“Vorrei
essere una persona da cui essere felici di tornare.”
Titolo:
Non è la fine del mondo
Autrice:
Alessia Gazzola
Editore:
Feltrinelli
Numero
di pagine: 219
Prezzo:
€ 15,00
Sinossi:
Emma De Tessent. Eterna stagista, trentenne, carina, di buona
famiglia, brillante negli studi, salda nei valori (quasi sempre).
Residenza: Roma. Per il momento - ma solo per il momento - insieme
alla madre. Sogni proibiti: il villino con il glicine dove si rifugia
quando si sente giù. Un uomo che probabilmente esiste solo nei
romanzi regency di cui va matta. Un contratto a tempo indeterminato.
A salvarla dallo stereotipo dell'odierna zitella, solo l'allergia ai
gatti. Il giorno in cui la società di produzione cinematografica per
cui lavora non le rinnova il contratto, Emma si sente davvero come
una delle eroine romantiche dei suoi romanzi: sola, a lottare contro
la sorte avversa e la fine del mondo. Avvilita e depressa, dopo una
serie di colloqui di lavoro fallimentari trova rifugio in un negozio
di vestiti per bambini, dove viene presa come assistente. E così
tutto cambia. Ma proprio quando si convince che la tempesta si sia
finalmente allontanata, il passato torna a bussare alla sua porta: il
mondo del cinema rivuole lei, la tenace stagista. Deve tornare a
inseguire il suo sogno oppure restare dov'è? E perché il famoso
scrittore che Emma aveva a lungo cercato di convincere a cederle i
diritti di trasposizione cinematografica del suo romanzo si è infine
deciso a farlo? E cosa vuole da lei quell'affascinante produttore che
continua a ronzare intorno al negozio dove lavora?
La recensione
Sessione
Invernale che vai, Alessia Gazzola che trovi.
Questo,
da un paio d'anni a questa parte.
E invece, nel gennaio più
catastrofico della mia vita, l'Allieva non era lì accanto a me.
Alessia, Alice, dove siete andate? E mi ha risposto l'eco, insieme
all'ufficio stampa Longanesi: tornano in autunno, mi assicurano.
Nel
mentre, la pubblicazione targata Feltrinelli di Non è la
fine del mondo: una nuova protagonista, una nuova realtà
editoriale, nuove abitudini a cui come mio solito faccio una certa fatica ad
abituarmi. Storia, intuiamo dalla copertina, di una giovane donna ben
vestita, che sogna le villette con i glicini e i rampicanti, ha la
frangia e pensa al cinema. Il sottitolo svela di più. Emma è la
tenace stagista e la sua, commedia romantica, è una favola moderna. Emma non è Alice, e
Alice non è Alessia. Ad assicurarcelo, nelle interviste e nei post,
la simpatica scrittrice siciliana che da un po' seguo e consiglio
spassionatamente. La Gazzola mi fa bene, con i suoi piccoli misteri,
i poligoni sentimentali e le eroine sbatate. Emma De Tessent ha un
cognome pretenzioso, una famiglia aristocratica in declino da
svariate generazioni, la passione segreta per ciò che è
naturalmente inarrivabile: il posto fisso, al giorno d'oggi, e quegli
uomini usciti dai romanzi rosa un po' porneggianti che legge
mangiando biscotti. I soggetti in questione, ha scoperto bruciandosi, o sono sposati, o non esistono. Amara verità,
insieme a quella che le dice che non le rinnoveranno il contratto e
che lei, impiegata in una casa di produzione cinematografica che si
occupa dell'acquisizione dei diritti di noti best-seller, è di troppo. Questo mondo è per i raccomandati e
i cinici, non per le eterne stagiste che sognano case poi trasformate in
ristoranti scadenti e sottratte alla galanteria della Londra
ottocentesca per cadere, come la principessa Amy Adams in Enchanted, nella bocca del leone; in una giungla urbana. Lungo la
via, Emma, pecorella smarrita e sottopagata, si imbatterà in una sartoria
che con il tulle e i merletti fa prodigi di delicatezza e, infine, in Pietro Scalzi: il Produttore.

Quarantenne diversamente bello ma
fascinoso, che le dà imperterrito del lei, si strugge in cuor suo
per una vecchia fiamma, la vorrebbe un giorno sì e l'altro no a
bordo della sua casa di produzione radical chic e di sani ideali. Il
tutto, mentre le sorelle maggiori vanno in crisi coniugale, le madri
hanno sassolini nelle scarpe e uno scrittore italonipponico,
noto per la sua misantropia e per una lunga amicizia con un
misterioso benefattore, non si
decide a cederle i diritti del suo ultimo capolavoro letterario. Non
è la fine del mondo è di un genere non nelle mie corde –
chick lit e dintorni li preferisco infatti sul sofà, a mente spenta – che ho letto bendato, fidandomi della prosa di Alessia. Anche qui, pimpante e
tutto: si diverte con aggettivi inusitati, avverbi di modo, perle di
saggezza sparse. Aspettavo l'acquisto del cartaceo, io che
all'Allieva ho regalato un ripiano della mia libreria, ma
alla fine ho ceduto alla versione digitale, e senza tanti rimpianti. Non è
un titolo che riterrò indispensabile tenere con me, né una lettura
che – senza il nome della Gazzola in copertina – avrei
intrapreso. Lei, che con tanto estro avvicina le signore timorose al
poliziesco e gli amanti del noir alle sfumatura di rosa, non mi ha
fatto andare a genio un genere su cui nutro riserve. Il suo primo romanzo lontano da Alice Allevi, perciò, di
miracoli non sa farne, ma è piacevole, aiuta a combattere la noia
degli esami, si legge bene.

Dolce scusa appena, per stare di
nuovo in sua compagnia. Perché questa Gazzola viene, saluta, ma non resta. Vagamente, Emma e la sua sorella di carta si
somigliano, sì. Si riconoscerebbero a vicenda, senz'altro. Hanno,
d'altronde, la stessa fata madrina e si nota, nell'umorismo e nei
buoni sentimenti. Però lavora nel mondo del cinema e, nel romanzo,
di cinema, se ne respira pochissimo: penso, nel dirlo, a Una sera a Parigi, che eppure ho mollato dopo cinquanta pagine –
quanto miele, gesù – ma sprizzava passione e titoli di film da
appuntarsi seduta stante. Falla lavorare, non so, in una casa editrice: anche se è
verità universalmente nota che noi, colleghi di Lettere, dopo la laurea dobbiamo arrangiarci con quello che viene. Da' alle sue riflessioni
sulla bellezza e sull'arte (la settima, magari) più fondamento.
L'intreccio ha pochi nodi, prevedibilissimo: ben venga il fatto che sia una
commedia rosa, ma è la commedia rosa di un'autrice che inscena
omicidi e architetta indagini che prendo sul serissimo, io. Un
sottobosco di comprimari non memorabili, tutt'attorno; un finale semiaperto
dinanzi alla possibilità del lieto fine; poche pagine e pochi
ricordi su cui spendere poche parole di sorta.
Lì per lì,
però, se fine del mondo non è stata, comunque suona carino.
Se non molto,
abbastanza.
Il
mio voto: ★★★
Il
mio consiglio musicale: Elisa – Love me forever