Visualizzazione post con etichetta kevin spacey. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta kevin spacey. Mostra tutti i post

mercoledì 13 settembre 2017

Baby Driver - Il genio della fuga (2017)

L'ultimo film scritto e diretto da Edgar Wright è uscito persino a Savona! Potevo quindi perdermi Baby Driver - Il genio della fuga (Baby Driver)? Assolutamente no!


Trama: a seguito di un incidente stradale accorsogli da bambino, Baby è affetto da acufene, cosa che lo costringe ad andare in giro con la musica perennemente sparata nelle orecchie. Questa sua particolarità lo rende anche un autista provetto, nonché il migliore alleato di un ladro professionista, Doc, che lo utilizza sempre per i suoi colpi.


Baby Driver è un film che Edgar Wright si rigirava nella mente fin dagli anni '90 e che è riuscito brevemente a fare capolino in un video diretto proprio dal regista, Blue Song dei Mint Royale, uscito nel 2004 e avente tra gli attori protagonisti anche ciccio Nick Frost (il video si può vedere brevemente in una sequenza di Baby Driver); il progetto era talmente caro a Wright da spingerlo a fare persino il gesto dell'ombrello alla Marvel e al loro Ant-Man, con buona pace di noi spettatori amanti dello stile del regista britannico e di film realizzati col cuore più che col portafoglio. E' un bene che esistano ancora Autori con la A maiuscola anche in ambito "commerciale" perché Baby Driver, nonostante la natura di film un po' supercazzola tutto stunt automobilistici (favolosi) e malviventi spacconi (o forse proprio in virtù di questo), è un'opera che titilla tutti i sensi dello spettatore, almeno quelli utilizzati per la recezione di una pellicola, e dalla quale traspaiono interamente la bravura, la perizia e l'impegno di chi l'ha realizzata. La trama di Baby Driver, a dirla tutta, non brilla di originalità: la storia di un animo fondamentalmente candido costretto suo malgrado a compiere brutte azioni, vuoi per necessità economiche vuoi perché ricattato da chi è davvero malvagio (forse), che arriva a compiere determinate scelte per amore, è stata raccontata mille e una volta, eppure come al solito il tocco leggero di Edgar Wright riesce a non rendere banale né il racconto in generale né la caratterizzazione dei vari personaggi. Baby, con tutti i suoi tic quasi autistici e quell'atteggiamento tra il buffo e l'esasperante col quale letteralmente fugge dalla realtà che lo circonda, è un protagonista assai carino, col quale lo spettatore può facilmente empatizzare, ma ogni personaggio viene reso vivo ed indimenticabile anche quando gli vengono concessi poco più di alcuni minuti sullo schermo, si vedano il duro interpretato da Jon Bernthal ("Se non mi rivedrete vorrà dire che sarò morto"), il nipotino di Kevin Spacey, la commessa dell'ufficio postale e persino la vecchina derubata della macchina. E poi c'è quel protagonista unico ed indispensabile che è la musica, punto fermo di una pellicola che rischiava di essere il tipico "videoclip" stilosetto ma freddo e invece proprio grazie ad essa trova una sua personalità tutta particolare, un calore difficile da trovare al giorno d'oggi.


Baby è la musica, e la musica è Baby. Il ragazzo vive di Ipod, campiona i dialoghi di chi lo circonda per creare una nuova melodia, cammina a ritmo di ciò che in quel momento passa nelle sue cuffie, parla riportando brani di canzoni o film a seconda dell'occasione ed è talmente innamorato di questa forma d'arte da riuscire a trasmettere la sua passione persino al nonno adottivo, sordomuto. La realtà della vita criminale non lo tange, almeno fino a un certo punto, perché tutto ciò che gli capita viene filtrato dalle cuffiette dell'Ipod e finché il fanciullo è libero di fare quel che più gli piace e c'è da guidare e rubare senza fare male a nessuno, tutto bene; lo stesso vale per la storia d'amore con Debora e per il suo destino finale, al punto che sembra quasi che la realtà stessa si plasmi a seconda di ciò che ascolta Baby, tra graffiti che riportano interi testi di canzoni e arcobaleni che spuntano all'improvviso come in un brano di Dolly Parton, a ricordarci che la felicità arriva solo dopo l'inevitabile pioggia e il temporale chissà quanti anni potrà durare. E la musica scandisce non solo il ritmo della vita di Baby ma anche quello della struttura stessa del film, con Edgar Wright che si permette di ri-citare se stesso e una delle scene più famose di Shaun of the Dead seguendo Ansel Elgort con un elegante piano sequenza mentre il protagonista va a prendere il caffé, per poi cominciare a giocare col montaggio e i suoni degli spari o delle portiere sbattute, che seguono letteralmente il ritmo della colonna sonora. E quando quest'ultima non c'è, ecco che lo spettatore si ritrova a dover sentire quel fastidioso ronzio che porta Baby a cercare riparo nella musica, cosa che crea ancora più empatia col personaggio. A completare il tutto c'è infine un cast d'eccezione, con due premi Oscar come Kevin Spacey e Jamie Foxx pronti a gigioneggiare senza ritegno, una Eiza Gonzáles particolarmente gnocca e un Jon Hamm che definirlo figo è poco visto lo sviluppo a cui va incontro il suo personaggio, ribaltando decisamente le aspettative del pubblico benché molte cose vengano prefigurate da tutti i piccoli dettagli che meriterebbero a Baby Driver una seconda visione e persino una terza. Ovviamente in lingua originale, ché l'adattamento italiano fa perdere non solo alcuni giochi di parole e le citazioni delle canzoni, ma a un certo punto mi ha portata anche a non capire una mazza di ciò che dice Doc e giuro che è la prima volta che mi accade al cinema!


Del regista e sceneggiatore Edgar Wright ho già parlato QUI. Jon Bernthal (Griff), Jon Hamm (Buddy), Lily James (Debora), Kevin Spacey (Doc) e Jamie Foxx (Pazzo) li trovate invece ai rispettivi link.

Ansel Elgort interpreta Baby. Americano, ha partecipato a film come Lo sguardo di Satana - Carrie, Divergent, Insurgent e The Divergent Series - Allegiant. Ha 23 anni e tre film in uscita.


Walter Hill non si vede ma è la voce originale dell'interprete in tribunale. Famosissimo regista, ha diretto film come Driver l'imprendibile (una delle fonti di ispirazione del film, ovviamente), I guerrieri della notte, 48 ore, Danko, Johnny il bello, Ancora 48 ore, Ancora vivo ed episodi di serie come I racconti della cripta. Anche produttore e sceneggiatore, ha 75 anni.


Eiza Gonzáles, che interpreta Darling, era la Santanico Pandemonium della serie Dal tramonto all'alba e dovrebbe tornare sul grande schermo con l'uscita di Alita: Battle Angel di Robert Rodriguez, a luglio dell'anno prossimo mentre la cantante Sky Ferreira, già vista in Twin Peaks, è la mamma di Baby e il bassista dei Red Hot Chili Peppers, Flea, intepreta Eddie; l'attore CJ Jones, che interpreta Joseph, è invece davvero sordo ed è molto attivo nel promuovere e realizzare spettacoli proprio per i portatori di questo handicap. Emma Stone era stata scelta per il ruolo di Debora ma ha rinunciato per partecipare a La La Land (ecco forse perché il look delle due è molto simile in una scena) mentre Michael Douglas era stato preso in considerazione per il ruolo di Doc ed è stato proprio Edgar Wright ad assegnargli quello di Hank Pym prima di abbandonare il set di Ant-Man. Detto questo, se Baby Driver vi fosse piaciuto recuperate Grindhouse - A prova  di morte, Driver, l'imprendibile, Mad Max: Fury Road, The Blues Brothers, Hudson Hawk - Il mago del furto e Una vita al massimo. ENJOY!

domenica 18 gennaio 2015

Come ammazzare il capo 2 (2014)

Dopo tre anni tornano sugli schermi Nick, Kurt e Dale, protagonisti di Come ammazzare il capo 2 (Horrible Bosses 2), diretto e co-sceneggiato nel 2014 dal regista Sean Anders. Il tempo avrà giovato ai tre "assassini" di capi?


Trama: Nick, Kurt e Dale, tutti liberi dai rispettivi boss, decidono di mettersi in proprio e commercializzare un improbabile Shower Buddy. Il magnate Bert Hanson si offre di acquistarlo e distribuirlo ma alla fine li truffa e i tre decidono di vendicarsi ricorrendo non all'omicidio... bensì al rapimento!


Come ammazzare il capo... e vivere felici era un film che mi aveva fatta molto divertire, simpatico, fresco e frizzante. Ovviamente, non avevo grandissime pretese quando ho cominciato a guardare Come ammazzare il capo 2 ma lo stesso mi sono cimentata nell'impresa proprio in virtù dell'esilarante primo capitolo. Purtroppo, devo dire che i miei "timori" sono stati confermati perché ci sono un paio di cose che fregano questo sequel, rendendolo meno divertente e un po' più insopportabile. Il secondo difetto, che va ad alimentare il primo, deriva dal suo essere troppo simile a Una notte da leoni per quel che riguarda l'imbecillità dei personaggi; ora, so bene che stiamo parlando di una commedia demenziale quindi non mi aspetto che i protagonisti siano Einstein o dotati di qualsivoglia profondità però non mi capacito del fatto che, mentre Nick è rimasto più o meno lo stesso, Kurt e Dale siano regrediti ad uno stadio di stupidità tale che al confronto Peter Griffin è Margherita Hack, bonanima. A questo aggiungete il fatto che il plot, di base, cambia davvero poco. Ai tentativi di omicidio si sostituiscono quelli di rapimento ma l'incapacità dei tre protagonisti non muta e il risultato è una fotocopia sbiadita, con molto meno humor nero, di Come ammazzare il capo... e vivere felici, tanto che i momenti davvero divertenti non sono quelli che cercano di cambiare un po' la situazione ma, paradossalmente, sono quelli che ripropongono le stesse identiche gag del capitolo precedente, facendole "evolvere" il minimo indispensabile, come quelle che riguardano la ninfomane Julia (e finalmente capiamo il perché della sua fissa per Dale!) e il bastardissimo Dave Arken. La riproposta di questi due "villain", tra l'altro, aiuta a superare il diludendo causato dalle due new entry, Hanson padre e figlio, il primo troppo stereotipato ed ininfluente per venire minimamente ricordato e il secondo anche troppo carismatico e sfiancante.


Purtroppo trama e caratterizzazioni influiscono anche sul rendimento degli attori. Mi fa male al cuore dirlo ma, mentre Kevin Spacey e Jennifer Aniston diventano l'unico motivo di guardare Come ammazzare il capo 2 e si elevano al rango di guest star di lusso, Christoph Waltz viene semplicemente sprecato e non viene resa alcuna giustizia alla sua incommensurabile gigioneria; va un po' meglio a Chris Pine invece, che si è sicuramente divertito e si vede, ma non per questo il suo personaggio mi ha entusiasmata, anzi. Bateman, Sudeikis e Day sono sempre molto affiatati e questo giova parecchio al clima generale della pellicola anche se Day, che tra l'altro era quello che mi aveva più convinta nel primo capitolo, mi è sembrato parecchio sotto tono, mentre Jamie Foxx ottiene un po' più di tempo sullo schermo e porta dignitosamente a casa la pagnotta, ritagliandosi anche una scenetta finale tutta sua, degno preludio al solito gag reel che accompagna i titoli di coda (altro aspetto del film che mi ha un po' delusa. Speravo in retroscena esilaranti su Waltz, invece la scenetta che lo riguarda è la più brutta di tutte). Francamente, c'è poco altro da dire su Come ammazzare il capo 2 anche perché, dall'alto della mia ignoranza "tecnica", non mi sono praticamente accorta del cambio di regia, forse questo capitolo è giusto un po' più movimentato per quel che riguarda inseguimenti in auto e scene d'azione ma non ci sono delle sequenze che rimangono particolarmente impresse. Insomma, se vi è piaciuto Come ammazzare il capo... e vivere felici potete anche concedere una chance a Come ammazzare il capo 2 e farvi un paio di risate ogni tanto ma non aspettatevi chissà cosa e, soprattutto, pregate che a nessuno venga mai in mente di girare un terzo capitolo!


Di Jason Bateman (Nick Hendricks), Jason Sudeikis (Kurt Buckman), Charlie Day (Dale Arbus), Jennifer Aniston (Dr. Julia Harris), Kevin Spacey (Dave Arken), Jamie Foxx (Dean "Fottimadre" Jones), Chris Pine (Rex Hanson) e Christoph Waltz (Bert Hanson) ho già parlato ai rispettivi link.

Sean Anders è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Sex Movie in 4D. Anche produttore e attore, ha un film in uscita.


Tommy Lee Jones e Jack Nicholson erano stati presi in considerazione per il ruolo di Bert Hanson mentre l'idea di Jason Sudeikis, poi non messa in pratica, era quella di mostrare i tre protagonisti di Una notte da leoni che andavano a parlare da Fottimadre subito dopo Nick, Kurt e Dale. Il film segue, ovviamente, gli eventi di Come ammazzare il capo... e vivere felici; se vi fosse piaciuto recuperatelo e aggiungete magari la già citata serie Una notte da leoni, Facciamola finita e The Interview. ENJOY!

mercoledì 7 maggio 2014

Bollalmanacco On Demand: Moon (2009)

Torna l’appuntamento con il Bollalmanacco On Demand, quello in cui potete chiedermi di recensire i film che volete, ovviamente nei limiti della decenza. Torna anche il buon Rosario a sfidarmi con un altro interessantissimo film ovvero Moon, diretto e co-sceneggiato nel 2009 dal regista Duncan Jones. Il prossimo post On Demand sarà invece dedicato a Mister Hula Hoop. ENJOY!


Trama: in un futuro in cui l’energia terrestre viene estratta dalla Luna, l’operaio Sam è costretto a lavorare per tre anni da solo sul satellite, con l’unica compagnia del robot parlante GERTY. Il suo contratto è quasi scaduto e il ritorno a terra è imminente ma qualcosa comincia ad andare storto all’interno della base lunare…


Chi mi segue da qualche tempo sa che la fantascienza non è un genere che amo molto, tende ad annoiarmi e sono pochi i film ambientati nello spazio in grado di emozionarmi o inquietarmi, nonostante quel senso di claustrofobia che mi assale sempre, in misura più o meno maggiore. Moon, opera prima di Duncan Jones, un tempo conosciuto "solo" come figlio di David Bowie, è stata invece una graditissima sorpresa di cui cercherò di parlarvi in termini molto generali, senza rivelare nulla della trama. Girato con pochi mezzi e un budget sicuramente inferiore a quello dei vari blockbuster americani, interamente imperniato sulla fisicità disturbante di Sam Rockwell e pervaso da una gradevolissima atmosfera "artigianale", Moon è una pellicola che non si basa sul sensazionalismo ma racconta una piccola, terribile storia umana di solitudine, nostalgia, dolore e atroce dubbio, dove l'inquietudine ed il terrore della malattia fisica e mentale si insinuano a poco a poco sia nella mente del protagonista che in quella dello spettatore. Sam Bell è un uomo imperfetto, a tratti antipatico e poco gradevole, eppure, nonostante la trama sia leggermente confusetta soprattutto nella parte iniziale della pellicola, non possiamo fare a meno di seguire con partecipazione la sua vicenda, ad arrabbiarci con lui e commuoverci per tutto ciò che arriverà a conoscere del mondo buio e misterioso di cui è stato solitario prigioniero per tre lunghi anni.


Duncan Jones, arrivato dritto dalla pubblicità, ci offre un dramma a porte chiuse con pochissimi personaggi e gioca con le nostre conoscenze cinefile portando su schermo un robot parlante dotato di un occhio assai simile a quello di Hal-9000, che palesa i suoi "sentimenti" tramite l'uso degli smile e, attraverso la voce fredda e pacata di Kevin Spacey, interagisce con il suo interlocutore umano. Sam Rockwell, che non ho mai apprezzato particolarmente per una questione di "pelle", è semplicemente perfetto per il ruolo che gli è stato cucito addosso proprio per il suo essere imperscrutabile ed imprevedibile, un po' come la direzione che prende ad un certo punto Moon. Per quel che riguarda la realizzazione tecnica invece, leggendo qui e là alcune recensioni per capire cosa mi sarei trovata davanti ho scoperto che Jones è stato criticato per alcune "inesattezze" riguardanti tute, caschi, ambientazioni ed altri dettagli "spaziali". Io me ne intendo poco quindi mi sento di dire chissenefrega: il mio occhio profano coglierebbe giusto delle enormità come un colibrì che si libra leggiadro nell'aere in barba all'assenza di gravità o poco più e, come ho detto, Moon non necessita di effetti speciali da lasciare a bocca aperta come, per esempio, Gravity, perché gli bastano pochi dettagli apparentemente insignificanti (che diventano importantissimi col senno di poi) per conquistare totalmente lo spettatore. Detto questo, altro non mi sento di aggiungere o rischierei davvero di rovinare la visione a chi deciderà di dare fiducia a questa recensione risicata. Provare per credere, non ve ne pentirete!


Del regista e co-sceneggiatore Duncan Jones ho già parlato qui. Sam Rockwell (Sam Bell) e Kevin Spacey (voce originale di GERTY) li trovate invece qui.

I due attori protagonisti sono stati a dir poco capricciosi: Kevin Spacey ha accettato di dare la voce a GERTY solo dopo aver visto il film concluso, mentre per quel che riguarda Sam Rockwell il regista Duncan Jones ha dovuto praticamente creare un film ad hoc solo per poter lavorare con lui! Detto questo, se Moon vi fosse piaciuto recuperate 2001: Odissea nello spazio e Solaris. ENJOY!

martedì 1 aprile 2014

Pesce d'aprile: I soliti sospetti (1995)


Oggi è il primo di Aprile e assieme all'adorato gruppetto di blogger abbiamo deciso di festeggiarlo con una rassegna di film dedicati a truffe ed inganni. Calzava a pennello, dunque, la visione di uno dei miei film preferiti, I soliti sospetti (The Usual Suspects), diretto nel 1995 dal regista Bryan Singer.


Trama: dopo un colpo andato male, Verbal Kint è l’unico superstite della banda coinvolta nel fattaccio e gode di piena immunità, ma il detective Kujan non ci sta e lo trattiene per scoprire la verità sull’accaduto. Le riluttanti rivelazioni di Verbal dipaneranno un intreccio ben più complicato del previsto…


Negli anni ’90 tutti, almeno una volta, si sono posti una sola fatidica domanda. C’è vita nell’Universo? Naah, banale! E’ nato prima l’uovo o la gallina? Puff. Riuscirò a trovare l’amore? Macché. Quello che ci siamo chiesti tutti è: chi è Keyzer Soze? Chi ha già visto I soliti sospetti o è vagamente appassionato di musica “giovane” italiana (‘nuff said) conoscerà già la risposta ma, nel caso plausibile in cui qualcuno tra i lettori non avesse ancora visto questo caposaldo del cinema moderno, cercherò di buttar giù una recensione priva di spoiler. Sì perché dare anche solo un indizio sull’identità di questo criminale davanti a cui persino Danny Trejo si metterebbe a piangere significherebbe rovinare uno dei finali più belli di sempre, in grado di competere col twist de Il sesto senso o altri similmente sconvolgenti. Bon, ho già detto troppo. I soliti sospetti è una "tipica" storia criminale raccontata come un lungo flashback che comincia, per l'appunto, dall'immagine di locandina, ovvero quando cinque malviventi vengono raggruppati tutti insieme per un confronto all'americana. Da lì a pianificare un colpo tutti insieme è un attimo, il problema è che i nostri protagonisti si ritroveranno, involontariamente, a farsi fregare prima e a pestare i piedi del fantomatico Keyzer Soze poi. Questo nome, di conseguenza, comincia ad aleggiare nell'aria più o meno a metà film, diventando il fulcro dell'intera vicenda, ma noi spettatori riusciamo a capire fin da subito che qualcosa non va e che la deposizione del povero, terrorizzato Verbal è incompleta. Al pari dell'agguerritissimo agente Kujan, sebbene con motivazioni diverse, vorremmo incalzare il testimone e capire cosa ci viene nascosto e, a poco a poco, la storia torna indietro, balza in avanti, si arricchisce di immagini, dettagli ed ulteriori punti di vista, disegnando un inquietante e pericoloso affresco criminale dove nulla è quello che sembra.


Il giovane Singer, al suo secondo lungometraggio, asseconda la sceneggiatura ad orologeria di Christopher McQuarrie e riempie di indizi ogni sequenza de I soliti sospetti senza calcare la mano o esagerare, immergendo la pellicola in un'atmosfera fredda, cupa ed elegante. Ogni inquadratura non è assolutamente realizzata a caso e troverà il suo senso alla fine del film, che abbonda di soggettive viste attraverso gli occhi delle terrorizzate vittime di Keyser Soze e si distingue per un flashback che ricorda vagamente i film più violenti, estremi e tamarri di Rodriguez. Ma la vera gioia per gli occhi sono le interpretazioni degli attori coinvolti (tolti Baldwin e Pollak che sono sì perfetti per il ruolo che ricoprono ma in quanto ad espressività apriti cielo!), Kevin Spacey, Benicio Del Toro e Chazz Palminteri su tutti, soprattutto alla luce di quanto è ormai diventato leggenda nel mondo del Cinema, ovvero che TUTTI gli interpreti dei cinque malviventi erano convinti di essere Keyser Soze. Almeno quattro di loro sono stati quindi buggerati da regista e sceneggiatore e, se è vero che Kevin Spacey s'è portato a casa l'Oscar per la toccante, emozionantissima interpretazione di Verbal, è altrettanto vero che Benicio Del Toro ruba la scena ad ogni apparizione grazie al suo inglese incomprensibile, da godersi rigorosamente in lingua originale, e all'incredibile stile del suo Fenster: la sceneggiatura di McQuarrie, infatti, sarà anche stata ad orologeria ma gli attori si sono affidati parecchio all'improvvisazione, tanto che ogni reazione davanti alle mattane di Benicio è genuina e non prevista dal copione, così come le sfuriate tra Pollack e Baldwin o lo scatto sorpreso ed incazzato di quest'ultimo quando Peter Greene gli lancia la sigaretta sulla faccia (avrebbe dovuto colpirlo sul petto. Ops.). Vederli gigioneggiare sullo schermo quasi come se fossero in competizione tra loro è una goduria per lo spettatore, che riesce a divertirsi ed essere teso come una corda di violino per tutta la durata della pellicola. Ma, probabilmente, chi ama I soliti sospetti avrà già capito di cosa parlo, gli altri si fiondino a vederlo immantinente!


Del regista Bryan Singer ho già parlato qui. Benicio Del Toro (Fred Fenster), Kevin Spacey (Roger "Verbal" Kint), Pete Postlethwaite (Kobayashi), Dan Hedaya (Sergente Jeff Rabin), Clark Gregg (Dr. Walters) e Peter Greene (Redfoot) li trovate invece ai rispettivi link.

Stephen Baldwin interpreta Michael McManus. Americano, fratello di tutti gli altri Baldwin che popolano Hollywood, ha partecipato a film come Nato il quattro luglio, I Flinstones in Viva Rock Vegas e a serie come Casa Keaton e CSI - Scena del crimine. Anche produttore e regista, ha 48 anni e cinque film in uscita. 

Arrivati a una certa età i Baldwin si inquartano.. questo s'è magnato tutti i fratelli, che orrore!!
Gabriel Byrne interpreta Dean Keaton. Irlandese, lo ricordo per film come Excalibur, Fuga dal mondo dei sogni, Nome in codice: Nina, Piccole donne, Dead Man, La maschera di ferro, Nemico pubblico, Stigmate, Giorni contati, Spider Nave fantasma. Anche produttore e sceneggiatore, ha 64 anni e un film in uscita.


Kevin Pollak interpreta Todd Hockney. Americano, ha partecipato a film come Willow, Pazzi a Beverly Hills, Non dirmelo... non ci credo, Codice d'onore, Fusi di testa 2 - Waynestock, Due irresistibili brontoloni, Casinò, That's Amore! Due improbabili seduttori, Giorni contati, FBI: Protezione testimoni, Il dottor Dolittle 2 e FBI: Protezione testimoni 2. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 57 anni e un film in uscita.


Chazz Palminteri (vero nome Calogero Lorenzo Palminteri) interpreta Dave Kujan. Americano, lo ricordo per film come Oscar - Un fidanzato per due figlie, Amore all'ultimo morso, Bronx, Diabolique, Scomodi omicidi, Bugie, baci, bambole & bastardi Terapia e pallottole; inoltre, ha partecipato a serie come DallasKojak e, come doppiatore, ha prestato la voce a film come Stuart Little - Un topolino in gamba, Lilli e il vagabondo 2 - Il cucciolo ribelleCappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti. Anche sceneggiatore, regista e produttore, ha 62 anni e tre film in uscita.


Il film ha vinto due Oscar, uno come miglior sceneggiatura originale e uno per il miglior attore non protagonista (e pensare che Spacey avrebbe voluto il ruolo di Keaton o Kujan!). Nei panni dell'agente speciale Jack Baer compare l'attore Giancarlo Esposito, già Specchio Magico/Sydney Glass della serie Once Upon A Time. Passsando, come al solito, a chi non ce l'ha fatta, il ruolo di Redfoot era stato offerto a Christopher Walken, Tommy Lee Jones, Jeff Bridges, Charlie Sheen e Al Pacino; quest'ultimo aveva "puntato" la parte di Dave Kujan (scritta originariamente per Chazz Palminteri, poiché l'attore per un certo periodo non è stato disponibile era stata offerta a Robert De Niro e Christopher Walken, che l'hanno direttamente rifiutata, e anche al futuro Agente Coulson, Carl Gregg) ma aveva dovuto rinunciare perché in quel momento stava girando Heat - La sfida. Cambio in corso d'opera invece per Benicio Del Toro, che era stato "consigliato" al regista da Kevin Spacey, era stato chiamato per interpretare McManus e alla fine ha richiesto espressamente di poter avere il ruolo di Fenster. Ci sarebbero un sacco di altre curiosità da aggiungere, ma riguardano tutte Keyser Soze.. e il bello del film risiede proprio in questo enigmatico personaggio, quindi mi astengo!! Aggiungo solo che, se I soliti sospetti vi fosse piaciuto, potreste cercare l'indiano Chocolate: Deep Dark Secret, la versione Bollywoodiana della pellicola, oppure attenervi ai più "sicuri" Identity, Frailty, Mystic River, Se7en, The Game - Nessuna regola, True Romance o Le iene.

Nel caso siate ancora indecisi su cosa guardare, ecco i titoli scelti dagli altri blogger. Leggete i loro post e... ENJOY!!

Recensioni ribelli
Solaris
Scrivenny
Ho voglia di cinema
Non c'è paragone
In Central Perk
Pensieri Cannibali
White Russian
Director's Cult
Montecristo

venerdì 26 luglio 2013

Kevin Spacey Day: The Shipping News - Ombre dal profondo (2001)


Effinalmente è arrivato, l'evento della settimana!! La nascita del roialbébi? Ma no, chissenefrega del bacarospo reale, oggi è il giorno in cui quel bel figueiro di Kevin Spacey (o Kevin Spacey Fowler se vogliamo essere pignoli) compie 54 anni e, nonostante luglio fosse anche il mese di nascita di Stallone, l'ala radical chic del F.I.C.A., alla quale mi pregio di appartenere ohibò, ha decretato di celebrare il bi-oscarato attore del New Jersey invece del tauro zamarro italo-americano, come si evince dal banner di cui sopra. La mia scelta per l'occasione è caduta su The Shipping News - Ombre dal profondo (The Shipping News) un film che avevo visto una volta al cinema e poi mai più, diretto nel 2001 da un regista che, chissà perché, mi piace tanto tanto, ovvero Lasse Hallström. Pronti a fare un tuffo nei ricordi con me? ENJOY!!


Trama: Quoyle è un uomo letteralmente sconfitto dalla vita. Quando la riluttante compagna muore, lasciandolo solo con la figlioletta, decide di lasciare l'insoddisfacente lavoro di tipografo e andare con una vecchia zia nella sua terra natale, un posto freddo, circondato dal mare e pieno di segreti...


Kevin Spacey, non lo nascondo, è uno dei miei attori preferiti e questo The Shipping News proviene da quel periodo in cui il nostro era ancora quotatissimo, soprattutto dopo aver vinto l'Oscar per  I soliti sospetti nel 1996 e American Beauty nel 2000. Quest'ultimo film, in particolare, lo aveva consacrato al ruolo di sfighé vessato da famiglia, figli, lavoro, vita, colleghi, genitori e quant'altro, della serie "la mamma piange e l'universo incombe"... MA in grado anche, in un modo tutto suo, di rendersi affascinante, di dare a intendere che sì, sono uno sfigato ma se voglio, se me ne darete l'occasione, vi sorprenderò e diventerò un figo paura o perlomeno mi farò crescere un paio di palle. Personalmente, sarà che sono donna, davanti a questo trucco ci sono sempre cascata e anche in The Shipping News ho accolto a braccia aperte la sottile trasformazione del personaggio di Spacey, credendoci ciecamente e tifando per il povero Quoyle, talmente disgraziato da portare un nome che è anche un cognome. Senza esagerare, entrando nel cuore dello spettatore con lo sguardo da cocker bastonato e il mezzo sorriso di chi accetta ogni legnata, Kevin infonde a poco a poco nel protagonista della pellicola quell'aura di fiducia, sicurezza e malinconia di chi non sarà mai un supereroe e ne è consapevole, di chi trova la sua dimensione in un piccolo paesino abitato da weirdos, di chi cerca disperatamente il contatto umano in un mondo crudele, di chi ha paura di amare perché è stato ferito e disprezzato da tutti, con quel lato "cattivo" e dispettoso pronto ad emergere ma ben nascosto (e quanto lo sa nascondere bene questo aspetto Kevin...!). Quoyle, sicuramente, non è uno dei personaggi più incisivi interpretati da Spacey, ma la sua aria di uomo comune e non banale, a mio avviso, è una delle più difficili da padroneggiare per un attore.


Al di là della presenza di Spacey, c'è da dire che The Shipping News è anche un bel film. Certo, deve piacere lo "stile Hallström", che prevede la presenza di un mucchio di personaggi strambi, riprese che più classiche non si può, una risoluzione della trama tranquilla e senza scossoni, talvolta avviluppata da un'aura di poetico mistero, insomma un insieme di elementi che danno l'impressione che la pellicola sia fatta quasi di nulla. Una di quelle storie da "vecchine", piacevoli e quasi casalinghe. Per me film come questi sono uno spasso perché gli innumerevoli personaggi secondari sono appena tratteggiati ma anche affidati a grandissimi caratteristi che si ingegnano per renderli credibili ed indimenticabili (qui abbiamo lo storico Pete Postlethwaite, una bella e inedita Cate Blanchett, un giovane e ancora sconosciuto Rhys Ifans, una grandissima Judy Dench e una Julianne Moore stranamente simpatica e brava!)... e poi The Shipping News è permeato da una malinconica atmosfera vagamente kinghiana, perché sull'isola dove va a vivere Quoyle la vita degli uomini è strettamente intrecciata alla natura della terra in cui vivono, con una conseguente e maggiore sensibilità verso gli spiriti, i retaggi del passato, quei piccoli ed orribili segreti che sono parte integrante di una comunità ristretta, tanto quanto gli usi e i costumi. Insomma, oggi sono doppiamente contenta di questo Kevin Spacey Day perché ho potuto rivedere una pellicola che mi era sicuramente piaciuta all'epoca ma che, dopo la marea di altri film visionati in tutti questi anni, mi era praticamente passata di mente, così piccola e delicata com'era. Se sarò riuscita a convincervi a vedere The Shipping News potrò dire di aver fatto un regalo al festeggiato, che è già stato ospite del Bollalmanacco:

L.A. Confidential (1997), dove Kevin interpreta magistralmente uno sbirro corrotto in una Los Angeles noir.

Mezzanotte nel giardino del bene e del male (1997), dove un inedito Kevin in versione gaya da del filo da torcere a un giovanissimo John Cusack.


American Beauty (1999), dove Kevin porta a casa il primo, meritatissimo e finora unico Oscar come miglior attore protagonista con la magistrale interpretazione di un uomo in crisi di mezza età. Capolavoro.

Austin Powers in Goldmember (2002), dove Kevin si permette una meravigliosa comparsata di lusso (e io lo amerei anche solo per questo ruolo)!

L'uomo che fissa le capre (2009), un film moscio dove Kevin incarna il lato oscuro della forza militare.

Come ammazzare il capo... e vivere felici (2011), simpaticissima commedia dove Kevin è forse il capo più bastardo ed odioso tra quelli descritti.

Ed ecco, ovviamente, gli irrinunciabili link alle recensioni dei Merry Men che hanno preso parte a questa celebrazione! ENJOY!!

50/50 Thriller
Cinquecentofilminsieme
Combinazione casuale
Cooking Movies
Director's Cult
Ho voglia di cinema
In Central Perk
Montecristo
Pensieri Cannibali
Scrivenny
Triccotraccofobia
Viaggiando (meno)
White Russian Cinema

venerdì 31 maggio 2013

Clint Eastwood Day: Mezzanotte nel giardino del bene e del male (1997)


A distanza di pochi giorni dall'Helena Bonham Carter Day eccomi a festeggiare, in questo mese zeppo di nascite importanti, nientemeno che il Texano dagli occhi di ghiaccio, alias Clint Eastwood, che oggi compie ben 83 anni. Ci sarebbero molti modi di celebrare quest'uomo tutto d'un pezzo, nato come attore di western conosciutissimi: io ho scelto di celebrarlo attraverso l'attività in cui più si è distinto in questi ultimi anni, quella di regista, che gli ha fruttato già due Oscar (per Gli spietati e Million Dollar Baby) e innumerevoli nomination. Mezzanotte nel giardino del bene e del male (Midnight in the Garden of Good and Evil), da lui diretto nel 1997, non ha mai portato a casa premi importanti, ma si è trovato un posto saldo tra i miei film preferiti.



Trama: nella pittoresca cittadina di Savannah, il famoso ed esclusivo party natalizio del milionario Jim Williams finisce con l'omicidio del suo giovane amante Billy. Un giornalista di New York, chiamato a scrivere un articolo sulla festa, si trova così costretto a scagionare l'eccentrico collezionista di oggetti d'arte...

 
Cominciando a scrivere la recensione di Mezzanotte nel giardino del bene e del male mi sono accorta che non è facile parlare del lavoro di un regista, soprattutto quando il film in questione ha un impianto classico che più classico non si può. Ma forse è proprio questo che mi piace di Clint Eastwood, il suo modo di prendere le storie e raccontarle senza troppi fronzoli, in maniera assai dettagliata ma comunque lineare, riuscendo a gestire miriadi di personaggi garantendo ad ognuno lo spazio necessario per essere ricordati dal pubblico e cercando di ottenere dagli interpreti delle interpretazioni valide ma mai eccessive. Mezzanotte nel giardino del bene e del male è tratto dall'omonimo romanzo di John Berendt, un esempio di cosiddetta non-fiction, quindi basato su eventi assolutamente reali ma trattati in modo da diventare più "appetibili" per il pubblico. Non l'ho mai letto ma, da quel che ho potuto capire, Eastwood è riuscito a coglierne gli aspetti salienti, mantenendo intatta l'atmosfera weird e al contempo ospitale e familiare che si respira all'interno della cittadina di Savannah, dove convivono realtà sociali apparentemente inconciliabili (pregiudizi a dir poco puritani e voodoo, travestiti e borghesucci omofobi): nelle mani di un John Waters il film si sarebbe trasformato probabilmente in un delirante teatrino trash mentre in qualche modo Eastwood riesce a mantenere in equilibrio la parte seria e "realistica" relativa al processo, alle indagini, ai mille misteri che circondano Jim e quella più surreale e volutamente ironica, legata soprattutto a personaggi pittoreschi come il travestito Lady Chablis, la sacerdotessa voodoo Minerva, "l'uomo delle mosche" Luther e chi più ne ha più ne metta. Questa mescolanza di generi è assai gradevole e per nulla straniante, così che anche le sequenze che rischierebbero di annoiare a morte il pubblico, come quelle del processo, vengono trattate con piglio brioso e intervallate da avvenimenti in grado di spezzare il ritmo monotono del dramma legale.


Come immagini, Eastwood purtroppo non riesce a sbizzarrirsi troppo o a regalare momenti particolarmente memorabili: io trovo sempre bellissimo l'inizio, con la statua che vigila sul cosiddetto Giardino del bene e del male con una malinconica canzone in sottofondo, tuttavia anche i due diversi modi in cui viene mostrata la morte di Billy e tutte le sequenze che hanno per protagonista le feste dell'alta società di Savannah sono ben coreografate. Vero punto di forza della pellicola sono però gli attori, a cominciare da un grandissimo Kevin Spacey, sempre caratterizzato da quel tocco di ambiguità che ha reso indimenticabili molti dei suoi personaggi, e da un giovane ma validissimo John Cusack nei panni dello spaesato scrittore di città, per continuare poi con tutti gli altri particolarissimi interpreti coinvolti, alcuni dei quali davvero presenti durante la vicenda: la mia preferita (o il mio preferito?) rimane THE Lady Chablis, peculiarissimo, sboccato transessuale che si atteggia comunque a donna d'altri tempi, facilmente conquistabile con un po' di sana galanteria, ma anche l'avvocato difensore di Jim è un bel personaggione, soprattutto per il modo pittoresco in cui si rivolge a Cusack. A maggior ragione, Mezzanotte nel giardino del bene e del male andrebbe visto esclusivamente in lingua originale per poter godere della parlata quasi antiquata della maggior parte dei personaggi, ma anche se non masticate bene l'inglese è un film che consiglio spassionatamente, soprattutto per conoscere un lato un po' diverso del festeggiato. Se però vi va di guardare film più recenti e famosi, ecco qualche altra pellicola di Clint Eastwood che potete trovare sul Bollalmanacco:

Hereafter (2010), il film che mi ha fatto beccare parecchie bottigliate da Mr. Ford, che lo adora. Io l'ho trovato ben girato, ma noioso e banale come pochi. Ahi!

J. Edgar (2011), biografia di un presidente gerbera. Particolare, non per tutti, ma sicuramente fulgido esempio di grande cinema!

E il Clint Eastwood Day non finisce qui. Ecco tutti i post realizzati dai blogger che hanno aderito ai festeggiamenti!

50/50 Thriller - Fino a prova contraria
500 film insieme - I ponti di Madison County
Bette Davis Eyes - J. Edgar
Combinazione Casuale - Per un pugno di dollari
Director's cult - Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo
Era meglio il libro - Assassinio sull'Eiger
Ho voglia di cinema - Mystic River
Il cinema spiccio - La recluta
In central perk - Invictus
Montecristo - Cacciatore bianco cuore nero
Movies Maniac - Gran Torino
Pensieri Cannibali - Changeling
Scrivenny - Gli spietati
Triccotraccofobia - Un mondo perfetto
White Russian Cinema - Space Cowboys
Viaggiando (meno) - Fuga da Alcatraz
La Fabbrica dei Sogni - Million Dollar Baby

mercoledì 12 dicembre 2012

L.A. Confidential (1997)

Oggi ho deciso di parlare di un film che ogni tanto riguardo per il puro piacere di vedere interagire un sacco di attori tra i miei preferiti, ovvero L.A. Confidential, diretto nel 1997 dal regista Curtis Hanson e tratto dall’omonimo romanzo di James Ellroy.


Trama: anni ’50, Los Angeles. All’interno della “città degli angeli” si intrecciano le vite di tre poliziotti, uno corrotto, uno integerrimo ma violento e uno interessato solo a fare carriera; loro malgrado, questo improbabile terzetto dovrà allearsi per risolvere un misterioso caso che coinvolge un’enorme partita di eroina, molti omicidi e anche un’affascinante squillo…


Come sempre quando si parla di film tratti da romanzi è doverosa una premessa, ovvero non ho mai letto il libro di James Ellroy (anche se ce l’ho lì che attende da anni su una mensola ormai polverosa), quindi non potrò fare un confronto diretto tra le due versioni. Posso però dire che, per quanto riguarda la sceneggiatura, L.A. Confidential è una solidissima “crime story” dalle atmosfere noir, in grado di catturare lo spettatore e confonderlo fino alla fine perché mostra solo ciò di cui vengono a poco a poco a conoscenza, grazie alle loro indagini, i tre protagonisti principali, Vincennes, Bud ed Exley; per sua stessa natura, infatti, non possiamo fidarci del direttore del tabloid scandalistico Hush – Hush, che ci introduce la storia con una voce fuori campo all’inizio e si intromette di tanto in tanto, da bravo paparazzo, facendoci saltare all’occhio i particolari piccanti dell’intera vicenda e cercando così di sviarci. Il film ci mostra una Los Angeles “confidential”, appunto, governata da indicibili segreti, dove la corruzione serpeggia anche all’interno di istituzioni che dovrebbero esserne prive e dove non è chi ha i soldi a fare successo, bensì chi possiede informazioni e conoscenza e può così ricattare chi detiene il potere in città.


Questo per sapere, in breve, cosa aspettarvi dalla trama ma, fidatevi, l’aspetto migliore del film non è il perfetto meccanismo che regola i rapporti tra i personaggi e l’ambiente che li circonda, bensì la cura e la perizia con cui L.A. Confidential è stato realizzato. Il cast stellare, per una volta, mantiene quello che promette e regala performance a dir poco indimenticabili: lasciando un attimo da parte mostri sacri come Kevin Spacey, sicuramente il migliore nella sua interpretazione del “poliziotto delle star” Jack Vincennes, Danny De Vito e James Cromwell, vorrei sottolineare invece come i due personaggi più complessi siano stati affidati a due attori che allora erano praticamente esordienti e che, nonostante questo, sono riusciti a tenere tranquillamente testa a tutti i loro importanti colleghi. Russell Crowe in particolare (che di solito non mi fa impazzire come attore) si ritrova nei panni del poliziotto violento e “ignorante”, giustiziere delle donne oppresse dagli uomini, un personaggio che avrebbe potuto diventare una banalissima macchietta e che, invece, l’attore australiano interpreta con una sensibilità davvero fuori dal comune; la mia scena preferita è sicuramente quella in cui Bud, al culmine della disperazione, picchia Lynn per poi pentirsene un istante dopo, palesemente disgustato di sé stesso per essere ricorso agli stessi metodi violenti di suo padre. Anche Guy Pearce, da parte sua, riesce a gestire al meglio un personaggio quantomeno ambiguo, molto sfaccettato ma sicuramente non destinato ad accattivarsi le simpatie del pubblico. 


A rendere ancora più ricche queste validissime interpretazioni concorrono una fotografia e una regia a dir poco superbe (e pensare che, anche lì, Curtis Hanson non mi ha mai convinta più di tanto…), che fanno il paio con la perfezione di costumi e scenografie. Inoltre, e questo è molto interessante per chi è appassionato di “storia americana”, le vicende fittizie di L.A. Confidential si intrecciano ad eventi realmente accaduti nella Los Angeles di quegli anni glamour, come il sanguinoso pestaggio nella stazione di polizia la notte di Natale, il fatto che i poliziotti, dopo l’arresto del gangster Mickey Cohen, intimassero a chi voleva prenderne il posto di alzare i tacchi e sparire dalla città e, infine, la love story tra la diva Lana Turner e il criminale Johnny Stompanato (esilarante la scena in cui Exley scambia l’attrice per una delle prostitute della Fleur De Lys) che per la cronaca, anche se il film non lo dice, sarebbe poi finita in tragedia perché la figlia della Turner ha accoltellato Stompanato dopo averlo visto picchiare la madre. Ma noi facciamo finta di non sapere… come direbbe il personaggio di De Vito, “off the record, on the QT and very hush – hush”: molto “confidenzialmente”, zitti zitti, facciamoci trascinare nei mille piccoli intrighi e segretucci di questo meraviglioso film, non ce ne pentiremo!!


Di Kevin Spacey (l’affascinante Jack Vincennes), Guy Pearce (Edmund J. Exley), James Cromwell (Dudley Smith), Danny De Vito (Sid Hudgens), Matt McCoy (Brett Chase) ho già parlato ai rispettivi link.

Curtis Hanson è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come La mano sulla culla, 8 Mile e un episodio della serie Greg the Bunny. Anche sceneggiatore (ha vinto un Oscar per aver co-sceneggiato proprio questo L.A.Confidential) produttore e attore, ha 67 anni e un film in uscita. 


Russell Crowe interpreta Wendell “Bud” White. Neozelandese, lo ricordo per film come Pronti a morire, Insider – Dietro la verità, Il Gladiatore (che gli è valso l’Oscar come miglior attore protagonista), A Beautiful Mind, Un’ottima annata e Robin Hood, inoltre ha partecipato alla soap australiana Neighbours. Anche produttore e regista, ha 48 anni e sei film in uscita, tra cui l’attesissimo (da me, ovvio!) The Man with the Iron Fists, Les Misérables (interpreterà Javert!), L’uomo d’acciaio e Noah.


Kim Basinger (vero nome Kimila Ann Basinger) interpreta Lynn Bracken, ruolo che le ha fatto vincere l’Oscar come miglior attrice non protagonista. Americana, sicuramente una delle attrici sex symbol degli anni ’80, la ricordo per film come Mai dire mai, 9 settimane e ½, Appuntamento al buio, Ho sposato un’aliena, Batman, Bella, bionda.. e dice sempre sì, Fuga dal mondo dei sogni (ve lo ricordate “mondo furbo”? Pietà…), Fusi di testa 2 – Waynestock, La mossa del diavolo e 8 Mile, inoltre ha partecipato ad un episodio della serie Charlie’s Angels. Anche produttrice, ha 59 anni e quattro film in uscita. 


David Strathairn interpreta Pierce Patchett. Americano, ha partecipato a film come Ragazze vincenti, Il socio, L’ultima eclissi, Sogno di una notte di mezza estate, Good Night, and Good Luck e alle serie Miami Vice, I Soprano, Monk e Dr. House. Anche produttore, ha 63 anni e due film in uscita, tra cui Lincoln di Steven Spielberg.


Ron Rifkin (vero nome Saul M. Rifkin) interpreta il procuratore distrettuale Ellis Loew. Indimenticabile nei panni del maledetto Arvin Sloane della serie Alias, ha partecipato anche a film come JFK – Un caso ancora aperto, Wolf – La belva è fuori, Il negoziatore e ad altre serie come Colombo, E.R. – Medici in prima linea e Oltre i limiti. Ha 73 anni. 


Da qualche tempo si vocifera la realizzazione di un altro film tratto da un romanzo di James Ellroy, White Jazz, che potrebbe essere visto come una sorta di seguito di L.A. Confidential, perché sarebbe il quarto volume del cosiddetto “L.A. Quartet”, che comprende anche Dalia nera (già portato su schermo) e Il grande nulla. L.A. Confidential, invece, avrebbe dovuto diventare, prima ancora che un film, una serie TV con Kiefer Sutherland nei panni di Jack Vincennes, Pruitt Taylor Vince in quelli di Sid Hudgens, Melissa George in quelli di Lynn Bracken ed Eric Roberts in quelli di Pierce Patchett, ma il progetto si è fermato al pilot. Comunque, se il film vi fosse piaciuto, consiglierei innanzitutto la lettura del libro (molto più tetro, violento e “scabroso”, devo decidermi a leggerlo!!) e poi il recupero di pellicole come il bellissimo Chinatown e l’interessante Scomodi omicidi. ENJOY!!

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...