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martedì 11 marzo 2025

Mickey 17 (2025)

Domenica sra sono andata a vedere Mickey 17, l'ultimo film scritto e diretto dal regista Bong Joon Ho, tratto dal romanzo Mickey7 di Edward Ashton.


Trama: dopo aver contratto ingenti debiti con un pericoloso criminale, Mickey Barnes decide di candidarsi come "sacrificabile" e andare nella colonia spaziale Niflheim. La sua condizione gli impone di morire e poi venire ricreato da una sorta di stampante, almeno finché le cose non cominciano ad andare ancora più storte...


Avevo sbirciato (non leggo mai veramente le recensioni prima di guardare i film e scrivere i post per il blog...) pareri assai tiepidi sull'ultima fatica di Bong Joon Ho. Per questo, nonostante il trailer mi avesse ispirato fin dalla prima visione, sono andata al cinema con aspettative abbastanza basse e forse, proprio per questo, mi sono molto divertita guardando Mickey 17. Come al solito, non ho letto il romanzo da cui è tratto, quindi non posso fare paragoni, ma Mickey 17 è una satira abbastanza corrosiva su una società che mastica e sputa il prossimo, sui riccastri e politici (non si fanno nomi ma il modello è abbastanza chiaro) che, dopo aver mangiato a sazietà nel nostro pianeta fino a rovinarlo, guardano a nuovi pascoli più verdi, e a ricrearsi un mondo a loro immagine e somiglianza. Mickey Barnes, ragazzo non proprio brillantissimo, decisamente incapace a scegliersi i migliori amici, rimane invischiato in una storiaccia di debiti e minacce di morte. Decide quindi di imbarcarsi nella missione spaziale capitanata dal politico Kenneth Marshall, candidandosi come "sacrificabile" per avere la certezza di lasciare la Terra. Un sacrificabile è il frutto di una tecnologia proibita in grado di clonare le persone e ricrearle con i ricordi della "versione" precedente, quindi può venire utilizzato per esperimenti e compiti mortali, senza troppi problemi morali (che sulla Terra, invece, ci sarebbero, visto che la tecnologia è stata bandita). I problemi cominciano quando il diciassettesimo Mickey, uscito in esplorazione sull'inospitale pianeta ghiacciato denominato Niflheim, sopravvive inaspettatamente, all'insaputa di chi, nel frattempo, ha creato la sua diciottesima versione. Dati i presupposti, e la voce narrante rassegnata e un po' babbea del povero Mickey, il film risulta un'opera spassosa e grottesca, ma non priva di momenti di riflessione; il protagonista viene trattato come un balocco da manipolare a piacimento, al limite oggetto di una curiosità morbosa ("Cosa si prova a morire?" è la domanda che tutti gli rivolgono), ma la sua condizione è un giusto un gradino sotto quella dei suoi compagni di viaggio, semplici "mezzi" per garantire a Marshall e alla moglie di soddisfare il loro ego ridicolo. Come ogni conquistatore da operetta, Marshall segue la sua ridicola visione, eleva simboli vuoti a segni divini, tratta qualsiasi vita come inferiore, soprattutto quella degli autoctoni, che diventano vittime di diffidenza e pregiudizio tanto quanto il povero Mickey, relegato al rango di sub-umano. La satira di Mickey 17 non è molto sottile, ma è sicuramente efficace, e tolti gli elementi sci-fi non si fa granché fatica a scorgere tristi scorci del nostro marcissimo presente.


Ora verrò bersagliata dalle "medaglie d'oro di sputo" (ciao, Lucio!) ma non mi ritengo granché esperta di Bong Joon Ho, quindi non stupitevi della mia incapacità di cogliere gli elementi salienti del suo stile, cosa che mi ha portata ad apprezzare ugualmente Mickey 17, nonostante sia stato accusato di essere "troppo americano". Posso dire che, a tratti, durante la visione mi è tornato in mente Okja, sia per i tanti elementi grotteschi della trama, sia per il sembiante dei mostrilli "striscianti" che compaiono nella pellicola; questi ultimi, a dire la verità, mi hanno ricordato anche l'Ohmu di Nausicaa della Valle del vento, un baluardo gentile ma feroce contro la stupidità umana e il desiderio di conquistare, inquinare, calpestare la natura, compresa quella umana. A questo proposito, gli effetti speciali non mi hanno fatto venire voglia di strapparmi gli occhi, come purtroppo accade sempre più spesso, e alcune sequenze, coadiuvate da una bella fotografia e un ottimo montaggio, mi hanno decisamente galvanizzata. Per quanto riguarda gli attori, col senno di poi sarebbe forse stato meglio guardare Mickey 17 in lingua originale, visto che Robert Pattinson funge anche da voce narrante, ma ho comunque apprezzato lo sforzo infuso dall'attore nell'interpretare Mickey nelle sue diverse incarnazioni, ognuna con un tratto caratteriale diverso, oltre alla noncuranza con la quale sfoggia un look simile a quello del Lloyd di Scemo e più scemo. Bravissimi, ovviamente, anche Mark Ruffalo, sempre più a suo agio nei ruoli weird di uomini di merdissima, e Nostra Signora Toni Collette, alla quale il regista ha confezionato una sequenza perfetta per la sua natura di horror queen, ma la piacevole novità è stata Naomi Ackie (già protagonista di Blink Twice)nei panni del personaggio più sensato e umano della pellicola. Se deciderete di andare al cinema a vedere Mickey 17, il mio consiglio per godervelo al meglio è dimenticare Parasite e le pellicole più autoriali di Bong Joon Ho; l'ultima opera del regista è decisamente più commerciale e "normale",se mi passate il termine, ma è un viaggio molto divertente e pieno di momenti inaspettati, che secondo me vale la pena intraprendere. Basta solo sapere a cosa andrete incontro!
 

Del regista e co-sceneggiatore Bong Joon Ho ho già parlato QUI. Robert Pattinson (Mickey Barnes), Steven Yeun (Timo), Naomi Ackie (Nasha), Daniel Henshall (Preston), Mark Ruffalo (Kenneth Marshall), Toni Collette (Ylfa) e Steve Park (Zeke) li trovate invece ai rispettivi link.


Se Mickey 17 vi fosse piaciuto recuperate Source Code e Infinity Pool. ENJOY!

venerdì 2 febbraio 2024

Povere creature! (2023)

Ho aspettato un sacco ma alla fine anche io sono riuscita a vedere Povere creature! (Poor Things), diretto nel 2023 dal regista Yorgos Lanthimos e candidato a undici Oscar: Miglior film, Miglior regista, Migliore sceneggiatura non originale, Miglior attrice, Miglior attore non protagonista, Miglior montaggio, Migliore fotografia, Migliore scenografia, Migliori costumi, Migliore colonna sonora, Miglior trucco e acconciatura. Attenzione, segue lungo sproloquio!


Trama: il geniale chirurgo Godwin Baxter recupera il cadavere di una donna suicida e le dà nuova vita, impiantandole il cervello del bambino che portava in grembo. "Nasce" così Bella, creatura in cerca della libertà, della conoscenza e del suo posto nel mondo...


Questa volta più di altre mi pento di non avere letto il romanzo omonimo di Alasdair Gray prima di accingermi alla visione di Povere creature!, perché, nonostante il film sia stato incensato da chiunque, a me è sembrato di non avere colto qualcosa. Prendete dunque questo post come una riflessione personalissima e sentitevi liberi (anzi, fatelo!!) di venire incontro al mio ignorantissimo cervello nei commenti. L'ultimo film di Lanthimos è un'opera che mescola le suggestioni e lo stile dei romanzi di formazione e picareschi, condito da abbondanti tocchi di horror, humour nero e situazioni grottesche, avente per protagonista la giovane Bella Baxter. Quella che viene presentata allo spettatore è la seconda vita di Bella: come un novello mostro di Frankestein, Bella è un cadavere rianimato dallo scienziato Godwin "God" Baxter, che l'ha creata inserendo il cervello di un bambino mai nato nel corpo della madre morta suicida, e l'ha cresciuta come un esperimento controllato. Proprio la natura peculiare del cervello di Bella la rende una creatura di pura innocenza ed istinto, dotata (come appunto i bimbi piccoli) di una spiccata percezione dei propri bisogni che spesso sconfina in un testardo e capriccioso egoismo. Ciò, unito a una rapidissima capacità di sviluppo e apprendimento, la porta presto a diventare insofferente verso i limiti imposti da God e le cose precipitano quando la sessualità di Bella si risveglia con un'urgenza resa pressante da tutte le caratteristiche di cui sopra; l'arrivo dello spregiudicato e disnibito avvocato Duncan Wedderburn spingerà Bella a fuggire con lui e ad iniziare il suo viaggio alla scoperta del mondo e di se stessa. Pur non avendo letto con attenzione le varie recensioni scritte in rete onde evitare spoiler, persino io ho capito che il comun denominatore delle stesse fosse la parola "femminismo". In effetti, le vicende di Bella nascono da un atto di "potere" commesso da un uomo ai danni di una donna che ha cercato di togliersi la vita e proseguono seguendo il tentativo della protagonista di liberarsi dall'influenza di uomini pronti a decidere cosa sia meglio per lei e, in seguito, a plasmarla in base ai propri desideri. La sessualità femminile, la presenza di un organo destinato esclusivamente al piacere come il clitoride, è il fulcro della narrazione per la prima parte del film e ritorna, prepotente, verso la fine, incarnando (da un punto di vista maschile) tutto ciò che c'è di bello e terribile nelle donne. Quasi tutti i personaggi cercano infatti di approfittare dello sfrenato desiderio sessuale di Bella per poterla controllare: God cerca di imbrigliarlo affibbiandole un marito scelto da lui, così da poter continuare l'esperimento in sicurezza, Duncan desidera al fianco una donna-bambina dall'appetito insaziabile e facile da plasmare, la maitresse punta a trarne il massimo profitto, Alfie decide di inibirlo per sempre onde evitare di gestire una donna che già si era liberata dalla sua influenza suicidandosi e privandolo di un figlio.   


Bella, in tutto questo, se ne batte allegramente le balle, passatemi il termine, ed è conseguentemente meravigliosa. Determinata a fare solo ciò che può farla stare bene, non si fa mettere i piedi in testa da nessuno e asseconda chi ha a che fare con lei per il tempo che le serve a ottenere ciò che desidera. Sesso, cultura, cibo, denaro, informazioni, ognuna di queste cose è fondamentale per Bella, con un grado di importanza che varia in base al suo sviluppo fisico e mentale, alla sua crescita. Impermeabile, apparentemente, a qualunque cosa legata ad aspetti meramente "sentimentali", Bella ragiona col piglio di uno scienziato secondo rapporti di causa ed effetto, non tanto come "donna" ma come persona pienamente autoconsapevole, al di là di ogni definizione di sesso, età o classe sociale. E' qui, dunque, che mi viene da chiedermi se Povere creature! sia un film "femminista" o se non faccia, invece, un discorso aperto a tutt*, lanciando un invito ad essere la nostra versione migliore, con un occhio alle brutture della società che ci circonda, coltivando "egoisticamente" passioni e bisogni in modo da rendere il mondo un posto più gradevole per tutti quelli che lo meritano (le facce di merda irrecuperabili, invece, possono rimanere in ginocchio a belare nel pantano a cui sono destinati). Ed è sempre qui che, lo ammetto, il mio entusiasmo per Povere creature! si è incrinato, scontrandosi con quella che io ho percepito come una superficialità perplimente. Premesso che Bella ha delle origini tragiche e terribili e che sul suo corpo è stata commessa una violazione imperdonabile, nel corso del film non c'è un solo momento in cui la protagonista si trovi davvero nelle condizioni definite dalle parole della maitresse parigina, apparentemente tra le più importanti della pellicola: "We must experience everything. Not just the good, but degradation, horror, sadness. This makes us whole Bella, makes us people of substance. Not flighty, untouched children. Then we can know the world. And when we know the world, the world is ours". Certo, a un certo punto del film Bella impara che alcune persone soffrono e muoiono ingiustamente e, in seguito, diventa prostituta, ma la prima situazione è un'apostrofo bruciato dal sole tra una patata e una sisa, mentre la seconda è all'acqua di rose: Bella SCEGLIE di prostituirsi, tenta per cinque minuti di instaurare il socialismo (altro concetto apparentemente importantissimo inserito qui e là nei dialoghi e mai approfondito...) all'interno della struttura del bordello e se ne va senza problemi quando decide di essere stufa di quella vita. In realtà Bella, salvo i criticabili, odiosi limiti della sua condizione di donna (che, peraltro, nessuno riesce ad imporle in virtù della natura di ciolla molla di ogni uomo presente nel film), nasce come privilegiata alto borghese, viene "rapita" da un perdigiorno che comunque la mantiene, torna ad una vita che le consentirà di diventare ciò che desidera, quindi la sua vicenda risulta priva di quel tormento che le darebbe non solo un po' più di consistenza, ma anche maggiore profondità. 


Al di là di queste considerazioni personalissime, non è che Povere creature! non mi sia piaciuto. Ho un po' sofferto la pesante ingerenza della computer grafica nei colori e nei fondali, questo sì, ma ho apprezzato molto la sperimentazione estrema di Lanthimos e del direttore della fotografia Robbie Ryan, quella manifesta volontà di giocare con le lenti, le luci e le inquadrature, in perfetta sincronia con le esperienze sempre diverse vissute da Bella e con la sua voglia di esplorare. Gli ambienti ricostruiti in studio, con quelle suggestioni steampunk e i dettagli surreali, sono dei micromondi senza tempo che risultano contemporaneamente familiari ed estranei, e riescono a spiazzare lo spettatore di continuo, così come le mise intrigantissime di Bella, un perfetto mix di "decoro" da gentildonna e spirito libero punk. All'interno di questi abiti allucinanti, Emma Stone ci sguazza e si profonde nell'interpretazione migliore di sempre. Senza alcun senso di pudore o di vergogna, la Stone mette a nudo non solo il suo corpo, ma occhi di un'innocenza spiazzante, che accompagnano, con quello sguardo diretto e stralunato, parole scandite con candida perfidia, capaci di strappare più di una risata di sconcerto o ammirazione. Se la Stone è sicuramente ipnotica, non è meno azzeccata l'interpretazione di Mark Ruffalo, al quale è stato offerto il ruolo della vita, portato a casa in maniera egregia. Duncan Wedderburn è un buffone matricolato e una persona pessima sotto ogni punto di vista, ma in alcuni momenti l'interazione con Bella è talmente avvilente per questo povero creaturO che è difficile non provare un minimo di pena (e poi io un attore che improvvisa un BELLAAAA!! neanche fosse un novello Kovalski lo amo a prescindere), mentre il favoloso ballo che vede impegnati entrambi sulla nave è talmente esaltante a livello di chimica e coreografia da essere quasi ai livelli di quelli che vedeva impegnati il compianto Raul Julia e Anjelica Houston nei due film de La famiglia Addams. Ho detto QUASI! E quasi è la parola chiave di ciò che ho provato guardando Povere creature!: mi ha quasi convinta, ma non al 100%, diciamo, per rimanere in tema, che non ho raggiunto l'orgasmo. Se però si porterà a casa ogni Oscar per cui è candidato mi vedrete saltellare felice ugualmente!


Del regista Yorgos Lanthimos ho già parlato QUI. Emma Stone (Bella Baxter), Willem Dafoe (Dr. Godwin Baxter), Christopher Abbott (Alfie Blessington) e Mark Ruffalo (Duncan Wedderburn) li trovate invece ai rispettivi link.





martedì 25 febbraio 2020

Cattive acque (2019)

Messo di fronte ad una scelta, per il cinema della domenica il Bolluomo ha optato per Cattive acque (Dark Waters) diretto nel 2019 dal regista Todd Haynes.



Trama: Un giovane avvocato si ritrova dover intentare una causa milionaria all'azienda chimica DuPont, rea di aver inquinato le acque di svariate cittadine del West Virginia.



Se devo essere onesta, stavolta devo ringraziare il Bolluomo per aver proposto di guardare Cattive acque, perché non ero granché ispirata. Dal trailer, nel quale spiccava un Mark Ruffalo particolarmente bolso, si evinceva la solita mattonata americana di denuncia, tratta da una storia vera, a base di avvocati ed indagini, ma guardando il film si può capire che questi aspetti sono solo la punta dell'iceberg di una pellicola molto umana, costruita più come un thriller che come legal drama, ancor più angosciante di questi tempi in cui la gente ha perso la testa per il Coronavirus. La vicenda è tratta dall'articolo The Lawyer Who Became DuPont's Worst Nightmare di Nathaniel Rich e il titolo del pezzo in questione dà proprio l'idea di come il fulcro di tutto sia la testardaggine di Rob Bilott, avvocato che, benché all'inizio riluttante, non si è mai tirato indietro una volta addentata la carne nera di un'azienda chimica tra le più potenti in America, restando tenacemente attaccato alla preda non tanto per la gloria (anzi, ha rischiato più volte vita, carriera e famiglia) quanto piuttosto per l'indignazione e il desiderio di impedire che l'azienda continuasse ad avvelenare gli ignari americani e il resto degli ancor più ignari abitanti del pianeta Terra. L'"incubo" per la DuPont consiste tuttora in una lotta di nervi e soldi, in cui a fronte di scappatoie legali, tentativi di corruzione e di far perdere tempo, Billot non si è mai arreso e ha trovato, a sua volta, vie traverse per impedire che la DuPont uscisse pulita dall'intera faccenda, a costo di prendere le migliaia di persone ammalatesi di cancro a seguito dell'inquinamento delle falde acquifere e aiutarle a far causa, una per una, all'azienda. L'intera vicenda è poi costruita come un incubo, ma per Billot e persone come Wilbur Tennant, allevatore di mucche che ha progressivamente visto il suo bestiame mutare e marcire dentro, una sorte orribile toccata nel tempo a lui e a molti altri abitanti della zona e lavoratori; guardando Cattive acque si ha infatti la netta sensazione del tempo che scorre inesorabile, di un morbo che minaccia di divorare ogni cosa, di una corsa per evitare non solo che la DuPont la scampi ma soprattutto per far sì che la scampino i poveri abitanti delle zone inquinate.


Colpisce, di Cattive acque, una fotografia per l'appunto acquosa e putrida, di luoghi immersi in un inverno perenne, dove però l'aria stessa è cattiva, e colpisce la precisione chirurgica di una regia che si priva di ogni orpello e ogni distrazione che potrebbe accattivarsi il pubblico; l'unica concessione è la vista della famiglia di Billot, che sullo sfondo cresce e muta, scandendo il tempo che scorre e anche raccontando qualcosa di più di un uomo allevato con valori cristiani e in cerca di un posto da chiamare davvero casa, senza trasformarlo né in un santo né in un martire ma sottolineando la sua natura di persona semplice, di uomo comune dai saldi principi. Semplice non sarà, ma anche i principi di Mark Ruffalo parrebbero ben saldi, tanto che, oltre ad offrire un'ottima performance come attore, il nostro si è impegnato anche come produttore, affermando ancora una volta la sua natura di "star" impegnata in battaglie sociali, ambientali e persino politiche (lo stesso vale per Tim Robbins, ovviamente). Per il resto, ovviamente, fa molto la vostra predisposizione d'animo verso questo genere di film "d'inchiesta". Personalmente, nel corso della visione ho rasentato più volte quel magone "da frustrazione" che mi accompagna quando guardo pellicole di denuncia particolarmente sentite e riuscite, anche perché Cattive acque non lesina i colpi bassi pur senza risultare mai stucchevole o volutamente patetico; detto questo, sapere che in ognuno di noi c'è un po' di DuPont è davvero angosciante e non posso che augurare ogni bene al vero Rob Billot, pur tristemente consapevole di come il pover'uomo, a differenza di Bruce Banner, morirà ben prima di aver debellato la spaventosa Idra delle multinazionali che hanno irrimediabilmente corrotto la Terra e la nostra salute, un mostro innominabile di cui la DuPont forse non è nemmeno la propaggine peggiore.


Del regista Todd Haynes ho già parlato QUI. Mark Ruffalo (Rob Bilott), Anne Hathaway (Sarah Barlage Bilott), Tim Robbins (Tom Terp), Bill Pullman (Harry Dietzler), Bill Camp (Wilbur Tennant) e Victor Garber (Phil Donnelly) li trovate invece ai rispettivi link.

Mare Winningham interpreta Darlene Kiger. Americana, ha partecipato a film come Turner e il casinaro, Biancaneve e a serie quali Starsky & Hutch, Uccelli di rovo, Ai confini della realtà, Innamorati pazzi, E.R. Medici in prima linea, Six Feet Under, Grey's Anatomy, CSI:NY, Cold Case, 24, Criminal Minds, Under the Dome, American Horror Story e The Outsider. Ha 61 anni.


Se Cattive acque vi fosse piaciuto recuperate A Civil Action. ENJOY!

venerdì 3 maggio 2019

Avengers: Endgame (2019)

Ho aspettato una settimana ma finalmente anche io sono riuscita a vedere Avengers: Endgame, diretto dai fratelli Anthony Russo e Joe Russo. L'accortezza sarà inutile visto che sarete già andati tutti al cinema ma ovviamente il post sarà SENZA SPOILER.


Trama: prostrati dalla morte di metà della popolazione mondiale per mano di Thanos e delle Gemme dell'Infinito, gli Avengers devono cercare di andare avanti e salvare il salvabile.



Questo sarà un post atipico e molto breve, per moltissimi motivi. Innanzitutto, e so di essere prosaica e anche una brutta persona, non scrivo sul blog da quasi due settimane (santa programmazione!!) quindi sono più che arrugginita e ricominciare con un film così importante mi uccide; poi, ne hanno già parlato tutti e con più competenza, quindi non penso di avere null'altro da aggiungere a quanto scritto; infine, c'è sempre il rischio spoiler involontari in agguato e siccome ho passato una settimana fuori da ogni social riuscendo a godermi ogni istante di questo canto del cigno della fase tre del MCU, vorrei che anche ai miei lettori venisse concesso di godere dello stesso privilegio. Personalmente, posso dire di essere rimasta molto soddisfatta da questo Avengers: Endgame. Tirare le fila di undici anni di film Marvel cercando non solo di far quadrare gli eventi dei vari film principali e spin-off ma anche di mantenere con coerenza quel minimo di approfondimento psicologico e di sviluppo caratteriale di cui hanno goduto alcuni personaggi fortunati (e no, Thor, porco diavolo, non sto parlando di te) non era sicuramente facile ma per quel poco che mi è sembrato di capire, considerando che ho guardato ogni film del MCU solo UNA volta, all'uscita cinematografica e stop, direi che tutti i coinvolti ci sono riusciti. Non entro nel merito delle innumerevoli citazioni fumettistiche, sapete che i Vendicatori cartacei non li conosco, ma a livello di trama, in tre ore che scorrono lisce come fossero due, gli sceneggiatori sono riusciti ad imbroccare in'idea di prologo a dir poco perfetta (mai visto un inizio così cupo in un film di supereroi, così realisticamente devastante, che non si limitasse a prendere atto di quanto successo nella pellicola precedente ma si prendesse persino il tempo di ragionarci sopra in un timespan più ampio), almeno quattro momenti davvero commoventi e un paio di gag riuscite, inseriti all'interno di una storia perfetta per chi ama i What If...? e un certo genere di cinema di fantascienza; qui e là si respira della vera ed esaltante epicità, ci si emoziona  come se davvero non si sapesse come andrà a finire e ci si incazza persino. Talvolta per motivi seri, soprattutto in alcuni momenti di alta tensione, spesso per motivi faceti, ché una gag reiterata ed incentrata sul biondo asgardiano a una certa fa anche un po' cadere le braccia.


A livello visivo, sono purtroppo stata costretta a vedere il film in 3D e, sebbene non l'abbia trovato scuro o fastidioso come altre volte, continuo a rimanere dell'opinione che il 3D sia la cosa più inutile mai inventata per il cinema. Detto questo, i Fratelli Russo ormai ci hanno preso la mano e le loro scene d'azione sono sempre assai ben fatte, chiare e non troppo penalizzate dal PG-13, sostenute da effetti speciali decisamente all'altezza, capaci di far rimanere a bocca aperta; in tutta sincerità, la battaglia conclusiva non mi è tuttavia sembrata molto diversa dalla pubblicità di un videogame e alcune "pose" dei personaggi le ho vissute come mero fanservice che toglieva naturalezza al tutto ma ciò non toglie che gestire così tanta carne al fuoco merita un'alzata di cappello, come minimo. Gli attori sono ormai tutti in parte e se da un lato ci si scalda il cuore nel vedere personaggi amati come Cap, Iron Man, Occhio di Falco o Ant-Man riprendere a vivere sul grande schermo come se il tempo non passasse mai, dall'altra dispiace vedere altri ridotti a mere, costosissime comparse, magari con una battuta scarsa a testa, come se gli sceneggiatori avessero una lunga lista di nomi da spuntare uno per uno. Mi rendo conto che la cosa è inevitabile, alla fine si trattava di far convergere mezza dozzina di gruppi e stili differenti in un'unica pellicola globale, ma rimane comunque un po' di amaro in bocca. A prescindere dalla mia natura di noiosa incontentabile, devo ammettere che Kevin Feige e compagnia cantante, pur rappresentando in parte il male senz'anima che porterà alla morte del Cinema, va bene, blablabla, sono riusciti a dare una degna conclusione a qualcosa che, nel bene o nel male, accompagna appassionati e non da almeno un decennio. Si chiude un cerchio, si chiude omaggiando il passato e guardando al futuro e ai soldoni ancora da incassare, si chiude con un sorrisone sul volto di chi ha scommesso sui cosiddetti cinecomic e ha vinto a man bassa, si chiude con la lacrima nell'occhio di chi "sì, 'sti film sono tutti uguali e ce li dimentichiamo dopo una settimana però sono come la coperta di Linus e porco Giuda *inserire nome di supereroe/attore a caso, per esempio Robert Downey Jr.* quanto ti voglio bene?". A tal proposito, mi viene da pensare che con la fine della cosiddetta "fase 3" sarà difficile ricostruire qualcosa di altrettanto coeso, coinvolgente e, perché no, persino glamour come ciò che ci siamo appena lasciati alle spalle... ma chi vivrà, vedrà. Probabilmente sarà una storia che riusciranno a seguire solo i true believers e chissà se rientrerò nel novero. Mi permetto di dubitarne ma intanto mi godo le sensazioni lasciate da questo Avengers: Endgame e ad urlare, sì, persino io che sono X-Fan, "Vendicatori uniti!!"


Dei registi Anthony e Joe Russo (che compare come uno dei "pazienti" di Cap) ho già parlato QUIRobert Downey Jr. (Tony Stark/Iron Man), Chris Hemsworth (Thor), Mark Ruffalo (Bruce Banner/Hulk), Chris Evans (Steve Rogers/Captain America), Scarlett Johansson (Natasha Romanoff/Vedova nera), Jeremy Renner (Clint Burton/Hawkeye),  Don Cheadle (James Rhodes/War Machine), Paul Rudd (Scott Lang/Ant-Man), Benedict Cumberbatch (Doctor Strange), Tom Holland (Peter Parker/Spider-Man), Chadwick Boseman (T'Challa/Pantera nera), Brie Larson (Carol Danvers/Captain Marvel),  Zoe Saldana (Gamora), Karen Gillan (Nebula), Evangeline Lilly (Hope Van Dyne/The Wasp), Tessa Thompson (Valchiria), Rene Russo (Frigga), Tom Hiddleston (Loki), Elizabeth Olsen (Wanda Maximoff/Scarlet Witch), Anthony Mackie (Sam Wilson/Falcon), Sebastian Stan (Bucky Barnes/Soldato d'inverno), Danai Gurira (Okoye), Benedict Wong (Wong), Dave Bautista (Drax), John Slattery (Howard Stark), Tilda Swinton (L'Antico), Jon Favreau (Happy Hogan), Hayley Atwell (Peggy Carter), Natalie Portman (Jane Foster, in filmati riutilizzati), Marisa Tomei (Zia May), Taika Waititi (voce di Korg), Angela Bassett (Ramonda), Michael Douglas (Hank Pym), Michelle Pfeiffer (Janet Van Dyne), William Hurt (Segretario di stato Thaddeus Ross), Winston Duke (M'Baku), Linda Cardellini (Laura Barton), Frank Grillo (Brock Rumlow), James D'Arcy (Jarvis),  Vin Diesel (voce di Groot), Bradley Cooper (voce di Rocket Raccoon), Gwyneth Paltrow (Pepper Potts), Robert Redford (Alexander Pierce), Josh Brolin (Thanos), Chris Pratt (Peter Quill/Star-Lord), Sean Gunn ("corpo" di Rocket), Samuel L. Jackson (Nick Fury), Cobie Smulders (Maria Hill), Kerry Condon (Voce originale di Friday), Ken Jeong (Guardia di sicurezza) e Carrie Coon (Proxima Midnight, voce originale non accreditata), li trovate invece ai rispettivi link.


L'immancabile Stan Lee compare ringiovanito negli anni '70 mentre Joy McAvoy, sorella minore del ben più famoso James, è una delle dame asgardiane. Siccome Avengers: Endgame chiude un cerchio, vediamo di recuperare il recuperabile: Captain America: Il primo vendicatoreIron ManIron Man 2, L'incredibile HulkThor , The Avengers, Iron Man 3Thor: The Dark WorldCaptain America: The Winter SoldierGuardiani della GalassiaGuardiani della Galassia vol. 2, Avengers: Age of UltronAnt - ManDoctor StrangeCaptain America: Civil WarSpider-Man: Homecoming , Thor: Ragnarok, Black Panther, Avengers: Infinity War, Ant-Man and the Wasp e Captain Marvel. Aspettando, ovviamente, che escano Spider-Man: Far From Home, l'unico al momento sicuro, e poi Black Widow, Doctor Strange 2, Guardiani della Galassia 3 e le serie dedicate ad Hawkeye, Wanda e la Visione (WandaVision), Loki e Falcon & Winter Soldier, probabilmente in uscita sul nuovo Disney +.  ENJOY!


venerdì 4 maggio 2018

Avengers: Infinity War (2018)

Pur essendo corsi col Bolluomo a vederlo a Trieste, persino in vacanza, capirete bene che solo oggi riesco a buttare giù due righe su Avengers: Infinity War, diretto dai registi Anthony e Joe Russo e coronamento di dieci anni di film Marvel su grande schermo. Il post sarà OVVIAMENTE (anche se ormai lo avrete visto tutti!) SENZA SPOILER ma sarebbe meglio aver visto il film prima di leggerlo!


Trama: il malvagio Thanos sta radunando a poco a poco le Gemme dell'Infinito, che gli consentiranno un potere smisurato. La sua ricerca lo porta sulla Terra, a scontrarsi con quello che resta dei Vendicatori e con altri inaspettati alleati...


La mia paura più grande, alla vigilia di Infinity War, era che gli sceneggiatori e i fratelli Russo non sarebbero riusciti a gestire il calderone di personaggi, storie e sottotrame portate sullo schermo in tutti questi anni. Gli Avengers erano già stati rodati come gruppo dopo alcuni film solitari, d'accordo, ma nel frattempo si sono aggiunti Spider-Man, i Guardiani della Galassia e Doctor Strange, inoltre Thor aveva cambiato decisamente registro... insomma, i rischi potenziali erano due: o ottenere l'effetto "mosaico", appiccicando con lo sputo storie e personaggi che poco o nulla avevano da spartire, oppure arrivare alla fagiolata di macchiette come nei peggiori X-Men, quell'inguardabile elenco di personaggi messi a mo' di elenco da spuntare, con i fan che non sanno se essere felici per la comparsa dell'eroe preferito o mettersi a piangere per la sua inutilità nel contesto. Purtroppo, diciamo che in Infinity War hanno subito quest'ultimo destino Falcon e, in parte, anche War Machine ma a questo posso anche aggiungere un bel "chissenefrega", ché i due personaggi non mi hanno mai detto nulla, per il resto riporto qui quanto scritto su Facebook: come cinecomic, Avengers: Infinity War è un fo**uto capolavoro. Ovviamente, il mio giudizio è quello di chi ha visto i film che hanno portato alla pellicola dei fratelli Russo solo UNA volta, massimo due, quindi non contate su di me per scovare eventuali incongruenze nel delirio di scene post-credits e trame appena accennate che hanno spianato la strada a Thanos e alla sua ricerca delle Gemme dell'Infinito, però da semplice spettatrice mediamente appassionata del genere quasi tre ore così "veloci" ed epiche non me le aspettavo davvero. Infinity War è un film che assesta subito un poderosissimo cazzotto allo stomaco dello spettatore, stroncando sul nascere tutte le accuse rivolte alla Marvel di essere un carrozzone da Carnevale di Rio, e che costruisce il climax finale mettendo assieme pochi eroi per volta, dapprima quelli più "simili" per carattere ed atmosfere o comunque quelli le cui dinamiche avrebbero funzionato meglio, mettendoli a confronto con un essere praticamente inarrestabile e molto determinato. Thanos è il primo villain del Marvel Cinematic Universe a potersi degnamente fregiare di questo titolo, l'unico che probabilmente si imprimerà a fuoco nella memoria degli spettatori e non solo perché "gli piace vincere facile" ma soprattutto per la sua complessità. I ragionamenti che muovono Thanos sono i deliri di un pazzo, è vero, eppure sono pericolosamente condivisibili: salvare mondi condannati dalla sovrappopolazione lasciando fare "al caso" è un'idea folle ma allo stesso tempo in qualche modo "equa" e non interamente malvagia, poiché Thanos non è guidato da egoismo, piuttosto è tormentato dalla consapevolezza di essere una creatura orribile, che per raggiungere i suoi scopi è stato costretto a sacrificare ogni cosa in nome di un'ipotetica salvezza dell'Universo.


Ad affrontare questo villain potentissimo ed inarrestabile troviamo eroi che ne hanno passate di tutti i colori, sono cresciuti con noi e talvolta invecchiati. A far da contraltare ai numerosi momenti comici quasi interamente riservati all'alleanza tra Guardiani della Galassia e Thor e allo spassoso triangolo Iron Man/Doctor Strange/Spider-man, c'è un costante senso di cupezza strisciante che fa morire la risata in gola. A parte il giovane Peter Parker, inesperto "uomo ragno di quartiere" desideroso di mettersi alla prova, tutti gli altri hanno subito perdite enormi e sanno che è solo questione di tempo prima che arrivi una minaccia capace di distruggere tutto ciò che amano; c'è chi è ancora traumatizzato dal primo incontro con la minaccia spaziale e sta cercando di mettere su famiglia, come Iron Man, chi desidera ritagliarsi del tempo per l'amore e l'introspezione, chi è ancora in fuga e non ha smesso un istante di combattere con coraggio, chi ha perso tutto tranne l'orgoglio e il desiderio di vendetta, chi si nasconde dietro una spavalda cazzoneria ma ama la sua assurda famiglia più di qualsiasi altra cosa, chi a causa di un giuramento rischia di perdere la propria umanità e tutti questi eroi, nessuno escluso, noi abbiamo imparato ad amarli, a rispettarli... e sì, a darli per scontati. E' qui che Infinity War cambia le regole, introducendo l'idea concreta della morte e della sconfitta, intrappolando lo spettatore in una corsa sulle montagne russe diretta verso un muro di cemento e capace di lasciarlo col fiato sospeso nell'attesa dell'inevitabile schianto; all'avventura e all'azione si aggiunge dunque l'epicità di piccole e grandi tragedie, accompagnata inoltre da un'introspezione psicologica non facile da trovare in questo genere di film, soprattutto uno così corale. Come ho detto sopra, non a tutti i personaggi viene concesso di svettare sopra la massa, ma alcuni arrivano davvero a brillare di luce propria, Tony Stark su tutti, protagonista di uno dei momenti più intensi e delicati della pellicola, senza dimenticare un Dio del Tuono finalmente temibile e fiero come si confà ad una divinità, i sempre adorabili Guardiani della Galassia (Rocket, mi hai spezzato il cuore!!), per finire con un bimbo ragno costretto a diventare adulto nel peggiore dei modi. Non so se è l'influenza Disney ma a 'sto giro ci sono "momenti Bing-Bong" (cit. Doc Manhattan) come se piovessero e chiunque non ne rimanga toccato nel profondo è una persona malissimA.


Avevo detto niente spoiler quindi la pianto lì, aggiungo solo un paio di righe sulla realizzazione tecnica dell'opera. Pur non sapendo una mazza di regia e montaggio e pur capendo anche da sola che i due Guardiani della Galassia e Thor: Ragnarok avevano molta più personalità rispetto a Infinity War, mi pare comunque che i fratelli Russo abbiano fatto il loro sporco lavoro senza che allo spettatore venisse voglia di cavarsi gli occhi. Sia le scene di combattimento con pochi personaggi sia quelle corali (per esempio il delirio Wakandiano) mi sono sembrate ben dirette e chiare, fracassone quanto basta ma senza esagerare, con gli effetti speciali ben amalgamati all'azione reale e ai fantascientifici mezzi inseriti negli incredibili sfondi alieni. Ho apprezzato molto il tentativo di creare un prodotto dallo stile coeso che lasciasse comunque spazio ad alcune strizzate d'occhio ai fan delle varie franchise, espresse vuoi con l'utilizzo di una colonna sonora particolare (vedi l'introduzione ai Guardiani della Galassia), vuoi con movimenti di macchina inconfondibili come quelli "alla Inception" di Doctor Strange, vuoi con una generale aria "sbarazzina" e fresca, chiaro omaggio a Spider-Man: Homecoming, piccoli tocchi che a mio avviso hanno ravvivato il mosaico vendicatore. Da non fan dei fumetti mi sono comunque esaltata non solo davanti all'egregio trucco dei seguaci di Thanos, a sua volta molto meno brutto e pupazzoso di quanto lasciassero presagire trailer e foto di scena, ma soprattutto davanti al fighissimo costume nuovo di Spider-Man e ad alcuni cambi di look come quello di Chris Evans, decisamente migliorato rispetto ai tempi in cui era un minchietta sbarbatello e precisino (per contro la Vedova Nera bionda perde parecchio, eh)... ma tutto, letteralmente, scompare davanti all'eleganza del finale. Tranquillo, silenzioso, definitivo. E noi muti, tutti gli spettatori, a guardarci in faccia ancora sconvolti da quanto avevamo visto, ché uno può leggere tutti i fumetti che vuole e bene o male far spallucce davanti a certe cose ma se queste "cose" sono scritte bene e al loro interno c'è anche solo un pizzico di cuore, non basta tutta l'esperienza del mondo a salvarci dallo shock, quando ti colpisce a tradimento.


Dei registi Anthony e Joe Russo ho già parlato QUI. Robert Downey Jr. (Tony Stark/Iron Man), Chris Hemsworth (Thor), Mark Ruffalo (Bruce Banner/Hulk), Chris Evans (Steve Rogers/Captain America), Scarlett Johansson (Natasha Romanoff/Vedova nera), Don Cheadle (James Rhodes/War Machine), Benedict Cumberbatch (Doctor Strange), Tom Holland (Peter Parker/Spider-Man), Chadwick Boseman (T'Challa/Pantera nera), Zoe Saldana (Gamora), Karen Gillan (Nebula), Tom Hiddleston (Loki), Paul Bettany (Visione), Elizabeth Olsen (Wanda Maximoff/Scarlet Witch), Anthony Mackie (Sam Wilson/Falcon), Sebastian Stan (Bucky Barnes/Soldato d'inverno), Idris Elba (Heimdall), Peter Dinklage (Eitri), Benedict Wong (Wong), Dave Bautista (Drax), Vin Diesel (voce di Groot), Bradley Cooper (voce di Rocket Raccoon), Gwyneth Paltrow (Pepper Potts), Benicio del Toro (Il Collezionista), Josh Brolin (Thanos), Chris Pratt (Peter Quill/Star-Lord), Sean Gunn ("corpo" di Rocket), Samuel L. Jackson (Nick Fury, non accreditato) e Cobie Smulders (Maria Hill, non accreditata) li trovate invece ai rispettivi link.

Danai Gurira interpreta Okoye. Americana, famosa per il ruolo di Michonne in The Walking Dead, ha partecipato a film come My Soul to Take - Il cacciatore di anime e Black Panther, inoltre ha doppiato un episodio della serie Robot Chicken. Ha 40 anni.


William Hurt interpreta il Segretario di Stato Thaddeus Ross. Americano, lo ricordo per film come Stati di allucinazione, Brivido caldo, Il grande freddo, Gorky Park, Figli di un dio minore, Jane Eyre, Michael, Dark City, Lost in Space, A.I. - Intelligenza artificiale, The Village, A History of Violence, Syriana, L'incredibile Hulk, Robin Hood e Captain America: Civil War, inoltre ha partecipato a serie quali Il tenente Kojak e Incubi e deliri. Anche produttore, ha 68 anni e due film in uscita.


Carrie Coon interpreta Proxima Midnight. Americana, ha partecipato a film come L'amore bugiardo - Gone Girl, The Post e a serie quali The Leftovers - Svaniti nel nulla e Fargo. Anche produttrice, ha 38 anni e due film in uscita.


Kerry Condon è la voce originale di Friday. Irlandese, ha partecipato a film come This Must Be the Place, Dom Hemingway, Avengers: Age of Ultron, Captain America: Civil War, Spider-Man: Homecoming, Tre manifesti a Ebbing, Missouri e a serie quali The Walking Dead e Better Call Saul. Ha 35 anni e due film in uscita.


L'immancabile Stan Lee compare nel film nei panni di autista dello scuolabus. Nell'attesa che esca, l'anno prossimo, il sequel ancora senza titolo di Infinity War (nel quale arriverà Captain Marvel, come pronosticato dalla scena post-credit vista a fine film, e torneranno Ant-Man, Wasp e Occhio di Falco), dovete assolutamente recuperare Captain America: Il primo vendicatoreIron ManIron Man 2, L'incredibile HulkThor , The Avengers, Iron Man 3Thor: The Dark WorldCaptain America: The Winter SoldierGuardiani della GalassiaGuardiani della Galassia vol. 2, Avengers: Age of UltronAnt - ManDoctor StrangeCaptain America: Civil WarSpider-Man: Homecoming , Thor: Ragnarok e Black Panther. ENJOY!


martedì 14 novembre 2017

Thor: Ragnarok (2017)

Ho rimandato la visione di due settimane, poi hanno vinto la pignoleria e il "dovere di completezza" e domenica sono finita a vedere Thor: Ragnarok, diretto dal regista Taika Waititi. Anche se l'avete già visto tutti il post è SPOILER FREE, ovviamente.


Trama: Thor torna su Asgard solo per vederla cadere in mano a Hela, dea della morte, e perdere martello e poteri. Esiliato su un pianeta governato da un folle schiavista, il Dio del Tuono incontra Hulk e medita vendetta...


Di Thor: Ragnarok avevo letto le peggio cose, la più lusinghiera delle quali era la definizione "Natale a Sakaar/Asgard", per non parlare dell'istintivo disgusto all'idea di sentire chiamare Thor "Zio del Tuono" in più di un'occasione (in originale credo sia semplicemente Sparkles ma potrei sbagliarmi), due cose che mi avevano tenuta ben lontana dalla sala. Ho sentito poi di amici che si sono divertiti molto, altri moltissimo, e in generale ero curiosa di capire cosa avrebbe potuto combinare il folle Taika Waititi all'interno del Marvel Universe, quindi alla fine sono andata al cinema, benché con il cuore carico di tristi presagi. E ora, sinceramente, non so che dire di questo Thor: Ragnarok, perché la mia anima è fondamentalmente spaccata in due, quindi sarebbe meglio fare un po' di chiarezza prima di venire ricoperta di guano da sostenitori e detrattori "estremisti" del terzo capitolo della saga iniziata sei anni fa nel segno di Kenneth Branagh. Innanzitutto, e probabilmente l'ho già scritto negli altri post, a me di Thor come personaggio non è mai fregato una benemerita, così come del resto di tutti i Vendicatori, beninteso; che lo trasformino in donna, rana o imbecille che inanella una figura di tolla dietro l'altra poco m'importa, apprezzo la visione in deshabillé di Chris Hemsworth, il taglio corto che gli da un che di sbarazzino, asciugo la bava e passo oltre. Lo stesso vale, ça va sans dire, per tutto il carrozzone di personaggi che il titolare si porta appresso, gente che ho conosciuto giusto guardando i film precedenti oppure giocando al defunto e compianto Avengers Alliance su Facebook. Non conosco la mitologia della Asgard versione Marvel quindi ho poca confidenza con Hela, quella roba fiammeggiante che risponde al nome di Surtur (il gran figlio di bagascia, per la cronaca) e neppure il Gran Maestro, se è per questo, e l'idea che stavolta siano state liquidate sia Sif che Jane Foster, la prima senza un perché la seconda con un "t'ha mollato, eh?", non ha causato in me né gioia né rabbia. Tutto questo giro intorno al mondo per dire che l'idea di stravolgere completamente Thor e farne un personaggio più ironico de I guardiani della Galassia, confezionando un film dalla trama semplicissima e molto diretta (i cattivi sono cattivi, i buoni sono buoni ma in generale fanno tutti ridere) con un'infinità di rimandi ai vecchi buddy movies, gli sci-fi supercazzola (Goldblum non l'hanno messo a caso, dai) e i film d'avventura anni '80 poteva anche starci. Ho trovato quest'approccio molto più sensato rispetto all'intestardirsi a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, tenendosi il personaggio serio ma infilando qualche momento comico a casaccio "perché sì", sfruttando vecchi svedesi in mutande o nudi. Qui hanno buttato tutto in caciara fin dai trailer e perlomeno stavolta abbiamo avuto un film coerente dall'inizio alla fine, il problema è che in Thor: Ragnarok la comicità è spesso infantile, demenziale, fuori contesto, reiterata, asfissiante, inserita a forza anche quando proprio non sarebbe stato il caso e, dal mio umile punto di vista di chi vede i film Marvel una volta e ormai se li dimentica il giorno dopo, arriva a dare interpretazioni assurde di personaggi come Loki o Bruce Banner, uno sacco da punchball "di ridere", l'altro isterico che si ravana il pacco perché i pantaloni sono stretti, vi lascio la sorpresa di capire chi sia cosa.


Con me la via dell'ilarità a tutti i costi non ha quindi proprio attecchito, vuoi perché sono vecchia o vuoi perché al terzo "Zio del Tuono" le mie orecchie hanno cominciato a secernere sangue, oppure sarà perché quando un malvagio ti sta parlando TU APRI LE ORECCHIE E ASCOLTI TUTTE LE BELINATE CHE HA DA DIRE, non che giochi al salame appeso interrompendolo per due volte, santo Odino (l'altro buono. Hopkins non fa più un film decente da anni, l'ormai old fart britannica dichiara inorridita che MAI più parteciperà a pellicole su Thor poi passa alla cassa per una comparsata da 5 minuti perché "oh, lo script era validissimo!!". Ma vai a prendertela nel passaggio dimensionale e corri subito a lezione di coerenza da Natalie Portman, fila. Vecchiaccio guercio), però devo anche dire che Thor: Ragnarok è bellissimo dal punto di vista del ritmo, della regia, del delirio anni '80 che rende praticamente ogni scena un trip psichedelico. Il meglio di sé Taika Waititi lo da sul pianeta Sakaar, un luogo troppo assurdo per essere vero, pericolosissimo ma giocoso come un qualsiasi mondo assassino creato dal pazzo Arcade: tra la spazzatura che cade dall'alto rischiando di accoppare gli astanti e quelle creature in odore di Star Wars, passando per il tunnel dentro cui risuona Pure Imagination, arrivando all'assurdità di una cella dove spazio e tempo non esistono, giochi laser che nemmeno in discoteca, prospettive ribaltate e giochi di specchi, per finire con la sboronata di un inseguimento su navicelle spaziali adibite a boudoir e scoppiettanti di fuochi d'artificio, mi veniva voglia di non tornare mai più ad Asgard, anche perché il personaggio migliore della pellicola, diciamolo, è il buliccissimo e assurdo  Gran Maestro di Jeff Goldblum (affiancato da Rachel House. Più Rachel House per tutti, vi prego, altro che strafighe beone). Per carità, ad Asgard ci sono scheletri semoventi, un ponte arcobaleno mai così kitsch, morte e distruzione in quantità tali da poter ridere in faccia ai primi due Thor e a buona parte del franchise Marvel, oltre alla bella Cate Blanchett che si è palesemente divertita ad interpretare Hela, però, anche lì, zero pathos, zero serietà, zero empatia con un intero popolo a rischio sterminio, un sacco di risate a vedere Idris Elba imparruccato... mah. Insomma, per una volta non so davvero cosa pensare. Come ho scritto su Facebook, mi sento come il tizio che deve respingere la ragazza che gli hanno presentato e, per non ferire i sentimenti degli amici che ne dicono ogni bene si ritrova a dover dire "Non è che non mi piaccia, per carità. Non è bella però ha personalità. E' simpatica, via. Non è lei, sono io." Il film di Waititi ha una SPICCATA personalità, si innalza nel mare delle produzioni Marvel come solo Guardiani della Galassia e, in parte, Doctor Strange erano riusciti a fare e sicuramente lo rimpiangerò a febbraio dopo il probabile piattume di Pantera Nera (altro personaggio Marvel di cui fregaca**i)... ma non riesco a definirlo bello ora come ora, mi spiace. In compenso mi è tornata la voglia di rivedere sia What We Do in the Shadows sia Buckaroo Banzai o Le ragazze della terra sono facili e di farli vedere per la prima volta a Mirco e questo non è mai un male!


Del regista Taika Waititi, che presta anche la voce a Korg e il corpo a Sultur, ho parlato già QUI. Chris Hemsworth (Thor), Tom Hiddleston (Loki), Cate Blanchett (Hela), Idris Elba (Heimdall), Jeff Goldblum (Gran Maestro), Tessa Thompson (Valchiria), Karl Urban (Skurge), Mark Ruffalo (Bruce Banner/Hulk), Anthony Hopkins (Odino), Benedict Cumberbatch (Doctor Strange), Clancy Brown (voce di Surtur), Tadanobu Asano (Hogun), Ray Stevenson (Volstagg), Zachary Levi (Fandrall), Sam Neill (attore Odino) e Matt Damon (non accreditato, è l'attore che interpreta Loki) li trovate invece ai rispettivi link.


Rachel House, che interpreta Topaz, aveva partecipato ad un paio di episodi di Wolf Creek e prestato la voce a Nonna Tala in Oceania mentre Luke Hemsworth, fratello di Chris, interpreta il falso Thor nella scenetta teatrale all'inizio; ovviamente, nel film compare anche Stan Lee, stavolta nei panni di barbiere. Sif avrebbe dovuto comparire nel film ma Jaimie Alexander era impegnata nelle riprese della serie Blindspot e il suo personaggio è stato conseguentemente "spedito in missione". Oltre a dirvi di rimanere seduti in sala fino alla fine dei titoli di coda, ché le scene post credits sono due, nell'attesa che esca Avengers: Infinity War, dove tornerà Thor, facciamo il solito ripasso dei film da vedere per ingannare il tempo: intanto vi consiglio di recuperare di sicuro ThorThor: The Dark WorldThe AvengersAvengers: Age of Ultron  e Doctor Strange poi magari aggiungete Iron ManIron Man 2 Captain America - Il primo vendicatore, Iron Man 3 Captain America: The Winter SoldierGuardiani della galassia Ant-ManCaptain America: Civil War, Guardiani della Galassia vol. 2 e Spider-Man: Homecoming. ENJOY!



mercoledì 8 giugno 2016

Bolle di Ignoranza: Now You See Me - I maghi del crimine (2013)

Vi mancavano le recensioni sconclusionate targate "Bolle di Ignoranza", vero? Lo so ma oggi tornano e lo fanno con il film Now You See Me - I maghi del crimine (Now You See Me), diretto nel 2013 dal regista Louis Leterrier e foriero di talmente tanto abbiocco che non me la sono sentita di ingannarvi e far finta di averlo guardato...


Trama: quattro maghi vengono contattati da un misterioso individuo e si uniscono in una serie di spettacoli durante i quali vengono rubati ingenti somme di denaro. Due poliziotti indagano ma non sarà facile acciuffare i "Quattro Cavalieri" della magia...



All'epoca non ero andata a vedere Now You See Me, eppure me ne ero pentita, avendone in seguito letto ottime cose. Con l'arrivo in sala del secondo capitolo della saga ho deciso di recuperarlo assieme al Bolluomo, convinta che mi sarei trovata davanti un live action di Lupin avente per protagonisti dei maghi, con conseguente profluvio di magie, trucchi e stupore perpetuo. E in effetti il film inizia bene, vengono presentati i quattro protagonisti, tra i quali indubbiamente quello che si fa notare di più è il simpatico e cialtrone "mentalista" interpretato da Woody Harrelson, dopodiché si assiste al primo furto della banda, che incuriosisce in quanto gli autori si impegnano a lasciare allo spettatore il dubbio tra la natura realmente magica di ciò che scorre sullo schermo e la spiegazione razionale, legata a qualche artificioso barbatrucco. A seguito di questo primo, interessante furto, vengono introdotti anche dei nuovi personaggi, nella fattispecie Nelson Mandela (un Morgan Freeman particolarmente logorroico e antipatico), Hulk (Mark Ruffalo nei panni dell'investigatore scazzato e iracondo), Shosanna (Mélanie Laurent in versione ispettrice Clouseau dell'Interpol) e Michael Caine, ognuno legato in modo diverso al quartetto di ladri, ognuno un po' nemico un po' alleato, a seconda dei momenti. Ora, sarà che i personaggi sono quasi tutti tagliati con l'accetta e privi di personalità, sarà che il mio interesse si è focalizzato principalmente sull'esito del rapporto tra Hulk e Shosanna, sarà che il film abbonda di spiegoni, sarà che alla vista di Michael Caine il mio cervello ha urlato "NOlan!" e si è spento, sarà che ho cominciato la visione alle 22.30... da quel momento in poi ho dormito, risvegliandomi a sprazzi e perdendomi il secondo furto (di tre), per poi scazzarmi davanti all'ennesimo colpo di scena gestito col chiulo e trasformatosi per magia in colpo di sonno e ritrovarmi a chiedere un resumen dell'accaduto al Bolluomo. Il quale, molto candidamente, tra un "Mandela", un "Hulk" e un "vecchiaccio" (tolta Shosanna, i nomi che ho fatto sopra li ha tirati fuori lui il quale, bontà sua, è ancora abbastanza savio da non ricordare i nomi degli attori di tutti i film che l'ho costretto a guardare da quando sta con me) ha ammesso di non averci capito una mazza e di stare continuando la visione di Now You See Me per inerzia, in quanto troppo lento e complesso. Il finale l'ho guardato per una sorta di orgoglio personale e vi posso assicurare che da quel che ho capito tutto torna, spiegoni, flashback e barbatrucchi compresi, tuttavia la pellicola di Leterrier mi è sembrata di una loffieria e di un'inutilità anche troppo elevate, considerata la natura di blockbuster del titolo. Che dite, sarà meglio evitare il seguito oppure devo pentirmi della poca attenzione prestata al primo capitolo ed espiare andando al cinema?

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