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04 ottobre 2013

Gabrielle Colette: si impara dunque a vivere?



Immagine di Sidonie Gabrielle COLETTE (tratta dal web)



Essenziale è dirvi che della famosa scrittrice conosco abbastanza, ma non troppo; l'ho studiata  e ho letto alcuni suoi romanzi molto tempo fa:
da adolescente i primi quattro romanzi di Claudine.
da adulta Cherì e  Il ritiro sentimentale (ultimo libro del ciclo Claudine).
Mi sento quasi investita da qualcosa più grande di me: ma cercherò di fare del mio meglio.
Vi parlerò di lei e della sua vita.
Ad esempio di quanto ancora oggi, alcune delle domande che si pone e che ci pone nei suoi romanzi, almeno per quel che mi riguarda, continuano ad incuriosirmi perchè non ho trovato le risposte.
Partirò dalla fine; il giorno del suo funerale.
Scelta quanto meno inopportuna direte. In realtà lo faccio perchè prima tra le donne della Repubblica Francese ebbe un onore grandissimo: funerali di stato.
Tanto basta per capire da quale stima era circondata Oltralpe. 

Poi accenno anche il riconoscimento più importante: la Legion D'Onore. Altro modo per farvi capire a che altezze arrivò in vita.

Il suo talento abbracciò diverse discipline.
Fu giornalista, scrittrice, autrice e critica teatrale, sceneggiatrice e critica cinematografica. Persino talentuosa attrice di Music Hall. Per non parlare della sua passione per la moda. Innovatrice, la prima a vestirsi da uomo dando scandalo.
Naturalmente anche imprenditrice.
Diciamo che tutti i campi che toccò nella sua vita, la videro primeggiare.
Per quel che riguarda le passioni amorose non si fece mancare niente. Tre matrimoni, relazioni sentimentali burrascose, amanti di ambo i sessi.
Si capisce chiaramente, era donna molto più avanti dei tempi che percorreva.
Pertanto entra di diritto nel gruppo di Donne Magnifiche di cui mi sto dilettando a scrivere.

Colette vestita da uomo  (immagine Vanity Fair)

I suoi personaggi dicono tutto di lei, del suo essere anticonformista e fuori dagli schemi.
Prendiamo ad esempio il personaggio di Claudine.
Come vi ho detto, lessi il ciclo da ragazzina.
Pensavo nella mia ingenuità, di trovarmi di fronte alla versione francese di  Piccole Donne. Un diario della giovane fanciulla che intraprende il suo percorso scolastico.

Che errore!

Claudine che si innamora della sua insegnate la bella Aimèe, e di lei si invaghisce la sorellina Luce, un circolo di amori, leziosità varie tutto all'ombra di un collegio in aperta campagna.

Fu uno scandalo il romanzo per l'epoca, scritto senza peli sulla lingua e fu addirittura proibito dalla chiesa cattolica. I soliti bigotti.

La ribelle ragazzina continuava le sue avventure negli altri libri, alla scoperta di se stessa e partendo dalla sua nuova vita parigina. La sua curiosità e il suo modo di porsi al mondo la rendono unica. Riesce ad innamorarsi del padre del suo migliore amico e anche a dirglielo. Di certo non proprio il comportamento usuale per una giovane fanciulla del suo tempo. Dopo il matrimonio delusa dalla remissività del compagno, diventa presto l'amante di una avvenente francese, non facendone mistero al marito. Però questa relazione sarà distruttiva perchè presto si accorgerà che la sua amica è anche l'amante del marito.
Tornerà il sereno poi, sulla vita sentimentale di Claudine e ci sarà riappacificazione tra i due coniugi. Nel penultimo capitolo la protagonista sarà un'amica di Claudine:Annie. E' forse il romanzo più difficile del ciclo, sia nella traduzione che nell' interpretazione. Tutto ruota attorno all'incapacità di evolversi di Annie, che intanto guarda alla sua amica con ammirazione per la sua vita spericolata e libera, che le dona una completa felicità.
Mi sono dilungata sui libri del ciclo perchè, a mio parere, Claudine è Colette.
Il suo alter ego e forse colei che riesce a raggiungere, almeno nei romanzi, quella completezza di vita che la scrittrice non raggiungerà mai.
Quasi a volersi dare un lieto fine, sapendo che, nella realtà, sarebbe stato troppo complicato.
La scrittrice diventa giornalista durante la Prima Guerra Mondiale; come inviato raggiunge l'Italia e conosce D'Annunzio. Si appassiona di cinema e continua a scrivere romanzi. Cosa che farà per il resto della sua vita, diventando un vero e proprio simbolo di donna rivoluzionaria e antitetica al femminismo.

Ora spazio alle sue parole.


Da Cherì, capolavoro letto tempo fa, a cui il recente film di Frears nonostante la splendida Michelle Pfeiffer non è riuscito a rendere giustizia, trassi allora e resta senza risposta, la domanda sull'opportunità o meno di fare schiocchezze nella vita o meglio, sto parlando del famoso "colpo di testa" senza pensare alle conseguenze; che altrimenti non ci si prova nemmeno.


Da Il ritiro sentimentale, che a mio parere è il libro della svolta, ho tratto alcune considerazioni sulla vita, sempre attuali.
Nel romanzo Claudine torna a casa nella campagna francese e lì ritrova se stessa e si pone delle domande sulla vita, sull'equilibro interiore e l'armonia con la natura e gli animali.
La domanda principale ha dato il titolo al post.

"Si impara dunque a vivere? Sì se è un vivere senza felicità. La beatitudine non impara nulla. Vivere senza felicità e non perdere per questo la propria forza è una occupazione, quasi una professione".

Si potrebbe aprire un dibattito enorme su questa conclusione. Non ho trovato la risposta. Ho cercato di farmi un'opinione. Il problema è che sto ancora imparando a vivere, al di là della felicità o meno. Io personalmente alla felicità non credo. E solo una bella fiaba. Però durante tutto il nostro tempo possiamo cercare di essere sereni. Tra un tornado e l'altro. 

Vi lascio con le immagini di un film che amo molto, tratto da uno dei suoi romanzi più belli; che non ho letto ancora.

Gigì fu un successo in teatro grazie alla bravura di una giovanissima attrice inglese per me IL MITO: Audrey Hepburn.


Audrey Hepburn in Gigì (foto dal web)

Al cinema invece, deve tutta la sua gloria alla regia di Vincente Minnelli e all'interpretazione dei tre protagonisti, grandissimi attori: Leslie Caron, Maurice Chevalier e Louis Jourdan. Il film vinse ben nove Oscar.

Non vi rivelo quante volte ho visto il film, ma secondo me ci metterete un attimo ad indovinarlo.