L’uso dell’intelligenza in funzione di predictive policing è tema fra i più discussi e trattati dallaletteratura giuridica anche penalistica degli ultimi anni. La maggior parte degli studiosi italiani guardaall’esperienza statunitense, dalla quale provengono spunti di sicuro interesse, per il tratto pionieristico che da tempo caratterizza le evoluzioni tecnologiche d’oltreoceano. In questo quadro, la sentenzadel tribunale tedesco costituisce una novità degna di nota per il giurista di civil law. Dal punto di vistadel metodo, l’uso poliziesco dell’intelligenza artificiale viene tematizzato alla luce dei criteri elaborati dalla cultura costituzionalistica tedesca sui diritti fondamentali della persona e conseguenti possibili limitazioni. L’interesse a prevenire o reprimere delitti di una certa gravità va bilanciato con un dirittofondamentale di nuovo conio: il diritto all’autodeterminazione informativa. L’uso poliziesco di software che acquisiscono, incrociano, analizzano informazioni personali presenti nelle banche dati vaassoggettato a riserva di legge, nel rispetto del test di proporzionalità. Benché si parli di normestraniere, gli argomenti usati nella sentenza esaminata suggeriscono riflessioni di rimarchevole utilitàper il giurista italiano.
The use of intelligence as a predictive policing tool is one of the most discussed and treated topics inrecent legal literature, including the criminal law area. The majority of Italian scholars look to the USexperience, from which certain interesting ideas come, taking into consideration of the pioneeringrole that has long characterised the technological evolution overseas. In this context, the judgement of the German court constitutes a noteworthy novelty for the civil law jurist. From the methodological point of view, the police use of artificial intelligence is thematised in the light of the criteria developed by the german constitutional culture on the fundamental rights of the individual and their possible limitations. The interest in preventing or repressing crimes of a certain severity must be balancedwith a newly coined fundamental right: the right to informational self-determination. The police use of software that acquires, cross-references and analyses personal information present in databases must be subject to the rule of law, in compliance with the proportionality test. Although we are speaking of foreign laws, the arguments used in the examined judgement suggest remarkably useful reflections even for the Italian jurist.
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