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martedì 25 luglio 2023

Barbie (2023)

Giovedì sono corsa a vedere uno dei film che aspettavo di più quest'anno, il Barbie diretto e co-sceneggiato dalla regista Greta Gerwig. NIENTE SPOILER, tranne quelli presenti in un trailer per una volta poco rivelatore!


Trama: la vita scorre serena all'interno di Barbieland finché una Barbie comincia a notare stranezze e difetti nella sua esistenza sulla carta perfetta. Per indagare, la Barbie (assieme a Ken) valica i confini che separano il suo mondo da quello umano...


Di Barbie si è già detto e scritto tutto ancora prima che uscisse, quindi non sarà facile scrivere qualcosa di interessante e poco banale, soprattutto senza fare spoiler, ma ci proverò. Preceduto da un trailer accattivante e sciocchino, Barbie, per la prima mezz'ora, è, volutamente, tutto quello che i suoi detrattori pensavano. In un trionfo di rosa e kitsch, veniamo introdotti in quella che è la realtà di Barbieland, un luogo in cui ogni giorno è perfetto ma anche perfettamente uguale a quello precedente, e dove ogni Barbie può essere ciò che vuole, da presidente ad astronauta, in un susseguirsi di scene tra l'esilarante e il paradossale. Furbamente, la Gerwig e Baumbach puntano i riflettori sulla "Barbie" per eccellenza, bionda bella e sorridente, e modellano la perfezione di Barbieland su di lei perché, capirete bene, non tutte le bambine (me compresa) si limita(va)no a pensare noiose quanto glamour giornate di ozio, svago e trionfi per le proprie bambole; questo stereotipo radicato nel tempo da decenni di marketing e pubblicità è però essenziale per rendere ancora più duro lo scontro con la realtà, allorché Barbie, allarmata da terrificanti cambiamenti all'interno della sua routine e dei suoi pensieri, decide di andare nel mondo umano per indagare. E' qui che il film prende una piega inaspettata e devia da quel trailer che ci viene propinato da mesi, diventando una riflessione su un aspetto ben preciso della società, legato a doppio filo al desiderio di Ruth Handler, la creatrice di Barbie, di dare alla figlia e alle donne la possibilità di sognare in grande, proiettando ogni aspirazione su una bambola che non si limitava ad essere solo madre o moglie, ma poteva essere qualunque cosa. Prigione dorat, ehm, rosa dove questo desiderio è portato all'estremo, Barbieland è un'isola felice rigidamente amministrata da un consiglio direttivo della Mattel gestito interamente da uomini, e al suo interno c'è qualcuno che invece NON può essere quello che desidera, perché creato per esistere in funzione di Barbie, ovvero Ken. Si può dunque dire che Barbieland è il riflesso distorto di un'idea di per sé giusta, un luogo che non solo ha creato dei mostri nella realtà, alimentando ideali di bellezza e perfezione irraggiungibili, ma che "vendica" la sopraffazione con una sopraffazione al contrario, dove c'è sempre e comunque qualcuno che soffre e che viene ignorato o considerato "inferiore", a discapito di tutta la tolleranza e l'inclusività moderna predicata dal marchio Barbie.


Alla faccia di tutta la gioiosa idiozia riversataci addosso da trailer, meme ed anteprime, Barbie è un film molto amaro, che non mostra il fianco neppure per un istante a soluzioni semplici ed happy ending posticci. La Gerwig e Baumbach, anzi, sembrano volerci dire che la vita è fatta di scelte e sofferenza, una lotta continua per affermare noi stessi in una società che probabilmente non ci vuole e che ci impone assurdi modelli maschili o femminili; ancora peggio, non esistono cambiamenti nati da illuminazioni improvvise e lo status quo è terribilmente difficile da sradicare, quindi tutto il contrario di ciò che ci è sempre stato insegnato dalla Disney e dai suoi emuli (se poi pensate che l'amore possa vincere su ogni cosa, avete davvero puntato sul film sbagliato). Tutto ciò viene gettato in faccia allo spettatore col sorriso, con i toni garbati di una commedia capace di spingere il pedale sull'acceleratore dell'assurdo senza mai deviare dal suo percorso né imbroccare la via senza ritorno della caciara fine a se stessa, cosa che dimostra l'incredibile lucidità mentale della Gerwig e il suo polso fermissimo sia in fase di scrittura che di regia. Se, a tratti, Barbie vi sembrerà un po' troppo fighetto e "maestrino" nel suo desiderio di aprirci gli occhi al mondo, beh, non sarò io a farvi cambiare idea, perché ogni tanto ho avuto io stessa la sensazione di venire "bacchettata" tra una risata e l'altra (probabilmente avvertivo l'aura di Baumbach, con cui non vado d'accordissimo), ma siccome sul finale sono riuscita persino a commuovermi direi che nel film c'è soprattutto del sentimento, non solo del freddo, cinico calcolo.


Al di là di queste considerazioni che, come avrete capito, non posso sviscerare appieno pena incappare in sgraditi spoiler, Barbie è proprio bello cinematograficamente parlando. Se date un'occhiata QUI, vi farete un'idea di quante, elegantissime fonti d'ispirazione abbiano guidato la Gerwig nella realizzazione del film che, effettivamente, è una gioia per gli occhi fatta di inquadrature iconiche ed intelligenti, con numeri musicali dal sapore vintage, capaci di lasciare a bocca spalancata. Le scenografie sono spettacolari e non potrebbe essere altrimenti: il rosa e i colori pastello delle case dei sogni di Barbieland si accompagnano a fondali disegnati che noi bambine conosciamo molto bene, e non contrastano neppure troppo con la fredda monocromia e regolarità degli uffici della Mattel, proprio a rispecchiare il rigido controllo presente in due mondi strettamente legati. Personalmente, non ho mai avuto molte Barbie con cui giocare ma mi sono ammazzata di cataloghi Mattel (li adoravo, avendo sempre amato disegnare mi davano una fonte d'ispirazione costante per vestire le mie donnine e, in più, erano scritti in almeno un paio di lingue) e non nascondo di avere represso più di un brivido di gioia davanti al rispetto filologico di costumi, pettinature, accessori e linee, spesso utilizzati come ulteriore fonte di ironica presa in giro. La presenza di una narratrice d'eccezione, che spesso sfonda la quarta parete dialogando con spettatori e realizzatori, è l'ulteriore aggiunta a un cast perfetto. Se Michael Cera e Kate McKinnon sfruttano al meglio il poco tempo a loro concesso e Margot Robbie è una Barbie fatta e finita, a rubarle la scena c'è un Ryan Gosling favoloso, che si è gettato anima e corpo in un ruolo che molti avrebbero rifiutato perché troppo "stupido"; l'attore ha reso finalmente giustizia al povero Kentozzi(tm) rendendolo tragico, eroico "imperatore del regno di mille fighe di legno", "monumento" di un algido piccione biondo, che verrebbe voglia di abbracciare per tutta la durata del film. Non mi vergogno a dire che, per quanto mi riguarda, questa è l'interpretazione migliore di Gosling e, prima di venire linciata, vi invito a correre al cinema a vedere Barbie. Lo so, è una cretinata, ma andate con almeno un accessorio rosa, perché vedere una sala gremita di gente tutta vestita a tema, persino nel triste multisala di Savona, è stata un'esperienza bellissima!!


Della regista e co- sceneggiatrice Greta Gerwig ho già parlato QUI. Margot Robbie (Barbie), Kate McKinnon (Barbie), Alexandra Shipp (Barbie), Emerald Fennell (Midge), Ryan Gosling (Ken), Michael Cera (Allan), America Ferrera (Gloria), Helen Mirren (narratrice), Will Ferrell (CEO della Mattel) e Lucy Boynton (Barbie Proust) li trovate invece ai rispettivi link. 

Simu Liu interpreta Ken. Cinese, lo ricordo per film come Shang - Chi e la leggenda dei dieci anelli, inoltre ha partecipato a serie quali Slasher e prestato la voce per I Simpson. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 34 anni e tre film in uscita. 


Rhea Perlman interpreta Ruth. Americana, moglie di Danny De Vito, ha partecipato a film come Matilda 6 mitica e a serie quali Taxi, Blossom, Cin Cin, Innamorati pazzi e Ally McBeal; come doppiatrice ha lavorato ne I Simpson, American Dad!, Robot Chicken e Sing. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 75 anni. 


Tra le mille Barbie e Ken presenti nel film spuntano Dua Lipa e John Cena in versione sirene. Se Barbie vi fosse piaciuto il mio consiglio è di recuperare davvero le fonti di ispirazione della Gerwig, male non farà di sicuro! ENJOY!



mercoledì 2 febbraio 2022

tick, tick... Boom! (2021)

Il mio recupero "Globeale" quest'anno va a rilento e sono riuscita a guardare solo ora tick, tick... Boom!, diretto nel 2021 dal regista Lin-Manuel Miranda.


Trama: La vera storia di Jonathan Larson, che col suo primo musical di successo racconta il fallimento della sua opera Superbia e il terrore di ritrovarsi a 30 anni senza avere ancora combinato nulla...


Come potete immaginare, visto quanto spesso comincio i miei post ammettendo ignoranza, fino a due giorni fa nemmeno sapevo chi fosse Jonathan Larson e non avrei nemmeno mai guardato il film se non fosse stato per il Globe vinto da Andrew Garfield. Ovviamente, anche se conoscevo almeno di fama Rent (il musical più famoso di Larson, messo in scena subito dopo la sua morte) non ho mai avuto modo di ascoltarne le canzoni, quindi sono arrivata all'appuntamento con tick, tick... Boom! completamente ignara, cosa che probabilmente mi ha evitato di guardare il film con l'occhio del fan accanito, il che spesso non è un male. tick, tick... Boom! si basa sull'omonimo musical autobiografico di Jonathan Larson e racconta i primi periodi della sua carriera, funestati da enormi difficoltà economiche e svariati fallimenti, quando il compositore tentava di portare in scena il musical Superbia, un progetto cullato da anni; la storia è raccontata o, meglio, cantata in prima persona da Larson il quale, attraverso la sua esperienza personale, tocca argomenti chiave per la società americana degli anni '90, come la piaga dell'AIDS e una crescente dipendenza dei giovani da falsi modelli televisivi, ma anche questioni universali e tuttora attuali che riguardano tanto i 40enni che i 30enni, come il terrore di non valere nulla, la necessità di rinunciare ai propri sogni per, "banalmente", avere di che campare, la frustrazione di sentire il tempo fuggire via mentre non si è ancora combinato nulla di importante, la consapevolezza che il mondo è un posto orribile e che spesso noi non abbiamo non solo la possibilità, ma nemmeno la forza o il coraggio di cambiarlo, perché non riusciamo neppure ad affrontare i nostri piccoli problemi personali. Il trasporto di Larson e la sua passione arrivano dritti al cuore dello spettatore, e fa male sapere che il poveraccio è morto giovanissimo senza avere neppure avuto il tempo di assaporare il meritato, ricercato successo.


Come ho detto, non conosco l'opera originale di Larson (peraltro, ho letto qualche articolo in merito e scoperto che la versione definitiva di tick, tick... Boom!, con l'introduzione di una canzone da Superbia, è in parte farina del sacco di David Auburn) quindi non posso dare giudizi con cognizione di causa, ma per quanto mi riguarda Lin-Manuel Miranda, al suo primo lavoro da regista cinematografico, ha fatto un lavoro egregio, realizzando un'opera che, da totale profana, mi ha divertita e coinvolta fino a farmi piangere sul finale. Mi è piaciuto molto il modo in cui sia la regia che il montaggio riescano a rendere perfettamente il mix di stili presenti nel libretto del musical (peraltro molto bello, e credo che non ci siano canzoni create ad hoc per il film); se i brani spaziano dal rock, al pop, al rap, alla tipica melodia da musical fino ad arrivare a concitati monologhi recitati con un'inquietante ticchettio di lancette in sottofondo, la regia mescola numeri musicali con tanto di coreografia, costumi sfarzosi e cambiamento di scenografie, a riprese più "naturali", stralci di spettacoli, ricostruzioni di video realizzati con la Betacam e, sui titoli di coda, video d'archivio che mostrano il vero Larson alle prese con molte delle situazioni rappresentate nel film. Da parte sua, Andrew Garfield ci mette tutta la passione del mondo e il Globe se lo è meritato; nonostante ritenga abbia una faccia troppo "scema" per interpretare Spiderman, come attore serio mi piace dai tempi di Non lasciarmi e come Jonathan Larson risulta di una tenerezza disarmante. Vederlo impegnarsi e commettere un errore dopo l'altro, con quella faccetta aperta e onesta che si ritrova, fa venire voglia di abbracciarlo, inoltre è bravissimo sia come cantante che come attore teatrale e, sul finale, le sue lacrime spezzano letteralmente il cuore. tick, tick... Boom! è dunque un film che consiglio anche se non siete particolarmente interessati al genere. Garantisce il Bolluomo, che pur avendolo visto solo da un certo punto in poi, è rimasto talmente catturato (anche se non lo ammetterebbe mai) che se lo è guardato fino alla fine!


Di Andrew Garfield (Jonathan Larson), Alexandra Shipp (Susan), Vanessa Hudgens (Karessa) e Bradley Whitford (Stephen Sondheim) ho già parlato ai rispettivi link. 

Lin-Manuel Miranda è il regista della pellicola, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, ed interpreta il cuoco del diner. Famoso soprattutto come compositore, ha lavorato spesso come attore ed è anche produttore. Americano, ha 42 anni.




martedì 11 giugno 2019

X-Men: Dark Phoenix (2019)

E finalmente è uscito anche l'ultimo film degli X-Men pre-Disney, un prodotto sulla carta assai ambizioso come X-Men: Dark Phoenix, diretto dal regista Simon Kinberg e tratto dalla Saga di Fenice Nera, storico arco narrativo della seconda generazione di X-Men. NO SPOILER, of course!


Trama: dopo aver recuperato degli astronauti persi nello spazio, Jean Grey viene investita da una forza cosmica che, a poco a poco, la corrompe, mettendo in pericolo tutto ciò che gli X-Men avevano ottenuto con fatica.



Verso questo X-Men: Dark Phoenix nutro sentimenti ambivalenti ma lasciate che metta in chiaro una cosa: NON è l'abominio che vorrebbero farvi credere l'80% delle recensioni presenti su internet. Sono molti gli aspetti positivi del film, in primis l'atmosfera cupa e disperata che permea ogni singolo fotogramma della pellicola, imperniato su una storia così tetra che nemmeno le scintille di Dazzler all'inizio possono rischiararla. La storia di Fenice Nera dovreste conoscerla tutti, quindi in questo caso non c'è spoiler: la mente di Jean Grey viene corrotta dal potere di un'entità cosmica che enfatizza tutte le sue emozioni, positive o negative che siano, e la priva del controllo sui suoi poteri, già di base abbastanza "volatili". Questo risvolto narrativo, contestualizzato all'interno della storyline cinematografica degli X-Men recenti, ci consegna un'adolescente (o poco più) che si trova ad avere a che fare con traumi infantili spaventosi, che incappa in un errore dopo l'altro poiché smette di fidarsi di coloro che ama di più, che distrugge letteralmente il mondo pacifico in cui gli X-Men sono riusciti ad affermarsi come eroi amati invece di paria. Il mondo è bianco o nero quando si ha l'età di Jean Grey e non è facile capire le azioni di un uomo storicamente ambiguo come Charles Xavier, qui finalmente ritratto come il rattuso emerso nel corso di anni di fumetti piuttosto che come un'amorevole papà; è difficile fidarsi di chi palesemente gode della fama e del successo, di chi si fa scudo di giovani mutanti mandandoli allo sbaraglio (vi ricordo che, nei fumetti, Xavier ne ha fatti morire parecchi di X-Men giovani) e di chi prende decisioni importantissime senza consultare nessuno, per poi "dimenticarsene" lasciando nella confusione i diretti interessati. E' difficile empatizzare con un personaggio come Xavier, che alla fine risulta più negativo di Jean Grey e persino dello stesso Magneto, poiché se la rabbia e i crimini di questi ultimi nascono dal (ri)sentimento, il primo non si accorge nemmeno di commettere crimini, preso com'è dal suo ego e dal desiderio di plasmare il mondo secondo la sua concezione. Davanti a un villain in disguise come Xavier (ah, quanto mi sarebbe piaciuto un bell'Onslaught, ma ormai...) è normale che scompaiano i flosci D'Bari, spenti ed asettici come l'orrida tinta bionda in cui è stata costretta la solitamente splendida Jessica Chastain, mai così poco carismatica.


Stavo quasi per cominciare a parlare degli aspetti negativi di Dark Phoenix ma prima diamo a Cesare quel che è di Cesare (oltre alle trentatré pugnalate), ché qualcosa di positivo, oltre a questa strisciante oscurità, ancora c'è. Sophie Turner, per esempio. Già, proprio lei, la spilungona de Il trono di spade. C'è qualcosa di liberatorio nel vederla abbandonarsi al potere di Fenice, qualcosa che con Famke Janssen non era abbastanza sottolineato, soffocato da sottotrame "sentimentali" e da una generale incapacità di gestire i personaggi, mentre attraverso la giovane attrice si percepisce in tutta la sua sublime grandezza; la sofferenza di Jean Grey stavolta si trasmette direttamente allo spettatore (sì, persino a me che ho sempre odiato Jean, in carta e in film) ma è comunque ipnotico il modo in cui la mutante annienta con un solo gesto tutti coloro che la vorrebbero vedere morta o vorrebbero approfittarsi di lei in qualche modo, con un sorriso di puro godimento sulle labbra, la consapevolezza di essere superiore a chiunque mescolato all'orrore causato da questa conoscenza. Ecco perché i combattimenti all'interno del film sono tra i migliori realizzati per questo genere di film, perché in essi c'è la cattiveria e la sofferenza, oltre alla perizia tecnica e l'entusiasmo di responsabili degli effetti speciali, stuntman ecc.. La sequenza dello scontro all'interno del treno, catastrofica a più livelli, è chiarissima, molto ben diretta, ha persino il pregio di inserire un elemento che avrebbe potuto essere trattato meglio, ovvero la tentacolare azione dell'oscurità di Fenice, che arriva a toccare persino l'infantile Nightcrawler, cambiandolo. Lo sfogo finale di Fenice da dei punti a quell'orrore di X-Men - Conflitto finale, l'incidente a inizio film, mostrato attraverso due punti di vista differenti, è angosciante, e anche lo scontro ambientato in mezzo alla città (nonostante la presenza di due dei mutanti più MEH dell'intero franchise, poi ci torno) è epico e ben fatto. Insomma, sono molti gli aspetti positivi di Dark Phoenix, eppure ho percepito qualcosa che mi ha fatta uscire dal cinema "media" come diceva Elio ne Il vitello dai piedi di balsa, né esaltata né scazzata.


Come ho scritto su FacebookDark Phoenix mi è sembrato molto svogliato, e non solo perché è palese che molti dei coinvolti non ne hanno più voglia (Jennifer Lawrence doveva già abbandonare la baracca con Apocalisse e si vede, idem per Michael Fassbender e Nicholas Hoult) ma anche per come sono stati scritti i personaggi. Salvo Xavier e Jean Grey, gli altri sono dei pupazzetti senz'anima ai quali sono state messe in bocca le peggiori banalità e la cartina tornasole di quanto affermo è la scomparsa di un personaggio importantissimo che diventa mero mezzo per portare la trama nella direzione voluta dagli sceneggiatori. Nessuna emozione, nessuna empatia nel corso dell'evento, il che è assurdo. Nonostante i personaggi da gestire fossero molto pochi, perché fortunatamente Dark Phoenix non è la sagra della guest star mutante (anche se qui e lì cicciano la già citata Dazzler e, di spalle, persino Quentin Quire con la capigliatura da cacca di Arale), gli X-Men rimasti sono comunque delle figurette intercambiabili in (orribile) tutina e benché sia felice di non aver assistito all'ennesimo sfoggio tecnico imperniato sui poteri di Quicksilver (che pur si profonde in un bel numero, più contenuto, giustamente adatto all'atmosfera del film), il poco metraggio che gli viene concesso ha del perplimente. Ma d'altronde Tempesta e Ciclope sono delle ombre sullo sfondo, mera manovalanza da VFX, quindi perché domandare di più? Abbastanza terrificante anche la resa di Genosha, storico stato mutante ipertecnologico, teatro delle più sconvolgenti catastrofi della saga cartacea. Qui abbiamo un meraviglioso Magneto in versione George Clooney immerso nelle atmosfere tipiche di uno spot della Nescafé, dove tutto è equo e solidale, persino la marijuana. Anonima Genosha, anonimi i D'Bari, alieni sui generis usciti dal bignami della fantascienza, anonimi i tirapiedi di Magneto: santo cielo, ma con tutti i mutanti tirati fuori nel corso degli anni, hanno dovuto ripiegare su un tizio sconosciuto che muove i dread e ridurre Selene (Selene. Ho dovuto andare a controllare su Imdb perché speravo di aver sentito male nel film) al rango di scappata di casa? Nemmeno quella schifezzuola di The Gifted aveva osato tanto. La cosa mi intristisce ancor più perché Dark Phoenix poteva essere come il suo corrispettivo cartaceo: sfacciato, tragico, cattivissimo, capace di distruggere i personaggi lasciando strascichi decennali, mentre qui basta un mese per far tornare tutto a posto, vai di tarallucci e vino, vecchi amici e fotografie di gente sorridente. L'amaro in bocca che mi ha lasciato l'ultima possibilità di far brillare davvero gli X-Men come una Fenice, prima di gettarli nell'oblio o nell'omologazione, è lo stesso rimasto allo Xavier scornato, senza più un perché nella vita. Questo freno tirato, questa parziale noncuranza svogliata, mi fanno avere molta paura per quanto riguarda New Mutants. Spero di sbagliarmi.


Di James McAvoy (Professor Charles Xavier), Michael Fassbender (Erik Lehnsherr/Magneto), Jennifer Lawrence (Raven/Mystica), Nicholas Hoult (Hank McCoy/Bestia), Tye Sheridan (Scott Summers/Ciclope), Evan Peters (Pietro Maximoff/Quicksilver), Kodi Smit-McPhee (Kurt Wagner/Nightcrawler) e Jessica Chastain (Vuk) ho parlato ai rispettivi link.

Simon Kinberg è il regista della pellicola. Inglese, conosciuto più come produttore (X-Men - L'inizio, La leggenda del cacciatore di vampiri, X-Men - Giorni di un futuro passato, Cenerentola, Sopravvissuto: The Martian, X-Men: Apocalisse, Logan - The Wolverine, Deadpool, Assassinio sull'Orient Express, Deadpool 2, The Gifted, Legion), è al suo primo lungometraggio dopo un episodio de The Twilight Zone. Anche sceneggiatore e attore, ha 46 anni.


Sophie Turner interpreta Jean Grey/Fenice. Inglese, la ricordo per film come X-Men: Apocalisse, inoltre ha partecipato alla serie Il trono di spade. Ha 23 anni e due film in uscita.


Alexandra Shipp interpreta Ororo Munroe/Tempesta. Americana, ha partecipato a film come Alvin Superstar 2, X-Men:Apocalisse, Tragedy Girls e Deadpool 2. Anche produttrice, ha 28 anni e quattro film in uscita.


Tra gli ospiti della Casa Bianca spunta fuori lo scrittore storico degli X-Men, Chris Claremont. L'attrice Halston Sage, che interpreta Dazzler, aveva già lavorato con Tye Sheridan in Manuale scout per l 'apocalisse zombie. Folli voci di corridoio affermavano che Jessica Chastain avrebbe interpretato l'aliena Shi'ar Lilandra, storica moglie di Xavier, e si pensava persino che tale personaggio sarebbe stato affidato ad Angelina Jolie. Se il film vi fosse piaciuto recuperate  X-MenX-Men 2X-Men - Conflitto finale, X-Men - L'inizio X-Men: Giorni di un futuro passato, X-Men Origins: Wolverine, Wolverine - L'immortale, Logan - The Wolverine, Deadpool e Deadpool 2. ENJOY!


E ritorna, per la gioia di tutti i bambini... L'angolo del Nerd (o del gnégnégné, fate voi)
HIC SUNT SPOILER!:

Starhammer/Vuk: solitamente per questo spazio non uso Wikipedia ma ricordavo che i D'Bari erano semplicemente "il popolo fatto scomparire da Fenice", invece qualcuno è sopravvissuto e questo qualcuno, per esempio, è Vuk. Un D'Bari verdognolo impegnato in una quest per distruggere la Fenice, dotato di un'armatura che lo ha reso Starhammer. Di più non domandate.

Alison Blair/Dazzler: membro degli X-Men capace di trasformare il suono in fasci di luce luminosi, fuochi d'artificio, quello che volete. Un simile potere, unito alle sue doti canore, per un po' ne ha fatto anche una rockstar se non sbaglio, ma la cosa che più conta è che, dopo anni di tira e molla col fidanzato alieno (e fortunato) Longshot, in qualche modo contorto tirato fuori da sceneggiatori rincoglioniti, sembrava ci fosse scappato anche un figlio, Shatterstar... e in effetti è così ma Shatterstar è anche il materiale genetico da cui è nato Longshot, che ha messo incinta Dazzler, che ha fatto nascere Shatterstar, che è tornato nel passato per fornire il materiale genetico per Longshot che al mercato mio padre comprò.

Selene: Regina Nera del Club infernale, mutante millenaria, praticamente una dea, ha poteri psichici potentissimi, è telecineta e persino una strega, inoltre riesce a rimanere perennemente giovane perché assorbe l'energia vitale delle sue vittime e spesso e volentieri le assoggetta a sé. Insomma, un bel donnino potentissimo nonché una dei più mortali nemici di X-Men e affini. Altro che contadina delle piantagioni di Magneto, dai.

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