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mercoledì 6 gennaio 2016

Guerre stellari (1977)

Con oggi comincia una serie di post che probabilmente faranno scuotere il capo a tanti dei miei pochi lettori e che affronteranno il mito della saga spaziale cominciata da George Lucas nel lontano 1977, ripescata come doveroso ripasso onde prepararsi alla visione di Star Wars - Il risveglio della forza. Si parte, ovviamente, con Guerre Stellari (Star Wars), diretto e sceneggiato da Georgino in persona nonché vincitore di sei premi Oscar (miglior scenografia, migliori costumi, miglior sonoro, miglior montaggio, migliori effetti speciali e miglior colonna sonora)!


Trama: in una galassia lontana lontana alcuni ribelli si oppongono allo strapotere dell'Impero e tra essi c'è la Principessa Leila che viene fatta prigioniera dal malvagio Darth Vader. Due droidi riescono a fuggire con un messaggio della principessa che viene raccolto dal giovane Luke Skywalker, un allevatore che si ritroverà coinvolto in questa "guerra stellare"...


Come anticipato nella premessa, per l'uscita di Star Wars - Il risveglio della forza ho pensato di ripassare la trilogia originale e, a causa della mia cronica mancanza di tempo, ho scelto consapevolmente di bypassare i prequel girati nei primi anni del secondo millennio. Il motivo di questo "ripasso" nonché dello snobismo nei confronti della seconda trilogia è presto detto: ho visto Star Wars almeno 20 anni fa e sinceramente non sono stata folgorata sulla via di Damasco da questa prima, lontanissima visione. Nello specifico, il Guerre Stellari originale va sicuramente contestualizzato e guardato con gli occhi colmi di meraviglia di chi, più di 30 anni fa, aveva potuto ammirare sul grande schermo delle astronavi talmente dettagliate da sembrare vere, un bestiario di alieni realizzati in maniera mirabile, emozionanti battaglie a suon di spada laser e ancor più esaltanti corse sfrenate all'interno dei cunicoli della gigantesca Morte Nera ma per chi, come me, di fronte a queste cose ha la stessa reazione di Robin e Nami davanti ai cannoni laser di Franky e, per di più, si è ritrovata a disposizione solo uno schermo piccolo e sulla schiena tanti anni di effetti speciali ancor più sconvolgenti, rimane da cercare il Capolavoro solo all'interno della storia narrata. Che, onestamente, è molto semplice e linearissima (ad un certo punto anche di una noia mortale, mi spiace dirlo): un giovane allevatore viene coinvolto in una vicenda fatta di guerre, misteriosi poteri ed incredibili eroi e, com'è prevedibile, cresce diventando L'elemento risolutore della lotta tra Ribelli ed Impero, imparando a padroneggiare la Forza. Una trama questa che, complici gli infiniti parodie ed omaggi tributati all'opera di Lucas nel corso del tempo, ormai è risaputa persino dalle pietre del deserto Aborigeno e non è più così emozionante, almeno per me.


Cosa può colpire dunque gli occhi di una profana non amante della fantascienza? Beh, ovviamente i personaggi, giustamente entrati nella storia del Cinema. La strana coppia di droidi C-3PO e R2-D2 (o D-3BO e C1-P8 come li chiamano, chissà perché, in italiano), l'uno pavido, servile e logorroico e l'altro incapace di esprimersi in una lingua comprensibile ma intraprendente e simpatico, il pelosone Woki Chewbacca, lo sbruffone Han Solo, la temeraria Principessa Leila, il nobile Obi Wan Kenobi, il terrificante Darth Vader e quel pirletti di Luke Skywalker che, sinceramente, mi è sempre parso espressivo quanto un blocco di tufo, sono la spina dorsale di un film che fortunatamente punta molto sull'umanità, l'unicità e l'ironia di gran parte dei personaggi. Gli inseguimenti a bordo del Millenium Falcon o i sabotaggi alla Morte Nera non avrebbero senso senza le peculiarità di tutti questi protagonisti ed è assai apprezzabile anche il netto divario (almeno in questo capitolo) tra buoni e cattivi, Forza di Obi Wan da una parte e Lato Oscuro del carismatico Lord Vader dall'altra, con la spavalderia spocchiosa di Han Solo a fare da spartiacque e, soprattutto, a riportare con i piedi per terra questi due "stregoni" dello spazio. Tra una frase entrata ormai nel vocabolario Nerd di tutto il mondo ("Trovo insopportabile la tua mancanza di fede"), dubbi amletici (Han Solo ha sparato per primo? Dipende da quale versione del film guardate, nella mia no, il povero Han è scevro d'ambiguità, maledetto Lucas...) e spettacolari giochi di luce laser, il primo vero Guerre stellari scorre felice fino ad arrivare ad una conclusione che lascia in sospeso almeno un triangolo amoroso (as if!!) e un paio di questioni irrisolte... sicuramente nel 1977 gli spettatori saranno rimasti con un palmo di naso ma noi sappiamo che non è finita qui, vero? Al prossimo film!


Di Mark Hamill (Luke Skywalker), Harrison Ford (Han Solo), Carrie Fisher (principessa Leia Organa), Peter Cushing (Tarkin) e Alec Guinness (Obi-Wan Kenobi) ho già parlato ai rispettivi link.

George Lucas (vero nome George Walton Lucas Jr.) è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come L'uomo che fuggì dal futuro, American Graffiti, Star Wars - Episodio I: La minaccia fantasma, Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni e Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith. Anche produttore e attore, ha 71 anni.


David Prowse interpreta Darth Vader. Inglese, ha partecipato a film come 007 - Casino Royale, Arancia meccanica, L'impero colpisce ancora, Il ritorno dello Jedi e a serie come Dottor Who, Spazio: 1999 e The Benny Hill Show. Ha 80 anni.


Nonostante il "fisico" di Darth Vader fosse quello di David Prowse, la voce era quella di James Earl Jones, futuro Mufasa de Il re leone (Lucas avrebbe voluto la voce di Orson Welles in persona). Ci sarebbero tremila retroscena da raccontare sul film ma siccome non sono una grande appassionata della serie citerò solo quelli che in qualche modo mi hanno incuriosita. Per esempio, Luke Skywalker avrebbe dovuto essere donna (o persino un nano!) mentre Han Solo era stato pensato prima come un enorme mostro verde, poi come un essere umano di colore; quando infine si è deciso di renderlo bianco, molti attori hanno rifiutato il ruolo, tra i quali James Caan, Jack Nicholson, Robert De Niro e Burt Reynolds (d'altronde, solo Spielberg era convinto che il film sarebbe stato un successone, George Lucas pensava il contrario e addirittura Brian De Palma lo ha definito "uno dei peggiori film di sempre"). Sul progetto è aleggiata inoltre per un po' di tempo anche un'aria "nipponica": Lucas avrebbe molto gradito un Obi Wan interpretato da Toshiro Mifune e persino una principessa Leia giapponese! A proposito di principesse, all'audizione per il ruolo pare si fosse presentata gente del calibro di P.J. Soles, Sissy Spacek, Nancy Allen, Farrah Fawcett, Glenn Close, Barbara Hershey, Bonnie Bedelia, Jessica Lange, Meryl Streep, Sigourney Weaver, Cybill Shepherd, Anjelica Huston, Kim Basinger, Kathleen Turner, Debra Winger, Geena Davis e persino Linda Blair. Passiamo alla cronologia di film e spin-off? Ok! Guerre stellari va visto dopo Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma, Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni, Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith e prima de L'Impero colpisce ancora, Il ritorno dello Jedi, il cartone Star Wars: The Clone Wars, la serie animata dal medesimo nome, l'altra serie animata Star Wars Rebels e Star Wars - Il risveglio della forza. Ci sono poi tutti gli spin-off nati direttamente dalla prima trilogia, ovvero i film TV The Star Wars Holiday Special (1978), A Very Star Wars Christmas (1982), L'avventura degli Ewok (1984), Il ritorno degli Ewok (1985), The Great Heep (1986) e le serie a cartoni animati Droids (1985) ed Ewoks, entrambe del 1985. Roba da recuperare ne avete, considerata anche l'abbondanza di director's cut e versioni più o meno estese, quindi... ENJOY!

mercoledì 15 aprile 2015

Racconti dalla tomba (1972)

Il cammino all'interno della danza macabra Kinghiana prende oggi una svolta imprevista grazie a Lucia che, a fronte della mia quasi totale ignoranza davanti alle opere prodotte dalla Amicus, mi ha consigliato di recuperare Racconti dalla tomba (Tales from the Crypt), diretto nel 1972 dal regista Freddie Francis e tratto dalle serie a fumetti Tales from the Crypt e The Vault of Horror.


Trama: durante una visita alle catacombe cinque turisti si perdono e vengono avvicinati da uno strano individuo che comincia a raccontare loro delle macabre storie...


Sto seriamente cominciando a sviluppare una passione per queste antologie della Amicus, zeppe di humour nero e caratterizzate da quell'adorabile aria vintage che per me è sempre un valore aggiunto all'effettiva bellezza delle storie e della messa in scena. Questa volta le vicende che compongono Racconti dalla tomba hanno come fil rouge "la colpa": i protagonisti sono infatti uno peggio dell'altro e tutti loro hanno qualche peccato da confessare, perlopiù legato all'incredibile avidità che li muove, cosa che li porta a venire puniti nei peggiori modi possibili. Ma andiamo più nel dettaglio. ... And All Through the House è il primo episodio ed è sicuramente il modo migliore di cominciare un film simile col botto, inoltre rimane il mio preferito tra i cinque. Si parla di un omicidio ma, soprattutto, di un folle appena scappato dal manicomio che comincia a perseguitare l'assassino; sarà la faccia del matto, sarà il modo in cui Freddie Francis riprende con insistenza le porte e le finestre della casa in cui è costretta a barricarsi la protagonista, sarà che quelle enormi ville a due piani tipicamente americane mi sono sempre sembrate i luoghi più pericolosi della Terra, sta di fatto che l'episodio mette un'ansia spaventosa anche dopo più di 40 anni. L'antologia horror continua con Reflection of Death, forse il segmento che mi è piaciuto meno nonostante un che di visionario che lo rende particolarmente moderno e l'utilizzo delle riprese in soggettiva per rendere più efficace il colpo di scena finale (a mio avviso il problema risiede interamente nell'utilizzo di attori poco carismatici, però è divertente il modo in cui il regista impegna lo spettatore sfidandolo a cogliere alcuni "dettagli" all'apparenza insignificanti che rivelano in parte l'epilogo della vicenda).


La qualità del film, leggermente in calo col secondo episodio, risale sfiorando il sublime con il commovente Poetic Justice, dove un vecchino meravigliosamente interpretato da Peter Cushing viene vessato da due avidi ricconi in cerca di proprietà da acquistare e rivendere; lo spettatore prende a cuore il tenero signor Grimsdyke e non può fare altro che seguire con apprensione i mezzucci sempre più spietati con i quali i suoi vicini di casa cercano di sbarazzarsene, per poi applaudire davanti alla giustizia veramente poetica messa in atto sul finale, più o meno sanguinoso a seconda della versione che vi capiterà sotto mano. Wish You Were Here è un altro episodio assai ben riuscito e sicuramente farà venire un brivido di nostalgia a tutti gli amanti della Tree House of Horror dei Simpson, che una volta ha omaggiato sia questo segmento sia il racconto breve La zampa di scimmia di W.W. Jacobs da cui è stato tratto; delle cinque, Wish You Were Here è probabilmente la storia più beffarda e anche la più gore visto che la scena finale ha fatto parecchia impressione persino a me. Comunque, la palma per la scena "intollerabile" va a Blind Alleys, episodio particolarmente bastardo perché imperniato sulla vendetta di un gruppo di pazienti ciechi ai danni del malvagio nuovo direttore del ricovero. Gli sceneggiatori e il regista calcano parecchio la mano sul difetto fisico dei poveri degenti, facendo il lavaggio del cervello allo spettatore che, trovandosi davanti l'inquietante e poco simpatico Patrick Magee nei panni del cieco capo, arriva ad aspettarsi per il direttore un contrappasso adeguato; vederlo quindi avanzare al buio in un corridoio zeppo di lamette, tutte posizionate ad altezza occhio, mi ha fatto chiudere i miei parecchie volte, ve l'assicuro. Per questo e per l'ironica arguzia della cornice che racchiude tutti questi macabri spaccati di vita (non) vissuta, dichiaro Racconti della tomba istant-cult immancabile per ogni appassionato horror e sentitamente ringrazio Lucia che, come sempre, ne sa una più del Diavolo!


Di Ralph Richardson (Il guardiano della cripta), Peter Cushing (Arthur Edward Grimsdyke) e Patrick Magee (George Carter) ho già parlato ai rispettivi link.

Freddie Francis (vero nome Frederick William Francis) è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto film come L'uomo che vinse la morte, La rivolta di Frankenstein, Le cinque chiavi del terrore, La bambola di cera, Il giardino delle torture, Le amanti di Dracula ed episodi di serie come Racconti di mezzanotte. Anche direttore della fotografia (ha vinto due Oscar, uno per il film Figli e amanti e l'altro per Glory - Uomini di gloria) e sceneggiatore, è morto nel 2007, all'età di 89 anni.


Joan Collins interpreta Joanne Clayton. Inglese, la ricordo per film come I Flinstones in Viva Rock Vegas e per serie come Star trek, Batman, Missione impossibile, Starsky & Hutch, Fantasilandia, Love Boat, Dynasty, Pappa e ciccia, La tata e Will & Grace. Anche produttrice, ha 82 anni e due film in uscita.


Ian Hendry interpreta Carl Maitland. Inglese, ha partecipato a film come Repulsion, Carter, Oscar insanguinato, Professione: Reporter, La maledizione di Damien e a serie come Agente speciale. E' morto nel 1984 all'età di 53 anni.


Peter Cushing avrebbe dovuto interpretare Ralph Jason (il protagonista del quarto episodio) ma leggendo lo script ha chiesto di poter avere la parte di Arthur Edward Grimsdyke. Stephen King e George Romero avevano pensato di girare assieme un remake di Racconti dalla tomba, alla fine è uscita fuori una cosa simile ma completamente diversa, Creepshow. Robert Zemeckis invece, come mi ha insegnato la buona Lucia, si è talmente tanto impallato con Racconti della tomba da avere diretto il primo episodio di Racconti di mezzanotte, tratto proprio dal primo segmento del film. Se Racconti dalla tomba vi fosse piaciuto potreste recuperarlo assieme ad altri portmanteau della Amicus come Le cinque chiavi del terrore, La bambola di cera, Il giardino delle torture, La casa che grondava sangue, La morte dietro il cancello, The Vault of Horror, La bottega che vendeva la morte, Il club dei mostri oppure pellicole più recenti come Creepshow, Il cavaliere del male, I delitti del gatto nero o Ai confini della realtà. ENJOY!

venerdì 27 marzo 2015

La morte dietro il cancello (1972)

Ispirata da quest'articolo di Lucia, dove si nominava il mai dimenticato saggio di Stephen King Danse Macabre, ho deciso di prendere l'elenco dei film che hanno ispirato il Re e cominciare a guardare, ovviamente con la mia solita lentezza, quelli che non avevo mai avuto modo di vedere. La prima pellicola è stata La morte dietro il cancello (Asylum), diretto nel 1972 dal regista Roy Ward Baker.


Trama: Un giovane psichiatra si reca in un manicomio e, per riuscire ad ottenere un lavoro, viene sfidato dal nuovo direttore ad interrogare i degenti e scoprire l'identità del dottor Starr, afflitto da doppia personalità e perciò rinchiuso assieme ad altri pazienti.


Nonostante mi ritenga una discreta appassionata di horror, spesso mi rendo conto che ci sono ancora parecchie cose che devo scoprire. Per esempio, non conoscevo l'esistenza della britannica casa di produzione Amicus, che tra gli anni '60 e i '70 ha prodotto una decina di cosiddetti portmanteau horror, ovvero dei film composti da vari episodi uniti da una trama "esterna", un po' come i Creepshow di cui ho già avuto modo di parlare. La morte dietro il cancello è un perfetto esempio della struttura di queste pellicole: il pretesto narrativo per raccontare quattro diverse storie è la sfida posta dal Dr. Rutherford al Dr. Martin, il quale deve farsi raccontare le storie di quattro diversi degenti del manicomio e scoprire chi di loro è il fantomatico Dr. Starr, ex direttore della casa di cura. Come spesso accade con queste antologie, la qualità dei diversi episodi cambia notevolmente e La morte dietro il cancello è particolarmente altalenante nel ritmo e poco omogenea nella distribuzione della suspance. Il film infatti comincia con il divertissment Frozen Fear, un "tipico" caso di omicidio coniugale ravvivato da alcuni dettagli weird come la presenza di arti insacchettati e di un braccialetto voodoo in grado di riportare sulla terra gli spiriti; l'episodio ha il sapore di un ironico amuse-bouche che stuzzica lo spettatore preparandolo per piatti più forti e vi assicuro che, nonostante la messa in scena ingenua, non manca di provocare qualche brivido. Purtroppo La morte dietro il cancello prosegue inaspettatamente con due episodi debolucci e, soprattutto per quel che riguarda Lucy Came to Stay, noiosetti e prevedibili, ravvivati giusto dalla presenza del sempre elegante Peter Cushing e dalla sensualissima Britt Ekland: in The Weird Tailor il tema è la magia (e a dire il vero un elemento inquietante c'è) mentre Lucy Came to Stay è un piccolo thriller psicologico che mette i brividi solo grazie alla risata finale di una giovane Charlotte Rampling.


Più nelle mie corde è invece il segmento Mannikins of Horror che, come avrete forse intuito, parla di burattini ed è l'unico che prosegue all'interno della storia di raccordo. L'episodio in questione è particolarmente pauroso non solo per l'argomento trattato ma soprattutto per il paio di imprevedibili twist che spiccano all'interno della pur breve sceneggiatura e poi è graziato, oltre che dalla valida interpretazione di Herbert Lom, da pochi effetti speciali sicuramente notevoli sia per l'epoca che per il budget con cui è stato realizzato La morte dietro il cancello, che si conclude col botto lasciando intuire le peggio cose allo spettatore (che poi è il modo di fare horror che preferisco, perché bastano il primo piano di un volto sofferente e un terribile rumore in sottofondo  per colpirmi più di quanto non facciano mille spiegoni!). Siccome Mannikins of Horror è strettamente legato alla storia principale si potrebbe dire che La morte dietro il cancello è composto da cinque episodi, soprattutto perché la cornice è molto ben curata per quanto riguarda la regia (interessanti le inquadrature delle stampe antiche all'inizio) ed è anche recitata da attori notevoli, tra i quali spicca quel Patrick Magee che da sempre il meglio di sé quando viene relegato su una sedia a rotelle. Non avendo mai visto gli altri portmanteau della Amicus non vi saprei dire se La morte dietro il cancello è il punto di partenza ideale per avventurarsi nell'impresa, sicuramente io ho molto apprezzato l'impianto vintage dell'intera operazione e il modo subdolo con cui Robert Bloch, autore della sceneggiatura, gioca con le aspettative e le paure del pubblico; come ho detto, le storie non sono tutte allo stesso livello ma hanno perlomeno il pregio di avventurarsi in sentieri horror per l'epoca poco battuti e per la maggior parte sono abbastanza fantasiose, quindi mi sento di promuovere in toto questo La morte dietro il cancello e di ringraziare Stephen King per avermelo fatto conoscere!


Di Peter Cushing (interpreta Smith nell'episodio The Weird Tailor), Britt Ekland (Lucy nell'episodio Lucy Came to Stay), Charlotte Rampling (Barbara nell'episodio Lucy Came to Stay) e Patrick Magee (Dr. Rutherford) ho già parlato ai rispettivi link.

Roy Ward Baker (vero nome Roy Horace Baker) è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto altri film come Vampiri amanti, Il marchio di Dracula, Barbara il mostro di Londra, The Vault of Horror, La leggenda dei 7 vampiri d'oro, Il club dei mostri ed episodi di serie come Agente speciale e Simon Templar. Anche produttore, attore e sceneggiatore, è morto nel 2010, all'età di 93 anni.


Herbert Lom (vero nome Herbert Charles Angelo Kuchacevich ze Schluderpacheru) interpreta Byron. Nato a Praga, ha partecipato a film come La signora omicidi, Spartacus, Il fantasma dell'Opera, Il conte Dracula, La pantera rosa colpisce ancora, La pantera rosa sfida l'ispettore Clouseau, La vendetta della pantera rosa, Sulle orme della pantera rosa, Pantera rosa - Il mistero Clouseau, La zona morta e Il figlio della pantera rosa. E' morto nel 2012, all'età di 95 anni.


Il segmento The Weird Taylor è stato in seguito trasposto anche in un episodio di Thriller, serie antologica presentata nientemeno che da Boris Karloff; io non l'ho mai vista ma se La morte dietro il cancello vi fosse piaciuto potreste recuperarla assieme ad altri portmanteau della Amicus come Le cinque chiavi del terrore, La bambola di cera, Il giardino delle torture, La casa che grondava sangue, Racconti dalla tomba, The Vault of Horror, La bottega che vendeva la morte o Il club dei mostri. ENJOY!


mercoledì 18 aprile 2012

Frustrazione (1972)

Dopo essermi immersa nell’assurdo mondo di L’Abominevole Dr. Phibes, in questi giorni ho finito di vedere il suo seguito Frustrazione (Dr. Phibes Rises Again), diretto nel 1972 dal regista Robert Fuest.


Trama: dopo tre anni di “sospensione” il Dr. Phibes si risveglia e si dirige in Egitto, deciso a sfruttare le antiche arti dei Faraoni per riportare in vita l’amata moglie Victoria.


Come già qualcuno nei commenti mi aveva fatto notare, Frustrazione (orribile ed immotivato titolo italiota…) è molto inferiore a L’abominevole Dr. Phibes. Nonostante il talento visivo di Fuest rimanga pressoché inalterato, il regista questa volta non si sbizzarrisce nelle inquadrature e nelle sequenze al limite del kitsch che rendevano il capostipite un piccolo gioiello, ma lascia che la pellicola si snodi in modo piatto, poco inventivo e sfruttando anche qualche idea del primo film. Phibes, col microfono infilato nel collo, si profonde in monologhi lunghissimi, fondamentalmente tutti uguali e a tratti inutili (“Ah, Vulnavia. La tua cucina rende veramente onore al pesce”, giusto per citare una battuta messa davvero lì tanto per, ma pare che il motivo sia da ricercare nei parecchi tagli effettuati sulla sceneggiatura per motivi di budget), l’umorismo inglese viene relegato a qualche “duetto” tra il mitico ispettore Trout e il suo superiore, infine la nemesi di Phibes, un ricercatore geniale e saputello quanto lui, risulta parecchio odioso nella sua apparente infallibilità; ecco cosa succede quando alla mancanza di soldi si aggiungono le tensioni fra gli attori, visto che Price e Quarry si detestavano.


Per quanto riguarda la parte “horror” della pellicola, caschiamo maluccio anche qui. Nel primo film Phibes seguiva uno schema ben preciso ed era interessante vedere in quale modo delirante avrebbe riproposto le piaghe d’Egitto (sempre in quella terra rimaniamo, eh!) a danno delle sue malcapitate vittime. In Frustrazione, invece, il buon Dottore pare uccidere un po’ a casaccio, talvolta ispirandosi all’ambiente (il poveraccio mangiato vivo dalla sabbia, l’altro mangiato vivo dagli scorpioni, etc…), altre volte improvvisando, ma sempre senza lesinare gran dispendio di mezzi, come ventilatori e bottiglie giganti o altre simili amenità, aiutato ovviamente dalla bella Vulnavia. Che, non posso fare a meno di notare, era schiattata nel film precedente, ma all’inizio di questo si ripropone come se nulla fosse successo, pronta dopo tre anni a rispondere a un cenno del padrone; leggenda narra che la fanciulla abbia lo stesso nome di chi l’ha preceduta ma sia un’altra donna, ed effettivamente anche l’attrice che la interpreta è diversa. Ma diciamo che queste sono sottigliezze, la cosa importante è che, per una volta, il finale è decisamente inaspettato ed è, se posso dirlo, l’unico guizzo interessante dell’intera pellicola, anche perché sentire Vincent che canta Over the Rainbow mi riempie sempre il cuore. Se vi siete appassionati al primo Phibes e volete seguire il dottore in un’altra avventura cercate questo Frustrazione, altrimenti lasciate perdere e ricordate Vincent Price per altri film migliori.


Del regista Robert Fuest, Vincent Price (Dr. Phibes), Peter Jeffrey (l’ispettore Trout), Hugh Griffith (Harry Ambrose) e Peter Cushing (che compare in un cameo come capitano della nave), ho già parlato nei rispettivi link.

Robert Quarry interpreta Biederbeck. Americano, ha partecipato a film come Yorga il vampiro e dato la voce al cartoonesco demone di Evil Toons. Anche sceneggiatore e produttore, è morto nel 2009 per un attacco cardiaco, all’età di 83 anni.


Fiona Lewis, interpreta la moglie di Biederbeck, Diana. Inglese, ha partecipato a film come Per favore, non mordermi sul collo, Fury e Salto nel buio. Ha 66 anni.


Frustrazione doveva essere il secondo film di una trilogia; nell’eventuale terzo capitolo, Phibes avrebbe dovuto combattere contro i nazisti o addirittura cercare le chiavi dell’Olimpo (!!) e i titoli della pellicola erano i più disparati, roba come Phibes Resurrectus, I sette destini del Dr. Phibes o Le mogli del Dr. Phibes. Per quanto riguarda Frustrazione, invece, si era pensato di inserire nella trama un altro mostro della casa di produzione, il vampiro Conte Yorga, e farlo scontrare con Phibes; ecco quindi spiegata la presenza di Robert Quarry, l’attore che interpretava il vampiro, come nemesi del Dottore. A questi punti, sono curiosa di saperne di più su questo Conte Yorga, e penso che andrò a cercare almeno il primo film della serie. ENJOY!

giovedì 28 ottobre 2010

1972: Dracula colpisce ancora (1972)

E’ incredibile ma vero. Pur essendo un’appassionata di horror, fino alla settimana scorsa non mi era mai capitato di vedere nemmeno uno dei mille Dracula interpretati da Christopher Lee. Ho rimediato con un’espressione un po’ atipica di questo filone, ovvero col film 1972: Dracula colpisce ancora! (Dracula A.D. 1972) diretto appunto nel 1972 dal regista Alan Gibson.


Trama: verso la fine dell’800 Dracula viene nuovamente sconfitto dalla sua nemesi Van Helsing. Ma nella Londra dell’anno 1972 un discendente del suo servo più fedele cerca di sfruttare un gruppo di ragazzetti annoiati per fare resuscitare il Conte zannuto…


L’idea di un Dracula catapultato nella swinging London mi faceva già pensare ad una cosa molto trash. Invece, stranamente, questo film è sobrio e molto rispettoso della tradizione “draculiana”. Il fulcro della vicenda infatti non si allontana minimamente dal romanzo di Bram Stocker e tutto verte sulla (ormai) secolare rivalità tra il Conte vampiro e Van Helsing, con l’unica variante che il primo è immortale e quindi non cambierà mai, mentre il secondo ha un’esistenza relativamente breve quindi per continuare la storia bisogna tirare in ballo i suoi discendenti, tra cui una procace nipotina che si limita a fare la parte della vittima sacrificale (i tempi di Buffy erano ancora assai lontani…). Immagino che la pellicola in questione servisse alla Hammer per rimodernare un po’ una storia ormai trita e ritrita che gli spettatori erano stufi di vedere. Non ho idea se, alla fine, l’escamotage ha dato i suoi frutti, ciò nonostante per chi, come me, non è assuefatto al genere e per la prima volta sperimenta uno di questi Dracula, il risultato è piacevole proprio perché non è troppo esagerato o kitsch.


Siccome non ho termini di paragone con i precedenti e seguenti film della serie mi dovrò arrangiare con quello che conosco. Rispetto a pellicole più moderne, 1972: Dracula colpisce ancora! risulta inevitabilmente un po’ datato, nonostante si “spinga” fino a mostrare qualche aspetto più “pruriginoso” legato ai tempi dell’amore libero (gente che copula allegramente sotto i tavoli, piuttosto che fanciulle disposte – orrore! – a cambiare più partner la settimana) e nonostante, palesemente, le donzelle protagoniste non vedano l’ora di farsi azzannare da questo Dracula dallo sguardo pallato ma magnetico. Ovviamente per quanto sex appeal possa avere il nostro Conte non si arriverà mai agli estenti del Dracula di Coppola, siamo pur sempre negli anni ’70 e nell’ambito di una produzione mainstream, però il liquido rosso scorre parecchio, soprattutto in un paio di scene. Gli interpreti che spalleggiano i mostri sacri Lee e Cushing non sono malvagi; soprattutto il ragazzetto che interpreta Alucard è parecchio morboso e invasato e ricorda un pochino il Malcom McDowell dei tempi del divino Arancia Meccanica. Anche le scenografie sono molto evocative: l’interno del club dove la nipotina di Van Helsing viene aggredita, soffuso di luci violette, è molto stiloso, la magione di Van Helsing, colma di libri e opere d’arte (sebbene il ritratto di Dracula sia a dir poco orrendo…) è molto british e, ovviamente, il cimitero con chiesa sconsacrata e nebbia annesse sono un classico. Se vogliamo proprio trovare qualcosa di trash nel film direi che la medaglia viene vinta dal gruppo di strepponi canterini che si appropriano di una casa dell’alta borghesia per fare il loro festino, con sommo disgusto dei padroni di casa, e anche la “messa nera” per evocare Dracula da parecchie soddisfazioni in tal senso. Se lo trovate, in definitiva, guardatelo, è una chicca per appassionati!


Di Christopher Lee, che ovviamente interpreta Dracula, ho già parlato qui. Nonostante abbia la bellezza di 88 anni è ancora attivissimo e tra i prossimi film che lo vedono protagonista c’è anche quello nuovo di Martin Scorsese, Hugo Cabret.

Alan Gibson è il regista del film. Canadese, la sua carriera è stata perlopiù legata a produzioni televisive, tra le quali un paio di episodi di Hammer House of Horror. E’ morto a Londra, all’età di 49 anni.


Peter Cushing interpreta il professor Van Helsing, personaggio a cui è stato legato in una marea di altri film, tra i quali Dracula il vampiro, Le spose di Dracula, I satanici riti di Dracula, La leggenda dei sette vampiri d’oro. Altro pezzo da 90 dei vecchi horror, lo ricordo per il famosissimo Amleto di Sir Lawrence Olivier, La maschera di Frankenstein, La vendetta di Frankenstein, La furia dei Baskerville, La rivolta di Frankenstein, Le cinque chiavi del terrore, La maledizione di Frankenstein, Il sudario della mummia, Distruggete Frankenstein!, Le figlie di Dracula e per il primo Guerre Stellari mentre per la tv ha partecipato ad un episodio di Agente speciale. Inglese, è morto all’età di 81 anni per un cancro alla prostata.


Se vi è piaciuto il film non avete che l’imbarazzo della scelta su cosa vedere dopo, visto che Christopher Lee è stato un Dracula assai prolifico. Però prima di lui c’era Bela Lugosi, quindi forse sarebbe carino rendergli omaggio guardando il Dracula di Tod Browning.  E ora vi lascio con il trailer originale del film... ENJOY!!



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