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mercoledì 10 marzo 2021

Promising Young Woman (2020)

Anche se purtroppo non ha portato a casa alcun Golden Globe e anche se la sua uscita italiana è stata ulteriormente rimandata, è giunto il momento di parlare di Promising Young Woman, diretto e sceneggiato nel 2020 dalla regista Emerald Fennell. 


Trama: Cassandra è una trentenne che vive ancora coi genitori dopo aver mollato l'università anni prima. Di notte, la ragazza va nei club e attira gli uomini nelle sue grinfie...


Non so cosa mi aspettavo dalla visione di Promising Young Woman ma sicuramente sono rimasta spiazzata in senso positivo. Credevo il film sarebbe stato più horror in senso "grafico", invece contiene parecchio l'aspetto violento meramente fisico della vicenda e si concentra, come tutte le opere migliori, sulle conseguenze psicologiche di una violenza inflitta ai danni di altri e il modo in cui un trauma indelebile rischia di fare vittime collaterali incapaci di riprendersi. Ancora più apprezzabile è il modo in cui Emerald Fennell ha costruito il personaggio di Cassandra, la protagonista, così che lo spettatore sia costretto a scovare piccoli pezzetti della sua personalità, del suo passato e delle sue motivazioni, senza peraltro mai coglierle nella sua interezza e soprattutto senza una linearità: noi vediamo Cassandra attirare uomini fingendosi ubriaca per poi punirli per la loro volontà di approfittarsi di lei (senza sapere precisamente come), sappiamo che è successo qualcosa che le ha impedito di finire l'università, sappiamo che il trauma passato ha cristallizzato la sua esistenza privandola di un futuro roseo, ma tutti i dettagli veniamo a conoscerli poco a poco, in un crescendo scioccante che, se arriva a spiazzare noi, in qualche modo dà una regola a Cassandra, che comincia a fare proprio l'insegnamento di Kill Bill e si imbarca in una vendetta metodica.  


Promising Young Woman è dunque una sorta di rape and revenge ma, a differenza della maggior parte degli esponenti del genere, non si sofferma sull'aspetto catartico (o a sua volta quasi pornografico) della vendetta, perché si sporca di commedia nera, di echi anni '90 riportati persino in un dialogo sul finale, ed è per questo molto più tragico di altre pellicole a tema perché prende ogni oncia di cupo umorismo e la sfrutta per fare male allo spettatore. Se un paio di sequenze in particolare rimandano a quel trionfo che era Cose molto cattive, la Fennell non si fa problemi ad affermare che, giustamente, i tempi sono cambiati e che la sottesa giustificazione di una mascolinità tossica perché giudicata "simpatica", "burlona" e "scavezzacollo" non è più accettabile, soprattutto quando ad accoglierla a braccia aperte sono le donne stesse; là dove Cameron Diaz era complice della stupidaggine del marito e degli amici, qui ci sono Rettori donna ed ex studentesse che fanno qualcosa di molto simile e alle quali poco importa di andare a fondo della verità, basta che la loro vita scorra tranquilla e serena, che la loro comodità coincida anche e soprattutto con lo stigmatizzare come zoccola o ubriacona qualunque donna venga violentata "per gioco" e sputtanata online per lo stesso motivo. In tutto questo, Cassandra è quella che agli occhi altrui risulta sfigata e malata perché ha scelto di portare all'estremo l'empatia verso un'altra persona invece di andare avanti come se niente fosse. Cassandra non è mai cresciuta, non è mai uscita dall'università e la vita sua e quella della sua famiglia rispecchia quest'impossibilità di superare il suo trauma: la casa dei genitori è una bomboniera kitsch, la sua camera quella di un'adolescente, la colonna sonora (salvo la citazione di La morte scorre sul fiume) è un trionfo girlie anni '90, quanto al suo lavoro, il suo trucco e i suoi vestiti... beh, quelli meritano un paragrafo a parte. 


La missione di Cassandra a inizio film è quella di punire gli uomini. Tutti. Nella cornice di un Caffè alla moda, la protagonista tesse la sua tela e indossa una maschera rassicurante in aperto contrasto con alcune delle sue mise "da battaglia" serali; unghie multicolor dai colori pastello, camicette e maglioncini in perfetto stile dreamy, pantaloni e abiti svolazzanti (un paio li trovate online  e sì, sono molto costosi e sì, sono stati creati appositamente dalla sorella stilista della Fennell, Coco, spero vi si spezzi il cuore com'è successo a me, condannata a bramarli senza successo), trucco leggero e biondi capelli con frangetta, spesso legati da vezzosi nastri di raso. Nessuno potrebbe dire che Cassandra è una persona disturbata, men che meno pericolosa, così come nessuno potrebbe dire che la tizia ubriaca stravaccata sul divano in pelle del club in realtà non è poi così ubriaca. L'unico momento in cui Cassandra abbassa leggermente le difese è quando sboccia l'amore con Ryan, periodo "tranquillo" in cui possiamo intuire sprazzi della vera personalità della protagonista, probabilmente simpatica e arguta, scoppiettante come il giallo e il fucsia che dominano la sequenza musicale più divertente e carina dell'anno, ma è uno spazio temporale brevissimo, che sottolinea comunque la cura incredibile profusa da Emerald Fennell in ogni aspetto del suo splendido film. Poi, certo, molto fa una Carey Mulligan che normalmente già adoro ma che qui probabilmente ha ottenuto il ruolo della vita e che anima un personaggio capace di agghiacciare, commuovere e divertire senza perdere la sua fondamentale, tragica umanità. Non so se Promising Young Woman è già il film più bello dell'anno ma, di sicuro, è uno dei migliori.


Di Adam Brody (Jerry), Carey Mulligan (Cassandra), Clancy Brown (Stanley), Laverne Cox (Gail), Christopher Mintz-Plasse (Neil), Alison Brie (Madison), Connie Britton (Rettore Walker), Molly Shannon (Mrs. Fisher) e Alfred Molina (Jordan) ho già parlato ai rispettivi link.

Emerald Fennell è la regista e sceneggiatrice della pellicola, inoltre compare come host del tutorial sulle "labbra da pompino". Inglese, è al suo primo lungometraggio. Anche produttrice, ha 35 anni.


Tra le guest star del film segnalo Jennifer Coolidge, ovvero "la mamma di Stiffler di American Pie", qui nei panni di Susan. Se il film vi fosse piaciuto recuperate Uomini che odiano le donne, (su Amazon Prime VideoElle (su praticamente ogni piattaforma streaming italiana) e M.F.A.. ENJOY!

martedì 24 luglio 2018

Bad Teacher - Una cattiva maestra (2011)

Dopo una giornata non bellissima, uno vuole solo distendersi con una supercazzola e l'onore è toccato a Bad Teacher - Una cattiva maestra (Bad Teacher), diretto nel 2011 dal regista Jake Kasdan.


Trama: abbandonata sull'altare dal fidanzato, Elizabeth è costretta a tornare a insegnare benché sia solo interessata a fare soldi per pagarsi la plastica al seno e trovare così un ottimo partito. L'arrivo nel corpo docente del bel Scott scatenerà una guerra senza esclusione di colpi bassi tra lei e una collega...



Dopo tutti questi anni ho capito di non essere affatto brava a scrivere post sulle commedie. Non so mai cosa dire, nemmeno quando mi sono piaciute, come questo Bad Teacher. A mio avviso, per dirsi completamente riuscita, una commedia deve fare ridere ma anche riflettere, oppure ridere e basta, buttando il tutto in caciara; da quest'ultimo punto di vista, Bad Teacher è perfetto perché la protagonista rimane "malvagia" fino alla fine senza snaturarsi nemmeno per un secondo, al limite trovando un modo per incanalare la sua mancanza di peli sulla lingua e la sua esperienza di bellissima e grebanissima cercatrice di dote per migliorare (seppure di poco) la vita altrui. Per il resto, il film funziona perché immerge l'improbabile docente Elizabeth in un ambiente scolastico tutto zucchero, amore per gli studenti e insegnanti (d)ef(f)icienti, ché se l'avessero ambientato in una qualsiasi scuola italiana i metodi poco ortodossi della protagonista sarebbero sembrati quasi normali, e decolla dal momento in cui la costante ricerca di soldi di Elizabeth si combina al desiderio di portarsi a letto il nuovo collega, concupito dall'inquietante maestrina Squirrell; la lotta tra le due, resa ancora più aspra dall'atteggiamento "santo" ma parziale di Scott, porta Elizabeth a raggiungere picchi di bassezza esilaranti e cattivissimi, per la gioia del pubblico e la disperazione della Squirrell, costretta a poco a poco a gettare la maschera di perfezione per rivelare quella follia intuibile fin dai primi minuti di film. Ovvio, un po' di bontà dev'esserci per forza, perlomeno una "redenzione" parziale o una maturazione della protagonista, ed effettivamente quest'ultima arriva, assieme alla consapevolezza che l'anima gemella si può trovare nei posti più impensabili, in fogge decisamente impreviste benché pesantemente "shippate" dal pubblico, perlomeno dalla sottoscritta.


Forse sto parlando troppo bene di questo film ma temo di non fare testo visto che ADORO Cameron Diaz fin dai tempi del suo esordio in The Mask, nonostante i gossip che la vogliono succida e grezza come il suo personaggio in Bad Teacher e nonostante le voci che la confermano in pensione (in effetti non esce un suo film dal 2014): per me, con quel sorriso assurdo e l'autoironia che l'accompagna da sempre, la vecchia Camerona può fare davvero quello che vuole e guarderò ogni suo film con un'indulgenza che non tributerei ad altre attrici, proprio no. La fisicità prorompente della Diaz e la facilità con la quale passa da supergnocca a creatura robosissima sono il fulcro del film ma lascerebbero il tempo che trovano se non fosse per l'ottimo cast di supporto chiamato ad affiancare l'attrice. Judy Punch la sto apprezzando come mmeravigliosa Esmé Squalor de Una serie di sfortunati eventi ma anche qui è perfetta nel ruolo di maestrina santarella ed isterica, per non parlare di un inedito Justin Timberlake "bello" e soprattutto sfigato, tra l'altro all'epoca già ex della Diaz, ma in generale ognuno dei membri del corpo docente meriterebbe menzione, a partire dall'adorato Jason Segel e il suo cinismo porcelloso. Intendiamoci, Bad Teacher non vincerà MAI il premio di cult del millennio, però ultimamente sono talmente stanca che mi addormento davanti a ogni tipo di film, sia che cominci a vederlo alle 19 che alle 21/22, invece stavolta sono rimasta ben sveglia fino alla fine e questo per me è già un enorme punto a favore che mi spinge a consigliarlo!!


Del regista Jake Kasdan ho già parlato QUI. Cameron Diaz (Elizabeth Halsey), Jason Segel (Russell Gettis), Justin Timberlake (Scott Delacorte), Paul Feig (Papà all'autolavaggio) e Molly Shannon (Melody, la mamma di Garrett) li trovate invece ai rispettivi link.

Judy Punch interpreta Amy Squirrel. Inglese, ha partecipato a film come Hot Fuzz, Grindhouse, Uomini di parola, Into the Woods e a serie quali Una serie di sfortunati eventi; come doppiatrice, ha lavorato in Robot Chicken. Ha 41 anni.


Kathryn Newton interpreta Chase Rubin-Rossi. Americana, ha partecipato a film come Paranormal Activity 4, Lady Bird, Tre manifesti a Ebbing, Missouri e a serie quali Piccole donne e Supernatural. Ha 21 anni e due film in uscita, tra cui l'imminente Detective Pikachu.


L'attrice Phyllis Smith, che interpreta Lynn Davies, era la voce originale di Tristezza in Inside Out. Dal film è stata tratta una serie omonima durata solo una stagione e per qualche anno si è parlato di un sequel ma pare che i rumors in tal senso siano rientrati. Chi vivrà vedrà, non si sa mai. Nel frattempo, se Bad Teacher vi fosse piaciuto recuperate School of Rock. ENJOY!


venerdì 15 settembre 2017

Marie Antoinette (2006)

Ormai un mese fa è passato in TV Marie Antoinette, diretto e sceneggiato nel 2006 dalla regista Sofia Coppola, e finalmente anche io che ho sempre adorato le opere legate alla rivoluzione francese e alla figura dell'iconica regina di Francia sono riuscita a vederlo!


Trama: Maria Antonia d'Asburgo-Lorena, figlia dell'imperatrice d'Austria Maria Teresa, viene promessa in sposa al Delfino Luigi di Francia e mandata a Versailles per il matrimonio. Lì, la giovane Marie Antoinette è costretta a sottostare alla rigida etichetta di corte, a sopportare un marito incapace di toccarla e a subire le maldicenze di nobili e cortigiani...



Guardando Lady Oscar dall'età di sette anni, è normale che sia rimasta affascinata dalle vicende della Rivoluzione Francese e dalla figura di Maria Antonietta, probabilmente la regina più amata/odiata della storia. Chi era davvero Antonietta? La demonessa dello sperpero e della lussuria che teneva in gran dispetto e odio tutto il popolino (pronunciando magari, con rossetto nero d'ordinanza, bufale quali "Il popolo non ha pane? Che mangino brioche!", come accade nella scena più tristemente ironica del film) oppure, semplicemente, una ragazzina ingenua venutasi a trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato? La verità, probabilmente, sta nel mezzo anche se ci sono fior di biografie da leggere e sulle quali ragionare, ma sicuramente il ritratto realizzato da Sofia Coppola pende più verso la seconda ipotesi, avvalorata dalla biografia di Antonia Fraser, molto popolare negli USA. La regista, anche in veste di sceneggiatrice, ci mostra fin dall'inizio Maria Antonietta come una ragazzina di buon cuore catapultata in un mondo ostile e spersonalizzante: la ragazza, penultima di sedici figli, è stata ceduta dalla madre come "oggetto" per suggellare l'alleanza tra Francia e Impero Austriaco e viene di fatto abbandonata alla mercé di una Corte sconosciuta, totalmente disinteressata ad Antonietta come "persona". Ad appena quattordici anni, la futura regina di Francia viene da una parte allettata dalla promessa di una vita fatta di agi e lussi, dall'altra la sua natura di donna e il suo valore come essere umano vengono subordinati alla sua capacità di mettere al mondo un erede e di invogliare in primis il Delfino di Francia a giacere con lei, così da adempiere ai suoi doveri. Di fatto, l'unico modo per mantenere un vincolo tra Francia e Austria era proprio dare alla luce un bambino figlio di entrambi i regni, in caso contrario Maria Antonietta sarebbe diventata inutile e probabilmente Re Luigi XV (che già avrebbe dovuto sposare una delle figlie più anziane di Maria Teresa, rimasta sfigurata dal vaiolo) l'avrebbe rimandata dritta a casa dall'Imperatrice; vinta dallo sconforto, dalle parole fredde della madre, dal disinteresse del futuro Luigi XVI, dall'insofferenza verso una vita fatta di regole rigide e protocolli di ferro, ad Antonietta non rimane altra possibilità che fare come qualsiasi ragazza moderna, ovvero darsi allo shopping, ai peccati di gola, alle feste, a tutto ciò che potrebbe darle un'illusione di libertà e felicità, per quanto momentanea.


Sofia Coppola si concentra quindi sull'aspetto più "Bling Ring" della vita di Maria Antonietta, soprattutto nella prima parte del film, accentuandone la frivola modernità con i tanto discussi ammiccamenti alla moda contemporanea (ah, quelle Converse, quei coloratissimi macaron di Ladurée, per non parlare della colonna sonora!) e sorvolando su episodi iconici della vita della sovrana, più legati ad una questione sociale, in primis la famigerata vicenda della collana. A dire il vero, probabilmente per lo spettatore che non conosce a menadito tutte le vicende che hanno portato alla Rivoluzione Francese risulterà anche difficile capire perché ad un certo punto i popolani vorrebbero fare fuori Antonietta e i suoi famigliari, visto che i pesanti problemi di deficit e lo squilibrio tra nobili e il cosiddetto "terzo stato" vengono appena accennati nel film, ma è anche questa scelta a rendere affascinante la pellicola della Coppola. La regia elegante e il montaggio vorticoso, la sovrabbondanza di dettagli per quel che riguarda scenografie e costumi, che inghiottono letteralmente la protagonista, e la fotografia dai colori accesi trasformano la vera Versailles prima e il vero Petit Trianon poi (se siete stati in entrambi i posti non potrà fare a meno di esplodervi il cuore, io vi avviso) in un limbo atemporale capace di sedare i sensi e placare momentaneamente il dolore, un eden dove le brutture della società non arrivano ma dove bisogna anche faticare per rimanere umani e conservare, paradossalmente, qualcosa che sia possibile definire proprio. La seconda parte, quella che coincide con la maternità e maturità di Antonietta, è ben più malinconica e riflessiva della prima e anche lo stile di regia asseconda questo cambiamento di atmosfera, accompagnando lentamente la Sovrana verso il triste destino prefigurato nel finale con eleganti immagini di morte, tra gramaglie e quadri dove i bimbi ritratti scompaiono come se non fossero mai esistiti, mentre la realtà irrompe con forza e violenza in una vita scandita da riti fasulli e assurdamente coreografati... ma non per questo meno vera.


Capita così che, nonostante liberté, egalité et fraternité siano dei concetti santi e condivisibili, sul finale si arrivi persino a versare qualche lacrima per la bellissima Antonietta della Dunst e per quel babbalone di Jason Schwartzman nei panni di Luigi XVI, alla faccia di tutto il "nulla" di cui abbonda lo stilosissimo Marie Antoinette e di tutta la colorata ricchezza che viene sbattuta in faccia con disprezzo sia allo spettatore che al popolo di Parigi. Gli sguardi malinconici di Kirsten Dunst, il sorriso forzato di chi si impegna con tutta sé stessa per piacere inutilmente, lo sguardo gioioso di chi finalmente ha trovato l'amore vero, che sia di uno svedese tutt'altro che freddo oppure dei propri bambini, persino la forza con la quale la protagonista sceglie di essere, finalmente, Regina di Francia fino all'ultimo sono tocchi di profondità che rendono il personaggio umano ed impossibile da odiare, fin dalla prima scena del film. Anzi, oso dire che Marie Antoinette è un film talmente bello, in ogni suo aspetto, che persino Asia Argento (per quanto cagna maledetta sempre e comunque, in saecula saeculorum, amen) mi è sembrata perfetta nei panni della favorita del re, con la sua naturale volgarità e l'incapacità di proferire verbo in una lingua comprensibile, anche se la povera Du Barry non era certo così vajassa ed ignorante come spesso la si dipinge. A dire il vero, alla Coppola rimprovero solo di avere messo un mollo privo di carisma come Jamie Dornan ad interpretare l'affascinante Conte di Fersen, ché se Lady Oscar avesse visto questo antenato di Mr. Grey probabilmente avrebbe scelto di rimanere uomo per il resto dei suoi giorni. E ora, siccome sto scrivendo troppe cretinate, concludo qui il post, ribadendo la bellezza di Marie Antoinette e consigliandovi di non aspettare troppo per recuperarlo come ho fatto io; nell'attesa che esca L'inganno la settimana prossima potrebbe essere un ottimo antipasto... buono quasi quanto i famosi e proibitivi macaron di Ladurée!


Della regista e sceneggiatrice Sofia Coppola ho già parlato QUI. Kirsten Dunst (Maria Antonietta), Jason Schwartzman (Luigi XVI), Judy Davis (Contessa de Noailles), Rose Byrne (Duchessa de Polignac), Asia Argento (Contessa du Barry), Molly Shannon (Zia Vittoria), Shirley Henderson (Zia Sofia), Danny Huston (Imperatore Giuseppe II), Sebastian Armesto (Conte Louis de Provence), Tom Hardy (Raumont) e Steve Coogan (Ambasciatore Mercy) li trovate ai rispettivi link.

Rip Torn (vero nome Elmore Rual Torn Jr.) interpreta Luigi XV. Americano, ha partecipato a film come Il re dei re, L'uomo che cadde sulla Terra, Coma profondo, L'aereo più pazzo del mondo... sempre più pazzo, RoboCop 3, Giù le mani dal mio periscopio, Ancora più scemo, Men in Black, Men in Black II, Palle al balzo - Dodgeball, Men in Black 3 e a serie quali Alfred Hitchcock Presenta, Colombo, Will & Grace e 30 Rock mentre come doppiatore ha lavorato nel film Hercules. Anche regista e produttore, ha 86 anni.


Jamie Dornan interpreta il Conte Hans Axel Von Fersen. Irlandese, meglio conosciuto come Mr. Grey di Cinquanta sfumature di grigio e Cinquanta sfumature di nero, ha partecipato a serie quali C'era una volta. Ha 35 anni e cinque film in uscita.


Il film ha vinto giustamente un Oscar per i Migliori Costumi, andato nelle sante mani di Milena Canonero. La parte di Luigi XV era stata offerta ad Alain Delon il quale però ha rifiutato, sentendosi inadatto al ruolo; per problemi di impegni pregressi, invece, sia Angelina Jolie che Catherine Zeta-Jones hanno dovuto rinunciare ad interpretare la Contessa du Barry, lasciando così tristemente il posto ad Asia Argento mentre a Judy Davis, che è finita a interpretare la Contessa de Noailles, era stato offerto il ruolo di Maria Teresa D'Austria. Se Marie Antoinette vi fosse piaciuto dovete OVVIAMENTE recuperare lo splendido anime Lady Oscar (o il manga di Ryoko Ikeda e magari anche Innocent di Shin'Ichi Sakamoto) e aggiungere L'intrigo della collana, giusto per completare un pezzetto di storia che nel film della Coppola manca. ENJOY!

domenica 27 ottobre 2013

Hotel Transylvania (2012)

Martedì ho ricominciato con l’amico Toto la vecchissima (e purtroppamente caduta in disuso) usanza di ritrovarci una sera e punirci vicendevolmente con film scelti alla bisogna. Questa volta Toto è stato clemente e, incoraggiato da Muze che indicava una compatibilità oltre misura, ci è andato leggero scegliendo Hotel Transylvania, diretto nel 2012 dal regista Genndy Tartakovsky.


Trama: Dracula ha avuto una figlia e, per proteggerla dai pericolosi umani, ha creato l’Hotel Transylvania, un luogo dove i mostri possono rilassarsi in tutta tranquillità. Un giorno però un umano riesce ad eludere tutti gli inganni del vampiro e a profanare l’ameno luogo di villeggiatura…


Da quando avevo letto il nome del vituperato Adam Sandler tra i doppiatori originali e i produttori non avrei dato un solo euro a questo Hotel Transylvania. Per fortuna, la storia e i personaggi sono talmente simpatici e originali che questo difetto viene presto dimenticato davanti a un film in grado di mescolare l’ovvia parodia del genere horror, una gran quantità di momenti divertenti e anche qualche lacrimuccia, veicolando il tipico messaggio positivo che invita il pubblico infantile ad essere sempre di mente aperta verso i diversi (anche se in questo caso sarebbero gli esseri umani) e possibilmente sinceri e corretti verso le persone amate. A mio avviso, la genialata della trama è quella di incarnare l’elemento di “disturbo” in un umano globetrotter e cosmopolita con l'aspetto da scoppiato, un esempio di come si possa essere allo stesso tempo cool ma con la testa sulle spalle, un ventunenne che nella vita ha provato tutto ed è stato ovunque ma è rimasto comunque un animo candido. Un grande, insomma. L'altra idea simpatica è quella di dipingere Dracula come un matusa nel vero senso della parola, così impegnato a tenere la figlia chiusa in una teca di vetro da dimenticare qualsiasi basilare nozione di divertimento, con grandissimo scorno dei suoi migliori amici mostri, una sterminata banda di chiassosi casinisti.


Tra una gag, una citazione e un momento serio (pochi in effetti) il film mantiene intatto il ritmo accontentando sia adulti che bambini nonostante l'animazione, a tratti, non sia delle migliori e nemmeno il character design, con alcuni personaggi troppo spigolosi, uno su tutti il lupo mannaro. A compensare qualche piccolo difetto nell'animazione ci pensano però i colori, di una vivacità incredibile, l'abbondanza di scene affollatissime che indicano una grandissima cura del dettaglio e i simpatici titoli di coda che, per stile, ricordano qualche vecchio cartone della Hanna & Barbera. Non sono rimasta però molto entusiasta della sdolcinata canzoncina pesudo-zamarra finale, mentre un paio di numeri musicali seriamente truzzi (o un paio di geniali idee come quelle degli scheletri mariachi o degli zombi dei musicisti famosi) contribuiscono all'atmosfera cazzara ed amichevole della pellicola e sono molto gradevoli. Insomma, questo Hotel Transylvania così divertente e tuttavia rispettoso (per la maggior parte) dell'amore che noi horrorofili nutriamo nei confronti delle Creature della notte e delle regole e cliché del genere mi è piaciuto davvero parecchio e lo consiglio per una serata disimpegnata anche se avete dei bimbetti piccoli, che non dovrebbero spaventarsi per un paio di violente ed inaspettate escandescenze del vecchio Dracula.


Di Adam Sandler (Dracula, che in Italia è doppiato da Claudio Bisio), Steve Buscemi (il licantropo Wayne), David Spade (Griffin, l’uomo invisibile) e Jon Lovitz (Quasimodo) ho già parlato ai rispettivi link.

Genndy Tartakovsky è il regista della pellicola. Russo, ha diretto episodi delle serie animate Le superchicche, Il laboratorio di Dexter e Samurai Jack. Anche produttore, sceneggiatore, animatore e doppiatore, ha 43 anni e in produzione un film che dovrebbe uscire nel 2015, Popeye.


Andy Samberg (vero nome Andrew David Samberg) è la voce originale di Jonathan. Giovane comico americano, ha lavorato come doppiatore nei film Piovono polpette, Piovono polpette 2 – La rivincita degli avanzi e per le serie Adventure Time, American Dad! e SpongeBob. Inoltre, ha partecipato al film Un weekend da bamboccioni 2 e alla serie 30 Rock. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 35 anni.


Selena Gomez è la voce originale di Mavis (in Italia la doppiatrice è Cristiana Capotondi). Americana, la ricordo per film come Missione 3D – Game Over, Spring BreakersAftershock, inoltre ha partecipato a serie come Zack & Cody al Grand Hotel, Hannah Montana e Wizards of Waverly Place. Anche cantante, produttrice e regista, ha 21 anni e due film in uscita. 


Kevin James (vero nome Kevin George Knipfing) è la voce originale di Frankenstein. Americano, ha partecipato a film come 50 volte il primo bacio, Zohan – Tutte le donne vengono al pettine, Un weekend da bamboccioni, Un weekend da bamboccioni 2 e a serie come Tutti amano Raymond e Più forte ragazzi; inoltre, come doppiatore ha lavorato nel Pinocchio di Benigni e in Monster House. Anche produttore e sceneggiatore, ha 48 anni e un film in uscita. 


Fran Drescher (vero nome Francine Joy Drescher) è la voce originale della moglie di Frankenstein, Eunice. Indimenticabile Tata televisiva, la ricordo per film come La febbre del sabato sera, Cadillac Man, Jack e L’amore è un trucco; inoltre, ha partecipato alla serie Saranno famosi e doppiato un episodio de I Simpson. Anche sceneggiatrice, produttrice e regista, ha 56 anni e un film in uscita.


Molly Shannon è la voce originale della mannara Wanda. Americana, ha partecipato a film come Il tagliaerbe 2: the cyberspace, Terapia e pallottole, Mai stata baciata, Il Grinch, Osmosis Jones, Amore a prima svista, Scary Movie 4, Marie Antoinette, Talladega Nights – The Ballad of Ricky Bobby,  Scary Movie V e a serie come Twin Peaks, Ellen, Sex and the City, Will & Grace, Scrubs, 30 Rock e Hannibal; inoltre, ha lavorato come doppiatrice nella serie American Dad!. Anche sceneggiatrice, ha 49 anni e due film in uscita. 


Nel cast c’è anche (oltre alla famiglia Sandler quasi al gran completo con moglie e una delle figliolette che, rispettivamente, doppiano la moglie di Dracula, Mavis da piccola e la lupacchiotta Winnie) il cantante CeeLoo Green, che presta la voce alla mummia Murray. Per doppiare Mavis invece era stata scelta la leccamartelli Miley Cyrus, che ha rinunciato per dedicarsi ad altri progetti, appunto. Nel 2015 dovrebbe uscire il seguito di Hotel Transylvania ma se nel frattempo avete voglia di vedere all'opera i protagonisti della pellicola sappiate che nel DVD è incluso il cortometraggio Good Night Mr. Foot, realizzato con lo stesso stile d'animazione dei titoli di coda; inoltre, potete sempre guardare Monsters & Co. o Frankenweenie. ENJOY!

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