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lunedì 28 marzo 2022

Oscar 2022

Buon lunedì a tutti! Quella di quest'anno è stata una delle premiazioni più vergognose della storia degli Academy Awards, con premi dati letteralmente a ca**o di cane (d'altronde, c'era il Potere del, tra i candidati); ringrazio la dolce gatta Sandy per avermi svegliata solo alle 5 di mattina, giusto in tempo per vedere Uma Thurman, Samuel L. Jackson e John Travolta omaggiare uno dei film più belli della storia, prima di dare un immeritato premio a un cretino, cosa che mi ha portata a spegnere la TV e rimettermi a dormire. ENJOY!


Cominciamo, come ogni anno, dal Miglior Film. Contrariamente a tutti i pronostici e anche un po' al senso logico, l'Oscar è andato a I segni del cuore, remake USA de La famiglia Bélier. Ora, io non ho mai visto l'originale e il film mi è anche piaciuto, ma come si fa a far vincere come miglior film una pellicola "derivata" da un'altra e, mi si dice, praticamente identica? Fossi nei realizzatori de La famiglia Bélier, mi girerebbero le palle a elicottero, visto che il loro film non era stato nemmeno considerato nella cinquina degli Oscar stranieri di quell'anno. Ovviamente, I segni del cuore ha vinto anche l'Oscar per la Miglior Sceneggiatura Non Originale ma l'unico premio davvero dovuto e che mi ha resa felicissima è quello a Sian Heder, il mio attore preferito tra quelli Non Protagonisti. Nonostante un po' di giustizia, comunque, la vergogna resta e quelli assegnati a I segni del cuore sono due tra i premi più paraculi della storia degli Oscar.



E il favoritissimo Il potere del cane? Niente, s'è portato a casa "solo" una statuetta, quella per la Miglior Regia, che ha costretto la regista a salire sul palco con la lista della spesa. Giusto ridimensionamento di un film che a me non ha detto proprio nulla, salvato solo dalla perizia tecnica di Jane Campion, che effettivamente ha dato tutto il respiro necessario a un western atipico, sottolineando comunque la natura claustrofobica di paesaggi apparentemente sconfinati. 



Un'altra somma minchiata in una serata che ne era zeppa, è stato il premio come Miglior Attore Protagonista a Will Smith, che in Una famiglia vincente rifà se stesso tranne per quei cinque minuti in cui apre il cuore a una delle due figlie, durante i quali ho pensato "eccolo lì. Il momento in cui l'Academy non capirà più un belino e gli darà l'Oscar". Appunto. Una cosa buona, però, l'ex Principe di Bel Air l'ha fatta, ovvero tirare davanti a mezza America, sul palco, una cinquina in faccia a Chris Rock, reo di avere fatto una battuta di merda su Jada Pinkett Smith, moglie di Will. In un mondo migliore, Rock avrebbe risposto per le rime e il tutto sarebbe finito con le facce rotte di due degli attori che più detesto al mondo ma, ahimé, questo non è un mondo migliore. 


Una delle poche, vere gioie della serata è stato il premio a Jessica Chastain come Miglior Attrice Protagonista. In realtà, sono anni che la Chastain merita l'Oscar, e dispiace che a rimetterci sia stata Kristen Stewart, che in tutta onestà era la mia prima favorita, ma a caval donato non si guarda in bocca. Gli occhi di Tammy Faye vince anche un meritato Oscar per Make Up e Acconciature. 


Mezza delusione anche per l'Oscar alla Migliore Attrice Non Protagonista. Vero è che Ariana De Bose, come scritto QUI, è una delle poche cose per cui West Side Story è degno di essere ricordato e che supera di venti spanne la protagonista, ma il mio cuore è andato tutto alla dolorosa interpretazione di Jessie Buckley in La figlia oscura. Poteva andare peggio, tutto sommato, quindi auguro una carriera sfavillante alla bella Ariana.  


Anche l'altro favorito Belfast è stato brutalmente ridimensionato, e porta a casa solo il premio per la Miglior Sceneggiatura Originale. A me fa venire da piangere che un film bello ma dalla storia banalotta, per quanto edificante, abbia surclassato Don't Look UpLicorice Pizza La persona peggiore del mondo, ma a quanto pare quest'anno andava di moda il trionfo del prevedibile, che vi devo dire. 


Ma parliamo della cosa più esilarante e vergognosa di tutte. Dune. Il film di Villeneuve mostra la sua supremazia vincendo TUTTI i premi tecnici, ma ovviamente, essendo un film di fantascienza (ORRORE!!) non ha potuto ambire a venir premiato come miglior film. Fotografia, Montaggio, Scenografia, Sonoro, Colonna Sonora Originale, Effetti Speciali e poi basta perché sono finiti, tutto s'è preso. Scuoto il capo con disappunto, prima o poi il talento di Villeneuve e la bellezza dei film "di consumo" realizzati da autori veri verranno riconosciuti.


Scontatissima la vittoria di Encanto per la categoria Film d'Animazione. Lo strapotere Disney, se posso permettermi, ha rotto le palle. Preferire Encanto, sebbene molto carino, a Flee I Mitchell contro le macchine, è qualcosa di incomprensibile per me. 


Altrettanto scontata la vittoria di Drive My Car nella categoria Film Straniero. E vabbé, sapete che io non sono andata matta per il film di Ryusuke Hamaguchi, a cui ho preferito Flee La persona migliore del mondo, ma sapete anche che sono una capra e che ogni premio che va al Giappone mi rende felice a prescindere, quindi sorvolo.


Riassumo qui quei due o tre premi che ancora mancano, come quello, meritato, per i Migliori Costumi a Crudelia, quello per la Miglior Canzone Originale a Billie Eilish per No Time to Die (i miei complimenti qui vanno a lei, che si è vestita come un sacchetto della rumenta, e a J.K.Simmons, la cui faccia, quando lei parlava e saltellava sul palco avvolta da quell'orrore, era tutta un programma). Aggiungo quelle categorie di cui non ho assolutamente conoscenza: Summer of Soul (...Or, When the Revolution Could Not Be Televised) come Miglior Documentario (ma Flee vi faceva così schifo???), The Queen of Basketball come Miglior Corto Documentario, The Windshield Wiper come Miglior Corto Animato e The Long Goodbye come Miglior Corto. E con questo concludo, vado anche io a prendere un po' a ceffoni Chris Rock, che lo merita sempre! All'anno prossimo (forse)!



venerdì 11 marzo 2022

I segni del cuore (2021)

Tra in film in lizza per gli Oscar c'è anche I segni del cuore (CODA), diretto e co-sceneggiato nel 2021 dalla regista Sian Heder e candidato a tre Oscar (Miglior Film, Troy Kotsur miglior attore non protagonista e Miglior sceneggiatura non originale).


Trama: Ruby è figlia di genitori non udenti, che hanno un altro figlio anche lui sordo. Come interprete ed unica persona udente, Ruby è di grande aiuto all'intera famiglia, ma tutto rischia di cambiare quando la ragazza scopre di avere un inaspettato talento nel canto...


I segni del cuore
è il remake americano di un film francese che ha avuto un successo enorme ma che io non ho mai visto, La famiglia Bélier. Per quanto ne so, i due film sono praticamente identici salvo l'ambientazione e un paio di dettagli, ma come avrete capito non posso fare confronti (anche se mi sono ripromessa di recuperare al più presto La famiglia Bélier), quindi mi limiterò a parlare solo de I segni del cuore, che, per inciso, mi è piaciuto molto. Quanto a struttura della trama, I segni del cuore è molto "classico", prevedibile dall'inizio alla fine; c'è una protagonista dotata senza saperlo, la quale per inseguire quello che di lì a poco diventerà il sogno della sua vita incontrerà la resistenza della famiglia, rischiando di non farcela per il rotto della cuffia, e la vicenda di solito si conclude col pentimento della famiglia e il riconoscimento universale delle doti della protagonista. I segni del cuore non si sottrae a questo canovaccio, ma il motivo per cui i familiari di Ruby le mettono i bastoni tra le ruote non è il solito, banale, disgusto o disillusione verso un sogno considerato sciocco, quanto piuttosto perché la ragazza è l'unica udente all'interno di una famiglia di persone sorde dalla nascita (il titolo originale del film è l'acronimo di Children of Deaf Adult), che di conseguenza hanno bisogno di Ruby per portare avanti le attività economiche e comunicare con gli altri. Probabilmente queste persone avrebbero meno problemi in una grande città, e penso sia per questo che, molto intelligentemente, I segni del cuore è ambientato in un piccolo villaggio dove la pesca è l'unica attività che prospera, con tutti i problemi che ne conseguono; il padre e il fratello di Ruby non possono stare su una barca da soli a causa del loro handicap, sempre per lo stesso motivo gli abitanti e potenziali colleghi li considerano stupidi, dei fenomeni da baraccone, e raramente intrattengono rapporti con loro, sicuramente non da pari a pari.


La sceneggiatura de I segni del cuore in tal senso è molto equilibrata. Si concentra ovviamente su Ruby e sul suo sogno, sulle sue prime esperienze amorose e sul senso di frustrazione che cozza di continuo con l'amore verso la sua strana famiglia, ma lascia ampio spazio anche all'approfondimento psicologico degli altri membri della famiglia Rossi, tratteggiati all'inizio come un gruppetto di "stramboidi" per poi venire arricchiti con pennellate sempre più malinconiche e delicate. All'interno di una trama così particolare e piacevole, pur nella sua semplicità, anche gli indispensabili numeri canori riescono a non risultare fastidiosi (neppure quelli più melensi) e, anzi, l'esibizione di Ruby sul finale diventa particolarmente toccante senza essere lacrimevole, grazie anche a una buona dose d'ironia che, fortunatamente, permea l'intera pellicola. Da sottolineare, ovviamente, le belle prove di tutti i coinvolti. Ricordo che all'epoca La famiglia Bélier era stato aspramente criticato per aver utilizzato attori udenti per interpretare personaggi sordi, mentre I segni del cuore ha scelto tre attori portatori dello stesso handicap, tra i quali spicca un Troy Kotsur che, a mio avviso, quest'anno si gioca l'Oscar per il miglior attore non protagonista con Ciáran Hinds: sfido chiunque a rimanere impassibile davanti alla scena poco prima del finale, quando Ruby e suo padre condividono un fondamentale, bellissimo momento di intimità durante il quale il rozzo, assurdo Frank, capisce finalmente cosa può fare la figlia con il dono ricevuto. Senza nulla togliere ai grandi in gara, e con tutte le riserve del caso in quanto remake, posso dire senza ombra di dubbio che I segni del cuore è uno dei film che ho più apprezzato durante l'annuale corsa dei recuperi pre-Oscar, e ve lo consiglio caldamente!!


Di Emilia Jones, che interpreta Ruby Rossi, ho già parlato QUI

Sian Heder è la regista e co-sceneggiatrice del film. Americana, ha diretto il film Tallulah ed episodi di serie come GLOW e Orange is the New Black. Anche produttrice e attrice, ha 45 anni.


Amy Forsyth
interpreta Gertie. Canadese, ha partecipato a film come We Summon the Darkness, Beautiful Boy e a serie quali Channel Zero; come doppiatrice ha lavorato in Robot Chicken. Ha 27 anni.


Ferdia Walsh-Peelo
, che interpreta Miles, era il protagonista di Sing Street, mentre Marlee Matlin, che interpreta Jackie Rossi, ha vinto l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista per il film Figli di un Dio minore ed è sorda dalla nascita come Troy Kotsur e Daniel Durant, che interpretano rispettivamente il padre e il fratello di Ruby. Ciò detto, se I segni del cuore vi fosse piaciuto recuperate l'originale, La famiglia Bélier. ENJOY!

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