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martedì 25 febbraio 2014

Nel fantastico mondo di Oz (1985)

Oggi mi accingo a parlare di uno dei cult della mia infanzia. Anzi, forse IL cult per eccellenza. Sto parlando di Nel fantastico mondo di Oz (Return to Oz), diretto nel 1985 dal regista Walter Murch.


Trama: Dopo le sue avventure nel Regno di Oz, Dorothy Gale è tornata a casa dagli zii ma nessuno crede ai suoi racconti. Preoccupata per la salute mentale della piccola, la zia decide di ricoverarla in una clinica psichiatrica ma, durante una notte di tempesta, Dorothy scappa e si ritrova in un Regno di Oz profondamente cambiato...


Alla veneranda età di 32 anni posso dire con certezza assoluta che pochi film "infantili" sono ancora inquietanti come Nel fantastico mondo di Oz (che, se mi passate il termine, di fantastico ha davvero poco, è terrificante!!) né ne esistono altri che sono riusciti ad insediarsi così profondamente nella mia testa e nei miei ricordi. I malefici rotanti, la strega Mombi, il Re degli Gnomi sono tre figure spaventose che non smettono di mettermi i brividi, le loro parole indimenticabili come se le avessi sentite ieri (sono quasi convinta che siano passati almeno una quindicina d'anni dall'ultima volta che ho visto il film...), l'angoscia di non poter uscire da un regno pieno di pericoli come il Deserto Mortale, la sala dei trabocchetti del Re degli Gnomi o le rovine dove ballerine senza testa sono immobilizzate in una danza eterna è palpabile oggi come allora. E il tutto viene gettato in faccia al piccolo spettatore attraverso gli occhi, giganteschi, azzurri e bellissimi, di una tenerissima Fairuza Balk con vestitino, treccine e gallinella annessi, roba che ti si stringe il cuore a vederla da adulto ma, da bambino, è praticamente impossibile non identificarcisi. E così tu ti copri gli occhi, l'ansia a mille, terrorizzata all'idea che Jack Testa di Zucca muoia, che TickTock non ritorni più come prima, sentendo echeggiare nella stanza un "Doooorothyyyy Gaaaaleeeeee!!!" strillato da un mucchio di teste mozzate nelle teche, udendo il cigolìo dei Rotanti ovunque attorno a te, sbirciando attraverso le mani solo per trovarti davanti un terrificante gnomo in stop motion che sembra uscito dai tuoi peggiori incubi mentre si scioglie sbraitando "Veeleeeenooooo!!!!". Oddio, mi sono fatta trasportare. Cerchiamo di razionalizzare un attimo o passo per pazza.


Adoro Nel fantastico mondo di Oz perché è un film Disney che non sembra Disney, è la pellicola a cui avrebbe dovuto ispirarsi Raimi per il suo diludente Il grande e potente Oz, è lo schiaffo low budget e anni '80 a tutte le bambinate zeppe di effettacci CG che vengono prodotte di questi tempi. Soprattutto, lo amo per la sua modernissima ambiguità. Le bizzarre  avventure vissute da Dorothy nella pellicola possono venire accettate come tali, ma possono essere tranquillamente viste anche come la reale follia di una bimba traumatizzata dal tifone che le ha portato via la casa, perché ogni elemento della realtà trova il suo corrispettivo nel mondo di Oz: l'infermiera/Mombi, il Dottore/Re degli Gnomi, la ragazzina/Ozma, i barellieri con le lettighe uniti nella figura dei Rotanti, l'apparecchio per l'elettroshock trasformato in TickTock, ogni cosa vista da Dorothy prima di fuggire dal manicomio viene riproposta ad Oz riflessa ma distorta, come se la piccola vedesse attraverso lo specchio (oggetto che viene mostrato continuamente all'interno della pellicola) della sua mente scombussolata. Più che un seguito del fortunato film della MGM, Nel fantastico mondo di Oz mi è sempre sembrato una favola nera con un lieto fine fasullo popolata non da personaggi canterini e a loro modo valorosi che desiderano quel che hanno già nel cuore (per problemi di budget lo Spaventapasseri, l'Omino di latta e il Leone codardo compaiono solo alla fine) ma da loser rabberciati alla bell'e meglio, galline petulanti ed automi che si appoggiano completamente alla spaesata protagonista, praticamente lasciata da sola a cavarsela in un mondo ostile che nemmeno le favolose scarpine di rubino riescono a rendere più gestibile o meno inquietante. Insomma, una metafora meravigliosa e terribile per la fine dell'infanzia. Forse è per questo che, in realtà, mi aveva angosciata così tanto da bambina, non tanto per gli elementi palesemente horror. E forse è per questo che, ancora oggi, Nel fantastico mondo di Oz è uno dei miei film preferiti.


Di Fairuza Balk (Dorothy) e Piper Laurie (Zia Em) ho già parlato ai rispettivi link.

Walter Murch è il regista della pellicola. Alla sua prima e unica prova “in solitaria” come regista, è stato soprattutto montatore del suono (ha vinto due Oscar, con Apocalypse Now e Il paziente inglese) e anche sceneggiatore. Ha 70 anni.


Nicol Williamson intepreta il Dr. Worley e il Re degli Gnomi. Scozzese, ha partecipato a film come Hamlet, Robin e Marian, Excalibur, La vedova nera, L'Esorcista III e Spawn. E' morto nel 2011 all'età di 75 anni.


Jean Marsh (vero nome Jean Lyndsey Torren Marsh) interpreta sia l'infermiera Wilson che Mombi. Inglese, ha partecipato a film come Cleopatra, Frenzy, Changeling, Willow e alle serie Ai confini della realtà, Love Boat, Dottor Who La signora in giallo. Anche sceneggiatrice, ha 80 anni.


E ora un paio di curiosità. La voce originale di Jack testa di zucca è quella di Brian Henson, figlio del creatore dei Muppet, Jim Henson, mentre nei panni dell'Uomo di latta c'è l'ex Oompa Loompa Deep Roy. Non ce l'hanno fatta invece Christopher Lloyd, che avrebbe dovuto interpretare il Re degli Gnomi, e Louise Fletcher, presa in considerazione per il ruolo di Mombi. Il film non è un vero e proprio seguito de Il mago di Oz con Judy Garland (nonostante riprenda le stesse scarpette di rubino, cosa che è costata alla Disney uno sproposito in diritti da pagare alla MGM!), tuttavia si basa su due opere di L. Frank Baum ambientate sempre a Oz, Il meraviglioso paese (o regno, dipende dalle edizioni) di Oz e Ozma, regina di Oz (o Ozma di Oz, idem come sopra), dai quali riprende molti elementi. Oltre a consigliarvi di recuperare tutta l'opera cartacea, se Nel fantastico mondo di Oz vi fosse piaciuto cercate anche Il mago di Oz, Il grande e potente Oz, La storia infinita, La storia infinita 2, Chi ha paura delle streghe?, Labirynth e Alice nel Paese delle Meraviglie. ENJOY!

sabato 5 novembre 2011

Carrie, lo sguardo di Satana (1976)

L'ho sicuramente già detto, ma non fa male ripeterlo. Nonostante Stephen King sia un grande scrittore, pochi film tra gli innumerevoli tratti dai suoi romanzi riescono a rendere giustizia alla sua opera. Tra questi, la maggior parte si distacca dai libri da cui sono tratti e diventano capolavori a sé stanti, molto più belli dei romanzi. L'esempio più eclatante è lo Shining di Stanley Kubrick, ma anche Carrie, lo sguardo di Satana (Carrie), diretto da Brian De Palma nel 1976 è un gioiello cinematografico. Questa recensione sarà atipica, non leggete se non avete mai visto il film o letto il libro.


Trama: Carrie è una liceale dagli strani poteri psicocinetici, vessata dagli stupidi compagni di scuola e condannata a vivere con una madre resa folle dalle sue manie religiose. Quando viene invitata al ballo scolastico, l'esperienza si trasforma in un incubo a causa dell'ennesimo, crudele scherzo... ma questa volta Carrie reagisce, e scatena l'inferno.


Carrie, lo sguardo di Satana è uno di quegli horror dove non accade molto per più di metà film e che si risolve nel caos finale, che libera tutto l'orrore. Proprio per questo è un'opera magistrale, perché l'inquietudine che esplode nelle scioccanti scene del ballo viene tesa come un filo sottile per tutta la durata del film ed è percepibilissima in ogni immagine, anche nelle sequenze più "tranquille". Fin dall'inizio siamo perseguitati dallo "sguardo di Satana" della povera Carrie, dagli occhi da bestia sacrificale della bravissima attrice Sissy Spacek, quegli occhi increduli che fissano attoniti un mondo crudele, freddo, duro ed incomprensibile, popolato da persone stupide, egoiste e menefreghiste (per esempio il preside, che la chiama sempre Cassie). Occhi che vengono inquadrati ogni volta che le persone passano la misura e la protagonista viene spinta a perdere il controllo dei propri poteri con uno stridente suono, che preannuncia l'esplosione di una lampadina o di un posacenere. Occhi che si abbassano quando Carrie viene costretta a confrontarsi con la madre (altra grandissima interprete, Piper Laurie); una strega più che una santa, pervasa da un perverso "fuoco sacro" che la porta a trattare la figlia come una disgrazia, un ricettacolo del peccato, un informe e disgustoso essere da punire e crescere nell'ignoranza di ciò che è la vita vera. La soluzione della donna è chiudere Carrie in un angusto stanzino, dove la ragazza viene segnata da un altro sguardo, quello terrificante di un San Sebastiano dagli occhi bianchi, quasi indemoniati, dalle fattezze rozze e appena abbozzate. Non c'è nulla di bello nella religione professata da Margaret, non esiste il perdono, solo il castigo e il divieto.


Il film cambia registro, diventando quasi un tenero dramma per adolescenti, quando Tommy invita Carrie al ballo. Le immagini diventano luminose, lo splendido score di Pino Donaggio una dolce nénia. Ma noi spettatori sappiamo che qualcosa necessariamente andrà storto, nonostante la gentilezza di Tommy e Sue, che per il bene di Carrie rinuncia ad andare al ballo: le immagini felici della coppia, infatti, vengono spesso interrotte da sequenze che ci fanno intuire quale sarà l'orribile piano di Chris e del suo ragazzo. Un altro dettaglio che, durante il ballo, ci anticipa il triste destino di Carrie è l'utilizzo di una morbida luce rossa, che avvolge la protagonista e Tommy con una fotografia quasi patinata e un montaggio al ralenty; l'intera sequenza diviene ancora più lenta quando Sue scopre l'inganno di Chris e vede il secchio traballante, posizionato proprio sopra il punto dove il re e la regina del ballo verranno incoronati. Questa è una delle sequenze più devastanti dell'intera storia cinematografica: De Palma pare volutamente indugiare sui dettagli, il filo che lentamente si tende, un festone che cade con un lentissimo movimento a vite, la lingua che passa sulle labbra di Chris, che già pregusta il momento, miss Collins che, senza capire, porta via Sue a forza proprio mentre quest'ultima scopre i due ragazzi nascosti sotto il palco, pronti a colpire. Il nostro cuore di spettatori per contro accellera, speriamo che l'inevitabile non accada. Ma accade, ahimé, e il tempo pare fermarsi. L'immagine di Sissy Spacek coperta di sangue ha fatto scuola, ma mai come l'espediente dello split screen, in cui De Palma divide lo schermo in due consentendoci di guardare sia il doloroso primo piano dello sguardo di Carrie, sia i devastanti effetti del suo potere, mentre anche la colonna sonora pare impazzire e perdere senso, quando la morte si abbatte, finalmente, su tutti i presenti.


Le scene finali sono quelle che mi porto dentro fin da quando, all'età di 10 anni, ho visto per la prima volta il film. La madre di Carrie finalmente trasformata in quello spaventoso e minaccioso San Sebastiano che sembrerebbe crocefisso, i coltelli che, volando, le provocano le sue stesse ferite, conseguenza del potere ormai fuori controllo della figlia terrorizzata e morente. La resa finale di Carrie, che si rifugia assieme alla madre nello sgabuzzino mentre la casa crolla, esplode, in un inferno di fiamme e calcinacci. La splendida, eterea immagine di Sue, unica sopravvissuta, soffusa di un alone bianco mentre sogna, accompagnata nuovamente dalla bellissima e dolce musica di Donaggio, di portare fiori sulla tomba di Carrie.... e infine urla, perché la mano insanguinata della ragazza esce dalla terra per afferrlarle il braccio. Sogno e realtà si mescolano... chissà se è davvero finita? La recensione lo è, e vogliate scusarmi se, per una volta, è stato un resoconto di quello che ho pensato e provato per tutto il film. Quando guardo Carrie, lo sguardo di Satana, non posso fare altro che venirne coinvolta. E ripensarci per giorni.

Brian De Palma (vero nome Brian Russell De Palma) è il regista della pellicola. Uno dei più famosi autori al mondo, lo ricordo per film come Il fantasma del palcoscenico, Vestito per uccidere, Blow Out, Scarface, The Untouchables - Gli intoccabili, Il falò delle vanità, il bellissimo Carlito's Way e Mission: Impossible. Americano, anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 71 anni.


Sissy Spacek (vero nome Mary Elisabeth Spacek) interpreta Carrie. Attrice americana, la ricordo per film come JFK - Un caso ancora aperto, Una storia vera, The Ring 2 e North County. Ha 62 anni e un film in uscita. E' stata più volte nominata all'Oscar, anche per Carrie, lo sguardo di Satana, ma quell'anno ha vinto Faye Dunaway per Quinto potere. La Spacek si è rifatta nell'81, vincendo l'Oscar come miglior attrice protagonista in La ragazza di Nashville.


Piper Laurie (vero nome Rosetta Jacobs) interpreta la madre di Carrie, Margaret. Chi è cresciuto con Twin Peaks non può dimenticare l'altezzoso viso della Laurie nei panni della machiavellica Catherine Martell e il suo travestimento da Mr. Tojamura. Per tutti gli altri, l'attrice americana ha anche partecipato ai film Nel fantastico mondo di Oz (indimenticabile nei panni della zia!!), Figli di un dio minore e Tre giorni per la verità, oltre a serie come Uccelli di rovo, La signora in giallo, Ai confini della realtà, E.R. Medici in prima linea, Will & Grace e Cold Case. Anche regista, ha 79 anni. Per il ruolo di Margaret White ha ottenuto la seconda delle sue tre nomination all'Oscar, ma Quinto Potere ha avuto la meglio anche su di lei.


Amy Irving interpreta Sue. Ex moglie di Steven Spielberg, anche lei la ricordo più per un telefilm che per la sua carriera cinematografica, perché nel bellissimo Alias interpretava la moglie di Sloane, Emily. Tra i film a cui ha partecipato ricordo Harry a pezzi, l'orribile Carrie 2: la furia (di cui parlerò più avanti) e Traffic. Inoltre, ha doppiato uno dei personaggi di Fievel conquista il West e partecipato alle serie Happy Days, Dynasty e Dr. House. E' anche una brava cantante, infatti la voce originale della Jessica Rabbit di Chi ha incastrato Roger Rabbit durante i numeri musicali è la sua. Americana, anche produttrice, ha 58 anni. E' stata nominata per l'Oscar come miglior attrice non protagonista nel film Yentl.


William Katt interpreta Tommy. Quest'uomo è stato per anni il Ralph di Ralph, supermaxieroe. Non so se lo ricordate, io vagamente, in effetti. Tra gli altri film a cui ha partecipato il cherubinico attore segnalo Un mercoledì da leoni, Baby il segreto della leggenda perduta, Chi è sepolto in quella casa?, La piccola peste si innamora, Amiche Cattive e Mirrors 2; inoltre ha partecipato a serie come Mash, Kung Fu, Il tenente Kojak, Alfred Hitchcock presenta, La signora in giallo, Settimo cielo, Walker Texas Ranger, The Hunger, Dr. House, Heroes, Numb3rs e doppiato episodi di Animaniacs e Batman. Anche regista e sceneggiatore, ha 60 anni e tre film in uscita.


Betty Buckley interpreta Miss Collins. Americana, ha partecipato a film come Frantic, Wyatt Earp e E venne il giorno oltre alle serie La famiglia Bradford, Oz e Senza traccia. Anche produttrice, ha 64 anni.


Nancy Allen interpreta Chris. Ex moglie di De Palma, la ricordo per film come 1941: allarme a Hollywood, Vestito per uccidere, Blowout, Robocop, Poltergeist III: ci risiamo, Robocop 2, Robocop 3, Out of Sight e Children of the Corn 666 - Il ritorno di Isaac. Americana, ha 61 anni.


John Travolta interpreta Billy. Eh sì, c'è anche lui! Prima di prendersi la Febbre del sabato sera, incantare orde di ragazze in Grease e diventare uno degli attori più famosi del pianeta (non uno dei più furbi, leggasi: Scientology) prima e dopo essere stato riscoperto da Tarantino, gli è toccato fare la parte del bulletto idiota. Tra gli altri suoi film ricordo Blow Out, Staying Alive, Senti chi parla, Senti chi parla 2, Senti chi parla adesso, Pulp Fiction, Get Shorty, Nome in codice: Broken Arrow, Phenomenon, Michael, She's So Lovely - Così carina, Face/Off, La sottile linea rossa e Austin Powers in Goldmember. Anche produttore e sceneggiatore, ha 57 anni e tre film in uscita tra cui, pare, il seguito di The Expendables. Si è beccato due nomination come miglior attore protagonista, una per La febbre del sabato sera e una per Pulp Fiction; sulla prima sconfitta non mi pronuncio, sulla seconda non posso fare altro che chinare il capo, Tom Hanks in Forrest Gump dava ancora il bianco.


P.J. Soles (vero nome Pamela Jayne Hardon) interpreta Norma. Tedesca, ha partecipato a film come Halloween: la notte delle streghe, Amiche cattive e La casa del diavolo, oltre ad un episodio della serie Supercar. Anche produttrice, ha 51 anni e tre film in uscita.


Nonostante la performance da Oscar, pare che all'inizio De Palma volesse Amy Irving nella parte di Carrie. Convinto poi dal marito di Sissy Spacek a darle la parte, la Irving si è dovuta accontentare del pur importante ruolo di Sue. Tra le altre scartate eccellenti figurano Melanie Griffith, Farrah Fawcett e persino Linda Blair. Del film è esistito, per poco tempo, anche un musical inizialmente portato sulle scene inglesi e poi a Broadway, dove è diventato uno dei flop più clamorosi della storia. Non ho idea di come potesse essere il musical, ma ho purtroppo avuto occasione di vedere il terribile seguito del film, Carrie 2: La furia, la cui storia si svolge una ventina di anni dopo gli eventi del primo film, a cui si ricollega grazie alla presenza del personaggio di Sue, sempre interpretato da Amy Irving. Altrettanto inqualificabile il film per la tv Carrie con Angela Bettis nei panni della protagonista e la Claire di Lost (Emilie de Ravin) in quelli di Chris. Pare sia previsto anche un possibile remake, Dio me ne scampi e liberi. Nell'attesa di qualcosa che, si spera, non verrà mai alla luce, se Carrie, lo sguardo di Satana vi è piaciuto io recupererei senza indugi Suspiria, dalle atmosfere simili. ENJOY!!

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