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venerdì 28 febbraio 2025

Il robot selvaggio (2024)

Ai tempi dell'uscita ne avevano parlato tutti benissimo. In occasione delle tre candidature (Miglior cartone animato, Miglior colonna sonora originale, Miglior sonoro), ho dunque recuperato Il robot selvaggio (The Wild Robot), diretto e co-sceneggiato nel 2024 dal regista Chris Sanders.


Trama: Un robot di ultima generazione viene abbandonato su un'isola popolata di animali. La programmazione del robot si troverà a dover interagire con imprevisti ed emozioni...


Come ho potuto perdermi questo trionfo al cinema? E' la domanda che mi sono fatta tra le lacrime di commozione alla fine de Il robot selvaggio, uno dei lungometraggi animati più provanti, a livello emotivo, tra quelli visti negli ultimi anni. Purtroppo, se non ricordo male, a tenermi lontana dalla sala è tata una terribile concomitanza di influenze e orari a misura bambino (come se il genere fosse adatto solo ai più piccoli...), ma poco male; certo, mi dispiace non aver goduto sul grande schermo delle splendide immagini de Il robot selvaggio, ma un bel film rimane bello anche visto in piccolo. E Il robot selvaggio è davvero bellissimo. La trama parte dalla perdita di un carico di robot su un isola deserta; il modello ROZZUM, in particolare, è stato progettato per servire gli umani facendosi carico, ogni volta, di compiti diversi da svolgere al meglio. Una direttiva semplice, quella di ROZZUM, ma ardua da mettere in pratica quando non ci sono umani nei dintorni e gli unici esseri viventi sono degli animali, ignoranti di fronte alla tecnologia e per nulla disposti a farsi "migliorare" la vita. Istinti atavici e naturali inimicizie si scontrano con la fredda logica, almeno finché l'unità robotica non si ritrova a darsi degli obiettivi per far sopravvivere un pulcino di oca, diventato orfano proprio per causa sua. Se non avete ancora avuto modo di guardare Il robot selvaggio non starei a fare altre anticipazioni sulla trama. Vi dico solo che la storia di ROZZUM, rinominata Roz, è una profonda, splendida storia di amore ed amicizia, in tutte le sue forme. Il messaggio del film non si lega "solo" ad un invito alla tolleranza e alla comprensione, ma all'impegnarsi affinché chi amiamo possa trovare un posto dove i suoi talenti possano venire sviluppati al meglio, anche a costo di fare un passo indietro e offrire il più grande dei doni, la libertà. Ne Il robot selvaggio i personaggi si lasciano alle spalle preconcetti legati a loro stessi e agli altri, e riescono a fare quel passo in più per uscire da un microcosmo fatto di paura e limitazioni, affiancando ad idee "favolistiche" (come quella di animali di specie diverse che imparano a convivere per non rendere vano lo sforzo di un "mostro") immagini molto adulte e reali di morte (lunga vita agli opossum e al loro concetto di maternità!), tristezza e dolore, con un happy ending che non è scontatissimo, benché contenga il sapore della speranza. 


Chris Sanders
, partendo dal libro illustrato di Peter Brown, prende il meglio dai capolavori che lo hanno elevato tra i maestri dell'animazione odierna, e confeziona un'altra poetica storia dove i personaggi fanno della diversità la loro forza. Benché non abbia nessuna caratteristica umana o animale, il robot Roz è incredibilmente espressivo, dotato di una gamma emotiva interamente rappresentata da luci, colori, movimenti ed inquadrature ad hoc, e il bestiario che gravita attorno alla protagonista ha un sembiante contemporaneamente realistico e molto accattivante, soprattutto la volpe Fink (adoro le volpi animate fin da quando ero bambina e questa, a mio parere, è una delle migliori viste su schermo). La cosa incredibile de Il robot selvaggio, nonché quella che più mi ha fatta pentire di non averlo visto l cinema, è il modo in cui riescono a fondersi, rispecchiando alla perfezione in senso della trama, la tecnologia 3D di animazione dei personaggi e e una tecnica di colorazione ed illuminazione dotata delle stesse caratteristiche della pittura a mano libera. I fondali e le scene ambientate nella foresta sono dotati di una ricchezza e una profondità unici, ed è interessante vedere come i colori e la texture di Roz cambino mano a mano che la programmazione viene meno e subentra l'istinto che rende il robot, per l'appunto, selvaggio e sempre più integrato ed accettato dalla natura che lo circonda. Il risultato sono scene di pura perfezione, quasi dei quadri in movimento, che toccano l'apice nella splendida sequenza delle farfalle, o quella della migrazione delle oche, ma per quanto mi riguarda ogni fotogramma del film è un piccolo capolavoro. Importantissima anche la colonna sonora di Kris Bowers, epica e commovente, e il parterre di splendide voci che danno vita ai singoli personaggi, riconfermando (come se ancora servisse) Lupita Nyong'o come una delle attrici migliori in circolazione, talmente brava da infondere una profondissima umanità a Roz, pur mantenendo intatte le sue caratteristiche di "freddo" robot. Non ho ancora guardato Flow, e sapete quanto sia parziale verso i gatti, quindi non sono sicura che non lo preferirei a Il robot selvaggio; a prescindere, il film di Sanders è comunque un capolavoro che merita più di una visione, coi bambini ma anche da soli, così c'è meno vergogna a piangere senza ritegno!!


Del regista e co-sceneggiatore Chris Sanders ho già parlato QUI. Lupita Nyong'o (Roz / Rummage), Pedro Pascal (Fink), Kit Connor (Beccolustro), Bill Nighy (Collolungo), Ving Rhames (Fulmine), Mark Hamill (Spina) e Catherine O'Hara (Codarosa) li trovate invece ai rispettivi link.


Se Il robot selvaggio vi fosse piaciuto recuperate Il gigante di ferro, Lilo & Stitch e Wall.E. ENJOY!

venerdì 18 novembre 2022

Wendell & Wild (2022)

Siccome ho sempre adorato il genere, ho recuperato volentieri Wendell & Wild, diretto dal regista Henry Selick e disponibile su Netflix.


Trama: la tredicenne Kat, dopo la morte dei genitori e un'adolescenza passata in riformatorio, viene mandata in una scuola per ragazze e scopre di essere legata a due demoni pasticcioni, Wendell & Wild...


Henry Selick è per me amore dai tempi di Nightmare Before Christmas e quando ho letto il suo nome alla regia di Wendell e Wild mi sono sfregata le manine dalla gioia, visto che non realizzava più un lungometraggio dal 2009. Dopo la visione, posso dire che Selick è un po' sfortunato, poverello. A Nightmare Before Christmas la gente associa in primis il nome di Tim Burton, a Coraline quello di Neil Gaiman, mentre Wendell & Wild parrebbe principalmente frutto dello stile di Jordan Peele, tanto che probabilmente in futuro sarà il suo nome a venire associato a quest'opera animata. Nonostante l'aspetto gotico del film, presente ed innegabile, il fulcro della storia di Kat affonda infatti nel degrado di una città (s)popolata da minoranze, dove a farla da padroni sono i soldi di due dubbi riccastri che vorrebbero distruggere definitivamente il tessuto urbano per costruire un mega carcere in cui i detenuti non verrebbero riabilitati, bensì sfruttati per fare ulteriori quattrini; la morte dei genitori di Kat, devastata dal senso di colpa per essere sopravvissuta all'incidente che li ha uccisi, è il prodromo della morte di una città privata dei suoi abitanti più combattivi, portatori di valori quali famiglia e comunità, e la triste disumanità di chi è rimasto fa impallidire un inferno che, al limite, può essere giusto definito ripetitivo e "vecchio". I livelli di lettura di Wendell & Wild sono dunque molteplici, ma proprio questo è il suo difetto più grande, in quanto l'abbondanza di trame e sottotrame rallenta parecchio il ritmo della pellicola e, talvolta, rende più difficile l'armonizzazione tra temi, stili e personaggi, col risultato che questi ultimi sono poco approfonditi, spesso anzi sono solo abbozzati e dimenticati (la tutrice di Kat all'inizio, caratterizzata come donna forte e interessante, scompare dopo 2 minuti di film, le deliziose amichette di Siobhan sono meno di un comic relief, il collezionista di demoni è poco sviluppato, e potrei continuare).


Dal punto di vista della realizzazione, invece, Selick è Selick e non si discute. Premesso che, per puro gusto personale, non ho apprezzato granché il character design dei personaggi (la protagonista in particolare è bruttarella assai), ma un'opera animata in stop motion è qualcosa che riesce sempre a riempirmi il cuore di gioia e ammirazione, scatenate dalla consapevolezza di quanta bravura e pazienza ci voglia a realizzare ogni singola sequenza, tra costruzioni e movimenti di pupazzini, mezzi, scenografie, edifici e quant'altro. La fantasia visionaria del regista, assieme al suo gusto per la composizione delle scene, qui si manifestano soprattutto in presenza di Wendell e Wild, non a caso i personaggi titolari, che infondono gioiosa e macabra incoscienza a vari numeri di resurrezione con annesso trucco e parrucco (ho apprezzato molto lo spirito iconoclasta con cui ci viene proposto un prete truccato come Divine o quasi) e ci portano per mano in una dimensione infernale governata da un gigantesco demone vanesio, una sorta di Oogie Boogie un po' più indolente e magnanimo, che funge da "abitazione" bisognosa di strane cure. Ci sarebbero molti altri punti di forza all'interno del film, per esempio la bella colonna sonora interamente formata da pezzi black o il design tribale dei demoni personali di Kat, piuttosto che delle illustrazioni disegnate da Raul, ed è un peccato che si perdano all'interno di un film che, purtroppo, non ha la forza né la poesia dei cult realizzati in passato da Selick, al quale auguro di poter tornare in gran spolvero o con una storia interamente scritta da lui, oppure da qualcuno col quale sia più affine, perché qui ci sono talmente tante anime che il lungometraggio "infernale" è diventato un po' un purgatorio!   


Del regista e co-sceneggiatore Henry Selick ho già parlato QUIKeegan-Michael Key (voce originale di Wendell), Jordan Peele (co-sceneggiatore e voce originale di Wild), Angela Bassett (Sorella Helley), James Hong (Padre Bests) e Ving Rhames (Buffalo Belzer) li trovate invece ai rispettivi link.


Se Wendell & Wild vi fosse piaciuto recuperate The Nightmare Before Christmas, La sposa cadavere, Coraline e ParaNorman. ENJOY!

martedì 19 febbraio 2013

Al di là della vita (1999)

Parlare dei miei autori preferiti è contemporaneamente un piacere ed una sfida. Oggi tocca al divino Martin Scorsese, che nel 1999 dirigeva questo particolarissimo Al di là della vita (Bringing Out the Dead), tratto dall'omonimo romanzo di Joe Connelly.


Trama: Frank è un paramedico perseguitato dai fantasmi delle persone che non è riuscito a salvare. Privato del sonno e carico di alcool ed altre sostanze, non sarà facile per il povero Frank superare i turni di notte sull'ambulanza e mantenere il contatto con la realtà...


Scorsese nella sua veneranda e venerabile carriera ne ha girati di film strani... ma Al di là della vita è forse uno dei più particolari. A suo modo grottesco e allucinante come potevano essere Fuori Orario e Taxi Driver, ma allo stesso tempo più maturo e "pulito", già sulla strada che avrebbe portato ad altri lavori forse meno personali come quelli più recenti, Al di là della vita si mantiene in equilibrio tra queste due fasi della carriera di Marty e si conferma, almeno dal mio punto di vista, una sorta di mosca bianca da riguardare ed apprezzare a poco a poco. Per quanto riguarda la regia, la fotografia e il montaggio, posso tranquillamente parlare di capolavoro: l'odissea di Frank è un delirio di immagini rallentate, accellerate all'improvviso, scandite da musica "nera", con prospettive ribaltate, scene oniriche e contorni sgranati che conferiscono alla pellicola un'aria a tratti allucinata e a tratti quasi religiosa, soprattutto nei momenti in cui le immacolate divise degli infermieri si animano di una bianca luce soffusa.


La stessa vicenda di Frank assomiglia, mi si perdoni il paragone, a quella di un Cristo moderno. Il protagonista di Al di là della vita percorre una sorta di via crucis nelle strade di una caotica e pericolosa Manhattan, dividendo il suo cammino verso la salvezza in tre "tappe" che corrispondono a tre giorni e tre colleghi diversi: il primo giorno con il pragmatico Larry, dei tre il più cinico e coi piedi ben piantati in terra, il secondo giorno con il religioso e filosofico Marcus e il terzo con il folle Tom, bramoso di sangue e violenza. Perseguitato dai fantasmi e dal senso di impotenza, consapevole di non avere la facoltà di salvare tutte le vittime della strada e per questo schiacciato dalla responsabilità, il povero Frank si ritrova come sballottato, inerme e confuso davanti a questi modi così diversi di affrontare la vita e la morte, allo stesso tempo comprensibili ed alieni. Unica ancora di salvezza dal caos che alberga nella vita e nella città del paramedico è Mary, che il protagonista idealizzerà fin dall'inizio del film. Più Maddalena che Maria, la ragazza, con tutti i suoi difetti, diventerà emblema di purezza e pace per Frank, che per tutto il film cercherà di starle accanto e confortarla dopo i frequenti malori del padre, anche a costo di far soffrire quest'ultimo e tenerlo in vita contro la sua volontà. Soltanto nel finale il protagonista imparerà che la salvezza e la pace risiedono anche nella morte e che un medico non potrà mai essere Dio: pensarlo, vivere come una colpa ogni vita persa e ogni intervento andato male porta soltanto alla follia e all'impossibilità di avere un'esistenza serena.   


Probabilmente ho sproloquiato, ma per parlare della poetica di Scorsese servirebbe un esperto di cinema, cosa che io non sono. Passiamo dunque, molto più prosaicamente, agli attori. E partiamo dal protagonista, uno stupendo Nicolas Cage. Con quella faccia perennemente strafatta, moscia, inespressiva, è assolutamente perfetto per il ruolo dell'allucinato Frank, preda delle visioni, della stanchezza e dell'alcool. Davanti al folle Nicolas tutti gli altri attori, persino John Goodman, scompaiono. E i duetti con Patricia Arquette sono contemporaneamente dolcissimi e grotteschi, con lui che cerca palesemente di conquistarla (a modo suo, ovviamente) e lei che giustamente è preoccupata solo per suo padre. La brava Patricia, col la sua voce particolare e quell'aspetto innocente che nasconde un passato poco pulito è l'interprete ideale per un personaggio ambiguo come quello di Mary e la fanciulla si riconferma una delle mie attrici preferite. Lascio a voi il piacere (o la pazienza, se avete voglia di leggere ancora un po') di scoprire gli altri ottimi attori che arricchiscono questo splendido film. Una pellicola non per tutti i gusti, sicuramente, ma che non dispiacerà ai fan di Scorsese e a quanti vogliano godersi un'interessante opera d'autore.


Del regista Martin Scorsese (che si nasconde anche dietro una delle voci che comunicano via radio con i paramedici) ho parlato qui. Nicolas Cage (Frank Pierce), John Goodman (Larry), Ving Rhames (Marcus) e Queen Latifah (la voce di Love) li trovate invece ai rispettivi link.

Patricia Arquette interpreta Mary Burke. Sicuramente una delle mie attrici preferite, la ricordo per film come Nightmare 3: I guerrieri del sogno, il meraviglioso Una vita al massimo, Ed Wood, L’agente segreto, Strade perdute, Nightwatch – Il guardiano di notte, Stigmate e per la serie Medium. Americana, anche regista, ha 44 anni e quattro film in uscita.


Tom Sizemore (vero nome Thomas Edward Sizemore Jr.) interpreta Tom Wolls. Americano, lo ricordo per film come Nato il quattro luglio, Una vita al massimo, Assassini nati, Heat – la sfida, Relic – l’evoluzione del terrore, Salvate il soldato Ryan, Nemico pubblico,  Pearl Harbor L’acchiappasogni, inoltre ha anche partecipato alla serie CSI: Miami. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha  51 anni e ben diciassette film in uscita. 


Segnalo anche la presenza nel cast del cantante Marc Anthony (il tossico Noel), ex marito di Jennifer Lopez, e di Aida Turturro, che amo ricordare come odiosa sorella del boss Tony Soprano, nei panni dell’infermiera Crupp. Per concludere, se Al di là della vita vi è piaciuto consiglio la visione di Taxi Driver, sempre di Scorsese. ENJOY!

domenica 11 novembre 2012

Piranha 3DD (2012)

Chi segue il mio blog da qualche tempo, sa bene come la mia passione per il trash sia praticamente sconfinata e sa bene, di conseguenza, quanto avessi amato quel trionfo di idiozia e cattivo gusto che è stato Piranha 3D. Ieri sera, per tirarmi su dopo una pessima giornata, ho deciso di dare una chance al seguito, Piranha 3DD, diretto da John Gulager e mai approdato negli italici lidi. Normalmente avrei inveito contro i distributori nostrani, stavolta mi sento invece di ringraziarli col cuore in mano. Segue recensione leggermente SPOILEROSA, beware!


Trama: un anno dopo la strage al Lake Victoria, i piranha riescono a trovare un modo per infiltrarsi in un parco acquatico e fare scempio degli ignari bagnanti...

Patata numero 350
Come posso definire Piranha 3DD senza ricorrere alle storiche parole di Fantozzi davanti alla Corazzata Potemkin? Parlare di "cagata pazzesca" sarebbe comunque riduttivo e non renderebbe l'idea, inoltre priverebbe di dignità le vere cagate pazzesche che riescono comunque ad entrare nel cuore dello spettatore. Potrei dunque concentrarmi su quello che viene realmente mostrato su schermo, non già film horror, gore o splatter se non per qualche sequenza girata comunque con degli effetti speciali che, al confronto, la roba della Troma è un capolavoro di tecnica. No, Piranha 3DD non è altro che il trionfo della patata, del silicone e dell'umorismo scatologico. Io sono donna e, ovviamente, non posso pretendere di pensare come un uomo, ma davvero un essere di sesso maschile, più o meno pensante, trova eccitante la visione continua e priva di motivo di una patonza pelata o di una tetta formato famiglia? Lo chiedo, perché il 70% del film consta di queste immagini messe assolutamente ad mentula canis. E a proposito di falli. Vogliamo parlare dell'evirazione mostrata a metà pellicola, quando la zoccolotta bionda e vergine (questa poi è la cosa meno credibile di tutto il film...) rovina il suo primo rapporto sessuale perché un pescetto le si è infilato nella baginga e decide di uscire e mordere proprio mentre il fanciullo cerca di penetrarla? Ma non ti sei accorta finora, o regina delle oche del Campidoglio, che tra una vomitata e l'altra qualcosa ti si muoveva in pancia???  No, tu ti limiti a prendere atto della cosa con la battuta principe dell'intero film: "Josh cut off his penis because something came out of my vagina". 'nuff said. E sorvolo sul piranha che si infila nel chiulo del ciccione che passa il suo tempo a scoparsi il tubo da cui esce l'acqua o sulla triste citazione di un capolavoro come Nightmare - Dal profondo della notte. Non chiedete.


Come ho già detto sopra, ad aggiungere il carico a coppe c'è il fatto che il film tecnicamente fa schifo. I piranha del titolo sono palesemente finti, una roba che nemmeno i cinesi nelle bancarelle del mercato, le poche morti che ci sono (della serie, Piranha 3DD è tanto sangue ma poca sostanza, sono buoni tutti a mostrare dell'acqua rossa e la gente che urla!) risultano a dir poco imbarazzanti perché l'uso massiccio della CGI colpisce in faccia lo spettatore come un randello chiodato, le riprese subacquee sono nebulose, poco definite ed eccessive, infine gli attori sono all'ultimo livello della scala evolutiva, monoespressivi o eccessivamente gigioni, e fa male al cuore vedere il ritorno macchiettistico di pezzi da novanta come Christopher Lloyd e Ving Rhames, entrambi reduci dal primo episodio e costretti ad una comparsata pietosa. E che orrore, direte voi... non c'è davvero nulla da salvare in questo orribile, aberrante Piranha 3DD? Figuriamoci se non c'è, signore e signori. EGLI è giunto per salvare tutti. Sì, anche tu che stai leggendo questo post.

Stavate parlando di me...?
Sto ovviamente parlando di "Boozy" David Hasselhoff, the Hoff per eccellenza. Il bagniiiinoooo che corre al ralenti. Sarà che sono una pazza deviata, ma dopo che compare lui Piranha 3DD passa dalla noia costellata da patata all'esilarante trash che tanto amo. Vederlo con la sua espressione monocorde, bolso ed inchiattito, prendersi in giro perché NESSUNO se lo ricorda tranne le vecchie babbione, vederlo nuovamente correre in costume da bagno con la panza traballante per poi fermarsi a riprendere fiato nel bel mezzo della sigla di Baywatch, sentirlo cantare canzoni idiote (scritte dallo stesso regista, with compliments!) per conquistare due bagascioni nel letto, ascoltarlo fare la saggia morale per tre volte al'incauto moccioso coi capelli rossi, vederlo lavarsi le mani come Ponzio Pilato davanti alla gente urlante che chiede il suo aiuto in quanto ex-Mitch, testimoniare sbigottita la crassa idiozia della serie fittizia Fish Hunter mi ha commossa e messa di buonumore a tal punto che ho persino riso del colpo di scena finale e della stupida, trita gag del ragazzo preso erroneamente per gay. Anche i titoli di coda sono esilaranti, accompagnati da un lunghissimo gag reel dove Boozy David la fa decisamente da padrone. Però, davvero, non mi sento di consigliarvi st'immondizia per un paio di pregi assolutamente insignificanti e concentrati negli ultimi 20 minuti di un film che dura un'ora e mezza. Evitate Piranha 3DD come la peste, se potete, e pregate che un simile scempio non varchi MAI i confini anche troppo permeabili della nostra penisola.

Patata numero... no, vabbé, ho perso il conto...
Di Danielle Panabaker (Maddy), David Koechner (Chet), Christopher Lloyd (Mr. Goodman) e Ving Rhames (l'agente Fallon) ho già parlato nei rispettivi link. 

John Gulager è il regista della pellicola. Americano, ha diretto Feast e i suoi due seguiti, Sloppy Seconds e The Happy Finish, trilogia horror assai famosa che però devo ancora vedere. Anche attore, ha 55 anni. 

Ma che il Signore abbia pietà di te..
Matt Bush interpreta Barry. Americano, ha partecipato a film come Halloween II, Margaret e a serie come Veronica Mars e Scrubs. Ha 26 anni.


David Hasselhoff interpreta se stesso. Attore americano diventato famosissimo per le serie Supercar e il pluricitato Baywatch, lo ricordo anche per pellicole come La casa 4, Dodgeball, Cambia la tua vita con un click e Spongebob il film; inoltre, ha partecipato ad altre serie come Love Boat, Una famiglia del terzo tipo, Robot Chicken e Sons of Anarchy. Anche produttore, sceneggiatore, regista e stuntman, ha 60 anni e un film in uscita.


Gary Busey interpreta Clayton. Americano, ha partecipato a film come Un mercoledì da leoni, Unico indizio la luna piena, Arma letale, Predator 2, Il socio, Strade perdute, Paura e delirio a Las Vegas e a serie come Walker Texas Ranger, Oltre i limiti, Scrubs e Two and a Half Men, oltre ad aver doppiato un episodio de I Simpson. Anche produttore e compositore, ha 67 anni e quattro film in uscita.


Jean - Luc Bilodeau, che nel film interpreta lo sfigato che viene evirato, aveva già partecipato a Trick'r Treat nei panni di Schrader, uno dei ragazzini che fanno lo scherzo alla piccola Rhonda. A parte quest'ultima curiosità, se il film vi fosse piaciuto (e perché avrebbe dovuto??) vi consiglio la visione dell'originale Piranha 3D e dell'originalissimo Piranha di Joe Dante. ENJOY!


giovedì 26 aprile 2012

La casa nera (1991)

Un altro film che ha segnato la mia adolescenza e che avevo finito per sapere quasi a memoria, a furia di guardarlo, è La casa nera (The People Under the Stairs), diretto nel 1991 da Wes Craven.



Trama: Grullo, un ragazzino che vive in un ghetto, viene coinvolto in una rapina all’interno di una casa. Quel che il povero Grullo non sa è che la casa è proprietà di due pazzi sanguinari, che nascondo un terribile segreto in cantina…


La casa nera è una carinissima ed inquietante favola horror. Come in ogni fiaba che si rispetti c’è il piccolo protagonista scapestrato che, a causa dell’inesperienza, si fa coinvolgere in cose pericolose e più grandi di lui proprio perché è grullo, come il Matto della carta dei tarocchi; c’è una matrigna cattiva o strega che dir si voglia, accompagnata da un terribile padre – orco; c’è una principessa da salvare in cima alla torre; c’è un tesoro da recuperare, se si riuscirà a passare indenni attraverso tutte le prove; c’è persino un lupo, anche se in questo caso è un enorme cane. E poi ci sono loro, le “persone sotto le scale”, che a dir la verità all’economia della storia non servono poi molto, visto che veri villain della storia sono Mamma e Papà, i due folli genitori della piccola Alice che contribuiscono non poco all’atmosfera di terrore che avvolge La casa nera e che, non a caso, Craven ha pescato nella geniale serie Twin Peaks arrivando a sfruttare appieno le loro capacità di attori, creando due personaggi strepitosi, grotteschi ed esagerati.



Quanto alla realizzazione, La casa nera è bello perché non è schematico o ripetitivo come molti altri horror. Innanzitutto, il regista riesce a rendere l’ambiente chiuso della casa allo stesso tempo claustrofobico, com’è giusto che sia, e vario, spostando spesso e volentieri l’azione nelle intercapedini e nei passaggi nascosti dietro i muri, nell’ampia cantina/prigione, nel giardino e in vari altri ambienti che cambiano grazie al semplice uso di un interruttore. Inoltre, cosa non scontata e non sempre ben sfruttata in un horror, inserisce dei deliziosi tocchi di umorismo nero che rendono la pellicola più vivace ma senza snaturarla. Il ragazzino protagonista è scaltro e scafato, ma non è insopportabile come rischierebbe di essere in tutt’altro genere di film, mentre i personaggi di contorno sono molto ben delineati, soprattutto la piccola Alice che subisce una metamorfosi profonda ma coerente nel corso del film, passando dall’essere una timorosa ragazzina vessata dai terribili genitori a spietata e fredda vendicatrice.


L’unico aspetto un po’ deludente del film sono proprio questi “mostri” che vivono in cantina. All’inizio sono molto più inquietanti, perché non se ne conosce la vera natura e anche perché è nei pressi di questa cantina che si svolgono le scene più gore della pellicola (nei limiti, ovviamente, perché Craven è molto parsimonioso in questo), ma man mano che il film prosegue si arriva giustamente a provare pietà per le creature, finché non ci viene rivelato il loro aspetto che, ben lontano dall’essere quello di mostri inguardabili, ce li rivela come adolescenti capelloni, stracciati e un po’ bianchicci. Niente di troppo diverso da quello che si vedeva in giro per le strade nell’epoca del grunge, eh! Scherzi a parte, La casa nera è un bell’horror d’atmosfera, divertente e ben girato. Guardatelo e vi innamorerete sicuramente della mise fetish di Papà e della capigliatura rosso shocking di Mamma, siete avvertiti!



Del regista Wes Craven ho già parlato qui, mentre Ving Rhames, che interpreta Leroy, lo trovate qua.

Brandon Quintin Adams interpreta Grullo (Fool in originale). Americano, ha partecipato a film come Moonwalker e a serie come Nightmare Café e Oltre i limiti. Ha 33 anni e un film in uscita.



Everett McGill (vero nome Everett Charles McGill III) interpreta Papà. Indimenticabile per il suo ruolo di Ed Hurley nella serie Twin Peaks, ha partecipato a film come Dune, Unico indizio la luna piena, Agente 007 vendetta privata, Fuoco cammina con me, Una storia vera e a serie come Sentieri. Americano, ha 67 anni. 


Wendy Robie interpreta Mamma. Altra indimenticabile protagonista di Twin Peaks, dove partecipava nel ruolo della moglie di Ed, Nadine, ha partecipato a film come Fuoco cammina con me, Vampiro a Brooklyn, The Dentist 2, Horror in the Attic e a serie come Baywatch e Party of Five. Ha 59 anni.




A.J. Langer (vero nome Allison Joy Langer) interpreta Alice. Americana, ha partecipato a film come Fuga da Los Angeles e serie come Blossom, L’ispettore Tibbs, Beverly Hills 90210 e Baywatch. Ha 38 anni.


Sean Whalen interpreta Roach. Americano, ha partecipato a film come Batman – Il ritorno, La rivincita dei nerds III, Waterworld, Twister, Il rompiscatole, Men in Black, Giovani diavoli, Charlie’s Angels e a serie come Friends, Sabrina vita da strega, Perfetti… ma non troppo, Scrubs, Tutto in famiglia, Zack e Cody al Grand’Hotel, Cold Case, Hannah Montana, Lost e Beautiful. Anche sceneggiatore e regista, ha 48 anni e un film in uscita.



Bill Cobbs interpreta nonno Booker. Americano, lo ricordo per film come Una poltrona per due, Guardia del corpo, Cosa fare a Denver quando sei morto, Paulie – il pappagallo che parlava troppo e Incubo finale, inoltre ha partecipato a serie come E.R. medici in prima linea, Walker Texas Ranger, Oltre i limiti, I Soprano, The Others, Six Feet Under, Tutto in famiglia, Lost e CSI: scena del crimine. Ha 78 anni e quattro film in uscita, tra cui Oz: The Great and Powerful.




Kelly Jo Minter interpreta Ruby. Americana, la ricordo per film come Ragazzi perduti, Nightmare 5: Il mito e Doc Hollywood – Dottore in carriera, inoltre ha partecipato alle serie Saranno famosi e E.R.: medici in prima linea. Anche produttrice, ha 46 anni.




Chiudo con una curiosità: la futura attrice premio Oscar Hilary Swank aveva partecipato all’audizione per interpretare Roach, che avrebbe potuto essere uomo o donna, indifferentemente. Sinceramente, non mi vengono in mente altri film simili da consigliarvi, quindi propendo per dirvi di fare un po’ di selezione nella filmografia di Craven e guardarvi qualcuna delle sue opere migliori, come Nightmare – dal profondo della notte e Il serpente e l’arcobaleno, giusto per citarne un paio. Al limite il primo Scream, anche. ENJOY!

domenica 13 marzo 2011

Piranha 3D (2010)

Dopo la visione di tre film meravigliosi ed impegnati come Il discorso del re, Il grinta e Il cigno nero, il mio cervello aveva bisogno di una “lavata” e tornare a regimi più terra terra per poter riprendere a funzionare. Così ieri sera sono andata a vedere Piranha 3D, diretto da Alexandre Aja ed uscito in Italia con ovvio e spaventoso ritardo (uscita USA: agosto 2010… ). Ancora una volta ho avuto la dimostrazione che non bisogna mai dare letta a quel che si legge, prima di andare a vedere un film…

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Trama: Lake Victoria, tempo di Spring Break. Peccato che la festa rischi di tramutarsi in una carneficina quando il lago affollato di bagnanti viene invaso da branchi di piranha preistorici. Un gruppetto di superstiti cercherà ovviamente di fermare le mordaci bestiole.

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Girando per la rete e dando un’occhiata alle varie recensioni mi sono resa conto che il “critico” medio è fondamentalmente uno snob, uno che va a vedere un film intitolato Piranha… e si aspetta di trovarci dentro la poesia, la perfezione, il messaggio impegnato. Effettivamente, il buon Joe Dante, che già negli anni ’80 ci aveva infuso il timore atavico di ricevere un morso nelle chiappe da parte di branchi di pesci zannuti, dava la colpa di tutto alla sconsideratezza umana e all’inquinamento, cercando di farci un po’ riflettere. Ma, guardiamo in faccia la verità: di questi tempi quale teenager o ventenne medio recepirebbe un simile messaggio, vista la realtà in cui viviamo? Quindi Aja non ci prova neppure, e confeziona un film perfetto. Non mi vergogno ad ammetterlo. Piranha 3D è perfetto nel suo essere puro, decerebrato e catartico entertainment: mette la giusta ansia, regala gore a fiumi, è perfidamente ironico, a tratti anche un po’ trash ed omaggia i fan e i nostalgici degli anni ’80 con delle guest appearence quasi commoventi.

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L’unica pecca che trovo a Piranha 3D, sorvolando su qualche ovvio “sbragamento” a livello di trama (il proprietario di un negozio di pesca in un paesino sperduto che è praticamente il massimo esperto mondiale di pesci preistorici, un’esplosione subacquea e altre piccole prodezze…) è proprio il 3D. Inutile come al solito, rischia anzi di rovinare le splendide riprese subacquee del film, aprendolo con un orrendo vortice digitale che inghiotte una povera barchetta solitaria e relativo pescatore solitario. Per il resto, gli effetti speciali (Nicotero & Berger, mica pizza e fichi!!) sono da voto 10 e anche abbastanza impressionanti visto che Aja non ci risparmia scarnificazioni, smembramenti, corpi che si spezzano in due, facce che vengono via e quant’altro. A dire il vero il sangue scorre a fiumi, ma non quanto il silicone: a momenti ci sono più tette, culi e (come direbbe la Elliott di Scrubs) baginghe che sangue, oltre che un picco trash non indifferente quando due pescetti si contendono il membro di una delle povere vittime (sputandolo poi peraltro disgustati, non oso immaginarne il motivo…), quasi a rimarcare il target per cui è stato confezionato Piranha 3D. Niente di troppo serio comunque, l’ironia la fa da padrona anche in questo caso, e fortunatamente gli attori l’hanno capito, perché non ce n’è uno che non reciti al meglio e nella piena comprensione dello spirito tamarro di un simile film. Assolutamente perfetti Jerry O’ Connell nei panni del laido produttore di filmati pornografici e anche le partecipazioni speciali di gente del calibro di Eli Roth nei panni di un improbabile dj impegnato nella presentazione di Miss Maglietta Bagnata, il mitico Christopher Lloyd che ci riporta ai tempi in cui, con faccia spiritata, avvertiva Marty dei pericoli legati ai paradossi spazio – temporali, l’invecchiato Ving Rhames che spazza via piranha a colpi di pale di motoscafo e, per finire, Richard Dreyfuss nei panni del pescatore solitario, sopravvissuto a Lo Squalo ma non ai Pirahna, ahilui. Da vedere, magari con un megapacco di popcorn tra le mani!

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Del regista Alexandre Aja ho già parlato qui. Eli Roth (che si sta piano piano avvicinando a diventare il mio idolo) lo trovate qua, il divino Christopher Lloyd invece è stato nominato in questo post.

Jerry O’ Connell interpreta Derrick. Americano, tra i suoi film ricordo il bellissimo Stand By Me – Ricordo di un’estate, Jerry Maguire, l’esilarante Giovani, pazzi e svitati e Scream 2. Ha inoltre partecipato alle serie Il mio amico Ultraman e I viaggiatori. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 37 anni.

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Elisabeth Shue interpreta lo sceriffo Julie. Indimenticabile nei panni della ragazza di Marty (a proposito di Doc!) in Ritorno al futuro II e III, tra gli altri film in cui compare segnalo Karate Kid - Per vincere domani, Link, 4 fantasmi per un sogno, L’uomo senza ombra e Nascosto nel buio. Anche produttrice, ha 48 anni e due film in uscita.

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Ving Rhames (vero nome Irving Rameses Rhames) interpreta il poliziotto Fallon. A proposito di personaggi indimenticabili, quest’uomo è stato nientemeno che il Marcellus Wallace di Pulp Fiction, oltre ad aver partecipato a film come La casa nera, Il bacio della morte, Mission: impossible, Striptease, Con Air, Out of Sight, Al di là della vita e L’alba dei morti viventi e aver doppiato l’agente Bubbles nello splendido Lilo & Stitch. Ha anche partecipato ad alcuni episodi di Miami Vice e E.R. Newyorchese, anche produttore, ha 52 anni e 4 film in uscita.

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Richard Dreyfuss interpreta lo sfortunato Matt Boyd. Attore americano, oltre che per il già citato Lo Squalo lo ricordo per film come Il laureato, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Stand by me – Ricordo di un’estate, Pazza, Always per sempre, il meraviglioso Rosencrantz e Guilderstern sono morti e Rosso d’autunno. Per la TV, ha lavorato nelle serie Vita da strega e Weeds, oltre ad aver doppiato un episodio de I Griffin. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 64 anni e tre film in uscita.

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Tra le altre guest star presenti nella pellicola segnalo Ricardo Chavira, il mitico Carlos delle Desperate Housewives, nei panni di uno sfortunatissimo sub, Frank Khalfoun, regista di P2: livello del terrore (film scritto da Alexandre Aja), in quelli di un poliziotto e, infine, Gregory Nicotero, responsabile degli effetti speciali del film, nel ruolo di un marinaio. Avrebbero dovuto essere presenti anche Joe Dante e James Cameron (registi rispettivamente di Piranha e Piranha paura) nei panni di capitani, ma quest’ultimo era troppo impegnato, pare, per partecipare. Ovviamente, è già in cantiere il seguito, Piranha 3D: The Sequel, che dovrebbe uscire in America ad agosto e sarà diretto da John Gulager, regista del famoso Feast, che devo ancora vedere. Tra gli interpreti, segnalo Tara Reid, già vista in Urban Legend, American Pie e Cruel Intentions. Inoltre, pare che i fan potranno scegliere quale personaggio famoso fare morire durante il film. Andiamo bene…Comunque, se vi piace questo genere di film sanguinosissimo ma faceto, divertitevi a cercare e guardare Tagli al personale, Ammazzavampiri, Denti o Giovani diavoli. E ora vi lascio con il trailer originale del Piranha di Joe Dante... inquietante nonostante l'età!! Enjoy!

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