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venerdì 9 maggio 2025

Thunderbolts* (2025)

Era qualche tempo che evitavo i film Marvel al cinema, ma per amore di Florence Pugh domenica sono andata a vedere Tunderbolts*, diretto dal regista Jake Schreier.


Trama: durante una missione per conto di Valentina, Yelena si ritrova costretta a fare fronte comune con altri agenti dalla dubbia moralità, per affrontare una potentissima minaccia...


Come ho scritto sopra, era un po' che non andavo al cinema per vedere un film del MCU. L'ultimo dev'essere stato Thor: Love and Thunder, dopodiché ho deciso di smettere di buttar via soldi, e di sfruttare l'abbonamento condiviso a Disney + per guardare in streaming le ultime oscenità (mi manca solo Captain America: Brave New World ma dicono non mi sia persa nulla) della "casa delle idee". A Thunderbolts* ho dato fiducia principalmente per gli attori. Adoro Florence Pugh e la sua rozza, scoglionata Yelena, in più ci sono David Harbour e Sebastian Stan che sono due gran figonzi, e a una "ragazza" quello basta per essere felice. Nonostante ciò, le mie aspettative erano bassissime, forse per questo Thunderbolts* mi è piaciuto più degli altri film Marvel recenti. Intendiamoci, Thunderbolts* non è il capolavoro che vogliono farvi credere le recensioni entusiaste; è un cinecomic Marvel e, come tale, per un'idea azzeccata dovete sopportare umorismo messo a sproposito, personaggi inconsistenti, CGI non troppo entusiasmante e scene action che potevano essere realizzate meglio, ma se non altro questo film in particolare un po' di cuore ce l'ha. Forse perché parte da antieroi davvero disastrati e, da qui, riesce ad intavolare un discorso non banale sulla depressione, sul vuoto che tanti di noi si portano dentro, sul senso di inutilità che spesso ci accompagna. Tutti i personaggi di Thunderbolts* indossano una corazza di incrollabile "coolness" e pretendono che tutto vada per il meglio, alcuni mentendo agli altri, molti persino a loro stessi; lupi solitari per natura, rifiutano l'aiuto altrui e vanno avanti per la loro strada, cercando di ignorare il vuoto e l'oscurità, aumentandoli così sempre di più. Accettare il passato, per quanto oscuro, non basta più. Serve qualcuno che aiuti a portare il peso, uno scopo che non sia necessariamente "alto", larger than life, ma anche solo la piccola consapevolezza di servire a qualcuno offrendogli magari una spalla su cui piangere e un minimo di empatia che spezzi il circolo vizioso di autodistruzione. Inserire un discorso così "universale" all'interno di un film in cui le persone volano, attraversano muri, fanno esplodere cose, non è banale, considerato anche che Thunderbolts* ha l'ingrato compito di aprire la cosiddetta sesta fase del MCU, con tutte le marchette che conseguono; Gunn lo aveva fatto con molta più eleganza, ma visti i tempi che corrono ci si può accontentare. 


L'operazione funziona, innanzitutto, perché il personaggio principale, Yelena Belova, è affidato a un'attrice come Florence Pugh. La biondissima Florence ci crede, picchia durissimo nelle scene d'azione, si dà agli stunt più spericolati, ma riesce anche a far uscire il lato infantile di Yelena, quello che è morto decenni prima nella "fabbrica" di vedove nere, nonché il mostro terrificante della depressione, che la divora da dentro spegnendo la "luce" che l'ha sempre caratterizzata. Non mi vergogno a dire di aver versato qualche lacrima nel confronto tra Yelena e Alexey; quest'ultimo, interpretato da un David Harbour ingiustamente sfruttato quasi solo come comic relief, riesce a ritagliarsi un paio di sequenze che nobilitano il personaggio, e aiutano quello di Yelena a crescere. Il resto del cast, purtroppo, si barcamena tra alti e bassi. Sebastian Stan e Julia Louis-Dreyfus brillano, soprattutto la seconda, adorabilmente perfida, purtroppo però ci pensano i nepo babies a fare la figura delle oloturie. Wyatt Russell ci prova a dare al suo John Walker un briciolino di oscura follia, ma dovrebbe guardarsi una puntata di Daredevil per capire che ha ancora tanto pane da mangiare prima di riuscirci, mentre Lewis Pullman è sicuramente favorito dall'attenzione messa dagli sceneggiatori nel tratteggiare il suo personaggio, ma funziona solo come Bob, senza avere il carisma necessario per sostenere l'altra faccia di Sentry. Per quanto riguarda la realizzazione, Thunderbolts* ha un paio di idee visive interessanti (peraltro già sfruttate in Moonknight, se non erro) quando la realtà si trasforma in una dimensione da incubo e, anche se le scene d'azione non sono granché esaltanti o memorabili, affossate peraltro dalla solita fotografia bigia per nascondere, probabilmente, le scollature più evidenti di una CGI farlocca, se non altro hanno buon ritmo e lo stesso vale per tutto il film, durante il quale è davvero difficile annoiarsi. O forse no, perché il Bolluomo nella prima parte si è fatto due palle tante, soprattutto per lo sforzo di ricordare chi fosse chi e dove l'avesse già visto. Scherzi a parte, Thunderbolts* è un film per cui potreste anche andare al cinema, senza fare i pigri con lo streaming; in caso, ricordatevi di NON alzarvi fino alla fine dei titoli di coda, perché la seconda scena post credit è molto più importante della prima. 


Di Florence Pugh (Yelena Belova), Sebastian Stan (Bucky Barnes), Julia Louis-Dreyfus (Valentina Allegra de Fontaine), Lewis Pullman (Robert Reynolds), David Harbour (Alexei Shostakov), Wyatt Russell (John Walker), Hannah John-Kamen (Ava Starr), Olga Kurylenko (Antonia Dreykov), Wendell Pierce (deputato Gary) e Violet McGraw (Yelena bambina) ho già parlato ai rispettivi link.

Jake Schreier è il regista della pellicola. Americano, ha diretto episodi di serie come Al nuovo gusto ciliegia e Lo scontro. Anche produttore e attore, ha 43 anni. 


Steven Yeun
era stato scelto per il ruolo di Robert Reynolds/Sentry, ma ha dovuto rinunciare, per impegni pregressi, quando il film è stato posticipato a causa degli scioperi del SAG-AFTRA; per lo stesso motivo, Ayo Edebiri ha rinunciato al ruolo di Mel. Quanto al regista, James Gunn si era detto interessato a dirigere un film sui Thunderbolts dopo aver realizzato Guardiani della Galassia, ma, visto il successo del film, la Marvel ha posticipato il progetto per realizzare i sequel dei guardiani. Quando è arrivato il momento dei Thunderbolts, Gunn aveva già deciso di migrare altrove. Ciò detto, non vi starò a fare il solito listone di film del MCU, solo una lista degli "indispensabili" da vedere per fruire al meglio di Thunderbolts*; innanzitutto, Black Widow, senza il quale non capireste assolutamente nulla dei personaggi principali, poi aggiungerei Captain America – Il primo vendicatoreCaptain America: The Winter Soldier, Ant-Man and the Wasp (prima inserite Ant-Man, così da non arrivare a metà storia) e aggiungete le due serie Falcon and the Winter Soldier e Hawkeye (siete fortunati, sono due tra le più carine). ENJOY!


mercoledì 9 agosto 2023

Ant-Man and the Wasp: Quantumania (2023)

Parliamo oggi di un altro film Marvel che avevo evitato di vedere al cinema, ovvero Ant-Man and the Wasp: Quantumania, diretto dal regista Peyton Reed.


Trama: Ant-Man e famiglia vengono risucchiati all'interno dell'Universo Quantico e sono costretti a combattere contro Kang il Conquistatore...


Ant-Man and the Wasp: Quantumania (da qui in poi, per comodità mia, "Quantumania" e basta) si era beccato talmente tante recensioni negative che la mia voglia di andarlo a vedere era finita sotto i piedi, soprattutto dopo la visione del noiosissimo Wakanda Forever. L'ho recuperato quindi su Disney +, in una calda serata estiva in cui io e il Bolluomo cercavamo qualcosa di leggero che non gravasse sul nostro cervello già sciolto e, date le premesse, è stata anche una buona scelta. Non mi sentirete MAI dire che Quantumania è un bel film ma non è neppure un abominio inguardabile; purtroppo, il suo difetto principale è quello di essere un pigro collage rimasticato e privo di fantasia di stili e franchise che risalgono agli anni '60, dotato dell'ingrato compito di introdurre il prossimo Thanos della nuova fase del MCU, ovvero Kang il Conquistatore, villain legato a doppio filo a quel multiverso di cui, fino all'anno scorso, sapevamo spaventosamente poco ma che ora comincia un po' a spaccare le palle. E' un film, per inciso, che si porta sulla schiena un carico di sfiga non indifferente: se alla DC hanno Ezra Miller col god complex, il nuovo super villain della Marvel è stato accusato di violenza domestica e a breve finirà a processo, quindi che Jonathan Majors continui a giocare un ruolo fondamentale nel futuro del MCU è tutto da vedere e Quantumania rischia di diventare ancora più inutile e dimenticabile. Tolte queste considerazioni postume, Quantumania è un film Marvel come tanti altri e, ormai, anche Scott Lang se lo semo giocato. Sì, il suo è sempre il punto di vista di un "eroe suo malgrado", ma nulla di ciò che fa nel corso della sua ultima avventura lo rende tanto diverso dai colleghi Avengers e anche il suo desiderio di normalità, che fa a pugni con la volontà della figlia ormai cresciuta di mettere poteri e conoscenze scientifiche (eccola qua, un'altra che a 16 anni è diventata un genio in virtù di cosa non si sa) al servizio dei deboli, si rivela nulla più che un tratto caratteriale superficiale, che poco aggiunge all'economia della storia. La trama, a dire il vero, si regge quasi interamente sulle vicende passate di Janet Van Dyne, la quale guadagna dunque lo scettro non solo della più gnocca del mucchio (il confronto tra la 65enne Michelle Pfeiffer e la 44enne Evangeline Lilly è nuovamente impietoso, sempre per quest'ultima) ma anche del personaggio più interessante e cazzuto, mentre è di nuovo il buon Michael Douglas a raccogliere lo scettro di elegante e sagace comic relief.


Il resto della trama è "rilassante" perché già vista mille volte. Ci sono i ribelli di Star Wars contro i trooper di Star Wars e il supercattivo impossibile da sconfiggere fino a tre minuti dalla fine, c'è un bestiario talmente variegato e strano che, alla fine, la creatura più assurda è proprio Bill Murray in un cameo brevissimo ma meno svogliato rispetto ai suoi standard (anche lì, potere del fascino della Pfeiffer?), c'è un mondo da scoprire di cui, alla fine, non si viene a sapere praticamente nulla e c'è un potentissimo oggetto da recuperare, quindi nulla di originale o inaspettato. Se si vuole un film medio va benissimo così, d'altronde dalla Marvel non mi aspetto granché di più ormai. Piuttosto, il problema vero di Quantumania è la devastante quantità di CGI che mi ha ferito gli occhi in più di un'occasione, asservita al desiderio di mostrare 'sto maledetto Universo Quantico che di naturale non ha nemmeno, chessò, la fogliolina di un albero; almeno, lo avessero fatto talmente psichedelico da vomitare ad ogni scena avrei apprezzato le abbondanti dosi di droga assunta dagli animatori, ma così è tutto cupo, ravvivato giusto da sporadici sprazzi di neon e qualche triste pennellata di viola/arancione. Insomma, bruttino e non ci vivrei. La palma però dell'effetto speciale demmerda la vince M.O.D.O.K.  Da alcune interviste è trapelato che le vere risorse per gli effetti speciali sono state destinate al "cavallo di punta" Wakanda Forever (girato in contemporanea a Quantumania e Thor: Love & Thunder, declassati a prodotti minori) ma vorrei che guardaste lo stesso il film solo per spiegarmi perché NESSUNO ai Marvel Studios si è alzato per dire "ragazzi, comunque abbiamo speso ugualmente 200 MILIONI di dollari e sembra di guardare un film della Asylum, vi prego, eliminiamo questo orrore dal film, tanto non fa neppure ridere". Il Bolluomo sostiene che più di metà budget sia andato solo per gli attori, Bill Murray compreso, e potrebbe anche avere ragione, ma allora anche Corey Stoll si sarà preso dei bei soldoni o non capisco perché avrebbe accettato una figura di tolla così epica. Vabbé, avanti il prossimo, che se non sbaglio dovrebbe essere The Marvels. Ho già paura, anche perché di Captain Marvel non ricordo nulla tranne il gatto, tanto che già ai tempi di Wanda/Vision non avevo capito da dove fosse spuntata Monica Rambeau, e con Secret Invasion mi sto facendo due palle cubiche, ma se non altro Kamala Khan e la sua Ms. Marvel mi sono rimaste abbastanza impresse. Ci riaggiorniamo a novembre!


Del regista Peyton Reed ho già parlato QUIPaul Rudd (Scott Lang/Ant-Man), Evangeline Lilly (Hope Van Dyne/Wasp), Michael Douglas (Dr. Hank Pym), Michelle Pfeiffer (Janet Van Dyne/Wasp), Kathryn Newton (Cassie Lang), Corey Stoll (M.O.D.O.K.), Bill Murray (Lord Krylar) e David Dastmalchian (Veb) li trovate invece ai rispettivi link.

Jonathan Majors interpreta Kang il Conquistatore. Americano, ha partecipato a film come Creed III e a serie quali Lovecraft County e Loki. Anche produttore, ha 34 anni.


Le due scene post-credit sono pesantemente legate alla serie Loki, quindi, se Ant-Man and the Wasp: Quantumania vi fosse piaciuto, vi direi di recuperarla oltre a guardare, ovviamente, Ant-Man e Ant-Man and the Wasp. Li trovate su Disney + assieme a tutto il resto del baraccone MCU, se avete tempo QUI trovate tutta la cronologia che vi serve per farvi un quadro dettagliato della situazione finora! ENJOY!

giovedì 5 gennaio 2023

Bolle di Recensioni in streaming: The Guardians of the Galaxy: Holiday Special (2022), Pinocchio (2022), Christmas Bloody Christmas (2022)

Ultimo appuntamento con le recensioni ridotte, necessarie in quanto c'è la concomitanza di un'altra festività e poi si comincia col nuovo anno cinematografico, sempre pieno di novità a cui stare dietro (il che sarà, per me, praticamente impossibile)! Ma niente stress, prendiamoci un momento per respirare e tornare a gettare uno sguardo agli ultimi scampoli di 2022, con un paio di trashate festive e un capolavoro che meritava il grande schermo, il tutto disponibile su varie piattaforme streaming. ENJOY!


The Guardians of the Galaxy: Holiday Special - James Gunn (2022)

Sulla scia degli special natalizi dedicati a Star Wars nei gloriosi anni '80, James Gunn ha regalato la sua strenna a tutti i fan degli assurdi Guardiani della Galassia, mescolando momenti musicarelli (con un paio di canzoni a tema assai pregevoli e divertenti) a una trama imperniata essenzialmente sui due "rincoglioniti" del gruppo, Drax e Mantis. A dimostrazione di quanto la mia memoria legata a tutto ciò che riguarda i film Marvel sia ormai labilissima, non ricordavo affatto la parentela tra Mantis e Peter Quill, ma il sentimento di amore fraterno della prima verso il secondo è il motore di una tipica storia di Natale, dolceamara e fintamente cinica quanto volete ma, in definitiva, edificante e dal lieto fine. Per quanto mi riguarda, lo special vale anche solo per vedere un Kevin Bacon in formissima, ed è stato un breve divertissement perfetto per quelle rarissime mezz'ore di pausa tra un delirio familiar-culinario festivo e l'altro. Onestamente, però, non so come farò se il terzo Guardians of the Galaxy continuerà a tenere sotto i riflettori due beniamini del pubblico così decerebrati, ché 45 minuti vanno anche bene, ma più di due ore rischiano di uccidermi.

Curiosità: mentre è a casa, Kevin Bacon guarda Santa Claus Conquers the Martians, film del 1964 in cui Babbo Natale viene rapito e portato nello spazio, che è esattamente ciò che succederà all'attore di lì a poco. 


Pinocchio - Guillermo del Toro e Mark Gustafson (2022)

E' stata l'ultima visione "importante" del 2022, nonché quella che più mi ha devastata a livello emotivo, lasciandomi stremata e singhiozzante su quel finale triste ma necessario. E pensare che ero partita senza troppe aspettative, dopo la sovrabbondanza di adattamenti dell'opera di Collodi usciti negli ultimi anni, nessuno particolarmente entusiasmante, quando non addirittura orribile. Inaspettatamente, invece, il Pinocchio di del Toro, coi suoi personaggi terribilmente umani, pieni di difetti eppure colmi di enorme dignità, mi ha conquistata anche grazie al suo messaggio semplice ma fondamentale; fare "il nostro meglio, e il nostro meglio è il meglio che c'è", tendere una mano gentile al prossimo, accettare la bellezza dell'unicità senza farsi soffocare dal passato e dal rimpianto, tendere verso una libertà magari non perfetta ma squisitamente "nostra", sono concetti potenti che spesso tendiamo a dimenticare e che si sposano perfettamente con una storia raccontata talmente tante volte da avere ormai perso di significato. Per fortuna, del Toro l'ha rinfrescata, infondendole nuova vita attraverso temi, visioni e cliché a lui carissimi, che ne hanno rinnovato la magia e il fascino (anche molto macabro e crudelmente ironico), ulteriormente accentuati dalla bellezza di una stop motion fluida ed elegante, popolata da pupazzini dettagliatissimi e dal sapore gotico. Un piccolo gioiello animato, che avrebbe meritato di essere distribuito al cinema, non su Netflix. A caval donato non si guarda in bocca, avete ragione, ma è comunque un peccato.

Curiosità: durante le riprese di La fiera delle illusioni - Nightmare Alley, Cate Blanchett ha detto a Guillermo del Toro che avrebbe voluto partecipare come doppiatrice, ma l'unico personaggio libero rimasto era la scimmia Spazzatura. L'attrice ha accettato il ruolo senza indugio, dichiarando al regista "Farei qualunque cosa. Per te, interpreterei persino una matita". That's love, folks!


Christmas Bloody Christmas - Joe Begos (2022)

Dopo un capolavoro animato, concludiamo con un dignitosissimo esempio di B-Movie horror, gentilmente offerto da Joe Begos. Non ci sono grandi idee o grandi stravolgimenti qui, giusto un mix sanguinolento tra gli slasher a tema natalizio e Terminator, perché il fulcro della storia è il malfunzionamento di un robot militare riciclato come Babbo Natale per centri commerciali, che un giorno sbrocca male e trasforma ogni persona in potenziale minaccia da eliminare nel modo più rapido, efficace e splatter possibile. Se non vi piacciono i personaggi chiacchieroni persi in dialoghi citazionisti e cool e detestate l'estetica di Begos, fatta di luci al neon che fendono ambienti altrimenti scuri, nemmeno fossimo in una discoteca zeppa di colori acidi in grado di friggere le retine, state quanto più lontano possibile da Christmas Bloody Christmas, altrimenti a fine anno recuperatelo e divertitevi a passare un Natale cinematografico alternativo, rozzo e brutale, da veri metallozzi amanti dell'horror!

Curiosità: il regista Joe Begos interpreta Benny, il vicino a cui viene distrutta la macchina. 

martedì 23 agosto 2022

Thor: Love and Thunder (2022)

Aiuto. E' passato più di una settimana da quando ho visto Thor: Love and Thunder, diretto e co-sceneggiato dal regista Taika Waititi. Spero di ricordarmi ancora qualcosa.


Trama: Thor viene richiamato dal suo esilio nello spazio nel momento in cui Gorr, il distruttore di dei, attacca il nuovo regno di Asgard. Lì, Thor si trova di fronte la sua ex fidanzata Jane Foster, scelta dal martello Mjolnir per diventare la Potente Thor.



Se non altro questa volta ero preparata. Dopo i primi due serissimi (e ammorbantissimi, almeno per quanto riguarda The Dark World) Thor, la visione di quell'invereconda trashata di Ragnarok mi aveva lasciata basita, mentre stavolta Love and Thunder non mi ha sconvolta, anche se Waititi ha messo di sicuro il turbo alle meenchiate portate sullo schermo, a maggior ragione perché, da brava Dory dei poveri, prima di andare al cinema ho riguardato la trashata di cui sopra. Devo inoltre ammettere di averla trovata meno orribile di quanto (non) ricordassi e riconosco che l'aver stravolto completamente la natura seriosa di un personaggio anacronistico come una divinità vichinga, trasformandolo da babbalone malinconico a supereroe babbeo, è senza dubbio vincente; certo, continuano a sanguinarmi le orecchie davanti a "zio del tuono", ma non è colpa di Waititi, quanto di un adattamento italiano orribilmente cciovane. Ma parliamo di Love and Thunder. La vita di un Thor sempre più scemo viene raccontata con toni epici attraverso la voce dello stesso regista (il doppiatore originale del personaggio che funge da narratore, Korg), il quale ribadisce così la paternità di questa versione folle del Dio del Tuono, al punto da permettersi di tornare sui suoi passi e colmare le mancanze del precedente capitolo nel modo che più gli è congeniale, trasformando così un film di supereroi in uno strampalato film d'amore dove i protagonisti sono Thor, la sua ex fiamma Jane Foster, il martello Mjolnir e l'ascia Stormbreaker. L'Amore è il fil rouge di ogni vicenda della pellicola e ogni personaggio chiave ha il suo percorso di caduta e redenzione ad esso legato: il villain Gorr diventa un mostro per amore della figlia defunta, Thor rifiuta l'amore per timore di soffrire e per questo è solo, triste ed imperfetto, Jane (afflitta da un tumore incurabile) diventa la Potente Thor per amore di un martello, un'ascia perde il controllo per gelosia, e così via, fino ad arrivare a chi di amore ne è privo, ovvero le divinità, che invece dovrebbero provarne in abbondanza verso chi crede in loro. 


Come ho scritto su, il film si dimentica facilmente, anche perché procede per accumulo di assurdità visive e scene spettacolari che pure si conformano, comunque, allo standard Marvel nonostante fingano originalità e weirdness, dal momento in cui tutto fa parte della Fase 4 del MCU e ogni cosa è finalizzata al raggiungimento di un obiettivo, ovvero il completamento della "Saga del Multiverso" di cui vedremo la fine nel 2025 (aiuto!!!!). L'unica cosa che veramente spicca in Thor: Love and Thunder, ancora più delle capre urlanti, della colonna sonora cafona e delle chiappe nude di un Chris Hemsworth al quale vanno tutti i miei complimenti per la fisicata, è Christian Bale, un uomo che probabilmente riuscirebbe a rendere interessante anche l'interpretazione di un comodino. Il suo Gorr è un mostro uscito dritto da un film dell'orrore, il babau che ti aspetti di vedere sotto il letto, una creatura in grado di prendere a coppini ogni versione di Pennywise riducendola a intrattenimento per bambini, e non è merito solo del trucco; probabilmente, Bale si è pensato alla perfezione il personaggio di Gorr dandogli tutta la tridimensionalità di cui era privo il post-it su cui Waititi avrà vergato giusto due appunti, infondendo, in quello che dalle foto di scena sembrava uno Zio Fester magrolino e nulla più, tutta la dignità, la disperazione, l'odio e il disprezzo di un uomo tradito dalla fede (forse scrivo questo perché sono Team Gorr, al quale viene davvero difficile dare torto, ma sfido chiunque abbia visto il film a dire di non avere tifato per lui per più di metà pellicola). Purtroppo, la complessità incarnata da Bale fa a pugni con troppa faciloneria da parte di Waititi, che la fa spesso fuori dal vaso: il pre-finale non ha senso, con Thor che conferisce la "dignità" nemmeno fosse la Santità di Padre Maronno, al finale che spiega il significato del titolo volevo alzarmi e andarmene, ché non ci sono già abbastanza supereroi che cicciano fuori al ritmo di venti al mese nel MCU, ma la cosa che mi ha infastidita di più è il modo in cui è stato gestito il tumore di Jane, maneggiato con la delicatezza di un elefante e l'umorismo inopportuno di un Boldi qualsiasi. Arrivati a questo punto, siccome Thor "thornerà", io spero davvero che Waititi trovi un equilibrio tra commedia e tragedia, altrimenti il quinto episodio della saga (se mai ci sarà) sarà la zappa che il regista rischierà di darsi sui piedi, mettendo a rischio la sua carriera cinematografica per portare avanti la sua fama di "trollone". Incrocio le dita perché ciò non accada, sarebbe davvero un peccato dopo tutte le belle opere che ci ha regalato. 


Del regista e co-sceneggiatore Taika Waititi, che doppia anche Korg e il dio Kronano, ho già parlato QUI. Chris Hemsworth (Thor), Natalie Portman (Jane Foster/La Potente Thor), Christian Bale (Gorr), Tessa Thompson (Re Valchiria), Russell Crowe (Zeus), Chris Pratt (Peter Quill/Starlord), Dave Bautista (Drax), Karen Gillan (Nebula), Sean Gunn (Kraglin/On-Set Rocket), Vin Diesel (voce di Groot), Bradley Cooper (voce di Rocket), Matt Damon (attore che interpreta Loki), Idris Elba (Heimdall), Melissa McCarthy (attrice che interpreta Hela) e Sam Neill (attore che interpreta Odino) li trovate invece ai rispettivi link.  

Jaimie Alexander torna nei panni di Sif dopo l'assenza in Thor: Ragnarok e lo stesso vale per Kat Dennings, la cui Darcy Lewis era tuttavia una presenza preponderante nella serie Wanda/Vision. Torna anche Luke Hemsworth, uno dei fratelli di Chris, nei panni della versione teatrale di Thor, e non è l'unico membro della famiglia ad essere presente nel cast: i figli di Chris Hemsworth, Sasha e Tristan, interpretano Thor da bambino, India Rose è la figlia di Gorr (ribattezzata Love sul finale), e la moglie di Chris, Elsa Pataky, è la donna lupo. Per godere appieno di Thor: Love and Thunder, infine, recuperate  ThorThor: The Dark WorldGuardiani della galassiaGuardiani della Galassia vol. 2, Thor: Ragnarok, Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame e le serie Wanda Vision e Loki. ENJOY!

venerdì 19 novembre 2021

Eternals (2021)

Ho lasciato sciamare un po' le orde di nerd pronte a catapultarsi al cinema per vederlo e ho aspettato fino a lunedì per Eternals, l'ultimo film della Marvel, diretto e co-sceneggiato dalla regista Chloé Zhao.


Trama: mandati sulla Terra dai Celestiali in epoca mesopotamica, gli alieni chiamati Eterni si sono prodigati per millenni a far sì che l'umanità prosperasse e sopravvivesse agli attacchi dei Devianti, ma questi ultimi tornano in epoca moderna, più potenti che mai...


Sono un'idiota. Mi rendo conto solo ora che fino a tre secondi fa ero convinta che gli Eterni fossero gli Inumani, infatti c'ero rimasta un po' "male", guardando il film, nel non vedere Freccia Nera e Medusa; anzi, per un attimo avevo persino pensato che l'Eterna muta fosse una versione di Freccia Nera al femminile, invece i due supergruppi, pur essendo Marvel, non c'entrano un cavolo gli uni con gli altri. Pensate un po' come conosco bene i fumetti della Casa delle Idee quando si esula dal novero degli X-Men, e in che condizioni è la mia memoria. Ciò detto, ripeto la domanda fatta su Facebook: ma che diavolo vi hanno mai fatto questi Eterni? Cos'è tutto questo livore verso un film Marvel che non è né migliore né peggiore di altri, anzi, al limite PROVA a distaccarsi dal tono brigittobardò delle ultime pellicole e a creare un'epica più profonda e di ampio respiro? Io ho una memoria di melma, signori, ma probabilmente voi avete già dimenticato, nell'ordine, aberrazioni come il primo Capitan America, Thor: The Dark World e quel disastro di Loki, altrimenti davvero non si spiega perché tutto questo odio. Forse perché il film dura due ore e mezza, poco meno di Avengers: Endgame? D'accordo, in questo senso vi do ragione. Eternals è TROPPO lungo. Quaranta minuti in meno e un po' più di compattezza a livello di storia gli avrebbero enormemente giovato, soprattutto per quanto riguarda quel pesantissimo strascico di storia d'aMMore (??) tra Sersi e Dane Whitman solo in funzione di ciò che apporterà quest'ultimo ai futuri film Marvel, però mi rendo anche conto che tagliare qui e là sarebbe stato un bel casino: con dieci personaggi da introdurre e approfondire un minimo, non potendo contare, come nel caso degli Avengers, su almeno mezza dozzina di film in solitario a precedere la loro prima apparizione come gruppo, si rischiava di avere una pellicola avente per protagonisti dei cartonati monodimensionali di cui al pubblico sarebbe fregato meno di zero e già qui alcuni Eterni (Makkari in primis) sono pesantemente a rischio.


Qui gli sceneggiatori hanno dovuto condensare la genesi dei personaggi come Eterni e come gruppo, abbozzare un minimo di cosmogonia Marvel, dare un'idea di background in grado di coprire millenni e sottolineare legami/conflitti destinati a perdurare fino all'epoca moderna, fornire ai personaggi una nemesi e un twist shyamalano, soddisfare gli appassionati di fumetti e film Marvel con rimandi/citazioni/scene post credits, e ovviamente inserire scene d'azione ed effetti speciali, oltre a lasciare aperta la porta per futuri sequel/crossover. Insomma, avendo a disposizione solo un film non dev'essere stato facile e secondo me il risultato non è stato neppure male. Parlando solo per me, posso dire che Eternals è riuscito a coinvolgermi, a interessarmi al destino di personaggi a tratti anche profondi, molto umani di fronte a un dramma di proporzioni cosmiche (e non è tanto per dire), alla ricerca del loro posto in un mondo dove, a ragion veduta, potrebbero atteggiarsi come dei ma dove molti di loro sono costretti invece a nascondersi, a soffrire invidiando l'umanità, a portare sulle spalle un peso schiacciante, a subire la pazzia, la noia e la disperazione; si vede che le ambizioni di Zhao e company erano molto alte, lo si evince dalla natura multietnica dei personaggi, dal gran numero di location (alcune splendide) utilizzate e dalla grandeur di alcune sequenze (Eternals ha una delle poche scene di lotta finale che non mi fa venire voglia di cavarmi gli occhi) e si vede purtroppo anche l'ingresso a gamba tesa degli executive Marvel che hanno preteso i soliti momenti (tristemente) divertenti e le scene post-credits peggiori EVER. Il cast non è male, così come non lo è la protagonista Gemma Chan, carinissima e delicata ma anche fiera, e dovessi proprio dire gli unici che meritano sputi in un occhio sono Richard Madden, Salma Hayek e Kit Harington, inespressivi come pochi; la Jolie, stellassa, va a momenti, a volte si limita a mostrare i labbroni e dietro il vuoto, a volte diventa il personaggio più interessante e figo del mucchio, benché la palma dei migliori vada a Ma Dong-seok, Barry Keoghan e a Kumail Nanjiani, il quale si profonde in un numero bollywoodiano da urlo che mi impedisce di voler anche solo un po' di male a Eternals. Ho letto tantissime recensioni che lo definivano noioso e incoerente ma se cercate la Noia vera, quest'anno potete dedicarvi a Prisoners of the Ghost Land e se cercate l'incoerenza di azioni, pensieri e opere c'è sempre Army of the Dead. Ma poi, santo Cielo, è un film Marvel: davvero state a spaccare il capello quando potete evitarlo e andare a vedere Freaks Out, Last Night in Soho e The French Dispatch? E dài.


Della regista e co-sceneggiatrice Chloé Zhao ho già parlato QUI. Richard Madden (Ikaris), Angelina Jolie (Thena), Salma Hayek (Ajak), Kit Harington (Dane Whitman), Kumail Nanjiani (Kingo), Brian Tyree Henry (Phastos), Barry Keoghan (Druig), Bill Skarsgård (Kro), Patton Oswalt (voce di Pyp), Mahershala Ali (voce di Blade) li trovate invece ai rispettivi link.

Gemma Chan interpreta Sersi. Inglese, ha partecipato a film come Animali fantastici e dove trovarli, Captain Marvel, Maria regina di Scozia e a serie quali Doctor Who. Anche sceneggiatrice, ha 39 anni e un film in uscita. 


Due cenni anche sugli altri interpreti: Lia McHugh, che interpreta Sprite, era una dei due bambini di The Lodge, Lauren Ridloff, che interpreta Makkari ed è davvero sordomuta, era nel cast di Sound of Metal mentre il vero esperto di arti marziali Ma Dong-seok, ovvero Gilgamesh, si era già distinto in Train to Busan. Passando alle scene post-credit, ad interpretare Eros, fratello di Thanos, c'è l'ex membro degli One Direction Harry Styles. Gemma Chan aveva già partecipato a un film Marvel, Captain Marvel, ma il suo personaggio era l'aliena Kree Minn-Erva ed essendo ricoperta interamente di trucco blu, direi che il problema di due personaggi identici non si è posto; l'attrice, tra l'altro, l'ha spuntata su nomi come Sofia Boutella e Tatiana Maslany, ma quest'ultima non ha picchiato tanto distante visto che interpreterà She-Hulk nella serie a lei dedicata. Passando a chi "non ce l'ha fatta", per il ruolo di Druig c'erano in lizza Keanu Reeves, Luke Evans, Rami Malek e Ian McShane mentre per quello di Ikaris c'erano Charlie Hunnam, Alexander Skarsgård e Armie Hammer. Ciò detto, Eternals si colloca ovviamente DOPO tutti gli altri film del MCU. Se, come immagino, non avete tempo e voglia di recuperarli tutti, per gustarvi al meglio Eternals cercate almeno The Avengers, Avengers: Age of Ultron, Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame, Guardiani della Galassia, Guardiani della Galassia: Vol. 2 e magari anche il primo Thor: li trovate tutti su Disney +. ENJOY!

martedì 7 settembre 2021

Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli (2021)

I cinema hanno riaperto ed è tornata la gioia di guardare anche i cinepanettoni Marvel su grande schermo. Domenica è toccato a Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli (Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings), diretto e co-sceneggiato dal regista Destin Daniel Cretton.


Trama: Shaun è un immigrato cinese che si arrabatta con un lavoro da parcheggiatore assieme all'amica Katy. Tuttavia, dopo essere stato aggredito da degli energumeni sul bus, Shaun è costretto a rivelare a Katy di essere figlio di un supercriminale millenario, deciso a riunire la famiglia dispersa...


Come al solito, avevo letto le cose peggiori su Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli: è una baracconata, è noiosissimo, è lungo come la morte, è inutile, ecc. Poiché non avevo assolutamente idea di chi fosse il personaggio Shang-Chi, non avendolo mai incontrato durante le mie varie peregrinazioni all'interno del Marvel Universe cartaceo, una volta seduta in sala mi sono preparata psicologicamente a guardare un film da recuperare solo per motivi di completezza e da stroncare appena tornata a casa. E invece, carramba che surprise!, mi sono divertita molto e, dovessi proprio dire, il buon Shang-Chi non sfigura davanti a molti prodotti minori delle fasi precedenti del MCU (se non sbaglio siamo alla quarta, ma correggetemi pure). Togliamoci subito il dente dei dolorosi e inevitabili difetti, uno molto soggettivo e l'altro, spero, oggettivo per tutti quelli che avranno visto il film. Soggettivamente parlando, l'ultima mezz'ora a base di CGI, talmente invasiva che i miei bulbi oculari stavano per rotolare a terra, mi ha fatta piangere come si dice sia successo al povero Ian McKellen sul set de Lo Hobbit e sentivo fortissimo nelle orecchie l'urlo disperato della me del passato, costretta a guardare quella poracciata immonda di Dragonball Evolution, di cui le sequenze clou di Shang-Chi sono un palese omaggio; oggettivamente parlando, avrei invece tranquillamente evitato la presenza di un povero attore premiato con l'Oscar nel lontano 1982 e che qui viene inserito di straforo e forzatamente giusto per fargli fare la figura del minchione di Snainton alle prese con bioccoli pelosetti e carucci, probabilmente buoni per il merchandising ma fastidiosi come una scheggia di bambù sotto l'unghia. Tolti questi due trascurabili difetti, il resto è tutto roba molto buona.


Quello che mi è piaciuto di più di Shang-Chi è l'abbondanza di scene action ben coreografate e dirette, quella sull'autobus in primis, debitrici di uno stile che ricorda molto gli stunt dei film con Jackie Chan, e il secondo "debito" di stile verso un cinema di Hong Kong rimasticato per un pubblico occidentale che ho molto apprezzato è quello, innegabile, nei confronti del wu xia e film come Hero, La foresta dei pugnali volanti e La tigre e il dragone; questi sono i momenti in cui mi sono sinceramente emozionata, forse perché trattasi di cinema un po' più "fisico" e legato ai movimenti e all'espressività degli attori più che al barbaro dispendio di coloratissima CGI, e devo dire che questo mix di atmosfere e stili si innesta perfettamente nella generale atmosfera da cinecomic che ovviamente permea Shang-Chi, arricchendolo. Rimanendo in campo attoriale, molto apprezzabile il lavoro di Simu Liu nei panni dell'eroe titolare, con quella faccetta da orsotto asiatico che lo rende comunque credibile sia nei momenti più introspettivi che in quelli più spacconi (e che fisico nasconde il fanciullo!), mentre Awkwafina è carinissima come comic relief mai troppo sfacciato o fuori contesto e la semi-esordiente Meng'er Zhang, tolta la orrida capigliatura che le hanno appioppato, spacca culi come poche altre eroine. Certo, a surclassare questo trio all'erta e pieno di brio ci pensa un raffinatissimo ed elegante Tony Leung, che merita la palma di UNICO attore in grado di rendere sfaccettato ed indimenticabile un villain del MCU e si conferma, assieme alle succitate scene action, il motivo principale per cui chiunque sia anche solo vagamente appassionato dei cinecomic dovrebbe provare a dare una chance a questo Shang-Chi. Onestamente, salvo per una guest star affine a livello di nazionalità ho capito poco del perché o percome il film dovrebbe connettersi al resto dell'universo Marvel ma vi consiglio di non perdere le due scene post-credit, se non altro per godere del ritorno di un paio di personaggi molto amati e anche di un karaoke assai esilarante. Con gli appassionati del genere ci si risente a Novembre con Eternals!


Di Tony Leung (Xu Wenwu), Awkwafina (Katy), Michelle Yeoh (Ying Nan), Benedict Wong (Wong), Ben Kingsley (Trevor Slattery) e Tim Roth (Abominio) ho già parlato ai rispettivi link. 

Destin Daniel Cretton è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Hawaiiano, ha diretto film come Short Term 12, Il castello di vetro e Il diritto di opporsi. Anche produttore, ha 43 anni. 


Donnie Yen era tra i vari prescelti per il ruolo di Xu Wenwu mentre in lizza per quello di Shang-Chi c'era Steven Yeun. Michelle Yeoh è al suo secondo ruolo all'interno del MCU visto che aveva già interpretato Aleta Ogord in Guardiani della galassia vol. 2. Se Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli vi fosse piaciuto ma non avete voglia di recuperare tutti i film del MCU cercate almeno di guardare Iron Man, Iron Man 2, Iron Man 3, Marvel One-Shots: All Hail the King, L'incredibile Hulk, Doctor Strange e Captain Marvel, tutti disponibili su Disney +. ENJOY!

venerdì 16 luglio 2021

Black Widow (2021)

Nonostante avessi stragiurato che MAI avrei pagato un accesso Vip all'esosissima Disney +, fatti due conti in tasca comprendenti imbarazzante pedaggio autostradale con annesso terrore di rimanere bloccati in coda ore causa ridente viabilità ligure (il multisala di Savona, SE riaprirà, lo farà a ottobre), imbarazzante prezzo del biglietto dell'UCI nel weekend (se poi ci metti la prenotazione per evitare di finire in posti covid-friendly aumenta persino di un euro), necessità di mettere qualcosa sotto i denti e Bolluomo giustamente ancora terrorizzato dal covid e ancora privo di seconda dose vaccinale, venerdì scorso ho regalato al malvagio Impero del Topo quei 20 euro e, proiettore con maxitelo alla mano, ho guardato Black Widow, diretto dalla regista Cate Shortland.


Trama: ricercata dal governo americano dopo la Civil War, Natasha Romanoff deve tornare ad occuparsi di alcune cose legate al suo passato e a quella che considera sua sorella a tutti gli effetti...


Possiamo non essere d'accordo col "buon" Stephen Dorff  che, durante un'intervista in cui ha parlato di tutt'altro, ha affermato en passant di provare imbarazzo per Scarlett Johansson e la sua scelta di partecipare a film che, ai suoi occhi, sono solo dei videogame? E figurati se non possiamo, ha ragione da vendere, così come ce l'ha Martin Scorsese. Eppure c'è gente, come me, che oltre a non vedere l'ora, sempre per citare Dorff, che arrivi "il nuovo Kubrick con cui girare un film" e soprattutto che esca una nuova pellicola di Scorsese, nell'attesa si gode anche giocattoloni come quelli della Marvel. Non tanto, ovviamente, perché sono dei capolavori (d'altronde, questa definizione calza a ben pochi frutti dell'immensa produzione cartacea della Casa delle Idee eppure tantissima gente continua a leggerli senza smettere dagli anni '70) quanto piuttosto per un meccanismo complesso che comprende l'amore per i personaggi, la curiosità di vedere come i vari scrittori si approcceranno a trame sempre più intricate, forse persino un perverso desiderio di completezza. Personalmente, il personaggio cinematografico di Natasha Romanoff non mi è mai dispiaciuto e ho apprezzato molto il modo in cui, dopo averla introdotta come bambolotta sexy in Iron Man 2, le hanno conferito spessore fino a renderla un po' il cuore degli Avengers, un'antieroina dal passato tragico capace di ottenere la fiducia di tutti i suoi compagni di squadra, persino quelli più "bacchettoni" come Steve Rogers, e l'idea di un suo spin-off in solitaria mi ha trovata più che entusiasta.


Col senno di poi, viste già tre serie Marvel, forse a Black Widow avrebbe giovato una divisione in sei puntate, ma ormai lo sanno persino i sassi che il film di Cate Shortland avrebbe dovuto uscire già l'anno scorso, a mo' di "chiosa" finale per la fase tre del MCU, invece in questo modo l'intera pellicola risulta un po' come un sassolino gettato in mezzo al mare, "salvato" giusto dalla scena post-credit che si riallaccia a quell'Occhio di falco che uscirà a novembre su Disney +. Aggiungerei però la questione all'ormai infinito elenco di cose di cui non mi frega una cippa e, siccome siamo già al secondo paragrafo, passerei a parlare un po' del perché Black Widow mi è piaciuto molto nonostante i suoi difetti. La spiegazione semplice è che Black Widow si incasella facilmente in uno dei generi che preferisco, quello delle "donne forti e misteriose piagate da un passato oscuro" come Nikita o Atomica Bionda, inoltre le donne forti di cui sopra sono interpretate da un'attrice che apprezzo molto (la Johannson) e da una che adoro (Florence Pugh), il che consente di avere sullo schermo due eroine toste dalla forte personalità di cui avrei seguito le imprese per ore. Volete un termine di paragone? Per quanto ami Tom Hiddleston e nonostante mi manchi ancora la puntata finale per dare un giudizio complessivo su Loki, preferirei passare intere giornate a guardare Yelena prendere in giro Natasha piuttosto che dover subire un minuto di scene love love tra Loki e Sylvie. Si può tranquillamente dire che la Johansson e la Pugh reggono da sole l'intera pellicola dopo un'inizio folgorante e cupo dalle inquietanti sfumature thriller da cui, purtroppo, il resto del film si distacca per abbracciare una natura più action e fracassona, a misura di grandi e piccoli in egual misura; se le prime scene mettono in tavola infanzie perdute di bambine torturate in nome di un orrore patriottico e senza volto con uno stile assai emotivo e difficile da ignorare (i titoli di testa sulle note della cover di Smells Like Teen Spirits cantata da Malia J mettono i brividi), andando avanti il focus della pellicola si concentra sull'azione, su problemi da risolvere, persone da liberare, un cattivo (potenzialmente un mostro ma probabilmente domani lo avrò già dimenticato) da sconfiggere e tutto l'orrore delle infanzie stuprate (anche letteralmente. Le "Vedove" sono sterili per un motivo ben preciso) diventa un di più, una nota di colore nera affidata a dialoghi che i soliti bonobi dell'internet hanno definito noiosi, da Sundance, e che invece fanno parte del fascino di un film che, ogni tanto, ci prova ad allontanarsi dal carrozzone brigittobardottiano di Ortolaniana memoria. 


Purtroppo, e quanto mi fa male dirlo visto che amo David Harbour, la cupezza che sia Natasha che Yelena portano come un mantello sulle spalle lascia troppo spesso il passo alle mattane del comic relief Alexei/Red Guardian, che ad ogni apparizione trascina con sé gli altri personaggi in un baratro di tristi gag che spezzano l'atmosfera seria ed inquietante che sarebbe altrimenti perfetta per un film simile. Un altro aspetto non particolarmente pregevole del film sono un paio di effetti speciali fatti veramente a tirar via, con un distacco tra attore e sfondo che mai mi sarei aspettata in una produzione Marvel del 2020 (il momento in cui Yelena fa saltare l'aereo all'interno della fortezza volante è da cavarsi gli occhi); è un peccato perché in generale Cate Shortland, tranne quando non è impegnata ad inquadrare le terga della Johansson, mostra di essere a suo agio sia nelle scene più concitate a base di inseguimenti, distruzione e corpo a corpo sia in quelle più "riflessive". In conclusione, non capisco tutto l'accanimento (non solo di Stephen Dorff , il quale poi, diciamolo, ha nominato Black Widow solo una volta, non ha concesso un'intera intervista sull'argomento, come invece hanno fatto credere tutti i titoli clickbait dei giornalacci online) contro Black Widow, che a me è parso un film dignitosissimo per il suo genere e il suo target, per inciso formato al 90% da persone che non si meriterebbero Florence Pugh né ora né mai e alle quali sanguinerebbero gli occhi davanti agli altri film che vedono la presenza della mia adorata. Personalmente, alla meravigliosa Florence consegnerei le chiavi del MCU e imporrei la sua presenza in ogni film futuro ma poi mi priverei del talento di costei per opere ben più valide, e allora mi accontento di questo carinissimo Black Widow, aspettando con pazienza di innamorarmi di un'altra supereroina dal cuore d'oro e i modi di un portuale. 


Di Scarlett Johansson (Natasha Romanoff / Vedova nera), Florence Pugh (Yelena Belova), Rachel Weisz (Melina), David Harbour (Alexei), Ray Winstone (Dreykov), William Hurt (Segretario Ross), Olga Kurylenko (Antonia/Taskmaster) e Julia Louis-Dreyfus (Valentina Allegra de Fontaine) ho parlato ai rispettivi link.

Cate Shortland è la regista della pellicola. Australiana, ha diretto film come Somersault, Lore e Berlin Syndrome - In ostaggio. Anche sceneggiatrice, ha 53 anni.


Ever Anderson
, che interpreta Natasha da bambina, è una delle splendide figlie di Paul W.S. Anderson e Milla Jovovich (di cui è la copia sputata) e potremo rivederla sullo schermo nell'imminente live action Peter Pan & Wendy proprio nei panni di Wendy Darling; al suo fianco come piccola Yelena c'è la sempre adorabile Violet McGraw, che i più attenti ricorderanno per le sue partecipazioni nella prima stagione di Hill House e in Doctor Sleep. Anche Emma Watson e Saoirse Ronan erano tra le prescelte per il ruolo di Yelena, la Watson addirittura era l'attrice più accreditata, ma per fortuna l'ha spuntata l'adorabile Pugh, che dovrebbe tornare nell'imminente serie Occhio di falco; sul fronte regia, Chloé Zhao, alla quale era stato proposto il film, ha preferito invece realizzare Eternals. Il film si colloca durante Captain America: Civil War e precede dunque di parecchio gli eventi accorsi in Infinity War ed Endgame; se volete capirci qualcosa vi conviene dunque recuperare il film in questione, mentre per non rimanere perplessi dalla post credit scene dovete guardare la serie Falcon and The Winter Soldier. ENJOY!

martedì 19 marzo 2019

Captain Marvel (2019)

Per motivi logistici ho dovuto lasciar passare almeno una settimana dall'uscita ma finalmente anche io ho potuto guardare Captain Marvel e arrivare con un tardivo post SENZA SPOILER.


Trama: Verse è un'aliena kree dal passato misterioso e dagli enormi poteri. Costretta a un atterraggio di emergenza sulla Terra, scoprirà molte spiacevoli verità...



Di Captain Marvel hanno parlato (spesso a sproposito) cani e porci prima ancora che uscisse e probabilmente verrà ricordato come il film che ha fatto scapocciare i nerd di tutto il mondo portandoli ad invocare giustizia a causa di una presunta castrazione del ruolo di maschio alfa per mano di una donna supereroe, santo cielo. Non so perché se la siano presa così tanto visto che prima di Captain Marvel c'era già stata Wonder Woman e, allo stesso modo, non conoscendo il personaggio se non per alcuni collegamenti con l'universo degli X-Men non so se i nerd avessero ragione a insorgere per uno "spirito" non rispettato ma sta di fatto che, per qualcuno che non rientra nella categoria del troglodita internettaro medio, Captain Marvel è il "solito" film Marvel carinissimo ed entusiasmante per le due ore che dura e facilmente dimenticabile il giorno dopo. Origin story perfettamente inserita all'interno del Marvel Cinematic Universe nonché prologo dell'imminente Avengers: Endgame, Captain Marvel racconta il viaggio interiore di una persona, prima ancora di una donna. Un soldato, un'aliena, che si è ritrovata plasmata in qualcosa che forse non è mai stata, parte di una sorta di "coscienza collettiva" che la vuole potente ma nei limiti, grata di farne parte, ligia ai suoi doveri, confusa ma non troppo. Eppure, il passato c'è ed è dannoso ignorarlo, soprattutto quando nei ricordi di Vers, questo il nome della protagonista, c'è qualcosa di fondamentale che ha definito nel tempo la sua personalità: la capacità di rialzarsi, sempre e comunque, dopo ogni batosta, dopo ogni presa in giro, dopo ogni fallimento, dopo qualsiasi tentativo di negare e frustrare i suoi sogni. E' vero, Vers è donna, ma il messaggio che passa attraverso il suo atteggiamento, il suo "vaffanculo" finale a chi pretende di imporle il suo modo di vivere e di comportarsi, è e deve essere universale, un invito a non arrendersi mai e arrivare a brillare di luce propria, cercando e trovando la forza in se stessi, anche a costo di essere delle teste di cocco fatte e finite. Il resto, come si suol dire, è un di più, per quanto piacevole, divertente e necessario. Il giovane Nick Fury, gli Skrull, i Kree, Ronan l'accusatore, il tenerissimo miciotto Goose, protagonista dei momenti più esaltanti della pellicola e preso di peso da Il gatto venuto dallo spazio, la consapevolezza che Captain Marvel sarà una pedina fondamentale nella battaglia contro Thanos, tutto quello che volete, ma il fulcro del film è il percorso di presa di coscienza dell'adorabile Carol Danvers, e non in quanto donna ma in quanto persona.


Lo "sfogo" finale della protagonista è obiettivamente, per quanto forse un po' trash, una delle cose più liberatorie viste in anni di film Marvel, dove l'eroe, quando a un certo punto diventa consapevole dei suoi mezzi, da il meglio di se stesso ma sempre con quella punta di "reticenza" che rende umile persino uno come Iron Man. Captain Marvel invece se ne frega e spacca culi ed astronavi al ritmo di Just A Girl (punta di diamante di una colonna sonora che più anni '90 non si può, ma non dimentichiamoci Celebrity Skin, Come As You Are, I'm Only Happy When it Rains, ecc. ecc.), splendendo gioiosa e consapevole dei suoi mezzi, finalmente libera da qualsivoglia giogo, fisico o psicologico che sia. E' questo che rende Captain Marvel particolare, perché per il resto il film è perfettamente inserito all'interno del carrozzone Marvel, non brilla particolarmente per la regia o per la sceneggiatura, che ha l'unico pregio di essere in perfetto equilibrio tra la cazzoneria di un Thor: Ragnarok e la serietà di un Avengers, ed è popolata da attori che fanno il loro dovere anche quando, come Samuel L.Jackson, sono costretti a subire un lifting computerizzato che li rende più inquietanti di un manichino semovente. Simpatico e sbarazzino il continuo fluire di citazioni che contestualizzano il film nell'epoca degli anni '90, non sfacciato come gli omaggi trash di James Gunn e Taika Waititi ma in qualche modo delicato e gradevole; le mise delle protagoniste, con le maglie dei gruppi musicali dell'epoca e il profumo grunge che permea l'intero reparto costumi, è una botta di nostalgia più grossa dei riferimenti a Blockbuster, per intenderci, ma la palma della citazione (accompagnata da una bruschetta nell'occhio grossa come il Fenomeno) va al delizioso Stan Lee che legge la sceneggiatura di Generazione X, film di Kevin Smith che ogni True Believer dovrebbe guardare. Voto 3, invece, all'adattamento italiano: "giovanotta" fa il paio con il "benone" di Venom ("young lady" di solito viene reso con un "signorinella", by the way) e il riferimento alla password Wi-fi è imbarazzante, considerato che quella tecnologia non avrebbe preso piede ancora per un decennio come minimo (e infatti Fury parla di password Aol in originale). Potrei anche aver sentito Jude Law ciccare clamorosamente un congiuntivo all'inizio ma forse ero solo obnubilata dalla sua incommensurabile fighezza. Chissà. A parte tutto, Captain Marvel va visto, per più di un motivo, soprattutto se non vedete l'ora che arrivi Avengers: Endgame o se siete gattari incalliti come me. Rimanete incollati alla poltrona del cinema fino all'ultimo titolo di coda e divertitevi!


Di Brie Larson (Carol Danvers/Vers/Capitan Marvel), Samuel L. Jackson (Nick Fury), Ben Mendelsohn (Talos/Keller), Jude Law (Yon-Rogg), Annette Bening (Suprema intelligenza/Dottoressa Wendy Lawson), Clark Gregg (Phil Coulson), Djimon Hounsou (Korath), Lee Pace (Ronan) e Mckenna Grace (Carol a 13 anni) ho parlato ai rispettivi link.

Anna Boden è la regista e co-sceneggiatrice del film. Americana, ha diretto film come Sugar e 5 giorni fuori. Anche produttrice, ha 43 anni.
Ryan Fleck è il regista e co-sceneggiatore del film. Americano, ha diretto film come Sugar e 5 giorni fuori. Ha 43 anni.


La scena mid-credit è stata diretta dai fratelli Russo. Captain Marvel, cronologicamente, si colloca dopo Captain America: Il primo vendicatore, ma tanto vi toccherà recuperare tutto se vorrete godere appieno del film: Iron ManIron Man 2, L'incredibile HulkThor , The Avengers, Iron Man 3Thor: The Dark WorldCaptain America: The Winter SoldierGuardiani della GalassiaGuardiani della Galassia vol. 2, Avengers: Age of UltronDoctor StrangeSpider-Man: Homecoming ,Captain America: Civil WarThor: RagnarokAnt-ManAvengers: Infinity WarAnt-Man and the Wasp e Black Panther. ENJOY!

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