domenica 31 maggio 2020
L'uomo del labirinto (2019)
Trama: una ragazza viene liberata dopo una prigionia di 15 anni e due uomini, un profiler e un investigatore spiantato, cercano di capire l'identità del suo rapitore.
L'uomo del labirinto mi aveva colpita fin dal trailer, più virato sull'horror sovrannaturale che sul thriller, e assai simile alle copertine del manga Doubt di Yoshiki Tonogai; quell'uomo con la testa di coniglio e gli occhi rossi a cuoricino mandava brividi giù per la schiena e l'aggiunta di due signori attori come Dustin Hoffman e Toni Servillo era quel qualcosa in più che mi avrebbe spinta ad andarlo a vedere. Non so come mai, alla fine, non ero riuscita ad andare in sala, ma forse è stato meglio così. Intendiamoci, L'uomo del labirinto non è un brutto film ed è a tratti molto inquietante, però ha delle caratteristiche che non ho apprezzato granché, in primis un "sovraccarico" di elementi perturbanti e stilosi che mi ha dato da pensare a come la pellicola di Carrisi sembri più un film di apparenza che di sostanza. Sulla trama, niente da dire. Il film lavora su due piani paralleli, da una parte l'indagine del profiler Green, costretto a discernere il sogno dalla realtà nei racconti confusi di una ragazza traumatizzata, dall'altra parte Bruno Genko, investigatore morente che vorrebbe fare almeno una cosa buona nella vita, dopo aver rifiutato all'epoca la richiesta dei genitori di Samanta di indagare sulla scomparsa della figlia. Lo spettatore è costretto, giustamente, a fare attenzione a tutto ciò che viene detto all'interno del film, zeppo di piccoli dettagli risolutori, tuttavia si inseriscono, a livello di regia e fotografia, degli elementi scorretti e dissonanti che spingerebbero i ragionamenti del pubblico verso una determinata direzione, frustrata da quel finale in cui tutto torna, lasciando con un palmo di naso chi pensava di aver capito ogni cosa.
La voglia di confondere lo spettatore si mescola al desiderio di creare sequenze quanto più "fasulle" possibile, non tanto durante le visioni, evocative ed interessanti, di Samanta, quanto nel corso di tutto lo storyarc dedicato a Bruno Genko, all'interno del quale predominano colori saturi con preponderanza di rosso, giallo ed ocra (in contrasto con le scene in cui è presente il dottor Green, molto più "televisive" non solo a livello di fotografia ma anche di regia), punti di vista strani e soluzioni visive fumettistiche, che a tratti mi hanno ricordato alcune sequenze di Sin City, soprattutto quando il personaggio viene mostrato in macchina, con paesaggi posticci che scorrono nei finestrini. Ragionando col senno di poi sono scelte sensate e anche intelligenti, ma lo stesso ho ravvisato un senso di scorrettezza nei confronti dello spettatore, forse spinta da una naturale antipatia nei confronti dei due personaggi principali, che mi sono sembrati interpretati da due attori normalmente bravi ma svogliati, in particolare Dustin Hoffman (penalizzato anche da un doppiaggio non all'altezza). Onestamente, nemmeno Toni Servillo mi è parso particolarmente a suo agio nel ruolo di Bruno Genko, surclassato da uno stuolo di caratteristi tra il weird e l'ambiguo, sicuramente molto "americani" nel loro modo di essere e di porsi. Di sicuro, L'uomo del labirinto è un film che potrebbe vendere molto bene all'estero, proprio per il suo stampo poco italiano, dal respiro internazionale, tuttavia avrei preferito che l'intera operazione non si fosse "vergognata" delle sue origini e fosse riuscita ad essere originale e nostrana come per esempio il recente The Nest.
Di Dustin Hoffman (Dottor Green) e Toni Servillo (Bruno Genko) ho già parlato ai rispettivi link.
Donato Carrisi è il regista e sceneggiatore della pellicola. Nato a Martina Franca, ha diretto La ragazza nella nebbia, sempre tratto da un suo romanzo. Ha 47 anni.
mercoledì 20 dicembre 2017
La giuria (2003)
Trama: dopo l'omicidio di un broker, la moglie fa causa alla società produttrice dell'arma usata per ucciderlo. Al processo, il consulente Rankin Finch punta a comporre una giuria in grado di far vincere la società ma qualcosa va storto...
Quest'anno il Bolluomo ha preso una laurea in giurisprudenza e siccome non è facilissimo conciliare i nostri gusti cinematografici/seriali ho pensato di fargli vedere American Crime Story - The People vs OJ Simpson; come al solito, per quel che riguarda la visione stiamo andando lenti come dei bradipi ma Mirco è rimasto incuriosito dalla questione "giuria" e dal modo in cui la stessa viene composta durante i processi in America, con fior di consulenti che aiutano la difesa o l'accusa a selezionare i membri che potrebbero portare alla vittoria dell'una o l'altra parte. Come al solito, in America tutto può venire trasformato in business e lo stesso vale per me: tutto può essere trasformato in un film da guardare senza temere occhiate sdegnate, quindi approfittando della sua programmazione su Netflix ho caldamente appoggiato il desiderio mirchiano di guardare La giuria, pellicola che avevo più volte sentito nominare (a sproposito, credevo che avesse vinto anche degli Oscar...) ma non avevo mai osato guardare per timore di mattonata sui marroni. La mattonata, per fortuna, non c'è stata, sebbene gli ultimi dieci minuti di film mi abbiano vista crollare causa stanchezza e inizio tardivo della visione, e La giuria si è confermata una pellicola molto interessante e a modo suo anche dinamica, zeppa di colpi di scena e fortunatamente non confinata esclusivamente all'interno di un'aula di tribunale. Il processo, in effetti, ha un ruolo abbastanza marginale, quel che contano sono innanzitutto la giuria e poi il dilemma morale di un avvocato anche troppo ingenuo e ligio al dovere contrapposto alla totale mancanza di scrupoli di un consulente geniale che mira solo a fare soldi. E' attraverso gli occhi di quest'ultimo che lo spettatore viene a conoscenza delle complesse dinamiche che sovrintendono alla scelta di una giuria e anche della facilità con cui la stessa, volendo, può essere manipolata dall'esterno e persino dall'interno (anche se pare che esistano regole "reali" che renderebbero la cosa un po' più difficile di come viene mostrato nel film) ed è sempre tramite Fitch che si sviluppa il "thriller" all'interno del processo. Uno dei membri della giuria, infatti, non è adamantino come parrebbe e, una volta scoperto quale dei giurati ha un secondo fine, rimane ancora da comprendere come si svilupperà il gioco d'astuzia sempre più pericoloso tra lui/lei e Fitch e soprattutto quali sono i motivi che risiedono dietro la scelta del giurato in questione, nonché quali saranno le conseguenze sull'intero processo e sulla vita di chi in esso ha riposto tutte le speranze di ottenere giustizia.
Le due carte vincenti de La giuria sono dunque la trama articolata nonché vivace e soprattutto un cast di ottimi attori e caratteristi capaci di incantare gli spettatori con le loro interpretazioni, anche perché sul piano della regia c'è poco da dire, classica ed elegante com'è. Partendo dai "pesci più grossi", Gene Hackman è un mostro di bravura e mangia letteralmente la scena; probabilmente, il momento più esaltante è quello in cui l'attore si confronta per la prima volta nella storia del Cinema con l'amico di vecchia data Dustin Hoffman, impegnato in un altro ruolo intenso benché forse meno memorabile rispetto ad altri, dando vita ad una doppia performance emozionante (ma in generale ogni sequenza in cui è presente Hackman non fa che sottolineare la grandezza dell'attore). Appena sotto troviamo John Cusak, qui ancora all'apice della sua carriera e capace di trasformare l'apparente scazzo del personaggio in qualcosa di più profondo e misterioso, e la bellissima Rachel Weisz, sensuale ed elegante come poche altre attrici. A completare il cast troviamo poi dei caratteristi che riescono, anche con pochi minuti a disposizione, a ritagliarsi uno spazio importante non solo all'interno del film ma anche nella memoria dello spettatore, il quale per una volta non ha difficoltà a destreggiarsi nella marea di personaggi più o meno importanti che popolano la pellicola o ad empatizzare con gli stessi. L'unico appunto che mi viene da muovere alla pellicola, siccome la trama differisce da quella del romanzo solo per la causa scatenante il processo, è: perché in America, non potendo fare causa all'assassino del marito in quanto suicidatosi subito dopo il delitto, ci si può rivalere contro i produttori dell'arma utilizzata? Sinceramente, pur con tutto l'odio e il dolore che proverei in occasione di un'eventualità simile, non mi passerebbe nemmeno per l'anticamera del cervello di citare in giudizio la Beretta, per dire. Ma forse è a questo che servono gli avvocati? Mah. A parte questi miei ragionamenti cretini, La giuria è davvero un bel film che consiglio anche a chi non è mediamente appassionato del genere.
Del regista Gary Fleder ho già parlato QUI. John Cusak (Nicholas Easter), Gene Hackman (Rankin Fitch), Dustin Hoffman (Wendell Rohr), Rachel Weisz (Marlee), Bruce Davison (Durwood Cable), Bruce McGill (Giudice Harkin), Jeremy Piven (Lawrence Green), Jennifer Beals (Vanessa Lembeck), Bill Nunn (Lonnie Shaver) e Dylan McDermott (Jacob Woods) li trovate invece ai rispettivi link.
Leland Orser interpreta Lamb. Americano, è una di quelle facce conosciute che ricordo da film come Seven, Independence Day, Fuga da Los Angeles, Alien - La clonazione, Salvate il soldato Ryan, Cose molto cattive, Il collezionista di ossa, The Guest, The Devil's Candy e probabilmente anche da serie quali X-Files, Innamorati pazzi, Oltre i limiti, CSI - Scena del crimine, ER - Medici in prima linea e 24. Anche regista e sceneggiatore, ha 57 anni.
Luis Guzmán interpreta Jerry Hernandez. Portoricano, lo ricordo per film come Mr Crocodile Dundee II, Black Rain - Pioggia sporca, Sono affari di famiglia, Amore all'ultimo morso, Carlito's Way, Boogie Nights - L'altra Hollywood, Out of Sight, Il collezionista di ossa, Magnolia, Traffic, Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi, Cleaner e Pelham 1 2 3 - Ostaggi in metropolitana, inoltre ha partecipato a serie quali Miami Vice, Hunter e Walker Texas Ranger. Anche produttore, ha 61 anni e tre film in uscita.
Cliff Curtis, che interpreta Frank Herrera, era l'insopportabile Travis di Fear the Walking Dead (serie che ho finalmente abbandonato!). Nel romanzo di Grisham la causa veniva intentata contro l'industria del tabacco ma dopo l'uscita di Insider - Dietro la verità la sceneggiatura è stata cambiata, anche perché la realizzazione de La giuria ha subito un sacco di ritardi; nel 1997 il film avrebbe dovuto essere diretto da Joel Schumacher, con Edward Norton nei panni di Easter e Sean Connery e Gwyneth Paltrow in quelli di Fitch e Marlee, ma quando il regista ha abbandonato il progetto gli attori si sono dedicati ad altro è la stessa cosa è successa nel 2001, quando Will Smith ha rinunciato al ruolo di Easter causando la "dipartita" anche del regista Mike Newell e di Jennifer Connelly, designata per la parte di Marlee. Per la cronaca, il ruolo di Marlee era stato offerto anche a Naomi Watts, costretta a rinunciare per impegni pregressi, e si dice che a un certo punto persino Alfonso Cuarón fosse stato chiamato per dirigere e co-sceneggiare la pellicola. Detto questo, se La giuria vi fosse piaciuto potete recuperare Il cliente, L'uomo della pioggia e Il socio. ENJOY!
martedì 29 marzo 2016
Kung Fu Panda 3 (2016)
Trama: mentre il crudele Kai riesce a fuggire dal regno degli spiriti dove era confinato, il panda Po deve trovare la sua reale identità come Guerriero Dragone e affrontare il ritorno del vero padre...
Alla fine di questo terzo episodio posso tranquillamente dire che quella di Kung Fu Panda è una delle migliori trilogie mai girate, ovviamente con tutti i limiti del caso, non fraintendete. Il bello di questa serie di film infatti è che il protagonista Po, panda teneroso, cicciottello e pasticcione, cresce diventando un vero maestro del Kung Fu gradualmente, affrontando in ogni film una sfida che lo eleva di uno scalino rispetto alla sua condizione precedente, senza mai snaturarne l'essenza di bambinone combina guai; per intenderci, non vedremo mai Po diventare un eroe tragico alla Goku perché ogni suo passo verso la consapevolezza è costellato di piccoli momenti umoristici e, soprattutto, un'enorme umiltà. Ciò vale anche per questo ultimo episodio, che inizia con un Guerriero Dragone "adagiato" in una routine fatta di battaglie e allenamenti. Ma cosa significa davvero essere IL Guerriero Dragone? Cosa lo differenzia da combattenti ben più abili come, solo per fare due nomi, Tigre e il maestro Shifu? Eh, qualcosa di importantissimo c'è e il film lo rende chiaro e palese agli occhi dei piccoli spettatori, introducendo la tanto chiacchierata (almeno in Italia) figura del vero padre di Po, un pandone pasticcione ed esageratamente chiassoso, tanto quanto il figlio, e l'intera comunità dei suoi tenerissimi simili, uno più pacioccone e bello dell'altro. La ricerca delle proprie radici, la necessità di collaborare e migliorare sé stessi, la consapevolezza che il concetto di famiglia non può e non deve essere limitato ai legami di sangue, sono tutti temi importantissimi che vengono snocciolati con naturalezza tra un combattimento e l'altro, tra una risata e una lacrima, mentre gli sceneggiatori cercano di dare spazio non solo a Po ma anche a tutti i comprimari tanto amati da chi ha seguito la saga fin dall'inizio.
Kung Fu Panda 3 è come sempre molto bello anche visivamente. Sarà stata la grandezza della sala o dello schermo ma mi è parso che stavolta i personaggi fossero molto più realistici per quel che riguarda la resa del pelo (meravigliosamente morbido!!) e delle fattezze in generale, mentre le mosse di kung fu mi sono sembrate molto più fluide. L'animazione, come accadeva anche negli altri due film, alterna la CGI a disegni chiaramente ispirati alle stampe cinesi, soprattutto quando occorre introdurre dei flashback o delle leggende ricavate dalle storiche pergamene custodite da Shifu, e i due registi ricorrono spesso alla tecnica dello split screen, soprattutto durante le scene d'azione più concitate. Il character design dei personaggi nuovi, in gran parte ovviamente panda, è incredibilmente delicato e tenero, ogni animalotto è caratterizzato in modo che non sia possibile confonderlo con un altro e non avete idea di che esplosione di pucciosità siano i pandini, uno più bello dell'altro; il cattivo nuovo, Kai, è connotato come già succedeva ai tempi del primo Kung Fu Panda con un abbondante utilizzo del verde "ooze", concentrato di spettrale malvagità che si scatena nei terribili guerrieri di Giada che accompagnano il villain, ma purtroppo non raggiunge le vette di teatrale crudeltà del pavone del capitolo precedente, rischiando di cadere presto nel dimenticatoio come predetto dall'inside joke presente all'interno della pellicola. E se le sequenze ambientate nel Regno dello Spirito meritano il voto dieci per i colori e la fantasia con cui sono state realizzate, l'unico rammarico che mi resta è che Scimmia, Gru e Mantide siano un po' diventati i guerrieri scemi del villaggio, perdendo buona parte di quella tridimensionalità che, fortunatamente, non è venuta meno a Tigre e Shifu. E ora, prima di concludere, parliamo un po' della...
TERRIBILE QUESTIONE GENDER (Contiene Spoiler)
Cari genitori,
prima di impedire ai vostri bambini di andare a vedere un film delizioso come Kung Fu Panda 3 perché temete che esso possa pregiudicare non solo la loro identità sessuale futura ma anche il loro concetto di Famiglia Giusta, leggete queste due righe. Il panda Po viene cresciuto da un papero maschio e single perché quest'ultimo un giorno se lo vede piombare nel ristorante poco più che neonato. Non è che il vero padre, un panda per inciso, abbia deciso di abbandonarlo ma, capitelo, credeva fosse morto assieme alla moglie quando il loro villaggio è stato assaltato. E aggiungo anche che la mamma di Po viene più volte nominata nel corso del film, compianta nonché lodata per l'eroico sacrificio che l'ha portata a salvare la vita del pargolo. Quando il vero padre di Po torna a riabbracciarlo, NESSUNO mette in discussione la sua paternità, nessuno chiede a gran voce che panda e papero si uniscano in matrimonio per crescere il protagonista; piuttosto, i due padri riconoscono reciprocamente i rispettivi meriti e il loro rapporto, dopo la diffidenza e la gelosia iniziali, diventa una rispettosa e profonda amicizia. Tutto per il bene di Po che, in buona sostanza, capisce di essere stato cresciuto non solo da panda e papero, ma anche dal maestro Shifu, da maestro Oogway, da tutti gli amici, uomini e donne che siano, che hanno sempre avuto fiducia in lui. Quindi cari, perfetti genitori, andate a vedere Kung Fu Panda 3 tranquilli, ché il Gender non verrà a mordervi le chiappe e magari per una volta riuscirete anche a farvi una risata invece di prendere tutto così maledettamente sul serio!
Della regista Jennifer Yuh Nelson ho già parlato QUI. Jack Black (Po), Bryan Cranston (Li), Dustin Hoffman (Shifu), Angelina Jolie (Tigre), J.K. Simmons (Kai), Jackie Chan (Scimmia), Seth Rogen (Mantide), Lucy Liu (Vipera), David Cross (Gru), James Hong (Ping) e Jean-Claude Van Damme (Maestro Coccodrillo) li trovate invece ai rispettivi link.
Alessandro Carloni è il co-regista della pellicola. Nato a Bologna, è al suo primo lungometraggio. Anche animatore e tecnico degli effetti speciali, ha 38 anni.
Kate Hudson (vero nome Kare Garry Hudson) è la voce originale di Mei Mei. Americana, figlia di Goldie Hawn, la ricordo per film come Quasi famosi, The Skeleton Key e Tu, io e Dupree, inoltre ha partecipato a serie come Party of Five e Glee. Anche produttrice, regista e sceneggiatrice, ha 37 anni e tre film in uscita.
Tra gli altri doppiatori originali segnalo la presenza fissa Randall Duk Kim, che come negli altri episodi doppia il maestro Oogway, Wayne Knight, che invece presta la voce a Big Fun e Hom-Lee, e quattro dei figli della coppia Angelina Jolie/Brad Pitt, ovvero Pax, Knox, Zahara e Shiloh, tutti a doppiare i piccoli pandini mentre Rebel Wilson e Jamie Campbell Bower hanno rispettivamente dovuto rinunciare ai ruoli di Mei Mei e Li. I boss della Dreamworks hanno confermato che questo non sarà l'ultimo film della franchise ma che ce ne saranno ancora almeno tre; nell'attesa, se Kung Fu Panda 3 vi fosse piaciuto recuperate i primi due film e aggiungete I segreti dei cinque cicloni, il corto Kung Fu Panda Holiday, la serie Kung Fu Panda - Mitiche avventure e i corti Kung Fu Panda: I segreti dei maestri e Kung Fu Panda: Secrets of the Scroll. ENJOY!
martedì 21 maggio 2013
Quartet (2012)
Trama: una casa di riposo per anziani musicisti rischia di chiudere per mancanza di fondi. L'arrivo di una diva della lirica sarà però l'occasione per riunire un famoso quartetto di grande richiamo...
Era da qualche tempo che volevo vedere Quartet, film che mi aveva intrigata fin dalla visione del trailer. Per fortuna non sono rimasta delusa, perché la pellicola rientra in uno di quei generi che, col tempo, mi sono diventati più congeniali, le commedie dal sapore inglese e dal retrogusto dolceamaro. Quartet, infatti, tratteggia con aggraziata ironia la vita di un gruppetto di anziani ex-musicisti, tutti con le loro peculiarità e i loro problemi, ognuno dotato di una spiccata ed interessante personalità che la sceneggiatura riesce a fare emergere senza togliere spazio a nessuno: c'è il tombeur de femmes che non rinuncia mai ad essere galante, il vecchio trombone scorbutico che si ritiene migliore di tutti gli altri, la diva apparentemente superficiale che nasconde un'incredibile insicurezza, la dolce signora affetta da senilità, il burbero che cerca di dimenticare il passato e rifarsi una vita, ecc. ecc. Tutti questi personaggi interagiscono tra loro in modo assai armonioso, come se fossero strumenti utilizzati per comporre una sinfonia e ogni piccolo gesto, parola o episodio si incastra perfettamente agli altri, formando così uno sfaccettato e coloratissimo quadro.
Dustin Hoffman dirige con mano ferma ma leggera, prediligendo soluzioni classiche e lasciando che siano gli attori, semplicemente meravigliosi, a fare tutto. Al di là dei grandi nomi, Maggie Smith e Billy Connolly su tutti, semplicemente perfetti (quando Jean li manda tutti a quel paese con incredibile dignità e riserbo inglese ho rischiato di ribaltarmi dalla poltrona per il gran ridere, applausi a scena aperta!!), ho amato soprattutto Pauline Collins e la sua dolcissima Cissy, un personaggio che racchiude in sé molti degli aspetti più tristi della vecchiaia; nonostante incarni una delle anime "comiche" del film, Cissy commuove il pubblico in alcune sequenze che mostrano la tragedia della solitudine, il bisogno di avere degli amici o una famiglia accanto, l'impotenza di vedersi sfuggire tra le dita importanti ricordi e persino la consapevolezza di sé stessi. Voi ora forse penserete che Quartet viri sul patetico, ma non è affatto così; questi arzilli vecchietti esprimono vivacità e forza attraverso la musica e, considerando che molti attori sono davvero degli ex musicisti, la passione che mettono nei numeri musicali è autentica e coinvolgente. Quanto al Quartet del titolo, è molto interessante la scelta di non farlo sentire alla fine. Forse perché, come spesso accade, è più importante il viaggio della meta? Molto probabilmente sì ed è anche per questo che consiglio a tutti questo delizioso Quartet.
Del regista Dustin Hoffmann ho già parlato qui. Maggie Smith (Jean Horton), Billy Connolly (Wilf Bond) e Michael Gambon (Cedric Livingston) li trovate invece ai rispettivi link.
Tom Courtenay (vero nome Thomas Daniel Courtenay) interpreta Reginald Paget. Inglese, ha partecipato a film come Il dottor Zivago, Il servo di scena, La bussola d’oro e Treno di notte per Lisbona. Ha 76 anni.
Pauline Collins interpreta Cissy Robson. Inglese, ha partecipato a film come Shirley Valentine – la mia seconda vita, Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni e Albert Nobbs, alla miniserie Bleak House e ad alcuni episodi di Doctor Who. Ha 73 anni.
Se il film vi fosse piaciuto consiglio la visione di Billy Eliott e magari anche del divertentissimo Full Monty. ENJOY!!
mercoledì 11 luglio 2012
Hook - Capitan Uncino (1991)
Trama: Peter Banning è un avvocato che mette sempre la carriera davanti alla famiglia e, soprattutto, ai figli. Durante un viaggio in Inghilterra questi ultimi vengono rapiti da Capitan Uncino; trascinato dalla fatina Trilly sull’Isola che non c’è, Peter arriverà a ricordare che il suo vero cognome non è Banning… ma Pan.
Hook rappresenta uno di quegli incredibili casi in cui, guardando alcuni spezzoni di film, si viene assaliti da una nostalgia canaglia e da un ricordo meraviglioso della pellicola in questione, accompagnati da una potentissima voglia di rivederla. Poi, quando si prende il DVD e ci si immerge nella visione, si rimane inevitabilmente delusi. Intendiamoci, Hook è sempre un film diretto da Spielberg, interpretato da attori della madonna, basato su una delle storie per l’infanzia più belle di sempre… ma la delusione deriva proprio dal fatto che, con tutti questi elementi per le mani, sarebbe dovuto uscire fuori un capolavoro, e invece la sensazione che ho avuto è stata quella di trovarmi davanti ad un’occasione sprecata. L’idea su cui si basa la sceneggiatura è molto intrigante: Peter Pan un giorno ha deciso di andarsene dall’Isola che non c’è e crescere, diventando l’antitesi di tutti i valori promossi nel suo luogo di origine. Ci troviamo quindi davanti un avvocato noioso, tutto lavoro e niente divertimento, talmente impegnato da non avere neppure il tempo di fare il padre e, soprattutto, assolutamente dimentico della sua infanzia. Su queste premesse gli sceneggiatori costruiscono il confronto tra la natura dei due personaggi protagonisti, Peter Pan e Capitan Uncino, che rispettivamente incarnano il desiderio di vivere la vita senza pensare al domani e la paura del tempo che passa, della vecchiaia che incombe; mentre Peter, pur sbagliando durante il percorso, ha deciso di crescere e allontanarsi dall’Isola che non c’è per vivere un’avventura imprevedibile, Uncino ha deciso di rimanere testardamente ancorato alla sua vecchia vita, diventando una sorta di spauracchio eterno, immutabile e inevitabilmente annoiato. A fare da corollario a questo interessante confronto, però, ci sono degli elementi che sgonfiano inevitabilmente la pellicola, banalizzandola.
Accanto, infatti, a momenti esilaranti come i confronti tra Uncino e Spugna o ad immagini poetiche e commoventi come le sequenze in cui Peter ricorda la sua infanzia, il suo stupore nel vedere Wendy invecchiare sempre di più, l’incontro con la sua futura moglie addormentata, oppure quelle in cui i Bimbi Sperduti lo riconoscono e lo accettano come Peter Pan, c’è tutto un corollario di bambinate e secchiate di melassa francamente inutili (Trilly che confessa il suo amore a Peter, tanto per dirne una, o la pedante e ridondante moraletta finale). Anche la regia di Spielberg e le sequenze d’azione sembrano fiacche, quasi dei banali riempitivi attaccati alla bell’e meglio all’ossatura della trama, che senza un attimo di dubbio o incertezza ci scodella un paio di prove organizzate dai bimbi ai danni del vecchio Peter, qualche scontro con il galletto Rufio (talmente “simpatico” che sfido chiunque a piangere davanti al destino che gli prospetta il finale…), una triste canzoncina disneyana e una battaglia contro i pirati priva di suspance e molla quanto il parrucchino del povero Uncino. Quanto agli effetti speciali, ormai il tempo ha lasciato il segno anche su di loro; la lucetta soffusa intorno a Trilly è ancora molto naturale, ma le scene in cui i personaggi volano cominciano a risultare fasulle quanto delle monete da 5 euro.
Sul piano delle scenografie, dei costumi e degli attori, invece, bisogna levarsi il cappello. Le icone dell’Isola che non c’è, come la nave di Uncino, il covo dei Pirati e quello dei Bambini Sperduti, vengono riprodotti in modo splendido, e anche la metamorfosi di Peter da Banning a Pan ha dell’incredibile nella sua semplicità: calzamaglia a parte, il trucco che lo ringiovanisce rispetto all’inizio non è affatto teatrale o pesante, inoltre fa in modo che la naturale vivacità degli occhi di Robin Williams risalti ancora di più, mentre basta solo un’acconciatura leggermente diversa per dare l’impressione che all’attore siano venute le orecchie a punta. Anche la mise di Dustin Hoffman, superbo e malvagio Capitan Uncino, è perfetta perché, pur rifacendosi all’iconografia disneyana del personaggio, lo fa lasciando intravedere il vecchio, debole e patetico essere umano che si nasconde sotto la nera e boccolosa parrucca in stile Re Sole. Tra gli attori inoltre, assieme ai due colossi già nominati, spicca una meravigliosa Maggie Smith che da sola varrebbe la visione dell’intera pellicola: all’età di soli 57 anni l’attrice inglese è stata costretta a vestire i panni della novantaduenne e lo fa con una sensibilità, una grazia, una dignità tali che verrebbe voglia di prendere la malinconica nonna Wendy, costretta a lasciare l’amato Peter Pan alla figlia abbandonando per sempre le avventure vissute sull’Isola che non c’è, e abbracciarla forte. In conclusione, se non avete mai visto Hook ve lo consiglio nonostante le imperfezioni, mentre se, come me, ne conservate un meraviglioso ricordo, forse è il caso di non recuperarlo a meno che non vogliate guardarlo con i vostri bimbi, che sicuramente ne rimarranno deliziati!
Del regista Steven Spielberg (che interpreta anche un pirata) ho già parlato qui, mentre Dustin Hoffman (Capitan Uncino), Julia Roberts (Campanellino) e Maggie Smith (nonna Wendy) li potete trovare ai rispettivi link.
Robin Williams interpreta Peter Banning. Sicuramente uno dei più grandi attori americani viventi (anche se da parecchi anni la sua carriera ha subito un discreto declino), lo ricordo per film come Popeye – Braccio di ferro, Good Morning, Vietnam, L’attimo fuggente, Cadillac Man, Mister occasionissima, Risvegli, La leggenda del re pescatore, Toys – Giocattoli, Mrs. Doubtfire – Mammo per sempre, Nine Months – Imprevisti d’amore, A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar, Jumanji, Piume di struzzo, Jack, L’agente segreto, Hamlet, Harry a pezzi, Flubber – Un professore fra le nuvole, Will Hunting – Genio ribelle (che gli è valso l’Oscar come miglior attore non protagonista), Al di là dei sogni, Patch Adams, L’uomo bicentenario, A.I. Intelligenza Artificiale, One Hour Photo e Insomnia; inoltre ha partecipato alle serie La famiglia Bradford, Happy Days, Mork e Mindy, Friends e doppiato il personaggio del Genio nel film Aladdin. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 61 anni e tre film in uscita.
Bob Hoskins (vero nome Robert William Hoskins) interpreta Spugna, ruolo che ha ripreso inoltre nella miniserie Neverland. Altro grandissimo attore americano, sicuramente uno dei miei preferiti, lo ricordo per film come Brazil, Chi ha incastrato Roger Rabbit?, Sirene, Super Mario Bros., Gli intrighi del potere, L’agente segreto e Michael; ha doppiato inoltre uno dei personaggi di Balto. Anche regista, produttore e sceneggiatore, ha 70 anni e un film in uscita.
Caroline Goodall interpreta Moira. Inglese, ha partecipato a film come Cliffhanger, Schindler’s List e serie come Oltre i limiti, CSI e Alias. Ha 53 anni e un film in uscita.
Charlie Korsmo (vero nome Charles Randolph Korsmo) interpreta Jack. Americano, ha partecipato a film come Dick Tracy e Giovani, pazzi e svitati. Ha 34 anni.
Nel 1992 il film ha ricevuto cinque nomination agli Oscar: miglior scenografia, migliori costumi, migliori effetti speciali, miglior trucco e miglior canzone originale per la melensa When You’re Alone, unica canzone superstite del musical Hook che John Williams aveva cominciato a scrivere nel 1985 prima di abbandonare il progetto. Tra le guest star figurano nomi parecchio famosi, come Phil Collins (è l’ispettore che investiga sul rapimento di Jack e Maggie), una diciannovenne e non ancora famosa Gwyneth Paltrow (Wendy da giovane), una Glenn Close ben camuffata nei panni del pirata che viene chiuso nella cassa con gli scorpioni, e per finire Carrie Fisher e George Lucas che si baciano sul ponte mentre Campanellino porta via un infagottato Peter verso l’Isola che non c’è. Kevin Kline avrebbe dovuto interpretare proprio Peter Pan, ma le riprese del demenziale Bolle di sapone glielo hanno impedito mentre invece David Bowie, purtroppo, ha rifiutato il ruolo di Capitan Uncino. Infine se, come me, vi siete sempre chiesti che significato avesse il “Bangarang” urlato spesso dai bimbi sperduti, pare sia slang giamaicano e che significhi semplicemente “Casino!” E con questo concludo dicendo che, se il film vi fosse piaciuto, potreste recuperare Jumanji, Inkheart - La leggenda del cuore d'inchiostro, Stardust e, per approfondire l'argomento, Peter Pan (il cartone Disney e la versione del 2003 con Jason Isaacs) e Neverland - Un sogno per la vita. ENJOY!!!
venerdì 2 settembre 2011
Kung Fu Panda 2 (2011)
Trama: dopo gli eventi del primo film troviamo il panda Po ormai perfettamente integrato nel suo ruolo di Guerriero Dragone, amato e rispettato da amici, cittadini e compagni. Ma all’orizzonte si profila la minaccia del malvagio Shen e della sua temibile arma in grado di annientare per sempre il kung fu…
Come dicevo, l’industria cinematografica, soprattutto quella USA, sta grattando il fondo del barile e sforna remake e sequel in quantità. Per fortuna questo trend non si limita a produrre solo cose pessime, ma anche film pregevoli come Fright Night – Il vampiro della porta accanto e questo Kung Fu Panda 2, che arricchisce e completa la storia del primo episodio maturando anche dal punto di vista dei temi trattati, che diventano più seri e complessi. Mantenendo ovviamente l’essenziale carica umoristica del delizioso panda Po, goffo ed imbranato anche ora che è diventato ufficialmente il Guerriero Dragone, e della maggioranza dei personaggi secondari, gli sceneggiatori in questo sequel scavano infatti nell’infanzia del protagonista, portando in superficie un argomento difficile (soprattutto per il pubblico più giovane; non a caso i bambini presenti in sala sbuffavano spesso e volentieri, senza capire una ceppa) come l’accettazione di un passato angosciante e il tentativo di trasformarlo nella forza necessaria a migliorare sé stessi nel presente, guardando al futuro. Fondamentale, dunque, anche l’introduzione di un villain molto più malvagio rispetto a quello del primo film, vanesio (non a caso è un Pavone), folle e dedito allo sterminio come un novello Erode, spinto dalle profezie di una povera Capra veggente.
Superando questa cupezza e maggior serietà, sorvolando su una sequenza talmente struggente che piango ancora adesso a ripensarci, lo spirito di Kung Fu Panda 2 rimane comunque invariato rispetto al primo capitolo. I personaggi regalano gag a profusione, sia i buoni (Po è, come al solito, una fucina di risate, ma esilarante è anche la Mantide che gioca sulla natura della sua specie, con le femmine che staccano la testa ai maschi, e il nuovo personaggio della veggente, un’irritante Capra che predice persino le parole che stanno per esserle rivolte e cerca di mangiarsi gli abiti del malvagio di turno) che i cattivi (il lupo che, nel descrivere Po, usa aggettivi come “supercoccolo e morbidoso” o anche lo stesso Shen, un malvagio talmente borioso da risultare insopportabile ai suoi stessi sottoposti) e le sequenze d’azione mescolano le tecniche serie delle cinque furie o l’eleganza del pavone all’ovvia incapacità, goffaggine e sfacciataggine occidentale di Po, con risultati che vanno dal semplicemente divertente al geniale (la mia sequenza preferita è senza dubbio quella del Dragone Cinese che mangia ed espelle gli avversari!). Per quanto riguarda l’animazione, è ovviamente spettacolare, sia per quanto riguarda i singoli personaggi che le intere sequenze, soprattutto quando l’arma utilizzata sono i fuochi d’artificio, che regalano immagini assai vicine a quelle degli anime giapponesi, in particolare verso il finale; interessante inoltre l’utilizzo di tre diverse tecniche per mostrare tre diversi tempi narrativi, ovvero la CG per il presente, una sorta di teatrino di ombre cinesi per la storia di Shen e una deliziosa animazione stilizzata per l’infanzia di Po.
Detto questo, Kung Fu Panda 2 non è comunque esente da difetti e risulta sicuramente inferiore (anche se di poco) al primo capitolo. Innanzitutto, sembrerebbe quasi uno spin – off per il mercato dell’home video sia per la sua durata che per la velocità con cui vengono presentati i vari eventi che compongono il film; inoltre, a parte Shen e La Divinatrice, i nuovi “maestri” introdotti non sono niente di trascendentale e possono passare tranquillamente inosservati (tranne il Maestro Croc, che consente allo spettatore attento di riconoscerne al volo il doppiatore originale grazie alla “mossa della spaccata”, tipica di Van Damme). Per quanto riguarda la versione italiana, la pecca grossa come una casa è sempre quella fastidiosa voce che Fabio Volo appioppa a Po; il buon Fabio pare infatti non aver capito che il Panda non è un decerebrato idiota che parla come un bambino piccolo affetto da dislessia (“Ehi, tu, Tigre. Vorrei essere… uuhh… ficofico come te!” Ficofico? Ma per pietà…), ed è un peccato visto che il resto dei doppiatori, soprattutto quello di Shen, fa un lavoro a dir poco egregio. Ma arriverà il giorno in cui Jack Black tirerà una panciata a Volo e troveranno un altro doppiatore, spero. Nel frattempo, gustatevi Kung Fu Panda 2, ovviamente guardandovi i titoli di coda, che mostrano come il cucciolo Po sia arrivato al ristorante di Ping, e asciugandovi l’inevitabile lacrimuccia che scenderà alla vista del Maestro Oogway che pesca sulla luna del logo Dreamworks all’inizio. Ah, aspettatevi anche un terzo capitolo, visto il finale!
Di Jack Black (Po), Gary Oldman (Shen), Dustin Hoffman (Shifu), Angelina Jolie (Tigre), Seth Rogen (Mantide), Jackie Chan (Scimmia), Lucy Liu (Vipera), David Cross (Gru), ho già parlato nei post ai quali potete arrivare seguendo i rispettivi link.
Jennifer Yuh è la regista della pellicola. Americana, già supervisore artistico del primo Kung Fu Panda, ha diretto alcuni episodi della serie animata Spawn. Anche sceneggiatrice, ha 39 anni.
Michelle Yeoh (vero nome, Yeoh Chu – Kheng) in originale presta la voce alla Divinatrice. Malese, ha partecipato a film come Il domani non muore mai, il bellissimo La tigre e il dragone, Memorie di una geisha e La mummia: la tomba dell’Imperatore Dragone, inoltre ha doppiato un episodio della serie Jackie Chan Adventures. Anche produttrice, ha 49 anni e due film in uscita.
Jean – Claude Van Damme (vero nome Jean-Claude Camille François Van Varenberg) in originale presta la voce al Maestro Croc. Attore belga annoverato nella classe dei tamarroni cinematografici esperti di arti marziali, tipo Chuck Norris o Steven Seagal per intenderci, ha partecipato a film sostanzialmente indegni di entrare nella storia del cinema, come ad esempio Lionheart: scommessa vincente, Colpi proibiti, Kickboxer – il nuovo guerriero, Senza tregua e Street Fighter: sfida finale. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 51 anni e quattro film in uscita, tra cui il seguito del geniale I mercenari.
Dennis Haysbert in originale presta la voce al Maestro Ox. Attore americano che ricordo con piacere nei panni del presidente nelle prime stagioni della serie 24, ha partecipato anche a film come Heat – La sfida, Insomnia, Potere assoluto e il bellissimo Far from Heaven; inoltre lo si può vedere in episodi delle serie L’incredibile Hulk, The A – Team, Dallas, Magnum P.I., Genitori in blue jeans e Oltre i limiti. Anche produttore e regista, ha 57 anni e un film in uscita.
Victor Garber in originale presta la voce al Maestro Rhino. Altro grande attore che ricordo innanzitutto per il ruolo in una serie TV, quel meraviglioso Alias dove interpretava il padre della protagonista, Sydney, ha partecipato anche a film come Insonnia d’amore, Titanic, La rivincita delle bionde e Star Trek. Per la TV, ha partecipato a serie come Ai confini della realtà, Sentieri, Law & Order, Oltre i limiti, Frasier, Will & Grace e Ugly Betty. Canadese, ha 62 anni e due film in uscita.
venerdì 12 agosto 2011
Kung Fu Panda (2008)
Siccome a breve uscirà il secondo episodio, urge ripassare le epiche gesta del panda più mitico della storia del kung fu. E così vi beccate la recensione di Kung Fu Panda, diretto nel 2008 dai registi Mark Osborne e John Stevenson.
Trama: il panda Po sogna di diventare maestro nell'arte del kung fu ma, grasso e impacciato com'è, pare che il suo destino sia quello di vendere noodles assieme al padre Ping. Per un caso fortuito però viene designato come leggendario Guerriero Dragone proprio quando il malvagio Tai Lung evade dal carcere... e lì cominciano i guai!
Azione, risate, messaggio positivo, animazione della madonna. Kung Fu Panda è sicuramente uno dei più bei film a cartoni animati prodotti negli ultimi tempi, uno degli ultimi "anelli di congiunzione" tra il glorioso passato delle fiabe Disney e un presente fatto di prodotti sicuramente bellissimi graficamente ma un po' privi di inventiva e "cuore", maggiormente rivolti al pubblico adulto di nostalgici nerd (mi ci metto io per prima, eh!!) piuttosto che ai più piccoli. Qui invece la grafica moderna e l'uso del 3D si sposano benissimo con una storia ideale per i bambini e divertente anche per gli adulti.
La storia del panda Po, desideroso di coronare un sogno impossibile, è un incitamento per i piccoli spettatori ad impegnarsi sempre senza mai arrendersi, a discapito di malelingue, invidiosi e pessimisti; a trovare il buono in sé stessi e sfruttare al meglio le proprie qualità perché, come ci insegna questa storia, ognuno di noi è speciale per quello che è. E così, anche la "mistica" arte del Kung fu ci viene presentata con una visione un po' più umana: non ci sono imperturbabili e perfetti maestri zen, né invincibili guerrieri come quelli che ci sono stati tramandati da anni di manga, anime, film e quant'altro. L'americanizzazione delle leggende cinesi sicuramente le priva di quell'aura di mistero e magia che tanto ci attraggono, ma le rendono più comprensibili anche al pubblico ottuso occidentale e più "a portata di mano", senza privarle del significato positivo di fondo. Il tutto senza mettere troppo alla berlina un'arte così nobile e senza calcare la mano sull'ironia fuori luogo: le gag sono spesso esilaranti e tutte azzeccate, ma quasi delicate, non strappano mai la risata "crassa" che ci si potrebbe aspettare da un personaggio col cuore (e il fisico!) di Jack Black e a tratti alcune scene sono anche tristi, commoventi ed emozionanti.
Perfetta, come ho detto, l'animazione. I combattimenti tra i personaggi e gli stili di kung fu che riflettono la natura di ogni singolo animale sono splendidi e naturalissimi, gli sfondi e gli ambienti creati sono imponenti e ricchissimi di dettagli, mentre la scena iniziale, realizzata con un'animazione più classica ma non meno efficace, ha un sapore nostalgico affatto disprezzabile. La versione in lingua originale ha dalla sua poi l'utilizzo delle voci del già citato Jack Black e di un Dustin Hoffman semplicemente perfetto nei panni del severo, incredulo e bizzoso maestro Shifu, cosa che potrebbe parere insignificante ma che sicuramente la eleva rispetto alla versione italiana, penalizzata dall'utilizzo del pubblicizzatissimo Fabio Volo come doppiatore di Po e dall'ovvia impossibilità di rendere, nella nostra lingua, la differenza tra le espressioni "nerd" e colloquiali utilizzate dal protagonista (parole come "awsomeness", "kungfuish" e altre danno proprio l'idea del ragazzino entusiasta che si approccia a qualcosa che ama, su cui ha fantasticato per secoli, sentendosi inadatto e anche un po' titubante) e il linguaggio compassato e mistico di Shifu e delle Cinque Furie. Se non avete ancora avuto modo di vedere Kung fu Panda, questo è il momento giusto visto che tra qualche giorno la awsomeness del grasso Po tornerà ad invadere i cinema!!
Di Jack Black (Po), Dustin Hoffman (Shifu), Angelina Jolie (Tigre), Seth Rogen (Mantide), Ian McShane (Tai lung), Michael Clarke Duncan (Comandante Vachir), David Cross (Gru), ho già parlato nei post ai quali potete arrivare seguendo i rispettivi link.
Mark Osborne è uno dei registi della pellicola. Prima di Kung Fu Panda, aveva diretto qualche episodio televisivo di Spongebob Squarepants e le scene live action del film tratto dalla serie. Americano, anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 41 anni.
John Stevenson è l'altro regista della pellicola. Inglese, alla sua prima esperienza cinematografica come regista, ha un film in uscita.
Jackie Chan (vero nome Kong - san Chang) doppia Scimmia in originale. Mitica star di tantissimi, assurdi action sia cinesi che americani e per fenomenali stunts, lo ricordo per film come l'esilarante e trashissimo City Hunter - Il film, Terremoto nel Bronx, Lo smoking e Il giro nel mondo in 80 giorni. Originario di Hong Kong, anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 57 anni e un film in uscita; ovviamente, riprenderà il ruolo di Scimmia nell'imminente Kung Fu Panda 2.
Lucy Liu doppia Vipera in originale. Ovviamente il migliore ricordo che ho dell'attrice newyorchese è l'interpretazione dello splendido personaggio di O-Ren Ishii in Kill Bill Vol.1 e 2, ma ha partecipato anche a film come Jerry Maguire, Gridlock'd - Istinti criminali, Charlie's Angels e Charlie's Angels: più che mai; inoltre, ha partecipato a serie come Beverly Hills 92010, Quell'uragano di papà, Hercules, E.R., X - Files, Nash Bridges, NYPD, Ally McBeal, Joey e Ugly Betty, oltre ad aver doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttrice e regista, ha 43 anni e cinque film in uscita; ovviamente, riprenderà il ruolo di Vipera nell'imminente Kung Fu Panda 2.
Randall Duk Kim, che in originale doppia il maestro Oogway, interpretava nonno Gohan nell'urendo Dragonball Evolution, mentre Invece James Hong, che da la voce al padre di Po, Ping, interpretava David Lo Pan in Grosso guaio a Chinatown. Tra gli altri doppiatori, segnalo anche l'altro membro dei Tenacious D, Kyle Gass, che qui doppia uno dei tanti maialini presenti nel film. Il primo film è stato seguito da parecchi special televisivi e brevi "spin-off" straight to video. Personalmente, ho visto solo Secrets of the Furious Five, che è molto carino, ma sono usciti anche l'inevitabile Kung Fu Panda Holiday Special e il corto Kung Fu Panda: Secrets of the Masters; inoltre, è imminente una serie tv dal titolo Kung Fu Panda: Legends of Awesomeness. E ora, invece che col solito trailer, vi lascio con un pezzo della colonna sonora del film, la geniale cover di Kung Fu Fighting cantata da Jack Black e Cee Lo Green... ENJOY!!