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venerdì 11 aprile 2025

2025 Horror Challenge: Piranha (1978)

Questa settimana la challenge prevedeva un Ecological Horror. La mia scelta è caduta su Piranha, dretto nel 1978 dal regista Joe Dante.


Trama: Un banco di pericolosissimi piranha geneticamente modificati viene liberato per sbaglio nelle acque di un fiume di montagna. Un eremita alcolizzato e un'investigatrice privata correranno contro il tempo per impedire una strage...


C'è stato un periodo, da bambina, in cui Pirahna e Piraña paura passavano sistematicamente in TV. Mio padre, ovviamente, non se li perdeva mai e ancora oggi ricordo il suo "piranha piranha!" con tanto di battito di denti quando si passava vicino a un fiume o un lago. A me facevano parecchia paura quei film, ma li guardavo con gioia perché erano l'unico modo che avevo per fruire di qualcosa di simile all'horror, genere che mmadre ha bandito almeno finché non sono entrata in possesso di un videoregistratore e di una tessera del videonoleggio. Ora, saranno stati almeno vent'anni, se non di più, che non guardavo Piranha e lo ricordavo come una commedia horror assai divertente; in realtà, il film di Joe Dante è come Fantozzi, una di quelle pellicole di cui si coglie la tristezza, il pessimismo di fondo solo con l'età e l'esperienza, e ammetto di non essermi divertita granché, guardandolo per la challenge. O meglio, la prima parte può trarre in inganno, soprattutto grazie allo scoppiettante personaggio di Maggie, investigatrice privata dal piglio deciso che viene inviata in una località turistica ad indagare sulla scomparsa di due ragazzi. Maggie trascina nella sua indagine un alcolista solitario, Paul Grogan, e insieme raggiungono un comprensorio militare abbandonato, all'interno del quale c'è un'enorme piscina dove (ma lo sappiamo solo noi spettatori) i due ragazzi scomparsi sono stati aggrediti e uccisi da qualcosa nascosto nell'acqua. Lì, scoprono che l'esercito americano sta ancora compiendo esperimenti genetici atti a trasformare creature viventi in potenti armi di sterminio, non prima di liberare per sbaglio un banco di piranha geneticamente modificati, aprendo loro la via per un fiume che confluisce nelle due principali attrazioni turistiche del luogo: un campo estivo per bambini e l'Aquarena resort. In generale, la struttura principale di Piranha è quella di un eco-horror prodotto da Roger Corman, il che si traduce in personaggi tagliati con l'accetta, una divisione tra buoni e cattivi abbastanza netta, qualche sporadica nudità (in realtà Corman, durante le scene di massacro sul pre-finale, ha chiesto a Dante di toglierne parecchia, con sommo stupore del regista) e, ovviamente, sangue e violenza. Sotto la superficie, però, c'è la rappresentazione di un'umanità triste e solitaria, di un tessuto sociale fatto di speculatori industriali che condannano le persone alla povertà, di militari che distruggono l'ambiente non per riportare la pace, ma per prepararsi alla guerra, alimentando un circolo vizioso di morte e noncuranza per la vita, umana o animale che sia (d'altronde, l'unica soluzione al problema piranha è ulteriore inquinamento. Alla faccia del cane che si morde la coda). 


Mentre il remake di Aja buttava tutto in supercazzola, tanto che uno aveva proprio piacere a vedere masticati gli sciocchi protagonisti, il Pirahna di Joe Dante è fin troppo realistico nella sua rappresentazione dei traumi mentali associati al dolore fisico e alla morte; l'orribile destino di un paio di personaggi innocenti, tra i quali la povera Betty, colpisce lo spettatore, ma personalmente ho trovato molto più angoscianti lo sguardo perso di Bradford Dillman, "curato" da una figlia in lacrime con l'inseparabile borraccia colma di superalcolico, lo sconforto di Dick Miller davanti ai giornalisti sciacalli, e il primo piano finale di Barbara Steele, agghiacciante monolite imperturbabile, che sceglie nuovamente di ignorare la portata mortale della minaccia da lei stessa creata, condannando l'umanità a versare sangue nelle acque degli oceani. Saranno le onde che si tingono di rosso, sarà la malinconica colonna sonora dell'elegantissimo Pino Donaggio, ma onestamente non mi veniva da ridere, né mi sono divertita come mi succedeva da bambina. E da piccoli, si sa, non si hanno neppure gli strumenti per apprezzare l'arte, o i primi passi dei grandi. Un film nato come opera di serie Z, come "parodia" de Lo squalo (al punto da beccarsi un paio di denunce per plagio, fatte scomparire da un illuminato Steven Spielberg) è in realtà una fucina di giovani talenti che avrebbero fatto strada. Il primo, ovviamente, è Joe Dante, al suo primo lungometraggio in solitaria. La fantasia del regista, all'epoca poco più che trentenne, è stata limitata giusto dal budget irrisorio, che ha permesso di conservarne una scintilla in guisa di creaturina in stop-motion che si aggira nel laboratorio militare per poi non farsi più vedere in tutto il resto del film; in realtà, Dante avrebbe voluto che la creatura tornasse nel corso di Piranha, ogni volta un po' più grande, fino ad averne una versione gigante pronta a distruggere un porticciolo. Purtroppo non se n'è fatto nulla, ma ci sono comunque i pesci zannuti e tanto, tanto sangue. Anche qui, le mani dietro alle mattanze dei piranha sarebbero diventate famosissime, perché gli orridi pescetti sono stati realizzati da Phil Tippett, mentre, su suggerimento di Rick Baker, il make-up è stato affidato a un altro mago degli effetti speciali, l'allora diciassettenne Rob Bottin. La loro arte, unita al terribile effetto sonoro che accompagna la masticazione dei piranha, è l'ennesima riprova della tristezza della CGI odierna, che sicuramente non induce lo stesso raccapriccio, né la sensazione tangibile di morsi e ferite dolorosissime, se non addirittura mortali. Quindi, il mio consiglio è riguardare Piranha con occhi più maturi, perché è un film invecchiato molto bene ed è assai meno stupido di quanto ricordavate. Provare per credere!


Del regista Joe Dante ho già parlato QUI. Kevin McCarthy (Dr. Robert Hoak), Dick Miller (Buck Gardner) e Barbara Steele (Dr. Mengers) li trovate invece ai rispettivi link.

Bradford Dillman interpreta Paul Grogan. Americano, ha partecipato a film come Fuga dal pianeta delle scimmie, Cielo di piombo, ispettore Callaghan, Bug insetto di fuoco, Swarm - Lo sciame che uccide, e a serie quali Colombo, Wonder Woman, Love Boat, L'incredibile Hulk, Fantasilandia, Charlie's Angels, Dynasty e La signora in giallo. E' morto nel 2018.


Piranha
ha avuto un seguito, Piraña paura, e un paio di remake, ovvero il film TV Piranha - La morte viene dall'acqua e Piranha 3D. Se il film vi fosse piaciuto, recuperateli e aggiungete Lo squalo. ENJOY!


giovedì 31 gennaio 2019

Dick Miller (1928 - 2019)


La prima volta che ho visto Gremlins da bambina ho quasi pianto. Non ritenevo concepibile che il tizio che inveiva contro le "maledette macchine straniere", così pittoresco, potesse morire.
Infatti sono stata smentita con Gremlins 2 - La nuova stirpe e la felicità è stata così tanta che io il volto di Dick Miller non l'ho mai più dimenticato, contenta di ritrovarlo più e più volte nel corso della mia vita da cinefila.
Per questo, un piccolo omaggio a un enorme caratterista era doveroso.
So long, Mr. Miller.

venerdì 8 settembre 2017

Bollalmanacco On Demand: Fuori orario (1985)

Dopo "soli" quattro mesi torna la rubrica Il Bollalmanacco On Demand! Scusate la lentezza ma la mia routine quotidiana ha subito dei cambiamenti e se già prima ero lenta figuriamoci ora. Ma bando alle ciance, oggi esaudirò la richiesta di Rosario che millenni fa mi ha chiesto di parlare di Fuori Orario (After Hours) diretto nel 1985 da Martin Scorsese. Il prossimo film On Demand dovrebbe essere Kids! ENJOY!


Trama: un impiegato conosce per caso una ragazza in un bar e, affascinato, decide di rivederla. Il nuovo appuntamento non va come sperato e la serata si trasforma in un incubo...


Nonostante non sia un horror, Fuori orario è un film capace di mettermi un'angoscia incredibile, alla faccia del suo status di "commedia grottesca". Assistere alle peripezie del protagonista, impossibilitato a tornare a casa, costretto a ripercorrere continuamente i suoi passi e a contare sull'aiuto di persone poco affidabili o completamente folli, è sempre stato fonte di disagio per me e tutte le volte arrivo alla fine di Fuori orario senza fiato. Incubo kafkiano (si veda il dialogo tra Paul e il buttafuori del Berlin) potrebbe essere la definizione giusta per una pellicola che fa dell'assurdo il suo punto di forza e, in quanto opera scorsesiana, "punisce" chi osa sconfinare in un territorio non suo senza conoscerne le regole (se mai ce ne sono, visto che di notte non ne esistono, come dichiara Dick Miller a un certo punto): d'altronde, come può un programmatore, abituato al freddo ma comprensibile calcolo dei computer, riuscire ad affrontare la Soho zeppa di artisti, creature della notte e psicotici di ogni razza? Il povero Paul ci prova, però. La rassicurante carrellata iniziale sulle note di Mozart ha un atmosfera rilassata di caos controllato, in aperto contrasto con quello che verrà dopo. Il protagonista è in ufficio a spiegare il lavoro ad un novellino che ammette di non aspirare ad un futuro in quel campo e lo sguardo di Paul, insofferente, spazia sul resto dei colleghi, ambendo palesemente ad altro; quando lo ritroviamo in un bar a leggere Tropico del Cancro capiamo che Paul vorrebbe "vivere di avventure", per dirla alla Belle, fare parte anche solo per poco tempo di quegli ambienti sordidi ma vitali, zeppi di promesse di sesso e trasgressione, di cui lui (al sicuro dei cancelli dorati di un paradiso medioborghese) può solo fantasticare. Seguendo la massima "beware what you wish for", davanti a Paul compare Marcy, bella, bionda e fragile, che gli propone di andare a Soho per comprare un fermacarte dalla sua coinquilina, l'artista Kiki, e gli lascia il numero di telefono. L'apparecchio telefonico, veicolo di frustrazione e incomprensibilità che accompagnerà Paul per tutto il film, segna l'inizio dell'incubo di cui sopra, dal momento in cui il protagonista chiamerà per avvisare Marcy e Kiki del suo arrivo e scoprirà di aver esercitato la sua volontà per l'ultima volta, condannandosi ad una nottata terrificante solo per aver sperato di portarsi a letto un'affascinante bionda. Il resto degli eventi raccontati nel film, infatti, non dipende affatto dal libero arbitrio di Paul bensì da un'assurda serie di sfighe, fraintendimenti, mezze parole e un senso crescente di terrore che bloccano il nostro anti-eroe in un mondo incomprensibile che non ha pietà verso gli "estranei", verso quelli che sperano di afferrare uno scampolo di "libertà" senza lasciare nulla in cambio o gli sprovveduti che sottovalutano quella che di fatto è una giungla urbana (uscire solo con 20 dollari? Ma siamo seri!).


Scorsese, con la sua regia movimentata e il serratissimo montaggio di Thelma Schoonmacher a tagliare e cucire le immagini seguendo il ritmo del ticchettare delle lancette, nasconde insidie in ogni inquadratura e per ogni promessa di sesso o salvezza inserisce anche un elemento capace di richiamare malattie, morte o pericolo: le trappole per topi, l'illusione di un corpo devastato dalle bruciature, il fuoco, le mise sadomaso, persino i ritagli di giornale suonano come campanelli d'allarme nella mente sempre più frastornata di Paul e in quella ormai pronta a tutto dello spettatore, al punto che ogni persona e ogni luogo, anche i più normali, sembrano nascondere qualcosa di folle. Paul, impreparato ad un simile ambiente e probabilmente debole di carattere, subisce così una depersonalizzazione fortissima e diventa ciò che gli altri vogliono o pensano che sia ed è sconvolgente vedere l'interpretazione di Griffin Dunne mentre precipita sempre più nel baratro della perdita d'identità. Partendo dalla camicia, cambiata da Kiki quando Paul accetta di aiutarla a realizzare la sua statua in cartapesta, fino ad arrivare al taglio mohawk, il protagonista subisce un cambiamento fisico e di stile al quale cerca di opporsi disperatamente ogni volta che può (è bellissimo vedere Griffin Dunne che cerca di lisciarsi i capelli allo specchio, come a ritrovare un'immagine di sé riconoscibile) finché a un certo punto decide di assecondare la realtà che lo circonda per salvarsi la vita e a un certo punto arriva persino a scomparire. Sì, Paul scompare due volte, una poco prima del finale e una nel finale stesso, in cui il protagonista torna nel luogo a lui più congeniale, dove finirà per passare inosservato nella marea di persone identiche a lui, tutte prese da un lavoro insoddisfacente che impegna gran parte del loro tempo e delle loro energie. Al sicuro, ma forse infelice per sempre, chissà? Scorsese, così come la sceneggiatura di Joseph Minion (lo stesso di Stress da vampiro, aiuto!), non danno risposte precise ma l'idea sembra comunque essere quella di mantenere lo status quo e non mescolare "tribù" diverse, pena la distruzione di entrambe, ché se a Paul non va bene la serata, ad alcuni membri del "popolo della notte" va anche peggio. Probabilmente, alla fine l'Icaro Paul non si avvicinerà mai più al "sole" e, anzi, avrà solo aumentato i pregiudizi verso la Soho notturna, gli stessi che sono serviti prima ad avvicinarlo a quel mondo alieno e poi a commettere tanti sbagli ed imprudenze nel giro di 8/9 ore. Qualunque sia il significato recondito di Fuori orario, comunque, sta di fatto che la pellicola è l'ennesimo capolavoro di Scorsese, magari meno conosciuto di altri e anche per questo ancor più consigliato... anche perché è uno dei pochissimi film pesantemente anni '80 a non essere invecchiato di un solo giorno!


Del regista Martin Scorsese, che interpreta anche il tecnico delle luci al Club Berlin, ho già parlato QUI. Griffin Dunne (Paul Hackett), Rosanna Arquette (Marcy), Linda Fiorentino (Kiki), John Heard (Tom il barista), Cheech Marin (Neil), Catherine O'Hara (Gail) e Dick Miller (Cameriere) li trovate invece ai rispettivi link.

Verna Bloom interpreta June. Americana, ha partecipato a film come Animal House, L'ultima tentazione di Cristo e a serie quali Il tenente Kojak. Ha 78 anni.


Tommy Chong interpreta Pepe. Canadese, membro del duo comico Cheech and Chong, ha partecipato a film come Up in Smoke, Barbagialla, il terrore dei sette mari e mezzo e a serie quali Miami Vice, Nash Bridges, I viaggiatori, Dharma & Greg e That's 70's Show; come doppiatore ha invece lavorato per i film Ferngully - Le avventure di Zak e Crysta, Zootropolis e per episodi di serie quali South Park e Uncle Grandpa. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 79 anni e un film in uscita.


Teri Garr interpreta Julie. Indimenticabile Inga di Frankenstein Junior., ha partecipato ad altri film come Incontri ravvicinati del terzo tipo, Tootsie, La stangata 2, Scemo & più scemo, Michael, Ghost World e a serie quali Batman, Star Trek, Hunter, MASH, I racconti della cripta, Sabrina vita da strega, Friends e ER Medici in prima linea. Americana, ha 70 anni.


Will Patton (vero nome William Rankin Patton) interpreta Horst. Americano, lo ricordo per film come Cercasi Susan disperatamente, Il cliente, Armageddon - Giudizio finale, The Mothman Prophecies - Voci dall'ombra The Punisher, inoltre ha partecipato a serie come Numb3rs, 24 CSI - Scena del crimine. Ha 63 anni e due film in uscita.


Bronson Pinchot interpreta Lloyd. Americano, lo ricordo per film come Beverly Hills Cop, Una vita al massimo, Beverly Hills Cop III e I Langolieri, inoltre ha partecipato a serie quali Una famiglia del terzo tipo, Clueless e ha lavorato come doppiatore per episodi di Mucca e pollo, Io sono Donato Fidato e Angry Beavers. Ha 58 anni.


Nel caffé dove Paul incontra Marcy per la prima volta si possono scorgere, alle spalle dei protagonisti, la madre e il padre di Scorsese. Il regista, peraltro, ha accettato di dirigere Fuori orario a causa dei ritardi legati alla produzione de L'ultima tentazione di Cristo; se tutto fosse andato "liscio" avrebbe invece potuto essere Tim Burton a finire dietro la macchina da presa, in quanto era stato la seconda scelta dei produttori dopo avere visto Vincent. Detto questo, se Fuori orario vi fosse piaciuto potete provare Velluto blu oppure Magnolia. ENJOY!

venerdì 23 dicembre 2016

Gremlins (1984)

Esiste un film più natalizio di Gremlins, diretto nel 1984 da Joe Dante? Io penso di no, quindi è giusto parlarne proprio in questo periodo, anzi, proprio all'antivigilia! Con l'occasione, vi comunico che il blog sarà in pausa fino al 27 dicembre quindi BUONE FESTE A TUTTI VOI! Passate il Natale e i giorni che lo accompagnano sereni e magnando come tacchini, mi raccomando!!


Trama: il giovane Billy riceve per Natale il buffo animaletto Gizmo, un mogwai che necessita il rispetto di regole ben precise: mai esporlo alla luce del sole, mai bagnarlo e, soprattutto, mai dargli da mangiare dopo mezzanotte. Billy, ovviamente, non rispetterà le regole e per la città saranno guai...



Quando mi ritrovo a scrivere dei post su film che ho amato e che tuttora adoro, non riesco né ad essere obbiettiva né, tanto meno, a scrivere qualcosa di "normale", in quanto mi aspetto che chiunque abbia visto il film in questione e lo abbia amato tanto quanto me, oltre al fatto che penso abbiano già scritto fiumi di parole in merito. Tutto ciò vale ovviamente per Gremlins (per me IL film di Natale per eccellenza, almeno finché non è stato spodestato da The Nightmare Before Christmas), quindi questo diventerà un post fiume pieno zeppo di amarcord e aMMore sviscerato, giusto per cambiare un po'; tra l'altro, grazie al Bolluomo che tanto amo ma che, ahilui, è privo di memoria storica, ho avuto l'occasione di guardare Gremlins con qualcuno che non lo aveva mai visto e ho potuto sondare un po' le reazioni di chi si approccia per la prima volta a questo cult, a distanza di ben 32 anni. Cominciamo dal mio punto di vista. Io Gremlins l'ho "concupito" fin dalla più tenera età, confondendo i mostrini protagonisti con i ben più terribili Critters, e devo ammettere che la prima volta che l'ho visto in TV, tra l'altro a spizzichi e bocconi, mi ha fatto davvero paura. "Prima di chiamare un tecnico, guardate sotto il letto o negli armadi perché potrebbe esserci un gremlin!" è la frase di commiato del padre di Billy ed era una frase che mi agghiacciava più dello stesso film (noi bambini degli anni '80 credevamo a tutto!) eppure non mi sono mai persa d'animo e ho voluto riguardare Gremlins negli anni a venire perché la vicenda era elettrizzante e Gizmo talmente carino che lo avrei voluto davvero come animaletto: ero sicura che, in un mondo lontano da qui, probabilmente dove viveva anche Roger Rabbit, avrei potuto trovare un mogwai e allevarlo meglio di Billy, senza causare problemi agli sventurati cittadini. Crescendo, ho cominciato a godermi innanzitutto la splendida colonna sonora, zeppa di canzoni natalizie lontane da quelle tradizionali che ci vengono propinate in Italia ogni dicembre (Do You Hear What I Hear è splendida ma la mia preferita è Christmas  - Baby Please Come Home -) e impreziosita dallo score originale di Jerry Goldsmith e poi... beh, e poi quel tremendo senso di malinconia che accompagna tutto il film. Da piccina venivo colpita ovviamente dalla triste storia di Phoebe Cates e del papà che moriva proprio il giorno di Natale ma non capivo perché mai la mamma di Billy avesse il magone davanti alle immagini de La vita è meravigliosa. La verità è che Gremlins è il figlio dei suoi tempi e la sceneggiatura di Chris Columbus non è cattivella solo a livello distruttivo, con i Gremlins che uccidono persone e mettono a soqquadro una città: negli anni '80 il Natale si permetteva di essere malinconico e i film per ragazzi parlavano di sogni infranti, situazioni economiche precarie, inventori mediocri salvati giusto dall'amore della loro famiglia, buone intenzioni mandate a gambe all'aria a causa di un solo attimo di distrazione e finali non tanto lieti, che lasciavano comunque un'ombra sul destino dei protagonisti.


Tutto ciò probabilmente si arriva ad amarlo dopo mille visioni costruite nel tempo ma chi guarda Gremlins oggi per la prima volta cosa recepisce? Innanzitutto, eterna nel tempo, l'incredibile dolcezza del pupazzetto Gizmo, modello di riferimento dei futuri Furby e frutto della perizia e della fantasia di Chris Walas (e anche della pazienza dei burattinai che avrebbero voluto vedere l'animaletto distrutto nei modi peggiori): il mogwai è tenerissimo in ogni sua movenza ed espressione, con quella vocina tenerosa viene solo voglia di abbracciarlo e curarlo con la stessa amorevolezza con cui accoglieremmo un cucciolo di cane o gatto. Altrettanto eterno è il subitaneo disgusto davanti ai terribili Gremlins, figli di ogni pellicola di fantascienza che si rispetti, da L'invasione degli ultracorpi ad Alien. Se Gizmo è tenerino e dolciotto, i Gremlins sono degli incubi in miniatura che tuttavia riescono anche a risultare esilaranti, soprattutto nelle scene all'interno della Taverna di Molly oppure del cinema, durante l'epica visione di Biancaneve e i sette nani. A questo proposito risulta inalterata, ancora oggi, la sublime unione tra suggestioni horror e un'atmosfera da film per ragazzi fatto di avventura ed umorismo, tanto che Gremlins non cala di ritmo neppure per un secondo e prosegue avvincente dall'inizio (esoterico, misterioso, in odore di Grosso guaio a Chinatown o Il bambino d'oro) alla fine (più concitata ed inquietante), tra mormorii di tenerezza, risate, omaggi ai Looney Tunes e qualche sporadico spavento. A quel che mi è stato dato giudicare dalle reazioni del Bolluomo gli effetti speciali reggono alla perfezione (ringraziamo sempre Chris Walas e la sua troupe per questo!) e l'unico appunto che mi è stato fatto ha riguardato il terrificante look anni '80 dei coinvolti, cravattini con capigliatura bombata di Zach Galligan per primi. Che ci volete fare, io adoro anche i costumi vintaggi oltre agli attori coinvolti e ogni volta che compare Dick Miller ubriaco a pontificare di macchine stranieri e Gremlins faccio scattare l'applauso e ne riservo uno anche all'adorabile Frances Lee McCain (la mamma di Billy) e persino a Polly Hollyday, nonostante DETESTI la signora Deagle. Con questo mi congedo, dando un ultimo sguardo alle action figures di Gizmo e Stripe che mi guardano da sopra la spalla e covando neppure tanto segretamente la speranza che il mogwai prenda vita uno di questi Natali. Aspetto dal 2008, non si sa mai. Nell'attesa, continuerò a riguardare Gremlins ogni anno, rinfocolando l'aMMore sviscerato per Joe Dante, Chris Columbus e Steven Spielberg, che il signuruzzu li benedica sempre per avermi arricchito l'infanzia!


Del regista Joe Dante ho già parlato QUI. Corey Feldman (Pete Fountaine), Zach Galligan (Billy Peltzer), Dick Miller (Murray Futterman) e Steven Spielberg (uomo in carrozzella, non accreditato) li trovate invece ai rispettivi link.

Phoebe Cates interpreta Kate Beringer. Americana, moglie di Kevin Kline, la ricordo per film come Paradise, Fuori di testa e Gremlins 2 - La nuova stirpe. Ha 53 anni.


Frances Lee McCain interpreta Lynn Peltzer. Americana, la ricordo per film come Footlose, Ritorno al futuro, Stand by Me - Ricordo di un'estate, Scream e Patch Adams, inoltre ha partecipato a serie quali Dallas, Alfred Hitchcock presenta, Hunter e Preacher. Ha 72 anni e un film in uscita.


Il papà di Wile E. Coyote, l'adorato Chuck Jones, compare per l'appunto nei panni di Mr. Jones, l'avventore al bar che dice a Billy, guardando il suo disegno, "La vecchia strega non ti è mai riuscita così bene". Per quel che riguarda la sceneggiatura, quella scritta originariamente da Chris Columbus era molto più gore (vi immaginate vedere la testa tagliata della signora Peltzer rotolare giù per le scale o il povero Barney ucciso? Io no, mi si spezza il cuore, giuro!!) e prevedeva la trasformazione dello stesso Gizmo in gremlin ma fortunatamente Steven Spielberg ha messo il veto, preferendo mantenere un'atmosfera più "per famiglie" e dare più spazio al piccolo eroe mogwai. A Gremlins ha fatto seguito nel 1990 Gremlins 2 - La nuova stirpe (che a me sinceramente non ha mai fatto impazzire ma è il preferito di Joe Dante, quindi me ne sto!) e proprio qualche settimana fa Zach Galligan ha fatto alcune dichiarazioni su un probabile, imminente terzo capitolo della saga. Staremo a vedere. Nell'attesa, se Gremlins vi fosse piaciuto recuperate Critters, Ghoulies, Troll e Leprechaun. ENJOY!

domenica 26 luglio 2015

Burying the Ex (2014)

Era da un po' che lo puntavo e non potevo rimandare ancora la visione di Burying the Ex, l'ultimo film del regista Joe Dante, da lui diretto nel 2014.


Trama: Max ed Evelyn sono due fidanzatini apparentemente inseparabili ma un giorno lui decide di lasciare lei. Tuttavia, la ragazza viene investita prima che Max possa manifestarle le sue intenzioni e al dolore si sostituisce lo sconcerto quando Evelyn torna a casa trasformata in uno zombi...


Finché morte non ci separi. Quante volte abbiamo sentito pronunciare (o abbiamo pronunciato) questa frase! Se però in determinate circostanze qualcuno invece dicesse "staremo sempre insieme... sempre e PER sempre" ci sarebbe da rabbrividire perché quel "PER SEMPRE" potrebbe venire preso alla lettera da qualche entità dispettosa. Questo è ciò che succede a Max, uomo dotato di tanti pregi ma sicuramente non di un paio di palle, che non trova il coraggio di lasciare quella che è in fin dei conti un tremendo gatto appeso ai marroni nonché la versione horror della Scarlet Johansson di Don Jon: piuttosto che rinunciare ad una relazione stabile Max accetta di venire castrato dalle fisse di una donna che lo costringe a mangiare vegano, accettare terribili rivoluzioni nell'arredamento della casa condivisa (e lì io l'avrei già uccisa e il film sarebbe finito...), rinunciare alla compagnia del fratello e peggio ancora ai propri sogni e poi, non contenta, gli fa anche delle gigantesche scenate di gelosia. Ecco, già una tizia simile è meglio perderla che trovarla ma il problema sono quelle paroline di cui sopra che, dopo un provvidenziale incidente, la fanno tornare come zombi. Quindi ancora più spaccapalle ma anche ripugnante, violenta e disgustosa. Date queste premesse, avrete capito che Burying the Ex non è un horror tout court ma piuttosto una classica commedia pseudo-demenziale americana con qualche sfumatura macabra e il tipico protagonista sfigato che, a poco a poco, si riscatta e arriva a capire che forse è giunto il momento di prendere tra le mani le redini della propria esistenza mentre la bitch (nel vero senso della parola) che lo ammorbava viene messa a posto dalla donna angelicata di turno, tanto simpatica e carina che viene da chiedersi come abbia fatto il protagonista a non trovarne una simile invece di accontentarsi della scassapalle. Burying the Ex è un film scacciapensieri privo dei guizzi cinici e critici di altri film di Joe Dante e l'unico spunto di riflessione che offre, in effetti, è quello relativo al modo in cui far funzionare una relazione, o meglio riuscire a trovare terreno comune con una persona che ci piace ma che è incredibilmente diversa da noi senza annullarci oppure cambiare in base ai suoi gusti.


Anche dal punto di vista tecnico, a dirla tutta, Burying the Ex avrebbe potuto essere stato diretto da un qualsiasi signor nessuno scelto tra le miriadi di giovanotti di belle speranze che sicuramente abbondano ad Hollywood. A parte un citazionismo gradevole ma inutile che si concentra in un paio di poster horror vintage italiani e non, spezzoni di horror passati in TV o su qualche schermo cinematografico, il nome di Romero scritto sulla fiancata di un furgone e l'apparizione del sempre simpatico Dick Miller non ci sono indizi che Joe Dante abbia avuto a che fare con questa pellicola. Il target rivolto ai teenager si evince anche dalla scelta di utilizzare attori che abbiano avuto quasi tutti a che fare con film o saghe rivolti ai giovanissimi: c'è la bellissima Alexandra Daddario presa dritta dalla saga di Percy Jackson (del personaggio interpretato in True Detective non c'è traccia, mi spiace per i maschietti!), Ashley Greene la cui faccia naturalmente da peppia palesa la partecipazione a tutti film della serie Twilight e Anton Yelchin giusto per dare un po' di continuità horror alla cosa. Nonostante quest'aria anonima e un po' bimbaminkia, dire che Burying the Ex sia stato un diludendo sarebbe però esagerato. La trama è divertente e coinvolgente, la rappresentazione nerdissima del paesino in cui vivono i protagonisti è a dir poco commovente (ma DOV'è questo posto dove si proiettano film al cimitero e, alla faccia della crisi economica, trovano spazio ben DUE negozi di memorabilia horror o una gelateria dove fanno i "malted" ai gusti più strani del globo, che ci voglio andare subito!!) e l'utilizzo di make-up ed effetti artigianali scalda sempre il cuore; certo, sono ben lontani i tempi in cui Joe Dante faceva dei film zeppi di personalità ma come divertissement estivo, nell'attesa di tempi migliori, Burying the Ex va benissimo. Però 'sti tempi migliori devono tornare, eh Joe!!!


Del regista Joe Dante ho già parlato QUI. Di Anton Yelchin (Max) e Dick Miller (il vecchio poliziotto) ho parlato invece ai rispettivi link.

Ashley Greene interpreta Evelyn. Americana, ha partecipato a TUTTI i film della serie Twilight e The Apparition. Ha 28 anni e quattro film in uscita.


Alexandra Daddario interpreta Olivia. Americana, ha partecipato a film come Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il ladro di fulmini,  Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il mare dei mostri, Non aprite quella porta 3D e a serie come I Soprano e True Detective. Ha 29 anni e tre film in uscita.


Se Burying the Ex vi fosse piaciuto recuperate anche Shaun of the Dead. ENJOY!



martedì 2 settembre 2014

NOTTE HORROR 2014: Il cavaliere del male (1995)


Buon martedì zombetti! Siete pronti per le ultime battute della Notte Horror Blog Edition? Stasera tocca a me ed Arwen intrattenervi, lei lo farà con Lo squartatore di New York mentre io ho ripescato dal sottosuolo nientemeno che Il cavaliere del male (Tales From the Crypt: Demon Knight), diretto nel 1995 dal regista Ernest R. Dickerson.


Trama: un uomo fugge da un demone deciso a recuperare un'antichissima chiave colma del sangue di Cristo, l'ultimo tassello per fare piombare la Terra nelle tenebre. L'uomo si rifugia in un motel pieno di persone e la fuga diventa una terribile lotta per la sopravvivenza...


Il cavaliere del male è uno di quegli horror che ho guardato fino alla nausea, arrivando a consumare la videocassetta e versando una lacrima per l'impossibilità di reperirlo in DVD ad un prezzo umano. Razionalmente, mi rendo conto che stiamo parlando di un film supercazzola come pochi, affossato da un adattamento italiano zeppo di battute da avanspettacolo persino peggiori di quelle originali, ma come posso non amarlo quando Billy Zane, qui nei panni di un demone, da letteralmente il bianco ed offre la sua interpretazione più gigionesca ed esilarante? Quest'uomo per tutto il film balla, fa il piacione, sputa spugne dalla bocca, ammicca a vecchi ubriaconi circondato da donnine semi-svestite neanche fosse Rocco Siffredi, scatena la "spada de foco" di Verdoniana memoria e seduce ingenue fanciulle bisognose d'affetto, il tutto senza fare (quasi) una piega mentre attorno a lui si consumano carneficine della peggior specie. Il cavaliere del male, infatti, nonostante i costanti richiami ad un tipo di umorismo fumettistico, ribadito anche in una sequenza in cui si alternano scene filmate e vignette, non lesina i momenti splatter e grotteschi, con corpi che vengono letteralmente dilaniati da demoni deformi e brutti come il peccato; ovviamente la colpa di tanta violenza (nonché dell'abbondanza di tette che spuntano generose nel corso di tutto il film) non è di Dickerson, bensì del del vero regista della pellicola, quel graziosissimo e simpatico Crypt Keeper che spadroneggia nelle scene d'apertura e di chiusura e che presenta Il cavaliere del male come accadeva con gli episodi della serie I racconti della cripta.


Il cavaliere del male è un film adorabile anche perché riunisce attori già comparsi nella serie I racconti della cripta, come William Sadler, e vecchie glorie dell'horror e del fantastico come l'inconfondibile Dick Miller, sempre a suo agio nei panni del vecchio ubriacone, il "nuovo" Herman Munster John Schuck nel ruolo dello sceriffo o l'ex psichiatra del primo Nightmare Charlesh Fleisher, recuperato per interpretare il postino svitato ed innamorato; in una girandola di omaggi e citazioni (tra le più evidenti ci sono Psyco, Aliens - Scontro finale e Jason va all'inferno), momenti tesissimi, spacconate assortite e deliziosi attimi gore, Il cavaliere del male prosegue senza una sola battuta d'arresto nonostante la sceneggiatura improbabile (basterebbe solo il modo in cui viene perpetuato il potere della chiave per far mettere le mani nei capelli a più di uno spettatore!) e la sostanziale monodimensionalità della maggior parte dei personaggi, confermandosi comunque un horror disimpegnato che, a modo suo, è riuscito a fare storia. A mio avviso, non poteva essere altrimenti visti i nomi eccellenti di produttori come Walter Hill e Robert Zemeckis o di un compositore come Danny Elfman, che ha creato l'orecchiabile e a suo modo tetro motivetto che accompagna lo spettatore sia nei titoli di coda che nel prefinale. Insomma, riconosco la natura belinesca dell'opera in oggetto ma nonostante questo la difenderò sempre a spada (de foco) tratta e non posso fare altro che consigliarla neanche fosse un caposaldo del cinema di genere. Guardatelo e mi ringrazierete!


Di Billy Zane (il demone), William Sadler (Brayker), Jada Pinkett Smith (Jeryline), CCH Pounder (Irene) e Dick Miller (Zio Willy) ho già parlato ai rispettivi link.

Ernest R. Dickerson (vero nome Ernest Roscoe Dickerson) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto episodi delle serie Criminal Minds, CSI: Miami, Heroes, Masters of Horror, E.R. Medici in prima linea, The 4400, Weeds, Medium, Dexter, The Walking Dead, Once Upon a Time e Under the Dome. Anche sceneggiatore e attore, ha 63 anni.


John Cassir, doppiatore originale del Crypt Keeper, ha prestato la voce al personaggio in tutte le sue incarnazioni, anche nella serie Racconti di mezzanotte e nel cartone animato Brividi e polvere con Pelleossa (in originale, Tales from the Cryptkeeper). Il cavaliere del male avrebbe dovuto essere il primo di una trilogia di Racconti della cripta, ma il flop al botteghino nel 1996 de Il piacere del sangue (la cui uscita viene annunciata dal Crypt Keeper alla fine dei titoli di coda de Il cavaliere del male) ha ovviamente interrotto l'operazione fino al 2002, anno in cui è stato distribuito per il solo mercato dell'home video RitualIl piacere del sangue lo ricordo pochissimo e Ritual non l'ho mai visto quindi non ve li posso consigliare, ma se Il cavaliere del male vi fosse piaciuto recuperate assolutamente Sospesi nel tempo, I delitti del gatto nero e La notte dei morti viventi. ENJOY!

E se ve li foste persi ecco tutti i post passati e futuri dell'orrorifica rassegna!!


venerdì 7 agosto 2009

L'ululato (1981)

Sia nei giochi che nei film che nella letteratura non vado matta per il tema “lupi mannari”. Trovo che quelle bestiacce siano quanto di più noioso esista sulla faccia della terra, niente a che vedere con i ben più stilosi ed affascinanti vampiri. E’ quindi con parecchia disillusione che mi sono messa a rivedere L’ululato (The Howling), film di Joe Dante del 1981, dopo una disastrosa prima mezza visione nell’halloween di qualche anno fa. Dimostrazione di come spesso non è tanto il film a contare per un giudizio, quanto piuttosto l’atmosfera in cui lo si guarda. Infatti a questo giro mi è piaciuto, e molto.

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La trama è questa: una giornalista riesce a diventare il contatto di un serial killer particolarmente sanguinario, Eddie Quist. Quando quest’ultimo le propone un appuntamento lei ci va per amore dell’audience ma l’esperienza, che si conclude con l’arrivo della polizia e con la morte del killer, la traumatizza lasciandole la consapevolezza di aver visto qualcosa di terribile che pur non riesce a ricordare. Decide così di andare, assieme al marito, in un centro “spirituale” tra le montagne, una comunità diretta dal Dr. George Waggner, che nasconde un tremendo segreto e i cui membri sono molto più vicini ad Eddie di quanto non si immagini…


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Comincio subito con un’avvertenza: non aspettatevi effetti speciali della madonna né abbondanza di computer graphic. Questo film è affascinante proprio per la sua aria artigianale. Le zanne sono palesemente delle dentiere da mettere e togliere, almeno una scena della pellicola viene mostrata a disegni animati data l’impossibilità di mostrare un’intera trasformazione in lupo mannaro (sebbene sia la prima in assoluto, visto che il contemporaneo Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis è dello stesso anno ma successivo di qualche mese, ed è leggermente più raffinato come realizzazione) e i lupacchiotti presenti sono particolarmente mostruosi e disgustosi, coaguli di pelo, lattice ed animatronics. Ma la messa in scena rozza viene ampiamente compensata da una trama interessante e da una spietata critica nei confronti di una società guidata dai media e dai guru occasionali.




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Joe Dante come al solito ci mette davanti la sua satira sociale, che rende delle piccole perle anche le sue pellicole apparentemente meno impegnate e più “infantili”. In questo caso utilizza la figura della giornalista televisiva Karen White per scagliarsi contro l’idea del sensazionalismo a tutti i costi, di quella banalizzazione dell’orrore che ancora oggi, a distanza di quasi trent’anni, ci viene propinata quotidianamente ogni volta che accendiamo la televisione. Karen decide di metterci la faccia, di diventare ancora più famosa offrendo in prima persona allo spettatore un viaggio nella psiche malata di un serial killer, che non a caso preferisce la visibilità televisiva all’anonimato. Se ne pentirà amaramente, com’è ovvio e giusto, e anche se alcuni colleghi illuminati proveranno ad usare la sua storia come monito ed avvertimento per tutta l’America, ormai il danno è già stato fatto: come si può inculcare un senso di reale pericolo ad un’intera nazione assuefatta all’irrealtà di un giornalismo che punta solo allo share? Ed è in questa realtà così schiava del mezzo televisivo che i lupi mannari prosperano, anche se, poveracci, non hanno vita facile nemmeno loro.




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Infatti, peggio di un lupo mannaro, c’è solo un licantropo moralista e new age. Ora, non starò a svelare troppo a chi non ha visto il film, ma l’ironia di Joe Dante sta nell’inserire, all’interno di una comunità di lupi mannari selvaggi e schiavi degli istinti, una sorta di guru mediatico che cerca di sedarne la natura bestiale e di rinnegare la propria. Sembra davvero che Dante ci voglia mostrare come ognuno nasconda dentro di sé una sorta di bestia che non deve avere necessariamente il controllo su di noi se non lo desideriamo, e di come si debba assolutamente diffidare, oltre di chi vuole lo spettacolo a tutti i costi, anche dei teleimbonitori che offrono soluzioni facili e filosofia spicciola incantando le masse di tacchini pronti a bersi ogni singola parola. La soluzione ad ogni cosa, come diceva Quèlo, è sempre e comunque dentro di noi. Ma anche in questo caso, se ci sono di mezzo dei mannari, potrebbe essere sbagliata. Non è sbagliata invece la scelta di vedere questo film, che regala anche qualche genuino momento di tensione. Lo consiglio anche a chi non ama l’horror, ma preparatevi ad un inizio un po’ lento.


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Di Dee Wallace ho già parlato qui.




Joe Dante è il regista della pellicola, uno dei registi più particolari, ironici e graffianti d’America, nonché un grande mito che accompagna noi figli degli anni ’80 fin dall’infanzia. Tra i suoi film ricordo Pirana, Ai confini della realtà, il meraviglioso Gremlins, Explorers, Salto nel buio, Gremlins 2 – La nuova stirpe, La seconda guerra civile americana, Small Soldiers, Looney Tunes: Back in Action. Per la TV ha diretto Ai confini della realtà, due episodi di Masters of Horror, tra i quali lo splendido Homecoming, e un episodio di CSI: NY. Ha 63 anni e tre film in uscita.


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Patrick McNee interpreta il Dr. George Waggner. L’attore inglese, diventato un personaggio cult interpretando l’agente John Steed nella mitica serie Agente speciale, ha lavorato in pellicole come Agente 007 – Bersaglio mobile, Waxwork, La maschera della morte rossa e The Avengers – Agenti speciali, mentre tra le serie TV alle quali ha partecipato ricordo Alfred Hitchcock presenta, Rawhide, Ai confini della realtà, Colombo, Magnum P.I, Cuore e batticuore, Love Boat, La signora in giallo, Frasier. Ha 87 anni.




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Dennis Dugan interpreta Chris, collega e amico della protagonista. L’attore americano ha sviluppato in seguito la sua carriera soprattutto in campo registico, collaborando a più riprese con l’odioso (per me è un pessimo attore…) Adam Sandler e facendo piccoli camei in ogni pellicola diretta. Tra i suoi film come regista ricordo La piccola peste, Mai dire ninja, Assatanata, Zohan – Tutte le donne vengono al pettine, mentre per la TV ha firmato alcuni episodi delle serie Hunter, Moonlighting, Avvocati a Los Angeles, Chicago Hope, Ally McBeal, New York Police Deparment. Ha 63 anni e un film in uscita.


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E ora, prima di lasciarvi al trailer del film, un paio di curiosità. Il film è tratto dal libro The Howling di Gary Brandner, del 1977. Ha avuto ben sei seguiti molti dei quail inediti in Italia ed usciti solo per il mercato dell’home video: Howling II – L’ululato, Howling III, Howling IV: The Original Nightmare, Howling V: The Rebirth, Mostriciattoli (alias Howling VI: The Freaks) e Howling: New Moon Rising. Christopher Stone, che interpreta il marito di Karen, Bill, è stato sposato con Dee Wallace anche nella realtà ed è morto nel 1995 per un attacco cardiaco. Dick Miller, attore feticcio di Joe Dante e non solo, ha recitato anche nel film Evil Toon. E ora… a voi il trailer, ENJOY!!




venerdì 10 agosto 2007

Evil Toons (1992)

Sacrosanti ricordi d'infanzia, dove anche il film più becero si scopre invece essere un piccolo cult, se rivisto a distanza di anni, come questo Evil Toons di Fred Olen Ray, un misto tra soft core, horror di serie Z, parodia e Chi ha incastrato Roger Rabbit? (!)



La trama è questa: quattro ragazze, che definire prosperose è dir poco, si recano presso una villa per fare le pulizie. Una volta arrivate a pulire la cantina, però, trovano un baule con dentro un libro (preso paro paro dal Necronomicon de La Casa) ed altri ameni oggetti. Letto il contenuto del libro scateneranno l'Evil Toon del titolo, un demone che cercherà in tutti di i modi di ucciderle e mandare le loro anime all'inferno.


Il film è ovviamente una porcata paurosa, un pretesto per mostrare le grazie delle quattro protagoniste che si denudano praticamente in ogni scena e che, poveracce, sono quattro attricette tremende reduci da filmetti hardcore. Ciò non toglie che due di esse, Roxanne e Megan, ovvero le protagoniste, siano anche simpatiche e a loro modo comiche, ma forse è proprio il contesto in sé che le rende tali.


Incredibile vedere cosa faceva Carradine prima che venisse ripescato da Tarantino: in questo film fa la parte di un'anima condannata al limbo, per aver portato il demoniaco libro in America, e per tutto il film si limita a maledire la sua condizione disagiata come un novello Leopardi e a fissar comicamente la telecamera, rigido e statico come un gatto di marmo.


Per quanto riguarda lo stile registico del film, andiamo di male in peggio: l'animazione del Demone è poverissima, così come gli effetti speciali in generale. Il regista ha cercato di dare all'intero film un piglio cartoonistico assurdo, come la treccia della protagonista che si rizza quando è spaventata, o il <boing!boing!> del seno ballonzolante di Roxanne durante la scena dello strip tease. I dialoghi sono risibili, da primato quelli del demone la cui frase preferita è "belle tette" oppure "bel culo". Per il resto, allucinante come i scenografi abbiano preteso di far passare un tappeto comprato dai marocchini per un drappo che accoglie le anime all'inferno!


Splendida l'autocitazione di Dick Miller che, guardando un film alla tv, dice: "A quest'attore avrebbero dovuto dare l'oscar!" Il film che sta guardando è proprio A Bucket of Blood del divino Corman, interpretato appunto dallo stesso Dick Miller.


In generale, però, lo consiglio: una chicca imperdibile per gli amanti del Trash più arrogante.


Fred Olen Ray ha una filmografia sterminata che parte dagli anni 70, per la maggior parte film di serie Z. Solo per fare alcuni titoli, di quelli arivati in Italia: Warlords - I signori della guerra, Emmanuelle 2000, Il mio papà invisibile, titoli che per la maggior parte passano solo per la TV o direttamente in video. E' considerato uno dei peggiori registi al mondo ed è anche un Wrestler. Ha 43 anni.


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David Carradine, che qui interpreta l'ammorbantissimo Gideon fisk, è diventato famoso per la serie TV Kung Fu ma ha anche partecipato a film memorabili diventando una vera e propria icona cinematografica e cool in tutto il mondo. solo per citare alcuni titoli: America 1929: Sterminateli senza pietà e Mean Streets di Scorsese, L'uovo del serpente del recentemente scomperso Bergman, per poi perdersi in indegni filmastri fino ad essere "salvato" da Tarantino, che gli ha donato lo splendido ruolo di Bill in Kill Bill. Ha partecipato anche ad episodi di Streghe ed Alias. Ha 71 anni.



Dick Miller è una di quelle facce note che fanno dire: ma dove l'ho già visto? Io adoro questo splendido caratterista, sin dall'infanzia, sempre sfigato ed ubriaco. Inoltre è protagonista di alcuni tra i titoli migliori della Fantascienza/Horror anni 50/60. Tra i suoi film ricordo il già citato A Bucket of Blood, La piccola bottega degli orrori sempre di Corman, Sepolto vivo, L'uomo dagli occhi a raggi X, 1941: Allarme a Hollywood, L'ululato, Ai confini della realtà, Terminator, Fuori orario, Gremlins e Gremlins 2 (splendido, l'idolo della mia infanzia!) Pulp Fiction, I racconti della cripta: il Cavaliere del male e Looney Tunes: Back in action. Ha 79 anni.


 


Secondo voi il bestio che ha in mano non ce l'ho identico in camera? XD


Monique Gabrielle interpreta Megan, ovviamente cammuffata da bruttina sfigatella ed occhialuta. Peccato la tradisca il seno. Tra i suoi non memorabili film, si ricordano L'ospedale più pazzo del mondo, L'Aereo più pazzo del mondo.. sempre più pazzo, Piccola peste s'innamora (Oh My God!!!) oltre che a varie apparizioni per Penthouse. Ha 44 anni,



Per quanto riguarda le altre sciacquette, mi spiace ma purtroppo non sono riuscita a trovare abbastanza informazioni e soprattutto foto, mannaggia!


Questo è lo stile del nostro, per farvi capire... solo per stomaci forti XD


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