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venerdì 31 agosto 2018

The Last Sharknado: It's About Time! (2018)

E' finita. Non so come ma è finita, grazie a tutti gli dei. O, almeno, spero. Il regista Anthony C. Ferrante ha sfornato anche quest'anno l'ennesimo capitolo della sua più fortunata creatura, The Last Sharknado: It's About Time! e stavolta pare non ci saranno altri sequel.  Ma perché ora sono così amareggiata quando l'anno scorso non vedevo l'ora di guardare il sesto episodio di Sharknado?


Trama: Fin e soci sono costretti a viaggiare nel tempo per combattere gli sharknado e impedire al terribile fenomeno atmosferico di distruggere il mondo.


L'anno scorso, alla fine del noiosissimo e discutibile quinto episodio, ero rimasta basita innanzi alla visione di Dolph Lundgren che, in guisa di figlio di Fin, invitava il padre ad imbarcarsi in un viaggio nel passato onde distruggere lo sharknado fonte di tutti i mali. Galvanizzata da tanta sfacciata ambizione tamarra, ho atteso col fiato sospeso The Last Sharknado: It's About Time!, confidando in un tripudio di trash e spacconate assortite ma dopo cinque minuti avevo già capito che Lundgren aveva mostrato a tutti il dito medio e abbandonato il progetto, lasciando il ruolo di Gil a comparse e signori nessuno e Ferrante e soci in preda alla deboscia più nera. A prescindere dalla sua infima qualità tecnica, che ormai è persino incapace di fare ridere, The Last Sharknado: It's About Time! è proprio noioso, ripetitivo, permeato da un autocompiacimento nostalgico che annulla persino le poche trovate buone e ammoscia quello che avrebbe dovuto essere l'obiettivo principale dell'ultimo episodio: sfogarsi, buttare tutto in ancor più caciara, rimanere negli annali come il trionfo dell'ignoranza, una roba da parlarne per anni. E invece. E invece abbiamo sempre lo stesso pattern di sceneggiatura: Fin e soci (i quali cambiano di volta in volta, per venire incontro a quei pochi attori che ancora credevano nel progetto o avevano bisogno di soldi contanti) saltano in un warp spaziotemporale, combattono lo sharknado di turno, cercano un mezzo abbastanza veloce da ricreare un altro passaggio per saltare nell'epoca successiva, ricominciano tutto da capo. Alla terza volta, il pattern diventa una palla cosmica. E voi direte, è come gli altri anni, cosa cambia? Sì, è vero, ma per l'ultimo capitolo speravo almeno in un colpo di coda, invece mi sono rimasti solo gli imbarazzanti siparietti di gente costretta a citare film della madonna (The Rocky Horror Show, Ritorno al futuro, La storia fantastica, di nuovo Guerre Stellari per la miseria...) o a darsi di gomito ammiccando (un'orripilante Tori Spelling che, vedendo Ian Ziering, gli chiede "Ma noi non andavamo al liceo assieme?") mentre passa dalla preistoria al medioevo inglese, dalla guerra d'indipendenza americana al Far West, dagli anni '60 ad un lontanissimo futuro, talmente apocalittico che penso nessuna distopia potrebbe reggere il confronto (SPOILER cloni di Tara Reid ovunque, che orrore!!!).


A parte la trama, se di trama si può parlare ché a un certo punto coi paradossi temporali gli sceneggiatori fanno un casino che scànsati, quello che mi offende è che, al SESTO episodio, non si sia riusciti a tirare su un minimo di effetto speciale decente. Secondo me qui non si può più parlare di budget scarso ma di incompetenza e di mancanza di rispetto per lo spettatore, della serie "tanto se li sono visti tutti così, cazzucene".  E non parlo solo dei dinosauri appiccicati sullo schermo in modo da non combaciare con gli attori costretti a interagire con loro, nemmeno degli squali che in sei anni non sono riusciti a rimanere di dimensione standard manco una volta, quanto proprio della poraccitudine dell'insieme, dei "props", chiamiamoli così: basterebbero anche solo l'enorme mazza da baseball brandita da Judah Friedlander, la corona posticcia posata in testa a Tara Reid e, in generale, tutti i "costumi" per far urlare allo scandalo, ché in una recita parrocchiale persino questi dettagli sarebbero più curati di quanto viene mostrato in The Last Sharknado. E vi dirò anche che, salvo alcuni attori che se la godono da morire come la favolosa drag queen Alaska Thunderfuck, vera punta di diamante del film con una Morgana esilarante, risulta palese come Ziering e soci si siano stufati e recitino col pilota automatico oppure caricando all'inverosimile la loro interpretazione, come il belinone che interpreta Billy the Kid, un guitto pescato nei peggiori bar di Caracas, probabilmente. Ovvio, Ziering e soprattutto la Reid non sono MAI stati due attori, per carità di ogni divinità, ma il vecchio Fin è ormai scoglionato, si vede, l'imbarazzo con cui i suoi comprimari si palleggiano battute da avanspettacolo è evidente e sono quasi certa che l'unica a crederci ancora fortissimamente sia solo Tara Reid, impegnata nel doppio ruolo di testa e moglie ma anche di Biancaneve, Jeeg Robot d'Acciaio, Regina Cersei, gatto di marmo, ecc. ecc. Insomma, il diludendo e non sto nemmeno a sprecare parole sulle guest star a meno di non sottolineare lo shock di vedere le due colonne portanti degli Offspring ridotte a umarell bolsi oppure quello di ritrovarmi davanti Tori Spelling ricoperta di cerone e col fisico sfondato. Prego Dio di non farmi invecchiare a 'sto modo o mi impicco. E credetemi, mi spiace vomitare tanto astio su una cretinata come The Last Sharknado, col quale speravo di congedarmi in goliardica amicizia ma quando è troppo è troppo. Speriamo sia davvero la Fin, stavolta!


Del regista Anthony C. Ferrante, che compare anche come membro della band che suona sulla spiaggia, ho già parlato QUI. Ian Ziering (Fin), Tara Reid (April), Vivica A. Fox (Skye), James Hong (Confucio), Bo Derek (Mary), Gary Busey (Wilford Wexler) e John Heard (George, in un filmato d'archivio) li trovate invece ai rispettivi link.

Judah Friedlander interpreta Bryan, ruolo ripreso da Sharknado 2: A volte ripiovono. Americano, ha partecipato a film come Ti presento i miei, Zoolander, ... E alla fine arriva Polly, Starsky & Hutch, Cabin Fever 2 - Il contagio, Star Wars - Il risveglio della forza e a serie come 30 Rock; come doppiatore, ha lavorato in American Dad!. Anche sceneggiatore, regista e produttore, ha 49 anni e un film in uscita.


Leslie Jordan interpreta Benjamin Franklin. Americano, ha partecipato a film come Jason va all'inferno, The Help, Fear, Inc. e a serie come Jarod il camaleonte, Dharma e Greg, Ellen, Più forte ragazzi, Sabrina vita da strega, Nash Bridges, Ally McBeal, Monk, Desperate Housewives, Supernatural, American Horror Story e Will & Grace; come doppiatore, ha lavorato in Mucche alla riscossa e American Dad!. Anche sceneggiatore, ha 63 anni e due film in uscita.


Tori Spelling interpreta Raye. Americana, la ricordo per film come Scream 2 e Scary Movie 2 , inoltre ha partecipato a serie quali Love Boat, Bayside School, Melrose Place, Beverly Hills 90210, Perfetti... ma non troppo, Smallville e 90210; come doppiatrice, ha lavorato in Biker Mice da Marte, American Dad!, I Griffin - La storia segreta di Stewie Griffin e I Griffin. Anche produttrice, sceneggiatrice e regista, ha 45 anni.


Tra le guest star presenti nel film segnalo la già citata drag queen Alaska Thunderfuck nei panni di Morgana, l'astrofisico Neil deGrasse Tyson in quelli di Merlino, la Troi di Star Trek, Marina Sirtis, come Winter, gli invecchiatissimi (gesù, che shock!) Dexter Holland e Noodles degli Offspring nei panni di due membri della marina britannica, il comico Darrell Hammond (George Washington), il cantante dei Twisted Sisters Dee Snider (lo sceriffo), Chris Owen (lo Sherman di American Pie, qui nei panni di Gil trentenne), Christopher Knight (nonno Clarke), Bernie Kopell (in quanto ex-membro del cast di Love Boat gli tocca la parte del capitano del battello), LaToya Jackson (Cleopatra), Kato Kaelin (era l'amichetto di O.J. Simpson, qui interpreta il Re vichingo) e l'immancabile Al Roker nei panni di se stesso; dai vecchi Sharknado tornano inoltre Charles Hitting, ovvero Matt il figlio maggiore di Fin, Ryan Newman (la figlia Claudia), i due malviventi che aprivano il primo Sharknado, Mark McGrath (Martin) e Masiela Lusha (Gemini). Troppa gente, porca miseria! Per finire, se volete conoscere tutti i passaggi della saga che ha rovinato l'estate ai cinefili e rallegrato, almeno per un po', quella dei trashofili, recuperate Sharknado, Sharknado 2: A volte ripiovono, Sharknado 3: Attacco alla casa bianca, Sharknado 4 e Sharknado 5: Global Swarming. ENJOY!

venerdì 8 settembre 2017

Bollalmanacco On Demand: Fuori orario (1985)

Dopo "soli" quattro mesi torna la rubrica Il Bollalmanacco On Demand! Scusate la lentezza ma la mia routine quotidiana ha subito dei cambiamenti e se già prima ero lenta figuriamoci ora. Ma bando alle ciance, oggi esaudirò la richiesta di Rosario che millenni fa mi ha chiesto di parlare di Fuori Orario (After Hours) diretto nel 1985 da Martin Scorsese. Il prossimo film On Demand dovrebbe essere Kids! ENJOY!


Trama: un impiegato conosce per caso una ragazza in un bar e, affascinato, decide di rivederla. Il nuovo appuntamento non va come sperato e la serata si trasforma in un incubo...


Nonostante non sia un horror, Fuori orario è un film capace di mettermi un'angoscia incredibile, alla faccia del suo status di "commedia grottesca". Assistere alle peripezie del protagonista, impossibilitato a tornare a casa, costretto a ripercorrere continuamente i suoi passi e a contare sull'aiuto di persone poco affidabili o completamente folli, è sempre stato fonte di disagio per me e tutte le volte arrivo alla fine di Fuori orario senza fiato. Incubo kafkiano (si veda il dialogo tra Paul e il buttafuori del Berlin) potrebbe essere la definizione giusta per una pellicola che fa dell'assurdo il suo punto di forza e, in quanto opera scorsesiana, "punisce" chi osa sconfinare in un territorio non suo senza conoscerne le regole (se mai ce ne sono, visto che di notte non ne esistono, come dichiara Dick Miller a un certo punto): d'altronde, come può un programmatore, abituato al freddo ma comprensibile calcolo dei computer, riuscire ad affrontare la Soho zeppa di artisti, creature della notte e psicotici di ogni razza? Il povero Paul ci prova, però. La rassicurante carrellata iniziale sulle note di Mozart ha un atmosfera rilassata di caos controllato, in aperto contrasto con quello che verrà dopo. Il protagonista è in ufficio a spiegare il lavoro ad un novellino che ammette di non aspirare ad un futuro in quel campo e lo sguardo di Paul, insofferente, spazia sul resto dei colleghi, ambendo palesemente ad altro; quando lo ritroviamo in un bar a leggere Tropico del Cancro capiamo che Paul vorrebbe "vivere di avventure", per dirla alla Belle, fare parte anche solo per poco tempo di quegli ambienti sordidi ma vitali, zeppi di promesse di sesso e trasgressione, di cui lui (al sicuro dei cancelli dorati di un paradiso medioborghese) può solo fantasticare. Seguendo la massima "beware what you wish for", davanti a Paul compare Marcy, bella, bionda e fragile, che gli propone di andare a Soho per comprare un fermacarte dalla sua coinquilina, l'artista Kiki, e gli lascia il numero di telefono. L'apparecchio telefonico, veicolo di frustrazione e incomprensibilità che accompagnerà Paul per tutto il film, segna l'inizio dell'incubo di cui sopra, dal momento in cui il protagonista chiamerà per avvisare Marcy e Kiki del suo arrivo e scoprirà di aver esercitato la sua volontà per l'ultima volta, condannandosi ad una nottata terrificante solo per aver sperato di portarsi a letto un'affascinante bionda. Il resto degli eventi raccontati nel film, infatti, non dipende affatto dal libero arbitrio di Paul bensì da un'assurda serie di sfighe, fraintendimenti, mezze parole e un senso crescente di terrore che bloccano il nostro anti-eroe in un mondo incomprensibile che non ha pietà verso gli "estranei", verso quelli che sperano di afferrare uno scampolo di "libertà" senza lasciare nulla in cambio o gli sprovveduti che sottovalutano quella che di fatto è una giungla urbana (uscire solo con 20 dollari? Ma siamo seri!).


Scorsese, con la sua regia movimentata e il serratissimo montaggio di Thelma Schoonmacher a tagliare e cucire le immagini seguendo il ritmo del ticchettare delle lancette, nasconde insidie in ogni inquadratura e per ogni promessa di sesso o salvezza inserisce anche un elemento capace di richiamare malattie, morte o pericolo: le trappole per topi, l'illusione di un corpo devastato dalle bruciature, il fuoco, le mise sadomaso, persino i ritagli di giornale suonano come campanelli d'allarme nella mente sempre più frastornata di Paul e in quella ormai pronta a tutto dello spettatore, al punto che ogni persona e ogni luogo, anche i più normali, sembrano nascondere qualcosa di folle. Paul, impreparato ad un simile ambiente e probabilmente debole di carattere, subisce così una depersonalizzazione fortissima e diventa ciò che gli altri vogliono o pensano che sia ed è sconvolgente vedere l'interpretazione di Griffin Dunne mentre precipita sempre più nel baratro della perdita d'identità. Partendo dalla camicia, cambiata da Kiki quando Paul accetta di aiutarla a realizzare la sua statua in cartapesta, fino ad arrivare al taglio mohawk, il protagonista subisce un cambiamento fisico e di stile al quale cerca di opporsi disperatamente ogni volta che può (è bellissimo vedere Griffin Dunne che cerca di lisciarsi i capelli allo specchio, come a ritrovare un'immagine di sé riconoscibile) finché a un certo punto decide di assecondare la realtà che lo circonda per salvarsi la vita e a un certo punto arriva persino a scomparire. Sì, Paul scompare due volte, una poco prima del finale e una nel finale stesso, in cui il protagonista torna nel luogo a lui più congeniale, dove finirà per passare inosservato nella marea di persone identiche a lui, tutte prese da un lavoro insoddisfacente che impegna gran parte del loro tempo e delle loro energie. Al sicuro, ma forse infelice per sempre, chissà? Scorsese, così come la sceneggiatura di Joseph Minion (lo stesso di Stress da vampiro, aiuto!), non danno risposte precise ma l'idea sembra comunque essere quella di mantenere lo status quo e non mescolare "tribù" diverse, pena la distruzione di entrambe, ché se a Paul non va bene la serata, ad alcuni membri del "popolo della notte" va anche peggio. Probabilmente, alla fine l'Icaro Paul non si avvicinerà mai più al "sole" e, anzi, avrà solo aumentato i pregiudizi verso la Soho notturna, gli stessi che sono serviti prima ad avvicinarlo a quel mondo alieno e poi a commettere tanti sbagli ed imprudenze nel giro di 8/9 ore. Qualunque sia il significato recondito di Fuori orario, comunque, sta di fatto che la pellicola è l'ennesimo capolavoro di Scorsese, magari meno conosciuto di altri e anche per questo ancor più consigliato... anche perché è uno dei pochissimi film pesantemente anni '80 a non essere invecchiato di un solo giorno!


Del regista Martin Scorsese, che interpreta anche il tecnico delle luci al Club Berlin, ho già parlato QUI. Griffin Dunne (Paul Hackett), Rosanna Arquette (Marcy), Linda Fiorentino (Kiki), John Heard (Tom il barista), Cheech Marin (Neil), Catherine O'Hara (Gail) e Dick Miller (Cameriere) li trovate invece ai rispettivi link.

Verna Bloom interpreta June. Americana, ha partecipato a film come Animal House, L'ultima tentazione di Cristo e a serie quali Il tenente Kojak. Ha 78 anni.


Tommy Chong interpreta Pepe. Canadese, membro del duo comico Cheech and Chong, ha partecipato a film come Up in Smoke, Barbagialla, il terrore dei sette mari e mezzo e a serie quali Miami Vice, Nash Bridges, I viaggiatori, Dharma & Greg e That's 70's Show; come doppiatore ha invece lavorato per i film Ferngully - Le avventure di Zak e Crysta, Zootropolis e per episodi di serie quali South Park e Uncle Grandpa. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 79 anni e un film in uscita.


Teri Garr interpreta Julie. Indimenticabile Inga di Frankenstein Junior., ha partecipato ad altri film come Incontri ravvicinati del terzo tipo, Tootsie, La stangata 2, Scemo & più scemo, Michael, Ghost World e a serie quali Batman, Star Trek, Hunter, MASH, I racconti della cripta, Sabrina vita da strega, Friends e ER Medici in prima linea. Americana, ha 70 anni.


Will Patton (vero nome William Rankin Patton) interpreta Horst. Americano, lo ricordo per film come Cercasi Susan disperatamente, Il cliente, Armageddon - Giudizio finale, The Mothman Prophecies - Voci dall'ombra The Punisher, inoltre ha partecipato a serie come Numb3rs, 24 CSI - Scena del crimine. Ha 63 anni e due film in uscita.


Bronson Pinchot interpreta Lloyd. Americano, lo ricordo per film come Beverly Hills Cop, Una vita al massimo, Beverly Hills Cop III e I Langolieri, inoltre ha partecipato a serie quali Una famiglia del terzo tipo, Clueless e ha lavorato come doppiatore per episodi di Mucca e pollo, Io sono Donato Fidato e Angry Beavers. Ha 58 anni.


Nel caffé dove Paul incontra Marcy per la prima volta si possono scorgere, alle spalle dei protagonisti, la madre e il padre di Scorsese. Il regista, peraltro, ha accettato di dirigere Fuori orario a causa dei ritardi legati alla produzione de L'ultima tentazione di Cristo; se tutto fosse andato "liscio" avrebbe invece potuto essere Tim Burton a finire dietro la macchina da presa, in quanto era stato la seconda scelta dei produttori dopo avere visto Vincent. Detto questo, se Fuori orario vi fosse piaciuto potete provare Velluto blu oppure Magnolia. ENJOY!

martedì 30 luglio 2013

Sharknado (2013)

Talvolta rimango senza parole. Non tanto per quel che guardo, ma per la deficienza che mi spinge a vedere queste robe immonde nonostante già Lucia e Beatrix (tra gli altri) mi avessero messa in guardia! E così mi sono imbarcata nella visione di Sharknado, diretto dal regista Anthony C. Ferrante, prodotto dalla Asylum e mandato in onda per direttissima, qualche settimana fa, sul canale televisivo americano SyFy.


Trama: tutt'a un tratto la California viene colpita da una tempesta apocalittica che prima allaga le strade riempendole di squali, quindi crea tornado che lanciano sui cittadini indifesi siffatte bestiacce pinnate...

Scena epica.
Cominciamo col dire che ci vuole del coraggio e della fantasia a girare e distribuire 'sta roba, che proietta di diritto ogni film andato in onda per il ciclo Alta Tensione nell'empireo dei capolavori. Ci vuole della fantasia perché sinceramente l'idea che degli squali potessero piovere dal cielo come le rane di Magnolia non mi era mai passata nemmeno per l'anticamera del cervello, figuriamoci poi la possibilità che un film si riesca a reggere per quasi due ore innanzitutto su questo assunto idiota, secondariamente sulle soluzioni trovate per reagire al pericolo e financo per creare un paio di storie romantiche da dare in pasto alle mogli/fidanzate allibite costrette a tenere compagnia agli uomini americani sicuramente in sollucchero davanti alla SyFy. Poi, ci vuole del coraggio, ovvio. Del coraggio a proporre ad una rete televisiva una simile stronzata (mi direte, noi abbiamo Amici, la D'Urso e quant'altro...), ad usare tanta di quella CG da far vomitare un graphic designer amatoriale, a riesumare Ian Ziering manco fosse il Luke Perry congelato di Suore Ninja, ad affiancargli una Tara Reid probabilmente drogata per riuscire ad affrontare l'impresa, a cominciare la pellicola con un inutile prologo "criminale" e a finirla con un salvataggio talmente cacato fuori dal vaso che al confronto le resurrezioni delle donne di Beautiful sono quasi plausibili.


Cosa diamine si può salvare, dunque, di un film talmente imbecille che non è riuscito a strapparmi nemmeno la solita, indulgente risata che riservo alle pellicole trash che tanto amo? All'inizio non riuscivo a capire una mazza di quello che dicesse il capitano, poi ho dovuto strapparmi gli occhi per sopportare quella cavolo di fotografia scura, grigiastra e finta che permea tutto il film; capisco inoltre la velocità con cui la natura può scatenarsi e scoglionarsi con un "frrrrr" nemmeno fossimo in E venga il giorno di Shyamalan, ma volete davvero farmi credere che un attimo prima il cielo è giusto nuvoloso e quello dopo la costa e le strade della California non esistono più? All'anima. E all'anima, nonché alla faccia, anche dei coccodrilli bianchi delle fogne di New York perché qui gli squali, come da titolo, volano è vero, ma riescono anche a passare nelle condutture, a distruggere case poste in cima alla collina, soprattutto a RESPIRARE volando leggiadri nell'aere. Suspension of disbelief, vattene a casa e non rompere. Soprattutto perché, nel mezzo di tutto 'sto casino, con gente che muore mangiata, mutilata, risucchiata, schiacciata, scherzata (scherzata, giuro. Certe morti sono talmente disonorevoli che ci sarebbe da vergognarsi sia alle porte dell'inferno che a quelle del paradiso...) e quant'altro... la figlia adolescente di Ziering riesce ancora a trovare tempo e forza di sparare al babbo il solito pistolotto su quanto "non te n'è mai fregato niente di me, preferisci mio fratello, la mamma piange e l'universo incombe". Mammagari se la fosse mangiata uno squalo!!!

COWABUNGA!!
In effetti però c'è una cosa che salvo di tutta 'sta rumenta. Quel povero cristo di Jaason Simmons (e chi razzo è, direte voi? Boh, ha partecipato a parecchi episodi di Baywatch ma è l'unico attore che mi rimarrà in mente per più di tre giorni dopo aver visto Sharknado...). Innanzitutto, perché assomiglia VAGAMENTE a quell'incredibile figo di Daniel Baldwin. Secondo, perché è l'unico mezzo attraverso cui Ian Ziering può fare il gallo sulla munnezza senza praticamente muovere un dito: lo Steve di Beverlyhillsiana memoria salva almeno 30 bambini e un ciccione sfatto bloccati su un pullman solo perché l'amico li tira su tutti DA SOLO distruggendosi mani, muscoli e probabilmente vertebre con una corda, mentre il rosso sta lì a rassicurare, inoltre la soluzione per salvare capra e cavoli la trova e la costruisce lui, mica lo stronzo surfista protagonista. Bell'amico dimmerda. Ma d'altronde, amico di mmerda per film di mmerda e se penso che, a seguire, c'era una roba chiamata 2-Headed Shark Attack, ovviamente sempre per gentile concessione della Asylum, mi sento male. Basta, chiudo qui la recensione avvolgendomi in un manto di Diludendo e chiedendo sentitamente scusa alle due ragazze che avevano cercato di dissuadermi. Vi lovvoH e ora capisco quanto teniate a me! Fin. (solo chi ha visto il film potrà comprendere la "finezza" della citazione... malimortacciloro!)

Anthony C. Ferrante è il regista della pellicola. Americano, ha diretto anche Boo – Morire di paura, tra gli altri. E’ anche addetto al make-up, sceneggiatore, attore, tecnico degli effetti speciali e produttore.


Ian Ziering interpreta Fin Shepard. Famoso negli anni ’90 per aver interpretato Steve in Beverly Hills 90210, ha partecipato anche ad altre serie come Sentieri, Melrose Place, CSI: NY e lavorato come doppiatore nelle serie Biker Mice From Mars e Drawn Together. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 49 anni e due film in progetto tra cui, si spera, quello dedicato ai Biker Mice From Mars!


Tara Reid interpreta April Wexler. Americana, la ricordo per film come I vampiri di Salem’s Lot, Il grande Lebowski, Urban Legend, Cruel Intentions, American Pie, American Pie 2 e American Pie – Ancora insieme, inoltre ha partecipato alla serie Scrubs. Anche produttrice, ha 38 anni e un film in uscita.  


John Heard interpreta l'ubriacone George. Americano, lo ricordo per film come Il bacio della pantera, Fuori orario, La settima profezia, Big, Uccidete la colomba bianca, Mamma ho perso l'aereo, Risvegli, Mamma ho riperso l'aereo, Il rapporto Pelican Animal Factory, inoltre ha partecipato alle serie Alfred Hitchcock presenta, Miami Vice, Oltre i limiti, I Soprano, CSI: Miami, Numb3rs Prison Break. Anche produttore, ha 68 anni e cinque film in uscita.


Non riesco a pensare ad un solo motivo per cui Sharknado possa piacere a chicchessia ma, in caso, sappiate che l'anno prossimo dovrebbe uscire il seguito e poi... boh, buttatevi su The Bay nell'attesa o cercate tutti questi fantasiosissimi (e sicuramente "bellisssssssimi") titoli: 2-Headed Shark Attack, Piranhaconda, Supergator, Sharktopus, Camel Spiders, Dinoshark. Io stavolta evito, eh. ENJOY!! 

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