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19 febbraio 2018

19 FEBBRAIO.




Vorrei scusarmi con te se, negli ultimi tempi, ti ho trascurato.
Oggi è il tuo compleanno.
E mi ricordo come ci siamo conosciuti, quasi quarant'anni fa.
Tornavo da scuola intorno all'una. Il pranzo era sacro che ci fosse o meno mio padre e a quell'ora dovevamo essere tutti a tavola.
Frequentavo la scuola media e tornavo a casa assieme a mia sorella più piccola di un paio di anni.
Si mangiava intervallando il pasto raccontando la giornata scolastica; uno dopo l'altro. 4 figli e 4 racconti.
Ad un certo punto le voci tacevano e si accendeva la radio; la sintonizzavamo su di una delle radio locali della mia città, le radio libere.
Sempre alla stessa ora, lanciavano uno dei siparietti comici da cabaret di un trio campano, composto da attori giovani e molto bravi.
E noi ragazzi, tutti intorno al tavolo, restavamo in silenzio, ad ascoltare e ridere delle miserie umane che i tre attori mettevano in scena.
Conoscevamo le battute a memoria, esercitandola meglio che con il ripetere le poesie della scuola.
Sembrava burla, cosa da poco  ma era poesia.
Indimenticabile e indimenticata.

Voglio ricordarti con una delle  tue battute più importanti e significative, tratte da Non ci resta che piangere il tuo primo film:

Marta - quando c'è l'amore c'è tutto.

Gaetano - "No chell'è 'a salute".


Già la salute, il tuo terrore, il filo conduttore della tua breve vita.

Ci hai donato tanto e ora ti immagino lassù a cantare e scherzare assieme ad uno dei tuoi più cari amici, Pino.

Lui suona la chitarra e tu canti una delle canzoni più belle al mondo.

Ciao Massimo, buon compleanno.