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mercoledì 13 aprile 2022

Raya e l'ultimo drago (2021)

L'ultimo film visto in occasione dei recuperi Oscar è stato Raya e l'ultimo drago (Raya and the Last Dragon), diretto e co-sceneggiato nel 2021 dai registi  Don Hall, Carlos López Estrada, Paul Briggs e John Ripa.


Trama: in un mondo assediato dalla minaccia dei Druun, spiriti maligni che tramutano le persone in pietra, Raya si mette alla ricerca dell'ultimo drago, la leggendaria Sisu, che già in passato li aveva sconfitti...


Uscito in piena pandemia in pochissime sale e gettato dopo qualche giorno in pasto agli utenti VIP di Disney +, Raya e l'ultimo drago aveva mietuto consensi fin da subito, e un po' mi era spiaciuto essermelo perso. Il recupero non è stato soddisfacente come sarebbe stato se fossi riuscita a vederlo in sala, e il film non entrerà mai nella Top 10 dei miei film Disney preferiti, ma comunque la visione è stata molto piacevole. Raya e l'ultimo drago è principalmente un film d'avventura fantasy, ambientato in un oriente fittizio e sconvolto dalla minaccia di spiriti oscuri capaci di trasformare le persone in statue di pietra, una terra divisa in tribù perennemente in lotta tra loro e invidiose della prosperità di Cuore, la terra che custodisce la pietra del drago in grado di fungere da protezione per tutti. Un incidente che distrugge la pietra e, con essa, la speranza del padre di riunire tutte le tribù, porta la protagonista Raya a mettersi in cerca di Sisu, l'ultimo drago rimasto, e, successivamente, a tentare di rimettere assieme i pezzi di pietra per debellare la minaccia dei Druun una volta per tutte. Raya e l'ultimo drago diventa, da quel momento, la tipica "quest" dove il personaggio principale visita realtà diverse, incontrando in ogni luogo un altro personaggio dotato di una determinata, utile caratteristica che gli consentirà di recuperare i pezzi di pietra fino a raggiungere il temuto "boss finale", la cui natura tuttavia è strettamente legata, in questo caso, al messaggio imprescindibile all'interno di un film Disney.


Ciò che Raya e l'ultimo drago insegna è il beneficio del dubbio, la gentilezza come arma per affrontare i "nemici", la fiducia nata dalla capacità di capire l'animo delle persone; i Druun nascono fondamentalmente dalla discordia e dalla disunione, i draghi si sono estinti per lo stesso motivo e solo il forte desiderio di unità e comunione, al di là di diversità e pregiudizi, può sperare di risolvere una situazione tragica. Tale messaggio è veicolato da un film che mescola in maniera ottima la serietà di un'avventura da cui dipendono le sorti dell'umanità, suggestioni derivanti da leggende orientali e ovviamente momenti più faceti, affidati a personaggi tra il delizioso (la mocciosetta ladra con scimmiette annesse) e il divertente, con una Sisu, doppiata in originale da Awkwafina, abbastanza vicina come idea all'ingenuità folle e ciarliera del Genio di Aladdin, ben distante ovviamente dalla leggenda che la vorrebbe temibile e silenziosa. Dal punto di vista tecnico, il film è semplicemente superbo. Le scene d'azione, di distruzione e di combattimenti devono essere stati spettacolari da vedere al cinema, il character design è vario e interessante, i colori dei draghi sono una gioia per gli occhi e lo stesso vale per gli sfondi e le ambientazioni; considerato che Raya e l'ultimo drago è stato realizzato in buona parte in lockdown, da animatori chiusi in casa, c'è da ammirare ancora di più la perizia tecnica di tutti quelli che lavorano alla maledetta Casa del Topo e, ovviamente, da recuperare il film se ancora non lo avete fatto!


Del regista e co-sceneggiatore Don Hall ho già parlato QUI. Awkwafina (voce originale di Sisu), Gemma Chan (Namaari), Daniel Dae Kim (Benja), Benedict Wong (Tong), Sandra Oh (Virana) e Alan Tudyk (Tuk Tuk) li trovate invece ai rispettivi link.

Carlos López Estrada è il co-regista e co-sceneggiatore della pellicola. Messicano, ha diretto film come Blindspotting, Summertime ed episodi di serie come Legion. Anche produttore e attore, ha 34 anni.


Paul Briggs è il co-regista e co-sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americano, ha lavorato per la Disney soprattutto come doppiatore (sua la voce di Yama in Big Hero 6), ma è anche animatore. Ha 48 anni. 



John Ripa è il co-regista e co-sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Americano, ha lavorato soprattutto come animatore per film come Il re leone, Pocahontas, Il gobbo di Notre Dame, Tarzan, Il pianeta del tesoro, Rapunzel, Frozen, Big Hero 6, Zootropolis e Oceania. 


Kelly Marie Tran
è la voce originale di Raya. Americana, ha partecipato a film come Star Wars - Gli ultimi Jedi e Star Wars - L'ascesa di Skywalker. Anche produttrice, ha 33 anni e un film in uscita. 


Se Raya e l'ultimo drago vi fosse piaciuto recuperate Kubo e la spada magica, la saga di Dragon Trainer, Ribelle - The Brave, Oceania e Mulan. ENJOY!

martedì 27 dicembre 2016

Oceania (2016)

Neanche fosse il film che più aspettavo quest'anno, giovedì mi sono fiondata al cinema a vedere Oceania (Moana), diretto dai registi Ron Clements, Don Hall, John Musker e Chris Williams.


Trama: Vaiana è la figlia del capo di un villaggio polinesiano, che ama il suo popolo ma brama l'Oceano e l'avventura. Grazie alla nonna paterna, la ragazza viene in possesso del cuore della dea Te Fiti, rubato mille anni prima dal semidio Maui, e, per salvare la propria terra dall'oscurità che si è estesa fino al suo villaggio, decide di cercare Maui e costringerlo a restituire il cuore.


E' dai tempi di Lilo e Stitch che il mio cuore palpitava per rivedere un'eroina Disney col naso a patatina, gli occhi enormi e le estremità per nulla filiformi, impegnata a ballare sulle note di un'evocativa melodia hawaiiana. Quattordici anni dopo, alla Disney hanno risposto alle mie preghiere e mi hanno dato Oceania, la storia di una principessa che tale non è, più interessata ad essere esploratrice e condottiera piuttosto che la regnante di uno statico castello, pronta a solcare oceani sconosciuti per salvare il suo popolo e riportarlo alle sue radici. Vaiana (che, a chiamarla Moana, in Italia pareva brutto. Vero è che Vaiana significa acqua fresca, però...) è intelligente, carismatica e coraggiosa, eppure ha il cuore diviso tra dovere e desiderio: consapevole del suo ruolo di futuro capo del villaggio, la giovane cerca di zittire la voce dell'Oceano che la chiama fin da piccola e cerca di concentrarsi sulla quotidianità del suo popolo, risolvendo problemi via via sempre più insormontabili. Quando i disagi dell'isola in cui vive cominciano a collegarsi sospettosamente alle leggende raccontate dalla nonna materna, Vaiana decide di seguire il proprio cuore e si imbarca, letteralmente, in un'impresa pericolosa che risveglierà in lei gli istinti ancestrali di un popolo di esploratori ed esperti naviganti, un retaggio sepolto da ignoranza, timore e sì, anche dai danni causati dal semidio Maui. Oceania mette così in scena il rapporto tra due personaggi che, apparentemente, non avrebbero nulla da spartire (potente ed arrogante semidio l'uno, assai simile ad Hercules e a quel cretino di Kuzco, incerta ma determinata l'altra, nonostante sia appena una ragazzina) ma che in realtà scopriranno di essere afflitti entrambi da un grande problema, ovvero quello di non capire più bene quale strada far intraprendere alla propria esistenza. Influenzati dai fallimenti e convinti erroneamente che il valore di una persona sia legato al modo in cui viene percepita dagli altri, Vaiana e soprattutto Maui (ma non solo loro) hanno smarrito il loro vero io per strada, al punto da perdere coraggio e fiducia, accontentandosi di essere molto meno di ciò che sarebbero potuti diventare. Sarà l'oceano capriccioso e testardo a mettere alla prova entrambi e ad instradarli sul giusto cammino, per la loro salvezza e quella di tutto il mondo che li circonda, offrendo allo spettatore una girandola di avventure, gag, ironiche stilettate ai grandi classici Disney e ovviamente qualche canzoncina (non troppe, che Maui non gradisce!).


Nonostante la storia molto gradevole, la bellezza di Oceania risiede soprattutto nelle animazioni che gli meritano giustamente un nome grandioso come quello di un continente. Intanto, i paesaggi naturali sono talmente belli da far venire voglia di partire, come Vaiana, salire su una barca e solcare gli oceani; basta guardare l'azzurro cristallino dell'acqua che tratta la protagonista con tanta benevolenza per sentire profumo di mare e avvertire un soffio di vento tra i capelli. E a proposito di capelli, quanta meraviglia! Le chiome di Vaiana e Maui sono spettacolari, danno proprio l'impressione di morbidezza assoluta (non a caso il semidio se ne vanta: a bello, me ne vanterei anche io!!) e accompagnano alla perfezione il già citato design un po' chubby dei personaggi principali. Altra cosa bellissima sono le luminescenze che tanto mi hanno ricordato Il mistero della pietra azzurra, soprattutto per quel che riguarda la manta che diventa spirito guida di Vaiana e il momento in cui Tamatoa si esibisce nel suo one man show granchiesco (ah, rimanete fino alla fine dei titoli di coda, mi raccomando. Fan storici de La sirenetta, sto parlando con voi), alle quali vanno aggiunte le simpatiche interazioni tra Maui e i tatuaggi che lo ricoprono, interamente disegnati a mano: sì, il pollo HeiHei è un gran rincoglionito ma onestamente il premio simpatia lo vince il mini-semidio tatuato, che si palleggia un bel po' di battute esilaranti con la sua controparte "umana". Menzione speciale per le canzoni o, meglio, per la colonna sonora in generale. Sono due giorni che sfrutto Spotify per godermi la versione italiana del film, fatta molto bene se si esclude la tremebonda versione pop di Tranquilla, eseguita da Sergio Sylvestre e (orrore degli orrori!) Rocco Hunt; tra i brani spiccano quello cantato da Gualazzi, che infonde al già pregevole Tamatoa una personalità tutta particolare, e quelli più musicalmente "hawaiiani" come Tulu Tagaloa, An Innocent Warrior e Logo Te Pate. La canzone portante, ovvero Oltre l'orizzonte, come quasi tutte quelle cantate da Vaiana, sanno un po' troppo di Frozen ma obiettivamente non mi spiacciono, tuttavia la mia preferita resta Tranquilla cantata da Fabrizio Vidale, tradotta in maniera leggermente diversa rispetto a Prego (ribadisco: ugh!) e talmente insinuante che la canterete per i mesi a venire. Considerato anche che prima di Oceania c'è lo splendido corto Testa o cuore (Inner Workings), mi sento di dire che il Natale con la Disney è stra-consigliato anche quest'anno!


Dei registi e co-sceneggiatori Ron Clements, Don Hall, Chris Williams e John Musker ho già parlato ai rispettivi link e lo stesso vale per Jemaine Clement (Tamatoa) e Alan Tudyk (HeiHei).


Dwayne Johnson è il doppiatore originale di Maui. Americano, ex wrestler conosciuto come The Rock, lo ricordo per film come La mummia - Il ritorno, Il re scorpione e Jem e le Holograms, inoltre ha partecipato a serie come That's 70's Show, Hannah Montana, Cory alla Casa Bianca e doppiato episodi de I Griffin. Anche produttore e stuntman, ha 44 anni e otto film in uscita tra i quali Baywatch, Jumanji, Doc Savage e Shazam!.


Moana è stata ribattezzata Vaiana non solo in Italia, per evitare qualsivoglia legame con la povera Moana Pozzi, ma anche in altri paesi europei ed asiatici, per evitare problemi di copyright con questa marca di cosmetici QUI; anzi, perlomeno in Italia ci siamo limitati a cambiare il nome interno e ad adottare l'evocativo Oceania, mentre in Paesi come Francia, Germania, Olanda ed altri il film si intitola proprio Vaiana. Bleah. Rimanendo in ambito italiano, tra i doppiatori figurano il già citato Raphael Gualazzi nei panni del granchio Tamatoa e la brava Angela Finocchiaro in quelli della nonna. Detto questo, se Oceania vi fosse piaciuto recuperate La sirenetta, Aladdin, Frozen - Il regno di ghiaccio e Lilo e Stitch. ENJOY!


martedì 24 febbraio 2015

Big Hero 6 (2014)

L'avevo perso sotto Natale per mille e uno motivi ma siccome era uno dei candidati all'Oscar come Miglior Film d'animazione (categoria in cui ha trionfato) ho deciso di recuperare nei giorni scorsi Big Hero 6, diretto nel 2014 dai registi Don Hall e Chris Williams e (molto) liberamente ispirato all'omonimo fumetto della Marvel.



Trama: il giovane studente prodigio Hiro, assieme al robot guaritore Baymax e un gruppetto di geni, si mette alla ricerca di un uomo misterioso che ha provocato un terribile incidente per impossessarsi dei nanobot inventati dal ragazzino...



Quando ero piccola la morte nei cartoni animati era qualcosa di tangibile e sempre presente ma mai interamente sviscerato. Molti personaggi orfani, come Biancaneve o Cenerentola, venivano presentati già in età post-adolescenziale, con il trauma della morte dei genitori ormai alle spalle e col problema molto più pressante della matrigna perfida; per altri, come il povero Simba o l'ancor più povero Bambi, la morte del padre o della madre erano necessari e terribili catalizzatori per il loro passaggio all'età adulta, quasi una sorta di "sacrificio" tribale che scatenava un meccanismo di vendetta oppure di perdita dell'innocenza; altri ancora non avevano i genitori e punto, la cosa non influiva minimamente nella trama del cartone animato, come accadeva per esempio in La bella e la bestia, Aladdin o La sirenetta. Big Hero 6, invece, è il primo film Disney (almeno, che io ricordi) a mostrare finalmente il protagonista messo di fronte alla perdita di una persona amata e alla difficoltà di elaborare un lutto che non può essere messo da parte tanto facilmente. Al di là del tema supereroistico un po' bambinesco, questo aspetto della trama è secondo me fondamentale e trattato con una buona dose di sensibilità; senza entrare troppo nei dettagli per non fare eccessivi spoiler, Hiro non è mai completamente distolto dalla terribile perdita che ha subito, il ricordo del caro estinto è sempre presente nella sua mente e per tutto il film guida non solo le sue azioni ma anche quelle del robot Baymax, creatura "terapeutica" e quindi programmata per curare i mali sia fisici che psicologici del suo giovane paziente. All'interno alla trama avventurosa vengono inseriti momenti in cui eventuali piccoli spettatori (ma anche grandi) che dovessero avere subito un trauma simile a quello di Hiro possano avere qualche elemento da cui partire per superarlo, affidandosi agli amici, alla famiglia e facendo tesoro delle esperienze condivise con chi non c'è più, senza cedere al dolore e alla disperazione che portano a compiere gesti estremi.


Dite che sono andata un po' troppo sul pesante? Avete ragione e mi scuso. Big Hero 6 non è malinconico come vi ho dato a intendere, anzi, a tratti è decisamente esilarante... però è stato proprio il suo lato triste ad avermi colpita maggiormente durante la visione e ammetto di essermi innamorata del morbidoso e dolcissimo Baymax fin dal primo momento in cui l'ho visto e di essermi convinta che tutti, soprattutto i bimbi tristi e soli, dovrebbero avere un amicone così, premuroso, paziente e interamente votato a far del bene al suo protetto. Guardando all'aspetto più generale, il film in sé è simpatico e divertente, sfrutta i vari cliché supereroistici con discreta originalità e mette in campo una banda di personaggi che sono uno più matto dell'altro (devo forse specificare che il mio aMMore sconfinato non va solo a Baymax ma anche allo schizzato Fred? Non credo, soprattutto non dopo aver visto l'indimenticabile e geniale scena post credits che farà la felicità di qualunque nerd che si rispetti!). La qualità Disney si avverte palpabile non solo nella sceneggiatura ma anche nella realizzazione di Big Hero 6. Il character design dei vari personaggi strizza l'occhio ai manga e ai supereroi senza esagerare né risultare ridondante o parodico, Baymax è talmente pacioccoso e morbido che verrebbe voglia di crearlo davvero solo per poterlo abbracciare e le sequenze d'azione sono così ben fatte che è stata la prima volta in cui mi sono pentita di non aver visto un film in 3D; peraltro, è stata anche una delle poche volte in cui ho guardato i titoli di coda senza stancarmi un attimo perché i disegni di Scott Watanabe e Shiyoon Kim, con quel tocco manga e leggermente underground, sono una gioia per gli occhi. Insomma, signori, la Disney colpisce ancora. Per il 2015, prometto solennemente che non salterò mai più il film natalizio della Casa del Topo!


Di Jamie Chung (Go Go), James Cromwell (Robert Callaghan) e Maya Rudolph (Zia Cass) ho già parlato ai rispettivi link.

Don Hall è il co-regista della pellicola e ha diretto anche Winnie the Pooh - Nuove avventure nel Bosco dei Cento Acri. E' anche sceneggiatore, animatore e doppiatore.


Chris Williams è il co-regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Bolt - Un eroe a quattro zampe. Anche sceneggiatore, animatore e doppiatore, ha 46 anni.


Scott Adsit (vero nome Robert Scott Adsit) è la voce originale di Baymax. Americano, ha partecipato a film come The Italian Job, St. Vincent e a serie come Friends, Dharma & Greg, Ally McBeal, CSI: Miami, Alias, Streghe, Malcom, Monk e 30 Rock; come doppiatore ha inoltre lavorato anche per serie come Robot Chicken. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 49 anni e due film in uscita.


T.J. Miller è la voce originale di Fred. Americano, ha partecipato a film come Cloverfield, L'orso Yoghi e I fantastici viaggi di Gulliver; come doppiatore ha inoltre lavorato anche per i film Dragon Trainer, Dragon Trainer 2 e per le serie American Dad!. Anche sceneggiatore e produttore, ha 33 anni e due film in uscita tra cui Deadpool.


Alan Tudyk è la voce originale di Alistair Krei. Americano, ha partecipato a film come Patch Adams, Cuori in Atlantide, Dodgeball - Palle al balzo, Tucker and Dale vs. Evil, La leggenda del cacciatore di vampiri e a serie come Firefly, CSI - Scena del crimine e Dollhouse; come doppiatore ha inoltre lavorato anche per i film L'era glaciale, L'era glaciale 2 - Il disgelo, Alvin Superstar 3 - Si salvi chi può!, L'era glaciale 4 - Continenti alla deriva, Frozen - Il regno di ghiaccio e per le serie I Griffin, Phineas e Ferb, Robot Chicken, American Dad! e Adventure Time. Ha 43 anni e tre film in uscita.


Tra gli altri doppiatori segnalo Damon Wayans Jr. (la voce di Wasabi), che nella serie Tutto in famiglia era l'amico infamino di Junior. Nel fumetto originale compaiono due personaggi piuttosto conosciuti dell'Universo Marvel in generale e delle storie degli X-Men in particolare, Silver Samurai e Sole Ardente, che tuttavia non hanno potuto partecipare al film in quanto è la Fox che ne detiene i diritti; tra le altre differenze del fumetto rispetto al film ci sono inoltre il passato criminale giapponese di GoGo o il fatto che la borsa di Honey Lemon sia un luogo dove si può stipare praticamente qualsiasi oggetto, a prescindere dalle dimensioni; inoltre, Baymax ha un tipico design mecha ben diverso dal paffuto robottone della pellicola e può anche prendere la forma di un dragone, mentre Wasabi è un cuoco asiatico e Fred, detto Fredzilla, può generare un'aura solida a forma di Kaiju. Purtroppo il fumetto in questione non è mai arrivato in Italia ma se Big Hero 6 vi fosse piaciuto potete compensare recuperando magari Il gigante di ferro. ENJOY!


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