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venerdì 12 aprile 2024

Omen - L'origine del presagio (2024)

Dopo l'abbuffata di "Presagi" sono andata ovviamente a vedere Omen - L'origine del presagio (The First Omen), diretto e co-sceneggiato dalla regista Arkasha Stevenson.


Trama: nel 1971, la novizia Margaret si trasferisce in un convento di Roma per prendere i voti. Lì si ritroverà invischiata in un complotto per fare nascere l'Anticristo...


Finalmente si è concluso questo mese a base di presagi. In tutta onestà, non poteva finire meglio. Dopo la qualità calante dei sequel de Il presagio, film entrato giustamente a fare parte della storia del genere cinematografico "satanico", questo prequel è stata una boccata d'aria fresca. La cosa è paradossale, potete immaginare perché. The First Omen racconta tutto ciò che conduce all'inizio de Il presagio, quindi sappiamo già come andrà a finire, cioè male, e chi si è da poco immerso nella saga, come me, potrebbe farsi persino un'idea chiara di come e per chi andrà a finire male più o meno dalle prime scene. Non che sia un problema visto che, salvo un paio di incongruenze/forzature e qualche "maccosa", la trama di The First Omen è coinvolgente e interessante. Protagonista è Margaret, novizia americana che si trasferisce a Roma per prendere i voti e viene accolta all'interno di un orfanotrofio per sole bambine. Fin dall'inizio, l'esperienza di Margaret non è tutta rose e fiori: la madre superiora ha un cuore decisamente arido e poco cristiano, una bambina in particolare viene ostracizzata e tenuta separata dalle altre, tremende visioni del passato tornano a perseguitare la novizia e c'è anche il disagio di avere una compagna di stanza decisa a sperimentare piaceri molto terreni prima di indossare per sempre il velo. In generale, ciò che si percepisce di Margaret è uno stato di confusione, solitudine e spaesamento, dettato dapprima dal doversi adattare ad un Paese sconosciuto (il pout-pourri linguistico del film sarebbe molto interessante ma, ahimé, l'adattamento italiano ha dato una bella piallata in tal senso) e poi da eventi sempre più inquietanti che accrescono la diffidenza della protagonista e, parallelamente, anche la sua forte volontà di decidere del proprio destino. Nonostante, infatti, il punto di vista di The First Omen sia prevalentemente femminile, il film parla di una femminilità schiacciata e violata a più riprese, sfruttata da un sistema ecclesiastico governato ovviamente da uomini, dove le donne non sono solo serve/spose di Dio, ma anche sottoposte alle decisioni degli alti prelati. Come già nel Presagio originale, la Chiesa ci fa una ben magra figura, o mostrando una debolezza isterica (sono sempre dell'idea che se Padre Brennan la smettesse di terrorizzare il prossimo coi suoi modi da matto, il Maligno avrebbe meno possibilità) o qualcosa di ancora più oscuro, che nel primo film era stato giusto accennato (sì, negli anni '70 si parlava di satanisti, ma mi sono sempre chiesta perché nella nascita di Damien fossero coinvolti anche dei preti e delle suore) e che qui diventa fulcro stesso della trama, eliminando la nozione di "satanismo".


Rimanendo in tema "violazione della femminilità", The First Omen ha delle sequenze agghiaccianti assimilabili al body horror (un paio delle quali farebbero passare la voglia di partorire persino alla più fervente mamma pancina) che sono poi quelle più originali, riuscite e distanti dai necessari omaggi riaggiornati a Il presagio. Arkasha Stevenson, che si è fatta le ossa con serie interessanti e "visionarie" come Channel Zero, Legion e Al nuovo gusto ciliegia, dimostra di avere occhio per le atmosfere che richiamano l'horror anni '70 e non le scimmiotta, bensì le riporta in vita con gli stessi colori, la stessa morbidezza ed eleganza, spingendo lo spettatore a temere non solo quello che potrebbe nascondersi nel buio, ma anche ambienti familiari, in primis una città turistica come Roma. La sequenza che ho preferito è quella in cui il focus della cinepresa si allarga fino a mostrare come le luci che circondano Margaret siano posizionate in modo da rappresentare un viso demoniaco che la inghiotte, ma non è l'unico tocco di raffinatezza; tutto il film richiama alla mente capolavori come Suspiria, in particolare per l'uso del sonoro (per non parlare di quando esplode, prepotentissimo, lo score di Jerry Goldsmith nella scena clou. Non so se mi ha causato più brividi di gioia quello oppure Rumore della Carrà), mentre Possession viene esplicitamente citato poco prima del finale. A tal proposito, Arkasha Stevenson dimostra di sapere anche scegliere bene gli attori. Nell Tiger Free non è solo bellissima, ma anche brava nell'esprimere il tormento e la forza di Margaret, oltre a prestare il corpo ad un paio di scene disgustose, ma in generale tutto il cast di supporto è formato da facce espressive ed inquietanti, con menzione d'onore per Maria Caballero, la quale sul finale è talmente bella e solenne da mozzare il fiato. L'unica cosa che non ho granché apprezzato di The First Omen è l'apertura verso potenziali spin-off della serie, che manda un po' in vacca l'impressione di avere davanti un'opera curata e realizzata con passione, non con l'intento di fare soldi a palate gabbando, in futuro, gli spettatori babbei. E' vero che produce Disney, e che la malvagità della Casa del Topo supera quella di Damien, ma per stavolta spererei che i presagi finiscano in gloria, con questo bel prequel.


Di Ralph Ineson (Padre Brennan), Charles Dance (Padre Harris) e Bill Nighy (Cardinale Lawrence) ho parlato ai rispettivi link. 

Arkasha Stevenson è la regista e co-sceneggiatrice del film. Americana, ha diretto episodi di serie come Channel Zero, Legion e Al nuovo gusto ciliegia. E' anche produttrice. 


Nell Tiger Free
interpreta Margaret. Inglese, ha partecipato a serie come Il trono di spade e Servant. Ha 25 anni. 


Sonia Braga
, che interpreta Sorella Silva, era la protagonista de Il bacio della donna ragnoOmen - L'origine del presagio è il prequel de Il presagio quindi, se vi fosse piaciuto, recuperate almeno il primo film, visto che il resto della saga non è proprio un capolavoro! ENJOY!

martedì 9 aprile 2024

Omen - Il presagio (2006)

Potevo non concludere il recupero dedicato alla saga di Damien Thorn con Omen - Il presagio (The Omen), diretto nel 2006 dal regista John Moore?


Trama: poiché suo figlio è nato morto, l'ambasciatore Robert Thorn si fa convincere a sostituirlo, all'insaputa della moglie, con un altro bimbo nato lo stesso giorno. Il piccolo Damien cresce finché, a cinque anni, comincia a risultare evidente che è legato a qualcosa di oscuro... 


Che dire di questo Omen - Il presagio, se avete già visto e conoscete Il presagio del 1976? Nulla, in effetti, perché il film di Richard Donner non è una di quelle opere invecchiate male, che avrebbero bisogno di una rinfrescata. Non a caso, il film di John Moore non riaggiorna proprio nulla, a partire dalla storia. La vicenda di Robert Thorn e delle conseguenze della sua sventurata scelta dettata da amore paterno, proseguono identiche a quelle dell'originale, salvo per un'introduzione che riprende una delle idee di Conflitto finale (ci sono scienziati e preti spaventati davanti all'avvento di una cometa anormale e, sul finale, il Papa non reagisce benissimo al fato di Damien) e qualche piccolissimo aggiustamento a livello di morti, grazie anche ai mezzi sicuramente diversi da quelli del 1976. Per parlare al meglio di Omen - Il presagio dovrei dunque mettermi nei panni di chi non ha mai visto Il presagio, e in quel caso direi che le atmosfere angoscianti dell'originale vengono mantenute, in particolare l'equilibrato senso di ineluttabilità che condanna i protagonisti fin dalla prima inquadratura; dico "equilibrato" perché, nei seguiti, si è optato per il ricorso ad un aiuto demoniaco troppo pesante e sfacciato, mentre la sceneggiatura di Omen - Il presagio e del suo capostipite stanno ancora bene attente a veicolare un minimo di incertezza relativamente alla natura sovrannaturale delle varie morti e a quella demoniaca del bambino. Giusto per venire incontro a un gusto più moderno, nel remake sono stati introdotti incubi e visioni che mancavano nel capostipite, per il resto è davvero difficile trovare le differenze tra i due.


A livello di messinscena, John Moore ha cercato una propria cifra stilistica, pur contraendo un enorme debito con Il sesto senso di Shyamalan, uscito quasi dieci anni prima. Il colore di Damien, infatti, è il rosso, una tinta che si manifesta prepotente con abiti, oggetti o dettagli, nel momento in cui qualcosa di sovrannaturale oppure orribile sta per accadere. L'utilizzo del rosso è l'unica particolarità di un film elegante e pulito, dove l'ingerenza della CGI si fa sentire solo nelle sequenze ambientate a Subiaco, abbastanza farlocche non solo per la scelta di scurire tantissimo la fotografia ma anche per quella terrificante ed inutile nevicata davanti all'improbabile chioschetto con sopra scritto "Rinfresco" (tolto questo dettaglio, si vede già dalle campagne che lì i protagonisti non sono in Italia, bensì in Croazia). Quanto agli attori, bisogna riconoscere che i protagonisti del 1976 avevano una raffinatezza e un'eleganza congenita che quelli moderni si sognano, e che Harvey Stephens era un pargolo ben più cattivo e terrificante di questo moccioso mogio. A parte questo (forse perché lo ritengo un uomo bellissimo), Liev Schreiber è un protagonista valido che riesce a trasmettere tutto l'amore provato dal personaggio verso la moglie e il dolore incredulo di chi si ritrova tra le mani il figlio del demonio, e Mia Farrow nei panni di Mrs. Baylock fa molta più paura dell'originale, anche quando si presenta per la prima volta ai Thorn, e non credo fosse perché conoscevo già la natura folle della sua bambinaia. Agli amanti di Harry Potter, inoltre, farà piacere sapere che il professor Lupin e il secondo Silente sono della partita, il primo con una presenza consistente e attiva, il secondo con una comparsata di pochi minuti, che forse avrebbero potuto aumentare con un sequel che non è mai stato girato. Nel complesso, rispetto alla caduta libera dei seguiti, Omen - Il presagio è stato una visione gradevole, ma non comprendo granché l'utilità di una copia carbone di un film che ha fatto la storia del genere.


Di Liev Schreiber (Robert Thorn), Giovanni Lombardo Radice (Padre Spiletto), Julia Stiles (Katherine Thorn), David Thewlis (Keith Jennings), Pete Postlethwaite (Padre Brennan) e Michael Gambon (Bugenhagen) ho parlato ai rispettivi link.

John Moore è il regista della pellicola. Irlandese, ha diretto film come Die Hard - Un buon giorno per morire. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 54 anni. 


Mia Farrow
interpreta Mrs. Baylock. Americana, ex compagna di Woody Allen (ma è stata sposata anche con Frank Sinatra), la ricordo per film come Rosemary's Baby, Il grande Gatsby, Assassinio sul Nilo, Zelig, Supergirl - La ragazza d'acciaio, La rosa purpurea del Cairo, Hannah e le sue sorelle, Radio Days, Crimini e misfatti, Ombre e nebbia e Be Kind Rewind. Ha 79 anni. 


Harvey Stephens
, il Damien de Il presagio, compare nei panni di un giornalista. Il ruolo di Katherine Thorn era stato inizialmente offerto a Rachel Weisz, che ha rinunciato perché in stato di gravidanza, mentre altre attrici in lizza erano Laura Linney, Hope Davis ed Alicia Witt; per il ruolo di Robert Thorn, invece, erano stati fatti i nomi di Pierce Brosnan e Jim Carrey. Se il film vi fosse piaciuto recuperate almeno Il presagio, di cui è il remake. ENJOY!

venerdì 5 aprile 2024

Omen IV: Presagio infernale (1991)

La follia mi ha colta. Siccome ieri è uscito il prequel de Il presagio, ho deciso di riguardare tutta la saga e, per tutta, intendo anche una schifezza come Omen IV: Presagio infernale (Omen IV: The Awakening), film per la TV diretto nel 1991 dai registi Jorge Montesi Dominique Othenin-Girard.


Trama: una coppia senza figli adotta una neonata che, crescendo, comincerà a mostrare comportamenti inquietanti...


Erano davvero anni che non guardavo un film brutto come Omen IV: Presagio infernale, orribile anche per gli standard di un prodotto televisivo. Non è un caso se il quarto capitolo della saga, che avrebbe dovuto essere l'inizio di un revival televisivo dopo 10 anni dall'ultima "avventura" di Damien, è stato il chiodo definitivo nella bara della serie, perché non c'è nulla di salvabile in questo film TV tranne gli omaggi alle musiche di Jerry Goldsmith e l'interpretazione di Michael Lerner. Quest'ultimo aveva evidentemente capito di stare partecipando a una vaccata, perché il suo investigatore privato è incredibilmente caricaturale e divertente, con un campionario di facce buffissime a sottolinearne la comprensibile perplessità. Il resto si alterna tra noia, bruttezza e stupidità. In quest'ultima "categoria" si inserisce una trama che, oltre ad introdurre la sconcertante nozione di fetus papyraceus (sfruttata, a onor del vero, in modo anche troppo perverso per un'opera televisiva), sfrutta le religioni alternative come mezzo per contrastare il demonio. Quest'ultima idea sarebbe anche interessante, non fosse che la cultura new age rappresentata nel film sembra uscire dritta da un numero di Cioè, tanto è superficiale e confusa; inoltre, per non farci mancare nulla, i realizzatori hanno inserito anche una sorta di critica alle sette estremiste, una parentesi folkloristica a base di matti e serpenti che, nell'economia della storia, conta quanto il due di coppe a briscola. Stavolta non si è riusciti nemmeno a veicolare l'idea di una protezione satanica a vigilare sulla progenie del demonio, né di una rete capillare di adoratori difficili da scovare, due elementi che esistono, certo, ma che non rimangono per nulla impressi. Ciò che rimane impresso, ahimé, è la bruttezza rara della piccola protagonista, sulla quale potrei, signorilmente, stendere un velo pietoso, ma lo sapete meglio di me che infierire è molto più divertente. 


Messa vicino all'inquietante patatino dagli occhi di ghiaccio, l'adolescente che non faceva paura nemmeno per sbaglio ma almeno non era mostruoso e il pargolo in odore di autismo maligno del remake, Delia fa paura per i motivi sbagliati. La povera ragazzina scelta per il ruolo, probabilmente, non aveva idea di come veicolare la sgradevolezza di esser figlia del maligno, quindi ha deciso di assumere una perenne espressione da peppia, da bambina da prendere a schiaffi 24/7, col mezzo sorrisetto a fior di labbra di chi ti prende per il culo e l'odio negli occhi perché non le hai comprato l'uovo di Pasqua della Ferragni, in più è davvero brutta, poverina, di quella bruttezza che ti fa venire voglia di prenderla e portarla all'interno del consiglio direttivo di un'azienda per vedere quanto possono arrivare a deriderla. Più volte, durante le sue improvvise apparizioni, ho sedato bestemmie a fior di labbra (il che, forse, ha reso felice il demonio, quindi obiettivo raggiunto!), ma proprio per lo schifo di vederla, non tanto per i jump scare, di cui, neanche a dirlo, il film difetta. Essendo un prodotto per la TV, Omen IV manca anche di qualsiasi goccina di sangue o morte a effetto e, a parte la mocciosa protagonista, l'orrore nasce dalla generale sciatteria dell'operazione, da attori incapaci, da un'aura anni '90 talmente forte che mi sono ritrovata addosso la roba della Energy senza nemmeno accorgermene,da una tristezza annullata solo dal pensiero che, per una volta, il pubblico ha condannato l'operazione senza possibilità di appello. Prego (a questo punto, però, non so chi) che Omen - L'origine del presagio non sia altrettanto brutto o scoppierò in cocenti lacrime in sala, pronunciando a più riprese il nome di Delia invano.

Jorge Montesi è il co-regista della pellicola. Cileno, ha diretto episodi di serie quali Alfred Hitchcock presenta, Venerdì 13, I viaggiatori delle tenebre, Highlander, Oltre i limiti, Relic Hunter. Anche attore, produttore e sceneggiatore, ha 75 anni.


Dominique Othenin-Girard
è il co-regista della pellicola. Svizzero, ha diretto il film Halloween 5 - La vendetta di Michael Meyers. Anche sceneggiatore e produttore, ha 66 anni. 


Il regista Jorge Montesi è subentrato a Dominique Othenin-Girard quando quest'ultimo ha abbandonato la produzione senza portare a termine il lavoro. Don S. Davis, che interpreta Jake Madison, era il maggiore Briggs della serie Twin Peaks. Omen IV è stato per molto tempo l'ultimo film della serie dopo Il presagio, La maledizione di Damien e Conflitto finale, ma se volete c'è anche il remake del 2006, di cui dovrei riuscire a parlare nei prossimi giorni. ENJOY!

mercoledì 3 aprile 2024

Conflitto finale (1981)

Domani dovrebbe uscire al cinema Omen - L'origine del presagio, e io ho avuto l'idea di rivedere la saga dall'inizio. All'appello, sul blog, mancava solo Conflitto finale (The Final Conflict), diretto nel 1981 dal regista Graham Baker.


Trama: l'Anticristo Damien Thorn è cresciuto ed è diventato capo del gruppo industriale ereditato dal padre e dallo zio. Tutto sembra andare a gonfie vele, finché non arriva il giorno del nuovo avvento di Cristo...


Della saga iniziata nel 1978 con Il presagio ricordavo benissimo il primo film, bello ancora oggi, avevo completamente rimosso il secondo (al punto che non ricordavo nemmeno di averne parlato sul blog) mentre questo Conflitto finale non l'avevo mai visto. C'è poi anche il film per la TV Omen IV: Presagio infernale, ma con tutti gli horror interessanti che stanno cicciando fuori grazie al "pensiero laterale" non ho molta voglia di recuperarlo. Senza guardare troppo al futuro incerto, concentriamoci su Conflitto finale. E' il tipico horror minore dell'epoca, senza grandi elementi che possano farlo ricordare per più di un paio di settimane. A livello di trama è abbastanza cretino o, per essere più precisi, lo è a livello di personaggi. Damien Thorn, che avevamo lasciato nel film precedente come adolescente consapevole della sua natura di Anticristo, qui è un thirtysomething all'apice della sua carriera affaristica e politica, pronto a fare piombare il mondo nel caos (come, non è mai dato sapere di preciso, i piani del protagonista sono un po' nebulosi o somigliano un po' troppo alla "normale" politica americana, alla faccia della banalità del male), e fin qui nulla di strano o sbagliato. All'inizio del film vengono ritrovati i sette famosi pugnali che sono l'unica arma in grado di fare fuori Damien; l'ordine religioso a cui vengono consegnati, invece di ingaggiare John Wick, decide di affidarli a sette preti/frati scappati di casa, tutti dotati dell'astuzia di una volpe, i quali probabilmente pensano che il figlio dell'Anticristo stia lì solo a far figura, visti i modi baldanzosi e ridicoli con cui cercano di fregarlo per piantargli il pugnale nella schiena. Inutile dire che chiunque si opponga a Damien, come già accadeva nel secondo capitolo, fa una fine ingloriosa, ma questi preti in particolare vincono il premio per gli approcci più fessi della storia dell'horror (lasciamo stare i tre che provano a ucciderlo con un arzigogolo degno di James Bond, ma il demente solitario che fa l'equilibrista sulle travi dello studio televisivo e l'imbelle che lo affronta in sella a un cavallo evidentemente pensavano di dovresti confrontare con Sbirulino, o non si spiega la mancanza di cautela). A questa sagra della goffaggine si aggiungono i ben più terribili e riusciti tentativi di eliminare i neonati che potrebbero essere la reincarnazione di Cristo, l'aspetto più inquietante e cattivo del film, e un filarino con una giornalista con figlio inespressivo a carico, quest'ultimo più che pronto a giurare fedeltà a Damien e farsi plagiare l'animo implume dal demonio.


Il problema di Conflitto finale è più o meno lo stesso di La maledizione di Damien. Lo spettatore sa benissimo che il protagonista è dotato di poteri semi-divini ed aiutato da papino che lo guarda da laggiù, quindi non c'è la minima suspence quando qualcuno cerca di ucciderlo, anzi, viene un po' da ridere per i modi esagerati con cui i suoi oppositori ci lasciano la pelle. Tra l'altro, Graham Baker non voleva realizzare niente di troppo esplicito e l'unica scena soddisfacente e gore è quella dell'allucinante suicidio dell'ambasciatore inglese (tra l'altro, anche lì, perché crearsi una trappola da fare invidia a Phibes quando bastava spararsi un colpo in testa?), il resto viene lasciato all'immaginazione dello spettatore oppure reso nella maniera più piatta possibile. Gli unici momenti di vera tensione, durante i quali si percepisce l'influenza di un demonio effettivamente in grado di inghiottire il mondo in un delirio di sangue e caos, è quando le inquadrature indugiano su poveri pargoletti in fasce per poi staccare su persone all'apparenza innocue come infermiere, boyscout e mamme, in un'atmosfera malata che ricorda un po' Il male di Dylan Dog. Sugli attori meglio stendere un velo pietoso. Fortunatamente, Sam Neill (che tuttavia inserisce la sua performance nel novero degli errori/orrori di gioventù) è abbastanza bello e carismatico da rappresentare un Damien convincente, nonostante i dialoghi talvolta imbarazzanti che gli hanno messo in bocca e i momenti in cui il protagonista interagisce con una statua di Cristo dallo sguardo talmente triste che parrebbe quasi pensare "ma chi me l'ha fatto fare di partecipare a questo film?". Le inquadrature degli occhi da San Bernardo della statua mi hanno fatto sbellicare dalle risate un paio di volte, lo ammetto, ed è per questo che non posso voler male al 100% a Conflitto finale, un film che prende la sua stessa stupidità dannatamente sul serio. 

 

Di Sam Neill, che interpreta Damien Thorn, ho già parlato QUI.

Graham Baker è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come Alien Nation. Ha 86 anni.


Durante le riprese, Sam Neill e Lisa Harrow, che interpreta Kate Reynolds, hanno avuto una relazione da cui è nato un figlio, Tim Neill. Il film è il terzo film della serie Il presagio (preceduto da Il presagio e La maledizione di Damien) ma non è l'ultimo, perché nel 1991 è uscito il film per la TV Omen IV: Presagio infernale. Se siete amanti della completezza recuperateli e aggiungete il remake del 2006! ENJOY!

domenica 23 agosto 2015

La maledizione di Damien (1978)

L'estate, si sa, reca seco zero voglia di sbattersi. Ed è così che ho ravanato nel fondo della mia collezione di film tirandone fuori La maledizione di Damien (Damien: Omen II), diretto nel 1978 dal regista Don Taylor.


Trama: Alcuni anni dopo la fine de Il presagio ritroviamo un Damien ormai tredicenne e ancora ignaro di essere l'Anticristo. Così non è per chi lo circonda, tra amici che cercano di favorirne l'ascesa e nemici che tentano inutilmente di fermarla...


Certo che essere l'Anticristo significa davvero vincere facile. Qualunque cosa accada, per chiunque voglia farci fuori o privarci dei nostri diritti o del nostro patrimonio, c'è sempre babbo Satana a metterci una pezza scatenando corvi assetati di sangue o incredibili botte di sfiga. Succedeva così già ne Il presagio, lo stesso accade anche in La maledizione di Damien, con la differenza fondamentale che nel primo film "un minimo" si riusciva a mantenere la speranza che il demoniaco pargoletto potesse venire fatto fuori, mentre nella pellicola di Don Taylor basta solo che uno pensi di contrastare le intenzioni di Damien o dei suoi seguaci per essere fatto fuori nel giro di un minuto. Insomma, fondamentalmente il difetto di La maledizione di Damien è l'essere stato girato con un ritmo tutto sbagliato che concentra l'attenzione su queste rapide morti ad effetto e per il resto ammorba lo spettatore con interminabili parate militari e ancor più tediosi dialoghi relativi ai ben poco etici piani aziendali di tal Paul Buher, intenzionato a sfruttare la fame nel mondo per fare soldi. Francamente, al posto degli sceneggiatori mi sarei maggiormente concentrata sul passaggio di Damien dall'adolescenza all'età adulta e magari su eventuali pensieri del ragazzino all'idea di essere l'Anticristo, cosa che invece viene liquidata in quattro e quattr'otto con una poco convinta fuga verso il mare con tanto di urlo "Perché proprio a me? Perché? Perchééééé???": o pargolo, non mi sembri tanto disperato all'idea visto che dopo questa merolata vai ad ammazzare tre o quattro persone! Davvero, per quel che riguarda la trama non c'è proprio gusto a guardare La maledizione di Damien, che sembra la versione horror della tipica giornata di Gastone.


Per quanto riguarda il resto, la pellicola viene resa incredibilmente noiosa anche dalla non memorabile regia di Don Taylor, che a differenza de Il presagio riesce a confezionare solo una sequenza degna di essere ricordata (quella dell'ascensore per intenderci, al massimo quella della giornalista attaccata dai corvi) e persino la musica di Jerry Goldsmith, per quanto evocativa ed azzeccata, riesce ad essere utilizzata malissimo e solo per sottolineare, molto banalmente, i momenti in cui l'intervento di Satana si abbatte sui vari personaggi. Poco da dire anche sugli attori. L'inquietantissimo pargoletto di Harvey Stephens è stato sostituito da un adolescente con la faccia da chiulo che, lungi dal fare anche solo minimamente paura, instilla nello spettatore l'incredibile voglia di prenderlo a calci nel didietro, un ancora poco famoso Lance Henriksen viene poco utilizzato e lo stesso vale per il personaggio più interessante della pellicola, l'odiosa ma perspicace zia Marion dell'iconica Sylvia "Juno" Sydney; i nuovi genitori di Damien, William Holden e Lee Grant, lasciano il tempo che trovano e sono davvero poco carismatici, soprattutto il personaggio di Anne Thorne viene sfruttato e sviluppato malissimo e, se arriverete alla fine del film senza addormentarvi com'è capitato di tanto in tanto a me, capirete anche il perché. Dopo questo filmucolo non so nemmeno io se proseguire, come mi ero prefissata tanto tempo fa, nell'impresa di recuperare anche Conflitto finale (c'è Sam Neill però... mah...) e il remake del primo Il presagio ma sicuramente al momento la mia "storia" con Damien si conclude qui. Ne riparliamo magari fra qualche tempo.

 Di Sylvia Sidney (zia Marion) e Lance Henriksen (Sergente Neff) ho già parlato ai rispettivi link.

Don Taylor è il regista della pellicola (ha sostituito il non accreditato Mike Hodges, che ha abbandonato il set a causa di divergenze creative). Americano, ha diretto film come Fuga dal pianeta delle scimmie, L'isola del dottor Moreau ed episodi di serie come Alfred Hitchcock presenta. Anche attore, sceneggiatore e produttore, è morto nel 1998 all'età di 78 anni.


William Holden (vero nome William Franklin Beedle Jr.) interpreta Richard Thorn. Americano, ha partecipato a film come Viale del tramonto, Stalag 17 (che gli è valso un Oscar come miglior attore protagonista), Sabrina, Il ponte sul fiume Kwai, Casino Royale, Il mucchio selvaggio, L'inferno di cristallo, Quinto potere e S.O.B.. E' morto nel 1981 all'età di 63 anni.


Lee Grant (vero nome Lyova Haskell Rosenthal) interpreta Ann Thorn. Americana, ha partecipato a film come La calda notte dell'ispettore Tibbs, Shampoo (che le è valso un Oscar come miglior attrice non protagonista), Il villaggio dei dannati, Airport '77, Mulholland Drive e a serie come Peyton Place e Colombo. Anche regista, produttrice e sceneggiatrice, ha 90 anni.


William Holden avrebbe dovuto partecipare già a Il presagio ma aveva rifiutato perché non voleva prendere parte ad un film incentrato sulla figura del demonio; neanche a dirlo, dopo che Il presagio è diventato un successo al botteghino, l'attore ha deciso di partecipare al secondo capitolo della saga. David Seltzer, che aveva sceneggiato la prima pellicola, ha invece deciso molto coerentemente di chiamarsi fuori da La maledizione di Damien e ha dichiarato che, se avesse accettato di scrivere la sceneggiatura del secondo capitolo, l'avrebbe fatta cominciare il giorno dopo la fine del primo film, con Damien che viveva nella Casa Bianca. Detto questo, se La maledizione di Damien vi fosse piaciuto recuperate Il presagio e i due seguiti, Conflitto finale e Omen IV: Presagio infernale ed estote parati! perché nel 2016 la A&E dovrebbe mandare in onda la serie TV Damien. ENJOY!

venerdì 15 marzo 2013

Il presagio (1976)

E torniamo a parlare di horror! Stavolta ho fatto un salto indietro nel tempo e ho deciso di riguardare  uno dei film di genere più importanti e famosi: Il presagio (The Omen), diretto nel 1976 da Richard Donner.


Trama: quando la moglie di un diplomatico americano da alla luce un bambino già morto, un prete spinge l’uomo ad adottare un neonato. Una serie di eventi sempre più inquietanti convincerà il diplomatico che il pargolo altri non è che l’Anticristo…


Il presagio è il primo di una serie di film dedicati all’ormai iconografica figura di Damien, cupo moccioso figlio del Diavolo, con il marchio 666 impresso sulla capoccetta. Confesso di non avere mai guardato nessuno dei seguiti ma piano piano recupererò l'intera saga, sia per dovere di completezza sia perché la pellicola, pur non rientrando nel novero dei miei horror preferiti, mi è piaciuta parecchio ed è riuscita ad infondermi un bel po' d'ansia, sensazione che ormai è raro provare guardando film "de paura". Gran parte del potere ansiogeno de Il presagio risiede innanzitutto nella splendida colonna sonora composta da Jerry Goldsmith (che non a caso ha vinto l'Oscar), in grado di sottolineare i passaggi più "satanici" e ricchi di pathos, poi nella saggia decisione di privare la vicenda narrata di ogni sensazionalismo o riferimento esplicito al sovrannaturale. Infatti, nonostante non sia un un capolavoro al pari dell'inarrivabile Rosemary's Baby, anche questo caposaldo dell'horror gioca molto sull'idea che la natura demoniaca di Damien sia essenzialmente frutto della paranoia e della follia dei genitori adottivi o del fanatismo di quanti vorrebbero il bambino figlio del Diavolo, perché a guardar bene le morti violente subite dai personaggi sono tutte razionalmente spiegabili, per quanto orribili, e non direttamente riconducibili al pargolo. Certo, a differenza della pellicola di Polanski quella diretta da Donner presenta molti più riferimenti all'iconografia che tipicamente viene collegata a Satana, come il cane nero e le croci rovesciate, inoltre la Chiesa viene coinvolta in prima persona, uscendone peraltro sotto una luce neppure troppo lusinghiera, ma non ci sono visioni oniriche, oscuri miracoli o zoccoli caprini che possano fornire allo spettatore (o ai protagonisti) la certezza assoluta riguardo la natura del pericolo incombente.


Detto questo, non crediate di trovarvi davanti un film poco emozionante, anzi. Premesso che Il presagio mostra un paio di sequenze "forti" che ormai hanno fatto storia, tra cui una decapitazione girata nel modo più bastardo che si possa concepire, anche la fotografia cupa e la bravura degli interpreti contribuiscono parecchio a coinvolgere lo spettatore. Personalmente, ho trovato strepitose sia la Mrs. Baylock di Billie Whitelaw, con i suoi occhi gelidi e l'atteggiamento da pazza fanatica, che la fragile ed elegantissima Kathy, travolta dal desiderio di essere madre a tutti i costi e portata alla rovina dalle attenzioni di un marito innamorato ed iperprotettivo; inoltre, sono sincera, la sequenza che mi ha davvero terrorizzata è stata quella in cui il piccolo Damien viene portato in macchina nei pressi di una chiesa, perché le urla del bambino sono strazianti e la sua reazione alla vista dell'edificio è totalmente inaspettata e scioccante. Vedere per credere. Il presagio ha comunque anche i suoi difetti, non ultimo il ritmo anche troppo dilatato soprattutto nella parte centrale del film, quella in cui Robert decide di indagare sull'effettiva natura del figlio; lì la trama si perde un po' tra spiegoni, preti ridotti all'impotenza, riesumazioni di cadaveri e scavi sotterranei di antiche città che eclissano la ben più interessante figura di Damien. Ecco spiegato il semplice motivo per cui Il presagio non rientra nel novero dei miei cult nonostante io lo consideri uno dei migliori horror mai girati. Un difetto piccolissimo che non deve assolutamente impedirvi di guardarlo e apprezzarlo!


Di David Warner, che nel film interpreta Jennings, ho già parlato qui.

Richard Donner (vero nome Richard D. Schwartzberg) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come Superman, Superman II, Ladyhawke, I Goonies, Arma Letale, SOS Fantasmi, Arma letale 2, Arma letale 3, Assassins e Arma letale 4, oltre ad episodi delle serie Ai confini della realtà, Perry Mason e Il tenente Kojak. Anche produttore, attore e sceneggiatore, ha 83 anni.


Gregory Peck (vero nome Eldred Gregory Peck) interpreta Robert Thorn. Americano, ha partecipato a film come Vacanze romane, I cannoni di Navarone, Il promontorio della paura, Il buio oltre la siepe (con il quale ha vinto l’Oscar come miglior attore protagonista) e Cape Fear – Il promontorio della paura. Anche produttore, è morto nel 2003 all’età di 87 anni.


Billie Whitelaw interpreta Mrs. Baylock. Inglese, ha partecipato a film come Frenzy, Jane Eyre, Quills – La penna dello scandalo e Hot Fuzz. Ha 81 anni.


Incredibile ed inquietante la mole di incidenti accorsi durante la realizzazione del film e anche dopo, come se effettivamente la maledizione di Damien si fosse messa in moto: per andare in Inghilterra, Gregory Peck e lo sceneggiatore del film hanno preso due aerei diversi ed entrambi sono stati colpiti da un fulmine (Peck ha anche cancellato un volo per Israele e per fortuna, perché l’aereo che avrebbe dovuto prendere si è schiantato uccidendo tutti i passeggeri…), mentre il produttore della pellicola ha rischiato di fare la stessa fine a Roma; i Rottweiler usati nel film hanno attaccato i loro addestratori, l’hotel dove alloggiava Richard Donner è stato vittima di un attacco dell’IRA e il regista è stato anche investito da una macchina, mentre altri membri della troupe hanno rischiato di morire in un altro incidente automobilistico proprio durante il primo giorno di riprese. Allegria!! Detto questo, mi sa che Charlton Heston, Dick Van Dyke e William Holden se la sentivano colare e hanno rifiutato il ruolo di Roberth Thorn (anche se poi Holden ha deciso di partecipare a La maledizione di Damien). Patrick Troughton, che interpreta Padre Brennan, è stato Dottor Who dalla fine degli anni ’60 all’inizio degli ’80, mentre il piccolo Harvey Stephens, che all’epoca del film aveva al massimo 6 anni, non ha proseguito con la carriera di attore ma compare brevemente come giornalista a mo’ di “omaggio” nel remake del 2006 Omen – Il presagio. Prima ancora del remake, però, Il presagio ha generato tre seguiti, ovvero La maledizione di Damien, Omen III: Conflitto finale e Omen IV: Presagio infernale, oltre ad un pilot per una serie TV mai andata in onda, The Omen, diretto nel 1995 da Jack Sholder. Come vedete, se Il presagio vi è piaciuto avete di che sbizzarrirvi, ma se non siete ancora satolli vi consiglio di recuperare anche Rosemary’s Baby, L’esorcista, La nona porta, La mossa del diavolo, Stigmata e Sentinel. ENJOY!!

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