venerdì 4 ottobre 2019
Bollalmanacco On Demand: Penelope (2006)
Trama: Penelope è una ragazza di buona famiglia che non è mai uscita di casa sua a causa di una maledizione. Per spezzarla, la madre apprensiva cerca da anni di combinarle un matrimonio con qualche giovane esponente dell'aristocrazia ma tutti scappano quando vedono il volto della povera Penelope.
Adoro l'On Demand. No, non è vero. Spesso lo odio, per svariati motivi, ma lo adoro quando mi consente, come in questo caso, di scoprire film assai poco conosciuti che alla fine toccano le mie corde nonostante la loro natura di sciocchezzuola divertente. Ecco, Penelope rientra nella categoria, essendo una deliziosa favola moderna a base di "principesse" maledette, in dolce attesa di un principe azzurro che corra a liberarle. In realtà, Penelope proprio una principessa non è. Definirla una versione dolce e intelligente di Paris Hilton potrebbe calzare a pennello e lo stesso dicasi per il principe azzurro (interpretato da un James McAvoy che avrebbe dovuto aspettare ancora un paio di annetti prima di assurgere al rango di attore di fama mondiale), scapestrato ex musicista col vizio del gioco d'azzardo. Date le premesse, si potrebbe pensare ad una versione ironica de La bella e la bestia a ruoli invertiti, in realtà Penelope sottolinea quasi fin da subito l'inutilità dei principi azzurri di qualunque schiatta, buoni o cattivi che siano, e il vero fulcro della questione è invece il rapporto tra Penelope e la madre, donna che, pur con le migliori intenzioni, rende la maledizione della ragazza ancora più pesante, costringendola ad isolarsi da resto del mondo invece di insegnarle ad accettarsi per quello che è: "la vera te stessa è dentro di te", in questo caso, non è proprio una massima da seguire al 100%, perché presuppone una scissione tra la Penelope maledetta e quella post-maledizione, denigrando la prima quando, di fatto, sono la stessa bellissima persona. E' per questo che Penelope, oltre ad essere popolato di personaggi borderline e divertenti, riesce spesso ad essere commovente, in particolare se lo spettatore si lascia conquistare dagli occhi dolci e sognanti di Christina Ricci, com'è successo a me. E ci fosse solo lei nel cast!
Tolti la Ricci e McAvoy, caruccissimo nonostante la capigliatura inguardabile, ad arricchire Penelope ci sono la mai troppo apprezzata Catherine O'Hara nei panni della madre petulante ed esageratamente emotiva, l'elegantissimo Richard E. Grant, al quale non servono parole per esprimere tutta l'esasperazione inglese davanti alle mattane della moglie, e due guest star d'eccezione come Peter Dinklage (al quale viene riservato uno degli esordi più esilaranti di un personaggio sullo schermo) e Nick Frost che, a onor del vero, non fa granché ma è sempre bello da vedere. E sì, c'è anche Reese Witherspoon ma siccome si limita a ritagliarsi una particina per benedire la sua prima impresa da produttrice direi che non c'è molto di cui parlare in merito. Il cast già "stellare" viene supportato inoltre da un comparto scenografie e costumi davvero niente male, che conferisce a Penelope un'aria svagata, da colorata favola moderna. La stanza di Penelope, colma di richiami alla natura e di terrari, di piante protette da cupole di vetro in parallelo con la condizione della protagonista, è un piccolo paradiso casalingo mentre gli abiti da lei indossati, al di là dell'inquietante sciarpa utilizzata per nascondere gli effetti della maledizione, sono deliziosi, perfetti per la personalità raffinata e un po' sognatrice di colei che li indossa. Come al solito, concludo l'On Demand ringraziando in questo caso Silvia per la dritta, è stato molto divertente guardare Penelope e lo consiglio a chi non avesse ancora avuto l'occasione di "incrociarlo".
Di Richard E. Grant (Frankilin Wilhern), Catherine O'Hara (Jessica Wilhern), Christina Ricci (Penelope Wilhern), Peter Dinklage (Lemon), James McAvoy (Johnny/Max), Nick Frost (Max), Reese Witherspoon (Annie) e Russell Brand (Sam) ho già parlato ai rispettivi link.
Mark Palansky è il regista della pellicola. Canadese, ha diretto film come Rememory ed episodi di serie quali Una serie di sfortunati eventi. Anche produttore e sceneggiatore, ha un film in uscita.
venerdì 13 gennaio 2017
Sing (2016)
Trama: per salvare il suo teatro ormai cadente e sommerso dai debiti, l'impresario Buster Moon decide di indire un concorso canoro aperto a tutti gli abitanti della città. Un errore di stampa richiama più gente del previsto ma anche una montagna di guai...
Tra le (molte) cose che detesto ci sono i film che raccontano di come giovanotti/e di belle speranze riescano a diventare tra mille traversie delle star del mondo dello spettacolo e, neanche a dirlo, i reality show a tema musicale. I primi li detesto perché sono quanto di più fasullo e banale esista al mondo (solo Chazelle col suo Whiplash è riuscito a conquistarmi, vedremo se riuscirà anche con La La Land!), popolati da personaggi bellocci ma insipidi che, solitamente, sfondano profondendosi in balli e canzoni di dubbio gusto bimbominkiesco che già da soli basterebbero ad uccidermi; i secondi li odio perché fondati sul concetto di "giuria popolare" che di musica non capisce mediamente una mazza e vota in base a simpatie che nulla hanno a che vedere con l'effettiva qualità del cantante in gara, spesso influenzata da giudici che già non si possono definire cantanti, figurarsi esperti di musica. Soprattutto, di entrambi i generi detesto la serietà tipica di chi se la crede tantissimo ed è per questo che, invece, ho adorato Sing, film d'animazione che racchiude in sé la storia di persone che diventano famose unita al concetto "appassionati allo sbaraglio" tipico del reality odierno, arrivando a ricordarmi i bei tempi nostalgici de La corrida, con un koala pasticcione e sognatore al posto di Corrado. La trama di Sing è un pretesto per regalare allo spettatore quasi due ore di scoppiettanti numeri musicali che accompagnano le storie di "ordinaria" quotidianità di personaggi che sentono di poter dare qualcosa in più: accanto a due animali da palcoscenico come il maiale Gunther e il topo Mike ci sono infatti Rosita, casalinga frustrata, la timida Meena, dotata di una voce splendida ma impossibilitata ad esibirsi davanti ad altri, il giovane Johnny, che il padre vorrebbe instradare in una vita criminale, e la ribelle Ash, reduce da una relazione finita male. Ad unirli tutti assieme sotto lo stesso tetto ci pensa Buster, impresario teatrale in pesante odore di fallimento che non è riuscito a tenere in piedi il teatro regalatogli dal padre nonostante l'indubbio entusiasmo e l'amore per il mondo dello spettacolo; tornando al tema reality, i tempi purtroppo cambiano e Buster non è riuscito a cogliere il mutamento dei gusti del pubblico, che al giorno d'oggi vuole le canzonette, lo scontro sul palco e la possibilità di sognare in grande piuttosto che l'aulica bellezza di un'opera o l'aura da gran diva di una primadonna come la pecora Nana.
E così, partendo da questa trama simpatica ma esile, dove persino il messaggio di fondo un po' si perde (bisogna sempre inseguire i propri sogni e fare quello che si ama per riuscire al meglio, va bene, ma non per tutti nella realtà è così quindi la cosa mi pare un po' superficiale: come giustamente ha detto Toto alla fine "Sì ma Buster rimarrà sempre e comunque un impresario incompetente!"), quello che veramente rimane di Sing sono i numeri musicali, a dir poco esilaranti. La colonna sonora comprende la bellezza di ottantacinque canzoni, che spaziano dagli anni '40 ad oggi, più arie di musica classica, brani di colonne sonore e ovviamente pezzi scritti apposta per il film (peraltro molto gradevoli, soprattutto Set it All Free e l'immancabile Faith, che fanno sentire alla radio tutti i giorni), rendendo così Sing una full immersion musicale modellata alla perfezione su ogni personaggio e situazione rappresentata, al punto che persino chi non sopporta i musicarelli non potrà fare a meno di cantare e ballare sulla poltrona del cinema. Per non fare spoiler, non sto ad elencare i numeri e le canzoni che mi sono piaciute di più, anche perché altrimenti scriverei un post chilometrico, dico solo che la palma del miglior personaggio va al già citato Gunther e alla vecchia iguana Miss Crowley, un trionfo di senilità ambulante, ma il gruppetto che meriterebbe uno spin-off o che, perlomeno, avrebbe meritato una scena post credit (che non c'è, alzatevi pure appena i calamari finiscono di cantare Faith) è quello delle tenerissime pandine rosse giapponesi che si infervorano sulle note di Kira Kira Killer, cantata dall'immancabile Kyary Pamyu Pamyu. Un plauso ai responsabili del doppiaggio italiano che, per una volta, non hanno italianizzato nessuna delle canzoni presenti e, soprattutto, non sono ricorsi ad eventuali cantantucoli figli di qualche reality ma hanno scelto di lasciare intatte le performance dei doppiatori originali: Seth MacFarlane è giustamente famoso per la sua imitazione di Sinatra e sarebbe stato un peccato non poterlo ascoltare mentre Scarlett Johansson, Taron Egerton e Tori Kelly hanno delle voci talmente belle e adatte allo stile dei loro personaggi che sostituirle sarebbe stato un delitto. Insomma, Sing è il film ideale per passare una serata in allegria e credetemi quando vi dico che, usciti dalla sala, vi verrà una voglia di cantare inaudita!
Di Matthew McConaughey (voce originale di Buster Moon), Reese Witherspoon (Rosita), Seth MacFarlane (Mike), Scarlett Johansson (Ash) e John C. Reilly (Eddie) ho già parlato ai rispettivi link.
Christophe Lourdelet è il co-regista della pellicola, al suo primo lungometraggio. Francese, è conosciuto principalmente come animatore e, per quanto sia assurdo, non riesco a trovare foto di costui.
Garth Jennings è il co-regista e sceneggiatore della pellicola, inoltre doppia la folle Miss Crawley. Inglese, ha diretto film come Guida galattica per autostoppisti e Son of Rambow. Anche attore, ha 45 anni.
Taron Egerton è la voce originale di Johnny. Inglese, ha partecipato a film come Kingsman: Secret Service e Legend. Ha 28 anni e tre film in uscita tra cui Kingsman: The Golden Circle.
Peter Serafinowicz è la voce originale del padre di Johnny. Inglese, lo ricordo per film come Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma, Shaun of the Dead, Grindhouse, The World's End e Guardiani della Galassia; come doppiatore, ha partecipato a serie quali American Dad!, Adventure Time e South Park. Anche sceneggiatore, produttore e compositore, ha 45 anni e tre film in uscita tra i quali il seguito di John Wick.
L'elefantina Meena è doppiata in originale da Tori Kelly, cantante americana di cui, sinceramente, non avevo mai sentito parlare e pare che nel cast di voci ci siano anche Wes Anderson, Chris Renaud ed Edgar Wright. Se Sing vi fosse piaciuto recuperate Pets - Vita da animali e Zootropolis. ENJOY!
venerdì 9 dicembre 2016
American Psycho (2000)
Trama: Patrick Bateman è ricco, bello e pieno di donne. La sua sarebbe una vita perfetta se non fosse che Patrick è soprattutto pazzo e, la sera, abbandona le vesti di yuppie per indossare quelle di folle killer...
Quello con American Psycho è stato un amore nato leggendone trama ed interpreti su Ciak, che all’epoca, signora mia, mica c’era l’adsl in connessione continua. E’ stato un amore nato affittando la videocassetta, visto che al cinema di Savona, probabilmente, il film della Harron non era arrivato neppure per sbaglio. E’ stato un amore continuato leggendo il romanzo di un Bret Easton Ellis che non era ancora la parodia di sé stesso, incrociando le dita perché non finisse mai nelle mani sbagliate (quelle di MMadreee, per esempio) con tutti quei tubi-topo e perversioni assortite di cui era infarcito e gioendo perché la libreria con i fondi di magazzino all’epoca situata vicino alla spiaggia aveva tutti i romanzi dell’autore (gioia svanita dopo la lettura, ché American Psycho è rimasto inarrivabile). E’ un amore, di fatto, mai finito, visto che riguardarne la versione cinematografica mi ha fatto venire una voglia matta di rileggere il libro, se non fosse per tutti gli altri libri che poverini ancora stanno aspettando che li apra, ultimo di Stephen King compreso. E’ un amore che secondo me affonda le radici in quello ben più profondo per Arancia Meccanica e in un conseguente, malsano interesse per i protagonisti folli e negativi di entrambe le opere, nonostante il romanzo di Burgess affronti il tema della libera scelta mentre quello di Easton Ellis sia l'emblema del vuoto cosmico e quindi, di fatto, la storia di Alex sia totalmente diversa da quella di Patrick. Sarà un amore nato quindi dalla follia? Sicuramente, perché io ancora adesso non riesco a volere così tanto male a Patrick Bateman, figlio degli anni '80 tanto bello fuori quanto marcio e vuoto dentro, nonostante tutte le brutture che passano per la sua mente malata. Intendiamoci, il 90% di quello che costui fa sia nel film che nel libro mi fa accapponare la pelle ma Patrick è fondamentalmente un figlio dei suoi anni, un povero scemo dalla testa vuota al quale il cervello è andato in pappa per lo sforzo di mantenere la migliore apparenza possibile; gli unici pensieri profondi espressi a voce dal protagonista sono legati ai suoi amati dischi (sebbene suonino falsi e costruiti come tutto ciò che lo circonda) e a una sorta di "relazione" con lo spettatore/lettore al quale, di fatto, viene proposto l'inaffidabile stream of consciousness di un uomo che non riesce più a distinguere la realtà dall'immaginazione e che trasmette al fruitore della sua storia le stesse, confuse ed inquiete sensazioni. D'altronde, quanto può essere affidabile e/o consapevole una persona che, a furia di seguire la moda e lo stile di chiunque "conti" all'interno della sua cerchia di amici e colleghi, viene confuso da quelle stesse persone con altri individui? I dialoghi di American Psycho, pesantemente influenzati da alcool, droga e vanità, sono la fiera del grottesco e della banalità, tanto che spesso ci si ritrova amaramente a ridere davanti agli sforzi di Patrick di "appartenere" a qualcosa, di ricercare l'umanità di cui è privo negli abiti griffati, nei biglietti da visita o nelle impossibili prenotazioni al ristorante di lusso in voga al momento.
Davanti a questa realtà spersonalizzante e stressante, sembra quasi inevitabile che Patrick arrivi a sfogarsi uccidendo e torturando, "cercando" la carne e il sangue di cui lui si sente privo. Ma anche lì, siamo proprio sicuri che gli scoppi di follia di Patrick non siano semplicemente il frutto della sua mente ormai allucinata? Ricordo all'epoca di avere voluto leggere il romanzo non tanto per il gusto di capire come fosse scritto ma per decifrare il finale del film di Mary Harron, che si conclude nel modo più ambiguo possibile dopo che il protagonista ha letteralmente gettato alle ortiche la perfetta maschera di razionalità indossata per non trarre in inganno il prossimo e approfittare al meglio della propria condizione agiata. "Questa confessione non ha nessun significato" sono le parole con le quali Patrick si accomiata sia nel film che nel libro e hanno una triplice valenza, lasciata all'interpretazione dell'ascoltatore: può riferirsi all'inutile confessione fatta all'avvocato, al senso di vuoto provato da un protagonista assolutamente privo di qualsivoglia emozione che non sia uno spiccato narcisismo, oppure potrebbe voler dire che tutto ciò che è accaduto nel film si è svolto solo nella mente di Patrick e che quindi confessarlo sarebbe inutile. Ancora peggio, Bateman potrebbe essere solo uno dei tanti American Psycho che popolano la New York dipinta nel film, tanto che ogni sua azione, anche la più depravata, rischia di perdersi in una società fatta, fondamentalmente, di manichini egoisti che si lasciano vivere persi nel tedio di giornate tutte uguali, prive di legami che possano essere definiti tali. Nel microverso yuppie in cui il forte ingoia il debole chi, tra i conoscenti di Patrick, potrebbe essere in grado di accorgersi della scomparsa di un amico o un collega, men che meno delle persone che popolano i bassifondi newyorchesi? Davanti a un film come American Psycho, che si limita a sollevare domande piuttosto che fornire risposte, non resta altro da fare che allacciare le cinture e godersi il viaggio allucinante di Patrick Bateman, interpretato da un Christian Bale praticamente agli esordi e in formissima, un attore con le palle capace di annullarsi interamente in un personaggio scomodo e consacrarlo per l'eternità nell'iconografia cinematografica (il Dandy di American Horror Story è un perfetto omaggio alla fisicità di Bale) tra una serie di addominali fatta guardando Non aprite quella porta, un omicidio perpetuato indossando l'impermeabile, una botta d'ansia causata dai biglietti da visita e un threesome dall'esito sanguinoso. Il tutto, ovviamente, con estrema, vuota eleganza, ci mancherebbe.
Mary Harron è la regista e co-sceneggiatrice della pellicola. Canadese, ha diretto film come Ho sparato a Andy Wharol, The Moth Diaries ed episodi di serie quali Six Feet Under e Constantine. Anche produttrice e attrice, ha 63 anni e un film in uscita.
Samantha Mathis interpreta Courtney Rawlinson. Americana, ha partecipato a film come Super Mario Bros., Piccole donne, The Punisher, American Pastoral e a serie come Oltre i limiti, Salem's Lot, Doctor House, Incubi e deliri, Lost, Grey's Anatomy, Under the Dome e The strain; inoltre, ha lavorato come doppiatrice in film come Ferngully - Le avventure di Zack e Crysta. Ha 46 anni.
Matt Ross interpreta Luis Carruthers. Americano, ha partecipato a film come L'esercito delle 12 scimmie, Face/Off, The Aviator, Good Night and Good Luck e a serie come Rose Red, Six Feet Under, Bones, CSI:Miami, Numb3rs, CSI - Scena del crimine e American Horror Story. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 46 anni.
Il casting di American Psycho è stato un processo lungo e travagliato, che ha visto a un certo punto la Harron abbandonare il progetto quando gli studios hanno scelto di offrire a Leonardo Di Caprio il ruolo di Patrick Bateman, cosa che ha portato Oliver Stone a subentrare come regista. Quando Di Caprio ha deciso di partecipare invece al film The Beach, Stone ha mollato ed è tornata Mary Harron, la quale ha ovviamente tenuto il cast che avrebbe voluto lei (via James Woods e Cameron Diaz quindi, rispettivamente scelti per il ruolo di Kimball ed Evelyn). Negli anni '90 invece era stato Stuart Gordon a progettare una trasposizione cinematografica in bianco e nero del libro, con Johnny Depp come Patrick Bateman e lo stesso Bret Easton Ellis come unico sceneggiatore, poi è stato il turno di David Cronenberg con Brad Pitt come protagonista ma tutti questi progetti si sono persi in fase di produzione. Il film ha generato un sequel a dir poco imbarazzante, ovvero quell'American Psycho II nato dall'unione tra un banalissimo thriller originale e un subplot legato al personaggio di Patrick Bateman, mentre Le regole dell'attrazione è basato sull'omonimo romanzo di Bret Easton Ellis ed è incentrato sulle vicissitudini del fratello minore di Patrick, Sean Bateman: io vi direi di evitarli entrambi ma se American Psycho vi fosse piaciuto consiglio innanzitutto il recupero del romanzo omonimo e poi di aggiungere Kill Your Friends, The Wolf of Wall Street e persino Stress da vampiro. ENJOY!
mercoledì 11 marzo 2015
Vizio di forma (2014)
Trama: l'investigatore privato Doc (un "hippie" perennemente in botta) si ritrova a dover indagare sulla scomparsa dell'ultimo, facoltoso amante dell'ex fidanzata Sashta, che a sua volta diventa irrintracciabile. A questo caso già intricato si aggiungono altri delitti e misteri...
| Dopo mezz'ora avevo la stessa faccia di Bigfoot |
| Dopo un'ora avevo la stessa faccia di Japonica |
| La bellezza. |
Michael Kenneth Williams interpreta Tariq Khalil. Americano, ha partecipato a film come Al di là della vita, L'incredibile Hulk, 12 anni schiavo, Anarchia - La notte del giudizio e a serie come I Soprano, Alias, CSI:NY, CSI - Scena del crimine e Broadwalk Empire. Anche produttore, ha 48 anni e quattro film in uscita.
Christopher Allen Nelson, che "interpreta" il cadaverico Glenn Charlock, era lo sposo in Kill Bill Vol. 1 e 2. Parliamo come al solito di chi non ce l'ha fatta ora, cosa che mi spezza particolarmente il cuore perché se Paul Thomas Anderson non avesse voluto a tutti i costi tornare a lavorare con Phoenix il ruolo di Doc sarebbe andato a Robert Downey Jr. Dio, quanto avrei voluto rivederlo nei panni di uno sballone!! Per quel che riguarda la varia umanità femminile che popola il film invece, Charlize Theron era stata presa in considerazione per il ruolo di Shasta. Detto questo, se Vizio di forma vi fosse piaciuto, recuperate Il grande Lebowski e A Scanner Darkly - Un oscuro scrutare. ENJOY!
domenica 7 settembre 2014
Mud (2012)
Trama: due ragazzini incontrano su un'isola uno sconosciuto di nome Mud. Affascinati dai suoi racconti e dal sentimento d'amore che lo lega alla bellissima Juniper, i due ragazzi decideranno di aiutarlo a uscire da una situazione assai pericolosa...
Mud è un film particolarissimo che, a tratti, mi ha ricordato le atmosfere degli ultimi romanzi di Joe Lansdale, una strana storia di formazione che non si lascia andare ad eccessiva indulgenza nei confronti dei due giovani protagonisti né punta all'happy ending forzato. Tutto ruota attorno a Mud, un uomo misterioso, imbevuto di strane superstizioni, con lo stesso background dei due ragazzi che un giorno se lo trovano davanti su un'isola, armato di pistola e con una storia da raccontare che mescola amore e morte; impossibile, per Ellis e Neckbone, non rimanere affascinati da questo adulto così diverso da tutti gli altri, ancora in qualche modo bambino ma avvolto da quell'aura mitica che solo gli eroi, i criminali e i gatti randagi possono avere. A rimanere colpito da Mud è soprattutto Ellis, il vero protagonista della vicenda nonché vittima di una situazione familiare che a poco a poco si sta sfaldando. Sua madre e suo padre non si amano più come dovrebbero ed Ellis sta cominciando a capire che nulla è per sempre, che l'amore non è necessariamente eterno così come non lo sono la fanciullezza e i luoghi dove viene vissuta; di fronte a questa incombente consapevolezza il ragazzo si aggrappa a Mud e al sentimento profondo che lo lega a Juniper, donna bellissima e volubile, e si convince che aiutando i due innamorati anche la sua vita troverà il giusto binario e si riaggiusterà come per magia. Jeff Nichols confeziona una pellicola dolceamara, pregna di nostalgia e dal sapore antico, con personaggi che sembrano usciti da un film di Sam Pekimpah e che a tratti sembrano quasi irreali, come se fossero fantasmi del passato per nulla interessati ad adattarsi alla realtà moderna, mentre la vicenda dei due ragazzi ha lo stesso sapore dei libri che leggevamo da bambini, dove l'avventura poteva trovarsi persino nell'angolo subito dietro casa e serbava trionfi e pericoli in egual misura.
Visivamente, quello che colpisce di Mud è una fotografia splendida che racchiude in sé tutti i colori di una fine estate in un luogo di confine che dovrebbe essere l'Arkansas e che invece somiglia tanto alla Louisiana, col sole abbacinante che filtra tra gli alberi e si riflette sulle acque dei fiumi e sulle pelli dei serpenti. Jeff Nichols e la sua macchina da presa celebrano quest'incredibile natura attraverso immagini grandiose (stupenda quella degli uccelli in volo) che si mescolano a quelle più "squallide" dei motel, dei bar e dei piccoli paesi tipici della provincia americana o delle baracche galleggianti dove vivono Ellis e Neckbone, pronte a venire crivellate da colpi di fucile o inghiottite dal progresso che avanza inesorabilmente. Questa commistione di antico e nuovo viene mantenuta da un cast praticamente perfetto. Ai visi freschi ed accattivanti dei due giovani protagonisti si affiancano infatti quelli segnati e in qualche modo irreali di un Matthew McConaughey bello, scapestrato e cialtrone, una Reese Witherspoon talmente "stravolta" nel suo essere bionda e all-american da risultare quasi irriconoscibile e da un pugno di caratteristi schivi, violenti e perfetti, figure leggendarie anche nel loro essere fondamentalmente degli uomini sconfitti dalla vita (come il padre di Ellis, un favoloso Ray McKinnon). Jeff Nichols con Mud era stato nominato nel 2012 per la Palma d'oro a Cannes ed è un peccato che un film simile non abbia vinto questo o altri prestigiosi premi perché sicuramente ciò gli avrebbe concesso una distribuzione migliore e più rapida mentre ora, a ridosso dell'estate, rischia di non essere guardato che da un manipolo di spettatori. Siccome di film così ben fatti ed emozionanti se ne vedono ormai pochi cercate di fiondarvi nei cinema che lo proiettano o recuperatelo per una visione casalinga perché Mud merita davvero!
Di Matthew McConaughey (Mud), Reese Witherspoon (Juniper) e Sarah Paulson (Mary Lee) ho parlato ai rispettivi link.
Jeff Nichols è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto anche il film Take Shelter. Anche produttore e attore, ha 36 anni e un film in uscita.
Sam Shepard (vero nome Samuel Shepard Rogers) interpreta Tom. Americano, ha partecipato a film come I giorni del cielo, Fiori d'acciaio, Il rapporto Pelican, Codice: Swordfish, Cogan - Killing Them Softly, I segreti di Osage County e Il fuoco della vendetta. Anche sceneggiatore e regista, ha 71 anni e due film in uscita.
Ray McKinnon interpreta Senior. Americano, ha partecipato a film come A spasso con Daisy, Sommersby, Cose preziose, Un mondo perfetto, L'ombra dello scorpione, Apollo 13, Fratello dove sei?, Take Shelter e a serie come Roswell, Jarod il camaleonte, Nash Bridges, N.Y.P.D., X-Files e Sons of Anarchy. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 57 anni.
Michael Shannon interpreta Galen. Americano, ha partecipato a film come Ricomincio da capo, Perl Harbour, Vanilla Sky, 8 Mile, World Trade Center, Take Shelter e L'uomo d'acciaio. Ha 40 anni e un film in uscita.
Tye Sheridan, che interpreta Ellis, era già stato figlio di Brad Pitt in The Tree of Life. Se Mud vi fosse piaciuto recuperate anche Re della terra selvaggia e Stand By Me - Ricordo di un'estate. ENJOY!
giovedì 9 aprile 2009
Mostri contro Alieni (2009)
La trama è degna di un film di fantascienza anni ’50: il giorno del matrimonio Susan Murphy viene colpita da un meteorite e comincia a crescere a dismisura, fino a diventare una gigantessa. Viene così prelevata da una misteriosa organizzazione legata al governo, che si occupa di trovare, rinchiudere ed allenare i Mostri. Le viene dato il nome in codice di Ginormica e le vengono presentati i suoi compagni di prigionia: il Dr. Scarafaggio, Anello Mancante, B.O.B. e Insettosauro. La vita scorre “tranquilla” finché la Terra non viene attaccata dagli alieni, che vogliono il potere del meteorite che ha colpito Susan. E dove l’esercito non può nulla per sconfiggere l’invasione.. non rimane altro da fare che mettere in campo i Mostri!
Come si può non innamorarsi di un gioiellino simile? Questa pellicola porta in sé i valori di un film Disney, come l’accettazione del diverso, il valore profondo dell’amicizia, la ricerca della fiducia in sé stessi e la convinzione che ognuno ha un proprio, importante posto nel mondo, anche in una piccola realtà. I personaggi sono tutti comunque positivi, i Mostri sono divertenti e buffi, non fanno affatto paura perché sono molto umanizzati, e anche l’Alieno Gallaxhar è un fanfarone ben diverso dai “villains” come la Strega di Biancaneve o lo Scar del Re Leone (quelli erano davvero cattivi e bastardi, sfido qualsiasi bambino d’oggi a non rimanere scioccato a vita). E’ quindi un film positivo per i bambini ma è anche e soprattutto una gioia per gli occhi degli adulti.
Cominciamo dalla realizzazione visiva. Ora, io non so come potesse essere vederlo in 3D (il cinema della mia città è ovviamente sprovvisto di tale mirabilia tecnologica…) ma le scene d’azione sono da bava alla bocca, a partire da quando il robot distrugge il Golden Gate Bridge fino allo scontro finale sull’astronave di Gallaxhar. Sembra di vedere davvero un film con persone in carne ed ossa, colmo di effetti speciali tra i più realistici mai realizzati, arricchito da movimenti di macchina decisamente arditi e riempito di colori vividi ma non pacchiani. I personaggi hanno un design grazioso e sono curatissimi, i capelli bianchi di Susan sono assai più realistici e “morbidi” di quelli di Tempesta nei film degli X-Men e Insettosauro con tutto quel pelo sembra di averlo tra le braccia, caldo e morbidoso, un enorme pupazzotto.
Ma cosa sarebbe un film così curato nell’aspetto tecnico, se non contenesse anche l’anima? Ogni personaggio, anche il più marginale, è caratterizzato alla perfezione, basta una sola frase, un gesto, un tic, per rendere umani e credibili persino i dottori del centro ricerche, che si vedono per un secondo e di sfuggita. E nonostante i personaggi principali siano splendidi ed esilaranti, il mio preferito resterà sempre il Presidente, un incrocio tra Reagan e Bush, cazzuto e sfigato allo stesso tempo, completamente pazzo.
E parlando del Presidente, si arriva a toccare il cuore stesso del film: la serie pressoché ininterrotta di gag. Ad ogni comparsa del Presidente ovviamente c’è da morir dal ridere, sia quando accoglie gli alieni prima con il saluto vulcaniano, poi con una pianola, tentando di imitare il messaggio musicale di Incontri ravvicinati del terzo tipo prima di lanciarsi in un balletto forsennato al ritmo del tema portante di Beverly Hills Cop ; oppure quando si ritrova davanti il pulsante per la distruzione totale del mondo accanto a quello per il cappuccino (il migliore del mondo, peraltro!). B.O.B. è completamente decerebrato, il suo rapporto con una gelatina verde è pari solo al combattimento contro i vari Gallaxhar e al tentativo del dottor Scarafaggio di mandare in tilt il computer dell’astronave sfidandolo con un balletto sulla musica degli Aqua (!)
I cinefili, ovviamente, impazziranno a trovare tutte le citazioni. L’intero film, come ho già detto, è un omaggio ai film horror – fantascientifici degli anni 50, a cominciare dai titoli di testa, quando l’omino che pesca sul logo della Dreamworks viene “rapito” da un disco volante identico a quelli usati nei film di Ed Wood o nel vecchio Ultimatum alla Terra. Insettosauro è un omaggio ai film di mostri giapponesi, che univano le bestie più assurde in un’unica creatura, il Dr. Scarafaggio è tratto dalla serie del Dr K, con Vincent Price, precursore del film La Mosca. B.O.B. è ovviamente Blob, tanto che la scena più famosa del film viene riproposta con la gelatina azzurra anziché rosata, mentre l’Anello Mancante somiglia tanto ai vari mostri della palude e della laguna nera. La storia di Ginormica è ispirata invece a Attack of the 50 Foot Woman.
Comunque sia, che siate cinefili o semplici spettatori, che siate bambini o adulti, questo è un film assolutamente imperdibile (e ringraziamo il cielo che il doppiaggio italiano è fatto da professionisti, e non da nomi famosi…)!!
Rob Letterman e Conrad Vernon sono i due registi della pellicola. Il primo, hawaiano, ha già diretto Shark Tales nel 2004 e ha un film in uscita. Il secondo, Texano, ha diretto Shrek 2, ha 41 anni e un film in uscita.
I due registi con Reese Witherspoon
Reese Witherspoon in originale da la voce a Susan/Ginormica. L’attrice dal faccino pulito ha raggiunto il successo con due film decisamente agli antipodi, come Pleasantville e Cruel Intentions. Tra le altre pellicole ricordo American Psycho, La rivincita delle bionde (con un seguito) e Walk The Line, per il quale ha vinto l’Oscar come miglior attrice protagonista. Per la TV ha doppiato un episodio dei Simpson e partecipato a Friends. Ha 33 anni e due film in uscita.
Il buon (in tutti i sensi) Kiefer Sutherland in originale da la voce al Generale W. R. Monger. Figlio leggermente degenere del mitico Donald Sutherland, è tornato alla ribalta in questi anni con il telefilm 24, dopo che la sua carriera, folgorante negli anni ’80, si era arenata nella decade successiva. Tra i suoi film ricordo Stand By Me – Ricordo di un’estate, Ragazzi perduti, Linea mortale, Fuoco cammina con me, Codice d’onore, The Vanishing – Scomparsa, il divertentissimo I tre moschettieri (quello con Depardieu e Tim Curry *__*), Dark City, L.A. Confidential e Mirrors. Ha doppiato episodi dei Simpson e dei Griffin. Ha 43 anni e un film in uscita.
Hugh Laurie in originale da la voce al Dr. Scarafaggio. L’attore inglese è diventato famoso in tutto il mondo per il ruolo di protagonista in Dr. House ma la sua carriera precedente, tra telefilm e comparsate cinematografiche è sterminata. Ha partecipato, con piccoli ruoli, a Ragione e sentimento, La carica dei 101 – Questa volta la magia è vera, I rubacchiotti, Spice World (cacca sul Dr. House!!! O___O), La maschera di ferro e Stuart Little ( e i suoi due seguiti). Ha partecipato a un episodio di Friends e doppiato uno dei Griffin. Ha 50 anni.
Un altro inglese salito alla ribalta con recenti e demenziali film, Seth Rogen, da la voce a B.O.B. Francamente non ricordo il suo viso, eppure film suoi ne ho visti parecchi, e mi sono rimasti in mente come dei cult: Donnie Darko, The Anchorman – The Legend of Ron Burgundy, e Tu, io e Dupree. E’ anche un ricercato doppiatore, ha infatti lavorato in American Dad!, Shrek Terzo, Ortone e il mondo dei Chi e Kung Fu Panda. Ha 27 anni e due film in uscita, tra cui il remake di Green Hornet, uno dei film più famosi di Bruce Lee.
Will Arnett, canadese, da la voce ad Anello Mancante. Altro caratterista in mille telefilm, tra cui Sex and The City, I Soprano, Law and Order, Will & Grace, Ti presento i miei, anche lui è molto apprezzato per il doppiaggio: ha partecipato a L’era glaciale – Il disgelo, Ratatouille, Ortone e il mondo dei Chi, Sesame Street ed era la terribile voce del falso trailer Don’t, uno dei tanti fake che intervallavano la versione completa di Grindhouse. Ha 39 anni e ben 8 film in uscita.
Rainn Wilson, americano, da la voce a Galaxxhar. Per la serie: dove ho già visto questa carne da cannone?, il nostro era appunto una delle vittime in La casa dei 1000 corpi. Ha partecipato inoltre a Quasi famosi, I perfetti innamorati, My Super Ex Girlfriend e Juno. Per la TV ha partecipato a Streghe, CSI, Law and Order, Numb3rs e Six Feet Under. Ha 43 anni e due film in uscita.
E ora, invece del solito trailer, beccatevi la mia scena preferita, quella del Presidente ballerino. E' uno SPOILER, non rovinatevi la visione se volete godervi il film fino in fondo. Solo dopo potrete vedervela quante volte volete!!! Decisamente.... ENJOY!!!!