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| Immagine presa del web |
Inutile nicchiare su questo punto, perché pure solo lanciando un'occhiata alla tele, tutti abbiamo visto il Festivàl della Canzone Italiana edizione n.68.
Da sempre Festival di Sanremo.
Quest'anno però, c'è stata una svolta radicale: il santo da ricordare e da ringraziare non è quello ligure ma un conosciutissimo santo romano da cinquant'anni sulla cresta dell'onda.
San Baglioni.
Per cui mi tocca. il mio blog è anche casa sua visto che nasce prendendo il nome da una bellissima e per me tanto speciale canzone che gli appartiene.
Ho guardato tutte le serate cercando di non cedere al sonno visto la lungaggine ma non è una novità: lo faccio sempre. L'ho visto in tempi buoni e in tempi bui e non l'ho mai negato. Sono nazional popolare quanto lui.
E però anche questa definizione, il NUOVO direttore artistico l'ha stravolta. Da oggi in poi ci si riappropria della musica e il festival diventa popolar nazionale.
Che poi, sta prima finezza non l'ho mica capita.
Il "Dittatore artistico" come è stato definito dalla stampa e dal suo amico Fabio Fazio, ha fatto il miracolo.
Dopo tre edizioni di Conti ci si aspettava una tendenza al ribasso, un festival figlio di un dio minore.
Ma non bisognava però darlo in mano a Baglioni.
Il personaggio più puntiglioso, precisino, presuntuoso, orgoglioso, rompiglioso, che la storia musicale italiana ricordi.
Che, con la scusa di celebrare i cinquant'anni di carriera, lo ha trasformato nel suo personale Inno alla gioia.
Più che il festival delle canzone italiana mi è parso il festival delle sue canzoni.
I brani di repertorio ce li ha propinati in tutte le salse, da solo o in compagnia. Troppo Baglioni e poco altro? E la gara? Quasi in secondo piano. Scelta azzardata sembrerebbe. Ma pare che ci abbia azzeccato, facendo in modo che la musica si riappropriasse di quel palco al posto dei fiori e degli eccessi di protagonismo, a parte il suo. E alla fine tutti gli artisti in gioco sembrano contenti. Complice anche il fatto che le canzoni quest'anno hanno rotto gli argini di durata e tutti si sono potuti permettere una performance più completa e soddisfacente.
Un festival trasversale, seguito perfino da quei giovani che, solitamente, non distolgono mai l'occhio dallo smartphone e hanno nei confronti della televisione veri e propri conati di vomito.
Il carnevale del cantautore romano è riuscito come un bel soufflé.
Morbido al punto giusto grazie alle grazie e i (troppi) sorrisi della Hunziker. Che da vera "badante svizzera" come l'ha definita Virginia Raffaele, è riuscita con la sua professionalità a rendere meno rigido il padrone di casa notoriamente non il massimo della spigliatezza.
Certo i cambi d'abito non sono stati perfetti, da dimenticare la serata targata Trussardi. Ma stasera si torna ad Armani, ringraziando il cielo e l'immenso stilista.
Generoso ed elegante come Pierfrancesco Favino, che oltre ad essere uno dei più bravi (e fighi) attori nostrani apprezzato in tutto il mondo, è stato una rivelazione grazie alla simpatia spontanea (e qui Baglioni avrebbe tutto da imparare) oltre alla professionalità e competenza. Canta, balla, suona benissimo, divertendosi a rimanere apparentemente in disparte, sapendo bene poi, che se si mette in gioco non ce n'è per nessuno. Lui si è definito (burlone nun ce provà) uno che ballicchia, suonicchia e canticchia; magari stasera cucinicchia da chef, chissà.
Per cui Baglioni. Affidandosi all'intelligenza che brilla da sempre in quegli occhi da miope spesso nascosti da una montatura nera, alla lungimiranza e agli ottimi professionisti di cui si è circondato, per esempio ospiti che gli hanno fatto da spalla fin dalla prima puntata, Fiorello in primis e poi Raffaele, Frassica, Morandi, è riuscito a vincere questa sfida.
Ci sono stati anche momenti no, siparietti comici già triti e ritriti che si sarebbero potuti evitare, ospitate al pianoforte tristi e superflue ma nel complesso ci ha tenuto incollati al video fino a tarda notte riuscendo a vincere le riserve di molti irriducibili del "io Sanremo non lo guardo".
Ed io nel mio piccolo ho avuto la "gioia" di vedere alcuni dei miei artisti preferiti duettare con lui.
Da Morandi (eccerto) ai Negramaro che ci hanno ribaltato l'anima nel riadattamento di Poster, alla versione emozionante di Amore Bello con la Gianna nazionale. Che ad in certo punto lo guardava con così grande adorazione che ho temuto mi piangesse in pubblico! Mi ha stracciato il duetto con Vecchioni. Io una Samarcanda così travolgente non me l'aspettavo.
Non tutti sono riusciti. Se penso a Mille giorni di te e di me cantata con un Antonacci con meno voce del suo solito, mi incazzo ancora. Oppure La vita è adesso, capolavoro del 1985 data in pasto a Il Volo, giovani cantanti furbetti da poco prezzo, mi domando come abbia potuto...
Citazione a parte merita l'emblema della televisione italiana che dal palco dell'Ariston ha declamato il suo testamento mediatico, ovvero PIPPO BAUDO.
Grazie all'invito di Baglioni è arrivato a presentare il suo 14°mo Festival, commuovendo tutti quelli cresciuti a pane, Pippo e televisione. Io per prima. Per cui, Pippo nazionale, grazie di esistere. Per ieri oggi e domani.
A questo punto mi tocca la classifica e, anticipando i risultati finali grazie alle mie note doti divinatorie, pronostico:
1) Mille giorni di te e di me (nonostante Antonacci)
2) Via (nonostante i primi momenti di incertezza)
3) Strada Facendo (la canta stasera con Nek - ho fiducia)
Premio speciale della critica: Avrai. Duetto con LaLaura nazionale.
Ho seguito il suggerimento del mio amico Marco.
Ah dite che non è in gara?
Ma siete proprio sicuri, sicuri, sicuri?