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venerdì 10 ottobre 2014

A Good Marriage (2014)

Non posso farne a meno, lo sapete. Quando sento dire "tratto da un racconto di Stephen King" mi butto a pesce. Seguendo questa massima ho deciso di guardare A Good Marriage, diretto dal regista Peter Askin e sceneggiato dal Re partendo dall'omonimo racconto contenuto nella raccolta Notte buia, niente stelle.


Trama: Darcy e Bob sono sposati da 25 anni e il loro, come da titolo, è un bel matrimonio. Una sera in cui Bob è fuori per lavoro Darcy scoprirà però qualcosa che manderà in frantumi tutte le sue convinzioni...


Per parlare degnamente di A Good Marriage bisognerebbe partire dal racconto da cui è tratto, ovviamente con tutta l'onestà possibile. E' necessario quindi che io indossi un dolorosissimo cilicio e ammetta, senza troppi giri di parole, che A Good Marriage NON è il racconto migliore scritto da Stephen King o, meglio, si legge bene proprio perché la scritto lui, con i suoi tic, la sua capacità di rendere vivi i personaggi, le sue adorabili lungaggini e i suoi sproloqui ma il "succo" del racconto è troppo inconsistente per poterne trarre un film degno di questo nome. Non posso e non voglio togliere alcuna sorpresa a chi non avesse mai letto Un bel matrimonio, tuttavia devo per forza specificare che il racconto funziona essenzialmente in virtù della sua natura letteraria, che porta il lettore a vivere diversamente i tempi ristretti della vicenda e ad angosciarsi assieme ad una protagonista che, di punto in bianco, vede la sua vita sprofondare in un'oscurità terribile ed inaspettata senza avere l'impressione di leggere una grottesca sceneggiata. Ovviamente, trasponendo Un bel matrimonio su pellicola il gioco non regge e spuntano fuori tutti i limiti di una storia che, privata di ogni vezzo Kinghiano, diventa la versione triste dei peggiori thriller del ciclo Alta Tensione, con l'aggravante di avere per protagonista un pirla e una povera sfigata. Anzi, no. La cosa più grave è che sia stato King stesso a scrivere la sceneggiatura, dimostrando ancora una volta come il mio Re non riesca ad utilizzare al meglio il mezzo cinematografico, un'incapacità congenita che lo porta ad distruggere le sue stesse opere con clamorosi passi falsi (l'introduzione iniziale, per esempio, rivela subito il twist alla base dell'intero racconto, quanto al finale mi chiedo come sia possibile far passare per accidentale una caduta non dalle scale, ma dalla balaustra in cima alle stesse...) che sicuramente non invogliano dei neofiti a recuperare i suoi romanzi!


Siccome non voglio dire altro sulla trama, passo subito alla realizzazione, sebbene ci sia pochissimo da aggiungere. La regia di Peter Askin è piatta e televisiva (non televisiva a livello Breaking Bad ma a livello Il segreto), tanto che le scene più paurose non sono quelle "thriller", che sono poche e di una banalità sconcertante, bensì quelle delle feste a cui partecipano i due coniugi, tristi come solo i ricevimenti USA all'interno dei telefilm possono essere. Parlando dei due protagonisti, Joan Allen non è male, anzi, è perfetta per il ruolo di una normalissima signora benestante di mezz'età e bell'aspetto, non particolarmente intelligente né forte (è molto carina e credibile quando si ingozza di caramelle o quando crea l'"atmosfera" in camera da letto coprendo la lampada con un foulard rosso...) e, fortunatamente, la sua presenza sullo schermo è preponderante rispetto a quella del co-protagonista Anthony LaPaglia. Mollo, inespressivo e leppego, l'attore australiano è veramente terribile a vedersi e a sentirsi, anche perché quei dialoghi che funzionavano così bene su carta, ascoltati in un film risultano terribilmente sciocchi e banali. L'inquietante riflessione sulla banalità del male, sullo "specchio oscuro" della borghesia e del matrimonio, sui misteriosi meccanismi che regolano la vita coniugale, tutto viene inghiottito dal tedio e trasformato in uno scontatissimo thriller privo di emozione alcuna. Evitate A Good Marriage senza remore, datemi retta!


Di Kristen Connolly, che interpreta Petra, ho già parlato QUI mentre Stephen Lang, che interpreta il detective Holt Ramsey, lo trovate QUA.

Peter Askin è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Una spia per caso e il documentario Trumbo. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 74 anni.


Joan Allen interpreta Darcy. Americana, ha partecipato a film come Manhunter - Frammenti di un omicidio, Peggy Sue si è sposata, Gli intrighi del potere - Nixon, Tempesta di ghiaccio, Face/Off, Pleasantville, Hachiko - Il tuo migliore amico e a serie come Ai confini della realtà. Anche produttrice, ha 58 anni.


Anthony LaPaglia interpreta Bob. Australiano, ha partecipato a film come Amore all'ultimo morso, Il cliente, Mosche da bar e a serie come Magnum P.I., Ai confini della realtà, Hunter, Racconti di mezzanotte, Frasier, CSI - Scena del crimine e Senza traccia. Anche produttore e sceneggiatore, ha 56 anni e cinque film in uscita.


Piccola curiosità: quella di A Good Marriage è la seconda sceneggiatura scritta direttamente da Stephen King partendo da un suo romanzo, la prima è stata Pet Sematary che, decisamente, gli è venuta meglio! ENJOY!

martedì 18 giugno 2013

The Bay (2012)

Mercoledì, già consapevole del fatto che mi sarei coperta gli occhi per più di metà film, sono andata a vedere The Bay, diretto nel 2012 da Barry Levinson.


Trama: durante i festeggiamenti per il 4 luglio gli abitanti di una cittadina cominciano a morire a causa di ferite e mutilazioni inspiegabili. Una reporter in erba ricorstruisce l'accaduto grazie a filmati e testimonianze...


Il mockumentary è sicuramente il genere più inflazionato degli ultimi anni e, come direbbe Elio, "è bello e tutto quanto (oddio, non sempre...) ma alla lunga rompe i coglioni". Quindi Barry Levinson, prima di girare un film mockumentarioso si è per fortuna ricordato di fare una cosa, o meglio, di ESSERE una cosa: un regista. Anche uno sceneggiatore, quindi facciamo due cose. E ha tirato fuori uno degli horror recenti migliori, uno dei pochi mocku in grado di tenere veramente fede alla sua definizione. D'altronde, quale documentario vero si limita a mostrare riprese fatte a mano e basta? Il found footage ha senso ma fino a un certo punto, i documentari mescolano riprese dal vero a testimonianze, documenti, interviste eccetera eccetera. Senza contare che gli horror dove le persone vengono sventrate ma non mollano la telecamera finché non gliela strappano di mano (con l'arto attaccato, ovvio...) sono talmente oltre la comprensione umana che persino la suspension of disbelief viene spesso costretta a rintanarsi in un angolino a piangere. In questo The Bay l'unica cosa che perplime è che tutto il casino succeda proprio il 4 luglio, giorno dell'Independence Day, con le larve degli orridi isopodi che decidono di crescere tutte assieme per festeggiare l'indipendenza americana e sterminare una cittadina in tempo zero, ma per il resto tanta roba.


Levinson, alla veneranda età di 71 anni, piscia letteralmente in testa al quarantatreenne Oren Peli, produttore di The Bay e creatore della franchise Paranormal Activity, e lo fa usando al meglio le stesse armi del regista israeliano: mescolando abilmente le registrazioni di una reporter (che, giustamente, si interrompono nel momento stesso in cui la ragazza e il suo cameramen diventano troppo spaventati per continuare a girare), un paio di telecamere fisse, un paio di find footage, estratti di blog, registrazioni, videochiamate, messaggi telefonici e qualsiasi altro mezzo di comunicazione ragionevolmente utilizzabile da chi dovesse trovarsi in una situazione simile, il regista crea una macchina d'orrore praticamente perfetta che, contemporaneamente, funge anche da critica non banale nei confronti della "piccola" speculazione economica che porta ad una grande distruzione della natura e degli ecosistemi. Non mancano, ovviamente, le sequenze splatter, rese ancora più verosimili da effetti speciali validissimi, ma quello che fa davvero paura è il modo in cui viene costruita la tensione con poche inquadrature efficaci ed emblematiche, che lasciano intuire cosa potrebbe accadere di lì a poco senza per questo essere esplicite o gratuite (le scene per me più terribili sono state quelle della famigliola sulla barchetta, la ricostruzione del dialogo tra i due sbirri o l'inquadratura del sindaco che si scola un bicchier d'acqua come se nulla fosse, maledetto stupido...). Ad impreziosire maggiormente The Bay, infine, c'è l'ausilio di una colonna sonora minimal ma tesissima (il finale col titolo del documentario mi ha ricordato quelli dei film di Deodato). Mi sento dunque di consigliare il film a tutti gli appassionati di horror, con una piccola avvertenza: se vi fanno schifo le bestie con più di quattro zampe, come la sottoscritta, evitate di farvi prendere dall'insana curiosità di capire se gli isopodi esistono davvero (per i più coraggiosi: uìchipidia, voce Gigantismo abissale) o non farete più il bagno in nessun tipo di acqua. Personalmente, quest'estate farò solo delle gran docce con bottiglie di acqua Vera.


Di Kristen Connolly, che interpreta Stephanie, ho già parlato qui.

Barry Levinson è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Piramide di paura, Good Morning Vietnam, Rain Man – L’uomo della pioggia (con il quale ha vinto l’Oscar come miglior regista), Bugsy, Toys – Giocattoli, Rivelazioni, Sleepers, Sesso & Potere, Sfera e Bandits. Anche produttore e attore, ha 71 anni e due film in uscita.


Se The Bay vi fosse piaciuto consiglio la visione di Contagion, Virus letale e 28 giorni dopo. ENJOY!!

domenica 27 maggio 2012

Quella casa nel bosco (2011)

Da che mondo è mondo, è più facile scrivere recensioni negative che positive. Considerato che, per me, Quella casa nel bosco (The Cabin in the Woods), diretto nel 2011 da Drew Goddard, è probabilmente l'horror più bello dell'ultimo decennio, recensirlo degnamente sarà praticamente impossibile.


Trama: cinque ragazzi decidono di trascorrere un weekend all'interno di una casa nel bosco, appunto. Come nella migliore tradizione horror, quella che doveva essere una rilassante vacanza si trasformerà in un incubo...

Ad aggiungersi alla sostanziale difficoltà di recensire un film bello, divertente, ben scritto e ben diretto come Quella casa nel bosco, si aggiunge quello di dover assolutamente evitare qualsivoglia tipo di spoiler. Purtroppo per me, infatti, il punto di forza della pellicola sta nell'assoluta imprevedibilità della trama, nei colpi di scena inaspettati, nel costante disattendere le aspettative del pubblico: per godersi appieno Quella casa nel bosco bisogna andare al cinema senza sapere assolutamente nulla del film, come per fortuna ho fatto io. E' solo in questo modo che lo spiazzante e divertentissimo meccanismo messo in moto dalla premiata ditta Whedon - Goddard può funzionare e lavorare in perfetta sinergia con le conoscenze e i pregiudizi dello spettatore, soprattuto quello più scafato ed esperto di film horror. Come accadeva infatti negli anni '90 con la saga di Scream, Quella casa nel bosco strizza innanzitutto l'occhio ai fanatici di un certo tipo di cinema, prendendone in giro i cliché, seguendone alla lettera le regole del genere solo per poi riderne, rendendo finalmente giustizia a tutte quelle volte che abbiamo detto "ma perché cavolo devi scendere in cantina, cretino?? Ma quale torno subito, ma perché vi dividete???". A differenza della saga di cui sopra, però, Quella casa nel bosco alza il tiro e mescola ancora più le carte in tavola, annullando i confini tra metacinema e finzione, mescolando un'umorismo quasi surreale ad una storia tremendamente seria.


Nonostante vi siano infatti alcuni momenti comici e assolutamente prosaici, Quella casa nel bosco non è una supercazzola, ma un horror tout court per gente abbastanza preparata. Drew Goddard e Joss Whedon abbondano con omaggi a pellicole più o meno storiche del genere, ma ogni citazione è funzionale alla trama, non è messa lì tanto per accontentare i fan: ogni inquadratura, ogni battuta, ogni gesto o effetto speciale è accuratamente studiato, elemento fondamentale di una sceneggiatura e una regia praticamente perfette, che non danno allo spettatore un attimo di tregua e non smettono di emozionarlo (in positivo o in negativo) nemmeno per un istante. Sono tanti i momenti in cui si ride ma sono parecchi anche quelli in cui si salta sulla poltrona o si rimane semplicemente scioccati ed impotenti a guardare lo schermo, in un crescendo di orrori che si conclude con una grandiosa macellata finale che è semplicemente da antologia, una festa per qualsiasi appassionato di horror che si rispetti. Quella casa nel bosco si distacca inoltre dal concetto di semplice film di genere anche e soprattutto per la bravura della maggior parte degli attori: il veterano Richard Jenkins, con il suo professionalissimo e umanissimo personaggio, si mangia praticamente tutti gli altri, ma Bradley Whitford gli fa da degnissima spalla e, tra le "vittime", Fran Kranz è semplicemente superbo (e anche più figo del pur bellissimo Chris Hemsworth sì, lo so che ho dei gusti del ca...).

Bello lui , appunto! *___*
La recensione potrebbe benissimo finire qui perché di più non potrei scrivere senza riempire il post di spoiler. Vorrei solo spendere due parole da Buffy - addicted quale sono e dire che Quella casa nel bosco è l'ideale evoluzione di tutto quello che Whedon ci ha raccontato in sette stagioni televisive e una cartacea interamente dedicate alla bionda ammazzavampiri. L'universo in cui sono immersi i personaggi del film è il risultato di un mondo senza La Prescelta, di una società non per questo necessariamente negativa ma ancora troppo ancorata ad antiche credenze, superstizioni e pregiudizi. I personaggi di Buffy the Vampire Slayer combattevano ad oltranza nonostante la loro esistenza fosse, per il 90% del tempo, decisamente misera e dolorosa, a prescindere dai mostri sovrannaturali che erano sempre lì lì per minacciare di distruggere il mondo... ma oggi i tempi sono ulteriormente cambiati e con tutte le crepe che stanno disgregando la nostra società quanto sarebbe brutto o sconsiderato scegliere di lasciare semplicemente lo spazio ad altro e dare modo all'umanità di smettere di fare casini e tormentarsi? Con questo dubbio amletico la recensione si chiude e il mio ultimo consiglio è quello di andare assolutamente a vedere Quella casa nel bosco, fosse l'ultima cosa che fate prima dell'Armageddon (o dell'apocalisse zombi, chissà!!).


Di Richard Jenkins (Sitterson), Chris Hemsworth (Curt) e Sigourney Weaver (il direttore) ho già parlato nei rispettivi link.

Drew Goddard (vero nome Andrew Goddard) è il regista e sceneggiatore (assieme a Joss Whedon) della pellicola. Americano, è al suo primo e finora unico lavoro come regista, ma come sceneggiatore ha scritto parecchi episodi di Buffy the Vampire Slayer, Angel, Alias, Lost e il film Cloverfield. Anche produttore e attore, ha 37 anni.


Kristen Connolly interpreta Dana. Americana, ha partecipato a film come E venne il giorno e Revolutionary Road. Anche produttrice, ha due film in uscita.


Fran Kranz (vero nome Francis Kranz) interpreta Marty. Americano, lo ricordo innanzitutto per il suo ruolo di Topher nel telefilm Dollhouse, inoltre ha partecipato a film come Donnie Darko e The Village. Ha 29 anni e quattro film in uscita, tra cui il già citato Much Ado About Nothing, ultima pellicola di Joss Whedon.


Bradley Whitford interpreta Hadley. Americano, ha partecipato a film come La rivincita dei nerds 2, Presunto innocente, Risvegli, Scent of a Woman – Profumo di donna, RoboCop 3, Philadelphia, Il cliente, L’uomo bicentenario e a serie come X – Files, E.R. Medici in prima linea e Malcom. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 53 anni e tre film in uscita. 


Amy Acker interpreta Lin. Anche lei da ricordare per la sua performance nella serie Dollhouse, ha partecipato a film come Prova a prendermi e a serie come Angel, Supernaturals, How I Met Your Mother, Alias, Ghost Whisperer e CSI. Ha 36 anni e un film in uscita, Much Ado About Nothing.


Tim De Zarn interpeta l’inquietante Mordecai. Americano, ha partecipato a film come I racconti della cripta – Il cavaliere del male, Fight Club, Spider – Man, Non aprite quella porta – L’inizio, Die Hard – Vivere o morire e The Artist, oltre a serie come Hunter, E.R. Medici in prima linea, Più forte ragazzi, CSI, Six Feet Under, Cold Case, Weeds, Criminal Minds, Sons of Anarchy e Lost. Ha 60 anni e un film in uscita.


E ora, un paio di curiosità sul resto del cast. Anna Hutchison, che nel film interpreta la bionda Jules, era il Power Ranger giallo in una delle tremila serie dedicate ai trashissimi combattenti in tutina colorata (nella fattispecie Power Rangers Jungle Fury, del 2008), mentre i Buffy fan all’ultimo stadio come me avranno sicuramente riconosciuto il sempre adorabile Tom Lenk nei panni dello stagista sfigato. Se vi fosse piaciuto Quella casa nel bosco, giocate a “trova il riferimento” e, una volta capite tutte le citazioni, abbuffatevi di horror! Da parte mia, vi posso dire che ho riconosciuto omaggi più o meno evidenti a La mummia (volete quella con Boris Karloff? Ma sì, è carina anche quella con Brendan Fraser!), Venerdì 13, La casa, La casa 2, L’armata delle tenebre, Un lupo mannaro americano a Londra, L’ululato, Hellraiser, The Cube – Il cubo, The Ring (possibilmente quelli giapponesi!), Funny Games (per i titoli di testa), Alien, It, The Strangers, Anaconda, Arack Attack, Al calar delle tenebre, I 13 spettri, Le colline hanno gli occhi, La notte dei morti viventi, Dracula di Bram Stoker e altri ancora che sicuramente non avrò colto… mentre per atmosfere “simili”consiglio i simpatici Tagli al personale, Giovani diavoli e, ovviamente, il primo Scream. ENJOY!, è proprio il caso di dirlo!

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