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mercoledì 2 luglio 2025

Elio (2025)

Benché poco pubblicizzato, la settimana scorsa sono andata a vedere Elio, diretto e co-sceneggiato dai registi Adrian Molina, Domee Shi Madeline Sharafian.


Trama: Elio Solis è un bimbo che, dopo la morte dei genitori, è stato affidato alla zia. Sentendosi solo in un mondo che gli va troppo stretto, Elio sogna di venire rapito dagli alieni, e un giorno questi rispondono al suo appello...


Sapete che non mi perdo un film della Pixar, nemmeno quando orde di bonobi urlanti su internet gioiscono del suo insuccesso senza neppure averlo visto. Elio, che ha avuto la sventura di uscire subito dopo il fortunato live action di Lilo e Stitch e poco prima dell'imminente Fantastici 4, è stato trattato dalla Disney come un lavoretto en passant, da pubblicizzare poco (strano non l 'abbiano inserito subito nel catalogo Disney +!), e ha ovviamente risentito di queste miopi scelte di marketing. Probabilmente, ha anche sofferto i ritardi dovuti al lungo sciopero SAG/AFTRA del 2023, che ha permesso allo studio di rimaneggiare completamente un'opera che avrebbe dovuto essere realizzata essenzialmente dal regista e sceneggiatore Adrian Molina, partendo da sue esperienze autobiografiche, e che poi è stata rivista in un'ottica più "universale" e affidata a Domee Shi a Madeline Sharafian quando Molina è stato chiamato a co-dirigere il seguito del suo fortunatissimo lungometraggio Coco. Insomma, Elio è un film nato disgraziato in partenza, eppure basterebbe dargli una chance per capire che è un'opera dolcissima e fantasiosa, benché non al livello dei capolavori Pixar. Elio racconta, appunto, la storia di Elio Solis, un bambino rimasto orfano che vorrebbe venire rapito dagli alieni e portato su altri mondi. Il perché, è comprensibile. Ad Elio non è rimasto nulla sulla Terra; non ha genitori, non ha amici, la zia gli vuole bene ma non sa come gestirlo e, per crescerlo, ha rinunciato alla sua carriera di astronauta, il che fa sentire il ragazzino ancora più solo e in colpa. Il desiderio di Elio è così forte e doloroso che gli impedisce di accettare o apprezzare ciò che lo circonda, e il protagonista non si rende conto di essere lui stesso a rendersi la vita ancora più insopportabile e difficile di quanto non sarebbe normalmente. Nonostante tutto, un giorno i sogni di Elio diventano realtà: gli alieni lo scambiano per il leader della Terra e lo rapiscono per portarlo su un mondo da sogno, dove tutti gli sono amici e lo reputano importante. Ovviamente, non è tutto oro quello che luccica. Elio capirà presto che solitudine ed incomprensioni sono all'ordine del giorno anche nello spazio e che è solo aprendosi realmente agli altri, con tutti i nostri pregi e difetti, dando fiducia a chi ci vuole bene, che la nostra vita può migliorare pian piano, anche se non è proprio quella che sognavamo. Il messaggio di Elio è chiaro, così come sua la natura di racconto di formazione. A quello di Elio si affianca, infatti, anche il percorso dell'adorabile Glordon, bioccoletto ciccioso che non riesce a comunicare con l'iracondo padre e che vorrebbe sottrarsi a un futuro da tiranno e guerriero che non gli si confà; anche in questo caso, si sottolinea l'importanza della fiducia e del dialogo, che ci porta a considerare nemico chi, in realtà, è goffo ed insicuro quanto noi. In soldoni, spesso l'etichetta di "diverso", di "strano", in accezione negativa, siamo noi stessi ad appiccicarcela addosso, e gli altri si comportano di conseguenza, rendendo ancora più difficile staccarla.


Mettendo un attimo da parte i messaggi profondi, Elio funziona per la verosimiglianza con cui viene ritratto il protagonista, un bambino zeppo di fantasia e iperattivo, la cui "stupidità" ricorda molti dei giochi e dei voli pindarici che facevamo da bambini. La fervida fantasia del protagonista viene rispecchiata dalla varietà incredibile degli alieni che popolano il Comuniverso; la cifra stilistica di Elio è un mix di elementi naturali (presi da creature marine, insetti o invertebrati), design pop al limite del "giocattoloso" e aspetti onirici, quasi psichedelici, che si traducono in un caleidoscopio di colori ammorbidito da una fotografia che definirei quasi "acquatica". La qualità prevalentemente variopinta e dinamica di Elio cozza in maniera assai efficace con l'ambientazione fatta di rossi e neri che definisce tutto ciò che è legato a Grigon e ai suoi scagnozzi, e con sequenze ambientate sulla Terra che farebbero la felicità di ogni appassionato di cinema di fantascienza. Come già accadeva in Toy Story 4, infatti, i realizzatori di Elio si dimostrano fini conoscitori delle dinamiche inquietanti tipiche del genere, specialmente quando contaminato con l'horror, e inseriscono efficacissimi rimandi a La cosa, L'invasione degli ultracorpi, persino Terminator e Venerdì 13 (e chissà quanti altri film che non ho colto) e, onestamente, se non avessi saputo di stare guardando un cartone Pixar, a un certo punto me la sarei fatta abbastanza sotto. Piccole strizzate d'occhio agli adulti, che non snaturano un film pensato essenzialmente per bambini, che tratta con garbo ma senza fare troppi sconti temi difficili come la morte, il bullismo, la natura distaccata di alcuni genitori. Tra le melodie di Rob Simonsen, il musetto triste di Elio, l'espressivissimo Glordon (gli mancano gli occhi, ma vi sfido a non provare pena quando scoppia a piangere disperato) e lo sguardo finale che Olga riserva al nipote, ammetto di essermi sciolta in lacrime e, anche se l'intento del film era diametralmente opposto, ho sperato, per un istante, che qualcuno lassù arrivasse a prendermi per farmi vivere un'avventura galattica, proprio io che non sopporto la fantascienza. Però che bello, per una volta, sognare di visitare mondi lontani, così zeppi di colori e di allucinanti, utilissime tecnologie!


Dei co-registi e co-sceneggiatori Adrian MolinaDomee Shi ho parlato ai rispettivi link. Zoe Saldaña (voce originale di Olga Solís) la trovate invece QUA.

Madeline Sharafian è la co-regista e co-sceneggiatrice del film. Americana, è al suo primo lungometraggio. Anche animatrice, storyboarder e produttrice, ha 32 anni. 


Se Elio vi fosse piaciuto, recuperate Red, Over the Moon - Il fantastico mondo di Lunaria, Lilo & Stitch e Luca. ENJOY!

mercoledì 16 marzo 2022

Red (2022)

Domenica sera ho riattivato l'abbonamento a Disney + solo per godermi Red (Turning Red), l'ultimo film Pixar diretto e co-sceneggiato dalla regista Domee Shi, scelleratamente relegato allo streaming quando invece avrebbe meritato ben più ampia distribuzione...


Trama: Mei Mei ha 13 anni ed è convinta di poter spaccare il mondo, nonostante si impegni per non dare neppure una delusione alla mamma. I casini cominciano quando un crogiolo di emozioni mai provate prima la trasforma in un enorme panda rosso...


Se devo essere onesta, i miei 13 anni non li ricordo proprio e per fortuna. Non che adesso sia Charlize Theron, ma a quell'età ero davvero un piccolo cesso vestito male, goffa da morire, con gli occhiali, l'apparecchio, quel fisico demmerda per cui non sei né cicciona né secca ma semplicemente un blob informe con le tette, presa tra il desiderio di nascondermi alla vista del mondo per tutto il resto della mia esistenza e quello di cominciare anche io ad uscire con qualche ragazzo, tra la necessità di sviluppare una mia personalità e la volontà di non deludere comunque i miei genitori; non stupisce, dunque, che di quegli anni ricordi solo un insopportabile, benché vago, senso di disagio e la sensazione di non capire né me né chi mi circondava. Insomma, alla faccia delle recensioni d'oltreoceano, che sottolineano quanto sia impossibile trovare "relatable" il personaggio di Mei Mei, io ho capito benissimo tutto quello che Domee Shi e soci volevano trasmettere con questo film, e non certo perché lo hanno ambientato nel 2002 (lì avevo già 21 anni e i problemi erano altri) ma perché ho vissuto sulla mia pelle buona parte delle esperienze della protagonista senza dovermi necessariamente trasformare in un graziosissimo, morbidosissimo panda rosso (magari mi fosse successo!). Red altro non è, infatti, che una delicata ma comunque neppure troppo trattenuta metafora dei problemi della pubertà, che raramente sono poetici ed aulici ma sono "stupidi", disgustosi, caotici, puzzolenti, tragici ed esagerati, e lo stesso vale ovviamente per le gioie e le passioni, da cui veniamo sopraffatti al punto da perdere la ragione. A Mei Mei è "semplicemente" questo che succede. La bambina modello che non vede l'ora di stare con la madre e fare, di base, quello che piace a quest'ultima, "chiusa" in un mondo protetto e controllato, comincia a diventare permeabile agli stimoli esterni, i ragazzi in primis, e a poco a poco scopre di essere un individuo unico, benché imperfetto, con pregi e difetti che prima sembravano insospettabili. 


Questi cambiamenti improvvisi (legati in primis allo sviluppo fisico ed ormonale, all'arrivo delle mestruazioni e al divenire donna a tutti gli effetti) vengono rappresentati dall'incapacità di Mei Mei di tenere a freno la sua trasformazione in un buffo panda rosso ogni volta che un'emozione la travolge, cominciando proprio con la lussuria, inusuale per un film Pixar ma naturalissima per una ragazzina che comincia a sognare i primi baci e forse anche approcci un po' più approfonditi (la scoperta dei disegni "pornografici" che mandano su tutte le furie la madre è da antologia), fomentata dal periodo storico più adatto a questo tipo di sensazioni, ovvero quello in cui spuntavano boy band da tutte le parti. Invece di fungere da mero veicolo di nostalgia "moderna", i fighettissimi e fittizi 4*Stars, diretti discendenti di NSync, Backstreet Boys e soci, diventano uno degli snodi fondamentali della trama in quanto fonte di isteria e caldane, fulcro di scontri generazionali e anche un modo per scoprire verità insospettabili su ancor più insospettabili persone, un'altra dimostrazione che chiunque può avere nascosto nel petto un panda rosso senza che questo si scateni per distruggere tutto.


Al di là del design buffo e bambolottesco sia dei personaggi principali che del panda, oltre che all'abbondanza di momenti esilaranti e di citazioni che spaziano dagli anime a Ghostbusters, Red si conferma dunque un prodotto molto profondo, che mira a parlare al cuore di tutti gli spettatori. I più piccoli saranno sicuramente deliziati dagli aspetti superficiali di una trama avventurosa che non cala mai di ritmo, dalla colonna sonora scoppiettante e dal design coloratissimo di un film giustamente stra-curato a livello di animazioni, i ragazzini più grandi penso possano facilmente riconoscersi in Mei Mei o in una delle sue amiche e magari riuscire a gestire un po' meglio tutti gli enormi cambiamenti da affrontare ogni giorno, facendo anche affidamento su amici e genitori, mentre questi ultimi potrebbero aprire un po' gli occhi e ricordare che anche loro sono stati degli esseri goffi e assurdi e dare una mano ai propri figli o nipoti in cerca di aiuto senza giudicare le loro non condivisibili scelte. Ho apprezzato tantissimo, durante il poetico e commovente finale, la connessione che gli autori hanno provato a creare tra un presente (ormai passato) fatto di piccoli, enormi problemi quotidiani che persistono nonostante un'epoca e una società che dovrebbero essere più tolleranti e aperti, e un passato in cui dolore, frustrazioni e rimpianti venivano ingiustamente imposti a causa di una fondamentale incapacità di comunicare e una chiusura mentale impossibile da abbandonare e da non riversare sui propri figli; dopo averlo già fatto nel devastante corto Fuori dal bosco, la Disney cerca anche in questo caso di sottolineare l'importanza di trarre esempio dagli sbagli dei propri genitori e cercare di non ripeterli coi figli, un messaggio fondamentale ed indirizzato agli adulti, che arricchisce ulteriormente quello principale, più universale. Nonostante tutto, comunque, disonore sulla Disney che nasconde questi gioiellini riservandoli allo streaming, e solo tanto amore per Domee Shi, sperando che il suo prossimo film possa raggiungere un pubblico ben più vasto!


Di Sandra Oh, che in originale doppia tutte le versioni di Ming, ho già parlato QUI mentre James Hong, che doppia Mr. Gao, lo trovate QUA.

Domee Shi è la regista e co-sceneggiatrice del film. Cinese, è al suo primo lungometraggio ma ha già vinto l'Oscar per il delizioso corto Bao. Anche animatrice e doppiatrice, ha 33 anni.


A doppiare la temibile Nonna è nientemeno che la Madame Gao di Daredevil, l'attrice Wai Ching Ho. ENJOY!

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