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22 agosto 2013

E.T. a Bryant Park: quando il luogo del cuore e il mondo dei sogni si incontrano





Pausa pranzo a Bryant Park (foto MS)





Ho deciso di raccontarvi questo nuovo viaggio a New York City, parlandovi delle mie sensazioni.
Di quello che ho sentito oltre che visto.
Soprattutto vissuto in città. E fatto quello che di solito fanno i suoi abitanti.
Le cose da vedere sono molte. Ma gran parte del tour del turista è stato assolto la volta scorsa.
Pertanto stavolta ci siamo calati nei loro i panni e provato a guardare con i loro occhi.
Uno dei miei luoghi preferiti qui nella Grande Mela, è Bryant Park.
Una piccolissima oasi di verde tra i grattacieli, a metà strada da Times Square e la 5° Strada.
Negli anni '80 era solo il parco dei "buchi" semi abbandonato alle spalle della Public Library (sì quella di Sex and The City).
Poi, grazie all'intervento dei cittadini e dello stesso Maior di NYC, è stato riportato allo splendore originario e ridonato alla comunità.
I newyorkesi adorano andarci in pausa pranzo e la sera, dopo cena.
Lo spazio al centro, un bellissimo tappeto erboso è utilizzato da tutti. C'è chi ci fa yoga, chi si esercita con l'hula hop, chi si sdraia a leggere o a prendere il sole, chi ci mangia; avendo massima cura di non rovinarlo in alcun modo.
Ai lati è circondato  da sedie e tavolini per chi, preferisce stare seduto a mangiare o leggere o, semplicemente riflettere e passare il tempo tra il verde.
Davanti, esattamente alle spalle della Public Library, c'è un bar con uno spazio per fare musica.


Piano e musica a Bryant Park (foto MS)

Un piano e un musicista che delizia tutti coloro che si fermano ad ascoltarlo.
Di sera, uno sfarfallio di luci e un brusio sommesso di persone che si danno appuntamento per stare insieme.
Soprattutto giovani.





Uno sguardo fino a Time Square (foto MS)


Ogni anno d'estate ci sono diverse rassegne.
Dedicate al musical e al cinema.
L'altra sera proiettavano E.T.
Abbiamo deciso di esserci. Comprato dei panini a Pret a Mangér (buonissimi) e cercato lo spazio adatto per non perderci lo spettacolo.
Il prato era pieno. C'era talmente tanta gente seduta sull'erba che un ago non sarebbe riuscito a trovare posto al suolo.
Attorno tutte le sedie e tutti i tavolini erano occupati. Abbiamo fatto due volte il giro del parco, fino a quando un insperato colpo di fortuna ha liberato un tavolino con posizione perfetta per seguire il film.
Che nel frattempo era cominciato.
Non si sentiva niente altro che le voci degli attori (Drew Barrymore è ancora uguale ma è possibile?) e si tratteneva il fiato ogni volta al momento della scena clou.
Incredibile, ma qui si applaude ancora ai momenti salienti. E film come E.T. che ci riportano indietro nel tempo, ridandoci le stesse emozioni della prima volta al cinema.
Il bello è che risate e commozione erano equamente distribuiti, tra adulti e bambini. Come i "wow" e gli " E.T. phone - home".

La magia del cinema e la magia del luogo. Insieme. Si comprendevano e si completavano. La brezza leggera, l'aria sospesa, il buio che culminava nella notte magica in cui ET e Elliot volando sulla bici corrono incontro alla luna, è resa perfettamente dall'intensità del posto.
Come la fine, un inno all'amicizia interplanetaria. All'uguaglianza, alla caduta delle barriere.  Per dimostrare che ciò che consideriamo "il diverso" è esattamente come noi. Ha una famiglia, una casa, un cuore.Che non dobbiamo averne paura. Ce lo ha insegnato il film di Steven Spielberg che ha 31 anni. I film colpiscono duro. Come i libri, come la musica. Per un istante ci rendono migliori.
Poi però, il cinismo e la vita di tutti i giorni, spesso superficiale ed egoista, ci fanno dimenticare o meglio accantonare la verità. Che è così semplice.
Io mi commuovo, lo sapete bene.
Non potevo non rimanere ferma su quella piccola sedia verde a pensare che forse, bisognerebbe ripartire da lì.







Baci e abbracci da NYC!