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lunedì 26 febbraio 2018

Il buongiorno si vede dal mattino

Quando guardo come fanno colazione quelli della pubblicità provo un misto di invidia e disagio pari solo a quando inquadrano il lato B di Belen fasciato da un tubino. Quelle cose che ti dici "Anche con tutto l'impegno, non ce la farò mai."
Avete presente no, tipo il mulino che vorrei o il Tarzan della foresta?
Allora: la mamma è superfiga, già truccata e pettinata alle 7 di mattina come se avesse dormito da un parrucchiere di Via Montenapoleone in compagnia di tre commesse di Kiko, già sul tacco 12, e fa colazione in tailleur.
Io sono così superfiga che se ti apro la porta alle 7 di mattina la prima cosa che fai è chiamare un esorcista, non sono truccata e ti c’ho due borse sotto gli occhi che da quanto sono capienti me le chiederesti in prestito per andarci in palestra. C’ho i capelli che sembrano il nido di una poiana, c’ho su delle ciabatte viola a pois gialli che all'occorrenza fanno scappare i piccioni nelle piazze, e indosso il pigiama antistupro che funziona anche se lo sbatto davanti agli occhi dell’aggressore al posto dello spray.
Il papà della pubblicità è bello rasato, allegro, ha la valigetta di fianco alla sedia e conta i pezzetti di cioccolato nella merendina improvvisando una tombola con quei bambini con le sembianze da cherubini.
Il Santo fa colazione in mutande, con un po’ di barbetta e ha i capelli gonfi che pare Napo Orso Capo. Allegro è una parola grossa e prima che connetta ci vuole un po’ (infatti l’ultima volta ha messo il sale nel latte), non ha la valigetta ma ha il portafogli e tutto l’armamentario sul mobiletto (così in ordine che per riconoscere la roba devo improvvisarmi Alberto Angela ed etichettarla come i reperti archeologici) e non conta i pezzetti di cioccolato. Perché appena sveglio è già tanto se arriva a 5. Col pallottoliere.
I bambini della pubblicità sono già belli svegli, puliti, pettinati, sorridenti, prendono le vitamine come se fossero smarties, sanno a memoria le tabelline, le poesie di Pavese, volendo ti spiegano pure la scissione dell'atomo e sono pronti per affrontare la giornata.
Alice a volte arriva in cucina e pare sia appena tornata da un rave. Spesso ha i capelli tutti davanti e non si cura nemmeno di spostarli. Non si riconosce il davanti dal dietro. Infatti a volte le bacio la nuca. Mi bacia e mi abbraccia e si accascia sulla panca. Ha il pigiama sbilenco, è scalza, e ha la verve di un bradipo in coma. Gli occhi sono attenti come quelli di un gufo con la congiuntivite e i movimenti sono lesti e veloci come Speedy Gonzales al compimento dei suoi 105 anni. Non solo non dice le tabelline, ma spesso manco sa come si chiama e le devi rivolgere la parola solo dopo che ha bevuto il latte. Ci sono giorni in cui guarda il telecomando chiedendosi come può, un oggetto tanto astruso, essere capitato in casa nostra.
Alla fine l'oggetto viene passato di mano in mano fino a che uno dei tre non trova la forza di pigiare il tasto di accensione e la voce di una giornalista a caso non si diffonde nella cucina.
A quel punto ci destiamo e mormoriamo "Tho! C'è vita sulla terra." 
Se anche tu ti sei riconosciuto in questo quadretto familiare, dimmelo. Ci sentiremo meno soli.

venerdì 11 novembre 2016

L'EMBOLO CREATIVO

Mia madre è una creativa, io ve lo dico. L’ho scoperto quando avevo circa 8 anni, dopo che mamma con una scatola da imballo di un elettrodomestico mi ci costruì l’appartamento di Barbie. Lo ricordo come se fosse ora.Una figata pazzesca.

Io sono una creativa, vi dico anche questo. Mia madre l’ha scoperto quando avevo circa 15 anni, dopo che son tornata a casa con un lavoretto di legno fatto con le mie mani e un 10 come voto.

Avevo costruito una bara.

Avete letto bene. Una bara. Il professore quel giorno ci dette un pezzo di legno e disse “Fatemi vedere cosa sapete fare con questo”. Quella che io chiamai ‘la sfida di Geppetto’.

Mentre i miei compagni tutti fieri tiravano fuori tavoli, sedie , comò e letti per bambole, io in quattro e quattr’otto feci un esagono allungato, tagliai una piccola croce, l’attaccai sopra in rilievo e in mezz’ora la consegnai al professore. Lì per lì mi parve che si toccò un filino, ma poi scoppiò in una gran risata e mi diede un dieci per la genialità dell’esecuzione. In casa mia sta ‘genialata’ non fu apprezzata tanto. Venne prima nascosta in un cassetto e poi fatta sparire, ma come tutti gli aneddoti strani 'sta cosa è rimasta nella storia.

Quindi, cosa può succedere se io e mia madre facciamo shopping in un negozio di hobby e bricolage? Na strage. E cosa può succedere con due creative come noi? Che partiamo per comprare una cosa e torniamo a casa con un’altra. 

Partiamo mercoledì mattina con l’idea di mia madre “Simo, mi devi portare a comprare la striscia adesiva come c’hai te in cucina. La voglio anch’io. Poi la mettiamo insieme, va bene?”

Dopo essere sembrate due geometri svampiti (abbiamo preso col metro da sarta le misure delle pareti e dei punti scoperti) siamo partite alla volta del grande magazzino FaiDaTe.

“Vè vè mamma, le strisce”

“La voglio con i limoni”

“Mmh… non la vedo”

“Manco io”

“Aspe' andiamo a vedere quaggiù…”

“Vai pure Simo, ora arrivo”

“Ma che palle!”

“Simo! Siamo in un negozio! E poi ti ho detto che arrivo, che motivo c’è di arrabbiarsi?!”

Effettivamente posso essere fraintesa. Ma davvero c’ho due palle in mano meravigliose. Le sventolo vicino all’orecchio ballicchiando come la ballerina di Siviglia e mia madre è subito vicino a me. “Nooooo!!Ganze!”

Erano semplicemente delle palle di plastica trasparenti che tu potevi dipingere/farci il decoupage/ farci il decoupage+dipingerle/attaccarci la stoffa… insomma ci potevi fa quello che te pare.  

Lì esposto c’era un esempio e imitando Jessica Fletcher e Miss Marple ci siamo messe (con tanto di lente di ingrandimento) a spulciare ste palle per carpirne la fattura e il procedimento.

“Secondo me sipoffà”

“Anche secondo me”

“Qui io farei così, perché cosà non mi piace”

“Io invece guarda farò così perché secondo me è più d’effetto”

“Prendiamole ora che sennò non facciamo in tempo per Natale”

“Certo, controlliamo che non siano rotte però. Scusi? Commessa? Posso controllare?”

“Che cosa?”

“Che qualcuno non abbia rotto le palle” Mi correggo “Che non siano rotte, voglio dire, le posso scartare un attimo?”

Ci siamo messe a trafficare con ste palle di varie misure e la striscia adesiva era solo un ricordo. Anzi, manco quello. Poi, come guidate dallo spirito di Giovanni Muciaccia, ci siamo dirette verso i fogli decorativi per il decoupage.

“Dai mamma, guarda che belline queste tegoline!”

“Davvero. Ma tu sapevi fare il decoupage, vero?” 

“Sì, insomma c’ho provato anni fa, mi riesce abbastanzina, ma sulle tegole non ho ancora provato”

Dio, come mi piace sta cosa! Sarà perché la tegola comunque richiama la casa, ma sento che sono portata per il decoupage sulla tegola. Sììììì!!! 

Sono tentata di chiamare il ragazzo e farmi caricare una cinquantina di tegole manco dovessi costruirci una cascina, quando mia madre mi ferma.

“Tesorodimammatua, se non hai mai provato, che le compri a fare tutte ste tegole? Fai prima una prova, no?”

“E ‘ndo la faccio? Mi metto un bengala a mo’ di supposta e mi sparo sul tetto? Non ho una tegola, io!”

“Te no, ma babbo fuori in un angolino ha delle tegole, ne sono certa”

“Mamma, cosa ci fanno delle tegole in un angolo del tuo giardino, di grazia?”

“Non nel giardino di Grazia, nel nostro ti ho detto. E che ci fanno? Possono servire, no?”

“Eccerto! Metti che arriva la Befana ‘mbriaca, incespica un attimo e te ne fa fuori una decina”

“Io proverei con queste, poi fai te. Oh ma guarda anche le palle di polisterolooooo!!!”

Ma non voleva la striscia? A vederci sembra che ce la siamo sniffata.

Compriamo dei fogli decorativi, due pennelli nuovi (“che chissà gli altri come sono sciupati”)dei brillantini e della colla apposta. Il resto no, abbiamo tutto. Soprattutto mamma ha tutto, perché quando le parte l’embolo della creatività non ce n’è. In una settimana è capace di dipingere un quadro, cucirti un tailleur, decorarti una brocca, fare un centro all’uncinetto e ricoprirti la casa di stencil.

L’accompagno a casa e subito vado da babbino mio “Babbo, mi servono due tegole”

“Due regole? Figlia mia, mi sembra un po’ tardino. Ormai sei formata”

Niente panico. C’è la televisione talmente alta che la palazzina di fronte è sul terrazzo a vedersi il telegiornale di casa nostra.

“Babbo abbassa il televisore… bravo… mi servono due tegole”

“Ah. Due tegole. E a che ti servono? Ti piove in casa?”

“Devo dipingerle”

“Ah. Come quelle che fanno vedere in tv. Simoncina, io le tegole te le do, ma non sono proprio uguali. Quelle da dipingere son leggere e piccoline, invece queste… toh!Piglia!”

Caz-zo. Sono 56 kg l’una. Sono delle vere e proprie tegole, di casa di babbo o di nonno, chissà.

E proverò con queste! A farle con l’altre son bravi tutti. Oddio, son pese assatanate, anche un po’ volgarotte, ma io le abbellirò.

“Vuoi anche questa?”

E mi son presa pure un embrice (o tegola romana). Èun po’ malmessa, sporca, scantucciata e col muschio ma io vedo OLTRE e me la immagino diversa.

Son quattro giorni che trascuro un po’ il blog e voi, ma ecco che vi presento i miei lavori. Siete pronti? Mario, parti con le diapositive.

Prima:

Durante (notare l'ordine sul mio tavolo da lavoro)
Dopo. Il fiocco a Sant'Andrea non piace (e visto che mi ha trapanato le tegole per appenderle devo sentire la sua campana), ad Alice invece piace (e visto che mi ha scattato alcune foto devo sentire la sua campana), io non so (e visto che le metto qui, chiedo a voi)
Decoupage e acrilico su tegola
Embrice di Benvenuto, nel senso: non è che lo tiri in capo a tua suocera appena viene a farti visita, ma nel senso che nella targhetta bianca puoi scriverci Benvenuto e attaccarlo fuori. Faccio per dì.

Prima: due mezze-palle vuote.

Durante: notare quanto so' figa col mio camice da lavoro. Mi manca solo il numero e sembro un ergastolano.

Mezza palla decorata all'interno con colori acrilici e decoupage

Mezza palla decorata all'esterno con colori acrilici e decoupage
Dopo: palla finita e ricomposta con effetto 3D del ponticello sulla baita.
Ecco, questo è il frutto del mio neurone creativo. Okay, se ero brava avevo una bancarella. Non si può avere tutto nella vita.
Mario, puoi spegnere, grazie.
p.s. Se rimango senza lavoro mi metto a fare le palleeeee!!!Oltre che romperle, ovvio.

lunedì 14 dicembre 2015

Il rituale dei regali di Natale


Eccomi di nuovo su questo blog dopo una lunga pausa, dove mi credevate alle Maldive o rapita dagli alieni. Invece no, come le amiche di fb sanno bene, è solo iniziato Dicembre e udite udite ho cambiato la cucina. Questo comporta non solo frugarsi per bene, ma pure sbattimenti vari come vivere tipo campeggio per alcuni giorni, senza acquaio, senza frigo e senza fornello. Roba che sciacquavo le tazze della colazione nel lavandino e mettevo i formaggi sul davanzale come Nonna Papera con le torte. In tutto questo marasma (dove avevo i tegami nella vetrinetta in salotto e per cercare uno schiaccianoci dovevi pregare Padre Pio o armarti di TomTom) io, ovviamente, ho continuato a fare finta che fosse un Dicembre come gli altri anni. Mica penso "Ok, Simo, hai un bel po' di casino in casa, quindi quest'anno i regalini li compri, non fai i dolcetti e te dai una calmata."
Macchè. Ma figuratevi. Quindi nonostante avessi i cucchiai nel cassetto delle mutande ho fatto sì che anche questo Natale, io e la mia famiglia,  assaporassimo tutta l'atmosfera. 
Che poi a noi il Natale piace tanto. Piace talmente tanto che ci pensiamo pure ad Agosto. Infatti raccogliamo bacche, pigne, muschi e licheni per fare le decorazioni quando fuori ci sono ancora 40° e ai piedi abbiamo le infradito.
Di seguito alcuni rituali di casa Fruzzetti per preparare i doni di Natale:

I Regali fatti a mano: 


Sia chiaro: i regali fatti a mano non si fanno per risparmiare, si fanno per il gusto di regalare qualcosa fatto con le proprie manine e un pezzettino di cuore. Chiunque abbia provato almeno una volta a prendere del materiale per confezionare due doni, si accorgerà ben presto che avrebbe fatto prima a comprarli. Ma non è questo il punto. Io amo, ogni anno, cercare un'idea nuova, un oggettino semplice, da regalare alle amiche più care. C'è dietro tutta una ricerca di gusti, colore e utilità e spero vivamente  che questo venga percepito. 

I chiudipacco:


Questa è una fissa che mi è presa negli ultimi anni, roba che se non metto un chiudipacco non mi sento NESSUNO. In genere uso oggetti carini, a basso costo ma di effetto, a volte li faccio a mano. 



Raccolgo bacche e pigne anche per quello, perché con un po' colla e glitter possono diventare dei chiudipacco fantastici. Riciclo pure vecchie decorazioni o pezzi di albero finto (sapete quando vi si strappa un pezzo?) per impreziosire una scatola o una ghirlanda. Tengo tutto a portata di mano sotto l'albero, dentro un cesto e in alcune scatoline. Basta, all'occorrenza, infilare la mano, agguantare una decorazione e il gioco è fatto. Praticamente sembra un angolo di un negozio pronto a farti un pacchetto, ma mi piace farmi ispirare dal momento. E dall'albero. 

I Bigliettini:

Amo così tanto i bigliettini che me li tengo. Tipo che, in un villaggino in Inghilterra, 
 abbiamo preso dei biglietti di Natale così belli e particolari che li appendo per figura a una fila di lucine. Sono patologica, lo so.


 Invece, per i regali, mi piacciono gli adesivi, così evitiamo lo scambio promiscuo nel casino della mattina di Natale, che a nonna poi va il perizoma leopardato di Intimissimi e alla nipote ventenne il Salvavita Beghelli. Io ve lo dico: mettete sti benedetti biglietti.

Dolcetti fatti in casa:
Quanto è bello cucinare per gli altri? Regalare il frutto della vostra fantasia? Che  siano biscotti, panettoni, praline o un muffin, non ha importanza. Se avete tempo e voglia di cimentarvi provate per una volta a regalare dei dolcetti fatti da voi, saranno graditissimi, fidatevi. Io per quest'anno avevo deciso delle cose che mi stanno saltando per il semplice fatto che il forno deve sempre arrivare, quindi non mi sono data per vinta e sto testando delle ricettine senza l'obbligo di cottura in forno. Infatti mentre sto scrivendo ho sul fuoco delle scorze di arance, per un esperimento. Se non salto in aria poi vi farò sapere il risultato.

E voi, ce l'avete il rituale del Natale?




mercoledì 19 agosto 2015

La mamma italica e il cibo


                                                                   Foto: http://4marketing.biz/





Se c'è una cosa che accomuna tutte le mamme italiane degli anni 40/50 è il loro rapporto con il cibo. Nei tuoi confronti però. Che tu abbia 5, 10 o 40 anni per la mamma italica mangi sempre troppo poco. Il suo sogno non è nutrirti, no. È farti assumere le sembianze di un dirigibile. E a volte non capisce come mai il pediatra insista tanto a farle usare il cucchiaio per imboccare il nipotino quando lei troverebbe così comoda una pala.
Per lei il nipotino o i figli sono sempre troppo magri, emaciati, malnutriti. Se ha un figlio maschio poi, guarderà prima il figlio con aria pietosa e poi la nuora con profondo odio perché “Chissà che ti fa mangiare quella. Probabilmente solo bacche, muschi e licheni.”
Mi' madre non è da meno. Mi' madre è il classico esempio di mamma italica fiera della sua cucina. Mi' madre se entri in casa e dici “Sono a dieta,” ti prende a calci in culo e ti rispedisce al mittente. In casa mia, in poche parole, devi magna'. E quantoevveroiddio, la cucina di mi'madre è favolosa. Cucina da DIO quella santa donna ed è davvero difficile dire basta.
Nonostante ciò, dopo una porzione di lasagne, un piatto di spaghetti alle vongole, un tacchino ripieno, un brontosauro in salmì, uno struzzo in umido con patate e un profiterol con così tante palle che pare di essere a Natale, se dici “Basta.” lei si offende a morte e se foste amici su Facebook vi leverebbe l'amicizia.
La mamma italica degli anni 40/50 ha anche un concetto tutto suo di cibo salutare.
Tipo:
  • i carciofi fritti fanno bene perché è verdura.
  • L'olio a crudo fa bene abbestia quindi cosa vuoi che sia mezza bottiglia nell'insalata che poi salti la staccionata come Nino Castelnuovo nella pubblicità dell'olio Cuore.
  • Il pane a mo' di scarpetta nell'intingolo col soffritto è quello che più si avvicina al concetto “La dieta Zona." E la 'zona' è esattamente l'angolino a destra del piatto dove si raduna tutto l'olio.
  • La trippa fa bene perché è lessa.
  • Le verdure lesse e  il petto di pollo sono roba da ospedale e se le mangi vuol dire che stai per mori'.
  • La carne invece  fa sangue, quindi magnati sta bistecca di muflone.
  • Lo yogurt magro è il male.
  • La frutta un optional.
  • I cereali non pervenuti.
  • Le tre dita di olio in fondo al tegame in realtà non è olio ma l'ACQUA NATURALE rilasciata dal prodotto. Il fatto che ci potresti fare il cambio olio dell'auto è solo un dettaglio.
  • La frittata con un uovo è da sfigati. Se non ne usi almeno quattro non meriti nemmeno il buongiorno la mattina.
  • “Questo non è olio,” è la frase proferita dalla mamma italica mentre guardi con orrore i numerosi cerchi galleggiare nella minestra. Se li unisci ti appare Sora Lella che ti dice “Ha ragione tu' madre.”
  • Se dopo una cena con 27 portate non accetti il dolce a cinque strati puoi ritenerti morto.
  • La panna è solo decorazione e poi non fa male perché i prodotti bianchi sono genuini. Tipo i finocchi. E poi in origine è latte. “Che fa male il latte?Essù.”
  • La melanzana viene riconosciuta solo sotto forma di parmigiana. Per il resto potrebbe essere scambiata per una pera tumefatta.
  • Se per i tuoi piatti non fai il soffritto non meriti la vita su questa terra. Estinguiti, per cortesia.
  • Non è umanamente accettabile mangiare senza pane. Piuttosto si mangia senza tavolino, senza sedie, senza cucina, senza posate ma il pane ci deve essere. E se non mangi il pane vieni guardata come se tu avessi appena detto di essere una terrorista.
  • L'antipasto della mamma italica è una roba così contenuta che ci potresti sfamare un quarto d'Africa. “Ma è solo l'inizio,” è la giustificazione alle 56 portate che seguiranno dopo.
  • La salsiccia in umido è magra. In fin dei conti è solo carne magra macinata, infilata in un budellino e cotta col pomodoro dell'orto. Il pomodoro dell'orto in effetti è anche bio. 
  • Il sugo al coniglio ha questa percentuale: coniglio :2%. Unguento per le benedizioni: 98%
  • La pasta integrale si autodistrugge dalla vergogna sullo scaffale dell'Iper al passaggio della mamma italica e si fa domande esistenziali del tipo “Che cazzo ci sto a fare al mondo.”
  • Idem per le bacche di goji che mi'madre scambierebbe per concime per ortensie.
  • Il sale è un dono del cielo come la neve e il dietologo un essere umano da eliminare come una blatta.

  • Infine il digestivo di cui fai uso dopo aver mangiato a casa loro, non è per la cucina. Sei te che c'hai un fisico di merda. Sia chiaro.



mercoledì 29 luglio 2015

LA GANZA

                                                                  foto: http://www.ilgazzettino.it/


Benvenuti amici nella rubrica “Il dialetto toscano.”
Sto scherzando, ma quale rubrica, ma oggi vi voglio parlare di una parola di uso comune a Pisa che ha mille sfaccettature.
Come? Ah, mi dicono dalla regia che in ogni dialetto c'è una parola che ha molti significati. Ma davvero? Ma pensa te, e io che credevo di essere originale.
Comunque. La parola in questione è ganzo/ganza.
Una sera mi sono trovata a spiegare questo vocabolo a un amico veneziano e il discorso era talmente ampio che gli ho detto “Amico mio, ci vuole mezza giornata per spiegarti a modo tutto quanto. Un giorno lo farò, con calma.” Perché se non sei di Pisa non puoi capire tutte le sfumature.
Ci provo comunque.
Chi non è di Pisa, o comunque toscano la parola ganzo/ganza ha solo un significato: forte, gagliardo, divertente.
Un bambino, davanti a un giocattolo nuovo e divertente, può esclamare “Ganzo!” e qui lo capiscono tutti.
Un comico toscano può essere apostrofato con “Ganzo!”: fai ridere davvero. Così come un film può essere ganzo o una persona particolarmente divertente può essere ganza. Sotto questo aspetto è una parola molto positiva, sinonimo certo di allegria.
Ma attenzione al contesto e all'intonazione, perché se per esempio sono a una festa e vedo una tipa che gesticola e urla troppo per stare al centro dell'attenzione, potrei dare di gomito al Santo e sussurrare “Quella lì fa troppo la ganza.” = una che si vuol far notare a tutti i costi. Così come potrei apostrofare un ragazzino irriverente con “Fai un po' troppo il ganzo per i miei gusti.” In questo contesto non è positivo, in poche parole stai cagando fuori dal vaso, stai esagerando, datte 'na calmata.
Quindi tra “Quella lì è troppo ganza!” e “Quella lì fa troppo la ganza!” c'è una bella differenza: la prima ti sta simpatica, la seconda la prenderesti a sprangate. Ci siamo?
Ma non è finita, perché a Pisa la parola ganzo/ganza ha un altro significato ancora:
amante. Ebbene sì. Ganza è sinonimo di amante. Quando dalle comari di paese senti dire “Il figlio del panettiere è scappato con la ganza.” non vuol dire che è scappato con una tipa simpaticissima, vuol dire che ha lasciato moglie e figli ed è scappato con l'amante. Anche qui contesto e intonazione la fanno da padrone. Se ti dico “Ho visto tuo fratello con una tipa: ganza!” vuol dire che hai constatato (da una battuta, da come si è presentata etc etc) che è proprio simpatica. Se ti dico “Ho visto tuo fratello con la ganza.” oltre a rispondermi “Fatti i cazzi tuoi” capisci che l'ho visto con l'amante.
Avere il ganzo non è uguale ad avere accanto un tipo ganzo (anche se non si può escludere che il ganzo sia anche ganzo) ma vuol dire avere a portata di mano un tizio con il quale mettere 'in cornice' l'attuale compagno.
Non ci state capendo una beata ceppa? Eh lo so, mica è facile.
Tutti questi significati, questi rigiri di parole...
...ganzo, vero? 




venerdì 19 giugno 2015

Speriamo che sia femmina

                                                                    Foto: http://www.ivid.it/


Quando ero incinta e mi chiedevano “Cosa ti piacerebbe che fosse?” rispondevo sicura “Io vorrei una femmina.”
Non sono mai stata una di quelle che diceva “È uguale, basta che sia sano.” Eh, graziealcazzo. Pure io, che c'entra? Quello lo spero, me lo auguro ma ciò non toglie che potrei avere una preferenza. Tuttavia ci sono donne che davvero non hanno alcuna preferenza e altre, come me, che ce l'hanno eccome. Ovvio che se fosse stato un maschietto sarei stata felice lo stesso, ma c'è bisogno di specificarlo? E andiamo, su. Anche mia madre voleva una femmina. Infatti è stata accontentata. Poi dopo di me avrebbe voluto un'altra femmina. Invece è nato quel rospo del mi'fratello.
Tornando a noi: non so perché ma col maschio mi ci sarei vista meno. Io amo la complicità tra donne, quel fare squadra e quelle affinità che possono unire una madre e una figlia, o due sorelle. Due donne, insomma. Sono strana? No, secondo me è tutto riconducibile alla famiglia, a come l'hai vissuta, a come sei cresciuta.
Infatti sono cresciuta in una famiglia fortemente matriarcale.
Le donne della mia famiglia, a partire da mia nonna e per finire con me attraversando le mie zie e mia madre, hanno avuto negli anni più potere decisionale, più carattere, più carisma, più grinta e più personalità. Non dico che gli uomini fossero inesistenti, ma avevano un ruolo più marginale nella gestione della famiglia. Loro lavoravano come ciuchi, mentre le donne, oltre a lavorare come ciuchi prendevano in mano le situazioni con un piglio che lèvate. Facevano squadra, si riunivano, si appoggiavano l'una con l'altra, si consultavano sia per cose belle, sia per cose meno belle. Spesso, gli uomini, erano pure all'oscuro di tutto sto mènage. Ora come ora il ceppo attivo della mia famiglia siamo io, mia madre e le mie due zie. Come c'è un problema da risolvere o una gioia da condividere scattano le telefonate tra noi. La mi' nonna, manco a dirlo, pur essendo alta come un barattolo di pelati e cagionevole di salute, da giovane ti c'aveva una verve e un carattere deciso tale da far scattare sull'attenti anche il mi' poro nonno. Non a caso la chiamavano La Bersagliera. E non a caso scappò di casa ribellandosi alla famiglia perché non volevano che stesse con mio nonno. Ma figurati.
In parole povere, se la mia famiglia subisce un torto, è più facile che si parta noi donne che gli uomini. Che si sono un po' adagiati su questa cosa, devo dire. O rassegnati. O squadra che vince non si cambia, non so. 
Ricordo fin da piccola queste donne decise, pragmatiche, pratiche, concrete. Donne che non facevano drammi o sceneggiate anche quando la gravità delle situazioni le avrebbe quantomeno giustificate. Formichine forti, laboriose, che si rimboccavano le maniche per affrontare la vita a morsi e a pugni. Poche lacrime, tanti sorrisi. E fatti. Tanti fatti. 
Le donne della mia famiglia infatti non amano il pettegolezzo becero, non alimentano la chiacchera, la maldicenza, ma affrontano tutto con schiettezza, affrontandoti.
Le donne della mia famiglia ne hanno passate così tante che hanno fatto dell'ironia e del sorriso un'arma vincente, perché hanno dimostrato di essere forti. E sono fiere di esserlo.
Le donne della mia famiglia mi hanno insegnato il rispetto per me stessa, il non piangersi addosso e la positività, perché in fondo a tutto c'è rimedio, soprattutto se hai una famiglia su cui contare.
Per quello speravo che fosse femmina. Perché ho avuto un ottimo esempio dalle mie donne, e mi piacerebbe che in futuro, Alice, avesse la loro solidità e la loro fermezza.
E a vederla adesso, così decisa e forte, così sicura di quello che vuole, così poco traviabile, nonostante i suoi acerbi quattordici anni, capisco che tutto ciò probabilmente lo sta assimilando senza accorgersene.
E, la mi' nonna, ne sarebbe stata fiera.




domenica 14 giugno 2015

L'angolo lettura romantico

Disclaimer: post con molte foto e poco testo.
Ergo: la mia parte creativa ha preso il sopravvento.



Avevo in mente, da un po' di tempo, di fare 'sta cosa dell'angolo lettura/tè/aperitivo/cazzeggio/dormita e via dicendo. Inoltre ho questo gelso che oltre a fare dei frutti buonissimi è talmente bello e maestoso che sarebbe un peccato non sfruttarlo e quindi facendo due più due ho voluto creare questo angolino romanticone (oh sì, adoro!). Lì per lì m'era presa la malsana idea di creare la zanzariera da me ma poi Ikea la vende a meno di 15 euro e...ma ti pare?
Presa dalla sindrome di Manny tutto fare, stamattina ho cucito e foderato due vecchi cuscini con stoffine nuove perché, se non si fosse capito, amo molto i cuscini. 









 


Ho cambiato 'faccia' anche all'altalena adattandola ai colori che ho scelto e appeso ai rami lanterne, cuori e gabbie.









A questo punto uno si potrebbe chiedere quanto può costare allestire un angolo del genere che vi assicuro è di un effetto scenico allucinante. Bene: tra zanzariera, fiori finti, lanterne Ikea più ammennicoli vari non arrivate a 50 euro. Lo specifico perché davvero con una poca spesa, un po' di inventiva e un po' di fantasia potrete allestire una cosa del genere godibilissima sia con i cuscini, sia con una sdraio, sia con una stuoia, e creerete con poco il vostro angolo lettura shabby.





 Oggi, dopo aver finito, l'ho provata e devo dire che ci si sta da Dio. Con Alice abbiamo deciso di provarla in notturna con le lanterne accese e se non prende fuoco tutto posterò anche quelle di foto.
Ah sì, ho finito il romanzo e ho preso in parola chi mi ha detto "Bene! E ora relaaaaax!"
Ecco, questo è il mio relax. Chè, sto a esagera'?

 





lunedì 25 maggio 2015

Un tè a Downton Abbey


Non so se conoscete la serie televisiva Downton Abbey, noi sì, molto bene.
Siamo una famiglia che si è appassionata alle vicende di Lord Grantham, vicende che narrano la vita dei nobili ma anche della servitù, in egual misura.
Ci hanno appassionato così tanto che a me è presa voglia di creare un evento:
Un tè a Downton Abbey (nel mio giardino of course).
La stessa idea, nello stesso momento (senza ovviamente che ci interpellassimo) l'ha avuta Bruna, una delle mie amiche del tè. Vi lascio immaginare i fuochi d'artificio quando ci siamo parlate, non stavamo più nelle scarpette. La preparazione ha richiesto tempo e impegno, ma lo rifaremmo duecento volte per la bellissima riuscita di ieri. Il nostro team, formato da Bruna, Annie, Gabrielle, Leila e la sottoscritta, ha dato vita a una serie di ricerche per ricreare perfettamente una giornata tipo anni'20. Questo inverno infatti, davanti a un camino acceso e una tazza di tè, abbiamo dato via all'impresa, guardandoci quel pomeriggio uno spezzone (fotogramma per fotogramma) di una puntata in cui Lord Grantham e famiglia ricevono nel loro parco. Io non ho un parco, ma diciamo che il mio umile giardino ha fatto la sua figura. Armate di penna, taccuino e idee abbiamo dato il via a una minuziosa ricerca del dettaglio e del particolare, soprattutto per l'intrattenimento. Tutto doveva essere perfetto e uguale e quindi via alla ricerca del catino di zinco per il Duck Fishing, piccoli oggetti per il Lucky Dip, una stampa per lo Snakes and Ladders e il gioco della mela, senza tralasciare la cura nello scegliere i tendaggi e le stoffe perfette.
Abbiamo scovato oggetti antichi, foto d'epoca e ricreato ricette di quel tempo. Io ad esempio ho fatto i famosi piccoli tramezzini al salmone e al cetriolo tratti dal libro
The Unofficial Downton Abbey Cookbook, ma tutto ciò che era sulla tavola vi posso assicurare che era divino.
Gli ospiti/amici (meravigliosamente stupendi) si sono presentati con abiti d'epoca che ognuno ha confezionato per conto proprio, svuotando armadi, ingegnandosi a ricreare, sfare e cucire altri abiti. E per chi fosse stato sprovvisto, niente panico: accessori per tutti. E quei cappelli, signore mie, cosa sono?
C'è stato un entusiasmo, una felicità di partecipazione e un impegno costante senza precedenti e la bellissima riuscita ne è il risultato. Prima di lasciarvi alle foto (perché come per ogni evento le parole sono superflue) vorrei ringraziare tutti i partecipanti e le mie quattro ladies (Bruna, Annie, Gabrielle, e Leila) perché ogni volta è una gioia e un onore organizzare questi party.
p.s. Menzione speciale alla mi'mamma: una perfetta Mrs Patmore e alla sua adorabile sguattera Daisy che non era altro che la mia Alice.
Ah sì, c'era anche Lord Grantham, chè, poteva mancare?

Ora, per accompagnarvi in questo giorno speciale, accendete la musica e immergetevi nell'accogliente atmosfera di Downton Abbey.


























I giochi:






La cucina:







































p.p.s. L'intero album  su FB.

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