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lunedì 26 aprile 2021

Oscar 2021

Buon lunedì a tutti! Qualcosa stanotte mi ha fatta svegliare giusto cinque minuti prima che cominciasse la lunghissima, noiosissima premiazione degli Oscar, ambientata in una location ariosa e particolare ma affossata dalle solite menate da cerimonia; unici sprazzi carini, il balletto di Glenn Close alla fine di un tristissimo gioco a tema musicale, il discorso della vincitrice Yuh-Jung Youn con tanto di tentativo di concupire Brad Pitt e la mise da spolverino de La bella e la bestia di una frizzante Laura Dern. Ma bando alle ciance e vediamo chi ha vinto... ENJOY!


Cominciamo dal miglior film, anche se alla Academy, con sommo scorno di Canova, hanno lasciato per ultime le premiazioni agli attori protagonisti, sovvertendo l'ordine solito. Scontatissima ma meritatissima la vittoria di Nomadland, che dopo Promising Young Woman è stato il film che mi ha emozionata di più. Nomadland ha portato a casa tre statuette: Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Attrice Protagonista, andata ad una Frances McDormand che evidentemente aveva lasciato aperto il gas, visto che ha arraffato l'Oscar, ha detto due parole ed è fuggita. Certo, l'adorabile attrice aveva già parlato molto nel corso della premiazione per Miglior Film, invitando gli spettatori ad andare a vedere Nomadland al cinema. Magari, Frances, magari: oggi hanno riaperto in tutta Italia tranne a Savona, quindi potevi anche evitare di girare il coltello nella piaga!


Passiamo al Miglior Attore Protagonista e a quella che è stata la vera sorpresa della serata, ovvero l'Oscar ad Anthony Hopkins, il secondo assegnato a The Father dopo essersi aggiudicato quello, meritato, per la Miglior Sceneggiatura Non Originale. Il premio ad Hopkins mi ha riempita di felicità, non solo perché l'attore ha imbroccato la miglior interpretazione da dieci anni a questa parte, commovente ed intensa dall'inizio alla fine, ma anche perché un Oscar postumo a Chadwick Boseman sarebbe stata una vera beffa. Il ragazzo era talentuoso, la sua perdita è grande, ma non avrebbe avuto senso omaggiarlo solo perché morto anzitempo, privando chi è ancora vivo degli onori del caso.


Nel caso cominciaste a preoccuparvi della mancanza di statuette alla marea di film ispirati e pompati dal Black Lives Matter, però, state tranquilli: Daniel Kaluuya (che pareva lì col corpo e altrove con la testa, almeno finché non ha vinto e si è animato durante i ringraziamenti) ha portato a casa l'Oscar per il Miglior Attore Non Protagonista. Tra lui e la co-star Lakeith Stanfield non ho dubbi che la mia preferenza vada a Daniel, tuttavia lasciatemi dire che Judas and the Black Messiah è un film davvero insipido, con una sola caratteristica positiva: è servito ad impedire che l'Oscar per la Miglior Canzone Originale andasse alla Pausini e alla sua ammorbantissima Io sì. Non che Fight for You di H.E.R. mi piacesse, io avrei fatto vincere Husavid, ma evidentemente non l'hanno presa abbastanza sul serio.


Altro motivo di gioia è stato l'Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista a Yuh-Jung Youn, attrice famosissima in patria ma snobbata per decenni, come da lei sottolineato durante il discorso di premiazione, dagli USA in generale e dall'Academy in particolare. E' bellissimo come ai coreani non freghi nulla degli Oscar (ha detto anche questo, la meravigliosa signora) e come siano privi di peli sulla lingua. Questo, per inciso, è stato l'unico Oscar andato a Minari, un film che partiva favoritissimo ed è stato tristemente ridimensionato, nonostante fosse un altro dei miei preferiti. 


Purtroppo, come previsto, a rimetterci più di tutti è stato lo splendido Promising Young Woman, che ha vinto "solo" il premio per la Miglior Sceneggiatura Originale. Avrei voluto molto di più per il mio film preferito, ma la gioia di vedere la Fennell in tutta la sua giunonica bellezza è stata grande. 


Grande soddisfazione anche per Un altro giro, ovvero il Miglior Film Straniero. Ammetto di essermi commossa durante il discorso di Thomas Vinterberg, che ha dedicato il premio alla figlia scomparsa poco dopo l'inizio delle riprese.


Scontata la vittoria dell'adorato ed adorabile Soul come Miglior Lungometraggio Animato, a cui l'Academy ha aggiunto il premio per la Miglior Colonna Sonora, che forse io avrei assegnato a Minari. Se dicessi di non essere felice mentirei ma un pezzo enorme del mio cuore è a Kilkenny da anni, alla Cartoon Saloon, e mi avrebbe resa ancora più contenta il riconoscimento, per una volta, a uno studio che fa della tradizione e della magia uno dei suoi punti di forza. Guardatelo Wolfwalkers che è un gioiellino!


Passiamo ora ad un mega riassuntone dei premi "tecnici", dei quali mi intendo ancora meno. Mank vince per la splendida Fotografia e per le raffinate Scenografie, due premi meritatissimi, almeno per quanto mi riguarda. Perplimente l'Oscar per il Miglior Montaggio a Sound of Metal, quando la perizia con cui sono stati realizzati quelli di Promising Young Woman e soprattutto The Father saltava agli occhi persino a me, ma meritatissimo quello per il Miglior Sonoro, la cosa migliore di un film che non mi ha fatta impazzire. Altro film mediocre ed ingiustamente premiato con due premi scippati (quelli sì, altro che Pausini) all'Italia è Ma' Rainey's Black Bottom, al quale, per non farlo rimanere a bocca asciutta, sono state assegnate le statuette per Costumi e Make-Up. Che vergogna, su. Giustamente ridimensionato anche Tenet, candidato solo per i Migliori Effetti Speciali, l'unica cosa notevole di un film bello ma non all'altezza della fama di Nolan. E con questo chiudo, che come al solito vivo nell'ignoranza per quanto riguarda corti e documentari. Ci risentiamo il prossimo anno!

mercoledì 10 marzo 2021

Promising Young Woman (2020)

Anche se purtroppo non ha portato a casa alcun Golden Globe e anche se la sua uscita italiana è stata ulteriormente rimandata, è giunto il momento di parlare di Promising Young Woman, diretto e sceneggiato nel 2020 dalla regista Emerald Fennell. 


Trama: Cassandra è una trentenne che vive ancora coi genitori dopo aver mollato l'università anni prima. Di notte, la ragazza va nei club e attira gli uomini nelle sue grinfie...


Non so cosa mi aspettavo dalla visione di Promising Young Woman ma sicuramente sono rimasta spiazzata in senso positivo. Credevo il film sarebbe stato più horror in senso "grafico", invece contiene parecchio l'aspetto violento meramente fisico della vicenda e si concentra, come tutte le opere migliori, sulle conseguenze psicologiche di una violenza inflitta ai danni di altri e il modo in cui un trauma indelebile rischia di fare vittime collaterali incapaci di riprendersi. Ancora più apprezzabile è il modo in cui Emerald Fennell ha costruito il personaggio di Cassandra, la protagonista, così che lo spettatore sia costretto a scovare piccoli pezzetti della sua personalità, del suo passato e delle sue motivazioni, senza peraltro mai coglierle nella sua interezza e soprattutto senza una linearità: noi vediamo Cassandra attirare uomini fingendosi ubriaca per poi punirli per la loro volontà di approfittarsi di lei (senza sapere precisamente come), sappiamo che è successo qualcosa che le ha impedito di finire l'università, sappiamo che il trauma passato ha cristallizzato la sua esistenza privandola di un futuro roseo, ma tutti i dettagli veniamo a conoscerli poco a poco, in un crescendo scioccante che, se arriva a spiazzare noi, in qualche modo dà una regola a Cassandra, che comincia a fare proprio l'insegnamento di Kill Bill e si imbarca in una vendetta metodica.  


Promising Young Woman è dunque una sorta di rape and revenge ma, a differenza della maggior parte degli esponenti del genere, non si sofferma sull'aspetto catartico (o a sua volta quasi pornografico) della vendetta, perché si sporca di commedia nera, di echi anni '90 riportati persino in un dialogo sul finale, ed è per questo molto più tragico di altre pellicole a tema perché prende ogni oncia di cupo umorismo e la sfrutta per fare male allo spettatore. Se un paio di sequenze in particolare rimandano a quel trionfo che era Cose molto cattive, la Fennell non si fa problemi ad affermare che, giustamente, i tempi sono cambiati e che la sottesa giustificazione di una mascolinità tossica perché giudicata "simpatica", "burlona" e "scavezzacollo" non è più accettabile, soprattutto quando ad accoglierla a braccia aperte sono le donne stesse; là dove Cameron Diaz era complice della stupidaggine del marito e degli amici, qui ci sono Rettori donna ed ex studentesse che fanno qualcosa di molto simile e alle quali poco importa di andare a fondo della verità, basta che la loro vita scorra tranquilla e serena, che la loro comodità coincida anche e soprattutto con lo stigmatizzare come zoccola o ubriacona qualunque donna venga violentata "per gioco" e sputtanata online per lo stesso motivo. In tutto questo, Cassandra è quella che agli occhi altrui risulta sfigata e malata perché ha scelto di portare all'estremo l'empatia verso un'altra persona invece di andare avanti come se niente fosse. Cassandra non è mai cresciuta, non è mai uscita dall'università e la vita sua e quella della sua famiglia rispecchia quest'impossibilità di superare il suo trauma: la casa dei genitori è una bomboniera kitsch, la sua camera quella di un'adolescente, la colonna sonora (salvo la citazione di La morte scorre sul fiume) è un trionfo girlie anni '90, quanto al suo lavoro, il suo trucco e i suoi vestiti... beh, quelli meritano un paragrafo a parte. 


La missione di Cassandra a inizio film è quella di punire gli uomini. Tutti. Nella cornice di un Caffè alla moda, la protagonista tesse la sua tela e indossa una maschera rassicurante in aperto contrasto con alcune delle sue mise "da battaglia" serali; unghie multicolor dai colori pastello, camicette e maglioncini in perfetto stile dreamy, pantaloni e abiti svolazzanti (un paio li trovate online  e sì, sono molto costosi e sì, sono stati creati appositamente dalla sorella stilista della Fennell, Coco, spero vi si spezzi il cuore com'è successo a me, condannata a bramarli senza successo), trucco leggero e biondi capelli con frangetta, spesso legati da vezzosi nastri di raso. Nessuno potrebbe dire che Cassandra è una persona disturbata, men che meno pericolosa, così come nessuno potrebbe dire che la tizia ubriaca stravaccata sul divano in pelle del club in realtà non è poi così ubriaca. L'unico momento in cui Cassandra abbassa leggermente le difese è quando sboccia l'amore con Ryan, periodo "tranquillo" in cui possiamo intuire sprazzi della vera personalità della protagonista, probabilmente simpatica e arguta, scoppiettante come il giallo e il fucsia che dominano la sequenza musicale più divertente e carina dell'anno, ma è uno spazio temporale brevissimo, che sottolinea comunque la cura incredibile profusa da Emerald Fennell in ogni aspetto del suo splendido film. Poi, certo, molto fa una Carey Mulligan che normalmente già adoro ma che qui probabilmente ha ottenuto il ruolo della vita e che anima un personaggio capace di agghiacciare, commuovere e divertire senza perdere la sua fondamentale, tragica umanità. Non so se Promising Young Woman è già il film più bello dell'anno ma, di sicuro, è uno dei migliori.


Di Adam Brody (Jerry), Carey Mulligan (Cassandra), Clancy Brown (Stanley), Laverne Cox (Gail), Christopher Mintz-Plasse (Neil), Alison Brie (Madison), Connie Britton (Rettore Walker), Molly Shannon (Mrs. Fisher) e Alfred Molina (Jordan) ho già parlato ai rispettivi link.

Emerald Fennell è la regista e sceneggiatrice della pellicola, inoltre compare come host del tutorial sulle "labbra da pompino". Inglese, è al suo primo lungometraggio. Anche produttrice, ha 35 anni.


Tra le guest star del film segnalo Jennifer Coolidge, ovvero "la mamma di Stiffler di American Pie", qui nei panni di Susan. Se il film vi fosse piaciuto recuperate Uomini che odiano le donne, (su Amazon Prime VideoElle (su praticamente ogni piattaforma streaming italiana) e M.F.A.. ENJOY!

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