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martedì 21 agosto 2012

Dialogo fra innamorati

_ Guarda le mucche - disse lei, indicando il pascolo più in basso.
- Sono tanto stupide, vero? -

- Mi sa di sì-.

- Chissà a cosa pensano? -

- A mio avviso non pensano affatto.-

- Non saprei. -

- Solo noi uomini siamo in gradi di pensare - sentenziò lui, sorridendo.
- Ecco perché ci chiamano padroni del creato. -

Si guardò intorno.



Non sentì il sussurro degli alberi, il gorgoglio dell'acqua sulle rocce e nella terra, il mormorio delle nuvole che dicevano:
L'uomo sa poco di quel che domina, ancor meno dei suoi sudditi e quasi nulla di sé.

I due si alzarono e calpestarono la terra sicuri di possederla e di ottenere sempre il suo sostegno.
Quell'idea si trasformava in certezza perché loro le attribuivano veridicità.

Calpestarono il terreno come se sapessero che la trama non avrebbe ceduto e si avviarono nella luce dorata, dorati anch'essi, e la magnificenza di quel luogo e dei suoi pascoli d'altura, del suo stagno verde smeraldo inverosimilmente situato su uno dei picchi più elevati, fece loro da cornice perfetta.

Highbury

E finché scendevano per la strada di montagna, il corvo gracchiò il suo saggio commento, il falco virò planando in alto e i topi campagnoli scartarono avanti e indietro, mentre l'aria stessa li blandiva, raccontando che la terra amorosa aveva tessuto la sua trama per loro, con il fenomenale amore che dispensava alle sue creature.


Da: La follia di una donna innamorata di Susan Fromberg Schaeffer - ed. Neri Pozza.

sabato 23 giugno 2012

Hannah Arendt e Green Hill

Beagle
Beagle, un cane dolcissimo.


Si chiedeva Hannah Arendt  nei suoi “Quaderni e Diari (1950-1973)” - ed. Neri Pozza:1973)” - ed. Neri Pozza:

Amor mundi – perché è così difficile amare il mondo?


Certo aveva tutti i motivi per porsi questa domanda, lei, ebrea, internata a Vichy per mesi, costretta a fuggire sempre, fino all'approdo negli Stati Uniti.


Hannah Arendt,  testimone e vittima di uno dei periodi più oscuri del secolo  scorso, riesce a mantenersi obiettiva ed è, per me, quella grande donna  che, nonostante il dolore e la sofferenza, riesce addirittura a prevedere l’errore che stava attuando il popolo ebraico sopravvissuto (v. Israele).


Sono partita da una storia atroce dell’umanità verso gli uomini, per arrivare alle storie atroci contro gli animali – nostri fratelli.
Sopra c'è la foto, una delle tante che sono in rete, di un beagle.
E sono proprio loro, questi dolci cani, le vittime in questo caso, del predatore  ‘uomo’


Dal sito Rai Giornale radio del 16 giugno scorso,  riporto le prime righe:


DAVANTI AL SENATO PRESENTATO IL MANIFESTO UFFICIALE DELLA CAMPAGNA
Roma, migliaia in piazza contro la vivisezione
No alla vivisezione e si alla chiusura di Green Hill, la struttura di Montichiari dove vengono allevati beagle per la sperimentazione. Un corteo composto da migliaia di persone ha animato le vie della Capitale con l'intenzione di portare avanti questo messaggio. Tra i partecipanti anche l'ex ministro Michela Vittoria Brambilla, che ha chiesto di chiudere Green Hill in base all'art.14 della legge comunitaria licenziata dalla Camera…


Su questo sito http://www.fermaregreenhill.net/wp/  sono riportate in maniera chiara le iniziative passate e in corso per fermare la vivisezione.


A chi l’argomento stesse a cuore, consiglio la pagina su Gea Press  in data di ieri 22 giugno.






Buon sabato a tutti!


Immagini prese in rete



mercoledì 30 maggio 2012

Una danza non proprio gradita



lampadario


Ieri non è stata una giornata facile: due scosse forti e un improvviso sonno mi è arrivato addosso.


Forse  una reazione di auto-difesa, dopo avere provato incredulità e preoccupazione per mia figlia che abita qui vicino, ma in un appartamento al secondo piano. E' risaputo che più  in alto si è, più la scossa è avvertita forte.
Ma neppure i telefoni, in quei momenti, funzionavano.


L'unico modo di sapere era connettersi a internet e infatti le notizie non mancavano, anche tragiche.


Così la mattinata è passata, finché alle 13 e 02 circa, un'altra scossa che mi ha spostato in avanti prima e subito dopo all'indietro, mi ha fatta uscire un po' dal mio torpore.


Finalmente poi,  ho parlato con Alice, molto più terrorizzata di me.
Non ho avuto bisogno di chiederglielo: mi ha avvisato lei che sarebbe arrivata qui con la Otty, la sua coniglia.


Abbiamo mangiato normalmente e questo non lo avrei mai creduto possibile, ma ci sono riuscita bene...




Il mio pisolino, subito dopo, me lo sono fatto, con la compagnia della mia cagnolina Frida, che in questi giorni è veramente molto spaventata e se ne sta di solito rintanata negli angoli della casa.


Frida, la mia cagnolina
Frida


Infine, al mio risveglio, mi sono unita a mia figlia e a mio marito, tutti in giardino, con un magnifico sole, la Otty che beatamente mangiava l'erba del prato e Frida felice di questa insolita disposizione di umani.


Per anni mi sono chiesta, pensando alle due guerre mondiali,come  potevano, i civili, resistere con il pensiero di continui bombardamenti.


Un po' ieri ho capito.


Invito a leggere quanto postato da Rosa nel suo blog:
http://eliotroporosa.blogspot.it/2012/05/da-luogocomune-di-massimo-mazzucco-un.html

venerdì 10 febbraio 2012

Sedici tipi di fusa e ... altro


Ho avuto gatti solo da bambina. Quando ero piccola, in casa convivevano, più o meno ignorandosi, ma con rispetto, due gatti e un cane (Pucci)
Più avanti negli anni ho sempre scelto un cane. Un cane come amico. E tutti quelli che ho avuto lo sono stati. 
Ma è innegabile che il gatto abbia un fascino straordinario.  Leggo qui  sotto che non sono solo affascinanti, i gatti addirittura ci aiutano a ... vivere.


Fonte: Adozione amici 

CHE SE NE STIA stia acciambellato sul divano, sdraiato a pancia all’aria o pronto a schizzare come una saetta, il gatto, diceva il poeta Verrall Lucas, riesce sempre a essere la donna più attraente della stanza. Il suo magnetismo è noto dai tempi di Cleopatra, tanto da aver oscurato, nei secoli, le sue preziosissime doti di cacciatore.


Per non farci dimenticare che quel “micio” che da piccolo sembra un peluche è in realtà un carnivoro evolutissimo, cercatore infallibile e comunicatore raffinato (esistono 16 tipi di fusa, tutte dal significato diverso), il veterinario Alan Beck, direttore del Centro di ricerca sul rapporto uomo-animale della Purdue University (Usa), ha condotto uno studio per capire come sarebbe il mondo se di colpo tutti i graziosi felini sparissero.


Prospettiva solo apparentemente apocalittica, considerando che specie come il gatto delle sabbie o quello selvatico sono in via d’estinzione e che, in Paesi come il Belgio, presto anche quelli di razza europea scompariranno, avendo il governo promesso di sterilizzare entro il 2016 tutti i gatti presenti sul territorio nazionale.


E come sarebbe, allora, un mondo senza gatti? Stando ai dati raccolti da Beck, di gran lunga peggiore di quello in cui viviamo oggi. Infestato da topi e piccoli rettili, soprattutto nelle aree metropolitane. 


"I gatti sono fondamentali nel tenere sotto controllo la proliferazione di questi animali invasivi – spiega lo studioso – e possiamo dire che sì, gli uomini danno da mangiare ai gatti ma, senza di loro, non avrebbero loro stessi di che sfamarsi".


Un mondo privo dei  "pets" che amiamo coccolare sarebbe dunque certamente più ricco di roditori e malattie, "e più povero dal punto di vista umano – aggiunge Sonia Campa, consulente per il comportamento felino – perché i gatti, con la loro capacità di affezionarsi senza diventare dipendenti, ci fanno sentire amati, ed è dimostrato che stare in loro compagnia aumenta la nostra autostima".


L’etologa sottolinea che, a dispetto di queste conclusioni, il ruolo del gatto viene purtroppo spesso demonizzato, presentando il felino come un cacciatore che invece che aiutare danneggia, facendo incetta di uccellini e mettendo in alcuni casi i bastoni fra le ruote ai cacciatori. 


"La gente non sa – precisa la Campa – che i volatili non sono le prede preferite dei gatti. Loro prediligono topi, rettili, talpe. Animali infestanti e dannosi per l’uomo. Basta sapere questo per capire quanto il gatto sia utile per la nostra sopravvivenza. Per non parlare della sua funzione 'terapeutica' a livello psicologico".


Secondo uno studio pubblicato su Clinical & Experimental Allergy, stare a contatto con un gatto rafforza i bambini nel primo anno di vita contro le allergie, e secondo una ricerca uscita sul Journal of Personality and Social Psychology averne uno in casa aiuta a condurre una vita più felice e sana, perché i proprietari tendono a essere più estroversi e hanno meno paura di avvicinarsi ad altre persone.


Uno studio condotto nel 1997 in Gran Bretagna ha inoltre dimostrato che nel giro di appena sei mesi un gatto domestico uccide circa 9 animali fra topi, uccellini, serpenti e rane, il che significa che i circa 9 milioni di gatti presenti nel Regno Unito uccidono qualcosa come 200 milioni di animaletti selvatici l’anno. Senza considerare le prede “occulte”, che cioè non vengono consegnate al padrone come trofeo ma abbandonate chissà dove o divorate sul momento.


Un altro studio condotto in Nuova Zelanda nel 1979 ha poi riscontrato che, in una piccola isola dalla quale i gatti erano scomparsi completamente, il numero dei topi era quadruplicato nel giro di pochi anni
Una conseguenza, quella dell’aumento dei roditori, che generalmente produce effetti devastanti dal punto di vista ecologico. Uno fra tutti – osservato proprio nell’isoletta neozelandese – la diminuzione degli uccelli, le cui uova sono un pasto ghiottissimo per ratti e topolini (in questo caso, sull’isola, ad avere la peggio furono i gabbiani).


Se dunque i circa 220 milioni di gatti domestici viventi di colpo sparissero, cigni, anatre e gabbiani capitolerebbero a ruota, e probabilmente al loro posto aumenterebbero i predatori che, come il gatto, si nutrono di piccoli roditori, tipo volpi e lupi. Un mondo senza gatti sarebbe dunque un luogo inquietante, in cui i topi spadroneggiano inseguiti da grossi carnivori selvatici. 
Teniamoci dunque stretto quel felino sornione che ronfa sul divano: la sua apparente indolenza ci salverà.


Immagine presa dal web

martedì 28 dicembre 2010

Figli di abbracci lontani


"Eravamo seduti una di fronte all'altro sul vagone di un treno, con le gambe accavallate e un libro in mano. Quando lui si addormentò cominciai a fissare il suo ventre in modo quasi imbarazzante.
Vidi in quell'uomo le sembianze di un animale dalla postura inconsueta per un quadrupede, seduto sugli arti posteriori, mentre quelli anteriori, che avrebbero dovuto prima o poi toccare il terreno, trattenevano ancora il libro.

Così guardai le mie mani ed ebbi gli stessi pensieri. Guardai ancora-il suo ventre, poi il mio, così esposti e vulnerabili, il suo teso sotto la camicia, che lasciava intravedere la forza virile e il mio, morbido e rassicurante, stretto dalla maglia attillata. Capii la forza di quel possibile contatto. Nessun animale poteva sentire e guardare un proprio simile da quella prospettiva.
Ma certo!
Ricapitolai così la storia dell'uomo: siamo bipedi e tutti figli di abbracci lontani almeno 2 milioni di anni.


L'abbraccio nell'intimità tra uomo e donna, l'abbraccio costante e rassicurante tra madre e figlio, l'abbraccio forte tra compagni che condividono le stesse esperienze, l'abbraccio confortante tra congiunti di fronte alla morte, gli abbracci noti e quelli inaspettati, non furono più dimenticati e, generazione dopo generazione, sono arrivati a noi.
Così è cresciuto l'uomo, pensai.
Tra questi pensieri il mio compagno di viaggio si svegliò e mi sorrise."

Maria Giovanna Belcastro (docente di paleoantropologia all'Università di Bologna)

domenica 14 giugno 2009

Il viandante

Un uomo, il suo cavallo e il suo cane camminavano lungo una strada. Mentre passavano vicino ad un albero gigantesco, un fulmine li colpì, uccidendoli all'istante.

Ma il viandante non si accorse di aver lasciato questo mondo e continuò a camminare, accompagnato dai suoi animali.
A volte i morti impiegano qualche tempo per rendersi conto della loro nuova condizione.
Il cammino era molto lungo; dovevano salire una collina, il sole picchiava forte ed erano sudati ed assetati.

Ad una curva della strada, videro un portone magnifico, di marmo, che conduceva ad una piazza pavimentata con blocchi d'oro, al centro della quale sgorgava dell'acqua cristallina.

Il viandante si rivolse all'uomo che sorvegliava l'entrata.

"Che luogo è mai questo, tanto bello?"

"E' il cielo" rispose il guardiano.

"Che bello essere arrivati in cielo, abbiamo tanta sete" disse il viandante.

"Puoi entrare e bere a volontà" Il guardiano indicò la fontana.

"Anche il mio cavallo e il mio cane hanno sete".

"Mi dispiace molto, disse il guardiano, ma qui non è permessa l'entrata agli animali".

L'uomo fu molto deluso, la sua sete era grande, ma non avrebbe mai bevuto da solo. Ringraziò il guardiano e proseguì.

Dopo aver camminato a lungo, il viandante e gli animali giunsero in un luogo il cui ingresso era costituito da una vecchia porta che si apriva su un sentiero di terra battuta, fiancheggiato da alberi. All'ombra di uno di essi era sdraiato un uomo che portava un cappello; probabilmente era addormentato.

"Buon giorno" disse il viandante.

L'uomo fece un cenno con il capo.

"Io, il mio cavallo e il mio cane, abbiamo molta sete".

"C'è una fonte fra quei massi" disse l'uomo e, indicando il luogo, aggiunse: "potete bere a volontà".

L'uomo, il cavallo e il cane si avvicinarono alla fonte e si dissetarono. Il viandante andò a ringraziare.

"Tornate quando volete" rispose l'uomo.

"A proposito, come si chiama questo posto?"

"Cielo".

"Cielo? Ma il guardiano del portone di marmo ha detto che il cielo era quello la!".

"Quello non è il cielo, è l'inferno".

Il viandante rimase perplesso. "Dovreste proibire loro di utilizzare il vostro nome! Di certo questa falsa informazione causa grandi confusioni!"

"Assolutamente no. In realtà ci fanno un grande favore. Perché là si fermano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici ... "


(Da Fiori gialli)

sabato 16 maggio 2009

Per la mia indimenticabile Kitty



"Una persona può imparare molto da un cane, anche da un cane strambo come il nostro", scrissi.

"Marley mi ha insegnato a vivere ogni giorno con sfrenata esuberanza e gioia, a cogliere il momento e seguire il mio cuore.
Mi ha insegnato ad apprezzare le cose semplici: una passeggiata nei boschi, una fresca nevicata, un sonnellino in un raggio di sole invernale.

E mentre diventata vecchio e malandato, mi ha mostrato l'ottimismo di fronte alle avversità.

Soprattutto mi ha insegnato l'amicizia, l'altruismo e una profonda devozione."

Questo brano, tratto da "Io e Marley" di J. Grogan, si riferisce ad un cane forse un labrador.

Kitty era uno schnauzer medio, femmina , pepe e sale. E' stata la mia amica per 13 anni, mi ha insegnato la dignità, l'affetto, la gioia. E' ancora la mia amica migliore.

venerdì 13 marzo 2009

La Chiesa e gli animali




La Chiesa e gli animali è un libro scritto da Marco Fanciotti
Come indicato chiaramente dal titolo, il libro si occupa della considerazione che la Chiesa cattolica romana ha avuto nei secoli nei confronti degli animali.

Una parte dell'opinione pubblica ritiene ormai che la visione antropocentrica, che colloca la specie umana al centro del mondo, e le filosofie dualistiche, che contrappongono la materia allo spirito, il corpo all'anima, il raziocinio alla "brutalità", debbono essere superate.

Questo libro reca un contributo importante in tal senso, sotto un duplice profilo.

Da un lato, ricostruisce il percorso di una delle tradizioni di pensiero che maggiormente hanno favorito una visione antropocentrica, quella giudaico-cristiana per come si esprime nel magistero della Chiesa cattolica romana.

Dall'altro lato, mostra come questo percorso, per altro non univoco e anzi talvolta contraddittorio, rappresenti un'occasione perduta per contribuire alla costruzione di una visione del mondo nella quale gli animali abbiano il posto che loro spetta.In particolare l'autore sceglie di trattare in maniera approfondita due argomenti cruciali, sia all'interno nell'attuale dibattito filosofico-morale, sia del mondo animalista: il vegetarismo e la manipolazione genetica degli animali.

In entrambi i casi ci si aspetterebbe dalla Chiesa un atteggiamento opposto rispetto a quello ufficiale.
Tutti gli animali sono creature di Dio e quindi ci si dovrebbe aspettare che il dettame della Chiesa sia quello di non ucciderli per cibarsi.

Al contrario, seguendo un'interpretazione letterale dei termini soggiogare e dominare, tipici dall'Antico Testamento, non esiste nessun precetto e nemmeno consiglio che il "buon cristiano" debba essere vegetariano.

Allo stesso modo ci si aspetterebbe che mischiare geni e parti dei corpi di specie diverse, come accade ad esempio nel caso i trapianti dove l'organo donato appartiene ad una specie differente rispetto all'organismo ricevente, debba essere una pratica vietata per la Chiesa cattolica.

Al contrario, anche in questo caso il potenziale vantaggio per la nostra specie, per altro tutto da dimostrare, porta ad autorizzare tali pratiche.

Marco Fanciotti ha saputo indagare questi temi cruciali nel dibattito morale, ricostruendo con grande acutezza la dottrina della Chiesa cattolica romana e acquistando così un credito non piccolo nei riguardi del movimento animalista.

Un'approfondita trattazione dell'Antico e del Nuovo Testamento, delle varie elaborazioni teologiche, del Catechismo e delle encicliche papali, fanno di "La Chiesa e gli Animali" un testo da regalare anche a chi non è animalista, ma ha voglia di approfondire l'argomento con spirito sgombro da pregiudizi.

mercoledì 11 marzo 2009

Bauschan: ritratto di una amicizia


"Quando la bella stagione fa onore al proprio nome e il cinguettar degli uccelli è riuscito a svegliarmi di buon'ora, perché il giorno precedente l'avevo terminato a tempo debito, mi piace, prima di colazione, camminar senza cappello per mezz'oretta all'aperto, nel viale davanti alla casa, oppure negli ampi prati, per respirare qualche boccata della fresca aria mattutina avanti d'immergermi nel lavoro e per partecipare un po' alle gioie del limpido mattino.

Poi, sui gradini, che portano all'uscio di casa, lancio un fischio modulato su due note, tonica e quarta inferiore, simile alla melodia iniziale del secondo movimento della sinfonia incompiuta di Schubert, un segnale che si può considerare pressapoco come la musica a un nome di due sillabe.

Un istante dopo, mentre continuo a camminare verso la porta del giardino, si ode lontano, in principio appena percettibile, nondimeno sempre più vicino e più chiaro, un leggero scampanellio, come quello che può risultare dallo sbattere di una medaglietta contro le borchie metalliche di un collare; e, quando mi volto, vedo Bauschan in piena corsa svoltare all'angolo posteriore della casa e precipitarsi su di me quasi intendesse buttarmi a terra. Per la fatica, ritira un po' il labbro inferiore così da scoprire due o tre incisivi, che luccicano d'un bianco splendido al sole mattutino."

Proseguo a salti con piccoli brani tratti dal breve romanzo di Thomas Mann
Padrone e cane - la storia autobiografica dell'amicizia tra il cane Bauschan e il suo padrone.

"Il colore di Bauschan è bellissimo. Il manto, di fondo ruggine è tigrato di nero. Perché vi è mischiato anche molto bianco che predomina decisamente sul petto, sulle zampe e sul ventre. mentre tutto il naso schiacciato pare immerso nel nero ........

Del resto può darsi che pure lo sforzo cromatico un po' arbitrario del suo manto sia ritenuto inammissibile da chi consideri le leggi della specie davanti ai valori della personalità ... "


Io passeggio un pochino per quelle stradette, mentre Bauschan, con il corpo in diagonale centrifuga, inebriato dalla felicità di trovarsi in pianura riempie i prati di galoppate vertiginose in lungo e in largo, e magari, abbaiando di indignazione mista a piacere, insegue un uccellino che, stregato dalla paura o dispettoso, gli svolazza sempre vicinissimo al muso.

Dato però che io mi siedo su una panchina, anche lui viene sul posto accoccolandosi ai miei piedi. Perché è una legge della sua vita correre soltanto quando io stesso mi trovo in movimento e osservare invece il riposo non appena io mi sia seduto. La cosa non ha alcuna necessità plausibile, ma Bauschan vi si attiene scrupolosamente.
E' strano, familiare e buffo sentirlo seduto ai miei piedi, che lui penetra con il calore febbrile del suo corpo: in sua compagnia e guardandolo, sono quasi ininterrottamente preso da sollievo e simpatia....."

Konrad Lorenz scrisse di questo racconto di Mann che era la più bella descrizione dell'anima canina.

Felici come un'allodola


Essere felici come un'allodola o matti come una lepre marzolina non sono dei detti stupidi, perché gli animali provano emozioni esattamente come noi.


Se non bastasse l'evidenza della vita quotidiana accanto a cani e gatti, la "conferma scientifica" viene anche dal prof. Mark Bekoff, un etologo dell'Università del Colorado.

Bekoff afferma che gli animali sono degli esseri emotivi ed empatici, che possono provare gioia, felicità, tristezza, paura, dolore, risentimento e gelosia.

"Gli scienziati sono oggi convinti che il comportamento degli animali sia influenzato dalle loro emozioni, non sia solo "istinto", dichiara il prof. Bekoff."

Proprio come noi alcuni animali si svegliano la mattina depressi, mentre altri si svegliano pieni di energia.

"Stiamo imparando che gli animali e gli umani hanno in comune delle strutture cerebrali che sono alla base delle emozioni. Ci sono prove davvero convincenti che gli animali elaborino le proprie emozioni, e che queste influenzino il loro comportamento" asserisce Bekoff.

E continua: "Le emozioni degli animali non sono poi così misteriose. Basta guardarli, ascoltarli e vedere cosa accade quando interagiscono con amici e nemici - guardare la loro faccia, la loro coda, il loro corpo e i loro occhi. Quello che vediamo da fuori, ci dice molto su quello che accade dentro gli animali, nella loro testa e nel loro cuore. Più osserviamo e più troviamo emozioni, emozioni molto complesse".

Il prof. Bekoff racconta che le ricerche dimostrano che gli elefanti sono in grado di essere addolorati, i topi possono provare empatia, i ratti eccitazione nel giocare con un amico, gli squali possono provare rabbia, e i koala simpatia o antipatia.

Gli animali hanno anche la loro personalità. Le madri dei coccodrilli sono molto attente ai loro piccoli, i calamari possono essere timidi, i pesci possono avere delle personalità ben marcate e i coyote a volte sono depressi.

Le ricerche del prof. Bekoff si basano sulla osservazione degli animali in natura. Ha studiato soprattutto i lupi e i coyote, ma anche i cani, i ratti, i tipo, i pesci e i volatili, ed è interessato anche ai delfini e alle balene
"Non possiamo vederli, sono diversi da noi, ma le balene ed i delfini sono esseri estremamente emotivi", ha dichiarato.

E conclude dicendo: "Il nostro modo di interagire con gli animali ha un enorme impatto. Molti parlano della impronta ecologica, ma dovremmo dedicare più tempo e ricerche all'impronta empatica - a come rendere il mondo un posto migliore per gli umani e per gli animali."

Da LEAL Sezione di Sondrio

La foto è della mia indimenticabile cagnolina Kitty.

domenica 18 gennaio 2009

Le emozioni degli animali

Se potessero parlare ci direbbero "Mi fai male", "Sono triste", "Sono felice di vederti". Etologi e neuro-biologi ne sono sempre più convinti: per quanto riguarda le emozioni l'unica cosa che differenzia animali e uomini è il modo in cui si esprimono. Agli animali mancano gli organi adatti per articolare il linguaggio e quindi per comunicare quel che provano, ma poiché possiedono vista, tatto, attività cerebrale e una buona porzione del Dna simili o, in alcuni casi, quasi uguali ai nostri, a scimmie, cani, corvi, polpi e perfino tartarughe e pesci è giusto attribuire la capacità di amare, soffrire, gioire.

Il dibattito è annoso, ma si è riacceso lo scorso 21 agosto, quando un gorilla di tre mesi, affetto da un difetto cardiaco congenito, è morto nello zoo di Münster, in Germania.
(articolo di Cristina Nadotti – da La Repubblica.it dell'agosto scorso)

Davanti ai visitatori commossi fino alle lacrime, la mamma di Claudio ha cullato e stretto al seno il cadavere per giorni, cercando disperatamente di rianimarlo.

Il comportamento della gorilla Gana è stato commentato sui giornali e molti lettori hanno mandato le loro condoglianze all'animale.

Di fronte a tanta empatia alcuni scienziati hanno ribadito che è un errore proiettare sugli animali sentimenti che sono solo umani. La risposta di zoologi, etologi e neurobiologi, e soprattutto dell'ultima branca dell'etologia, la neuroetologia, è stata unanime: che gli animali provino emozioni è sotto gli occhi di tutti, ma è ancora difficile provarlo scientificamente.

La valutazione scientifica delle emozioni, argomentano i sostenitori dell'uguaglianza tra uomini e animali, è molto difficile anche per gli esseri umani, quindi perché stupirsi se non si riesce a stabilire quanto dolore prova un cane sottoposto a un intervento chirurgico, cosa sente un elefante quando riconosce il vecchio compagno di zoo, o quanto è depresso un maialino che viene allontanato prematuramente dalla madre.

A dirci che i mammiferi e gli uccelli possono sentire le emozioni come noi è il loro cervello, sostengono i neuroetologi, che possiede come il nostro il sistema limbico. Quest'area contiene un insieme di strutture cerebrali che sovrintendono a varie funzioni quali le emozioni, il comportamento e la memoria a lungo termine.

Chi ha un animale da compagnia obietta che non ha bisogno di conoscere la struttura cerebrale per definire vergogna quella che osserva nel suo gatto, quando l'animale non riesce ad agguantare una preda e, caduto rovinosamente, si lecca distrattamente una zampa per far finta di niente.

Lo psicologo prestato all'etologia Jeffrey Moussaief Masson ha scritto tomi riportando osservazioni ed esperimenti sulle emozioni animali, fino ad affermare che un coniglio è capace di mostrare riconoscenza al gatto che lo ha salvato da un'aggressione.

Le taccole intelligenti di Lorenz sono un caposaldo nella storia dell'etologia, ma ultimamente gli studiosi hanno accertato che i corvi sono in grado di divertirsi e che percepiscono la tristezza umana manifestando solidarietà. Le emozioni non sarebbero appannaggio solo di mammiferi e uccelli: l'intelligenza dei polpi è accertata, in più questi molluschi cambiano colore non solo per mimetizzarsi ma, secondo gli scienziati, per esprimere sentimenti quali la rabbia e la gioia.

Perfino i pesci rossi e le tartarughe sarebbero in grado di provare emozioni, come mostrano le loro differenti personalità e capacità di adattamento alle situazioni. Se c'è tanta resistenza ad accettare le capacità emotive degli animali dipende dal modo in cui continuiamo a servirci di loro.

Ammettere che soffrono quanto noi significa smettere di ucciderli, maltrattarli, rinchiuderli, smettere, in sostanza, di considerarli inferiori a noi.

giovedì 11 dicembre 2008

Il piccolo cane nero

Mi chiedo se Cristo avesse un piccolo cane nero tutto riccioluto e lanoso come il mio,
con due lunghe e seriche orecchie, un naso umido e rotondo e due teneri occhi marroni e scintillanti.


Sono sicuro, se lo avesse avuto, che quel piccolo cane nero avrebbe saputo sin dal primo istanteche egli era Dio; che non avrebbe avuto bisogno di alcuna prova della divinità del Cristo,ma che avrebbe semplicemente venerato il suolo su cui lui fosse passato.Ho paura che non lo avesse, perché ho letto come egli pregasse nell'orto da solo poiché tutti i suoi amici erano scappati, persino Pietro, quello detto "una roccia".
E, oh, sono sicuro che quel piccolo cane nero, con un cuore tanto tenero e caldo,non lo avrebbe lasciato soffrire da solo, ma spuntandogli da sotto il braccio, avrebbe leccato le care dita, strette nell'agonia.E, aspettandosi qualche coccola, ma incerto, quando egli fu portato via,gli avrebbe trottato dietro seguendolo fin sulla Croce.

Edward Bach (Le opere complete)

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