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venerdì 30 giugno 2023

Elemental (2023)

In settimana sono riuscita ad andare a vedere Elemental, l'ultimo film della Pixar, diretto e co-sceneggiato dal regista Peter Sohn.


Trama: Amber è una fiammella che vive in un quartiere di Element City assieme ai suoi anziani genitori, coi quali manda avanti un negozio. L'incontro con Wade, fatto d'acqua, la costringerà a mettere in discussione se stessa e la sua vita...


Non so se lo avete notato ma ultimamente va di moda dire che i prodotti Disney fanno schifo. Cioè, ultimamente va di moda dire che qualunque cosa fa schifo, di solito senza nemmeno avere visto/provato la cosa in questione, ma spalare merda sulla Disney sembra diventato uno sport nazionale. C'è un fondo di motivazioni corrette in questa "moda", non sarò io a negarlo: la necessità di creare prodotti di rapido consumo per lo streaming o franchise remunerativi, di cavalcare la terrificante onda nostalgica analizzata ottimamente dal Doc QUI, ha creato una sovrabbondanza di prodotti scadenti, banali, tecnicamente discutibili, buoni per una serata e poi condannati all'oblio quando va bene, oppure orribili quando va male. Oltre a questo, la Pixar ci ha abituati anche troppo bene con le sue opere storiche, di conseguenza ogni prodotto sottostante l'asticella del capolavoro non viene considerato come un bel film, ma direttamente una cacca fumante. Onestamente, questo atteggiamento mi ha un po' stufato ed è uno dei motivi per cui non leggo quasi nulla prima di andare a vedere un film, ché a me il bianco e nero tranchant non sono mai piaciuti e preferisco il grigio, o l'arcobaleno, come nel caso di questa meravigliosa esplosione di colori che è Elemental. A me l'ultima opera della Pixar è piaciuta parecchio e il sentimento che non mi abbandona dalla sera della visione è innanzitutto un'ammirazione spropositata per chi si è ingegnato a progettare ed animare un mondo complesso che tenesse conto dell'interazione fisica tra i quattro elementi, costretti a convivere all'interno di Element City; in una città dominata dall'acqua (l'elemento principale, la "classe ricca") gli animatori hanno dovuto trovare il modo di inserire l'aria in forma di buffe nuvolette, la terra come piante semoventi, e ovviamente il fuoco, l'elemento di disturbo costretto a venire confinato all'interno di un quartiere apposito, pena l'estinzione delle fiammelle o l'incenerimento degli alberi. Ogni edificio, oggetto, cibo, luogo, sport è declinato in chiave "elementale" e ci sarebbero tante di quelle possibilità da esplorare che non basterebbe un film di due ore, oltre al fatto che sarebbe difficile anche mantenere non solo la qualità dell'animazione eccelsa di cui si può godere in Elemental ma anche i capolavori cromatici nati dall'interazione tra acqua e fuoco (per non parlare della sequenza che vede protagonisti i coloratissimi fiori di Vivisteria) che mi hanno lasciata letteralmente a bocca aperta.


Un po' più "semplice", ma non meno valida, è la trama di Elemental. Questa volta la Pixar gioca la carta della storia d'amore tra due persone completamente diverse, incompatibili come il fuoco rappresentato da Ember e l'acqua rappresentata da Wade; l'appartenenza dei due a classi sociali che più distanti non si può da' il la ad un discorso sull'immigrazione, la ghettizzazione e tutto il carico di aspettative e paure che si portano sulle spalle i figli di chi ha lasciato tutto per raggiungere un mondo (presumibilmente) migliore. Questo, assieme a una minaccia incombente atta a fomentare ancora più i sentimenti di inadeguatezza provati da chi, dopo decenni, si sente ancora straniero e giudicato, concorrono a rendere più dinamico e profondo un canovaccio abbastanza tradizionale per il genere "love story". Inoltre, i due personaggi principali vengono arricchiti proprio dalle peculiarità tipiche della loro natura, con Wade che è trasparente e puro come l'acqua, dotato di un'empatia fuori dal comune, mentre Amber è passionale e fumina, oltre che smossa dal "fuoco" dell'arte, ed è anche per questo che diventa un piacere seguire la coinvolgente e tenera evoluzione del loro rapporto. Non pensiate adesso che Elemental sia un film cupo o sdolcinato, anzi. I momenti ironici e dinamici sono moltissimi, con gag simpatiche (ma mai invasive) legate all'interazione tra elementi o ad alcune peculiarità delle famiglie dei protagonisti, ma ci sono anche quei momenti di riflessione e commozione "adulte" a cui la Pixar ci ha abituati e che rendono i film di questa casa di produzione perfetti sia per i genitori che per i figli. A patto, ovviamente, che i primi siano intelligenti: mammina cara, se il tuo pargolo si lamenta perché il corto che precede Elemental (il commovente Carl's Date, che riprende i personaggi di Up) NON E' Elemental e quindi non gli interessa, la risposta adeguata è "Fregancazzo, stai zitto comunque per rispetto degli altri" non che lo ignori fino all'inizio del film per poi premiarlo con un "Hai ragione, ma adesso è cominciato il film VERO, quindi bisogna stare seri", perché la prossima cosa vera e seria che ti arriverà in faccia sarà una mia cinquina. E viva i buoni sentimenti!!   


Del regista e co-sceneggiatore Peter Sohn ho già parlato QUIMamoudou Athie (Wade Ripple), Ronnie Del Carmen (Bernie) e Catherine O'Hara (Brooke) li trovate invece ai rispettivi link.


Se Elemental vi fosse piaciuto recuperate Zootropolis e Inside Out. ENJOY!

domenica 20 settembre 2015

Inside Out (2015)

Giovedì sono andata a vedere Inside Out, diretto e co-sceneggiato dai registi Pete Docter e Ronaldo Del Carmen. Le aspettative per l'ultimo film della Pixar erano altissime e sono state tutte ripagate.


Trama: fin dalla più tenera età, l'interno della testa dell'undicenne Riley è governato dalle emozioni Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto. Dopo un traumatico trasloco, Tristezza comincia a comportarsi in modo strano e contamina i ricordi base della ragazzina; Gioia cerca di fermarla ma finiscono entrambe fuori dal "centro di controllo" assieme a questi importanti ricordi, perdendosi nella mente di Riley e lasciandola in balia di Paura, Rabbia e Disgusto..


Sono passati parecchi giorni ma ancora non riesco a dimenticare le mille emozioni che ha suscitato in me la visione di Inside Out, ultimo arrivato in casa Pixar e subito entrato di diritto nella top 5 dei capolavori della casa di produzione americana. Non sarà facile scrivere un post sensato perché non riesco a ripensare alla maggior parte delle sequenze presenti nel film senza sentire un groppo in gola, un magone difficile da spiegare. Perché Inside Out, al netto delle gag esilaranti (e ce ne sono tante, soprattutto negli imperdibili titoli di coda), della caratterizzazione splendida delle cinque emozioni che governano la piccola Riley, dell'incredibile bellezza della sua realizzazione, è un'amarissima e per questo molto realistica rappresentazione del passaggio dall'infanzia all'adolescenza, un passaggio che, per dirla negli stessi termini utilizzati nel film, si è probabilmente sedimentato nella mente di molti di noi come un "ricordo base", fondamentale per lo sviluppo della nostra personalità. Senza stare a raccontare la trama del film o a rovinare la sorpresa, Inside Out è una pellicola "tosta", capace di veicolare un messaggio complesso senza ricorrere a spiegoni e senza concedere scappatoie allo spettatore, che viene brutalmente spinto a ricordare e rivivere esperienze che ognuno di noi avrà sperimentato almeno una volta nella vita. La complessità dei ricordi, che da bambini avevano ognuno un "colore" specifico e che crescendo hanno cominciato ad acquisire sempre più sfumature, sensazioni tristi che vanno necessariamente a braccetto con i momenti più felici, inevitabili "sacrifici" richiesti dal tempo che passa e dalla necessità di crescere, emozioni apparentemente negative che servono invece a renderci più sensibili e percettivi; sono tutti argomenti che Inside Out affronta con eleganza e semplicità, deliziandoci con un paesaggio mentale allo stesso tempo favoloso ma anche molto realistico e offrendoci alcune ironiche spiegazioni sui più comuni "scherzi mentali" a cui siamo soggetti quotidianamente, come il deja vu, quelle maledette canzoncine che non riusciamo a toglierci dalla testa o quelle nozioni di trigonometria che sono andate misteriosamente diminuendo fino a venire dimenticate del tutto.


Inside Out, come dice il titolo, è un viaggio all'interno della mente della protagonista ma anche la rappresentazione delle conseguenze di questo viaggio nella vita quotidiana di Riley, che smette di'essere una ragazzina solare e gioiosa diventando all'improvviso cupa, incapace di provare emozioni che non siano di rabbia, disgusto e paura. L'intelligenza del film sta nel rappresentare ciò che dall'esterno può essere percepito (soprattutto da genitori ed insegnanti) come un periodo negativo di transizione in modo che invece, per le emozioni all'interno della testa di Riley, equivalga ad una sorta di armageddon, con intere zone di paesaggio annichilite da forze sconosciute oppure sgomberate da solerti operai mentali; in realtà, tutto quello che succede a Riley è quello che è accaduto (o che prima o poi accadrà) a tutti noi ed è proprio la consapevolezza di stare assistendo ad eventi normali e condivisibili a rendere Inside Out un piccolo gioiello in grado di regalarci ben DUE racconti di formazione, uno più bello ed intrigante dell'altro. Ognuno a suo modo, i due personaggi chiave della pellicola imparano che non è giusto indulgere costantemente in pensieri tristi e sprecare la propria esistenza a lamentarsi ma non è neppure giusto prendere tutto alla leggera, convincendosi che ogni cosa possa essere risolta con una risata o che tutto stia andando per il meglio: questo è l'importantissimo messaggio che Inside Out vuole comunicare. E' un messaggio forse impopolare e di sicuro contro corrente rispetto a quell'"impara a fischiettar" che negli anni '30 cercava di inculcarci la buona Biancaneve, sorridente persino davanti alla morte, ma io mi sento meglio sapendo che un cartone animato si sia preso il mal di pancia di insegnare ai bambini che la vita può essere brutta e che non si può essere vincitori sempre e comunque; se la vita dà dei limoni non bisogna fare per forza buon viso a cattivo gioco e bersi una limonata con gli amici oppure "fischiettare" aspettando che passi ma avere la sensibilità (cosa rarissima a questo mondo) di ascoltare e condividere la tristezza altrui oltre al coraggio di vincere Rabbia, Paura e Disgusto e confidarsi con chi è pronto a consolarci ed aiutarci. Forse, quest'atteggiamento non ci porterà dritti sulla Luna che sognavamo da piccoli ma chissà che non ci possa semplicemente aiutare a vivere un'esistenza serena benché semplice e, soprattutto, ad affrontare tutti quei cambiamenti che riteniamo devastanti ed impossibili da superare. Per il resto, ci sono sempre i sogni e i ricordi preziosi, quelli non ce li può togliere nessuno perché sono parte di noi e di ciò che siamo. Tra i miei ci sarà di sicuro e per sempre questo meraviglioso Inside Out... e almeno UN indimenticabile, dolcissimo e coraggioso personaggio.


P.S.
Sì, il corto Lava, che precede il film, è meraviglioso. Sì, la canzone che fa da trama e colonna sonora insieme è entrata di diritto a far parte di quelle melodie che partono a tradimento nella mia testa. E sì, piango ogni maledetta volta che succede. Grazie, Pixar.


Del regista e co-sceneggiatore (nonché voce originale della rabbia di papà) Pete Docter ho già parlato QUI mentre Kyle MacLachlan, che doppia il papà di Riley, lo trovate QUA.

Ronaldo Del Carmen è il co-regista e co-sceneggiatore della pellicola, al suo primo lungometraggio. Filippino, ha diretto episodi della serie Freakazoid. Anche e soprattutto animatore, ha 56 anni.


Tra le altre ventisette emozioni prese in considerazione c'erano anche Sorpresa, Orgoglio e Fiducia, ma i realizzatori hanno deciso alla fine di limitarsi a cinque, per rendere tutto meno complicato e sono stati eliminati anche un cucciolo e una sorella minore, per rendere Riley più vulnerabile; allo stesso modo, è stato presto scartato il primo plot di Inside Out, nel quale un bimba di 8 anni veniva colpita da un ramo perdendo la memoria a breve termine e costringendo le emozioni a recuperare i ricordi, così come l'accoppiata Gioia-Paura (al posto di Tristezza) o l'idea di fare viaggiare Riley nella propria mente. A parte questo, sappiate che nell'edizione home video del film sarà incluso anche il corto Riley's First Date?, che prosegue la storia del film; nell'attesa, QUI trovate un assaggio e se Inside Out vi fosse piaciuto recuperate Up, la saga di Toy Story e Monster & Co. ENJOY!

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