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venerdì 6 giugno 2025

Lilo & Stitch (2025)

Ci ho messo un po' perché volevo andare a vederlo con Nora (con la quale eravamo andate a vedere l'originale, diventato uno dei nostri film preferiti), ma domenica ho finalmente guardato Lilo & Stitch, diretto dal regista Dean Fleischer Camp.


Trama: un violento, dispettoso alieno fugge dai suoi creatori e finisce per rimanere bloccato alle Hawaii. Lì, per mero spirito di autoconservazione, si finge un cane e si fa adottare da Lilo, bimba orfana e senza amici, che rischia di venire separata anche dalla sorella maggiore...


Un po' per mancanza di tempo, un po' per timore reverenziale, non ho riguardato Lilo e Stitch prima di andare in sala a vedere il remake live action. Questo potrebbe essere il motivo principale per cui non ho odiato il film di  Dean Fleischer Camp e sono arrivata a ritenerlo addirittura uno dei migliori live action Disney recenti (viste quelle monnezze mezze o totali di Pinocchio, La sirenetta e Biancaneve, non è che ci volesse molto). Pur con qualche "licenza poetica", infatti, il nuovo Lilo & Stich mantiene inalterati i capisaldi che hanno decretato il successo del cartone, in primis il percorso di crescita combinato che vede protagonisti i due personaggi titolari. Sia Lilo che Stitch nascono come due agenti di caos, scombinati da una situazione familiare che li vuole privi di regole, perennemente arrabbiati e tristi, soli e disprezzati; l'incontro tra queste due anime affamate d'amore, inizialmente sarà fonte di ulteriori guai, poi darà vita ad una nuova amicizia, un'Ohana che porterà anche altre persone, sia umani che alieni, a fare cerchio attorno a loro. E' una storia semplice e tenera, quella di Lilo e Stitch, con molto umorismo e un pizzico di avventura. Il live action punta molto sull'aspetto sentimentale e, soprattutto nella prima parte, gioca su un terreno assai simile a quello di Un sogno chiamato Florida, col risultato di risultare MOLTO più triste del cartone animato. Non solo, infatti, gli sforzi di Nani per tenere con sé Lilo sembrano ancora più ardui, peggiorati da una povertà e un disagio difficili da edulcorare, ma si scorgono indizi di una disparità sociale, tra autoctoni e turisti, che fa ribollire il cuore dello spettatore di rabbia. Questa è però un'arma a doppio taglio, nonché l'unico, vero difetto del film. Il terreno di gioco, infatti, è sì simile a quello di Un sogno chiamato Florida, ma i giocatori sono molto diversi. Turismo di lusso e gentrificazione sono dipinti come la giusta norma in Lilo & Stitch, infatti Lilo viene bonariamente dissuasa dall'utilizzare la piscina del resort e tenuta ai margini del baracconesco luau dove lavora Nani. Le due sequenze dovrebbero fungere da recurring joke (la prima) e da catalizzatore per il fallimento di Nani (la seconda), ma entrambe non fanno altro che normalizzare un concetto aberrante, che trova il suo compimento nel deludente finale, in cui il significato di Ohana viene distorto proprio in virtù di tale concetto: le Hawaii non appartengono più agli autoctoni, ed è bene che questi ultimi lo accettino, perché per avere un futuro roseo l'unica soluzione è abbandonare tutto e volare in America (solo se si è belli, intelligenti e capaci, ovvio). 


Forse questi aspetti c'erano anche nel cartone animato del 2002, forse a 21 anni non ci facevo caso; sicuramente, all'epoca, la disperazione di Nani all'idea di perdere Lilo era tangibile e la lotta tra la ragazza e le istituzioni cieche alle esigenze particolari della piccola metteva davvero ansia, perché sappiamo tutti che il sistema di foster care non è una passeggiata, soprattutto in comunità già svantaggiate. Qui, invece, abbiamo la bonaria ed elegante Tia Carrere, sempre pronta a tendere una mano (che poi, tanto casino, se la soluzione al "problema" di Nani era così semplice perché non lasciare subito Lilo ai bravissimi vicini?), e una tecnologia aliena che giustifica la paraculaggine di qualsiasi decisione. Ok, alla fine questo post è diventato una critica, e mi dispiace, perché mi sono sinceramente divertita guardando Lilo & Stitch, quando non avevo il magone, ovviamente. "Colpa" del musetto adorabile della piccola Maia Kealoha, perfetta per interpretare Lilo, e anche del sembiante morbidoso e puccio del pelosissimo Stitch. Sapete che ODIO la CGI ma, per una volta, non ho percepito scollature tra i personaggi reali e quelli generati al computer, forse grazie alla perizia di Dean Fleischer Camp, che già si era fatto le ossa col poetico Marcel the Shell (non a caso, il regista ha preteso che la Kealoha avesse uno Stitch a grandezza naturale, benché inanimato, col quale interagire, evitandole la fredda, allucinante pallina da tennis). Anche i personaggi secondari, benché un po' modificati nel carattere e nelle intenzioni, mi sono piaciuti, così come la riproposizione di alcune scene iconiche, che non hanno perso un briciolo della loro forza originale. Certo, avrei voluto un po' più Elvis e anche un po' più crossdressing, ma il Pleakley di Billy Magnussen è abbastanza fluido da aver causato sicuramente un po' di scompensi in quelli che urlano alla "wokeizzazione" del mondo. Lasciando da parte inevitabili delusioni e qualche sproloquio personale, vi consiglio sicuramente la visione di Lilo & Stitch e, se ne avete la possibilità, ve la consiglio in sala, nonostante sia nato come un film da far uscire direttamente su Disney +,  perché non si percepiscono minimamente gli eventuali difetti dovuti al passaggio tra i due media. 


Del regista Dean Fleischer Camp ho già parlato QUI. Chris Sanders (voce originale di Stitch), Zach Galifianakis (Jumba), Billy Magnussen (Pleakley), Courtney B. Vance (Cobra Bubbles) e Tia Carrere (Mrs. Kekoa) li trovate invece ai rispettivi link.


Tia Carrere
era la voce originale di Nani nel cartone animato originale. A Ving Rhames, che invece doppiava Cobra Bubbles, era stato offerto un piccolo ruolo ma ha dovuto declinare perché già impegnato in  Mission: Impossible - The Final Reckoning. Ovviamente, se Lilo & Stitch vi è piaciuto dovete assolutamente recuperare il cartone animato originale del 2002. ENJOY!

domenica 16 dicembre 2018

Fusi di testa (1992)

Siccome guardando Bohemian Rhapsody mi è tornato in mente Fusi di testa (Wayne's World) ho deciso di riguardare col Bolluomo questo film del 1992, diretto dalla regista Penelope Spheeris.


Trama: Wayne e Garth sono due scappati di casa che conducono un programma via cavo, Wayne's World. Un giorno un produttore televisivo decide sfruttare il programma per ottenere i soldi di uno sponsor e assieme alla notorietà arriveranno i guai per Wayne e Garth...



Siccome sono nata quando internet non esisteva ancora, in un paese dove ancora grazie se le antenne riuscivano a captare i programmi RAI e Mediaset, non ho avuto mai modo di conoscere il Saturday Night Live e gli sketch dei comici portati al successo da questa storica trasmissione. Per me Wayne Campbell e Garth Algara sono solo quelli che si vedono in Fusi di testa quindi non ho idea di quali fossero i punti di forza dei personaggi nello show, anche se forse per sopperire alla mancanza basterebbe sfruttare Youtube; da quello che ho capito leggendo qui e là, comunque, trattavasi di sketch nei quali Wayne e Garth parlavano di band metal e ragazze, spingevano eventuali ospiti dello show a dire volgarità assortite oppure immaginavano cose dando vita a scenette oniriche con varie guest star. Quindi, tutto ciò che caratterizzava i due personaggi è stato preso, riversato in un film e, per allungare il brodo, cucito attorno a uno scampolo di trama che, come spesso accade all'interno delle commedie USA, ruota attorno all'inaspettato successo dei due gonzi protagonisti con successiva fregatura di chi li ha apparentemente contattati perché entusiasta del loro programma girato nello scantinato di casa. Tra una battuta e l'altra, Fusi di testa segue le regole auree di questo tipo di film, che vedono i protagonisti passare dalle stelle alle stalle e poi di nuovo alle stelle, con l'amicizia fraterna nonché l'amore tra i personaggi che si spezzano per poi ricomporsi più saldi di prima... o forse no, visto che Fusi di testa ha ben TRE finali e fondamentalmente potete scegliere quello che vi piace di più (il primo, quello Apocalittico, by the way. Ma anche quello alla Scooby-Doo non è male).


Ovvio, un film simile deve piacere e l'umorismo di base è sempre quello USA legato a fisime, pubblicità, luoghi, personaggi che a un pubblico italiano rischiano di dire ben poco ed è questo il motivo per cui ho scelto, perlomeno, di riguardare Fusi di testa in italiano onde consentire al Bolluomo di non doversi sbattere anche cogliendo riferimenti che gli adattatori nostrani hanno pietosamente cambiato, lasciandomi talvolta spiazzata, talvolta perplessa, talvolta deliziata, a seconda dei momenti. Capita infatti di ridere moltissimo guardando Fusi di testa, soprattutto durante le gag più "fisiche" ed infantili, imperniate sulla fondamentale demenza di Wayne e socio, mentre i dialoghi lasciano spesso perplessi e causano giusto il sorriso; niente a che vedere, per intenderci, con Austin Powers, che per inciso mutua parecchi sketch da questo Fusi di testa e prevede comunque un personaggio sfigato dotato di parecchio mojo, tanto da riuscire a portarsi a letto Tia Carrere alla faccia del belloccio Rob Lowe. La cosa più carina di Fusi di testa è comunque sicuramente il continuo riferimento a gruppi più o meno metal, la venerazione dei due protagonisti per gli strumenti musicali e la partecipazione speciale di guest star come Alice Cooper, impegnato in un inaspettato ed esilarante monologo; non male anche la colonna sonora, dove Tia Carrere ci mette davvero la voce benché le sue performance siano interamente proposte in playback, e non male anche i riferimenti cinefili a Terminator 2, che si concretizzano sul prefinale in un momento davvero divertentissimo. Ma, non stiamo nemmeno a parlarne: Fusi di testa merita anche solo per l'omaggio gigantesco a Bohemian Rhapsody, talmente memorabile che è valso a Mike Myers la partecipazione all'omonimo film di Singer. Quindi guardatelo senza paura e immergetevi negli anni di gloria del Saturday Night Live e in quelli, meno gloriosi, dell'orrida moda anni '90 americana!


Di Mike Myers, sceneggiatore e interprete di Wayne Campbell, ho già parlato QUI. Dana Carvey (Garth Algar), Rob Lowe (Benjamin Oliver), Lara Flynn Boyle (Stacy), Kurt Fuller (Russell), Colleen Camp (Mrs. Vanderhoff) e Alice Cooper (se stesso) li trovate invece ai rispettivi link.

Penelope Spheeris è la regista del film. Americana, ha diretto film come Piccole canaglie. Anche produttrice, sceneggiatrice e attrice, ha 73 anni.


Tia Carrere interpreta Cassandra. Hawaiiana, ha partecipato a film come Harley Davidson e Marlboro Man, Fusi di testa 2 - Waynestock, True Lies e a serie quali A-Team, General Hospital, MacGyver, Relic Hunter, The O.C., Nip/Tuck e CSI: Miami; come doppiatrice, ha lavorato in Lilo & Stitch, Johnny Bravo, Uncle Grandpa e I Griffin. Anche produttrice, ha 51 anni.


Brian Doyle-Murray interpreta Noah Vanderhoff. Americano, fratello di Bill Murray, ha partecipato a film come Palle d'acciaio, S.O.S. Fantasmi, Ghostbusters II, JFK - Un caso ancora aperto, Ricomincio da capo, Mi sdoppio in quattro, Qualcosa è cambiato, Stuart Little - Un topolino in gamba e a serie quali Ellen; come doppiatore ha lavorato ne Il dottor Dolittle, Angry Beavers, I Griffin, American Dad! e SpongeBob Squarepants. Anche sceneggiatore e produttore, ha 73 anni.


Frederick Coffin interpreta l'agente Koharski. Americano, ha partecipato a film come Nel buio da soli, Identità e a serie quali Il tenente Kojak, Moonlighting, Ai confini della realtà, Dallas, Hunter, MacGyver, X-Files, Walker Texas Ranger e La signora in giallo. E' morto nel 2003 all'età di 60 anni.


Tra le guest star che sono riuscita a riconoscere ci sono Chris Farley (il logorroico membro della security) e Meat Loaf (Tiny), Robert Patrick (il poliziotto cattivo) mentre Donna Dixon, alias la "donna dei sogni di Garth", è la moglie di Dan Aykroyd. Un plauso va alla genialità degli adattatori italiani, che hanno tolto il riferimento alla pubblicità della Mostarda Grey Poupon (parodiata nel momento in cui Wayne e soci si fermano accanto alla Mercedes parcheggiata) inserendo quello, più comprensibile per il pubblico italiano, allo spot dei Ferrero Rocher . Detto questo, sappiate che esiste un sequel dal titolo Fusi di testa 2 - Waynestock; a me non era piaciuto quanto l'originale ma magari recuperatelo per completezza! ENJOY!


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