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martedì 9 settembre 2025

I Roses (2025)

Non so nemmeno io perché ma, spinta da curiosità, lunedì sono andata a vedere I Roses (The Roses), diretto dal regista Jay Roach e tratto dal romanzo La guerra dei Roses di Warren Adler.


Trama: dopo un colpo di fulmine e un matrimonio durato dieci anni, qualcosa si spezza nell'idillio tra la cuoca Ivy e l'architetto Theo, che devono correre ai ripari prima di perdere tutto ciò che hanno di importante...


La guerra dei Roses
è sempre stato uno dei miei film preferiti e lo ricordavo ancora benissimo, anche se non lo avessi riguardato in occasione dell'uscita di questa rilettura del romanzo di Warren Adler. Uso il termine rilettura, perché anche se il succo della vicenda è la stessa, tra una casa contesa e sentimenti che si raffreddano fino a trasformarsi in odio, la sceneggiatura di Tony McNamara (lo stesso di La favorita e Povere creature!) si concentra, fin dal titolo che lascia cadere il termine "guerra", esclusivamente sui Roses. Sulle due individualità che compongono la coppia, sullo sviscerare, senza un attimo di pausa, i rispettivi pensieri, le riflessioni sul proprio carattere, le convinzioni relative all'educazione dei figli, i problemi e le soddisfazioni lavorative. I Roses 2.0 sono figli della generazione Z, che necessita di essere presa per mano e affrontare i conflitti spiegazione dopo spiegazione, anche a costo di ribadire l'ovvio, tanto che la sofferenza dell'architetto Theo, costretto a diventare "mammo" dopo aver perso ogni oncia di prestigio, è costellata di monologhi in cui il personaggio si ammonisce a non essere un maschio tossico ed invidioso, ma non solo. Tra dialoghi e monologhi, quello de I Roses è uno stream of consciousness in cui wit inglese, punzecchiature e pensieri messi in parole danno voce a due persone confuse che la guerra non vogliono proprio farla, ma che a un certo punto decidono che il loro ego è più importante di tutto il resto, e proprio nel momento in cui l'altro avrebbe più bisogno di aiuto. E' il grido disperato di un uomo narcisista che mal sopporta il successo della moglie, e di una donna che vorrebbe tutti i pro di carriera e famiglia e nessun contro, un grido che esplode quando i due, privi di figli e lavoro a distrarli, sono costretti finalmente ad affrontarsi e rivelarsi come due persone fondamentalmente piccine e superficiali, quindi perfette l'uno per l'altro. I Roses è, dunque, un film cerchiobottista che sceglie di appesantirsi stordendo lo spettatore di parole, facendo tutto sommato una satira innocua delle coppie moderne e di alcuni vezzi tutti americani (i figli, in questa versione della storia, sono usati in maniera egregia) e puntando su un registro più demenziale che grottesco, cosa che smorza parecchio l'amarezza e il pessimismo della vicenda originale. 


Fortunatamente, I Roses è anche un film graziato da una coppia di ottimi attori, anche se sarebbe meglio goderseli in lingua originale visto che buona parte dell'umorismo viene dallo scontro culturale tra inglesi e americani. Olivia Colman e Benedict Cumberbatch hanno un'alchimia tutta particolare, risultano affascinanti e carismatici pur non essendo delle bellezze canoniche, e le loro espressioni spesso stralunate fungono da perfetto contraltare ad un mondo di comprimari idioti. Questo però, a mio parere, è un altro difetto del film. Non è che non abbia riso davanti alla coppia formata da Andy Samberg e Kate McKinnon, quest'ultima pazza come non mai, ma tra loro, l'amico architetto stronzo e le due macchiette etniche di Ncuti Gatwa e Sunita Mani, c'erano troppi elementi bizzarri atti a distrarre dal fulcro della vicenda e, soprattutto, molta poca verosimiglianza, visto che sembra di avere avanti delle caricature più che delle persone vere. Apprezzabilissimo, invece, il lavoro svolto a livello di scenografia, arredamento e "cucina". Il gusto della splendida casa che diventa il pomo della discordia è stato aggiornato, diventando il sogno di ogni architetto moderno, e c'è da togliersi il cappello davanti all'abilità dello scenografo Mark Ricker, che ha ricostruito gli ambienti in studio. Il genio e l'ego di Theo vengono così ottimamente rappresentati, mentre l'estro creativo e la volontà di Ivy di essere anticonformista a tutti i costi trovano espressione negli splendidi piatti e nelle particolari torte degustati dai vari personaggi. In definitiva, I Roses non è un film da buttare e, appena sarà disponibile in streaming, credo che lo guarderò in lingua originale sperando di apprezzarlo di più, ma mi ha lasciata tutto sommato abbastanza fredda e in molti punti ho provato persino noia. Fortunatamente, c'è sempre il bluray del film di DeVito, di cui spero di riuscire a parlare nei prossimi giorni. 


Del regista Jay Roach ho già parlato QUI. Olivia Colman (Ivy Rose), Benedict Cumberbatch (Theo Rose), Kate McKinnon (Amy), Andy Samberg (Barry), Sunita Mani (Jane) ed Allison Janney (Eleanor) li trovate invece ai rispettivi link. 


Ncuti Gatwa
, che interpreta Jeffrey, è stato Il dottore delle recenti stagioni di Doctor Who. Se I Roses vi fosse piaciuto recuperate, ovviamente, La guerra dei Roses. ENJOY!

venerdì 27 marzo 2020

Bombshell - La voce dello scandalo (2019)

Sarebbe dovuto uscire ieri, già in vergognoso ritardo, e ora chissà quando uscirà, Bombshell - La voce dello scandalo (Bombshell), diretto nel 2019 dal regista Jay Roach.


Trama: dopo essere stata licenziata da Fox News la giornalista Gretchen Carlson decide di far causa al direttore Roger Ailes per molestie sessuali, portando diverse altre colleghe a fare altrettanto.



L'eco del movimento #metoo è arrivato fino a qui, "grazie" a quel vecchio suino di Harvey Weinstein e al coinvolgimento di molte attrici famose, ma già nel 2016 qualcosa si era smosso ai piani alti di uno dei posti più impensabili del mondo, ovvero la sede di Fox News, sentina di repubblicani duri e puri, conservatori e Trumpiani della peggior specie. Che lì in mezzo, e perdonatemi se ragiono per stereotipi, non si nascondano i peggio maschilisti e maiali sulla faccia della terra mi parrebbe un po' improbabile e infatti, alla faccia dei mille volti femminili che quotidianamente bucano lo schermo, qualcosa di marcio è venuto fuori. Bombshell è la storia di quel marciume che risponde al nome di Roger Ailes, vero e proprio numero uno, secondo giusto a Rupert Murdoch all'interno della piramide di potere della Fox, e delle donne che hanno scelto di farsi sentire e rivelare la mondo la sua natura di predatore seriale. Una scelta non facile, ovviamente, e non solo per questioni di carriera, reputazione o soldi, ma proprio per quella perversa malattia intrinseca delle persone, che tendono sempre a porre la stessa domanda idiota: "E come mai lo accusa proprio ora? Non poteva dirlo prima?". No, non si può, o almeno non sempre. Lo spiega alla perfezione il personaggio di Kaya Pospisil, uno dei pochi inventati per l'occasione, in un dialogo telefonico che spezza il cuore e conferma Margot Robbie, se ancora ce ne fosse bisogno, come una delle attrici più brave in circolazione. Il motore che spinge le donne a mantenere il silenzio è, semplicemente, la vergogna. Quel dubbio che comincia a rodere e che ti porta non solo a rivivere mille volte momenti disgustosi e dolorosi ma anche tutto quello che c'è stato prima (comportamenti, frasi, abiti, sguardi: e se fossi stata io ad incoraggiarlo, in effetti?), alimentando un senso di colpa inesistente e annullando ogni speranza di indulgenza o di riuscire a reagire e a cercare una qualche forma di giustizia. La colpa, certo, è di una società e di posti di lavoro dove il maschilismo ancora impera, ma spesso le nemiche più agguerrite delle donne sono altre donne, senza contare che non sempre questi enormi atti di coraggio pagano (in senso letterale e figurato), non nell'immediato almeno, e servono spalle enormi per sopportare critiche, insulti o minacce.


La vicenda di Bombshell viene quindi narrata da tre punti di vista prettamente femminili, a partire da quello di Megyn Kelly, probabilmente la donna più potente del network, invidiabile e sicura di sé al punto da poter addirittura osare dare addosso a Trump (pagandone le conseguenze, ovviamente; è interessante vedere come la vicenda di Ailes venga preceduta dallo scontro tra la Kelly e il futuro presidente USA, che contestualizza l'intera situazione e mostra come le giuste critiche mosse da una donna famosa, potente ed intelligente possano diventare in tempo zero il punto di partenza per slut shaming e altre orribili pratiche); Megyn è il vertice apparentemente "neutro" di un triangolo che vede presenti anche Gretchen Carlson, la "scarpa vecchia" da sostituire e trattare come una matta visionaria, e la già citata Kayla, giovane ed inesperta, potenzialmente la più malleabile del trio. Un trio di donne che scatenerà, ognuna a modo suo e ognuna coi suoi tempi, uno tsunami che andrà ad influenzare non sono i personaggi principali di questa scandalosa vicenda ma anche quelli secondari, che si ritrovano ad incrociare il cammino delle tre anche solo per poco tempo. La quantità di vite "toccate" dallo scandalo si rispecchia in una scrittura e in una regia veloci ed accattivanti ma comunque pregne, dove è un attimo perdersi la battuta o il dialogo fondamentali (soprattutto in lingua originale) e dove star dietro alla frenetica attività di Fox News non è facilissimo, tra momenti di dramma e altri in cui Bombshell diventa quasi una commedia, con tanto di quarta parete infranta e narratori esterni. Uno stile che forse riesce a gestire meglio Adam McKay, laddove Jay Roach a tratti pare un po' perdersi e lasciare che sia la grandezza delle tre attrici protagoniste a governare il ritmo della pellicola, ma comunque un modo di fare cinema che a me piace parecchio, soprattutto quando racconta storie importanti come questa sottolineando, con amara ironia, quanto ancora sia lunga la strada per un mondo più equo e giusto per tutti.


Del regista Jay Roach ho già parlato QUI. Charlize Theron (Megyn Kelly), Nicole Kidman (Gretchen Carlson), Margot Robbie (Kayla Pospisil), John Lithgow (Roger Ailes), Allison Janney (Susan Estrich), Malcom McDowell (Rupert Murdoch), Kate McKinnon (Jess Carr), Mark Duplass (Doug Brunt), Jennifer Morrison (Juliet Huddy), Ashley Greene (Abby Huntsman) e P.J. Byrne (Neil Cavuto) li trovate invece ai rispettivi link.

Connie Britton interpreta Beth Ailes. Americana, ha partecipato a film come Nightmare e a serie quali Ellen, 24, American Crime Story e American Horror Story; come doppiatrice ha lavorato ne I Griffin e American Dad!. Anche produttrice, ha 53 anni e due film in uscita.


Liv Hewson, che interpreta Lily Balin, era Abby Hammond in Santa Clarita Diet mentre Madeline Zima, che interpreta la truccatrice Eddy, era la piccola Gracie Sheffield de La tata. Alcuni degli eventi raccontati nel film sono stati riportati anche nella miniserie TV The Loudest Voice, che recupererò il prima possibile. ENJOY!

martedì 16 febbraio 2016

L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo (2015)

Dopo qualche giorno di pausa si torna a parlare di Oscar, nella fattispecie di L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo (Trumbo), diretto nel 2015 dal regista Jay Roach e tratto dall'omonima biografia scritta da Bruce Cook, per il quale Bryan Cranston è candidato come miglior attore protagonista.


Trama: il film racconta la storia dello scrittore e sceneggiatore Dalton Trumbo, costretto a lavorare sotto falso nome in quanto inserito in una lista nera di professionisti guardati con sospetto a causa del loro credo politico.


Quando si parla di America si pensa subito ad una Nazione dove i diritti vengono tutelati e chiunque può godere di libertà praticamente assoluta, soprattutto per quel che riguarda il suo credo religioso e politico. Certo, di tanto in tanto arrivano anche in Italia allarmanti notizie riguardanti imbarazzanti "incidenti" a sfondo razziale, che hanno per protagonisti soprattutto polizia e afroamericani, ma nel complesso è raro che si senta parlare di grandi personalità perseguitate per le loro idee: d'altronde, Travolta e Cruise sono sostenitori di Scientology, Trump è in corsa per la presidenza e nessuno li ha ancora presi a schiaffoni oppure interdetti per sempre dal mostrarsi in pubblico. Sul finire degli anni '40, invece, l'America era finita preda di un'imbarazzante ed assurda "caccia al comunista", che ha portato non solo l'uomo della strada a guardare con sospetto il proprio vicino ma addirittura alla costituzione della cosiddetta Commisione per le attività anti-americane da parte della Camera dei rappresentanti; vero, questa Commissione esisteva già all'epoca della seconda guerra mondiale ma è solo a ridosso degli anni '50 che ha cominciato ad estendere i suoi "tentacoli" anche ai quei rappresentanti della scena culturale accusati di essere comunisti e quindi, automaticamente, sovversivi, spie, Russi mancati, ecc. ecc., quindi diffidati dal continuare a fare il loro lavoro e, in generale, trattati come dei paria nell'ambito di qualsiasi realtà sociale. All'interno di questa imbarazzante pagina di Storia Americana si muove il caustico ed ironico Dalton Trumbo, costretto ad intraprendere un'estenuante battaglia fatta di sotterfugi e sofferenza "solo" per poter non soltanto consentire a lui e alla sua famiglia di sopravvivere ma anche per tornare ad esibire con orgoglio il proprio nome in calce alle sceneggiature da lui scritte. La pellicola di Jay Roach viene costruita come una biografia "surreale", nel senso che la situazione descritta ha dell'incredibile non solo per lo spettatore odierno, ma anche per chi si è trovato a viverla, inizialmente convinto che un Paese come l'America non sarebbe mai arrivato a boicottare dei rispettabili e famosi cittadini, men che meno a metterli in carcere. Alle quasi scanzonate scaramucce iniziali tra quelli che sarebbero diventati "I 10 di Hollywood" e feroci anti-comunisti come Hedda Hopper e John Wayne si sostituiscono a poco a poco la disperazione di chi finalmente comprende gli estenti del terrore da guerra fredda, di chi è costretto a tradire gli amici per continuare a lavorare, di famiglie costrette a mentire sulle attività dei propri cari e a vergognarsi di portare un determinato cognome, di vene creative prosciugate dall'inattività o dalla necessità di procacciarsi da vivere.


L'intera vicenda viene mostrata attraverso gli occhi di Dalton Trumbo, sceneggiatore colpito forse più di altri dall'amara ironia di questa situazione insostenibile, vincitore di due Oscar finiti in mano ad altri (il primo, per la sceneggiatura di Vacanze Romane, al prestanome Ian McLellan Hunter, il secondo, per quella de La più grande corrida, direttamente all'associazione degli sceneggiatori, visto che Robert Rich era solo uno pseudonimo), ritirati soltanto una volta che l'America intera era rinsavita da quell'assurda caccia alle streghe comuniste. Immerso all'interno della sua vasca, Trumbo affronta con incredibile arguzia e presenza di spirito l'opprimente atmosfera di una Guerra Fredda apparentemente infinita, senza smettere un attimo di battere le dita sui tasti della macchina da scrivere, vuoi per orgoglio, egoismo o semplice spirito di sopravvivenza; attorno a lui ruotano familiari giustamente sull'orlo di una crisi di nervi, parassiti della peggior specie, vendicativi paladini della "purezza occidentale" ma anche comunisti duri e puri che vorrebbero vederlo se non morto perlomeno schiacciato dalla sua (molto) altalenante dedizione alla causa e ciò che accomuna tutti i personaggi realmente esistiti è proprio la sfortuna di essere capitati in un periodo storico agghiacciante, doloroso ed umiliante sia per le vittime che per i carnefici. Non a caso, Trumbo è un film prevalentemente attoriale, interamente basato sulle performance di chi è riuscito a riportare sullo schermo, con una sensibilità incredibile, tutti i protagonisti di questa storia "senza vincenti". Bryan Cranston in primis meriterebbe l'Oscar perché il suo Dalton Trumbo è perfetto: in primo luogo, per l'aderenza a quello vero, come si può evincere da uno stralcio d'intervista riportato durante i titoli di coda, secondariamente per l'intensità messa nell'interpretazione, tanto che spesso ci si commuove davanti a quest'uomo che rifiuta, cocciutamente, di venire messo in ginocchio da un sistema sbagliato. Persino le figure più "banali" (mi si passi il termine) o più caricate risultano realistiche, questo vale sia per la figlia Nikola, interpretata da una Elle Fanning che ormai ha surclassato la sorella Dakota (a proposito, che fine ha fatto??), sia per l'enorme Frank King, incarnato da un John Goodman in stato di grazia; a queste persone magari poco conosciute si aggiungono le magistrali rappresentazioni di miti viventi quali John Wayne, Kirk Douglas, un esilarante Otto Preminger e la stronzissima "regina del gossip" Hedda Hopper, ennesimo ruolo capace di confermare la grandezza di una Helen Mirren che non sbaglia un colpo, che Dio la benedica.  L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo è un film che ha cuore, una pellicola interessantissima e capace di causare nello spettatore l'insana voglia di saperne di più non solo sullo sfortunato Dalton Trumbo ma anche e soprattutto su un periodo nerissimo della storia di Hollywood in particolare e dell'America in generale. Ecco perché in Italia lo hanno distribuito solo in una cinquantina di sale, bravi!!


Del regista Jay Roach ho già parlato QUI. Bryan Cranston (Dalton Trumbo), Michael Stuhlbarg (Edward G. Robinson), Helen Mirren (Hedda Hopper), Alan Tudyk (Ian McLellan Hunter), Roger Bart (Buddy Ross), Elle Fanning (Niki Trumbo) e John Goodman (Frank King) li trovate invece ai rispettivi link.

Diane Lane interpreta Cleo Trumbo. Americana, ha partecipato a film come I ragazzi della 56ma strada, Rusty il selvaggio, Charlot - Chaplin, Dredd - La legge sono io, Jack, L'uomo d'acciaio e ha lavorato come doppiatrice per il film Inside Out e il corto Il primo appuntamento di Riley. Ha 51 anni e tre film in uscita, tra cui Batman vs Superman: Dawn of Justice.


Louis C.K. (vero nome Louis Szekely) interpreta Arlen Hird. Americano, ha partecipato a film come Blue Jasmine e American Hustle - L'apparenza inganna. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 48 anni e un film in uscita, Pets - Vita da animali.


Christian Berkel interpreta Otto Preminger. Tedesco, ha partecipato a film come L'uovo del serpente, The Experiment, Bastardi senza gloria, Operazione U.N.C.L.E. e a serie come L'ispettore Derrick e Il commissario Rex. Ha 59 anni e un film in uscita.


Dean O'Gorman, che interpreta Kirk Douglas, era il nano Fili in tutti i film della trilogia de Lo Hobbit. Steve Martin non ha nulla a che vedere col film ma per qualche tempo, nei primi anni della sua carriera, è stato il fidanzato della figlia minore di Trumbo, Mitzi, senza avere idea di chi fosse Dalton Trumbo prima di conoscerlo di persona. Detto questo, se L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo vi fosse piaciuto, recuperate magari alcuni film scritti dallo sceneggiatore (tra i più famosi, anche relativamente recenti, ci sono i già citati Vacanze romane e La più grande corrida ma anche Spartacus e Always - Per sempre) e magari Good Night and Good Luck. ENJOY!


martedì 23 luglio 2013

Austin Powers in Goldmember (2002)

Ed eccoci finalmente arrivati all’ultimo capitolo della saga dedicata all’International Man of Mystery, Austin Powers in Goldmember, diretto nel 2002 dal regista Jay Roach.


Trama: questa volta Austin deve fare i conti con l’olandese pazzo e amante dell’oro Goldmember e, soprattutto, affrontare qualcosa di ben più pericoloso… i propri problemi col padre, l’affascinante Nigel Powers!!


Austin Powers in Goldmember sbulacca fin dai titoli di testa, assolutamente consapevole di come i film precedenti siano ormai assurti a livello cult, tanto da potersi omaggiare tranquillamente. Myers e compagnia gettano definitivamente alle ortiche la banale parodia dei film di 007 e si gettano a capofitto nel metacinema, strizzando più di una volta l'occhio ai fan della saga attraverso citazioni, simpatiche comparsate di gente come Quincey Jones e riferimenti a tutte le migliori gag dei vecchi capitoli. Il risultato finale non arriva però ai livelli di Austin Powers - La spia che ci provava; sebbene quanto a fotografia, costumi, make-up e aspetti prettamente "tecnici" questo Goldmember risulti il miglior film della trilogia, i nuovi personaggi introdotti non sono all'altezza di quelli vecchi e la riproposta di un paio di sketch "classici" risulta un po' stantia. Beyoncé ha carisma da vendere e canta due delle migliori canzoni della colonna sonora (tra cui quella che da il titolo al film), Michael Caine è un padre di Austin Powers praticamente perfetto ma il Goldmember del titolo è un buffone poco divertente e con battute ripetitive che rendono davvero poco nell'edizione italiana ("Vengo da Olanda, paese di zoccole" è a dir poco tremendo, non che a me faccia ridere l'originale "I'm Dutch. Isn't that weeeeird?"). In compenso, però, il Dr.Male, Mini-Me e Scott danno letteralmente il bianco... e se pensate di aver conosciuto tutti i segreti di famiglia cascate veramente male!!


Oltre al fatto che il buon Seth Green ha un ruolo più preponderante rispetto ai film precedenti, quello che adoro di Austin Powers in Goldmember sono i dettagli. L'azione si sposta negli anni '70 e questo ennesimo balzo temporale ci porta nei meravigliosi anni della disco music! Vedere Austin conciato con abiti da fare invidia ad un pimp (per non parlare della pappamobile con tanto di dadi di peluche appesi!!) e le meravigliose coreografie in stile Studio '54, dove peraltro recitava lo stesso Myers, è una gioia per gli occhi e, ovviamente, per una giapponofila come me è altrettanto gradita la trasferta in terra nipponica, con deliranti sequenze a base di sottotitoli male interpretati e l'arrivo delle folli gemelline Fook Me e Fook Yu che, per inciso, danno il loro meglio nelle abbondanti sequenze tagliate. Elencare poi tutti i momenti cult di cui è composto il film sarebbe impossibile: il mio cuore impazzisce per la sequenza del "bozzo", per le trasformazioni di Scott, per il dialogo in "inglese-inglese" tra Austin e il padre Nigel, per il duetto tra Mini-Me e il Dottor Male nella prigione... insomma, anche qui potrei citarvi l'intera pellicola a memoria ed evitare di scrivere la recensione perché l'aMMore è difficile da condensare in poche righe. Vi dico solo di guardare anche questo (per ora) ultimo capitolo di trilogia, fosse anche solo per il film nel film, AustinPussy.

<3
Del regista Jay Roach ho già parlato qui. Di Mike Myers (Austin Powers/Dr. Male/Goldmember/Ciccio Bastardo), Seth Green (Scott Male), Michael York (Basil Exposition), Robert Wagner (Numero Due), Mindy Sterling (Frau Farbissina), Verne Troyer (Mini-Me), Michael Caine (Nigel Powers), Clint Howard (Johnson), Nathan Lane (il misterioso uomo della discoteca) e Rob Lowe (Numero Due da giovane) ho già parlato ai rispettivi link.

Beyoncé Knowles interpreta Foxxy Cleopatra. Americana, più famosa come cantante che come attrice, ha partecipato a film come La Pantera Rosa e Dreamgirls. Anche produttrice, regista e compositrice, ha 31 anni.


Per chi si fosse perso la mia recensione di La storia fantastica, sappiate che lo sfigatissimo Numero 3, maledetto dal bozzo in faccia, altri non è che l’attore Fred Savage, ovvero il bimbo malato che ascoltava il racconto di nonno Peter Falk. Tra le innumerevoli guest star che compaiono anche in questo capitolo della saga segnalo inoltre Kristen Stewart (tra i ballerini dell’Austin Pad), Masi Oka (l’Hiro della serie Heroes) nei panni del tizio giapponese che parla di Godzilla e diritti cinematografici, il meraviglioso Greg Grunberg nei panni del tifoso con la T disegnata su petto e ovviamente Tom Cruise, Gwyneth Paltrow, Kevin Spacey, Danny De Vito, John Travolta, Steven Spielberg, Quincy Jones (questi ultimi tutti coinvolti nel film-nel-film Austinpussy, che peraltro avrebbe dovuto essere il titolo di Austin Powers – La spia che ci provava), l’intera famiglia Osbourne, Britney Spears e Burt Bacarach. Non ce l’hanno fatta invece Sean Connery, che avrebbe dovuto interpretare Nigel Powers, e nemmeno Will Ferrell e Heather Graham, le cui scene nei panni di Mustafa e Felicity Shagwell sono state tagliate. Infine, se Austin Powers in Goldmember vi è piaciuto, recuperate Austin Powers - Il controspione, Austin Powers - La spia che ci provava, Starsky & Hutch, i due film dedicati alle Charlie’s Angels, le tre Pallottole Spuntate e Casino Royale. ENJOY!!  (E non perdete la solita infornata di gif esilaranti!!)





lunedì 22 luglio 2013

Austin Powers - La spia che ci provava (1999)

Secondo appuntamento con la saga shagadelica per eccellenza! Oggi è il turno di Austin Powers - La spia che ci provava (Austin Powers - The Spy Who Shagged Me), diretto da Jay Roach nel 1999.


Trama: dopo l'ennesimo tentativo fallito di uccidere Austin Powers, il Dr. Male decide di andare nel passato grazie alla sua "macchina del tempo" e rubargli l'unica arma in grado di renderlo invincibile... il mojo (o mai più moscio, se volete)!


Austin Powers - La spia che ci provava è forse l'episodio della serie che preferisco. Innanzitutto, perché la Austin Girl di turno è una Heather Graham meravigliosa, carismatica e con un guardaroba da urlo, poi perché vengono introdotti gli importantissimi villain Ciccio Bastardo e, soprattutto, il clone del Dr. Male Mini-Me, forse la trovata più geniale della saga: il nanetto muto e incazzato nero alterna momenti di indicibile tenerume col "papà" a momenti di manifesta bastardaggine, soprattutto nei confronti di Scott, che in questo film scoprirà parecchie cosette sulla sua strana e scellerata famiglia. Gli sceneggiatori, tra cui lo stesso Myers, mantengono un paio di validissimi sketch e momenti fissi derivati dal primo episodio e imbastiscono una delirante trama a base di viaggi nel tempo (non a caso lo stesso Basil Exposition a  un certo punto si rivolge agli spettatori dicendo di godersi il film e non far caso ai dettagli), gag a sfondo sessuale, umorismo scatologico e riferimenti sempre più marcati alla cultura pop, ribadendo maggiormente lo scontro tra due relitti del passato come il Dottor Male o Austin e i tempi moderni dove nessuno sembra più capire le esagerazioni dei giochi di spie. La saga, inoltre, comincia a distaccarsi dalla semplice "parodia" dei film di Bond per assumere un'identità tutta sua, ripulendosi da tutti quegli aspetti "impersonali" che inficiavano un po' la qualità del primo capitolo.


Se il primo film introduceva un certo "stile", nel secondo si esagera: la colonna sonora mette in campo dei pezzacci da 90, come la splendida American Woman di Lenny Kravitz o la hit dell'epoca Beautiful Stranger di Madonna, segno che Austin è ormai diventato un'icona, come dimostra anche l'utilizzo di personalità di spicco quali Jerry Springer, Woody Harrelson, Rebecca Romijn e persino Tim Robbins, che si prestano volentieri a giocare con i vari personaggi. L'unica cosa, purtroppo, che mi fa sempre storcere il naso durante la visione è la presenza di troppi numeri musicali "flosci"; se, infatti, l'inizio sulle note della Soul Bossa Nova, marchio di fabbrica della franchise, è sempre qualcosa di memorabile, le note lagnosette di Bacarach e i duetti da avanspettacolo tra il Dr. Male e Mini-Me sono due dei momenti meno riusciti del film. Che tuttavia si fa perdonare con spettacolari partite a scacchi a sfondo sessuale, notti d'amore che non ti aspetti (almeno due!), "zip la bocc'", risse allo Jerry Springer Show, balletti stilosissimi, titoli di coda esilaranti e chi più ne ha più ne metta. Insomma, Austin Powers - La spia che ci provava è un film che non posso fare a meno di consigliare a tutti: la versione italiana tra l'altro, se non ricordo male, era curata nientemeno che dagli Elio e le storie tese e un paio di battute fanno più ridere che nella versione originale, quindi andate sul sicuro comunque!!


Del regista Jay Roach ho già parlato qui. Di Mike Myers (Austin Powers/Dr. Male/Ciccio Bastardo), Heather Graham (Felicity Shagwell – Ladà, in italiano), Michael York (Basil Exposition), Robert Wagner (Numero Due), Rob Lowe (Numero Due da giovane), Seth Green (Scott Male), Mindy Sterling (Frau Farbissina), Will Ferrell (Mustafa), Clint Howard (Johnson), Elizabeth Hurley (Vanessa Kensington), David Koechner (Co-pilota), Kevin Durand (Assassino) e Charles Napier (Generale Hawk) ho già parlato ai rispettivi link.

Verne Troyer interpreta Mini-Me. Americano, lo ricordo per film come Bad Pinocchio, Men in Black, Wishmaster – il signore dei desideri, Paura e delirio a Las Vegas, Instinct – Istinto primordiale, Il Grinch, Harry Potter e la pietra filosofale e Austin Powers in Goldmember, inoltre ha partecipato anche a serie come Sabrina vita da strega, Scrubs e Two and a Half Men. Anche stuntman, ha 43 anni e due film in uscita.


Anche il secondo episodio della saga conta un incredibile numero di comparse di lusso, tra le quali segnalo Burt Bacarach, Elvis Costello, Jerry Springer, Woody Harrelson e Rebecca Romijn nei panni di loro stessi, Kristen Johnston come Ivana Humpalot (in italiano Ivona Pompilova) e Tim Robbins come Presidente; Catherine Zeta Jones, invece, era tra le candidate al ruolo di Felicity Shagwell. Il film, tra l’altro, ha ricevuto anche una nomination all’Oscar per il miglior make-up, premio poi vinto da Topsy-Turvy – Sottosopra. Ovviamente, se Austin Powers – La spia che ci provava vi fosse piaciuto consiglio il recupero di Austin Powers – Il controspione, Austin Powers in Goldmember e aggiungo anche Starsky & Hutch, i due film dedicati alle Charlie’s Angels e Casino Royale. ENJOY!! E beccatevi la selezione giffosa di alcune delle migliori sequenze!


domenica 21 luglio 2013

Austin Powers - Il controspione (1997)

Cominciano oggi le recensioni di una delle trilogie preferite dalla Bolla. Quella del Padrino? No, santo Cielo, mi sento male solo a pensare di dover recensire un simile caposaldo (ma il cofanetto di DVD è già lì che mi guarda scalpitando...)! Picchierò invece un po' più in basso e mi dedicherò ad uno scopadelico terzetto di film, baby, yeah!, cominciando con Austin Powers - Il controspione (Austin Powers: International Man of Mystery), diretto da Jay Roach nel 1997.


Trama: per sconfiggere il suo arcinemico Dr. Male, l'agente segreto Austin Powers viene congelato negli anni '60 e si risveglia nei '90, per nulla spaesato e sexy come non mai, baby!!


Chi mi conosce da anni sa quanto io adori Austin Powers e tutto il suo universo di idiozie, al punto dall'essere arrivata a citare le battute a memoria, nonché a mettermi più di una volta col mignolo vicino al labbro a mo' di Dottor Male. A dire il vero, però, il mio amore Austiniano è stato riversato più sul secondo e terzo capitolo che su questo Il controspione, che in pratica funge da apripista a tutte le gag che verranno poi sviluppate meglio nei film successivi, maggiormente concentrati sulla figura del Dr. Male, assai più simpatico di Austin. Austin Powers - Il controspione è ancora un'embrionale, seppur efficace, parodia dei film di James Bond, con un protagonista talmente sexy che tutte le donne, senza eccezione, anche le esplosive fembot, prima o poi finiscono per cadere ai suoi piedi nonostante denti storti, occhialazzi e pilu in bella vista perché Austin ha qualcosa che gli altri non hanno: il mojo. Ovvero una carica sessuale senza paragoni, concentrata nel Soul Bossa Nova di Quincey Jones, numero musicale portante di tutti e tre i film dedicati all'International Man of Mystery per eccellenza. Che poi, la carica sessuale di Austin si concentra solo in battutine, ammiccamenti, donne dai nomi ambigui (Alotta Fagina alias Annabella Fagina) e gag dove ogni nudità viene coperta da un oggetto, perché come ogni eroe che si rispetti alla fine anche lo scopadelico agente segreto verrà vinto dall'amore e si darà alla monogamia, in questo caso con Elizabeth Hurley, prima Austin Girl e probabilmente la meno efficace delle tre.


Come al solito, però, sono i personaggi negativi che colpiscono. Austin Powers - Il controspione introduce il Dr. Male (preso paro paro dalla performance del grandissimo Donald Pleasence in Si vive solo due volte) col suo gatto pelato Mr. Bigglesworth e le gag più riuscite sono tutte per il personaggio, un genio del male spaesato, ancora ancorato ai vecchi, stupidissimi piani di conquista mondiale e ai cliché del genere, sopportato a malapena dai ben più moderni collaboratori, come il grandissimo Numero 2, orientato ad un male più sottilmente bastardo ed economico. A far da degno contraltare al vecchiume incarnato dal povero Dottore c'è il figlio ribelle Scott, devastato dai soliti problemi dell'adolescenza ma ancora più arrabbiato perché clonato e abbandonato dal padre che lo vorrebbe malvagio come lui. Personaggi embrionali, si diceva, ma già indimenticabili, mentre i killer assoldati dal Dr. Male per uccidere Austin, parodie di altri famosi villain bondiani, sono ancora abbastanta impersonali e sacrificabili quanto gli anonimi galoppini che vengono tranquillamente uccisi dai buoni (l'altra gag riuscitissima del film è mostrare, finalmente, le reazioni dei familiari di questi poveracci senza nome!!). Mike Myers, grande mattatore, riesce a scivolare agilmente dai panni di Austin a quelli del Dottor Male e non lesina ammiccamenti verso il pubblico, mentre il resto del cast mostra di essersi divertito tantissimo a girare questo film. A completare il tutto, una colonna sonora frizzantissima e una pletora di guest star da urlo, che rendono Austin Powers - Il controspione un must sia per chi ama le parodie sia per chi è abbastanza ferrato sui vecchi James Bond.


Di Mike Myers (Austin Powers/Dr. Male), Seth Green (Scott Male), Mimi Rogers (Mrs. Kensington), Will Ferrell (Mustafa) e Clint Howard (Johnson Ritter) ho già parlato ai rispettivi link.

Jay Roach (vero nome Mathew Jay Roach) è il regista della pellicola. Americano, ha diretto Austin Powers – La spia che ci provava, Austin Powers in Goldmember, Ti presento i miei, Mi presenti i tuoi? e Candidato a sorpresa. Anche produttore e sceneggiatore, ha 56 anni e un film in uscita.


Elizabeth Hurley interpreta Vanessa Kensington. Inglese, la ricordo per film come EdTV, Austin Powers – La spia che ci provava, Il mistero dell’acqua e Indiavolato, inoltre ha partecipato alle serie Le avventure del giovane Indiana Jones e Gossip Girl. Anche produttrice, ha 48 anni e due film in uscita.


Michael York (vero nome Michael York – Johnson) interpreta Basil Exposition. Inglese, lo ricordo per film come Romeo e Giulietta, Cabaret, Assassinio sull’Orient Express, Balle spaziali, la mitica miniserie Il segreto del Sahara, Il fuggitivo della missione impossibile, Studio 54, Austin Powers – La spia che ci provava e Austin Powers in Goldmember, inoltre ha partecipato alle serie Curb your Enthusiasm, Una mamma per amica, How I Met Your Mother e lavorato come doppiatore per alcuni episodi de I Simpson e I Griffin. Anche produttore, ha 71 anni e due film in uscita. 


Robert Wagner interpreta il Numero Due. Attore americano famosissimo per la serie Cuore e batticuore, ha partecipato a film come La pantera rosa, L’inferno di cristallo, Pantera rosa – Il mistero Clouseau, Dragon – La storia di Bruce Lee, Sex Crimes – Giochi pericolosi, Austin Powers – La spia che ci provava, Austin Powers in Goldmember e a serie come Two and a Half Men. Anche produttore, ha 83 anni e due film in uscita. 


Mindy Sterling interpreta Frau Farbissina. Americana, la ricordo per film come Chi è sepolto in quella casa?, Giovani diavoli, Austin Powers – La spia che ci provava, Il Grinch e Austin Powers in Goldmember; inoltre, ha lavorato come doppiatrice per il film L’era glaciale 2 – Il disgelo, per la serie Robot Chicken e ha partecipato ad episodi di 8 sotto un tetto, Friends, Ellen, Zack e Cody al Grand Hotel, Scrubs, My Name is Earl e Desperate Housewives. Ha 60 anni.


Charles Napier (vero nome Sr. Charles Whitnel Napier) interpreta il Capitano Gilmour. Americano, ha partecipato a film come Lungo la valle delle bambole, Supervixens, The Blues Brothers, Rambo II - La vendetta, Una vedova allegra… ma non troppo, Alien degli abissi, Maniac Cop, Il silenzio degli innocenti, Palle in canna, Philadelphia, Il rompiscatole, Austin Powers – La spia che ci provava, La famiglia del professore matto, One-Eyed Monster e alle serie Gli eroi di Hogan, Star Trek, Il tenente Kojak, Starsky & Hutch, L’incredibile Hulk, Supercar, Chips, Dallas, Hazzard, A-Team, Renegade, La signora in giallo, Walker Texas Ranger, Roswell, The 4400, CSI e Cold Case, inoltre ha lavorato come doppiatore per I Simpson. Anche produttore, è morto nel 2011 all’età di 75 anni.


Tra le varie guest star che compaiono senza avere il proprio nome nei credits segnalo Tom Arnold (il Cowboy), Carrie Fisher (la psicologa che aiuta Scott e il Dr. Male), Rob Lowe (uno degli amici del tirapiedi decapitato), Priscilla Presley nei panni di sé stessa e ovviamente Christian Slater (la guardia ipnotizzata da Austin). Applausi a loro ma cacca su Jim Carrey, che ha rifiutato il ruolo di Dottor Male perché impegnato nel ridicolo Bugiardo, bugiardo. A parte questo, vi consiglio di recuperare il DVD di Austin Powers – Il contro spione perché contiene due simpatici finali alternativi e di proseguire con la visione di Austin Powers – La spia che ci provava e Austin Powers in Goldmember, perché da qualche anno Mike Myers ha in progetto di girare un quarto capitolo, quindi meglio arrivare pronti all’evento! Poi, se il film vi è piaciuto, potete guardare anche Charlie’s Angels, Charlie’s Angels – Più che mai, Starsky & Hutch e il Casino Royale del 1967. ENJOY!! 

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