Visualizzazione post con etichetta j.k.simmons. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta j.k.simmons. Mostra tutti i post

martedì 18 gennaio 2022

Being the Ricardos (2021)

Comincia la stagione dei recuperi pre-Oscar e post Golden Globes, sempre fonte di dolori e gioie. Per primo è toccato a Being the Ricardos, diretto e sceneggiato nel 2021 da Aaron Sorkin e disponibile su Amazon Prime Video.


Trama: l'attrice Lucille Ball viene accusata di essere comunista proprio quando il marito, Desi Arnaz, viene pizzicato dai tabloid in compagnia di altre donne. Tutto questo mette a repentaglio l'esistenza della sit-com da loro interpretata, I Love Lucy...


I Love Lucy
, da noi conosciuta come Lucy ed io, è una delle sit-com americane più amate in patria, ma ovviamente io non ne ho mai guardato nemmeno una puntata e la conosco vagamente grazie ad altre opere come I Simpson o Will & Grace. Nonostante questo, ho deciso comunque di guardare Being the Ricardos, un po' per il Globe assegnato a Nicole Kidman (sul quale tornerò) e un po' perché mi piacciono i biopic sui vecchi show della TV USA, come per esempio Un amico straordinario, basato su Mister Roger's Neighborhood, altra trasmissione a me sconosciuta. In questo senso, ho trovato Being the Ricardos molto gradevole, perché Sorkin, pur rendendo i problemi politici e familiari di Lucille e Desi il fulcro della vicenda, riesce ad unirli inestricabilmente alla realizzazione di I Love Lucy, consentendo allo spettatore di dare uno sguardo dietro le quinte, cogliere alcuni dei meccanismi che influenzavano la televisione dell'epoca, "annusare" delle dinamiche relazionali non proprio positive tra attori, sceneggiatori, registi, produttori e finanziatori di ogni genere e persino di avere dei flash relativi al processo creativo di una perfezionista come la Ball. Anzi, considerato che Sorkin riesce a condensare in una settimana problemi e vicende che, nella realtà, sono durati mesi se non addirittura anni, e ad aggiungere anche degli agevoli recap del rapporto tra Desi e Lucille e della loro carriera comune, bisogna dire che Being the Ricardos mette anche troppa carne al fuoco e a volte lascia a bocca asciutta, con la voglia di approfondire questioni magari appena accennate e poi lasciate cadere (personalmente ho trovato molto interessante anche la crisi di Vivian Vance e il rapporto di "cordiale" odio tra lei e il suo marito nella finzione, Frawley, altro bell'elemento da sbarco, ma vengono entrambi usati come meri accessori alla vicenda principale), con l'aggravante di prediligere le vicende inventate alla bisogna (la telefonata di Hoover) a quelle reali.


Forse anche grazie a queste "licenze poetiche", l'autore riesce facilmente nell'intento di fare affezionare a Lucille e Desi e di offrire un ritratto quanto più possibile interessante di due personaggi non comuni, entrambi dotati di carisma da vendere e di un carattere complicato, che certamente hanno rivoluzionato la televisione dell'epoca lasciando un'eredità ai posteri non indifferente. Ci riesce grazie alla sceneggiatura, che brilla nei battibecchi tra personaggi, soprattutto quando in scena c'è Lucille (mentre la regia è purtroppo un po' anonima nonostante gli intelligenti inserti che mescolano le ricostruzioni in bianco e nero degli episodi di I Love Lucy alle riflessioni dell'attrice protagonista), e ci riesce grazie alla bravura degli attori, sui quali forse è il caso di spendere due righe in più, visto il Globe vinto. Non conoscendo il personaggio di Lucille Ball, non saprei dire se la Kidman sia riuscita a catturarne l'essenza; posso solo dire che, a livello di gestualità e voce, mi è piaciuta parecchio, purtroppo però non riesco più a ritrovare nell'attrice la bellezza di un tempo e ogni volta mi dà una sgradevole sensazione di "finto", di espressività cancellata dalla pialla di un chirurgo folle che l'ha resa una bambola di porcellana, sensazione peggiorata, in questo caso, dal trucco pesante usato per farla assomigliare a Lucille. La sua interpretazione non mi ha lasciata dunque molto convinta, nonostante eclissi quella del pur bravo Javier Bardem, e c'è da dire che quando compare J.K.Simmons anche la Kidman viene messa in ombra da un attore che dà sempre il meglio di sé nei ruoli di stronzo con un pezzetto di cuore, quindi, se posso permettermi, il Globe mi è parso assai sprecato. Quanto a Being the Ricardos, è il "tipico" film da vedere in periodo da Oscar: gradevole per il tempo della visione, interessante nella misura in cui fa venire voglia di documentarsi di più sugli argomenti che tratta, dimenticabile già dopo un paio di giorni. Avanti il prossimo!


Del regista e sceneggiatore Aaron Sorkin ho già parlato QUI. Nicole Kidman (Lucille Ball), Javier Bardem (Desi Arnaz), J.K. Simmons (William Frawley), Tony Hale (Jess Oppenheimer), Alia Shawkat (Madelyn Pugh), Clark Gregg (Howard Wenke) e Ronny Cox (Bob Carroll anziano) i trovate invece ai rispettivi link. 

Nina Arianda interpreta Vivian Vance. Americana, ha partecipato a film come Midnight in Paris, Florence, Stanlio & Ollio, Richard Jewell e a serie quali 30 Rock e Hannibal. Ha 38 anni e un film in uscita. 


Per qualche tempo si è pensato che Cate Blanchett avrebbe interpretato Lucille Ball ma alla fine il ruolo è andato a Nicole Kidman, mentre online molte persone si sono schierate a favore di Debra Messing, la Grace di Will & Grace, che in una puntata della serie aveva omaggiato la sit com I Love Lucy; la puntata in questione è We Love Lucy, il sedicesimo episodio dell'undicesima stagione, quindi se siete curiosi potete sempre guardarlo! ENJOY!

martedì 23 novembre 2021

Ghostbusters: Legacy (2021)

E' stata una tortura resistere fino a domenica per guardare Ghostbusters: Legacy (Ghostbusters: Afterlife), diretto e co-sceneggiato da Jason Reitman, ma chissà se ne è valsa la pena? Niente spoiler salvo nell'ultimo paragrafo!


Trama: una donna con due figli a carico e parecchi problemi economici eredita dal padre praticamente sconosciuto una fatiscente magione nelle campagne dell'Oklahoma. Lì saranno costretti a fronteggiare i fantasmi e ad evitare un'apocalisse...


Santo cielo, da dove cominciare? Eh già, con questo esordio avrete capito che, a differenza di tutti quelli che hanno versato lacrime di commozione, gioia e nostalgia davanti a Ghostbusters: Legacy, io mi sono ritrovata a guardare lo schermo con lo stesso trasporto emotivo di Natolia, la bella compagna dei Bulgari di Aldo, Giovanni e Giacomo. Ma andiamo con ordine. Ghostbusters: Legacy, l'"affare di famiglia" firmato Jason Reitman che ha educatamente ringraziato Paul Feig per aver "aperto la strada" col dimenticabile Ghostbusters del 2016 e poi, immagino, di nascosto gli ha mostrato il dito medio perculandolo, è una pellicola dotata di due anime, una anche assai apprezzabile, l'altra da prendere a calci nel culo come ha minacciato di fare un padre, in sala, stufo di vedere i figli litigare per i posti a sedere (per inciso, fratello, ti ho stimato tantissimo). La parte apprezzabile è quella dedicata ai 300 pargoli che infest...ehm, affollavano la sala, testimonianza vivente del passaggio generazionale inculcato da orde di genitori nerd cresciuti nel mito del primo Ghostbusters i quali, giustamente, hanno educato i figli alla stessa adorazione; nella prima parte di Legacy, o Afterlife che dir si voglia, si respira un'aria freschissima di film d'avventura, coi ragazzini protagonisti costretti a cambiare vita e a scoprire cosa si nasconde nel passato sepolto della loro famiglia decisamente poco "normale". Le strizzate d'occhio ai Ghostbusters anni '80 non si contano, ma è giusto così, anche perché sono lievi e simpatiche, necessarie alla trama. Phoebe e Trevor percorrono a piccoli passi una strada lastricata di aggeggi fantascientifici e di leggenda, in grado di fargli aprire gli occhi su un pezzo di storia americana dimenticato dai più e anche di far emergere i loro lati migliori, di portarli a comprendere quale potrebbe essere il loro posto nel mondo se solo riuscissero a conoscere meglio se stessi e il loro passato, di brillare come le stelle che meritano di essere alla faccia di una madre triste, vinta da quello stesso passato. In particolare Phoebe (e non poteva essere altrimenti visto che McKenna Grace è una spanna sopra molti suoi giovani coetanei) è tratteggiata magnificamente, è di una tenerezza infinita ed è bello vederla scoprire a poco a poco cosa si cela nella magione ereditata dal nonno e farsi nuovi, strani amici. Si potrebbe definire la prima parte di Ghosbusters: Legacy un coming of age dalle atmosfere vicinissime a quelle dei film di avventura "adulta" a base di ragazzini che ci piacevano tanto negli anni '80? Sì, e pensate che non hanno nemmeno dovuto scomodare delle biciclette per riuscirci. Peccato che poi arrivi la seconda parte. 


La seconda parte è il REGALO di Jason Reitman a tutti i Ghostbros che, guardando il film di Paul Feig, avevano urlato all'orrore nemmeno si fossero trovati in camera Janosz nudo. Ora, a me il film di Feig non era piaciuto ma non perché era un'affronto al Ghostbusters dell'84, bensì semplicemente perché era eccessivamente stupido (ho ancora gli incubi per Chris Hemsworth), incapace di trovare una propria strada originale senza appoggiarsi alla stampella delle scene iconiche del suo predecessore, salvato in corner solo da una Kate McKinnon in stato di grazia. Mai, però, mi sarei aspettata che Legacy avrebbe fatto anche di peggio, mettendosi letteralmente a pecora, scusate la volgarità, e accontentando i Ghostbros... con un remake scena per scena, nota per nota, battuta per battuta di Ghostbusters - Acchiappafantasmi. Ma porca di quella miseria. Signori, ma scherziamo? Io sono la prima ad apprezzare omaggi, rimandi, chicche e guest appearance, ma a parte una goduriosissima scena d'azione che coinvolge la Ecto-1 e il muncher in giro a distruggere la città e un pre-finale che è la summa di tutti gli studi e la tecnologia degli acchiappafantasmi nel corso degli anni (rovinato, come vedrete negli spoiler, da UNA cosa soltanto), non c'è nulla nella seconda parte del film che non sia mutuato direttamente dal Ghostbusters del 1984. Roba che, davvero, fossi stata in Reitman avrei avuto vergogna a farmi pagare, in quanto è palese che il ragazzo avesse in mano nulla più che una checklist da spuntare. Ritengo, come spettatrice e fan, di meritare ancora un minimo di rispetto da chi vuole giocare coi miei sentimenti e un minimo di impegno in più da chi vuole cullarmi nell'effetto nostalgia, perché allora mi riguardo in loop i primi due Ghostbusters (a proposito, il secondo l'abbiamo tolto dal canon? Che vi ha fatto Vigo il carpatico, scusatemi?) e non sto a sprecare ulteriori soldi. Mi rendo conto che il post è venuto più duro di quanto avrei voluto, anche perché gli effetti speciali sono molto ben fatti e le scene d'azione abbastanza goderecce ma, giuro, più ci ripenso più i girano le palle, perché Legacy ha un potenziale enorme, ha un cuore che batte e che non coincide con l'omaggio a tutti i costi, eppure questo cuore è stato messo da parte senza remore, solo per accontentare i fan. Ohibò. Se avete già visto il film e volete capire perché sono tanto arrabbiata, continuate a leggere, altrimenti amici come prima!



SPOILER

Io non mi capacito. Sono la prima ad aver speso una lacrima davanti alle prime scene, davanti a quella presenza del vecchio Spengler sussurrata, mai sbandierata al 100 %, giustamente timida. Sono la prima ad essere saltata sulla sedia davanti a quella telefonata, perché certo, "ecchicchiamerai?". Le due scene post credit mi hanno fatta sorridere, la prima in particolare mi ha sciolto il cuore, ché è stato splendido vedere per la prima volta i coniugi Venkman uniti nell'idillio familiare (però, anche lì, era necessario proprio riciclare le carte? Ma su...) sebbene probabilmente il povero Oscar sia morto, e non nego di aver represso un brivido a rivedere gli Acchiappafantasmi uniti... però, siamo seri? Dal momento esatto in cui Paul Rudd diventa Rick Moranis, il film si trasforma in una copia anastatica del primo film, con un'importante aggravante, ovvero la stupidità delle poche novità aggiunte: mai, nemmeno nei miei incubi più perversi avrei pensato a Carrie Coon, in versione majokko malvagia, indossare magicamente lo stesso abito della Dana posseduta da Zuul (e vorrei davvero comprendere la portata dell'imbarazzo della Coon e di Rudd nel girare "quella" scena), oppure qualcuno raccontare le peggiori barzellette a Gozer, o trasformare Ivo Shandor nell'ennesima, inutile spunta della checklist, sprecando peraltro J.K. Simmons. Di più, MAI avrei pensato che avrebbero ricostruito al computer Harold Ramis, a cui il film è dedicato. Lì mi sono scese lacrime, sì, ma di rabbia e anche un po' di schifo, perché evidentemente Reitman non conosce la differenza che passa tra omaggio elegante e sfruttamento dei defunti per spremere i dotti lacrimali degli spettatori trattati alla stregua di beoti. Capisco Aykroyd, che da decenni non azzecca un film e venderebbe anche la madre per soldi, capisco Ernie Hudson, ma fossi stata in Bill Murray, davanti all'idea di dover recitare un'intera, lunga sequenza davanti a un green screen dove avrebbero poi appiccicato l'immagine ricreata di un mio collega defunto da anni, avrei abbandonato il progetto e mi sarei eclissata con la stessa grazia di Rick Moranis, al quale va invece il mio rispetto per l'eternità. Non posso che concludere il post delusa, e con la stessa delusione citare il film che tutti i Ghostbros del pianeta hanno evidentemente voluto dimenticare: "Tutto ciò che tu fa è male! Io voglio che tu sa ciò!" E quel Twinkie infilatevelo pure dove non batte il sole, dopo averlo fatto diventare lungo dodici metri e del peso approssimativo di trecento chili.


Di Carrie Coon (Callie), Paul Rudd (Grooberson), Finn Wolfhard (Trevor), Mckenna Grace (Phoebe), Bill Murray (Peter Venkman), Dan Aykroyd (Ray Stantz), Ernie Hudson (Winston Zeddmore), Annie Potts (Janine Melnitz), Sigourney Weaver (Dana Barrett Venkman), Bob Gunton (agricoltore fantasma), J.K.Simmons (Ivo Shandor), Josh Gad (voce di Muncher) e Olivia Wilde (Gozer) ho già parlato ai rispettivi link.

Jason Reitman è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Canadese, figlio di Ivan Reitman, ha diretto film come Thank You for Smocking, Juno, Tra le nuvole e Tully. Anche attore, ha 44 anni. 



Celeste O'Connor, che interpreta Lucky, aveva già partecipato a Freaky, mentre nei panni dell'agente Medjuck c'è Stella Aykroyd, figlia di Dan. Ovviamente, per arrivare preparati a Ghostbusters Legacy converrebbe che guardaste Ghostbusters e Ghostbusters II, mentre potete anche evitare Ghostbusters del 2016. ENJOY!

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...