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domenica 16 dicembre 2018

Fusi di testa (1992)

Siccome guardando Bohemian Rhapsody mi è tornato in mente Fusi di testa (Wayne's World) ho deciso di riguardare col Bolluomo questo film del 1992, diretto dalla regista Penelope Spheeris.


Trama: Wayne e Garth sono due scappati di casa che conducono un programma via cavo, Wayne's World. Un giorno un produttore televisivo decide sfruttare il programma per ottenere i soldi di uno sponsor e assieme alla notorietà arriveranno i guai per Wayne e Garth...



Siccome sono nata quando internet non esisteva ancora, in un paese dove ancora grazie se le antenne riuscivano a captare i programmi RAI e Mediaset, non ho avuto mai modo di conoscere il Saturday Night Live e gli sketch dei comici portati al successo da questa storica trasmissione. Per me Wayne Campbell e Garth Algara sono solo quelli che si vedono in Fusi di testa quindi non ho idea di quali fossero i punti di forza dei personaggi nello show, anche se forse per sopperire alla mancanza basterebbe sfruttare Youtube; da quello che ho capito leggendo qui e là, comunque, trattavasi di sketch nei quali Wayne e Garth parlavano di band metal e ragazze, spingevano eventuali ospiti dello show a dire volgarità assortite oppure immaginavano cose dando vita a scenette oniriche con varie guest star. Quindi, tutto ciò che caratterizzava i due personaggi è stato preso, riversato in un film e, per allungare il brodo, cucito attorno a uno scampolo di trama che, come spesso accade all'interno delle commedie USA, ruota attorno all'inaspettato successo dei due gonzi protagonisti con successiva fregatura di chi li ha apparentemente contattati perché entusiasta del loro programma girato nello scantinato di casa. Tra una battuta e l'altra, Fusi di testa segue le regole auree di questo tipo di film, che vedono i protagonisti passare dalle stelle alle stalle e poi di nuovo alle stelle, con l'amicizia fraterna nonché l'amore tra i personaggi che si spezzano per poi ricomporsi più saldi di prima... o forse no, visto che Fusi di testa ha ben TRE finali e fondamentalmente potete scegliere quello che vi piace di più (il primo, quello Apocalittico, by the way. Ma anche quello alla Scooby-Doo non è male).


Ovvio, un film simile deve piacere e l'umorismo di base è sempre quello USA legato a fisime, pubblicità, luoghi, personaggi che a un pubblico italiano rischiano di dire ben poco ed è questo il motivo per cui ho scelto, perlomeno, di riguardare Fusi di testa in italiano onde consentire al Bolluomo di non doversi sbattere anche cogliendo riferimenti che gli adattatori nostrani hanno pietosamente cambiato, lasciandomi talvolta spiazzata, talvolta perplessa, talvolta deliziata, a seconda dei momenti. Capita infatti di ridere moltissimo guardando Fusi di testa, soprattutto durante le gag più "fisiche" ed infantili, imperniate sulla fondamentale demenza di Wayne e socio, mentre i dialoghi lasciano spesso perplessi e causano giusto il sorriso; niente a che vedere, per intenderci, con Austin Powers, che per inciso mutua parecchi sketch da questo Fusi di testa e prevede comunque un personaggio sfigato dotato di parecchio mojo, tanto da riuscire a portarsi a letto Tia Carrere alla faccia del belloccio Rob Lowe. La cosa più carina di Fusi di testa è comunque sicuramente il continuo riferimento a gruppi più o meno metal, la venerazione dei due protagonisti per gli strumenti musicali e la partecipazione speciale di guest star come Alice Cooper, impegnato in un inaspettato ed esilarante monologo; non male anche la colonna sonora, dove Tia Carrere ci mette davvero la voce benché le sue performance siano interamente proposte in playback, e non male anche i riferimenti cinefili a Terminator 2, che si concretizzano sul prefinale in un momento davvero divertentissimo. Ma, non stiamo nemmeno a parlarne: Fusi di testa merita anche solo per l'omaggio gigantesco a Bohemian Rhapsody, talmente memorabile che è valso a Mike Myers la partecipazione all'omonimo film di Singer. Quindi guardatelo senza paura e immergetevi negli anni di gloria del Saturday Night Live e in quelli, meno gloriosi, dell'orrida moda anni '90 americana!


Di Mike Myers, sceneggiatore e interprete di Wayne Campbell, ho già parlato QUI. Dana Carvey (Garth Algar), Rob Lowe (Benjamin Oliver), Lara Flynn Boyle (Stacy), Kurt Fuller (Russell), Colleen Camp (Mrs. Vanderhoff) e Alice Cooper (se stesso) li trovate invece ai rispettivi link.

Penelope Spheeris è la regista del film. Americana, ha diretto film come Piccole canaglie. Anche produttrice, sceneggiatrice e attrice, ha 73 anni.


Tia Carrere interpreta Cassandra. Hawaiiana, ha partecipato a film come Harley Davidson e Marlboro Man, Fusi di testa 2 - Waynestock, True Lies e a serie quali A-Team, General Hospital, MacGyver, Relic Hunter, The O.C., Nip/Tuck e CSI: Miami; come doppiatrice, ha lavorato in Lilo & Stitch, Johnny Bravo, Uncle Grandpa e I Griffin. Anche produttrice, ha 51 anni.


Brian Doyle-Murray interpreta Noah Vanderhoff. Americano, fratello di Bill Murray, ha partecipato a film come Palle d'acciaio, S.O.S. Fantasmi, Ghostbusters II, JFK - Un caso ancora aperto, Ricomincio da capo, Mi sdoppio in quattro, Qualcosa è cambiato, Stuart Little - Un topolino in gamba e a serie quali Ellen; come doppiatore ha lavorato ne Il dottor Dolittle, Angry Beavers, I Griffin, American Dad! e SpongeBob Squarepants. Anche sceneggiatore e produttore, ha 73 anni.


Frederick Coffin interpreta l'agente Koharski. Americano, ha partecipato a film come Nel buio da soli, Identità e a serie quali Il tenente Kojak, Moonlighting, Ai confini della realtà, Dallas, Hunter, MacGyver, X-Files, Walker Texas Ranger e La signora in giallo. E' morto nel 2003 all'età di 60 anni.


Tra le guest star che sono riuscita a riconoscere ci sono Chris Farley (il logorroico membro della security) e Meat Loaf (Tiny), Robert Patrick (il poliziotto cattivo) mentre Donna Dixon, alias la "donna dei sogni di Garth", è la moglie di Dan Aykroyd. Un plauso va alla genialità degli adattatori italiani, che hanno tolto il riferimento alla pubblicità della Mostarda Grey Poupon (parodiata nel momento in cui Wayne e soci si fermano accanto alla Mercedes parcheggiata) inserendo quello, più comprensibile per il pubblico italiano, allo spot dei Ferrero Rocher . Detto questo, sappiate che esiste un sequel dal titolo Fusi di testa 2 - Waynestock; a me non era piaciuto quanto l'originale ma magari recuperatelo per completezza! ENJOY!


martedì 23 luglio 2013

Austin Powers in Goldmember (2002)

Ed eccoci finalmente arrivati all’ultimo capitolo della saga dedicata all’International Man of Mystery, Austin Powers in Goldmember, diretto nel 2002 dal regista Jay Roach.


Trama: questa volta Austin deve fare i conti con l’olandese pazzo e amante dell’oro Goldmember e, soprattutto, affrontare qualcosa di ben più pericoloso… i propri problemi col padre, l’affascinante Nigel Powers!!


Austin Powers in Goldmember sbulacca fin dai titoli di testa, assolutamente consapevole di come i film precedenti siano ormai assurti a livello cult, tanto da potersi omaggiare tranquillamente. Myers e compagnia gettano definitivamente alle ortiche la banale parodia dei film di 007 e si gettano a capofitto nel metacinema, strizzando più di una volta l'occhio ai fan della saga attraverso citazioni, simpatiche comparsate di gente come Quincey Jones e riferimenti a tutte le migliori gag dei vecchi capitoli. Il risultato finale non arriva però ai livelli di Austin Powers - La spia che ci provava; sebbene quanto a fotografia, costumi, make-up e aspetti prettamente "tecnici" questo Goldmember risulti il miglior film della trilogia, i nuovi personaggi introdotti non sono all'altezza di quelli vecchi e la riproposta di un paio di sketch "classici" risulta un po' stantia. Beyoncé ha carisma da vendere e canta due delle migliori canzoni della colonna sonora (tra cui quella che da il titolo al film), Michael Caine è un padre di Austin Powers praticamente perfetto ma il Goldmember del titolo è un buffone poco divertente e con battute ripetitive che rendono davvero poco nell'edizione italiana ("Vengo da Olanda, paese di zoccole" è a dir poco tremendo, non che a me faccia ridere l'originale "I'm Dutch. Isn't that weeeeird?"). In compenso, però, il Dr.Male, Mini-Me e Scott danno letteralmente il bianco... e se pensate di aver conosciuto tutti i segreti di famiglia cascate veramente male!!


Oltre al fatto che il buon Seth Green ha un ruolo più preponderante rispetto ai film precedenti, quello che adoro di Austin Powers in Goldmember sono i dettagli. L'azione si sposta negli anni '70 e questo ennesimo balzo temporale ci porta nei meravigliosi anni della disco music! Vedere Austin conciato con abiti da fare invidia ad un pimp (per non parlare della pappamobile con tanto di dadi di peluche appesi!!) e le meravigliose coreografie in stile Studio '54, dove peraltro recitava lo stesso Myers, è una gioia per gli occhi e, ovviamente, per una giapponofila come me è altrettanto gradita la trasferta in terra nipponica, con deliranti sequenze a base di sottotitoli male interpretati e l'arrivo delle folli gemelline Fook Me e Fook Yu che, per inciso, danno il loro meglio nelle abbondanti sequenze tagliate. Elencare poi tutti i momenti cult di cui è composto il film sarebbe impossibile: il mio cuore impazzisce per la sequenza del "bozzo", per le trasformazioni di Scott, per il dialogo in "inglese-inglese" tra Austin e il padre Nigel, per il duetto tra Mini-Me e il Dottor Male nella prigione... insomma, anche qui potrei citarvi l'intera pellicola a memoria ed evitare di scrivere la recensione perché l'aMMore è difficile da condensare in poche righe. Vi dico solo di guardare anche questo (per ora) ultimo capitolo di trilogia, fosse anche solo per il film nel film, AustinPussy.

<3
Del regista Jay Roach ho già parlato qui. Di Mike Myers (Austin Powers/Dr. Male/Goldmember/Ciccio Bastardo), Seth Green (Scott Male), Michael York (Basil Exposition), Robert Wagner (Numero Due), Mindy Sterling (Frau Farbissina), Verne Troyer (Mini-Me), Michael Caine (Nigel Powers), Clint Howard (Johnson), Nathan Lane (il misterioso uomo della discoteca) e Rob Lowe (Numero Due da giovane) ho già parlato ai rispettivi link.

Beyoncé Knowles interpreta Foxxy Cleopatra. Americana, più famosa come cantante che come attrice, ha partecipato a film come La Pantera Rosa e Dreamgirls. Anche produttrice, regista e compositrice, ha 31 anni.


Per chi si fosse perso la mia recensione di La storia fantastica, sappiate che lo sfigatissimo Numero 3, maledetto dal bozzo in faccia, altri non è che l’attore Fred Savage, ovvero il bimbo malato che ascoltava il racconto di nonno Peter Falk. Tra le innumerevoli guest star che compaiono anche in questo capitolo della saga segnalo inoltre Kristen Stewart (tra i ballerini dell’Austin Pad), Masi Oka (l’Hiro della serie Heroes) nei panni del tizio giapponese che parla di Godzilla e diritti cinematografici, il meraviglioso Greg Grunberg nei panni del tifoso con la T disegnata su petto e ovviamente Tom Cruise, Gwyneth Paltrow, Kevin Spacey, Danny De Vito, John Travolta, Steven Spielberg, Quincy Jones (questi ultimi tutti coinvolti nel film-nel-film Austinpussy, che peraltro avrebbe dovuto essere il titolo di Austin Powers – La spia che ci provava), l’intera famiglia Osbourne, Britney Spears e Burt Bacarach. Non ce l’hanno fatta invece Sean Connery, che avrebbe dovuto interpretare Nigel Powers, e nemmeno Will Ferrell e Heather Graham, le cui scene nei panni di Mustafa e Felicity Shagwell sono state tagliate. Infine, se Austin Powers in Goldmember vi è piaciuto, recuperate Austin Powers - Il controspione, Austin Powers - La spia che ci provava, Starsky & Hutch, i due film dedicati alle Charlie’s Angels, le tre Pallottole Spuntate e Casino Royale. ENJOY!!  (E non perdete la solita infornata di gif esilaranti!!)





lunedì 22 luglio 2013

Austin Powers - La spia che ci provava (1999)

Secondo appuntamento con la saga shagadelica per eccellenza! Oggi è il turno di Austin Powers - La spia che ci provava (Austin Powers - The Spy Who Shagged Me), diretto da Jay Roach nel 1999.


Trama: dopo l'ennesimo tentativo fallito di uccidere Austin Powers, il Dr. Male decide di andare nel passato grazie alla sua "macchina del tempo" e rubargli l'unica arma in grado di renderlo invincibile... il mojo (o mai più moscio, se volete)!


Austin Powers - La spia che ci provava è forse l'episodio della serie che preferisco. Innanzitutto, perché la Austin Girl di turno è una Heather Graham meravigliosa, carismatica e con un guardaroba da urlo, poi perché vengono introdotti gli importantissimi villain Ciccio Bastardo e, soprattutto, il clone del Dr. Male Mini-Me, forse la trovata più geniale della saga: il nanetto muto e incazzato nero alterna momenti di indicibile tenerume col "papà" a momenti di manifesta bastardaggine, soprattutto nei confronti di Scott, che in questo film scoprirà parecchie cosette sulla sua strana e scellerata famiglia. Gli sceneggiatori, tra cui lo stesso Myers, mantengono un paio di validissimi sketch e momenti fissi derivati dal primo episodio e imbastiscono una delirante trama a base di viaggi nel tempo (non a caso lo stesso Basil Exposition a  un certo punto si rivolge agli spettatori dicendo di godersi il film e non far caso ai dettagli), gag a sfondo sessuale, umorismo scatologico e riferimenti sempre più marcati alla cultura pop, ribadendo maggiormente lo scontro tra due relitti del passato come il Dottor Male o Austin e i tempi moderni dove nessuno sembra più capire le esagerazioni dei giochi di spie. La saga, inoltre, comincia a distaccarsi dalla semplice "parodia" dei film di Bond per assumere un'identità tutta sua, ripulendosi da tutti quegli aspetti "impersonali" che inficiavano un po' la qualità del primo capitolo.


Se il primo film introduceva un certo "stile", nel secondo si esagera: la colonna sonora mette in campo dei pezzacci da 90, come la splendida American Woman di Lenny Kravitz o la hit dell'epoca Beautiful Stranger di Madonna, segno che Austin è ormai diventato un'icona, come dimostra anche l'utilizzo di personalità di spicco quali Jerry Springer, Woody Harrelson, Rebecca Romijn e persino Tim Robbins, che si prestano volentieri a giocare con i vari personaggi. L'unica cosa, purtroppo, che mi fa sempre storcere il naso durante la visione è la presenza di troppi numeri musicali "flosci"; se, infatti, l'inizio sulle note della Soul Bossa Nova, marchio di fabbrica della franchise, è sempre qualcosa di memorabile, le note lagnosette di Bacarach e i duetti da avanspettacolo tra il Dr. Male e Mini-Me sono due dei momenti meno riusciti del film. Che tuttavia si fa perdonare con spettacolari partite a scacchi a sfondo sessuale, notti d'amore che non ti aspetti (almeno due!), "zip la bocc'", risse allo Jerry Springer Show, balletti stilosissimi, titoli di coda esilaranti e chi più ne ha più ne metta. Insomma, Austin Powers - La spia che ci provava è un film che non posso fare a meno di consigliare a tutti: la versione italiana tra l'altro, se non ricordo male, era curata nientemeno che dagli Elio e le storie tese e un paio di battute fanno più ridere che nella versione originale, quindi andate sul sicuro comunque!!


Del regista Jay Roach ho già parlato qui. Di Mike Myers (Austin Powers/Dr. Male/Ciccio Bastardo), Heather Graham (Felicity Shagwell – Ladà, in italiano), Michael York (Basil Exposition), Robert Wagner (Numero Due), Rob Lowe (Numero Due da giovane), Seth Green (Scott Male), Mindy Sterling (Frau Farbissina), Will Ferrell (Mustafa), Clint Howard (Johnson), Elizabeth Hurley (Vanessa Kensington), David Koechner (Co-pilota), Kevin Durand (Assassino) e Charles Napier (Generale Hawk) ho già parlato ai rispettivi link.

Verne Troyer interpreta Mini-Me. Americano, lo ricordo per film come Bad Pinocchio, Men in Black, Wishmaster – il signore dei desideri, Paura e delirio a Las Vegas, Instinct – Istinto primordiale, Il Grinch, Harry Potter e la pietra filosofale e Austin Powers in Goldmember, inoltre ha partecipato anche a serie come Sabrina vita da strega, Scrubs e Two and a Half Men. Anche stuntman, ha 43 anni e due film in uscita.


Anche il secondo episodio della saga conta un incredibile numero di comparse di lusso, tra le quali segnalo Burt Bacarach, Elvis Costello, Jerry Springer, Woody Harrelson e Rebecca Romijn nei panni di loro stessi, Kristen Johnston come Ivana Humpalot (in italiano Ivona Pompilova) e Tim Robbins come Presidente; Catherine Zeta Jones, invece, era tra le candidate al ruolo di Felicity Shagwell. Il film, tra l’altro, ha ricevuto anche una nomination all’Oscar per il miglior make-up, premio poi vinto da Topsy-Turvy – Sottosopra. Ovviamente, se Austin Powers – La spia che ci provava vi fosse piaciuto consiglio il recupero di Austin Powers – Il controspione, Austin Powers in Goldmember e aggiungo anche Starsky & Hutch, i due film dedicati alle Charlie’s Angels e Casino Royale. ENJOY!! E beccatevi la selezione giffosa di alcune delle migliori sequenze!


martedì 11 giugno 2013

Behind the Candelabra (2013)

Quest’anno ho seguito sporadicamente il Festival di Cannes ma qualcosa ha comunque attirato la mia attenzione, come la notizia che Michael Douglas, uscito vittorioso dalla battaglia contro la malattia, ha rischiato di portarsi a casa la Palma d’oro come miglior attore per il film TV Behind the Candelabra, diretto da Steven Soderbergh e tratto dall’autobiografia Behind the Candelabra: My Life With Liberace di Scott Thorson. Incuriosita, ho deciso di dare un’occhiata…


Trama: il giovane Scott Thorson conosce il famosissimo pianista Liberace che, nonostante la differenza di età, si invaghisce di lui e lo prende in casa come amante e tuttofare. La turbolenta relazione va avanti per anni, tra plastiche facciali, droga e capricci…


Behind the Candelabra è un film scandaloso. Nel senso che è uno scandalo averlo relegato al circuito televisivo e avergli rifiutato la distribuzione cinematografica perché “troppo gay”, come ha dichiarato uno stupito Soderbergh. A maggior ragione, è scandaloso per un pubblico italiano: quando ci va bene, le nostre produzioni televisive contemplano la presenza di Beppe Fiorello e un uso banalmente professionale della cinepresa, mentre in America si beccano una tripletta di pezzi grossi mica da ridere e una pellicola che non sfigurerebbe tra i premiati alla prossima notte degli Oscar, un gioiellino che a tratti mi ha ricordato il meraviglioso Angels in America. Certo, ammetto di aver fatto fatica a sopportare i primi 20 minuti di Behind the Candelabra ma non tanto per l’argomento trattato, quanto per il personaggio di Liberace, un viscido, megalomane e leppegoso incrocio tra Elton John e Malgioglio. Se considerate che la sottoscritta, da bambina, era innamorata persa del Michael Douglas versione All’inseguimento della pietra verde, potete tranquillamente immaginare lo shock che ho subito vedendolo conciato come la Regina, circondato da orridi barboncini, con una capigliatura improponibile persino per Baudo e la voce da peppia isterica, aggravata dalla “R” moscia alla Elmer Fudd. Un annullamento totale in un personaggio scomodo, un'interpretazione che conferma la grandezza di un attore che, all'alba dei 70 anni, ha ancora voglia di mettersi in gioco e stupire alla faccia del cancro che ha minacciato la sua vita (per quanto spari comunque parecchie meenchiate: il cancro lo avrebbe provocato il sesso orale? Da quando la patata è radioattiva? La prossima vita fuma meno sigarette, vah...).


Behind the Candelabra, dunque, andrebbe visto anche solo per Michael Douglas, ma la verità è che il biopic in sé prende da morire. Soderbergh, infatti, ha deciso di trattare questa vicenda fatta di bassezza morale e artisti megalomani con il tono ironico che meritava, senza lesinare sequenze al limite del trash che tuttavia non stonano affatto, anzi, rendono perfettamente il clima d'ipocrisia che regnava nello show business di fine anni '70: Liberace è palesemente gay ma è circondato da uno stuolo di cupi avvocati e collaboratori dall'aspetto quasi mafioso (tra i quali spicca un Dan Aykroyd in formissima) che, distribuendo soldi e "consigli" a destra e manca, riescono a mettere a tacere tutti i pettegolezzi e a soddisfare ogni vizio del capriccioso artista. Tra lustrini, paillettes, gioielli, la casa di Zsa Zsa Gabor sontuosamente trasformata nel santuario di Liberace, ragazzetti dalle chiappe sode che non vedono l'ora di venire "scoperti" dal vecchio marpione, numeri musicali in perfetto Las Vegas style, tutto appare nuovo, ricco e bello se filtrato dall'occhio innocente del campagnolo Scott, interpretato da un Matt Damon imparrucchinato ma perfetto. Mano a mano che la storia prosegue, però, ci viene mostrato quello che si nasconde "dietro il candelabro" e cambia anche il punto di vista del ragazzo, che viene letteralmente plasmato (e rovinato) nella carne e nello spirito da Liberace, così che tutto il torbido dell'ambiente viene a galla, ricollegandosi agli assai meno innocenti anni '80, travolti dal nero spettro dell'AIDS. Depravazione a bizzeffe, dunque, ma anche amore e idealizzazione di una figura che, probabilmente, a noi italiani non dirà nulla ma che ha sicuramente segnato un'epoca negli USA: la sequenza finale, pacchianissima ma assolutamente geniale, palesa tutti i sentimenti del protagonista verso colui che ne è diventato amante, amico, fratello e padre, una figura talmente fuori dagli schemi e megalomane da trascendere la sua natura di essere umano e trasformarsi in icona anche agli occhi di chi si è illuso di averlo conosciuto davvero.

Un irriconoscibile Rob Lowe si prepara alla vista della sconvolgente foto-Speedo..
Se Michael Douglas è incredibile e Soderbergh si da indubbiamente da fare con la macchina da presa, realizzando persino un'onirica sequenza in bianco e nero, la bellezza di Behind the Candelabra risiede però anche nell'incredibile attenzione dedicata alle scenografie e, soprattutto, ai costumi e al make up: nel corso della pellicola Matt Damon cambia gradualmente da ragazzotto belloccio quasi sovrappeso ad azzimato figurino devastato dalla chirurgia plastica, mentre un trashissimo e meraviglioso Rob Lowe sperimenta sulla sua pelle la "cura Joan Crawford" che lo rende un inespressivo e tiratissimo dottorino impossibilitato persino a chiudere le palpebre. I costumi riprendono fedelmente le fantasmagoriche mise indossate dal vero Liberace, tra cui una pelliccia di volpe con lo strascico lungo quasi 5 metri e tempestata di cristalli, ma l'accessorio che ho preferito in assoluto è l'imbarazzante, vergognosissimo SPEEDO col pacco incrostato di strass indossato da Matt Damon in una delle scene cult, che potete vedere nella foto che segue. Nulla da dire sul six pack, tanta roba. Deliri a parte, se cercate un prodotto veramente ben diretto, ben recitato e ben realizzato e non vi scandalizzano scene pesantemente omoerotiche al limite della pedofilia, Behind the Candelabra è il film che fa per voi!

Buon Dio...!
Del regista Steven Soderbergh ho già parlato qui. Matt Damon (Scott Thorson), Dan Aykroyd (Seymour Heller) e David Koechner (l’avvocato) li trovate invece ai rispettivi link.

Michael Douglas interpreta Liberace. Grandissimo attore americano, lo ricordo per film come i meravigliosi All’inseguimento della pietra verde e Il gioiello del Nilo, Attrazione fatale, Black Rain – Pioggia sporca, Wall Street (con il quale ha vinto l’Oscar come miglior attore protagonista), La guerra dei Roses, Basic Instinct, Un giorno di ordinaria follia, Spiriti nelle tenebre, The Game – Nessuna regola, Delitto perfetto, Traffic, Tu io e Dupree Wall Street – Il denaro non dorme mai; inoltre, ha partecipato alla serie Will & Grace e doppiato un episodio di  Phineas & Ferb. Anche produttore e regista, ha 69 anni e quattro film in uscita.


Scott Bakula interpreta Bob Black. Americano, ha partecipato a film come Signore delle illusioni, American Beauty, Source Code e alle serie Matlock, Desperate Housewives e Two and a Half Men. Anche produttore e regista, ha 59 anni e due film in uscita.


Rob Lowe (vero nome Robert Hepler Lowe) interpreta il Dottor Jack Startz. Americano, ha partecipato a film come I ragazzi della 56ma strada, Hotel New Hampshire, Sant’Elmo’s Fire, Fusi di testa, L’ombra dello scorpione, Austin Powers, Austin Powers – La spia che ci provava, Austin Powers in Goldmember e ha doppiato un episodio de I Griffin. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 49 anni e un film in uscita.


Nonostante io sia rimasta scioccata alla vista di un Michael Douglas che si atteggiava come l’ultima delle culandre pazze, poteva andare peggio perché per il ruolo di Liberace era stato interpellato anche Robin Williams. Non so se sarei riuscita a sopportare la distruzione di un mio mito dell’infanzia, giuro. A parte questo, se Behind the Candelabra vi dovesse piacere, cercate anche J.Edgar e The Aviator. ENJOY!!

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