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mercoledì 3 dicembre 2025

Black Phone 2 (2025)

C'è voluto un po', ma alla fine sono riuscita a vedere anche Black Phone 2, diretto e co-sceneggiato dal regista Scott Derrickson.


Trama: dopo qualche anno dalla morte del Rapace, Gwen comincia ad avere strane visioni legate al serial killer. Assieme al fratello Finn e a un compagno di classe, la ragazza va ad indagare in un campeggio cristiano dove un tempo lavorava la loro defunta madre...


Black Phone,
uscito nel 2021 e tratto da un racconto di Joe Hill, era un horror gradevolissimo che aveva visto il ritorno di Scott Derrickson al genere a lui più congeniale, ovvero l'horror sovrannaturale con bambini e visioni/video inquietanti. Non mi aspettavo che il Rapace sarebbe tornato sul grande schermo, invece, quattro anni dopo, è successo. Il film, che ormai non si appoggia più a un'opera cartacea, segue una sceneggiatura scritta sempre da Scott Derrickson e C. Robert Cargill e riprende le vicende di Finn e Gwen qualche anno dopo la morte del Rapace. Finn è diventato un ragazzotto che picchia chi non gli va a genio e si fa le canne, traumatizzato dall'incontro col serial killer, mentre Gwen è cresciuta ma non ha perso il potere di avere sogni premonitori, anzi. A poco a poco, le sue visioni vanno fuori controllo e iniziano a collegarsi pericolosamente alla figura del Rapace, il quale torna ad ossessionare anche Finn. Per capire cosa stia succedendo, i due, assieme al fratello di uno dei ragazzini morti nel film precedente, vanno in mezzo alle montagne, in un campeggio cristiano frequentato, in passato, proprio dalla madre di Gwen e Finn, e dove il Rapace pare avere mosso i primi passi. Black Phone 2, rispetto al primo film, calca molto più la mano sull'aspetto sovrannaturale della vicenda, trasformando un serial killer umano e orribilmente plausibile in un mostro uscito dritto da un inferno di ghiaccio, e ambientando buona parte del film all'interno dei sogni di Gwen. Anzi, a dirla tutta, come avrete sicuramente letto da più parti, Black Phone 2 è praticamente un remake di Nightmare, soprattutto de I guerrieri del sogno, in quanto i rinnovati poteri del Rapace rendono i sogni di Gwen pericolosamente mortali e per batterlo i protagonisti devono imparare a sfruttare la logica del mondo onirico contro di lui. La cosa diventa un po' farraginosa a un certo punto, perché Gwen è priva del potere di trascinare gli altri nei suoi sogni, il Rapace trae forza dai ragazzini morti, e le due cose vengono omesse e/o dimenticate sul finale, ma viste quante brutture ci siamo dovuti sorbire con la saga dedicata a Freddy Krueger, direi che sono questioni sulle quali si può serenamente sorvolare.


Anche perché, a differenza dei sequel di Nightmare, i due protagonisti principali di Black Phone continuano ad essere ben delineati, e il loro saldo legame continua ad essere il cuore dell'intera vicenda. Finn è un ragazzo spezzato, che è rimasto bloccato all'interno del sotterraneo in cui lo ha rinchiuso il Rapace e, nonostante sia stato lui stesso ad ucciderlo, ciò non gli ha permesso di superare il terrore derivante dall'esperienza. Gwen, dal canto suo, vede scivolare via un fratello che comincia ad avviarsi verso lo stesso percorso di violenze e dipendenze del padre, ed è terrorizzata all'idea di fare la medesima fine della madre, suicidatasi per via delle sue visioni. Il disperato tentativo dei due ragazzi di mantenere il nucleo della forza della loro unione è toccante, anche grazie alle belle interpretazioni dei due giovani protagonisti, e coinvolge nonostante comprimari non proprio all'altezza, come per esempio il "love interest" di Gwen, ma anche lo stesso padre, impegnato in una difficile riabilitazione. A livello stilistico, Black Phone 2 mi è piaciuto molto, in primis perché trovo sempre assai suggestive le ambientazioni nevose e l'idea che l'inferno sia un posto zeppo di ghiaccio, più che di fiamme. Inoltre, come spesso accade all'interno delle opere più riuscite e famose di Derrickson, l'incubo ha i contorni di un vecchio Super-8 casalingo. Poiché i sogni di Gwen diventano preponderanti, buona parte del film è stata girata su pellicola 8mm, usando una telecamera Super-8, cosa che ovviamente richiama i terrificanti snuff di Sinister e contribuisce così ad aumentare l'ansia, oltre a differenziare chiaramente il mondo del sogno da quello reale (non c'è mai incertezza tra i due piani, diversamente da ciò che accade spesso negli horror), come se non bastasse la presenza dell'efficacissima maschera del Rapace a mettere paura. A tal proposito, per quanto mi riguarda, trovo più terrificante l'idea del Rapace "vero", ma anche l'insidiosa onnipotenza del suo spirito mette abbastanza i brividi, soprattutto perché Derrickson mostra più di quanto facesse nel primo film, nel quale la folle ipocrisia del mostro lo portava ad essere più trattenuto. Qui, il Rapace è scatenato ed assetato di vendetta, e la sua maschera non cela più un'apparenza di finta umanità, con tutte le conseguenze del caso, che potrebbero far storcere il naso agli spettatori più sensibili. Per gli amanti del genere, invece, il mio consiglio è quello di non dar retta alle tante recensioni negative che sono piombate addosso a Black Phone 2. Non è di sicuro l'horror più bello dell'anno, ma è un prodotto dignitosissimo con tante belle idee e omaggi gustosi, quindi merita almeno una visione. 


Del regista e co-sceneggiatore Scott Derrickson ho già parlato QUI. Ethan Hawke (il Rapace), Madeleine McGraw (Gwen), Demián Bichir (Mando) e Jeremy Davies (Terrence) li trovate invece ai rispettivi link. 

Mason Thames interpreta Finn. Americano, ha partecipato a film come Black Phone e Dragon Trainer. Ha 18 anni e un film in uscita.  


Miguel Mora
, che interpreta Ernesto, era già comparso in Black Phone nel ruolo di suo fratello, Robin. Ovviamente, se Black Phone 2 vi fosse piaciuto, recuperate il primo capitolo e aggiungete Sinister, Sinister 2 e la saga di Nightmare. ENJOY!

martedì 27 maggio 2025

The Gorge - Misteri dal profondo (2025)

Finita la febbre da Oscar, torniamo a parlare di horror. Per San Valentino, Apple TV ha distribuito l'ultimo film del regista Scott Derrickson, The Gorge  - Misteri dal profondo (The Gorge).


Trama: Levi e Drasa, due tra i migliori cecchini del mondo, vengono messi a guardia, rispettivamente, del lato ovest ed est di una profonda gola che nasconde un terribile segreto...


Nella recensione di The Menu scrivevo: Anya-Taylor Joy non sbaglia un film e, anche quando lo sbaglia, riesce comunque a rendere tridimensionale e interessante il suo personaggio. The Gorge è l'eccezione che conferma la regola, e la dice lunga su quanto mi abbia tediata questa pellicola né carne né pesce, che mi ha fatta accartocciare sulla poltrona spesso e volentieri, vittima di un cringe difficile da sopportare. The Gorge è un film di serie C con velleità di capolavoro, nonché la prova definitiva che lo streaming sta facendo incredibili danni al cinema, perché anche le storie più semplici e divertenti, nate per essere sciocchine, vengono allungate a dismisura e riempite di dettagli inutili per necessità di metraggio. Peggio ancora, almeno per me, The Gorge è talmente zeppo di CGI brutta, da farmi venire voglia di menare chiunque abbia mosso critiche al dolcissimo Flow, perché col budget a disposizione di Derrickson avrebbe dovuto essere davvero difficile fare male, altro che software gratuito. Invece, quando, FINALMENTE (dopo un'ora di tremendissima love story sulla quale poi tornerò) Levi e Drasa sono costretti a scendere nella gola, ciò che si trovano davanti sono mostrilli ibridi tirati fuori direttamente da un videogame di ultima generazione e, Cristo santo, ambienti divisi per COLORI. C'è una zona violacea, una zona gialla, una rossa, una blu, se non erro, senza sfumature come se nel bel mezzo dell'inferno in fondo alla gola ci fossero dei fari che dividono geometricamente l'ambiente. Il motivo di questa scelta mi è ignoto, e mi indispettisce, perché poi le poche scenografie "reali" (sempre che lo siano, gente. Ormai il green screen viene utilizzato anche per sequenze ambientate all'interno di semplici appartamenti, quindi ho perso ogni certezza) come, per esempio, quelle del bunker o della chiesa abbandonata, sono molto evocative ed inquietanti, richiamano i bei tempi quando l'horror era magari scemo, ma sincero. Invece The Gorge è scemo, artefatto e riesce persino ad essere noioso. Mi ci è voluta una settimana intera per guardarlo nei ritagli di tempo, e mi è sembrato che fosse passato un mese, quindi non oso immaginare quanto avrei dormito dedicandogli una serata, come faccio con pellicole un po' più "di peso".


Il problema di partenza di The Gorge è il suo voler essere dieci cose in una, senza riuscire a renderne interessante neanche mezza. Un po' love story, un po' film di guerra, un po' horror, un po' fantascienza, un pochino distopia, il calderone è zeppo di ingredienti eppure risulta insipido, come i due protagonisti, la summa dei cliché di ogni film dedicato a (super)uomini e (super)donne dotati di infallibile istinto da killer. Entrambi sono i migliori in quello che fanno, ma dentro di loro sono tenerelli e addolorati, e basta un compleanno, a chi da una vita rispetta l'Autorità, per mandare al diavolo ordini venuti dall'alto. L'amore a distanza fatto di scritte, simpatiche pallottole vaganti e sfide a chi ce l'ha più lungo, finché, quando i due si incontrano, il loro rapporto muto diventa la sagra del Bacio Perugina e del bignami del reduce di guerra.  E' talmente banale, questa love story tra überfighi, che mi sono messa a fare le pulci a tutto il resto: Levi che coltiva pomodori a novembre, in mezzo alle montagne, senza nemmeno l'ausilio di una serra (a novembre ha già dei frutti talmente maturi e rossi che noi nell'orto non li abbiano nemmeno a ferragosto); Drasa che lancia estintori come se fossero aeroplanini di carta; il parrucchiere della Taylor-Joy evidentemente incapacitato, perché un taglio così brutto addosso all'attrice non l'ho visto nemmeno agli esordi; Miles Teller con lo sguardo fisso dell'ottuso finché non arriva il momento (giustamente) di darci sotto con la bella Anya; Bartholomew (spero ti abbiano pagata benissimo, Sigourney!) che, dopo gli ultimi anni passati probabilmente a combattere solo nei videogiochi, sceglie di prendere con sé un paio di marine tra più babbei del corpo per andare a risolvere la situazione di persona; l'inspiegabile tara mentale che spinge gli americani a collegare il concetto di "gioia" con quello di "lavorare come cameriere nel buco di culo della Francia".... e potrei andare avanti per ore, come dice la zia Genoveffa di Jean Claude. Tanto, se The Gorge può permettersi di ciurlare nel manico per più di due ore, perché io no? Ridatemi le fragassate o le ottantarate da quattro soldi, salvatemi dalla pochezza in confezione extra-lusso!!


Del regista Scott Derrickson ho già parlato QUI. Miles Teller (Levi), Anya Taylor-Joy (Drasa) e Sigourney Weaver (Bartholomew) li trovate invece ai rispettivi link.



venerdì 1 luglio 2022

Black Phone (2022)

Questa settimana, nel dubbio, ho fatto doppietta. Prima Elvis e poi Black Phone (The Black Phone), diretto e co-sceneggiato dal regista Scott Derrickson a partire dal racconto Il telefono nero di Joe Hill, contenuto nella raccolta Ghosts


Trama: il piccolo Finney finisce nelle grinfie del Rapace, un maniaco che rapisce e uccide i bambini. Nella sua disperata lotta per la fuga, troverà inaspettati alleati...


Il dubbio che mi ha accompagnata alla fine della rilettura de Il telefono nero, avvenuta poche settimane fa, è stato "Come hanno fatto a trarre un intero film da qui?". Il racconto di Joe Hill è, in effetti, una cosina breve e molto basica, che comincia nel momento esatto in cui il protagonista, Finney, viene rapito e si conclude dopo pochi giorni di permanenza nel seminterrato del suo aguzzino. Quest'ultimo non è particolarmente connotato a livello descrittivo o motivazionale, si dice solo che è grasso e che "non vorrebbe fare del male a nessuno", e lo stesso Finney viene lasciato molto all'immaginazione del lettore, al quale vengono fornite poche informazioni per quanto riguarda la famiglia, i passatempi e l'aspetto del piccolo. Questo perché il fulcro della storia è il telefono nero del titolo, che rende il racconto una rapida ed inquietante ghost story imperniata su una giusta vendetta postuma, non tra le più memorabili che ho letto, ma comunque gradevole. Gli stessi due aggettivi potrebbero valere per il film di Derrickson, il quale, assieme al fido C. Robert Cargill, trasforma Il telefono nero in un'opera ben più Kinghiana di quanto fosse in origine quella del figlio del Re. La cittadina portata sullo schermo da Derrickson sembra popolata solo da bambini o ragazzi impegnati nelle loro terrificanti battaglie personali, lasciati soli da insegnanti poco attenti e, soprattutto, da genitori completamente assenti, persi in demoni fatti di alcool, traumi e lutti mai elaborati. Per fare davvero paura, il Rapace di Ethan Hawke deve indossare maschere che richiamano quella de La maschera del demonio (opera, per inciso, di Tom Savini), ma i pericoli tangibili e reali, quelli che mettono davvero angoscia a protagonista e spettatore, sono incarnati dai terribili bulli che danno la caccia a Finney a scuola e, soprattutto, dal padre ubriacone e violento; le scene di pestaggio di Black Phone, riprese con crudo realismo, sono tra le più orribili che mi sia mai capitato di vedere, e sfido chiunque a trattenere insulti e magone davanti all'angosciante litigio con cinghiate annesse tra Jeremy Davies e la piccola attrice che interpreta Gwen (personaggio, tra l'altro, ben più riuscito e interessante del protagonista, soprattutto grazie alla bravura di Madeleine McGraw).


Tutta questa violenza quotidiana si contrappone a un Rapace che gioca quasi di sottrazione per buona parte del film. Come un totem malvagio, il Rapace attende, ammantato da un'aura sovrannaturale e accompagnato da troppi rimandi a It, talmente tanti da risultare quasi fastidiosi; è vero, i palloncini neri ci sono anche nel racconto originale, ma il vero "plagio" compiuto da Hill ai danni del padre, al limite, è N0s4a2, e direi che inserire nella trasposizione di Black Phone un tizio con della biacca sulla faccia, palloncini come se piovessero, una ragazzina con l'impermeabile giallo e un look generale che rimanda moltissimo al primo It diretto da Andy Muschietti, non era necessario per renderlo apprezzabile. Anche perché Derrickson riesce a dare personalità al tutto seguendo il proprio stile senza andare a pescare da altri, e si vede nel modo in cui sono realizzate non solo le sequenze in cui Finney usa il telefono (una in particolare nasconde il jump scare più efficace del film, vedere per bestemm... ehm, credere) ma anche quelle dei sogni di Gwen, resi come un filmino Super 8, senza contare lo scantinato, che richiama l'ormai iconica locandina di Sinister. A proposito, si vede che io ormai non ho più memoria per nulla e sono sempre meno fisionomista, ma un altro trait d'union tra il mondo di Derrickson e quello di King è James Ransone, che compare sia nei due Sinister sia in It. Ciò detto, ho sentito le peggio cose su Black Phone, quindi mi sento in dovere di spezzare una lancia sulla bontà dell'operazione. Sicuramente non si parla dell'horror più memorabile dell'anno e nemmeno uno dei migliori, ma è un ottimo prodotto "commerciale" che val la pena andare a vedere, nell'attesa che arrivino i pezzi grossi come X e Nope


Del regista e co-sceneggiatore Scott Derrickson ho già parlato QUI. Ethan Hawke (Il Rapace), Jeremy Davies (Terrence) e James Ransone (Max) li trovate invece ai rispettivi link.

Madeleine McGraw interpreta Gwen. Americana, ha partecipato a film come American Sniper, Ant-Man and The Wasp e a serie quali Bones, Outcast, Criminal Minds; come doppiatrice ha lavorato in Toy Story 4 e I Mitchell contro le macchine. Ha 14 anni e due film in uscita. 


Se Black Phone vi fosse piaciuto recuperate Sinister, Sinister 2, It e It - Capitolo due. ENJOY!

domenica 6 novembre 2016

Doctor Strange (2016)

Con l'ormai consueto ritardo, martedì sono andata a vedere Doctor Strange, l'ultimo figlio del Marvel Cinematic Universe diretto e co-sceneggiato dal regista Scott Derrickson.


Trama: l'abilissimo chirurgo Stephen Strange rimane coinvolto in un terribile incidente d'auto che gli danneggia irreparabilmente le terminazioni nervose delle mani, costringendolo a non operare mai più. Disperato, va in Tibet onde cercare un rimedio e trova l'Antico, che lo introduce alle arti mistiche proprio quando una terribile minaccia extradimensionale decide di attaccare la Terra...


E così anche il buon Dottore è finito nel carrozzone Marvel, con tutti i pro e i contro che ne conseguono, pertanto il mio post sarà diviso in due parti: in questo primo paragrafo parlerò un po' del film preso come opera a sé stante, nel prossimo cercherò di collocarlo all'interno del Marvel Cinematic Universe. Preso di per sé, Doctor Strange è un bellissimo film d'avventura con un tocco di misticismo, avente per protagonista un personaggio interessante e capace di sostenere da solo un'intera pellicola. Stephen Strange, a differenza di altri protagonisti monodimensionali, evolve nel corso del film e non è solo un vuoto involucro spara incantesimi: come Tony Stark nel primo Iron Man, Strange è un uomo pieno di sé, arrogante, sicuro delle sue capacità al punto che perderle equivale per lui alla morte. Dalle telefonate intercorse con gli assistenti prima dell'incidente intuiamo che la sua incredibile abilità di chirurgo viene riservata essenzialmente ai casi che lo farebbero spiccare ancora di più all'interno della comunità medico-scientifica, cosa che non lo rende un personaggio totalmente positivo, bensì uno sfaccettato mix di luci ed ombre. La sua evoluzione, passante per dolore, frustrazione, dubbi e redenzione, percorre sentieri già conosciuti ma non per questo meno entusiasmanti anche perché, diciamolo, anche una volta presa consapevolezza del suo posto nel mondo, Strange continua a giocare secondo le sue regole, creandosi non pochi nemici. Benedict Cumberbatch, col suo wit inglese, è un'azzeccatissima scelta di casting, così come altrettanto valida è stata la decisione di rappresentare l'Antico come donna (e chi meglio dell'androgina e superba Tilda Swinton per questo?) e per una volta gli effetti speciali sono talmente belli e psichedelici da farmi rimpiangere di non avere visto il film in 3D. L'unica vera pecca di Doctor Strange, oltre al sottoutilizzo di un attore carismatico come Mads Mikkelsen, è la mancanza di coraggio che pare quasi separare la prima parte del film dalla seconda, il che mi porta a passare, come promesso, al prossimo paragrafo del post.


L'inizio di Doctor Strange, più o meno fino al punto in cui il dottore comincia il suo addestramento sotto l'ala protettrice dell'Antico, mi ha quasi portata a sperare di poter avere finalmente un film Marvel diverso dagli altri. Il nome di Scott Derrickson, regista e sceneggiatore del primo Sinister, giustificava una svolta oscura e misticheggiante, in perfetta linea col personaggio di Strange, ed effettivamente l'ossessione del protagonista, la violenza dell'incidente iniziale e il viaggio psichedelico all'interno dei multiversi sono abbastanza distanti dal solito stile Marvel. Purtroppo (o per fortuna, se vi piace il genere), a un certo punto subentra la "manazza" della Casa delle Idee che cancella ogni personalità registica e uniforma la pellicola allo stile delle sue sorelle. Il problema, in Doctor Strange, viene nascosto sotto il tappeto da un'abbondanza tale di effetti speciali ispirati ad Inception, Escher e Matrix che quasi verrebbe da sorvolare, almeno per una volta, purtroppo poi a rovinare l'atmosfera ci pensano non tanto i riferimenti al resto dell'Universo Marvel (la torre degli Avengers appiccicata sullo sfondo con lo sputo, la Gemma dell'Infinito in guisa di Occhio di Agamotto, l'inevitabile scena mid-credit) quanto piuttosto le solite, becere concessioni alle gag tanto amate dagli Studios, che poco c'entrano con l'atmosfera del film e distruggono intere sequenze afflosciandole. Per dire, a che mi serve una decapitazione iniziale se poi mi mostri Wong che ascolta All the Single Ladies in cuffia? A che mi serve scoprire la proiezione astrale di Strange se la usi essenzialmente per far saltare dalla paura Rachel McAdams? A che mi serve Mads Mikkelsen se poi lo fai prendere a schiaffi da un mantello semovente che è praticamente cugino del tappeto di Aladdin?  Non bastava il delicato umorismo inglese di quella faccia da chiurlo che è Benedict Cumberbatch? Sciocchi! Insomma, bastava un piccolo sforzo, anche in direzione del kitsch più psichedelico se non si voleva girare un film serio, per rendere Doctor Strange indimenticabile o perlomeno dotato di personalità. Invece, come al solito, quel che resta è il gradevolissimo compitino ben fatto e la promessa che Doctor Strange tornerà. Quasi sicuramente in Thor: Ragnarok, per la cronaca.


Del regista e co-sceneggiatore Scott Derrickson ho già parlato QUI. Benedict Cumberbatch (Stephen Strange), Chiwetel Ejiofor (Mordo), Rachel McAdams (Christine Palmer), Mads Mikkelsen (Kaecilius), Tilda Swinton (L'Antico), Michael Stuhlbarg (Dr. Nicodemus West), Scott Adkins (lo Zelota Lucien) e Chris Hemsworth (non accreditato, interpreta ovviamente Thor) ho già parlato ai rispettivi link.

Benedict Wong interpreta Wong. Inglese, ha partecipato a film come Moon, Johnny English - La rinascita, Prometheus, Kick-Ass 2, Sopravvissuto - The Martian e a serie come Black Mirror. Anche sceneggiatore, ha 40 anni e tornerà come Wong in Avengers: Infinity War.


Tra i vari personaggi "famosi" della Marvel compaiono nel film anche Daniel Drumm (fratello di Jericho Drumm, alias Doctor Voodoo) e Tina Minoru, la madre della Nico Minoru dei Runaways, mentre Stan Lee compare nei panni del vecchietto che legge sull'autobus. A causa dei suoi impegni teatrali, Benedict Cumberbatch ha rischiato di non diventare il Dottor Strange ma fortunatamente i ritardi in fase di produzione e il rifiuto di Joaquin Phoenix ad accollarsi l'impegno di partecipare a molteplici sequel/spin-off gli hanno consentito di essere della partita. A proposito di sequel e spin-off: la mid-credit scene che vede la partecipazione di Thor è stata diretta da Taika Waititi, regista dell'imminente Thor: Ragnarok; ovviamente, non accontentatevi di questa scena perché ce n'è un'altra proprio alla fine dei titoli di coda. Non è la prima volta che il personaggio di Strange viene portato sullo schermo: nel 1978 c'è stato il film TV Dr. Strange mentre nel 1992 c'è stato il film Invasori dalla IV dimensione, all'interno del quale nomi e concetti originali sono stati cambiati perché al regista Charles Band era scaduta l'opzione per l'adattamento dei fumetti Marvel. Lungi da me consigliarvi di vedere queste due pellicole, se vi fosse piaciuto Doctor Strange recuperate infine Iron ManIron Man 2ThorCaptain America - Il primo vendicatoreThe AvengersIron Man 3Thor: The Dark WorldCaptain America: The Winter SoldierAvengers: Age of Ultron , Ant-Man, Captain America: Civil War e Guardiani della Galassia che tanto prima o poi vi verranno comodi! ENJOY!

martedì 9 settembre 2014

Sinister (2012)

Dopo aver pubblicato la recensione di Liberaci dal male in parecchi hanno nominato Sinister nei commenti quindi ho deciso di guardare questo horror diretto e co-sceneggiato nel 2012 dal regista Scott Derrickson.


Trama: uno scrittore in crisi decide di basare il suo ultimo libro su un terribile caso di omicidio multiplo con scomparsa di minore e di trasferirsi, di conseguenza, nella casa dove si sono consumati entrambi i delitti assieme alla famiglia. Le indagini, a poco a poco, riveleranno una pericolosa verità...



Quando ho letto frasi come "Sinister fa paura" non ci ho creduto, lo ammetto. Figuriamoci, ormai dormo tranquilla anche dopo aver guardato film su bambole assassine ed esorcismi, l'ultima notte insonne devo averla passata ai tempi di Rec e, bene o male, quasi tutti gli horror degli ultimi anni o mi annoiano o non riescono a sorprendermi. E invece Sinister mi ha inquietata parecchio, sia durante la visione che dopo, anche se il perché non saprei specificarlo. D'altronde, ad una prima occhiata Sinister non si discosta molto dalle storie di spiriti e case infestate che vanno per la maggiore negli ultimi tempi e l'idea di base è sempre quella della famiglia che si trasferisce in un posto nuovo e viene subito perseguitata da fenomeni misteriosi, tuttavia la pellicola di Derrickson ha il pregio di utilizzare questi cliché come una base da cui partire, senza renderli il fulcro dell'intera trama. L'attenzione dello spettatore e degli sceneggiatori, infatti, è interamente concentrata sulla progressiva distruzione morale del protagonista, uno scrittore fallito che molti anni prima era stato talmente famoso da riuscire a finire persino in TV; il bisogno di avere i famosi "5 minuti di gloria", di essere visti e riconosciuti, si intreccia spasmodicamente con la necessità compulsiva di guardare e sviscerare anche e soprattutto le immagini più truci e "proibite", terreno fertile per la natura del babau che perseguita i protagonisti di Sinister. Ellison, a poco a poco, condanna sé stesso e la sua famiglia nonostante la miriade di avvertimenti che gli arrivano dalla moglie, dal vice-sceriffo e anche dalla sua stessa anima, ignorando quanto il proiettore da lui utilizzato per guardare i misteriosi filmini ritrovati in soffitta assomigli incredibilmente alla canna di una pistola puntata contro la sua tempia; a un certo punto lo scrittore avrebbe l'istinto di chiamare la polizia per denunciare il ritrovamento degli atroci filmati girati dal presunto killer, tuttavia viene frenato dall'infausto desiderio di scrivere il libro dell'anno, di riottenere la fama e il successo che sono andati scomparendo col passare del tempo e che sono diventati più importanti persino della moglie e dei figli. Questo, fondamentalmente, è l'unico passo falso compiuto dal protagonista perché, a differenza di altri horror, Sinister non insiste a mostrare la solita famiglia che, nonostante fenomeni inspiegabili e sempre più violenti, si ostina a rimanere nella casa, anzi: Ellison è di coccio finché gli eventi si mantengono nell'ambito del razionale ma non appena le "entità" sovrannaturali si palesano chiaramente è il primo a prendere baracca e burattini e a scappare senza chiamare preti, studiosi o esorcisti.


La bellezza di Sinister è da ricercarsi dunque principalmente in questo approccio realistico mentre il vero terrore si trova tranquillamente all'interno dei filmati che Ellison continua a guardare e riguardare. Ogni filmino (peraltro tutti dotati di un titolo beffardo e terribile) mette i brividi, innanzitutto per la consapevolezza della presenza di un invisibile "occhio" che spia le famiglie protagoniste e poi anche per la realizzazione in sé, resa disturbante sia dalla natura amatoriale delle riprese sia, soprattutto, dall'utilizzo di una colonna sonora fatta di suoni stranissimi ed inquietanti, melodie dissonanti che farebbero uscire di testa chiunque. In questo caso, dunque, è più l'atmosfera a mettere paura, la consapevolezza che qualcosa di "sinistro" (non necessariamente sovrannaturale) si stia a poco a poco insinuando nella mente e nella vita di Ellison; il babau in sé a dirla tutta è fatto maluccio (fa sicuramente più paura quando rimane lì, sullo sfondo, a fissarti non visto) e i bimbini spettrali lasciano un po' il tempo che trovano (anche se la sequenza del nascondino casalingo è parecchio d'effetto) e sono sicura che l'errore che faranno i realizzatori del futuro Sinister 2 sarà proprio quello di renderli protagonisti assoluti, sacrificando quelle atmosfere thriller che rendono Sinister così particolare. Per il resto, mi sento di dire ancora che Ethan Hawke è assolutamente convincente nella sua interpretazione di Ellison, che il vice-sceriffo riesce ad essere simpatico e divertente senza scadere nel ridicolo come spesso accade a simili macchiette e che la figlioletta di Ellison, pur comparendo poco, ruba tranquillamente la scena a quel fratello urlante e disturbato messo lì giusto per dare un po' di colore. Insomma, probabilmente Sinister non sarà perfetto ma è comunque uno dei pochi horror validi e, soprattutto, spaventevoli visti negli ultimi tempi. Il che non è poco, affatto.


Del regista e co-sceneggiatore Scott Derrickson ho già parlato qui mentre Ethan Hawke, che interpreta Ellison, lo trovate qua.

James Ransone, ovvero il vice sceriffo, dovrebbe tornare in Sinister 2, previsto per l'anno prossimo. Nell'attesa, se Sinister vi fosse piaciuto recuperate L'evocazione - The Conjuring e magari anche The Ring, visto che lo sceneggiatore C. Robert Gargill ha auto l'ispirazione per Sinister dopo averlo guardato e aver passato una notte in preda agli incubi! ENJOY!

domenica 31 agosto 2014

Liberaci dal male (2014)

Martedì ho onorato la riapertura del multisala savonese andando a vedere l'horror Liberaci dal male (Deliver Us From Evil), diretto e co-sceneggiato dal regista Scott Derrickson e tratto dal libro Beware the Night di Ralph Sarchie e Lisa Collier Cool.


Trama: Nel Bronx si scatena un'inspiegabile epidemia di omicidi, suicidi, violenze e fenomeni paranormali. Il Detective Sarchie si ritrova in mezzo a questa serie di eventi e, per venirne a capo, è costretto a collaborare con il peculiare Padre Mendoza...


Liberaci dal male comincia benissimo e, per un attimo, mi aveva quasi convinto. Lontano dall'essere uno dei soliti horror di ultima generazione a base di case infestate, nonostante si accenni ad esse in più di un'occasione, il film di Scott Derrickson si presenta infatti come un interessante e peculiare mix di horror paranormale e thriller poliziesco dove gli sbirri sono duri e puri, amanti della giustizia inculcata a cazzotti o peggio. All'interno di una realtà normale, per quanto violenta, questi sbirri abituati a trovarsi davanti un male "razionale" (anche nella follia) da sconfiggere a colpi di manette e pugni vengono costretti a fronteggiare IL Male, quello con la M maiuscola e con poteri in grado di possedere le persone e portarle a compiere gesti inenarrabili; chiunque può essere il bersaglio e il veicolo di questo Male che viene da lontano e le indagini per risalire alla sua fonte, comprenderne l'origine e punire i colpevoli sono ovviamente complicate dall'imprevedibilità di quest'apparente epidemia di pazzia e dall'impossibilità di arrestare o uccidere un'entità priva di un suo corpo fisico, tanto che i protagonisti si ritrovano ad essere sempre più impotenti e paranoici, come già accadeva al povero Denzel Washington ne Il tocco del male. Purtroppo, questi intriganti elementi della trama servono a reggere giusto la prima parte del film perché poi Liberaci dal male prende la solita deriva "esorcistica" con un'aggravante che riesce a renderlo particolarmente fastidioso: il didascalismo. Ad un certo punto i tormenti interiori del detective Sarchie e di Padre Mendoza vengono sviscerati con dovizia di parole, ragionamenti ed elucubrazioni (e questo posso anche accettarlo sebbene l'apologia del perdono che la Chiesa ha offerto al prete drogato e libertino mi abbia ricordato anche troppo il frequente insabbiamento di peccati quali la pedofilia, che è tutto meno che apprezzabile) ma l'apice dell'assurdità viene toccato dall'esorcismo finale spiegato passo per passo neanche ci trovassimo di fronte ad un bignami del perfetto purificatore di Demoni. Mezz'ora di "io ti esorcizzo", un po' in italiano e un po' in spagnolo, alternata a sparate come "Questa è la fase uno: la lotta. Questa è la fase due: la stasi. Ecc..". Insopportabile, interminabile e noiosissima nonostante il gran dispendio di ottimi effetti speciali.


Effettivamente, non si può dire che Liberaci dal male non sia girato bene, per carità. La "punta di diamante", se così si può dire, della pellicola sono le inquietantissime sequenze ambientate nella camera della figlia di Sarchie, con quel dannato gufo occhiuto che in un istante mi ha fatto passare ogni amore per queste povere bestiole, la visita dei due poliziotti nella casa infestata e, come ho detto, se non fosse mortalmente noiosa anche la lunghissima scena dell'esorcismo sarebbe stata molto bella da vedere, soprattutto grazie all'intensa interpretazione dell'inglese Sean Harris. Questo attore, vuoi anche per il make up particolarmente convincente, è a dir poco magnetico e riesce a trasformare uno sguardo apparentemente inespressivo nella rappresentazione stessa dell'abisso del Maligno, roba che a trovarsi davanti uno così per strada ci sarebbe da stramazzare di paura senza che lui compia nemmeno un gesto. Il resto del cast è abbastanza anonimo e nella norma, con attori che starebbero meglio in un action/poliziesco piuttosto che in un horror, mentre il prete di Édgar Ramírez, col suo look da fighetto, a lungo andare più che suscitare interesse fa un po' ridere, quasi quanto le mise indossate dalla moglie di Sarchie per andare in chiesa o il fatto che il suo collega vada in giro armato solo di coltelli senza portare con sé nemmeno una pistola (pattugli il Bronx solo con due coltellini? Davvero??? Contento te...). In definitiva, Liberaci dal male è una di quelle pellicole che portano a dire "carino, ma si poteva fare molto di più"; purtroppo il film non riesce a staccarsi dalle storie demoniache che quest'anno hanno invaso i grandi schermi e, incapace di mantenere a lungo la sua peculiare natura ibrida, si adagia a poco a poco su sentieri già battuti e assai poco entusiasmanti. Un vero peccato, soprattutto perché di Scott Derrickson avevo sentito parlare un gran bene ai tempi di quel Sinister che devo ancora vedere e che, spero, riuscirà ad inquietarmi ed entusiasmarmi ben più di quanto abbia fatto Liberaci dal male.

Scott Derrickson è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Hellraiser 5: Inferno sulla terra, The Exorcism Emily Rose, Ultimatum alla Terra e Sinister. Anche produttore, ha 37 anni e due film in uscita, tra i quali dovrebbe esserci anche il Marvelliano Dottor Strange, previsto per il 2016.


Eric Bana (vero nome Eric Banadinovich) interpreta il detective Sarchie. Australiano, ha partecipato a film come Hulk, Troy, Munich e Star Trek, inoltre ha lavorato come doppiatore in Alla ricerca di Nemo. Anche sceneggiatore, produttore e regista, ha 46 anni e un film in uscita.


Édgar Ramírez, che interpreta Padre Mendoza, aveva già indossato l'abito talare in The Counselor - Il procuratore. Sempre a proposito di attori, il ruolo di Sarchie era stato offerto a Mark Wahlberg, che però ha rifiutato. Detto questo, se Liberaci dal male vi fosse piaciuto recuperate anche Il rito o Il tocco del male. ENJOY!

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