddette, vi e pur segnato il millesimo 1 56y , col Dome del Capo maslro Giovanni da Montauto conduttore di questi primi principii. Questa seconda iscrizione fu ritrovata poco fa tra le ghiaie del vicino torrente , presso al termine della strada mede- sima , pare quindi che i principj in essa accennati sieno quelli de' nuovi scavi intrapresi in quell' anuo per ordine del Duca Cosimo , appena finita la strada. Quivi vicino apronsi nelle falde del monte due ampi seni o gole , delta Tuna la Vincarella, l'altra il Vasajone , DEI, C\V. DI S. QtlNTINO 22.") nelle quali , ma singolarmente nella primn , vcggonsi an- cora le vestigia di moltc aaticlie cave , dove e rotte co- lonne , e pilaslri , e basi , ed arebitravi tli marmo ordi- nario in parte, e parte di staluario giacciono abbandonati. In quesli luoglii , lungo le antiche strade , quasi distrulte, sono pure altre lapidi molto malconce dal tempo , sullc quali leggonsi tuttavia intagliati gli anni i53o, 1 5 5 7 , 1567, che dimostrano , a mio parerc, che anche dopo la moi'lc di Papa Leone seguita sul cadere del i52i , continuarono in qualche modo le incomiuciate escavazioni, benche la strada non fosse ancora terminata. Ma qucsto ramo di naziouale prosperity , promosso con tanto amore da Cosimo , cui le arli paciliche , e la pub- blica riconoscenza tributarono giustamente il soprannomc di grande, venne ben presto a decadcre , ed a ridursi poco per volta al nulla dopo la morte di lui ; non saprei ben dire se pei maneggi , e la concorrenza dell' emula Carrara , ovvero per difetto di protezionc. Abbandonale le miniere , e divenuta ormai inutile la nuova strada , e facile lo immaginare come questa , sorretla per luoghi alpestri e diflicili da conlinui muraglioni e terrapieui , do- velle in breve andar rovinando. Invano solto il governo del Gran Duca Francesco di Lo- rena , alcuni de' piu ricchi mercanti di Seravezza s' accin- sero a ripararla , prcsa l 1 occasione dclla ruin a della piu rinomata lapidicina degli statuari di Carrara , quclla gia nominata del Polvaccio : colti da morte i principal! fra di Tom. sxvii. 2 i u inuanzi nelT imprcsa , e le miniere dell' Altissimo caddcro ua altra volla in dimeulicanza. Egli e in qucsto torno appunlo che il bcnemerito Pro- „. , „, fessore Targioni , scriveva con molta rajrioue : » E stata V iag. per la lose. o ' ~ Vol. VI. ao3. » ccrlaraente una gran vergogna per noi Toscani che non » si sia mai pensato efEcacemente ad aprire la cava dei » marmi statuari , dell' Altissimo ; perche dal tempo del » Granduca Cosimo infino al giorno presente sono state » portate tante migliaja di pczzi di marnio di Carrara » nello slato granducale , che importano un tesoro , il » quale potea circolare in mano dei nostri consudditi , » oltre a tanti migliaja di pezzi che se ne sarebbero po- » tuli mandar fuori dello stato , come fanno lutto giorno » a Carrara Mi fa parlare cosi 1' amore che » porto alia patria , e mi scoppia il cuore quando vedo » disprezzare con nostro grave danno i copiosi doni che » la natura ci ha compartiti » Queste sono parole gra- vissime degne di tal valent' uomo qual era il Targioni. Era riserbato al regno palerno del presente Gran Duca Ferdinando terzo , regno gia si fecondo di utili provvedi- menti , il dar compimento ai benefici disegni de' Principi Medicei. 11 sig. Marco Borrini, saggio ed avveduto abitantc di Sera- vezza , divenuto , tre anni or sono, proprietario del monte Altissimo, per compra faltane dal suo Comune, pel tratto di piedi eliprandi , o piemontesi , dugento diciasetle mi la DLL C.W. Dl S. QB1NTIK0 227 quadra ti , corri^pondcnii a staia quattrocento di quella coutraila , inlraprese con nubile ardimcnto , nel luglio , dcllo scorso anno 1821, a fame di nuovo per conlo pro- prio la strada sullc rovinc dell' anlica. Ed avvalorato dalla protezione del suo Governo, il quale voile entrare a parte della spesa occorrcnte colla souima di vcnli e piu niila lire italiane , spinse con tanla altivita i lavori per que' luoghi disastrosi , che in soli nove mesi ne furono rilalti da quattro niiglia , che tauti erano necessari per rcnderla carreggia- bile per lutto quel tratto di paese , che scpara il monle dal mare , fino al luogo detlo il Forle d&marmi sul lido toscano , dove i tuarmi di Seravczza , e di Stazzema so- gliono aver imbarco , otto miglia distante dalle nuove cave^ Lode pertanto sia al sig. Borrini , il quale colla sua co- stanza , a fronte di mille difficolta opposte dalla natura stessa della sua impresa , e dalle pratiche di chi nell' esito felice della medesima prevede una funesta concorrenza nel traffico de' marmi , ha saputo in si breve tempo condurre a termine un' opera gia tante volte promossa , e tanto van- taggiosa pe' suoi paesani. Vi ebbe pure non poca parte il Cavaliere Giovanni Fab- broni , gia Direttore della R. Zecca in Firenze , sulla tomba del quale piangono tuttora quanle sono in Toscana anime generose , ed amanti del sapere , il quale come Soprain- tendente alle miuierc del Granducato fece si che i progetti del sig. Borrini fossero onorati del sovrano favore , e co- me cultore esimio delle scienze naturali li secondo co' suoi 228 de' uaemi lunensi consigli. Gode 1' annuo mio nell' accennarvelo , o Signori , e perche il suo nome per lanti titoli illustre trovasi ascrillo iia quelli dei vostri collegbi , e per V amicizia parlicolarc che a lui mi striuge. Ho veduto in Fireuze sul finire del 1820 il prinio espe- rimento che si fcce del nuovo marrao slatuario di Sera- vezza , il quale corrispose pienamenle alia comunc espetta- zione. Un valente scultore toscano prese a ritranc in pro- filo 1' effigie del Granduca Ferdinando Terzo , e circondo il bassorilievo di un ornato cosi sottilmeutc iutagliato , e di una ghirlanda di fiori condotta con tanto amore , che ogni sua foglia , ogni sua fronda vi e tirata a capello co- me se fosse di cera candidissima e trasparente , anzi che di sasso. Ed era ben dovere che il primo saggio di quesla miniera toscana fosse destinato a perpetuare i lineamenti di quel proteggitore munificentissimo delle arti , il quale non pago ancora di non lasciarle mai inoperose ne' suoi stali , vuol somministrare loro sempre nuovi sussidi , e coll' accrescere ogni giorno con nuovi capi lavori 1' esimia sua raccolta di quadri , e coll' aprire agli amatori di esse la sua privala biblioteca , dove fra i cinquanta mila volumi che la com- pongono , possono trovare quanle mai opere di grido si van pubblicando ciascun anno in Europa ; lagnandosi 1' oltimo Principe , che tal dovizia di libri non sia da essi tanto consultata quanlo egli il vorrebbe. La faina de' nuovi marmi si sparse con lanla celerita , DEL CAV. Dl S. QUINTINO j.2. ) che la slrada non ne essendo ancor ben terminala , ne ve- nivano gia chiesti di Francia , e da varic parti d' Italia. In Firenze alcune statue dcstinate pei palazzi ducali, scol- pitc in quclli, gia stanno per termiuarsi. Ed in Roma l'emulo di Canova , d'altissima memoria , il Cavalicre Tordwalsen ha volulo in questi giorni prefcrirlo ad ogni altro per trarnc il buslo dell' Impcratore Alessandro. Auche in Seravezza si e gia pcnsalo a cavarne il mag- gior vantaggio possibile colTapiire un'officina di scultura, sulla loggia di quelle di Carrara, dove il diretlore di essa il sig. Domcnico Pcrugi si ofTre di eseguire qualunque com- missione gli vena data sia di statuaria , come d' architet- tura , e d' ornali. (i) Non so qual destino abbiano avuto le cinque colonne falte scendere alia marina dal Bonarroti ; alcune di esse trasporlate in Firenze giacquero molti anni dimenticate avanti la facciata di S. Lorenzo, per la quale, come gia si disse, erano destinate. Sappiamo bensi dal P. Del-Riccio „ , ,. . ' rr TraUalodellepie- che poco dopo fu con questo marmo figurata la gran stalua ire m. ss. 64 rappresentante la cilta di Firenze viltoriosa , che si vede nel salone ducale della medesima citta. Si assicura ancora che in quel medesimo tempo per ordine del Granduca Cosimo I. si abbia pure avuto ricorso (1) Sono dobilore tli igucsto , e di aide nolizie tW amii-izia dell' erudilo r genlilissimo sig. Nicola Pollioi di Seravezza. Mi coropiaccio di puterglivue di- 111 oh I rare pubblicaoicnlc la inia riconosccuza. 2.30 Dk' MARMI LUNESSI allc cave dell' Altissirao per forma re 1' imbasamento de'pi- lastri , c delle colonne che circondano il coro di S. Maria del Fiore , sul quale imbasamento souo scolpili in basso rilicvo alcuni apostoli e profeli modellali da Baccio Ban- diuelli , ed in parte da lui medesimo terminali per ordine dello stesso Graiiduca , opere maravigliose che un ama- tore del Bello non puo saziarsi d' osservare. - Oltre lo statuario il moute Altissimo racchiude pure nelle sue viscere marmi mischiati assai belli, e varie qua- lita di brccce sul fare di quelle di Slazzema , le quali sono un composto di sassuoli marmorei non scantonati , di piii colori , or bianchi , or gialli , or rossi yerdagnoli , carnicini o paonazzi , legali in paste rosse piu o meno vivaci , ovvero ncre. Minerali sono questi molto vaghi , e tanto piu pregiati che sono rarissimi in tutto il rimanente de'monli Apuani. Lo stesso monte contiene pure in gran quantila quei marmi bianchi , di cui si e gia parlato , i quali diconsi ordinari , perche sono d' un bianco alquanto livido e per- lato , quantunque la loro sostanza sia molto fina , serrata ed uniforme ; non inferiori certamente ai notissimi marmi carraresi delle cave del Ravaccione nella valle del Pianello, ed oltimi per tulti gli usi della scultura , tranne i lavori piu gentili della statuaria. De' Bardigli finora non se ne sono rinvenuti in quella mon- tagna : ma per compenso gli abilanti di Seravezza ne hanno molli , e ben variati nel vicino monte della Cappella , DEL CAV. 01 S. QUINTINO 23 I dove se nc cavano dcgli azzurri bcllissimi , dci fioriti in campo bianco , e de' turchini , i quali lutti , essendo per lo piu superior! in dtirczza alia raaggior parte di quelli di Carrara , sono ricercati , e se ne fa assai buon IrafBco. Qucsti bardigli , come pure i bianchi ordinari dello stesso monte della Cappella , appartengono alia sottodivi- sioue della cake carbonata fclida , percbe spezzandoli tramandano un colal leggicro puzzo quasi di zolfo, ovvero di uova guaste ; la qual co^a si suole attribuire alio svi- luppo del gasse idrogenc sulfurato. Una si fatta proprieta e comune a quasi lutli i marmi greci degli antichi monu- menti , e vien molto opporluna per saperli dislinguere dai marmi de' moderni , cbe a quelli somigliano nel ri- manente. Forse la presenza di tanti diversi marmi nello stesso monte , e la naturalc giacilura dci piu fini nelle parti elevate di esso , essendone le falde per lo piu composte del cosi detlo sasso morto , saranno state cagione die Mi- chel-Angelo non abbia in sulle prime potuto vedere , ed esaminarvi se non i marmi piu ordinari (i), e risposto abbia in buona fedc al Pontefice cio crTegli ne sentiva veramente. Io amo meglio abbandonarmi a quesla supposizione , che nulla presenta d' improbabile , die , seguendo il Condivi , slimar quel grand' uomo , sommo artista egualmente che (i) Assicura il Vasari cbe Miclielagnolo stesso scopri poi in quel monte altri marmi piu belli di quelli conosciuli da prima. F%ta di Michclagnolo. 23a de' marmi lunensi virtuoso cittadino , capace d' ingaano verso i Medici suoi parzialissimi benefattori , e di aver voluto recar tal pre- giudizio alia patria per favorire uno straniero. Finora le escavazioni praticalc nell' Altissimo non sono piu di due ; V una e 1' altra nella gia noniiuala gola detla il vasajone. Ambedue somministrano uno statuario bellissimo , afTalto simile al frammento che ho il piacere di presentare all' Accademia. E infinito il numero che se ne potra inlraprendere per 1' avvenire : ma converra im- piegarvi molto tempo aucora , e molto danaro per supe- rare gli ostacoli opposti dall' asprezza naturale del monte, scosceso e poco praticabile , e per la costruzione di altis- simi bastioni necessari a sostenere sull' erta i marmi sca- vati , ed a dare opportunity per avvallarli da que' dirupi fino alia strada soltoposta. Dopo tali ben augurati incominciamenti rimane a ve- dersi come le nuove lapidicine de' marmi lunensi , di cui ho ragionato , polranno sostenere la competenza colle carraresi conosciute , e meritamente celebrate gia da tanti secoli. Vero e che gli scavi ora appena principiati danno ogni giorno migliori speranze , anzi la certezza d' una conti- nuazione senza fine , la quale non potra che venire gran- demente favorita dalla franchigia da ogui dazio di cui gode il capitanato di Pietrasanta (i); quando per contrario (i) II Capilanalo
  • v kxxpcn&iv ^'jjyv ixetoXKccv iizepxeiixcicov t«$ ^aXarrn? 7rX«ff('ov. kx 5i nq &aXarr«5 SiaSf^ofiiyiBy tou T/jfytSa; twv xojui&mv. Strab. Geograph. lib. 5. pag. 3/,o. 236 de' marmi lunensi Cic ..nl Mti. ■. lib. ' l niarmi venuti da Luni (i)j e che Mamurra ricchissimo ' 'l' V- cavalicre romano , prefetto degli arlieri nelle legioni di Giulio Cesare nelle Gallie , fu il primo a valersi dei ruarmi cosi segati in lastre per coprirne a guisa di tappezzerie , o di arazzi le pareti di tutta la sua abitazione posta sul Celio , nella quale non eravi (2) colonna che non fosse intiera , e di marmo caristio , ovvero di Luni. Ed altrove lo stesso autore , dopo aver ragionato di alcuni antichi scultori le statue de' quali vedevansi in quasi tutti gli edifizi sacri innalzati da Augusto, soggiunge: che quegli artefici non s' erano serviti d' altro marmo fuorchu di quello candido dell' isola di Paros : ma che dippoi ne furono trovati molti altri piu bianchi aucora , quale era quello che a' suoi giorni erasi scoperto nelle la- pidicine dei lunesi (3). Egli e dunque fuor di dubbio che i marrai , o le pietre lunensi erano gia in uso presso i Roman! assai prima (1) A marmoribus digredienli ad reliquorum lapidiira insignes naturas . . . Varo [radii Iuncnsem siliccm scrra secari. Plin. lib. 36. sec. a5 e 29. (2) Primum Homae parieles crusta marmoris opcrulsse totius doinus suae in Coelio ninnlc Cornelius Nepos tradidit Mamurrara Formiis natuin , equilem romanum . praefeclum fabrum C. Caesaris in Gallia , . . . . namtpie , adjccit idem nepos, ruin primum tolis aedibus nulla nisi e marmore columnam ha- buisse , oiiinrs solidas e Carystio , aut lunensi. Plin. 1. 36 sec. 7. (3) Qmnies aulem tanl"m candido marmore usi sunt e Paro insula . . . . mullis postea candidioribus reper.is, Duper eliam in Lunensium lapidicinis. Plin. L. 3o. sec. ( . DEL CAV. DI S. QVINTINO 2j 7 dell' era voljiarc , ciot- fin dal setlimo secolo dalla fonda- zione dclla loro cilta. E anzi da crcdersi chc allora abbiano comincialo ad avcrne notizia quando , dopo tanla guerra , soggiogati fiualmente , e dispcrsi in altre contradc i belli- cosi popoli dc' monti Apuani , sul cader del scslo secolo , L ; T ; US m, ,,„ i Romani si resero padroni dclle loro terre. Allora molti fra que' Liguri dovcttero essere come schiavi traspoi tali in Roma , cd e probabile chc abbiano contribuito non poco a dar forma a que' minerali del loro paese. Sappiamo in fatti da Strabone che a' suoi tempi vi erano tuttavia assai numerosi , e cbe la maggior parte di cssi impiegavasi nei Romani edifizi (i), certamente nel lavoro dc' marmi , poiche allora , per servirmi della frase di Giovenale (2) , i marmi peregrini avevano gia fatto onta al tufo naturale , e la splendidezza nel fabbricare era giunta tant' oltre die le private abitazioni garreggiavano ormai in magnificenza colle stcsse regie pcrsiane (3). L' uso de' marmi stranieri s' introdussc pero assai tardi in Roma. Ne' bei tempi della republica , prima che i trionfi di Scipione l 1 Asiatico , di Paolo Emilio , di L. Mummio , (1) Map£fjiMUT£/)0! Tf^pxvajy \n:np£ t a.v, xai xa.p.4idcotur portari sileQtio leguui. l'lin. lib. 36 sec. a. 246 DE* MA.RMI LUNENSI In quest' epoca di licenza , cioe ncl secolo di Pompco e di Cesare , i marnii s' adoperavano assai piu per va- ghezza , e per porapa , come accessori dell' archiletlura , che come materiali della medesima , per rendcre maesto- samcnte solidi gli cdifizi ; perche questi continuavansi tultavia a fabbricarc con vili pietrami , con scmplici matLoni a norma dei metodi propri di quell' eta. II Panteon e lc tcrme d' Agrippa sono esempi che servono per cento altri che se ne potrebbero addurre. Se dobbiarao giudicare del gusto allora dominante nelle decorazioni degli edifizi , dagli avanzi dell' infelice Pom- peia , tutte le domestiche abitazioni d' allora doveano es- sere interamente dipinte, od almeno il bianco delle pareti ne era sempre escluso col mezzo di qualche tinta ora verde , ora rossa , or gialla ec. Doveano quindi usarsi di preferenza i marmi colorati , i misti , i varieggiati come piu confacienli al genio di que' secoli. Plinio , mia scorta fedele in queste indagini , lo dice chiaramente. Dopo averci egli narrato come il marmo nu- midico non era conosciuto in Roma prima dell' anno 676 di Roma; e che solamente quattro anni dopo il numidico, vi fu porta to il Luculleo , soggiunge che quest' ultimo marmo era pero nero , quando tutti gli altri erano pre- giati o pei loro colori , o per le loro macchie (1). (1) Post hunc Lepidum ferme quadriennio L. Lucullus Consul fuit , qui nomen ( ut apparel ex re) Luculleo inarraori dedit, adinodum delcctatus illo. Priuius(|ue Iiomaiu iDrexit, atrum alioqui, cum caetera roaculis, aut coloribus comracadeulur. I'lin. lil). 36 sec. 3. DEL CIV. DI S. QUINTINO 247 Qucsli altri marmi crano il Scirio , il Caristio , il Deu- calio , il Sinadico , cd il Jerapolitano tutti di vario colore ( jtooufois X&ov ) ; il sappiamo da Strabone , il quale , quasi volesse non solamente confermare , ma com men tare il detto di Plinio , soggiunge subito : di si fatti marmi va- rieggiali in Roma si possono vedcre e grandi colonne , ed ampie tavole di un solo pezzo , le quali servono .d' orna- mento ai pubblici , ed ai privati edifizi della citta ; e vi sono in tanta estimazione che quelle fa tie di marmo bianco si tengono come cose di niun conto ; oppure come il Ca- saubono interpreta questa frase di Strabone : ut za. \em6- hSet sordeant , ac contemnenlur (i). Ora io penso che di somigliante natura, e non bianchi, fossero eziandio i marmi lunensi , che a que' giorni pro- miscuamente impiegavansi cogli accennati negli ornamenti delle fabbriche. E degna di considerazione in questo particolare la frase di Plinio nel gia recato passo , dove dice , che Mamurra ebbe nella sua casa tutte le colonne di marmo caristio , ovvero di Luni •, quasi che un marmo solo venisse accen- nato con questi due nomi. Ma essendo veramente due (1) Kai ra /uiraXXa rii? 7ro:x5 Vcj/xri rii's ttoixiXhs Xi&i'as, if' «; « jtoXi? xou/xEirai 5»M3ffi'a rs xai iJi'«. irsxoinxi T£ rk XEvxoXt^a, ov waXXoi/ a'fya.. Stiab. IX. 66 7 . 2' t 8 De' MAUMI LUNENSI marmi distiuti , e naturale il conchiudere che dovevano essere fra loro molto somiglianti , c di analoga nalura, se potevano cosi bene insieme collocarsi. II marmo Caristio , detto anche Euboico , si scavava nell' isola Eubea , oggi Negroponte , prcsso la citta di Plin. IV sic. 12. Caristo , la quale per esso era salita in rinomanza : Eubea uotior mannore carystio. Anche questo marmo perche varieggiato era molto ricercato dai Romani. II suo colore di un verde chiaro , micaceo, ondeggiante sopra un fondo bianco perlato , s' accostava a quello dell' acqua marina. Come tale lo descrivono quasi tutti gli scrittori che hanno avuto occasione di nominarlo \ cosi Papinio Stazio in quel suo verso Stat. lib. IV. \l. Et Chios, el gaudens Jluclus aequare Carys/os. , r . , , ,. Altrove lo dice parimente un marmo : concolor alio vena 1" bjMtual. \ . i ',9 l man'. Da Seneca e chiamato vario , ossia misto. Tioad. V. 835. An ferax varii lapidis Caryslos. La stessa qualificazione gli da Strabone nel luogo or di- anzi citato. Lo distingue ivi coll 1 epiteto di noijutel , cioe di vario colore , col quale , come da principio abbiamo osservato , avea gia specificati alcuni de' marmi lunensi. Ne diversamente lo definisce Dione Chrisostomo annove- Orai. 79 p. 66',. randolo fra i minerali di vario e bel colore : Xt'3«v hypi'M Di questo marmo tanlo celebrato dagli antichi ne ri- mangono ancora infiniti frammenti, e moltissime colonne , DEL CAV. DI S. QUINTINO 249 per uso delle quali principalmenle si deslinava (i). Pre- Tih'ill. Lib. 3. senternente e conosciuto prcsso gli scultori col nome di Cipollino , forse dalla disposizione concentrica delle sue oude o vene verdognole. Ora essendo abbastanza dimostrato che questo marruo non era bianco , ma variamente colorito , scinbra che , per le ragioni qui sopra addotte , e per gli usi cui si destinava , la medesima cosa dir si possa dei marmi di Luni , che prima del regno di Augusto si portavano in Roma. Vana cosa sarebbe ed inutile il volerne indagare la qualita ed il colore. A noi bastera di osservare che di marmi si fatti erano allora abbondantissimi , come lo sono tuttora quei monti , che con maggior proprieli voglionsi dir Lunensi , perche alia citta di Luni piu degli allri vi- cini (2). (1) Strabone parlando nella sua GeograGa di Carislo, e dV luoghi Ticini soggiunge: lv &v to Xxtojaiov t&y Kapverioiv xbvav. Lib. X. 684. (2) La deDomiuazione di monti Lunensi , che piace a taluoo di dare agli odierui monli di Carrara , non si Irora adopcrala , per quanta io sappia, da alcun anlico scrittorc. Livio accenna que' monti in pin d' un Iuogo delle sue slorie ( lib. 39. 40 41 ) , ma sollanto come luoghi aspri e diflicili, e ricovero dei bellicosi Liguri Apuani. Plinio , tre secoli dopo che quelle coutrade furono sottomesse al dominio de'Romani, nomina le lapidicine de Lunesi , come quelle degli abitanti di Paros , senza far menzione dei loro monti. Candido Plin. Lib. 36 sec. marmore usi sunt e Paro insula . . . nuper eliatn in Lunentium lapidicinis. 4- Sed in Pariorum mirahile etc. Ne parmi , che quhi si possa sottiutendere la voce montium , senza allerare arbilrariamente il testo. Strabone nnalmente doTcndo parlarc di quelle montagnc nella descrizioue Tom. xxvii. ■ 32 230 De' MiRMI LUNENSI Fra questi dee tener il primo luogo 1' anlico promon- torio di Luni , che dalla parte di levante ne chiude il porto , e lo separava dalla citta. Sono ivi , nella peudicc delta il Caprione, dei iiiarmi misti d 1 assai bella macchia, vc nc sono dei gialli nella parte che scende verso Lerici, e dei rossi , che , per quanto dicesi , hanno qualche so- miglianza col porfido dal lato di Sarzana. A Beverino vi c del bellissimo verde ; ed altri se ne trovano noa meno pregevoli a Vczzano, a Trebbiano, ed in altri luoghi vicini, tulli posti uei monti che circondano il golfo. Chi sa quanti altri ne avranno scavati i Romani che noi non conosciamo? L' opposto promontorio detto di Porto Venere , il quale difende da ponente il posto medesiino , e le isolette Pahnaria , e del Tino , che stanno prcsso la sua bocca, contcngono il cosi detto nero bianco dclla Spczia , ed altrc qualita di marmi neri diversamente venati , i quali adopransi anch' oggi principalmente per colonne , e per tavole , come si adoperavano iu Roma i marmi di Luni ai tempi di Strabone. Ma vi e di piu ancora ; queste colonue sarebbero ap- punto state tali quali dovevano esserc per accompagnare delle Ticine provincie , senza dar loro alcun nome , le acccnna iu questo modo : La cilia di Lucca si trora poco dislanle dai monli che stanno sopra ' "',7 i l ir a ^' Luni. Tlpig Si to?? o'peatv , rolg vntpxtiuivott; Tn? Kovvng , icii 7to\t$ Aovxa. Con- iso5 Vol. 11. lio. . ' ... . . tuttociu io scguiro 1' uso comune chiamandoli ora monti Apuani, oia Lunensi, ora Carrarcsi , persuaso che la piima cosa da aversi in mira da chi scrive sia la cbiarezza. DEL CAV. DI S. QUINTINO 23 1 quelle di marrao nero Lucullco collocalc da Scauro ne' suoi palazzi , come abbiamo da Plinio (i). Vorrcmo noi supporrc die in que' primi periodi della magnificenza ro- mana vi potessero gia esscre in Roma colonne di marmo bianco lunense in si gran numero , ed alte fino a trent' otto piedi , c tulte d' un pezzo , quali crano le nominate di marmo Luculleo , quando cio appena a' giorni nostri si potrcbhc oltenere ? Deesi iuollre osscrvare che fra i tanti marmi di ogni specie che la lunga catena de' monti Apuani racchiude , a nessuno piu che ai mcntovali del golfo , o porto lunense si convengono le riferite parole di Strabone , c le circos- tanze da csso nolate. Ci fa sapere questo scrittore che le minicre dei marmi di Luni erano situate sul mare , e vicino ad csso: xSv ^ct«').).wv vii£pY£t[itySv rife SaXorrras nkemoy Geogr. lib.v 540. E le mentovale cave sovrastano appunto-si fattamente alle acque del golfo , che se i marmi venisscro abbando- nati al loro peso, rotolando, anderebbero, per dir cosi , a cadcr nelle uavi. Quando all' incontro tutte le altre minicre che poi da Luni ebbero nomc , ne sono molto piu distant!, le carraresi fra le altre , non meuo di cinque o sci miglia, e piu ancora quelle di Seravezza (2). (1) At(|uc aJeo dtiodequailragcnum pedum lucullci m.irmoris in atrio Scauri collocari. l'lin. lib. 36 sec. 2. (2) Da quauto si dice in questo luogo , ed allrore si fa manifesto ch' io ricouosco nel golfo detto oggi della Sjiezia , 1' antico porto di Luui ; quel 2 52 de' marmi lcnensi Ma anche i monumenti di quelle eta vengono a propo- sito per dar maggior luce alle nostre considerazioni , e porto di cuiSilio Italico scriveva con molta verita , benche poeticamente . . . Luna Insiguis porta, quo non spatiosior alter , Innumeras coepisse rates , et claudere pontuni. Ne so tener per fondata 1' opinione di chi crede che quel famoso porto fosse sitnato fra la focc dclla Macra, e le iiuira della citta. Leggendo la bella de- scrizionc che ce ne ha lasciata Sarabone e impossibile di poterlo riporre al- trove che nel golfo suddetto : » Luna non e grande citta, egli scrive , ma » immenso e il suo porto e bellissimo , quale conviene che sia l'asilo di uii » popolo dominalorc de'mari per tanto tempo, e su tanto mare. Dentro di » esso in giro veggonsi molti altri porti tutti profondi. Alti monti gli fanno » corona da ogui Iato , dalla sommita de 1 quali e vasto mare , e la Sardegna, » e molta parte de' vicini lidi si possono vedere : » ? E egli possibile di dipingere con colori piu veri quel golfo meravigliosa- mente grandioso , ed ameno ? Io ripetero volentieri agli amici quel verso di Ennio ; Lunai' portum operae est cognoscere cives. onde invitarli anch' io a volerlo vedere. Chi conosce 1' angustia del suolo dove , fra il vicino monte ed il marc , sussistono tuttora le ruine dell' anfiteatro, delle mura e de' templi dell' antica Luni; e sa come e composto di terreno avventizio o d'alluvionc, e tada ogni giorno insensibilnienle acquistando in estensione , benche in oggi non sia piu largo d' un miglio fra le ruine suddette ed il mare , dee confessare che il celebre porto di Luni dou pole aver luogo in questa parte, ne essere accosto alle mura della citta. O , se pur ve n' ebbe uno , esso non pote es- sere che una piccola cala posta nella foce della Macra , e solo capace dei legni minori ; come una ve ne hanno anche di presente i Sarzanesi. In questa certamente M. Porzio Catone non pote raccogliere nel 55 1 di Roma lulla I" ar- mata romana, nella quale erano venticinque navi lunghe, come abbiamo da Lirio. DEL CAV. DI S. QUINTINO 253 pare che aggiungano nuova evidenza agli addotti argoraenti. Visitando io nel 1819 quelle ruine di vetusti edifizi che vedonsi nella marina Lucchcse , sul colle che sovrasta al lago di Massaciucoli ; ruine di cui ho dato altrove rag- guaglio (1) , giudicandole, non senza ragione , avanzi di antiche tcrmc , ed opcre anteriori all' era volgare , ho veduto che la stufa di quelle terme , o per espiimcrnii colla frase di Vitruvio , la concamerala sudalio , era tutta , in originc , lastricata di un bel marrao slatuario di Paros , distinto con quclla cristallizzazione laruellare , a specchioni , ben dichiarata che gli e propria , e dello stesso marmo erano pure coperti i tre gradini che girano intorno intorno a quella sudazione a guisa d' anhteatro. Ne staccai alcuni pezzi che mi feci un dovere di presen- tare alia R. Accademia di Lucca, dalla quale mi reco ad onore di far parte come suo membro ordinario (2). Sopra un altre punto di quesla mcdesiina spiaggia , cioe a Viareggio , par- tendo dalle tre torri , che , i»i , a uiotivo del successiro alloutanamcnto del marc , e stato mcstieri d' innalzare a dilesa di quella costa , in tre epoche diverse, Tale a dire, negli auni 1171, i5i3, e finalmcntc a giorni nostri, io ho potuto verificare che , nel tratto di 648 anni , il mare si allontano dalla torre piii antica per ben duemila braccia lucchesi , che sono appunto i due terzi del miglio italiano , e cio pei rigetti della Macra stessa , del Serchio, e fors' anche dell' Arno, che il mare depone, ove piii , ove meno , a seconda delle correnti , Iungo tutta quella costa del mar toscano. Questa osserrazione si puo applicare al suolo suddetto di Luni per le deposizioni della Macra prin- cipalmcnte. (1) Vedi la Guiila di Lucca , articolo MassariucoU. (a) Non si possono mai rendere pubblici abbastanza i tratti di cortese parzialita 254 DE ' MARMI LUNENSI Ora e da notarsi che quelle lerme , situate la appunto dove le anliche carte segnano il Fanuni Herculis , sulla cosla del mar tirreno , alia destra dell' Arno , non erano piu distauti di dieci in quiudici miglia dalle cave dei piu e lc grazie che si ricevono , allora principalinente che ne vcngouo coinpartili da altissiini personaggi e sovrani. A questo fine per dar Iuogo alia riconoscenza , faceudo io Tiolenza alia modestia, che per ogni rispetto a me sta pero cosi bene, mi faro lecito di trascriverne qui P onorevole spoutaneo decrelo con cui piacque a S. M. P Infanle Maria Luigia di Borhone, duchessa di Lucca, de- rogare agli statuti di quella sua Reale Accademia per favorirmt, poco prima ch' io , dopo un soggiorno di piu anni , lasciassi la citla di Lucca nel maggio dello scorso anno 1821. N01 Miri.1 Ltisi di Borbone Infakta di Spacn* Dccdessa di Lucca Volendo dare al Sig. Giulio Cordcro Caraliere di S. Quintino un contrassegno della nostra paiiicolare stima , e della nostra somma soddisfazionc per la in- lelligenia , e premura colla quale egli si occupa nella compilazione della storia della Zecca lucchese , che merce il suo conosciuto zelo, e la sua indefessa allivita coutiamo di vederla in hreve coudotta al suo termine Abhiamo decretato e decretiamo Art. i.° II Sig. Giulio Cordero Cavalieie di S. Quintino piemontese c nominato socio ordinario perpetuo della R. Accademia lucchese colla esenzione da ogni obbligo di prcaeuza alle sedute, di domicilio, e di qualunque altra condizione restrittiva ordinata dai decreti , e regolameuti ri'lativi alia delta Accademia. Art. 2. La nostra B. intima Scgreteria e incaricata dell 1 esecuzione del presente nostro decrelo , che Terra comunicato al suddetlo sig. Giulio Cordero , ed al Vice- Presidcnte della R. Accademia lucchese. Dato dal nostro R. Palazzo di Lucca questo giorno 19 dicemhrc 1820. Segnala-Maria Luisa I Sergiusti DEL C.W. DI S. QUINTINO 2J."l belli marmi bianclii di Luni. Sc questi marmi , io dico , fossero gia stati conosciuti a>sai prima dell' era cristiana, come si potra supporre che in quegli edifizi campcstri , di modestissima struttura , c cosi vicini , non vi fossero cssi impicgali piultosto che il l'ario , il quale a gran costo conveniva far venire dall' Arcipclago ? L' autorita di tal monnuicnto parini sia degna di considerazione. Ma, come si e detto da principio , Straboue fra i Geog" - . V. C. ',<>. marmi diversi che si scavavano ncll 1 agio lunese annovera pure i bianchi , e li nomina in primo luogo. We senza ragione , poichc i marmi bianchi in gran copia traevansi gia da Luni , quando egli scrivev'a in Roma la sua geo- grafia , solto 1' impcro di Tiberio. Finche i Romani fedcli alle prischc costumanze conser- varono con religione in Campidoglio i monumcnti dell' an- tica moderazione de' Quiriti , in qnegli umili edifizi fatti di canne , e coperti di paglia (i) ; finchu non cbbero a faslidio lc loro mura , le ristrettc e basse loro case , i loro delubri fabbricati con tuli , con mattoni , ovvero colle pietre d' Albano , e di Tivoli ; finche i piu opulcnti fra di essi furono contenti di ornare le modeste loro abitazioni con lastre , pavimenli , e colonne di marmi variamentc coloriti ; finche finalmente la statuaria fu arte ignota fra (2) Quae fucrit nostri , si quaeris , reg!a oali , A.-j'ii u de cauna , straiuinibusquc douiuni. Ovid. Ill fast. 256 DE' MARMI LUNENSI loro , non era nccessario a que' cittadini il marmo bianco, ne dalle memorie di quei tempi appare che ne abbiano fatto uso. Sappiamo anzi da^ Plinio , come gia abbiamo osservato , che i Romani del setlimo secolo rimproverando all' oratore Crasso il suo amore per le cose nuove e stra- niere, stimavano quelle sue colonne di marmo bianco del rnonte Imete , pagate da lui a si caro prezzo , come cose ordinarie e dozzinali (i). Di marmi bianchi , per quanto e a mia notizia, non vi hanno miniere nei veri monti di Luni , quelli cioe che stanno attorno all' antico suo porto (2) ; per procacciarsene anche dopo l 1 intiera sommessione de' Liguri , conveniva allontanarsi da quella citta le dieci e le dodeci miglia , pe- netrare nelle valli anguste abitate da que' popoli guerrieri, e di la strascinare i marmi per lungo e disastroso cammino al mare. Tutto cio, s' io conghietturando non mi allontano troppo dal vero, dovette aver luogo, piu che in tutt' altra epoca ? nell' auge della grandezza di Roma , verso quel tempo , cioe , che sopite le discordie civili , reduce 1' avventurato (1) Hie ( Scaurus ) fecit aedilitate sua opus maximum omuium , quae uu- quam fuere hnmana in ami facta. Theatrum hoc fuit ; scena ei triplex in alti- tudinem CCCLX coltimnarum in ea civitate, quae sex hymcttias non tulera sine probro civis amplissimi. Plin. lib. 36 sec. 24. (2) TltpixXakTai S' X(,av»v opeetv v%J/mXo?5 , ap' <5v ri -mXayn xttrazTiverai 1 xa.1 M 2*/)Swy xai t»5 hiovo; txAjipoiStv jtoXi) /Xi/J°5' Strab. V. 339. DEL CA.V. DI S. QUINTINO 25 7 Ottaviano dai lidi trionfali d' Azio , picna la mcntc dell' iramenso suo potere , dclibcro di renders marmorca quella Roma , che rilrovava latcrizia (i)j in quel tempo in cui M. Agrippa , sulle tracce di Scauro , tcrminava ncl breve giro d' un anno lante opere in pubblica utilila , ed orna- vale di trecenlo statue , e di quattrocento eolonne di marmo (2) Fu d' uopo allora provvedere nuovi materiali non piu ad uso di semplici ornati , ed accessori archilettonici , ma per rifare dalle fondamenta intieri edifizi solu/is glebis posilis , come al proposito Plinio s' esprime (3) , parlando del tempio di Giove Tonante innalzato allora da Augusto Del Campidoglio. Non v' ha dubbio che a norma del buon gusto nell' arte di edificare , gia dominantc a Roma in quel torno quesli materiali dovevano essere bianchi ; e quella metropoli es- sendo per mezzo del Tevere quasi a contatto delle minierc incsauste de' monli Apuani, sarebbe stata pazzia Paver ri- corso alle rimote lapidicine della Grecia , e dell' Asia. Anche questi nuovi marmi furono detti lunensi dai ro- mani, pcrche venivano loro portati dalle spiagge del mare di (1) Marmoream se rclinqnere , quam lateritiam acccpisset. Svclou. in Aug. cap. 28. (1) Agrippa operlbus Us signa Irecenta acnea, aut marmorca imposuil, columnas ex marmore cpiadiingenlas , caque omnia annuo spalio. • (3) Solidis glebis posilis, sicul est hodie Juris Tonanlis aedes in Capilolio. Plin. lib. 36. sec. 8. Tom. xxvii. 33 258 de' martci lunensi Luni , dalle quali erano venuti sempre i piu antichi. E cio dovette succedere in quello stesso modo che noi chia- miamo oggi carraresc qualunque raarmo a noi arrivi da quelle coste, senza prendersi pensiero di vedere se quello non apparlenga piultosto alle miniere che sono nel contado di Massa , od a quelle che possiede la Lunigiana Gran- ducale, piuttosto che alle carraresi medesirae. I primi marmi di color bianco che si presentano a chi partendo dal luogo dove oggi e Carrara , s' afTaccia alle valli marmoree che scendono dal monte Sacro , sono i cosi detti ordinari perlati , cerulei , e venati , che per gli edifizi , per le maggiori colonne , ed i monument! co- lossali sono i piu convenienti. E fra queste valli quelle che contengono in maggior abbondanza i detti marmi sono quelle appunto che la nalura ha rese di piu facile accesso , e dove fin da principio , si pote penetrare senza diflScolta. Tali sono le valli di Miseglia e di Bedizzano , nelle quali veggonsi tultora con meraviglia gli immensi tagli e le es- cavazioni ivi dagli antichi Romani praticate. Di falto egli e vicino a Bedizzano che Ciriaco da An- cona , nel suo itinerario , asserisce d' aver veduto , nel 144 2 5 moltissime colonne e basi auticamente sbozzate , e giacenti ancora nelle loro buche, altre di cinque, altre di sei piedi di diametro (i). Ed e fra le notissime lapidicine (i) Vidimus el cavas partes ubi magnac semiucisae columnae, basesque ti- deDtur quampluriniac , aliae ped. 5 , aliac ped. 6 diamctri maguitudine Comm. Ciruiii Ancon. nov. frag. pag. 16. DEL C\V. DI S. QUINTINO • 2..U) dette tie 1 fanti scritti (i) nclla parte superiore dclla valle di Miscglia , che lo stesso autore attesta pariniente d' aver riconosciuto ancora il luogo dal quale era stato estratto quell' enorme stipite tutto d' un pczzo , che M. Agrippa , venti sette anni avanti G. C. colloco alia porta del suo Panteon. Sctnbra dunque consenlaneo alia buona critica il con- chiuderc che iu quelle due valli , non molto prima dell' era cristiana , hanno avuto luogo le prime escavazioni dei marmi bianchi lunesi , detti ora da noi di Carrara, e che fra questi il primo ad esscre adoperato iu Roma fu il piu abbondantc , ma il meno perfetto nel tempo stesso , I' or- dinario cioe da monumenti , e da archiletturc ; ai quali usi erano pure destinati i marmi bianchi luuesi accennati da Strabone. E vcrameute la descrizione che qucsto scrillore ci ha lasciata de' mentovali marmi (2) non solo non contradice (1) Uu' cilicola ornala di fronlispizio , relto da due pilastri d' ordine co- rinzio , nella quale veggonsi Ire figure allusive probabilmente a Settiinio Sc- Tero, ed ai suoi due figli Gcla e Caracalla , Tedcsi scolpita sopra una delle piu euiineuti taglialc di qucsta cava , che da essa ha ricevuta la denominazione di Fanti scrilli. ()ucsto basso rilievo , tiensi couiunemcDlc per antico : ma il suo maggior pregio consiste uell 1 esserc stato visitato dal Bonarroti , da Gio. Bologna , e dal Marchese Canova , i tpiali vollero segnare su' que' manui i loro nomi imimu'tali. (2) UaptxXiiiTxi V i Xt/JLvhv optatv uvfnXoi; . . . MirxXXa ii Xi3oi> ?.£i/xoD re, xal TioixiXov yXat/xi'^ovTOS , TouaCr' kart , x«i TnXixavra (/.oyohbois ixiiiavra -Xaxa? xai ffrwXas , dbaJE rk xXtieza tcov £x7rpex&v tpytuv ram iv tji Pco/xh , xai Tali ttXXa<5 7roX£i«v ivriiibcv tx atv ™* %vpny'utv, xal yap svi^ayayii em* » X/&05 . . Strab. Geogr. lib. V. p. 340. 260 DE' MiRMI LUKENSI all 1 esposla conclusione , ma per mio avviso , serve anzi a confermarla raaggiormente. Vicino a Luni , piuttosto , in questi monli , de' quali si e qui fatla raenzione in ultimo luogo da Strabone, scrive egli, sono land e tali miniere di niarmo bianco , e di vario colore tendenle al ceruleo , che somministra.no tavole e colonne di tin solo pezzo. Ojmuno vede che de' marmi bianchi ordinari , ed anchc de 1 Bardigli , cbe per lo piu sono azzurognoli , Strabonc fa qui parola; i quali appunto sono principahnenle ap- ppezzali per le due doti da lui ricordate , cioe per la grande abbondanza con cui si presentano in que' monti , e per la facilita colla quale si possono slaccare in gran- dissimi pezzi a piacimento. Le quali particolaiila non pos- sono si di leggieri trovarsi ne' marmi bianchi statuari, meno fiequenli , cd in minor quantita. Continua quest' autore ad informarci che questi sono tanli , che hanno fornito i maleriali alia maggior parte de" 1 piii magnifici edi/izi che sono in Roma , e nelle altre cilia. Le quali parole escludono chiaramente i marmi bianchi di prima qualita , i quali benche si trovino in molti luoghi di quelle valli , non si hanno pert) in tanta abbondanza da impiegarli in fabbriche : e anzi cosa assai rara di poterli avere di tale misura che possano servire per statue di proporzioni colossali , non che per colonne di gran dimensione. Ora chi mi dira perche Strabonc , il quale , diligente scriltore qual suol esscre , non ha dimenticato di lodare DEL CW. DI S. QUINTINO 26 I quelle minicrc, pcrche atte a soumiiuistrare lavole , e co- lonnc , e matcriali bastanli per fabbriclic e monumcnli , abbia poi tralasciato di rammenlarc la piu rara , come la piu preziosa qualila de' marmi bianclii, quella cioe di essere propri pei lavori gentili , e per 1c statue, al par' de' piu bei marmi della Grecia ? Particolarila Ian to piu da ricordarsi, che mancando ancora all' Italia si fatta qualita di marmi , Roma in cio doveasi rimaner tributaria della Grecia conquistata , come nel magistero dclle arti. Sc prcsso i romani la staluaria allora avesse adopcrati marmi ilaliani , ai Greci certamente nou inferior] , vorremo uoi credere che Virgilio , anche parlando colla liberta ai poeti pcrmessa , non lo avrebbe nolalo la dove accennando le statue de' maggiori da collocarsi uel tempio di Augusto, le vuol falte di marmo pario ? Slabunt el parii lapides spirant ia signa. Gcorg. III. t. 3 ,. Di marmo bianco lunese , ma di qualila ordinaria e appunto il monumcuto piu grandioso fallo di marmo bianco italiano che ci sia rimasto dell' eta in cui Virgilio vivea ; il solo forsc di que' tempi sull' cpoca e sull' origiue del qnale non si possa rauover quislione , voglio dire lo slipite gia ricordalo col quale Agrippa orno la porta del Panteon (i), (i) Nell' esaminare le qualila del uiaruio di questo slipite, Don confidaDdo abbastanza ncl mio giudizio , ho Tolulo sentire il parerc di pareccbi romani professoii di scultura , i quali hanno lutli riconosciuto essere quel marmo lunense ordinario anlico. Hist. Lib. IX. 262 BE' MARMI LDNENSl da lui in quel lorno perfezionato , ( e^ets^eae. Dioue lib. 35. ) , e decora to colle opere dello scullore aleniese Dio- gene , essendo console per la terza volta. Nulla vi ha percid che ci distolga dal credere che quel potenle favorito d' Auguslo , togliendo le diflicolta che da priucipio si saranno opposte al trasporto de' marmi fino al marc , sia stato il primo a dar moto agli scavi ne' nionti di Carrara , ed a somministrare a Roma i principali ma- teriali della sua magnificenza. Se pure cio nou fu opera dello stesso Ottaviano Augusto, detto con ragione da Livio aulore , e rigeneratore di tutti i tempii , ne' primi anni del suo Regno , quando prese a fabbricarc con marmi bianchi il tempio d' Apollo accanto al suo palazzo. Edifizio fra quanti ne fecc quel Cesare 11 piu celebrato dai poeti contemporanei , non tanto perche fosse di marmo , quanto perche era di marmo bianco , cosa probabilmente non piu veduta in Roma ; dove per altro non dovea essere cosa nuova V esempio d' un tempio marmoreo , se abbiamo a prestar fede a Vellejo Palerculo su questo particolare (1). (1) Qui primus omnium ( Q. Caecilius Metellus Macedonius ) aedem ex mar- more molitus , vel magnificentiae, Tel luxuriae princeps fuit. Veil. Pater, lib. 1 p. 8. E cio Tcrso 1' anuo 140 avanti 1' era crist. quando Metello ritoruo trionfatore dalla Grecia. DEL CAV. DI S. QOISTINO 263 Ovidio descrive il tcmpio d' Apollo Palatino come fatto di biauchi materiali , ed alzato sopra scalini (i). Properzio ne vanta il mcrito , c lo cliiama marmorco , acccnnandone pure la candidezza (2). Virgilio , dopo aver esaltata con tanta venusta , e mae- stria le vittorie d' Auguslo , dipinge quel Cesare ncll' atto die , sedcndo iu questo suo tempio candido al par della neve, attende a ricevere gli omaggi delle nazioni (3). Mauro Servio commentando questo passo dell' Encide assicura che il lempio d' Apollo Palatino era tutto di marmi liia ncli i venuti da Luni (4). Non so di qual peso possa essere presso gli eruditi 1' autorita di questo scrittorc del quarto secolo. Certamente queH' edifizio poteva essere di semplice traverlino , tolto dalle cave di Tivoli , anch' esso di colore quasi bianco , e dirsi in egual modo bianco come la neve nel poetico entusiasmo. Considerando tuttavolta alia religionc del fondatore , (1) Inde tcnore pari gradibus subliuiia, celsi Ducor ad intousi Candida tcmpla Dei. Ovid. Trist. III. eleg. i. (2) D11111 medium claro surgebat marmorc tcmplum , Et patria Pbocbo carius Ortigia. Proper, cleg. 3i. (3) Ipse sedens nireo candcnlis limine Phocbi , Dona recognoscit populorum , aptatque supcrbis Postilms. Virg. iEneid. lib. 8. (^) In tempio Apollinis in palalio de solido marmore cfl"eclo,quod allalum fuerat de porlu Lunae . . . ; ideo ait candentis. Maur. Serv. in ^Eneid. lib. 8 264 De' MARMI I.UNENSI alia sua magnificcnza nelle opere pubbliche , alia descri- zione dei rnentovati poeti , al luogo dove crgevasi il terapio medesimo , cioe accanto al palazzo de' Cesari , all' ordinaria slrettezza de' sacri edifizi presso i Romani , alia diflicolta fmalmente di provvedere una si grande quantila di inateriali in piu rcraota contrada , parmi che senza ingiustizia non si possa rigettare 1' autorita di quello Scoliaste , il quale pote avere scritto cosi sulla fede di autoii conlemporauei a noi ignoli. Basti questo solo escmpio a far manifesto che prima ancora dell' era volgare dovevano gia essere in grande uso per gli edifizi i marmi bianchi di Luni. Ed io tengo per certo che di questi principalmente si sia poi valso Augusto nel renderc marmorea con tante nuovc costruzioni la sua citla ; e singolarmente in quel sublime , grandioso mausoleo che voile innalzare per se, e per la sua famiglia nel campo Marzio , gli avanzi del quale noi vediamo lultora con meraviglia. Sappiamo infatti da Slrabone che quel mouumentOggra composto , od alnieno coperto di marmo bianco : ma che di bronzo , e non di marmo , era la statua di quel Cesare postavi sopra (1). E chi sapra dire di qual sussidio saranno slali que' minerali ad Agrippa , a Mecenate , a Tucca per abbellire quelle loro terme , e (1) 'A^/oXoyoiraToy Si rbMavacoXetov xaXovptvov sm x/»;7r<&o? v-lnXvs tevxo- ).&w ... £7!-' a.xp

    . 36 sec. /,. Tom. xxvii. 3 > 266 De' MARMI LUNENSI abbiano trbvato molta protczione in Augusto raedeslmo. Qucsto Cesare , anche fra la ben intesa magnificenza spie- gata da lui in tutte le sue opere pubbliche , seppe nondi- rneno conscrvare nel suo domestico governo tanla parte dell' antica rnodcrazione degli avi, che, al dire di Svelonio, giunse a far distruggcre dalle fondamenta la villa di Giulia sua nipote , pcrche con fasto soverchio fabbricata. Ed egli araava meglio rendere le sue ville amene con viali e bos- chetti , che averle raagnifichc per la copia delle statue, e dellc pitture ; cosi che , Signore del mondo , fu contento di abilare per quaranta e piu anni la mediocre casa degli Ortensi sul Palalino , dove non crano se non colonne di vile peperino , e camere sfornite afl'atto di marmi , e di ricchi pavinieuli (i). Nulla fece Tiberio per le arli ; questo Imperadore non seppe imitare Augusto che ne 1 suoi vizi ; e le opere in- cominciate ne' piincipii del suo regno lascio imperfette (2). (1) Ampla et operosa praetoria gravabatur. Et neptis quidem suae Juliae profuse ab ea cxtructa etiam diruit ad solum ; sua vero qua in vis modica, non lam staluarum , tabularurnque pictarum ornala , quam xystis et nemoribus excoluit .... babitavit in palatio acdibus modicis Ilorlcnsianis , ut neque laxitate, ncque cullu conspicuis,- ul in quibus portions breves essent albana- rum coluiuuarurn , et sine marmore ullo , aut insigni pavimento conclavia. Sveton. in Aug. cap. 72. (2) Princeps ncqne opera ulla magniflca fecit, nam et quae sola susceperat, Augusti teinplum , restitutionemque pouipejaui theatri , imperfecta post tot annos reliquit. Svelon. in Tib. cap. 47. DEL CAV. DI S. Q1INTIN0 267 Appartiene per6 ai suoi tempi una lapide dissotterrala dodici anni sono nclla valle carrarcsc di Colonnata , la quale vicne molto opportuna al nostro argomento. Questa iscri- zione , die si pud vedcre in Rfassa prcsso i signori 'Sal- vioni , porta in fronte i nomi di Dccio Halerio Agrippa , e di Cajo Sulpizio Galba , che furono Consoli ncll' anno ottavo del Regno di Tiberio , ventesimo sccondo dell' era cristiana. Qucsto monumento per quanto sia degno d' at- tenzione per molti risguardi, a me bastera di considerarne la materia ; perche cssendo di un marmo ordinario bianco venato proprio dclle cave di quella valle , vicne a pro- posito per mcttcre in maggior evulenza le cose poc' anzi ragionale , cioe die i marmi bianchi dei monli lunesi ri- cordati da Strabone si cavavano veramente nelle valli di Carrara ; clie le cave di essi erano gia praticate ai tempi di Tiberio, quando scrivea quel Gcografo : ma che la loro qualita non era altriinenti di marmo staluario , ma sola- mentc di ordinario da monumenli , quali sono appunto tutti i marmi bianchi della valle di Colonnata. II pregio della statuaria dove cominciare a farsi senlire in Roma solto i successori dcllo slesso Tiberio. Cajo Cali- gola vi contribui non poco colic sue fabbriche immense , c quando spinto da feroce invidia contro tutlocio che lo richiamava allc idee del valore , e della virtu , faceva mutilare , e manomeltere taute immagini venerande degli illustri maggiori (i): ma Nerone assai piu di lui , allora (1) Slaluas Tirorum illustiium ab Augusto in c.ipitolina area, propter an- 268 de' marmi lunensi chc per darsi il vanto di rifabbricarc Roma con maggior magnificcnza , e darle il proprio nome, giunse all' ccccsso di ridurne in cenere le due terze parti , distruggendo ad un tempo i piu insigDi monumenti dell' antichita , ed in- fiuiti capi lavori delle arti , prezzo di tante viltoiie (i) ; ed allora che , con pazzia non piu udita , voile in cerlo inodo chiudere la citta in quel suo sterminalo palazzo , dcllo aureo (2) , per cui : Martial, in Sped- Unaque jam tola stabal in urbe donms. epig. 2. . , ..... Roma allora spogliata per opera di que' due Principi dei piu preziosi suoi domestici ornamenti , dovette aver ri- corso alia statuaria , e la ferocia lalina piegarsi finalmente al soave incanto delle arti belle, ed accogliere con plauso quei Greci artcfici , i quali , involandosi alio squallore della patria , a schiere venivano a corteggiare la fortuna dei vincilori. L' iudustria dell' uomo e figlia del bisogno. Iu quei giorni furono probabilmente superati gli oslacoli opposti gustias in marlium campus collalas , ita subvertit ( Cajus ) atque disjecit , ut reslitui , sal?is lilulis non Talueiint. Sveton. iu Calig. cap. 34. (1) Omnibus quae huic urbi per violentiam ignium accidcrunt, gravior at- que atrocior , . . . videbatuique Nero condendae urbis novae , el cognomento suo appellandae gloriam quaerere .... exusta. Jam opes tot victoriis quae- sitae, et graecarum artium decora, exin monumeuta ingeniorum antiqua et incorrupla. Quamvis in tanla resurgentis urbis pulcrilndine , mulla scniores memincrant qnae reparari nequibant. Tacit, lib XV. cap 38. (2) Bis vidimus urbcm totam cingi domibus principum Caii et Ncronis , et biijus qiiidem ( ne quid dcesscl ) aurea. Plin. lib. 36 sec. z\. DEL CAV. DI S. QUINTINO 269 fin 1 allora dalla natura alL' escavazionc , cd al trasporlo dc' piu fini marmi dc' monti Apuani. Convcniva pcnetrarc piu addcntro in quelle valli , aprirsi il varco fra le rupi per giungcrc a que' marmi , sicuramente gia conosciuti da quci cavatori , ma rimasli inulili per mancanza delle strade opportune. Un altissimo arginc , o sponda di vivo sasso calcare compatlo chiudeva allora a guisa di lago la vallc detta ora del Pianello , a poca dislanza dall' antica Vezzala , c dalla moderna Carrara. Souo quivi le miniere de' marmi statuari i piii perfetti , superiori in candore alio slesso marmo Pario. Quella durissima barriera fn tagliata a viva forza per un assai lungo tratto •, e V apertura praticatavi non e mi- nore di quaranta cinque piedi eliprandi in larghezza , e di piedi novanta in profondita : ed ora una strada ampia e carreggiabile apre facile 1' adito a quella regia de' marmi piu belli , dove scavansi anche di presente le antiche ri- nomate miniere di Crestola , e del Polvaccio per lo sta- tuario di prima bellezza , c quella del Ravaccionc per gli ordinari in grandissimi pezzi. Questa strada c anteriore a tutte le epoche moderne ; essa non puo apparlenere ai bassi tempi , percbe allora tultc queste lapidicine erano cadute in dimenticauza. Gli Etruschi ed i Liguri o non le conobbero , o non se ne giovarono mai ; i loro monumenti lo fanno chiaramentc vederc. Quella strada e dunque opera de' Roinani , e cosa degna dci loro tempi migliori. 2,-JO DE MARMI LUNENSI Nc parmi chc ad altra cpoca si possa ella con maggior probability altribuire che ai regni sovuaccennati di Cajo c di Ncroue , faniosi per 1' eccessiva loro mngniliccnza , cioe verso la mcta del primo secolo dell' era cristiana ; /Ulora appunto che furooo per la prima volta conosciuti in Roma i marnii di Luni piu perfetti , e convenient^ ai lavori della statuaria. Era pur piccolo afl'are quel taglio per Un Nerone che medilava di tagliar 1' istmo di Corinto , e di unire il porto d' Ostia con quello del Miseno per mezzo di uu canale mediterranco. Forse questo stesso Imperadore ne fu 1' au- tore quando, non essendo piu in Roma chi sapesse gettar di bronzo (i), chiamato dalla Grecia l 1 esimio artefice Ze- nodoro , voile che da lui fosse scolpito in marmo quel fainoso colosso di centoventi piedi d' altezza » per collocarlo nel vestibolo del mentoVato suo palazzo , affine di rappre- sentare la sua persona (2). Quasi fosse pericolo chc presso 1' inesorabile poslcrita , la quale colla stessa lance giudica ogni grado di pcrsone, non fossero bastanti le sue crudelta r ed i suoi misfatti per conservare in esecrazione la sua memoria. ( 1) Zenodorus Roma in accitus .... colossum fecit . . . . Ea slatua iu- dicavit intevisse fuudilus aeris scienllain , et cum Nero lar-gli-i auium , argcn- tumquC pavalUs esset, ct Zeoodorns scientia fingemU , toaelatdNpie nulli ve- teium postponeretur. Pliii. lib. 3/, cap. 7. (2) Veslibulum ejus fuit in quo colossus CXX pedum, staret ipsius efligie. S\clon. in Ncronc. cap. 3l. DF.L CAV. DI S. QL'ISTINO 2/ 1 Quclla gran statua che toccava si da prcsso la vanilii di quel Principe , ncll' cpoca , 3e uon del gusto migliore, ccrtauiente della uiaggior splendidczza , e da credere che fosse di gran pregio tanto per la maestria del lavoro , conic per la finczza del marmo. Infatli dopo la morte di rVeronc , prima Vespasiano , poi Adriano , e finalmenle (s»mmodo , restaurandola piu volte , ebbero gran cura di conservarla. IN'on e dunque improbabile che fosse di niarmo lunense , ed anche del piu scclto. Di qucsto slesso marmo era appunlo 1' ara che dalle nutrici Eclogc ed Alessandria fu posta sulla tomba dello stesso INerone nel sepolcrclo dci Doinizi , come nana Svetonio (i). Qucsto mio conghietturarc , consentanco pcr6 alia storia di quel secolo , e particolarmente appoggiato a quel notis- simo passo di Plinio , gia dianzi cilalo , col quale egli c 1 informa dcll'epoca precisa in cui furono scoperti i men- tovali inaiini statuari, distinguendoli dagli altri gia prima conosciuti. Qucsto accuratissimo scritlore dopo aver enu- merati alcuni fra i piu antichi scullori della Grecia, ed ac- cennate le statue da essi fatte, soggiunge, Ma fnl/i questi arlejici non si sen'irono cl allro marmo che del Pario. Dopo la loro eta ne furono trovati molli altri ancor phi (i) Rcliquias ( Ncronis ) Ecloge cl Alexandria nulricc* cum Acle concubina, gentlli Domidoram monumcDtu condiderunt . , . . In eo uionuuicntu solium porphyrelici inaruioris , supcrslaote lunensi ara , ciicumscpltun est lapidc lhasio. Svcl. in Xcrone. 2-] 2 I)E MA.HMI LUNENSI candidi del Pario slesso, ed anche di recenle nelle lapi- diciae dei Lunesi. Plinio scriveva quesle cose verso gli anni 70 o 75 dell' era volgare. Egli parla adunque delle epoche sopra divisate , cioe di tempi vicini a lui , e pro- babiluiente dell' eta stessa di Nerone , che regno dall' anno 54 al 68. E si potra metlere iu dubbio che Plinio inLenda qui di parlare de' raarmi statuari carraresi ? Tulti sanno che questi marmi , quelli del Pianello , e del monte Al- tissimo principalmente , se cedono alquanto in densita e durezza ai marmi dell' isola di Paros , li superano poi , o li agguagliano almeno nella candidezza. Ma il nostro duce in queste nostre minute indagini va piu oltre ancora; ei dice : che que' marmi bellissimi furono tro- vati a suoi tempi nelle lapidicine, ossia nelle cave marmoree dcgli aljitauli di Luni. Dunque quelle cave si facevano gia va- lerc prima de'suoi tempi , e marmi meno perfetli di quelli allora scoperli giu ne venivano estralti prima d' allora. ■Ne si creda ch' io per favorire la mia opinione , voglia listringere di troppo il tratlo di tempo che il nostro au- tore ha voluto indicare coll' avverbio Nuper. Nel senso ch' io 1' ho interpretato , per tacere mille altri esempi, lo ha adoperato Plinio stesso in un' altro luogo che serve di commenlo a questo , dove mentovando le cose mernorabili operate da Domizio Corbuloue nell' Asia , solto Nerone , ne accenna 1' epoca colla stessa voce avverbiale Nuper (1). (1) In quo piodiliirum nee non eo inficias .... rebus nuper in co silu ijeslis a Doui. Corbulone. Plin. 6 sec. 8. DEL CAV. DI S. QUINTINO 2^3 Si sa che quel grandc e sventurato capitano vivcva con- temporaneo a Plinio , e fu costrctto a darsi la morte ncll' anno 66 dell' era volgarc. II voler supporrc che qucsto dotlo scritlore colic parole: multis postea iiwenlis marmoribus abbia inteso insegnarci che in diverse epoche molle cave di slatuari, piu bianchi dcllo stesso pario erano state scoperte negli stessi monti Apuani j fra i tempi di quegli antichissimi greci scultori , ed i suoi , e un voler far violenza al senso chiaro e na- turale del testo. Plinio fa parola in generate di altri rnarmi di simile nalura conosciuti , ed adoperali piu tardi di quello dell' isola di Paros, ed in epoche posteriori a que 1 primi scul- tori. Di tali marmi infatti ne conosciamo parccchi. Del Pentelico , per csempio , non se ne trova notizia prima che Escliine ne parlasse , il quale fiori 870 anni avanti „ C? s " r ' 1 / rausan. V. cap. 1' era volgare. Plinio medesimo parla del marmo corallilico '°- come di cosa scopcrta da non gran tempo nell' Asia (i). Pare anzi che ai giorni di Fidia non si avesse notizia di altri marmi staluari fuorche del Pario , e del Porino , poiche Erodoto , scrittore di quella eta , di altri marmi greci non fa menzioue nelle sue storie (2). (1) Cor3litico in Asia reperto , mensnrac non ultra bina cubita, candore proximo cboii , ct quadam simililudine. Plin. lib. 36. -&c. 12. (a) II marmo statuario che trovasi in gran copia nci monti dclla provincia A' Ivrea , non lungi dal Villaggio di Pontc , net luogo dello i marioi, sarebbe Tom. xxvii. 35 274 DE ' MARMI LUNENSI Ritoruaudo ora su cid che si e detto , e ripigliando in pochi versi le cose fin qui notate sull' uso de' noslri raarmi presso gli antichi , io , dislinguendo le epoche , le ridurro ai seguenti capi. mai uno fra quei molti accennati da Plinio in questo Iuogo ? Per rispondere ad un tal qucsilo converrebbe sapere in prima se il marmo di Ponle fosse gia nolo agli Antichi; su di che siamo affatto privi di memorie. II solo mezzo di saperlo sarebbe l'esaniinaie se in quel marmo fossero scolpiti i due bei torsi loricati , che furono dissoterrati , non sono molti anni in Susa , a poca dis- tanza dall' arco segusino , eretto cola da Cozio Prefetto delle alpi in onore d Augusto. Pcrcbe se vi era una cava di marmo fino nel paese e molto ra- gionevole il credere che i valenti scultori di que' busti se ne sarebbero pre- Talsi a preferenza d' ogni altro slraniero. A qucsto fine avendo io preso a fare un confronto fra la qualita del marmo dei torsi suddetti , e quella dell' altro di Ponle , parvemi di ravvisare in auibedue i medcsimi caratleri , cioe , pari biancbezza , simile cristallizzazione , sostanza egualmente serrata e fiua. Ma per quanta io abbia procurato con frequent! esami di acquistare qnalche pratica in questi confront! , non ardiro tutlavia pronunziare su di cio alenna mia opiuione, ben sapendo quanto in si falte indagini sia facile V ingannarsi, allora principalmenle che per la qualita del monumento non e permesso di esammarlo sopra una sua recente spezzatura , e conviene portarne g!udizio sopra superficie lustrate , e corrose dall' atrito de' secoli. Le cave dello statuario di Ponte furono aperte la prima volta nel 1772; questo marmo prczioso non la cede in biauchezza ai niarmi piii belli di Car- rara , e di Seravezza , se pur non li avanza ; densa , omogenea , fin!ssima e la sua grana ; la sua frattura e piuttosto poliedrica , che saccaroidea , meno poliedrica per6 di quel che suol essere quella degli slatuari carraresi : ne e sempre uniforme la sua cristallizzazione ; ma di luogo in Iuogo passa alcune Tolte alia forma lamellare, ed e per cio che la ma no delPartefice, nclle opere di grande stacco e delicate non lo puo sempre maneggiare con quella fran- chezza con cui tratterebbe i maim! lunensi Ma per compenso essendo dotato DEL CAV. DI S. QUINTINO 27 5 Priniierarnente a me e parso , esaminando gli scrittori di quclla eta, che ai tempi del dotto Varrone, un sccolo prima dell' era volgare , i veri marmi di Luni non erano per anche conosciuti in Roma, ma si bene le altre pietre o tuG bianchi della Liguria , meno tenaci, e meno slimate del marmo , lc quali si potevano facilmente ridurre in lastre col mezzo della sega denlata ordinaria. Osservai in secondo luogo che da quell' epoca fino al regno d* Augusto , i Romani conobbero , e fecero uso dci marmi lunensi, ma di quelli colorati soltanto ; non essendo allora gran falto pregiali presso di loro i marmi bianchi. Parmi d' aver dimoslrato per terzo che ai tempi d' Au- gusto , e de' primi suoi successori vastissimo fu 1' uso in Roma dei marmi bianchi dei monti lunesi , od Apuani , ma di quelli solamente che ordinari s' appellano , conve- nienti per le fabhriche, ed ornamenti delle architelture. Dissi finalmente che la scoperla de' veri marmi slatuari di Luni ebbe luogo verso la meta del primo secolo dell' di una density maggiore e piii di quelli atlo a ricerere buon pulimcnto , ed a soslenere lc ingiurie delle stagioni. Se si Tuole una prova dolla rara bellezza e bonta di qucsto minerale , il solo cui si possa dare a buon diritto il nome di marnio slatuario in Piemonte, si veda il gruppo rappresentante la vittoria clie tiene il Tempo incalenato ; opera pregiata degli scultori fratelli Collini , la quale serve ora di nobile or- namento al loggiato superiore del palazzo della R. Unirersita dcgli sludi in questa i in... 276 De' MARMI LUNENSl era cristiana , ai tempi di Plinio , e probabilmente durante 1' impero di Nerone (1). Se queste dlstinzioni lanto nella qualita de 1 marmi sud- detti , quanto nelle epoche in cui cominciossi a metterli in uso , potranno reggere all' esame d' una crilica severa , io ne trarro le scguenli conseguenze. Diro in primo luogo che C. Plinio secondo , notando la scoperta de' marmi lu- nensi come avvenuta a suoi tempi , non ha veramente fatlo menzione che dei piu perfetti , avendo gia degli or- dinari , e dei coloriti parlato in altri luoghi della sua storia naturale. Dir6 in secondo luogo che ingiuslamente si e tacciato fin qui quell' accurato scrittore di essere su questo particolare in opposizione col. teslo di Strabone , ed in contraddizione con se medesimo. Cosi non *di rado accade che nostra sia quella ignoranza che si di leggieri rimproveriamo agli autichi; e che molle delle cose loro , riputale fin qui esagerate , puerili o fa- volose , veggonsi ogni giorno o da piii maturo esame , o dall' csperienza confermate. La miniera de' nuovi statuari , la piu frequentata dai Romani fu probabilmente quella chiamala ora del Polvaccio, nella valle suddetta del Pianello posta in luoghi disastrosi suir ultime pendici del colle Silvcstro. Questa latomia (1) Serva cio di eorrezione a qiianto ho detlo con minor pondeiazioue toc- cando di passaggio quest 1 argomento nel Iibro che ba per litolo : Osservaztoni sopra olciini antichi monument! di belle arli ec. in Lucca alia face. 75 D. 7. DEL CAV. DI S. QUINTINO 277 conscrva tutli i segni di vasli , antichissimi lavori , cd i suoi ni.niiii per la finezza e candore del loro impasto hanno anch' oggi il priaio vanto fra tutti gli allri marmi delle valli carraresi , cosi che Pliuio con molta ragioDC , per questc qualita almeno, li potu mettcre innaDzi alio stesso candidissimo Pario ; e pare che gia fin d' allora gli scultori in Italia lo anlcponesscro ad ogni altro. In lanta varicla e bellezza di marmi sparsi con profu- sione nclla lunga catena de' monti ligustici , dal porlo di Luni fino alia Versilia, ed al Serchio, siluati in luoghi di facile accesso e ben popolati , favoriti dalla vicinanza del marc , pel loro trasporto a Roma non solo , ma in ogni parte del globo , e pi 11 agevole 1' immaginare che il dire quanti materiali essi abbiano somministrato J' allora in poi a tutla Italia , ed a Roma singolarmente per quelle fab- briche immense colle quali i Flavii Augusti , Traiano , Adriauo , gli Antonini , Severo e Caracalla , e Domiziano rcsero attonilo il mondo fino al cadere del terzo secolo. Kel silenzio degli scrittori conlemporanci , i quali cre- dettero forse superfluo di fame parola , come di cosa di- venuta ormai troppo comune , parlano abbastanza i gran- diosi avanzi delle termc , de' tempi i , delle ville , de' fori di quci tempi, i quali benche spogliati quasi tutti d'ogni loro marmoreo ornamento, cogli sparsi frammenli moslrano pero ancora che di marmi lunensi erano particolarmenle decorati. Quanto grande ne fosse e la quantita , e la mole si puo argomcnlare dai segucnti versi , coi quali il satirico 2^8 de' marmi lunensi Giovenale sferzava , sul declinare del primo secolo , e 1' eccessiva profusione de' Cesari , ed i rotti costumi dei suoi giorni : Ma se avvien che si franga un' asse onusta Di ligustici ma rm i , e lutto un monte Sul popolo rovesci , oh allor gli avanzi Cercami di color. Le membra , e 1' ossa Chi trovarne potra ? La spoglia intera D' ogni estinto plebeo d' un soflio in guisa Stritolata svani (i). Queste lapidicine erano allora divenute pei Romani cosa tanto importante che pubblici uffiziali detli Tabularii marmorum lunensium , erano scelti fra i liberti degli Imperatori , e deputati per sovrastare aHe medesime , per tener conlo de' marmi scavali , e regolarne la spedizione. Ne abbiamo la prova in due iscrizioni sepolcrali , pubbli- Ihesaur. Inscrip. cate dal Grutero , una delle quali se si riguardano i nomi e 5. ■ del liberto , pare che ci richiami ai tempi dell' Imperatore Tito Flavio Vespasiano , che sono pure quclli di Plinio. Nella prima di esse C. Anzio Zeto liberto di Cajo e detto Tabularius a ralionibus marmorum lunensium ; nella (i) Nam §i procubuit qui saxa ligiistica porlat Axis, el eversum fudit siiperagmina montera, Quid superest de corporibus ? quis membra , quis ossa Invenil ? Obtritum vulgi peri t omne cadaver , More animae. Juvenal, satjra III. DEL CAV. DI S. QUINTINO 279 seconda Tilo Flavio Succcsso Liberto d' Auguslo , porta il titolo di Tabiitarius marmorum luneiisiuin (i). Ma tutto cio che allc arti piacevoli , ed al lusso apparlicnc decade col declinare della pubblica prosperity. Tale fu la sorte delle nostre lapidicine presso i Romani ; le loro cscava- zioni dovettcro andar rallentando in ragione coraposta della' ruina della potenza di Roma, e dell' abbandouo delle arti. Gii ai tempi dell' Imperatore Costantiuo quasi non s' impiegavano piu nupvi marmi ne' pochi edifizi che s'andavano ancora in- nalzando in Italia: ma toglievansi alle fabbriche piu aDtiche. Allora era ripulato molto valente queirarchitctto che li sapeva aucora collocare con qualche regolarita \ ed era gran ventura quando ad ud capitello , od a un sopraornato corintio non si dava per compagno un altro simile membro d' ordine ionico. Finalmente il medesimo Costantino Augusto trasportando la sede del suo impero in Bisanzio , dove di marmi italiani non era mestieri , ridotta 1' Italia alia condiziouc di Provincia , dovette porta re alle cave lunensi 1' ultima ruina. Gli avanzi della citta di Luni pero e le numerose is- crizioni ritrovate cola , e scolpite nel marmo de' suoi monti , provano che anche sul fine del quarto sccolo , sotto (i) C. Antio. C. L. Zeto t Dis. manibus (aim l.i i'ii> | T. Flavii. Felicis a. rat. marui. lunensium 1 T. Flavius. Successus. Aug. L. Vixit ann. LX^'II. \ tabularius marmornni. lunenslam Liberie Karissiino. ec. 2 So DE MARMI LUNENSI Graziano, e Valenliniano le dctte cave non crano ancora afTatto abbandonate; ma che si facessero tuttavia valere con attivitu non o prova sufficiente cio che Rulilio Numaziano , nel suo viaggio di ritorno nelle Gallie , scrisse con enfasi poetica sopra la cilta di Luni, ed in lode dei suoi candidi marmi, perche egli nulla dice delle loro escavazioni (i). Fin qui dell' uso de' marmi di Luni presso i Romani; nella seguente lezione si esamincra che cosa sia stalo di essi ne' sccoli di mezzo. lo ho fatte le parli di chi svol- gendo le cose de' tempi andati va in traccia della bella verita, ma colla face languida delle poche, oscure, ambigue memorie che , quasi per caso , trovansi sparse nei libri degli antichi scrittori. In tanta lontananza di tempi , di- versity di costumi , discrepanza di pareri e facile 1' andar errato conehiclturando : forse una tale sorte e toccata anchc a me ; ne me ne lagno , se gli stessi miei errori potranno servire ad altri , onde far meglio , e conseguiie il Vero. La mia buona volonta sara abbastanza ricompen- •sata se la R. Accademia si avra questa mia tenue fatica come un' attestato non dubbio della mia riconoscenza pei replicali segni di singolarissima parzialita , coi quali mi ha voluto onorare. M Advehiraur celeri candentia mocnia lnpsu , Indigcnis superat rideutia iilia saxis , Et levi radiat picta nitore silcx. Dives marmoribus tellus , quae luce coloris Provocat intactas lnxuriosa nives. Rulil. Numat. Iliuer. a8i NOTIZIA DI UN' OPERA POETICA PASTORALE DI GIROLAMO BRITONIO Di S. E. Il Sic. Conte Gianfrancesco Galeani Napione Di Cocconato Letta nelV adunanza dei ?4 ^' novembre i3i3. J_ja Pastorale Drammatica , portata al piii alto grado di perfezione , di cui fosse quel genere di Poesia capace , in fine del Secolo XVI, dal meraviglioso ingegno di Torquato Tasso col suo elegantissimo Aminta , ebbe , siccome delle cose lulte interviene , oscuri , deboli , ed incerti principj. Lascio da parte il Componimento Poelico pregevolissimo dell' Orfeo del Poliziano , in cui il germe ravvisar si puo dell' Opera in Musica, piutlosto , clie uon della Pastorale, sebben forse , se diritlamcnte si riguarda, abbia pure po- tuto fame uascere 1' idea. Crcdetle V erudito Monsignor Fontanini ( il quale intorno all' Aminta appunto delto un'opera volurainosa assai ), che riguardar si dovesse come Dramma Pastorale adaltato al Tealro , ed alia Scena , un Componimento del celebre - , , Foutan. Vininij Poela Luigi Tansillo, rccitato nell' anno 1D29 in Messina. Difao Cap. VJl Tom. xxvil 36 a8a hotiziv di vn'orEiu in occasione , che con magnificenza straordinaria si cele- brarono le Nozze di D. Garzia di Toledo; Azione Scenica, di cui fa meuzione l' Abate Maurolico nel suo Compendio Latino delle Cose della Sicilia. Ma il diligentissimo Apostolo Zeno , avendo falto ricerca di quell' Opera , la quale non venne in luce se non se nell' anno 1 63 1 : e cost piu di uu secolo dopo che era stata composla ( Libro allronde si Zeno not. alia . .. „ . . . BiM. Hel Fonta- ,aro 5 c,le " ronlanini non solo non 1 avea vedulo , ma P a S- credeva che il Manoscrilto fosse andato a male) trovd, che |n e da credere, che degni siano d! maggior lode ccrti Epigrammi l.ntini del Britooio , iotoroo ad alcuDc anlicaglie , scoperle In Roma a' suoi tempi, e cola stampati senza nota di anno, de' quail (a pure menzione II Tiraboschi ; c sluggid , com'' Ei dice, alia diligenza del Coute Nazzuchelli = F. Tirab. lav. FII p.< I. pag. 199. 284 ROTIZIA DI UN* OPERA accorto si sarebbc senza dubbio Orazio, che, quanto a Luf y non gradiva gia per alcun suo merito , bensi dava spasso * per la sua ridicola presunzione ; ma inoltre, diversamente da Orazio , aspirava alia gloria delle armi. Di fatto inler- venne alia Baltaglia di Pavia col Marchese di Pescara , cavalcando un alto destriero, con gran pennaccbj in testa , se crediamo alio Zilioli ; il quale soggiunge pero , che fu Egli deslinato alia custodia del Bag;iglio , e ad ordinate le Scritture del Re Francesco trovate tra le spoglie dopo la sconfitla. Visse in Roma , ed in Napoli , e mori , se- condo che narra lo stesso Zilioli , dopo aver consuinale le sue sostanze negli stravizzi , e nelle dissolutezze. Tra lc Opere di Lui , annovera il Mazzuchelli il Diidogo Pastorale stampato in Roma per Antonio Blado di Asola nel 1 535, per conscguente dieci anni prima V Egle del Giraldi , die piacque all' Aulor suo chiamar Satira, e venti anni prima cbe Agoslino Beccari dosse in luce il Sagrificio, tenuto il prinio modello, che esistesse delle Pastorali, stam- Foiitan. Bibl.T. I. pato in Ferrara nell 1 anno 1 5 5 5 ; ma nessuno , che io sap- '' ''"' pia , ha dato di questo raro Libro minuta certezza. Ora , essendosene ullimamente fallo 1' acquisto per la Biblioleca dell' Accademia nostra , reputo non inutile il preseutarne una breve notizia. E per cominciare dalle cose Bibliografiche , il Libro e in 4. piccolo di pagine sessanta col solo registro , ma senza alTogliazione. 11 Tilolo e il seguenle = Elegaiilissimo , Dia- logo , Pastorale , Marilimo , et Ninfale , diviso in duo DI GfROLAMO BHITONIO 2.&H Atti , et in diverse rime compos to , in gloria della crea- lione di P. Paulo lerzo. Solto il 'I ilolo , e nclla stessa i'acciata , vi ha una stampa in Leg no , die rapprescnta un cano lira to da un' Aquila , sopravi una Donna sedente con un Fanciullo, ed allorno al cano, in mezzo ad alcuni al- beri , un seguilo numcroso di doune. INella facciala seguente vi e un' allra stampa in Lcgno , in cui e effigiato- il Pon- tcfice assiso , attorniato da alcuni Cardinal in piedi , da guerrieri armati di tullo punto, c da molte allre persone ; 11 silo e una sala con colonne d' ordine Corintio , tra le quali pare chc pendano tapeli. A dirimpello del Papa ve- desi una Cattcdra ,.ed un Religioso in essa , clie sta leg- gendo. Segue la Epislola Dedicaloria = Al Magiianiiiw , et illustre Segnore Don Francesco di Tolelo , Cavalliero degnissimo. In fine della Dedica leggesi = A. V. S. Dedi- calissinw G. Brilonio. = Quiudi trovasi la Tavola degli intcrlocutori in questa guisa = Gli nomi die qui s' incon- l ratio sono questi. 11 numero di essi e di Dieci. Dopo la Tavola , nella slessa pagina vi e il Tilolo =: Priino Atlo Marilitno et Pastorale. Alia pagina 6 leggesi come segue = Dialogo , recitalo in riposlo luoco , innanzi la S. di N. S. P. Paulo terzo , nella mole d' Hadriano ; e sotto vetlesi un' altra stampa pariruente in Legno con Roma galeata , la palla in mano , il Tcverc a' piedi , colle armi di Papa Paulo III. Farnese. In fine poi del Libro = Siampato in Roma per Antonio lilado de A sola I\ el anno M.D.XXXP . Dopo la sottosciizionc vi ba ancora nella pcnultima facciata a86 notizu di un' opf.iu un' allra stampa in Li'guo , c'ie I' occupa tutta. Rappre- senta questa Orfeo colla lira, di forma del tutto consimile a'violini de'giorni noslri , che col suono ammansa le fiere cd ogni specie di animali ; a pie di Orfeo vi ha un' arma cardinalizia. Nell' ultima pagina liunlmente dopo l' Errata I ir"onsi i due se^uenti versi Lalini. » Sic facile invidia virtus maculatur, ut aurum , » Aut nigri iuficitur labe coloris ebur. Da queste non necessarie , da molli pero gradite notizie Uibliografiche, venendo a cio che piii importa , non gia due soli , come nel Dialogo o sia Kgloga del Tansillo, sono gli Intel locutori , ma bensi , come e dello sopra , non meno di Dieci , cioe due Pastori , qualtro Pescatori , e quatlro iNinfe Marine : cosicche non solo della Drammatica Pasto- rale , ma anche della Pescaloria , puo considerarsi quasi tome Modello questo Componimento del Britonio , delle quali Favole Pescatorie la prima era lenuta V Alceo dell' Ongaro , dello da taluno T Aminta bagnato , non senza ragione, per la troppo servile imilazione della Boschereccia del Tasso. Nel Componimenlo poi del Britonio , non sola- mente in due Atti e divisa tulta la rappresentazione , ma eziandio in certo modo in diverse scene. II metro e vario, Terze ed Ottave rime, e varie sono le specie di versi: en- decassilabi e scttenarj ; e , se V inlreccio e semplicissimo , o , per vero dire , non si ravvisa intreccio vcruno , varie sono peraltro le materie di cui si ragiona ; ne , in mezzo alia rozzezza di uno scrivere affrettalo ed incolto, vi man- cauo alcuui tratti di sceneggiaraento vivo e uaturale. Di GMOLAMO IMIIOMO 287 A cagion d' cscmpio in line della prima Scena . a dir eosi , dell' Alio Secondo, Unurnio chiania le Niufe Marine dicendo : Unei. » Tiilonia omai vien fuor , non pi 11 celarti. Tvit. » Verio , quaiil' or , in' annodo alquanlo i crini. Und. » Glaucidia e Ui die fai ? \ieni a niosliarti. » Con tiioi scmbianli angelici e divini. Glauc.i) Undenio, io verro pur, non disdegnarli , » E perche il mio inclugiar non indovini, » Io tel diro , mi slringo or quel coturno » Che copre il tlcslro pie molle ed eburno. Und. » Or basla; e lu die fai Icggiatlra Algania? » Ch' or non vien fuor? Won vedi ch 1 e pur V ora. Alg. » Verio : non darmi si gran frelta e strania , » Ch' ollre a tult' altre slo in faslidio ancora. m Che Salsedia e trascorsa in nuova insania » E non vuol che adornata esca io di fuora ec. NelT Alio primo vi e una lunga contesa tra un Pastors ed un Pescatore, ciascun de'quali csalta a preferenza l'Arte ch'Ei professa. Nel secondo si agita una di quelle quislioni amorose Ira le Mnfe, come praiicavasi nelle Corli di amore ne 1 tempi della Cavalleria ; e le Lodi del Papa Farnese sono inlrecciale in quesle malerie con qual garbo, e con qual grazia Iddio it sa ; basteta intanlo di a\er in queslo Componimento del Britonio uno de' primi modelli delle Teatrali Favole Uoschereccie , ed una prova ad un tempo, qualmenlc uomini mediocri aprano talvolla in cerlo niodo il scnlicro agli ingegni piu rari. 288 NOTIZIA DI UN' OPERV Ad ogni modo qunl caso siasi fatto ne' ptincipj del Pon- lificalo di P. Paulo III. di qnesto miu die mediocre Componimento , e del suo Aulore , il da palesemente a divedere , non solo T essersi recilato in Castel S. Angelo in presenza del Papa medesimo , ma che doveasi pure re- cilare , come impaiiamo dalla I.eltera Dcdicatoria del Bri- tonio , innanzi Don Ferdinando de Silva Conle di Sifonte Ambascialore in Roma della Maesla Cesaiea di Carlo V. , sebbene tio per qualche esltaneo molivo non siasi potuto recar ad effello. Questo Ferdinando de Silva discendeva dagli antichi Re di Leone ; era in eslimazione grandissima . . alia Corte dell' Imperalore , e si fu quegli , che in virtu \ t.mtim Vita ... .li r.osimo 1. pag. degli Imperiali dispacci dichiaro nell' anno 1 53^ , valida 65. e Document i ... ,, , • ■•#-■• r\ \m i« • i i 5,0. e legiUtma 1 elezione di Losimo De-Meclici , in capo deJ Governo di Firenze. L' Opera poi e dedicafa , come si e pur detto sopra, a Don Francesco di Toledo , ed asserisce il Britonio , che quel Signore avca non minor volonta di leggerla , di quello che avesse avuto di udirla ordinatamente. Che Personaggio di alto affare Egli fosse , abbastanza il dimoslra , che era fratello di Don Pietro Vicere di Napoli , e percio Zio pa- Wlriaui Siorie terno della Duchessa Eleonora Consorte di Cosimo De-Medici I ib. IX. pag. 356 .- ,. Cantiui loc. Primo Gran Duca di Toscana. Termineremo con questa ' sola considerazione. II Pontificalo di Paulo III. Farnese , eletto nell' anno i 554 » ^ u uno ^ e ' P' u lavorevoli alle Let- tere ; e Bcmbo , e Casa , e Caro , e Molza , e Tansillo , - e Bernardo Tasso , e tanti altri valorosi Poeti , per tacer 1)1 C.lROLiMO BMTONIO J.S*) dell' Ariosto , mancato di vita ncll' anno antecedenlc all' elczionc di quel Soramo Pontcficc , fiorivano a que' tempi ; ci6 non ostante ncssuno di cssi , ottenne , die un suo Poc- ma nclla Crcazione del Papa fosse recitalo avanti di Lui e dclla Corte , e ricercato e gradito da' piu gran Signori clie fossero in Roma ; e questo onore tocco al Britonio : tanto e vcro che prcsso i Grand! , del pari che presso il Popolo , pin vale sovente un merito mediocre congiunto con una cierta audacia felice , che non qualunque merito straordinario accompagnato da inopportuna modcslia. L' csecuzione Tipografica poi , quantunque lo Stampatore Blado fosse de' piu riputati di Roma , non corrisponde alia solennitik delia circostanza , in cui venne pubblicato il Li- bro ; e da chiaramente a divedere quanto nel famoso Sc- colo XVI. I' Arte TipograGca e la Calcografia fossero ancora lontanc dalla perfezione , e dalla eleganza moderna ; seb- bene peraltro 1' invenzione , il gusto , ed il disegno delle Stampe , ancorche in 'Leguo e meschine , non disconven- gano al Secolo delle Belle Arti. Tom. xxvii. 37 290 DEI TEMPLARJ E DELL' ABOLIZIONE DELL' ORDINE LORO MEMORIA Di S. E. Il Sig. Conte Gianfrancesco Galeawi Napione Dl COCCONATO. Letta nell' Adunanza delli 3o di giugno i8i3. v_Jerti grandi e strepitosi avvenimenti s' incontrano negli Annali del Mondo , che a' contemporanei non tanto , ma a' posteri eziandio somministrano lungo argomento di Storie, di criliche discussioni , e di erudite ricerche elaborate , studiatissime ; ne di cio far si dee meraviglia nessuna. Ma che i success! di un Ordine di Frati Laici , cinque secoli or sono gia passati , estinto, abbiano dato materia a molli dotti Scritti gia da gran tempo ; e quello che e piu , che questi Frati Laici , per autorita Civile ed Ecclesiastica sop- pressi , abbiamo trovato recentemente Apologisti presso Letterati ad ogDi ordine Religioso Regolare per massima avversi , e un raro fenomeno nella Storia Letteraria. Ognun vede , che io intendo ragionare de' Templarj , Ordine nato DEI TEMPLARJ 2y 1 in Terra Sanla a' tempi delle Crociate inlorno all' anno i 128 tla debolissimi principj ; quindi oltremodo potentc e facoltoso divenuto ; poscia in line nel Concilio Generalc celebratosi in Vienna in Dclfinato nell' anno i3i2 solen- nemente abolito e proscritto. Vero e, clie a giustificazione non solo della Sentenza Ecclesiastica , nia eziandio in difesa della Memoria del Re Filippo il Bello accusator principalc , e ncmico acccrrimo dell' Ordine , voluminosa Opera corrcdata di autcntici Do- cuments pubblico sin dalla mcta circa del Secolo XV IF. Pietro Dupuy Custode della Biblioteca del Re di Francia , essendovi sin d' allora pcrsouc Scienziate , chc , fondali sopra gli Scritli di alcuni antichi Cronisti, aveano mosso dubbj inlorno alia giustizia di cpjella abolizione ; della qinil opera del Dupuy si e »ia rajrionato altrove. Ma lasciando Delia Origincdt-ir ... .. . Ordine .liS Gio- stare il vivace brioso ma poco Critico Voltaire , e lo Sto- ™nni di Gerusa- , , ,. .. . j. • •■/. . lemuie Can. IV \. rico lnglese Hume , troppo piu eruditi ditensoi 1 trovarouo m, quelli antichi Regolari dove meno si sarebbe pensato, vo- glio dire in Gcrmania , ed in non Catloliche Conlrade. M. Scrillori di questi ultimi tempi , che ragionarono de' Templarj. II Saggio intorno al Secreto dei Templarj dell' Accade- •/*•!• -i 1 11 r\ Nicolai Guitleri mico di Berlino Nicolai fu il primo Libro, dopo 1 Opera nut. Templarior. Amstelodaini i 70 '> 2()2 DEI TEMPLARI §. I. del Gurtlero , che diedc di nuovo nnovimento ed origiue a molte ricerche presso quella laboriosa e dotta Nazione ; ed il Profcssore di Copenhaghen Moldenhawer , avendo co- piato in Francia , nella Biblioteca di S. Germain-des-Prez , il Processo contro i Templari , di cni il Diipuy avea pub- blicato gli Estratli , tosto si accinse a tradurlo in Tedesco coll' ajuto dell' atnico suo Tychsen, non pert) letteralraente, compendiandolo ancb' Egli ; e diede alia luce questa tra- duzioue sua in Amborgo nell' anno 1792. Due anni dopo il Dottor Mimter , altro Professore Danese , scopri in Ro- ma nella celebre Biblioteca Corsini gli Statuti di quell' Or- dine dettali in Lingua Provenzale ; Statuti peraltro i piu recenti , quelli , che , secondo ogni verosimiglianza erano in vigore nell' epoca della sua distruzione. Li tratlusse pure iu Tedesco , e li pubblico con note , disponendoli meto- dicamente , e percio con ordine diverso da quello dell' ori- ginale. Con questi mateiiali poi cotnpilo una Dissertazione intorno alle principali accuse , che furono raosse contro i Templaij , che nou e chiaro bene se siasi resa pubblica , Hem. Hist, sur Ies . , ■ m c* <-• • 11 4 Tempiairs ou ma c he trasmise al suo amico u ajg. (jrouvelle , Aulore eclaircissement ,j e i| e Memoiie Storiche intorno ai Templari uscite in luce Inn Proceseic. a Parigi nell' anno i8o5. par Ph. G... Paris " \%oj. Questo Scrittor Francese , il quale e Y ultimo che si sappia , che abbia ragionato di si fallo argomento , osserva giustamenle , che i Documenti per Irattarlo trovandosi in Francia , e cosa da fame le meraviglie , che non ne abbia x" """\i ,ier '' sa P ut0 ' ar us0 1' Autore della voluminosa Istoria dell' Ordine DEI TEMPLABJ §. I. 2<)?i de' Templarj slampata in Parigi ncll' anno 1789; e , ver- sato come Egli e nclla Lettcralura Tedesca , ed intelligcnte di quclla Lingua , non solamente raccolse e compendia quanlo credetle che comprcndessero di piu rilcvanlc e cu- rioso le opere de' sopraccennati Autori Tedeschi , ma com- j,^^ iaS pose in ollrc un Trattato Slorico sopra tutta questa raa- """ ;| Pf>- " N leria , Traltato che forma la maggior parte del suo Libro, il quale , oltre al Compendio Crouolngico della Storia dei Templarj , conlicne una idea della Coslituzione dell' Oidine ricavata dagli Statuti, c dagli Atti del Proccsso: un suc- cinto ragguaglio di cssi Atti , e sopratutto la Traduzione esatta ( tolli alcuni passi troncati ) della Dissertazione anzi- detta del Sig. Miinter , che il Sig. Grouvelle qualifica co- me la piu soda apologia che sia stata dettata in favor dei Templarj. In queslo mezzo il Sig. Raynouard , quasi che non man- cassero piu recenti oggetti pet eccilar la compassione della gente leggiadra , erasi ingegnato colla sua Tragedia dei Templarj di fare sparger lagiime pielose sui casi di queste villime antiche , come si vuol credere della Inquisizionc , e dell 1 avarizia del Re di Francia Filippo il Rello. Ne di cio conlenlo , si studio pur Egli , con una Apologia posta in fro nte alia sua Tragedia di far riguardare 1' innocenza de' Templarj come un fatlo evidente , ed una verita in- contrastabile. Come tale per altro non la riconosce il Sig. /-< 1 c- r» J • M. in. Cl i(i'|. -111 Grouvelle, il quale oppone al Sig. Raynouard , che impu- lcsTempl. p. i3« gnalo avea 1'autenticila di uno degli inlenogatorj pubblicati ' ■' 2f)4 DEI TEMPL.VRJ jj. I. dal Dupuy , vale a dire quello di Cento e quaranta Tem- plarj , che troppo deboli sono i motiv'i da Lui allegati per atterrarli ; e che in altri di essi interrogator), lc diflicolta che- s' incontrano nelle Date ( che possono essere error di copisti ) non sono argomento baslnnte per considerarli co- me supposti. Alle decantate prodezze militari de' Templarj, da nessuno contrastate , e messe in campo come una ra- «ione di piu per discolparli , allro non replica il Sis. Gron- Grou*ellep.i33. 8 . ' . . velle , salvo che cio non fa prova in nessuna maniera per dimostrare , che andar dovessero eseuti dalla taccia d' in- temperanza e di dissolutezza : e non fa una diflicolta al mondo di contrapporvi la militar licenza di tutte le ela. Ma per fare ritorno alia piu estesa c piu ragionata Apo- logia di quell' Ordine , vale a dire alia Dissertazione del Sig. Mvinter , siccome gli stessi punli sono di nuovo trat- tati e discussi nella Memoria Critica sui Templarj del Sig. Grouvelle , che le tien dietro nello stesso volume , procu- rer6 pertanto di dare ad un tratto , e congiuntamente un succinto ragguaglio di entrambe le Opere , restringendomi peraltro unicamente al caso, che, a norma di questi Scritli , far si debba delle principali imputazioni dei delitti , dei quali, a' tempi della abolizione loro, venivano que' Regolari accusati. Gravissime , per chiunque delle cose della Rcligione senta sanamente , erano coteste accuse. La prima si era , che nelle secrete cirimonie della acceltazione nell' Ordine, empiamente rinegassero Crislo, oltraggiando il segno Sacro- DEI TEMPLARJ §. I. 2(j5 santo di nostra Rcdcnzione : la scconda , che nelle segrete adunanze prestassero culto idolatrico ad un ignoto simula- cro ; la terza finalniente , che venisse loro concesso 1' uso dclle oscenila le piu nefande. Non parlero dclle ricchczze immense dell' Ordinc , del numero grandissimo delle per- sone , anche lc piu distinte, ad esso ascritte, della potenza , e della estensione delle possessioni loro , e Castella nell' Asia , nell 1 Europa , in tutta la Cristianita , come di cose, in cui il Sig. M'unter , ed il Sig. Grouvelle sono perfet- tamente d' accordo. Bensi , prima di recar in mezzo quanto da que' due Scriltori si vien dicendo intorno alle soprariferite accuse , reputo non inutile lo accennare , quale potesse essere lo scopo, a cui mirassero i Capi dell' Ordine. quali i Disegni loro all' epoca in cui venncro distrutti ; e se a questo efletto instituito avessero un Secreto dell' Or- dine, conservato e nodrito mediante clandestine adunanze, e cirimonie arcane , e cio tutto a norma de' pensamenti dei due Scriltori Tedesco e Francese. j. H. Segrelo dei Templarj. Per quanto appartiene a questo Secreto , osscrva il Sig. Grouvelle , che il piu animoso difensore dei Templarj, il Gimnr. pag. 260 Sig. Miinter no« puo far a meno di confessare , che in inodo clandestine venissero ricevuti i Templarj : che gli 2.<)6 DEI TEMPLARJ §1 II. Statuti spirano in ogni parte mistero , ed obbligo della piu esatta secrelezza ; che eravi per essi una specie di seconda Professione , chc dir dovremmo piuttosto itoiziazione : clie il piu so ven te lc accetlazioni , e sempre i Capitoli Gene- rali, cele'bravansi, non solo in secrclo , ma di nottetempo, il die tulto vien confirmilo, dice il Sig. Grouvelle , da un passo curioso dell'Anlico Cronista Inglese Matteo Paris, che scriveva rnolto prima della catasMofe dell' Ordine. II latto adunquc sostanzialissimo di una accettazione di- versa dalla Professione Statutaria e palese , risulta da tanli Atli , da tante confessioni e Ueposizioni cosi circostanziale, dice il Sig. Grouvelle , che il Sig Miinter fa tulti gli sforzi possibili per discolparne i Templarj , ma cio non ostante GroiiTelle Chap, il suo amico Francese e d' avviso , che molte delle diffi- \\\ I. i). 262. , , • 1 1 1 • colta mosse per mettere in dubbio epiesto fatto , non sono baslanteraente fondate. Quale fosse il fine di questo gran Secreto , con ingegnose congetture si va affaticando d' in- dagarlo lo- stesso Sig. Grouvelle. Che i Templarj fossero usali d' impacciarsi negli aflfari politici , e nelle rivoluzioni degli Stati, e cosa di cui non mancano esempj. In nna Sto- ria di quell' Ordine , scritla parimente in Tedesco dal Sig. ,. .. . Antoine , trova che si dichiararono apertamente in favor ( .I'oinrllf p. 1 jo. ' ' '" " ola - de' ribelli della Croazia , i quali intoriTD all' anno 1280 si erano sollevati corttro il loro Duca Andrea , e giudica , chc non potrebbe essere del tutto privo di fondamento il so- spetto , che covassero una ambizione eguale alia straordi- naria loro potenza. Dopo la fatale perdita della importan- DEI TEUPLARJ §. II. 2()1 tissima Citta di Acri nel 1291 , esscndo riusciti inutili i teutativi per ristabilirsi nclla Sina , alia di cui pcrdila aveauo pure contribuito assaissimo, a motivo delle sangui- nose discordic loro cogli Ospedalicri , determinarono di ritornare in Europa , ed , abbandonate le cose dell' Oriente, pensarono que' Frati Laici armati di stabilire la sede dell' Ordine loro in Francia. II progetto antico, ideato sin da' tempi di S. Luigi , di riunire in un solo Ordine lc Rcligioni militari tutte , fa- r.rouu-l p ^"> ceva si , che da essi grandemente si temesse una ri forma- ";'• . C "'J. 1 " " oU L' idea di diventare Principi Son - ani di uno Slato , diaveo. fondare un Corpo politico , una nuova potenza indipen- dente in Europa , non dovea loro sembrare una chimera L' cscmpio de' Cavalieri Teutonici , che non erano se non se un rampollo degli stessi Templarj , divenuti Sovrani della Prussia , e cio che esegui intorno a que' tempi 1' Or- , , dine degli Ospedalieri colla conquista di Rodi , dovea far nascerc in essi non fallacc speranza di poter colorire il loro discgno. Lo spedienle migliore poi per recarlo ad efletto , ed il piu efficace che si prescnlasse alia mente , si era quello di fondare nell' Ordine medesimo una particolare Setta Secreta , i di cui iniziati piu intimamcnte coDgiunti coll' Ordine , e tra di essi , mediante opinioui e pratiche nuove , corrispondcssero per via di queste cogli Settarj , che abbondavano nelle Provincie Meridionali della Francia, in modo di essere sicuri di avere in pronto al bisogno il soccorso di un Partito formidabile contro le due Podesta , Tom. xxvii. 38 298 DEI TEMPLARJ §. II. di cui intcndevano di scuotere il giogo : quella del Pon- tefice , e quella de' Monarchi. » Convicne , ( dice in precisi termini 1' Autor Francese di cui non fo allro , salvo compendiare le Memorie ) Grour p 2".o M distingucrc due cose in una Eresia : 1' Opinione , e la » Fazione ; e non sarebbe gran fallo ( soggiunse Egli ), che » i Templarj avessero una Opinione secreta , ed una Fa- » zione piu secreta ancora ; ed il mistero , in tal caso » dell' ambizione sarebbe potuto celarsi sotlo il velo del » mistero della Elerodossia ». Non diversamente succedette la cosa tanto tempo dopo nella Francia medesima , nelle guerre Civili descritte con tanta maestria dal Davila. Pre- messe queste necessaric notizie intorno a' motivi di credere, che neir epoca dell' abolizione dei Templarj esistesse nell' Ordine una parlicolare Setta composta de' Capi e de' prin- cipal! Membri , Setta la quale , sotlo il velo di arcane ci- rimonie , custodisce gelosamente un Secreto importante , veniamo ai tre principali delitti , di cui venivano comu- nemente accusati ; nella quale disamina altro non si fara fuorche seguire parimente le traccie dei due Scriltori di cui soltanto per ora stimo di prevalermi. J. III. Accuse di empieta , e cV Idolalria. La prima e piu importante accusa si era quella delPob- bligo imposto nella accetlazione segreta a' Templarj di em- DEI TEMPLAIU J. III. 2<)0, piaracntc rincgare Cristo , e di oltraggiarc , e sacrilega- menlc calpeslare la Croce. Di questo orribilc dclitto si confessarono rei la maggior parte de' Cavalieri dice il Sig. Grouvelle ; e, quello che e piu, fu questo, per hen quallro a4 j ' volte ', e senza violcnza , confessato dai grandi Ofnciali dell' Ordine ; e soggiunge , clie Scrittori Filosofi, in vece di ncgare un fatto cosi solenncmcnte provato , hanno ab- bracciato il sistema di supporre una particolarc credenza , o come dicevasi allora ( sono parole dell' Autor Francese ) una Eresia segretamente professata , ed insegnata nell' Or- dine. E siccome il Sig. Miinter allega in difesa de' Templarj, che questo delitto era quello, di cui venivano accagionat 1 gli Eretici di que' tempi , e da questo intende di dedurne un artilicio negli accusatori , e che suppostc sieno le testi- monianze, riflelte il Sig. Grouvelle, che gli accusatori avreb- bono potuto molto bene replicare , esserc cosa obvia , che venissero incolpati i Templarj degli stessi delitti , se fu- rono trovati egualmente rei ; risposta , clie avrebbono potuto fiancheggiare con dire , che i sospetti di Eresia non erano nuovi in quell' Ordine; che Albigese appunlo era il Priorc di Monfalcone , e pcrche professava quclla Eresia era stato cacciato dall' Ordine , che parecchi Templarj aveano abbraccialo quella Setta , e quello che e piu sin- golare , conchiude 1' Amico del Sig. Wiinter, si e che gli accusatori dei Templarj , cosi dicendo , altro non farebbono che replicare quello, che ci vien detto dall' Apologista me- desimo del meutovalo Ordine. 3oO DEI TEMPLAIU >• • < <-. • Apologetiquc p. P la, 'J In ^ ev ante , 1 usar di continuo co Saracem , si pud ^2. e 53. \ pure ammettcre c | ie avesse i n t.orno a diversi punti di Rcligione, p. oo.e p. JS^. oj. 7 i O 7 depurate le idee loro ; che percio rigettassero il Culto delle imagini , e sopratutto le superstizioni nate dalla adorazione della Croce ; e che in, cpuesta guisa si pretendesse di dare al nuovo Templario un segno delle opiuioni reltificate. Se questa esser possa una giustificazione, presso tutti coloro , che professano, la Religione Caltolica , non fa d' uopo che io il dica (*). L' Idolatria e il secoqdo delitto , di cui venivano accu- sati i Templarj. Che essi venerassero, principalinente nclle piu particolari adunanze , una Testa, un Simulacro, e cosa, della quale vedo , che non ne dubitano entrambi gli Scrit- tori da me seguiti. Sta la difficolta nel determinare , se idolatrico , o no fosse tal culto. Molte ricerche fa il Sig. M'unter per indagare , che cosa fosse si fatto Simulacro. Tocca dell' opinion volgare , che i Templarj adorassero il Demonio ; esamina le opinioni de' suoi nazionali Tedeschi INicolai , Herder , ed Antoine , che ingegnati si sono di darne la spiegazione. Baffometo chiamavasi quella Testa , (*) II Sig. Groufclle a pie della pag. 104 della Disserlazione Apologetic* del Sig. Blunter scrissc = N. B. M. M. . . . parte en bon Lulherien. DEI TEMPLARJ §. III. 3o 1 cd il Sig. ISicolai trova in cssa 1' imagine del Padre Etcrno in istato di riposo , nella forma in cui gli antichi Gnoslici Hunter p. Ji. T aveano rapprescntato , aggiungendo , che i Templarj ne aveano conservato il nome Greco Baqmpjrou$ nome , che i Hemic i loro aveano trasformato in quello di Baffometo. II Sig. Antoine altro Scrillor Tcdesco , che nell' anno 1782, pubblico uno Scritto in Dessau intorno a' Templarj , in esso Simulacro ravvisa una Sfiuge Egizia , simbolo e segno Mumer p. 97-9*. della riserbatezza negli afl'ari dell 1 Ordine. II Sig. Herder finalmente non vede in quclla Testa altro fuorche un Mo- rione , un pezzo dell 1 armalura di ferro degli antichi Ga- valieri de' Secoli delle Crociate ; trofeo di guerra che «:ol- locavasi in luogo distinto ne' Capitoli dell' Ordine , quale insegna di un Corpo roilitare c Cavalleresco. Ma il Sig. Miinter , dopo aver recata la deposizione di un Templario , che allegava essergli stato delto , che la Testa venerata da' suoi Confratelli era quella di una delle Undicimila Vcrgini , secondo la nola favolosa Leggenda spiega T enigma colla scoperta fatta in Parigi nell' autico Edificio detto le Temple di una Testa di argento entro cui eranvi ancora alcune ossa , ondeche , per suo avviso ? essa Testa, ben lungi dali' essere un Idolo , era una Cassa di rcliquie , o cuslodia che vogliam dire , cui davasi quella forma , e consimile alia quale moltissime altre se ne ve- dono esposte sugli altari ; Cassa di reliquie da' ncmici dei Templarj trasformate in un Idolo ; c per si fatto. modo il Sig. Miinter, mentre per giustificarli non teme di qualidcare 302 DEI TEMPLARJ §. HI. i Teraplarj Iconoclasti, secoudo gli errori degli Eterodossi , d' altra parte ce li rappresenta , come buoni Cattolici , Venerator! di Reliquie. II Sig. Grouvelle cio non pertanto riflette, che se l'Apo- logista di quell' Ordine il Sig. Miinter lia trovato ragioni plausibili per trasformare i pretesi Idoli in altretlante Re- liquie , non sarebbe da meravigliarsi , che se ne rinvenis- GroureJIe p. »•■ sero ^ e ^ e non meno speciose in favore della figura Gnos- « P- 2 9»- tica del Nicolai ; della Sfinge dell' Antoine , e del Trofeo Mililare pell' Herder. Che ne sia il vero allega diversi ar- gomenti , coi quali si potrebbe sostenere 1' opinione del Trofeo Militare , e della figura de' Gnostici. Accenna che si potrebbe arnmettere come probabile , che una parte dei Cavalieri Templarj , osservasse soltanto esteriormente le pratiche della Religione Cattolica : che si fossero formato un Cristianesimo di verso dalla Comune , il quale non era forse altro fuorche un puro Deismo , ma che , sia per po- litica , sia per secondare i coslumi di quel Secolo , aves- sero vestita quella Religione , che diremmo noi un mero Indifferentismo , e che lo Scrittor Francese chiama Filoso- fica , di pratiche e di formalita che non lo erano. Mette quindi in carapo diversi Quesiti, come sarebbe: se i Superiori spingessero piu oltre questa liberta di pensare, che non gli inferiori : se vi fossero diverse Categorie d' In'r- ziati : se s' instruissero tcoricamente , o se non se ne ri- velassero altrimenti i Dogmi fuorche per mezzo degli Alti ? e della obbedieDza passiva : se vi fossero Scritli , che cod- DEI TEMPLARJ §. III. 3o3 tenessero gli dementi di questa Dottrina Arcana : se qucsta fosse piu o iiiciin antica. Ma a tutte qucste quistioni , dice il Sig. Grouvelle , che non si puo rispondere in allro rao- do salvo col famoso motto che serviva di Divisa a Mon- taigne : e che cosa so io ? Non ostantc tutto questo peral- tro, restringendosi alia Testa vencrata dai Templarj , pro- pende ad ammettere che essi adorassero = Caput quoddam, (irou,e l |e P- z 7 8 - quod quideni non erat unius Sancti , parole precise di un Manoscritlo della Valicana , monumenlo , che porta 1' im- pronto, a giudicio dello Scrittore Francese, della modera- zione , e che viene allcgato dal Bzovio Autore Tedesco , cd imparziale. Couchiude in fine , che si fatla asserzione , dalla espressione medesima riceve un carattere di verita , e che si autorevoli sono i fonti da cui e ricavata , che dee riguardarsi come una testimonianza di gran peso. $; iv. Accusa di Oscenila nefande. L' imputazione delle laidezze ed Oscenita nefande e il terzo principale Delitto , di cui venivano accusati i Tem- plarj. Che un Crime cosi detestabile fosse prescritto dalla Regola e una supposizione assurda a tal segno , che non occorreva , che il Sig. Miinter per discolparne i Templarj ci venisse dicendo , che dagli Statuti dell' Ordine si falta MuDicr p. rai. accusa e smcnlita. Non nega Egli pero , che il celibato , 3o4 DEI TEMPLAIU §i IV. trattandosi di persone nel vigor dell' eta , in mezzo alle ricchezze, agli agi , ed alia affluenza d' ogni cosa , e d'altro canto scnza occupazione veruna , e nella licenza delle ar- rai , potesse dar causa a tale infamita. Ma il punto sta nel vedere , non solo se alcurii tra' Templarj potessero cadere nel vizio nefando ; ma bensi , se un tale abominevole dis- ordine, venisse, specialmente negli ullimi tempi , toller^ito e permesso , anzi a dir cosi autorizzato. II Sig. Grouvelle ingenuamente confessa , che non ha ripugnanza grande a credere che fosse vera in parte si fatta autorizzazione. La suppone meramente verbale , e Grourel. p. 298. - . . . . iondata sopra il seguente lallacissimo , ed assurdo argo- mento. » II Gran Mastro ( dice Egli ) a nome dell' Ordine » avea la facolta di assolvere dalle colpe contro la Regola ; » tal vizio e un mancamento contro la Regola ; 1' Ordine » concedera il perdono , e lo perdona anticipatamente ». II motivo poi di tale permissione lo trova il Sig. Grouvelle in quelle parole di una deposizione ; id possint lolerare caliditalem terrae ultra marinae , el ne diffainentur pro- pter mulieres. Dicea ottimamente Fontenelle ; poste le me- desime circostanze nascono e ne derivano gli stessi falti ; cosicchu in mold casi si puo indovinare la Storia. La vita militare , ove la rigorosa disciplina , e la Religione verace non vi pongano freno , puo dare origine ed alimentare si fatte abominazioni. Si e per questo motivo , che osserva 1' Autorc Francese , che gli Spartani furono tra' Greci i piu propensi a questo genere di abominazioni. Difficile e DKI TEMPLARJ §. lv - 3o:1 il iliscolpare i Tcbani , i di cui instituti avcano tanta ana- logia. cogli Ordini Cavallercschi ; e quanlo si sa degli Eser- citi Grcci , e quanto si Icgge nclla Ritirata dci Diecimila di Senofontc , non possono lasciar credere , clic I 1 aniicizia di quo' 'Mionif -ri fosse cosi innocenlc c Platonica , corac r i [irctcnilo il buon Plutarco, per lo piu troppo indulgenle 3o1 - ' verso gli Eroi della sua Contrada. Osscrva quindi lo stcsso Scrittore , che la Polilica piuttosto , che non la Picta avea falto crcscerc a tanta grandezza Y Ordine dei Templarj ; che coloro che il governavano si mostrarono niai senipre uomini di Stato , piu clie Cristiani timorali , onde prefe- i ivano un cccesso enonne nascosto , ad uno scandolo pub- blico , che ridondar polesse a detrimento dell' Ordine. Ag- giunge che i Crociati avcano trasportato in Europa tutli i vizj dell' Asia , e specialraenle il vizio nefando , che era ilivenuto una specie di moda presso i Grandi. Guglielmo di Nangis Scrittore instrutto e sincero , narra il naul'ragio, in cui perirono due Figliuoli del Re d' Inghilterra , ed in un con essi un numcro grande di Gcntilunmini Inglesi ; qui omnes fere Soclomitica lade dicebanlur , ct eranl irretili. Ne in proposito del Secreto dell' Ordine , e di questa sfrenata licenza coucessa a coloro , che il professavano , si vuol tralasciarc una considerazione , che fa 1' Autore Groiml . |> ',,... Krancese della Dissertazione Crilica. Un certo spirito di Jl ambizionc e di dominare , ch' Egli non pub far a meno di ravvisare ne' Templarj , potea trasportarli agli eccessi i Tom. xxvii. 3cj n 3o6 DEI TEMrLAIU jj. IV. piu cnormi. Proprio e di si fatto spirilo il prevalersi dell' audacia la piu scostumata delle passioni, d' onde sono nate, die' Egli , politiche combinazioni le piu raostruose. Ne' Se- coli barbari principalmente si c per via dei sensi , del pari che per quclla dell' iinaginazione , che si aggirano , e si siguoreggiano , quasi ciechi istromenti , gli uomini. Un fanatismo furioso inspirava ne' suoi Soggetti quel Principe degli Assassini detto il Vecchio , o per meglio dire il Si- gnor della Moutagua } mediaute i volutluosi piaceri in cui li immergeva. Di la procede , che le Sociela clandestine , formate da Sette o Fazioni , hanno fatto delle adunanze loro ridotti della piu sfrenata dissolutezza. Lo esservi ammesso fu so- vente a costo delle piu abominevoli proslituzioni ; e tutte queste iufamita erano considerate come mezzi efficaci per assicurarsi dcgli iniziati , sia perche il segieto della Setta, trovandosi congiunto colle circoslanze vergognose della ini- ziazione , meno era da temersi che venisse svelato ; sia perche sfoghi di passioni turpi , di cui altri non ardiscc dichiaraisi colpevole , uniscono insieme piu strettamente le auime volgari , che sono il piu gran numero. IN'ei Misteri occulli di Bacco proscritti dal Senato Romano , che nas- condevano le piu perniciose trame , erano messi in opera gli amori infami , e le dissolulezze d' ogni specie , per congiungere di stretlo vincolo insieme i complici. In som- ma , conchiude 1' Aulore , che 1' Istoria delle congiure di- mostra , che la complicity in un delitto e stato sempre DEI TEMPLAHJ J. IV. Zryj giudicalo istrumcnto cfTicacissimo per unirc tra di loro i Congiurali. E posto il sin qui detto a me pare di poter conchiudere parimente , che il sig. Grouvelle , quaniiinque parli sem- pre in niodo dubitativo , e dica non dispiacerli di vcnir paragonato, come il troppo f'amoso Bayle , al Giove diGrourel. p. 3io. Omero adunator di nebbie , tuttavia lascia suflicicntemente traspirarc il sentimento a cui propende iutorno alia idea , che formar ci dobbiamo dei Templar j nell' epoca dell' abo- lizione dell 1 Ordine. Ad ogni modo nella Memoria Crilica del Sig Grouvelle , ad onta dclla professionc che Egli fa d' indill'erenlismo Filosolico , e quasi oserei dire di Scetti- cismo , io non posso a meno di ravvisare una dotta inge- gnosa , e diro anche moderata , ed anzi genlile confuta- zione del Sistema contenuto nella Dissertazione Apologetica del suo Amico il Sig. Profcssore Miinter. $• v. Delf Aboliz,ione chit Ordine tie 1 Templar/. Anche il Professore nella Universita di Gottinga il Sig. Heercn , Autore del Saggio inlorno alle Crociate premiato negli anni addietro dall' Instituto di Francia , non voile pronunciare sentenza intorno ai delitti , de' quali venivano accusati i Templarj , e si contenne pur Egli nci termini del dubbio Filosofico. A me pare perallro , che , qualunque 3o8 DEI TEMPLARJ §. V. possa csscrc stata la cagione per cui quesli dotti Scrillori non vollero proferir sentenza , cio noa pertauto la giuslizia dell" abolizione dell' Ordine , pronunciata dal Concilio Gcnerale di Vienna, celebratosi nelP anno i3i2, sia cosi raanifesta , clie metier si debba nel novero delle verita le piu evidenti. Dico la giuslizia dell' abolizione dell' Ordine , non della condanna,e dei supplizj di parecchj degli iudividui di esso, in cui il Concilio non ebbe parte veruna. Noli sono i biasimi , che si danno al Re di Francia Filippo il Bello ; ed io non entreru a disaminare , se per avarizia , per invidia o per vendetta , o per tutte cpaeste passidni insieme sia quel Monarca divenulo nemico acerri- mo , e principale accusatore de' Templarj. E, per rispetto all'avarizia, io non fo diflicolla nessuna di prestar fedc al uoslro Cronista Asligiano Guglielmo Ventura , il quale as- serisce che il Re di Francia , per concedere agli Ospeda- licri le Castella e le possessioni che erano prima de' Tem- DeU'origine dell' P^ ar j 5 abbia da essi carpito infinite) denaro , tcstimonianza Ord.dTS Giodi - 4 a i trove d a me ^Ueaata. Ne a discolpar Filippo il Bello (■eras. Lap. I\ . ° & i rr 5- 1!I - da questa accusa , basta il dire , come fa un moderno A.u- tore , che il Papa Clemente V. con sua Bolla avea pre- Tableao Bisi. et.scritto , che i Beni dei Templar 1 ] fbssero dati agli Ospeda- Politiuue de Paris ,• . j. c n . . .-,. , r , , • ,- ,. • li-piiisU-s i.aulois ' ltn °-' ^- " 10, "' l»crusalemme, e cne, in lorza ill arreslo jusq'anos [oars de j p al l amcnlo Jj Paiigj s i m andd nel i3i3 di nietleie par il. . . . o ' al possesso de' Beni de' Templarj F. Leonardo de' Tibertis Procuratore Gem-rale dell' Ordine degli Ospedalieri , poiche potea benissimo Filippo il Bello averc esatto da essi Ospe- DEI TEMTLARJ §. V. 3of) dalicri Somme ragguardevolissime, per ordinal* Fesecuzione delle mcntovatc Bolle ed Arresto. Ma ad ogni modo , sc colpevoli erano i Tcmplarj , la malvagita e 1' avarizia del Re di Fraacia nou li assolve dai loro delilli. Un usurajo , clie mediantc il suo trafTico indegno abbia accumulato straordinarie ricchezzc , ove as- salito venga da masnadieri e spoglialo dei male acquistati tesori , e della vita medesima , e forse percio meno col- pevole ? La Causa de' Teraplarj non e la Causa di Filippo il Bello (*). Se in fine del Secolo XIII. , e nel principio {*) Gia allrove ho recalo il luogo del Vescovo di Lodeves Bernardo di Guidone , il quale narra , die il Re Filippo il Bello , anitameate al Consi- glio eomposto dc' suoi Corlegiani , coudanno ad essere a*bbrucciati viu il Gran- Htastro Giacomd Dd-Mole* con altri Tcmplarj = JVullo judicio alio Ecclcsias- licp super hoc expecldto : bettche \\ Gossero allora in Parigi due Cardiuali di Santa Chiesa, e benche il liian- \lastro predetto dell' Online, losieme con un aliro Gran-Precellore, fossero siali giudicati prima da an Coacilio

  • che si legge nelle l.ettere sopra 1' Impii-i/kme di Spagna, opera del lu Conte Giuseppe Haistre recenlcmentc usiita in lure a Parigi ( Lettres sur I Inquisition Espagnole Paris 1X22. Let, I. /<. 25. 26,)" II y a dans 1'IIis- » loire de France un grand laii , qui n'esl pas assei observe; c'csl celui dc» II Templiers. Cis inlorluucs , COqpables OU non ( ce n'esN point de cpjoi il 11 s'agil ici ) demanderent d'etre iugu* par le Tribunal h. V. |>ure Cru- Di i. . . . . ii . i "' sl ' Piemonlcsi. altra parte poi non vi ha enorme scelleragine ed or- ribile , di cui non li voglia rei 1' Autor Franccse della Cronaca di S. Dionigi. Basli il dire , che pretende questi, che ne' loro arcani riti ungessero 1' Idolo loro col grasso p re sso ;i Miinier di un bambino arrostkb , nato da un Templario e da una p ' ,0 ° ,n nola Pulcella ; a tale segno di stupida credulila , giungono il popolo , e quelli che popolarmente scrivono. Non cosi par- larono uc Ferretto Vicentino, ne il Canonico di S. Vitlore, ne i due Vescovi di Lodeves, e di Torcello da me alleeati, n - , , i quali narrano bensi i capi di accusa in genere contro di essi , le informazioni che si presero dai Vescovi di lutta la Crislianita sopra ci6 dal Papa deputali , e la sentenza dell 1 abolizione dell' Ordine che venne in seguilo pronun- ciala dal Concilio Generalc Viennese. Che poi gia molto tempo prima dell' abolizione si fos- sero introdotti gravissimi abusi nell' Ordine, instituito da prima per difesa e scoria soltanto de' Pellegrini , che re- cavansi a visitar i Luoghi Santi contro i rubatori di strada, non ne lasciano dubitare Guglielmo di Tiro Sent- Lri.^M.lJi tore del Secolo XII , il Monaco Ioglese Matleo Paris gia , Pi,ri j E,, . il , ionc ,lj ' a ° Londra del 1640. 3 12 DEI TEMrHIU §. V. viventc , anzi Religioso nell' anno 1217 ; e lo stesso Papa Innocenzo III. sin da principio di quel medesimo Sccolo. I due pririii Scrittori, dopo di aver accennato lc immense loro ricchczze , che superavano quelle de' Monarchi , sog- giungono che a' tempi loro si erano resi odiosi a tutti. Mai. P;uis p. 358. Matteo Paris poi narra il tradimento ordito da' Templarj nelP anno 1228 per dare in mano a' Saraceni 1' Imperator Federico II. ; e dice chiaramente , che nutrivano discordie iiir auno 12,'i.p. tra Cristiani , ed i Saraceni anzidetli, affinche, durante la guerra , potessero ammassar denaro da entrambe le parti. Cl.ionion. Al). Anche .1' Uspergense nella sua Cronica , dopo 1' anno 1228 t'sp.rg. in fine p. . 2^8. Ars-i-nioraii dice, cue rederico 11. » Apud Accon in lerra oancla . . • » ut ajunt , multa sustinuit ex perlida prodilione Templa- » riorum ». Gravissimi del resto sono i mancamenti, de'quali li ac- cusava piu di un Secolo prima dell' abolizione dell' Ordine Papa innocenzo III. Lascio la taccia di Simonia che in essi riprende , attcsoche in occasione dell' accettazione nell' Or- dine esigessero somme ragguardevoli da nuovi Religiosi , somme che furono negli ultimi tempi portatc all' eccesso ; quello che pienamenle dimostra a quel segno la corruzione fosse giunta in tutto 1' Ordine sin d' allora, si e: che per soddisfare alle loro passioni, ed ai piaceri loro, si servivano dell' apparenza della Religione sollanto per ingannare il Mondo » Ut suas impleant voluptatcs Religionis imagine » utuntur , solummodo propter Mundum » , sono le precise °">de!l/Or.l.di parole di quel Sommo Pontcfice recate dal Dupuv , di cui a. l»io. di Gpihs. r * Kir. cit. DEI TEMPT.4R/ $. V. 3 1 3 altrove si e fatto uso. Sc un Ordine , che un Sccolo pri- ma merilo si falli rimproveri , potcsse essere innocente cento anui dopo , nc' quali scmpre crcbbe di ricchezze e di poteuza , lo lascio giudicar da chiunque abbia fior di senno. Quello che e ccrto la Sentenza proferita nel mentovato Concilio Gcnerale Viennense da Papa Clemcnte V. , fu pre- J- ™* £o"ei. 1 • Tom.\\ .Col ii. ceduta, com' e detto, da csatte informazioni presc dai Ves- c a3. covi in tutta la Cristianita , ed una copia della Commissione dell' Arcivescovo di Colonia , venne pubblicala dall' Arduiuo c dall' Labbe. Questi Vescovi , in numero di Treccnlo , LahW ib»J. col. i 36. intervennero al Concilio; ed il Papa Clcmente V. dopo aver fatta menzionc delle scelleraggini enorrai, e dellc ese- crabili nefandita de' Templarj nc abolisce 1' Ordine : Sacro approbanle Concilio. Sc dopo un giudicio profcrito da un si autorevole Consesso , con picna cognizionc di causa , si puo sosteucre l'innocenza dcU'Ordinc de' Templarj ( ripetero 5*?' 9 r l 6 ^ . .. r l ' s l Ord. Hr S. (.10. di di bel nuovoj convien che gli uomini rinuncino alia fa- Geroi. loc. cU. colta di giudicare , e si sottraggono dalla nccessila di venir giudicali. Tom. xxvii. 4° <\ \ TAVOLA. I ntroduzione ...... pag. 290 J. I. Scriltori di questi ulliini tempi che ragiona- rono dei Templar/ .... J. II. Segrefo dei Templarj . \. III. Accuse di empiela e