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martedì 27 novembre 2012

Flash Gordon (1980)

Dopo aver guardato Ted mi è salita una scimmia sulla schiena a dir poco colossale. Una scimmia bionda e dal nome identico a quello del vecchio amichetto di Peter Parker. Così, questa settimana ho deciso di guardare Flash Gordon, diretto nel 1980 dal regista Mike Hodges, per cercare di capire come mai Seth MacFarlane abbia eletto questo film a cult di una generazione.


Trama: Mentre la Terra viene attaccata dal perfido imperatore Ming, il giocatore di football Flash Gordon e la sua futura fiamma Dale vengono praticamente rapiti dal folle Dottor Zarkov che, deciso a salvare l'umanità intera, li infila a forza in un razzo sparato proprio sul pianeta dell'imperatore di cui sopra... 


La visione di Flash Gordon mi ha scissa in due. Da una parte sono tornata bambina e ho ricordato un volume dell'omonima serie a fumetti di Alex Raymond raccattata chissà dove e poi scomparsa di casa, ma non dalla mia memoria. Ricordo ancora il titolo dell'albo, Ritorno a Mongo, c'erano disegni bellissimi, delle sorte di ippogrifi del deserto e gli abiti dei personaggi che diventavano sempre più stracciati man mano che la storia andava avanti e le insidie aumentavano (mi è salita una voglia tale di riavere tra le mani questo fumetto che l'ho persino cercato su E-Bay. Per la cronaca, lo vendono intorno alle 5 euro, ma chissà se è lo stesso che avevo in casa. Chiusa la parentesi nostalgia nerd). Dall'altra parte ho invece rischiato più volte di cadere dalla sedia per le risate a profusione a causa dell'interminabile serie di chicche trash, camp, kitsch e WTF che si susseguono senza soluzione di continuità per tutta la durata del film. Ciò nonostante, sono quasi sicura che se avessi visto Flash Gordon da bambina lo avrei messo, come ha fatto MacFarlane, nella mia personale top 10 di supercult anni '80 perché è comunque zeppo di momenti epici, avventurosi, ironici e... oggesù, ma sono i Queen quelli che urlano "Flash! Aaa-aaah!" nei titoli di testa? Opperdiana, sono veramente loro!!! Niente pizza e fichi, signori.


La trama di Flash Gordon è banalotta ma sincera. C'è un eroe in grado di salvare (e salvarsi da) qualsiasi situazione, la sua futura fidanzata frivola ma di buon cuore, lo scienziato completamente folle ma armato di buone intenzioni e, per finire, tutti quegli inossidabili valori americani in grado di riportare sulla retta via un pianeta di selvaggi che (orrore!!) non credono nella forza dell'unione tra diversi popoli per abbattere il tiranno. Non ci credono, 'sti stolti! E, soprattuttamente, non conoscono il football americano! Ma parliamo del tiranno: un villain talmente cattivo da decidere di flagellare la Terra con calamità assortite solo per diletto. Come carico a coppe, inoltre, questo Minghione svedese ma truccato come Fu Manchu vorrebbe anche portarsi a letto la fedele futura fidanzata del protagonista solo perché, titillandola con la magia di un anello, la reazione vagamente orgasmica della tipa gli ricorderebbe la figlia. Figlia che, con buona pace della povera Ornella Muti che la interpreta, si farebbe veramente qualsiasi uomo presente sul pianeta Mongo. Facendo due più due, questa cosa mi da da pensare. Ma lasciamo perdere, certi rapporti incestuosi è meglio lasciarli dove sono. Flash Gordon, si diceva, ha tutto questo più l'avventura: ci sono battaglie in cielo, in terra e nelle paludi, mostri simili ai Visitors, pistole che sparano raggi laser, esplosioni a non finire, scooter volanti e persino un catfight, giusto per non far mancare nulla agli spettatori maschietti. Il tutto affidato a un cast internazionale mica da ridere, perché il buon De Laurentiis, a differenza dei produttori attuali, aveva sganciato soldi per quella che adesso pare una pacchianata ma che all'epoca sicuramente avrà ottenuto un successo incredibile (anche se il nostro avrebbe voluto nientemeno che Fellini a dirigerla. True story).


A dirla tutta, comunque, ho visto film molto più recenti in grado di superare abbondantemente in quanto a bruttezza, sciatteria senso del ridicolo questo Flash Gordon che, comunque sia, mette in scena costumi e scenografie kitsch ma altamente fantasiosi e che non lesina effetti speciali, sicuramente un po' datati ma usati con intelligenza. Sì, ovviamente non bisogna fare troppo caso ai dialoghi (imbarazzante quello tra Flash e Dale sul finale, dove i due si fidanzano senza praticamente conoscersi, ma in generale ci sono delle chicche sparse qua e là in quasi tutte le sequenze...) e, soprattutto, alla recitazione eccessiva e caricaturale di quasi tutti i coinvolti, tra i quali si salvano in corner giusto Timothy Dalton e le due attrici italiane, un'Ornella Muti palesemente doppiata e una Mariangela Melato con la pronuncia vagamente "Super Mario", ma se chiudiamo gli occhi davanti a queste cose o le accettiamo come trashissimo grasso che cola, allora saremo in grado di passare una serata ad alto tasso di nerditudine anni '80. E tornare un po' bambini e meno cinefili criticoni e precisini, per una volta.


Di Max Von Sydow, che interpreta l'imperatore Ming, ho già parlato qui, mentre Timothy Dalton, ovvero il principe Barin, lo trovate qua.

Mike Hodges (vero nome Michael Tommy Hodges) è il regista della pellicola. Inglese, ha diretto La maledizione di Damien. Anche produttore e sceneggiatore, ha 80 anni. 


Sam J. Jones (vero nome Samuel Gerald Jonese) interpreta Flash Gordon. Americano, ha partecipato al film Ted e a serie come The A - Team, Hunter, Baywatch, Renegade e Walker Texas Ranger. Ha 58 anni.


Topol (vero nome Chaim Topol) interpreta il Dr. Zarkov. Palestinese, ha partecipato a film come Il violinista sul tetto, Galileo e Solo per i tuoi occhi. Anche produttore, ha 77 anni.


Ornella Muti (vero nome Francesca Romana Rivelli) interpreta la principessa Aura. Famosissima attrice romana, la ricordo per film come Innamorato pazzo, Tutta colpa del paradiso, Grandi magazzini, Io e mia sorella, Stasera a casa di Alice, Oscar - Un fidanzato per due figlie, Il conte Max, Vacanze di Natale '91, Il conte di Montecristo e To Rome with Love. Ha 57 anni.


Brian Blessed interpreta l'alato principe Vultan (personaggio che ha ripreso in una puntata de I Griffin). Inglese, ha partecipato a film come Robin Hood - Principe dei ladri, Hamlet, Star Wars Episodio I -  La minaccia fantasma e ha prestato la voce a Clayton in Tarzan e al Re Pirata in Pirati! Briganti da strapazzo, inoltre ha partecipato alla serie Doctor Who. Anche regista, ha 76 anni e tre film in uscita.


Mariangela Melato interpreta Kala. Gloria nostrana originaria di Milano, la ricordo per film come La classe operaia va in paradiso, Mimì metallurgico ferito nell'onore, Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto, Di che segno sei?, Il pap'occhio e Un uomo perbene. Anche compositrice, ha 71 anni.


Richard O'Brien (vero nome Richard Timothy Smith) interpreta Fico. Questo meraviglioso artista inglese è la mente che ha creato il musical più cult della storia nonché uno dei miei film preferiti, The Rocky Horror Picture Show (nel quale ha recitato nei panni del gobbo Riff Raff), inoltre ha partecipato a pellicole come Shock Treatment, Dark City, La leggenda di un amore: Cinderella, La casa stregata di Elvira e, ultimamente, si è dato al doppiaggio di un'altra roba cultissima, ovvero la serie Phineas e Ferb. Anche sceneggiatore, stuntman e compositore, ha 70 anni.


Tra gli interpreti spunta anche un giovane Robbie Coltrane, futuro Hagrid ma all'epoca semplice passante nei pressi dell'aereo su cui decollano i protagonisti. E se vi chiedete dove avete già visto il piccolo uomo che la principessa Aura si porta al guinzaglio, ricordatevi La fabbrica di cioccolato di Tim Burton, perché il kenyano Deep Roy era il modello per tutti gli Oompa Loompa del film. Rimanendo sempre in tema di attori, pare che Kurt Russel abbia rifiutato il ruolo di Flash perché il personaggio era privo di personalità, mentre il povero Schwarzenegger è stato scartato a causa dell'accento troppo marcato. Altro rifiuto è venuto dal regista Nicholas Roeg, che avrebbe voluto dipingere il protagonista come un messia, non come un povero streppone, mentre George Lucas, una volta saputo che De Laurentiis si era già accaparrato i diritti del serial su Flash Gordon, si è consolato girando Guerre Stellari. A proposito di serial e affini, ne esistono almeno sei dedicati al personaggio, tutti girati tra gli anni '30 e il 2007, senza dimenticare la parodia erotica del 1974, Flesh Gordon. Inoltre, attenzione attenzione, da qualche tempo si vocifera di un possibile remake, ma ancora nulla si profila all'orizzonte... per fortuna! Se però Flash Gordon vi fosse piaciuto, potrei consigliarvi di guardare Il quinto elemento, Conan il barbaro e i primi tre film di Guerre Stellari (per intenderci, quelli girati negli anni '70-'80). ENJOY!!



martedì 3 agosto 2010

Toy Story 3 (2010)

Ce l’ho fatta! Ho finito la trilogia, e finalmente posso dire senza ombra di dubbio che quella di Toy Story è una delle più belle che esistano, e farebbe degna figura accanto a quella del Padrino e a quella dei Guerre Stellari originali. Quando sono uscita dal cinema dopo aver visto Toy Story 3 di Lee Unkrich volevo rientrare per rivederlo, e non sto scherzando!

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La trama: sono passati 10 anni dall’ultimo film. Ridendo e scherzando Andy è cresciuto, ha abbandonato i giocattoli di sempre e ora sta per andare al college. Per un errore tutti i giocattoli meno Woody arrivano quasi ad essere buttati nella spazzatura, quindi Buzz e compagnia decidono di fuggire dal padroncino ingrato e di trovare rifugio in un asilo. Naturalmente, anche quello che sembra tutto rose e fiori in realtà nasconde qualcosa di torbido, e starà a Woody aiutare gli amici nella grande fuga…

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Come nel film, anche nella realtà sono passati 10 anni. Ovviamente in questo lasso di tempo la CG è migliorata tantissimo, così che ora non si riesce più a scorgere un solo difetto grafico in Toy Story 3, le cui immagini sono di una bellezza e di una nitidezza incredibili, anche senza l’ausilio del sempre inutile 3D (ma almeno questa volta non viene male agli occhi come davanti all’Alice in Wonderland di Tim Burton…), ma chi pensava che la forma avrebbe superato la “sostanza”, e che dopo 10 anni gli sceneggiatori si sarebbero limitati a cavalcare la nostalgia per i due film precedenti, come spesso accade, si è sbagliato di grosso. Toy Story 3 è un gioiello assolutamente superiore ai primi due, che regala momenti di pura commozione e di devastante ilarità, assieme ad una trama che lascia a bocca aperta ed incerti sul finale in più di un momento.

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Come sempre, quello che adoro di tutti i Toy Story, compreso questo, è che nonostante la storia sia ovviamente di fantasia, la realtà si avverte con tutta la sua spietatezza. L’inizio è un colpo al cuore per tutti i fan. Dopo una splendida sequenza ambientata nel glorioso passato in cui Andy creava incredibili avventure da vivere assieme ai suoi amici giocattoli, ci viene mostrato il bimbo ormai cresciuto, con Woody e compagnia che cercano in tutti i modi di richiamare la sua attenzione e farlo tornare a giocare con loro. Andando avanti si scopre che, col passare degli anni, non tutti i giocattoli “ce l’hanno fatta”, e sono stati buttati via o venduti: il pinguino Wheezy, la pastorella Bo Peep, la lavagna magica, i piccoli trolls. Nessuna concessione alla nostalgia dunque (anche se è vero che sono stati eliminati i personaggi più deboli…), neppure ai sentimenti del povero Woody che nutriva una forte simpatia per la procace pastorella. Vero è che, dal punto di vista pratico, una simile scelta consente agli sceneggiatori di concentrarsi su un ristretto gruppo di personaggi iperaffiatati e sicuramente divertenti e di aggiungerne di nuovi, in grado di non fare assolutamente rimpiangere chi non c’è più: l’orso Lotso è un villain molto più carismatico del debole Stinky Pete, Barbie e Ken sono semplicemente esilaranti e molte delle gag più azzeccate sono quelle che li riguardano, e il gruppetto di giocattoli di Molly è delizioso (il riccio shakespeariano e i pisellini nel baccello in primis, senza contare che il Totoro che la pargola tiene in camera mi ha fatta sbavare d’invidia…).

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Senza rovinare la sorpresa a chi non ha ancora visto il film, Toy Story 3 riprende tutti i temi accennati nei primi due film (l’amicizia, il senso di appartenenza ad un gruppo, l’inesorabilità del tempo che passa, l’accettazione di sé stessi e dei propri limiti) e tira le somme del discorso, arrivando ad una conclusione logica, per quanto malinconica. Il finale e le immagini che vengono mostrate poco prima, con i giocattoli che si tengono per mano uniti da un comune destino, sono talmente emblematiche ed emozionanti che mi viene il magone ancora adesso a scriverne. Un perfetto circolo che si chiude, e che ci riporta al primo, lontano episodio: spero davvero che a nessuno venga in mente di spezzare questo equilibrio miracoloso con un quarto episodio o partirò personalmente ad inibire eventuali sacrileghi registi o sceneggiatori. Tornando a temi più faceti, invece, vorrei far notare un paio di cose che ho adorato. Innanzitutto l’aspetto horror della pellicola, che veniva giusto accennato nei primi due film, nel terzo esplode con i personaggi della bambolina priva di un occhio che ruota la testa nemmeno fosse posseduta e soprattutto con l’orrenda scimmia urlante che batte i piatti, è identica a quella descritta dal buon Stephen King in uno dei racconti della raccolta Scheletri. Seconda cosa, l’aspetto vintage. Innanzitutto vorrei far notare che la Barbie del film indossa la stessa tutina con cui veniva venduta Barbie Aerobica, la prima che mi hanno comprato, datata 1984, e tutto l’immenso guardaroba dell’ambiguo Ken (Lovin’animal Ken, per la cronaca, figlio di una linea di pupazzi talmente trash che all’epoca non avevo nemmeno chiesto a mamma di comprarmi la Barbie in pendent) è ispirato ad abitini realmente esistiti, alcuni dei quali tra l’altro li ho anche visti di persona e ci ho persino giocato. Tra gli altri giocattoli conosciuti anche da noi segnalo il telefono della Fisher Price doppiato da Jerry Scotti e la Fattoria Parlante (qui genialmente utilizzata come roulette per le scommesse d’azzardo con i soldi del Monopoli) della Mattel con la quale ho giocato fino alla nausea da piccina.

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Toy Story 3 ha anche delle gag che possono venire capite solo da chi ha visto i primi due film. Innanzitutto i piccoli alieni verdi diventano finalmente padroni del “Dio Artiglio” che tanto venerano e riescono anche a salvare il loro “papà” Mr. Potato Head, ricambiando il gesto compiuto dalla patata in Toy Story 2. Buzz viene resettato, e riportato alla condizione di borioso e antipatico Ranger Spaziale che tanto odio aveva causato in Woody nel primo film. A proposito di Buzz, la sua versione spagnola è semplicemente strepitosa (come la canzone Hay un amigo en mi cantata dai Gipsy Kings nei titoli di coda..) e lo rende uno dei personaggi migliori del film, anche se i miei preferiti sono, oltre agli ovvi Barbie, Ken e alieni verdi, un Mr. Potato Head che in questo terzo episodio, assieme alla moglie novella Cassandra, da davvero il bianco (la gag della tortilla e del cetriolo sono da antologia) e le new entry: Chuckles il clown triste, i tre pisellini nel baccello e il riccio teatrante. Uno stuolo di guest star tra i doppiatori italiani; intelligentemente ripescati Fabrizio Frizzi e Massimo D’Apporto, rispettivamente nei panni di Woody e Buzz, al già citato Gerry Scotti si aggiungono Claudia Gerini nel ruolo di Barbie, il mitico Fabio De Luigi nel ruolo di Ken e l’inaspettato Giorgio Faletti nel ruolo del clown triste. Siete ancora qui a leggere?? Andatelo a vedereeee!!!!!

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Di Tom Hanks, che in originale doppia Woody, ho già parlato qui, Tim Allen lo trovate qua; Lee Unkrich, finalmente promosso regista, è stato nominato qui mentre un breve profilo di Joan Cusak, la voce di Jessie, lo trovate qua. Tra le guest star che prestano la voce ai personaggi secondari figura anche Timothy Dalton, di cui ho già parlato qui, in questo caso doppiatore del riccio attore Mr. Pricklepants.

Michael Keaton in originale presta la voce a Ken. Geniale attore americano legatissimo al primo Burton (come dimenticare la sua meravigliosa performance come Beetlejuice in Beetlejuice – Spiritello porcello o come Bruce Wayne in Batman e Batman Returns?), negli ultimi tempi purtroppo la sua carriera è finita un po’ sotto tono. Lo ricordo comunque in film come Quattro pazzi in libertà, My Life – questa mia vita, Mi sdoppio in quattro, Jackie Brown, Out of Sight, Jack Frost, White Noise, Herbie – Il supermaggiolino e telefilm come Frasier. Come doppiatore ha lavorato nei film Porco Rosso, Cars – Motori ruggenti e per la serie I Simpson. Ha 59 anni e un film in uscita.

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Woopi Goldberg spunta a sorpresa come doppiatrice di un personaggio molto secondario, quasi invisibile, il polpo Stretch. Eppure questa attrice (che definire solo comica è riduttivo...) è una delle più grandi in assoluto e ha persino vinto l’Oscar come migliore attrice non protagonista per il film Ghost. Tra le sue altre pellicole ricordo Il colore viola, Jumpin’ Jack Flash, Il grande cuore di Clara, Sister Act – Una svitata in abito da suora, Palle in canna, sister Act 2 – Più svitata che mai, Una moglie per papà, Bordello of Blood, Bogus – L’amico immaginario, la versione televisiva di Alice nel Paese delle Meraviglie, Ragazze interrotte e Rat Race; ha inoltre partecipato a un episodio de La Tata, doppiato Il re leone, Pagemaster – Un’avventura meravigliosa, Rugrats – Il film e parecchi episodi di Capitan Planet e i Planeteers. Newyorchese, ha 55 anni e due film in uscita.

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Ned Beatty in originale presta la voce all’orsacchiotto Lotso. Americano, lo ricordo per film come l’inquietante Un tranquillo weekend di paura, Nashville, Tutti gli uomini del presidente, Quinto potere (per il quale è stato nominato all’Oscar come Miglior attore non protagonista), L’Esorcista II: L’eretico, Superman, 1941: Allarme a Hollywood, Superman II, Giocattolo a ore e l’esilarante Riposseduta; ha inoltre partecipato ad episodi delle serie Il tenente Kojak, MASH, Hunter, La signora in giallo, Alfred Hitchcock presenta, Pappa e ciccia, e CSI: Scena del crimine. Ha 78 anni e un film in uscita, Rango: un cartone animato di Gore Verbinski doppiato, tra gli altri, da Johnny Depp, che ha per protagonista un camaleonte in crisi d’identità perso per il deserto… mah!

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Jodi Benson in originale presta la voce a Barbie. Mi sembrava carino spendere due parole per questa attrice americana dalla splendida voce, visto che grazie a lei, nel 1989, ha preso vita la Ariel de La Sirenetta, personaggio a cui è rimasta legata per tutti i seguiti e spin – off nati da quel primo film. Inoltre, ha doppiato personaggi di Nausicaa della Valle del vento, Thumbelina – Pollicina, Flubber – Un professore tra le nuvole, A Bug’s Life, Toy Story 2, Giuseppe il re dei sogni e della serie Hercules, inoltre ha recitato in un episodio del telefilm Hunter. Ha 49 anni.

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E ora, siccome il post è particolarmente lungo, vi lascio semplicemente con il trailer del film… ENJOY!



giovedì 3 settembre 2009

Hot Fuzz (2007)

Non sempre quando si riunisce una squadra che ha dato vita ad un film che può essere giustamente definito cult si raggiunge un risultato identico o perlomeno simile. Tenendo bene a mente questa premessa, ho guardato Hot Fuzz (diretto nel 2007 da Edgar Wright), memore della perfezione assoluta di Shaun of the Dead. Per fortuna non sono stata delusa e, anche se la romzomcom per eccellenza è impossibile da eguagliare, questo film è altrettanto divertente e perfettamente confezionato.


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La trama: Nicholas Angel è un superpoliziotto di stanza a Londra. La sua eccessiva perfezione però fa sì che i superiori, che non lo sopportano tanto quanto i colleghi, lo mandino a prestare servizio in uno sperduto villaggio inglese nel quale i suoi metodi si scontrano con l’apparente pace e tranquillità del luogo. Apparente, perché una serie di morti comincia a turbare la piccola comunità. Con il solo aiuto dell’ingenuo collega Danny, e nonostante lo scetticismo dell’intera polizia che vede queste morti solo come “incidenti”, Angel comincia ad indagare…


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Se Shaun era una parodia degli horror di serie B, Hot Fuzz è una parodia degli sboronissimi action USA, che vengono ampiamente citati e messi in ridicolo grazie ad un umorismo assolutamente british: macchine “volanti”, solitari superpoliziotti con problemi esistenziali e dalle strane abitudini (Angel, a differenza dei vari Bruce Willis e compagnia bella è assolutamente ligio al dovere e non beve, ma passa le serate annaffiando il suo Japanese Peace Lily perché impossibilitato ad interagire con le altre persone), inseguimenti ed esplosioni al limite della ragionevolezza umana, il tutto infilato nella cornice più improbabile, ovvero un piccolo paesetto della campagna inglese, dove ogni cosa può trasformarsi in arma impropria e i “campi di battaglia” sono fiere di paese o supermercati. La chiave comica di questo film sta proprio in questo contrasto, e nelle esilaranti caratterizzazioni dei personaggi. Paradossalmente, Angel e Danny fanno ridere più nelle scene che li vedono interagire con gli altri abitanti del villaggio piuttosto che nelle scene “di coppia” (che a tratti sono volutamente ambigue, al di là dell’amicizia virile). C’è il capo della polizia locale, un vecchietto che risolve tutto “punendo” chi si comporta male facendogli offrire dolci e gelati, l’agente vegliardo che parla un dialetto tutto suo, i geniali Andies, i due caustici e bastardissimi investigatori che prendono subito in odio Angel, l’ambiguo gestore del supermercato, il giornalista illetterato, i due attorucoli e il loro omaggio al Romeo + Juliet di Baz Luhrmann (da applauso il siparietto sulle note di “Love me, love me, say that you love me”), un mimo invadente e persino… un cigno. Anzi, IL cigno. Ognuno di questi elementi si incastrano perfettamente nella storia e rimangono impressi anche più dei personaggi secondari di Shaun of the Dead, al punto che se facessero un telefilm basato sul villaggetto di Hot Fuzz credo che non me ne perderei una puntata.


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Il bello dei film diretti da Wright è che, oltre ad essere scritti e recitati splendidamente, sono anche diretti benissimo. Non c’è un attimo di pausa tra una scena e l’altra, il finale di una richiama l’inizio dell’altra con quegli stacchi senza soluzione di continuità che già si trovavano in Shaun of The Dead. Gli effetti speciali sono curatissimi, si è fatto ricorso stavolta ad un grande impiego della CGI, soprattutto nelle esplosioni ma anche nelle morti ad effetto (una su tutte, quella del tizio schiacciato da una delle guglie della chiesa): si può dire che Hot Fuzz non è una semplice parodia, come non lo era Shaun. La caratteristica degli “spoofs” in effetti, come nel caso dello storico Hot Shots!, o più recentemente Superhero Movie è anche quella di essere realizzati in modo artigianale, senza curare troppo i dettagli, anzi, puntando proprio sulla messa in scena rozza. I film di Wright sono invece curati fino all’inverosimile, e non hanno niente da invidiare ai generi che parodiano. Anzi, sono fatti anche meglio.


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E come Shaun conteneva rimandi alle serie tv che in Inghilterra hanno fatto la fortuna di Peggs e Wright, anche Hot Fuzz contiene rimandi al film che li hanno consacrati agli occhi del pubblico internazionale: in una scena viene mostrato il dvd di Shaun of the Dead, in un’altra si ripropone l’idea di prendere una “scorciatoia” saltando gli steccati (e a differenza di Shaun, Angel ci riesce, anche se Danny fa una ben magra figura) e, soprattutto, viene citato l’immancabile Cornetto come cibo delle brame di chi è troppo scazzato per vivere; non a caso, a detta di regista e attori, Hot Fuzz è solo il secondo episodio di un’ideale trilogia chiamata “Blood and Ice Cream Trilogy”, il cui terzo capitolo si spera uscirà a breve. Aguzzate inoltre la vista: la ex fidanzata di Angel è nientemeno che Cate Blanchett (la riconoscerete dagli occhi e dalla voce, se guarderete il film in originale), mentre Peter Jackson è il babbo natale che traumatizza Angel all’inizio del film, accoltellandolo. Ah, per la cronaca: Hot Fuzz non vuol dire proprio nulla, è solo l’unione di due parole messe a caso che omaggiano gli storici action americani, come Point Break (ampiamente citato), Die Hard o Arma letale.


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Di Edgar Wright, Simon Pegg e Nick Frost ho ampiamente parlato qui, e la loro situazione dall’epoca del post su Shaun of the Dead non è cambiata. Di Jim Broadbent, che qui interpreta il capo della polizia, ho parlato qui. Di Bill Nighy, che qui ha un cameo come ispettore capo della polizia di Londra, ho invece parlato qui.


Timothy Dalton interpreta Simon Skinner, il bieco direttore del supermercato. L’affascinante attore inglese, uno degli ultimi portatori di un’eredità tipicamente teatrale, è stato James Bond in due episodi della saga negli anni ’80 (007 zona pericolo e 007 vendetta privata). Ha inoltre recitato in Cime Tempestose, Flash Gordon, Le avventure di Rocketeer, l’orrenda rivisitazione de La bella e la bestia con Fran Drescher de La Tata, L’amore è un trucco, Looney Tunes: back in action. Per la TV, ha partecipato ad episodi di Charlie’s Angels, Racconti di mezzanotte e Doctor Who. Ha 65 anni.


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E ora, se non avete il doppio, splendido DVD (e per l'amor di Dio, compratelo!!!!!), ecco a voi le papere dal set!! ENJOY!!




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