Tumblr.la Douleur Exquise.
31 dicembre, 2009
Duemiladieci.
29 dicembre, 2009
Mi extrana Navidad.
Le fotografie sono così tante. E metterle insieme tutte, e sceglierne qualcuna è un compito così difficile. E' stato un bel viaggio. Strano, ma bello. Ho visto il Museo di Picasso. E Mirò. E Gaudì. Ho camminato sulla Rambla, in sù e in giù e visto artisti di strada, e suonatori di chitarra e mendicanti. Ho visto lo stadio del Barcellona. FIn qui tutto normale, direi. Ma prima.
Ho salvato dalle grinfie del mio Sposo Imbizzarrito il mio Distratto Figliolo Liceale che ha ben pensato di scordarsi il documento d'identità dul tavolo della cucina, ben perciò, nessuna compagnia aerea al mondo imbarca un individuo senza documento. Sono tornata a casa a prenderlo, che è un attimo, sono tornata a Malpensa, che è di nuovo un attimo, e alla fine siamo partiti in macchina, che Milano-Barcellona è ancora meno di un attimo, di sera, col buio, la pioggia scrosciante, di quella che fa le bolle sull'alfalto e nemmeno il tergi a manetta ti fa vedere bene. E questo, solo l'inizio di una mini vacanza che alla fine abbiamo allungato di un giorno, epperforza, e che il nostro pranzo di Natale è stato in un McDonald's proprio sotto la Sagrada Familia, e finalmente stavamo meglio, ripresi, dimentichi di tutto e che invece no, abbiamo pure bucato una gomma, o forse ce l'hanno tagliata, anzi, senza forse, e poi una serie di altre piccolissime cose. Ma alla fine, ce l'abbiamo fatta. Barcellona è bellissima, la mia famiglia essa pure, il mio Natale alternativo eccolo qui, una specie di gita scolastica con le cose che più amo al mondo, e poi le tapas, pregunta, desculpa e adesso che siamo a casa troppe le fotografie per metterle insieme e troppe cose belle da pensare e ricordare, e tutto il resto, dimenticato, di già.
23 dicembre, 2009
21 dicembre, 2009
La Danza delle Scatole di Latta 2
Alla fine è arrivata anche a me. Dalla mia compagna di scatola, cioè lei. Questo giochino bellissimo, organizzato con rara maestria dalla mia Amica Parigina, mi ha portato grandi sorprese, chiuse dentro a scatole di latta che hanno danzato e danzato in giro per l'Europa. La mia, nella fattispecie, conteneva queste cose meravigliose. Dei baccelli di vaniglia specialissimi e profumatissimi, zuccherini, rose per i biscotti e un segnalibro. Che ho adorato appena l'ho visto, forse perchè io regalo sempre un libro e un segnalibro, perchè le dediche mi fanno malinconia, ma è il segnalibro che conta, o forse perchè Parigi è mia, forse ci ho abitato in un'altra vita, o ci abiterò nella prossima, chi può dirlo. Perciò, dato che, maguardaunpò, la mia scatola arriva giusto da Parigi, ringrazio con un bacino la mia Compagna di Scatola e anche la mia Amica Parigina. Mai giochino fu più divertente.
Il fuoco e il gelo.
Sono diventata brava ad accendere il camino. Non è cosa da tutti. Sono piccole, stupide, insulse soddisfazioni in questi due giorni sospesi, il ghiaccio sulle strade, la neve, la nebbia, e il gelo, anche quello, non solo atmosferico. Amo questo periodo dell'anno, mi fa sentire di più l'odore della mia casa e di casa mia, che non ha lo stesso significato, anche solo cambiando l'ordine del pronome possessivo. O meglio, lo amo a momenti alterni, adesso sì, adesso no, mi piaccono cose e ne detesto altre. Mi piacciono le luci, i brilli, i pacchi e non sopporto le telefonate e le millecinquecento discussioni di ogni anno, sempre le stesse, sempre le solite, potrei scriverle a memoria. Scocciata, ecco, direi che son così, scocciata, un pò delusa, esclusa e fraintesa. Non mi piace. Così, mi perdo in cucina, guardo fuori tutto il bianco che c'è, è finalmente tornato il pettirosso, il che significa che fa freddo sul serio e non per finta. Ho dei pacchi già scartati sotto l'albero zen, altri intonsi, altri destinati e chissà quando riuscirò a destinarli. Le vacanze sono in parte già iniziate. il mio Illustre Sposo e il Junior Ing, alla fine riederanno alla versione natalizia della loro magione, e qualcosa si combinerà pure tutti insieme, noi famiglia rom di ogni Natale che viene, noi troppi e chiassosi e sempre così impegnati, noi che abbiamo tutto e che non ci serve niente, nemmeno un abbraccio e un Buon Natale, nemmeno il contare quanti agnolotti per la Vigilia o forse l'insalata russa è meglio se la fai tu. Noi, sempre fuori da ogni festa e da ogni conteggio di posti, noi che alziamo la media, noi che è sempre la stessa menata e che sono stufa, stufa, arcistufa, a questo penso avvolgendomi nel caldo odore di legno, abbracciandomi da sola, stringendomi addosso questo maglione rosa con le trecce, guardando un fuoco arancio e rossastro che ho imparato ad accendere così bene.
18 dicembre, 2009
Chissà.
16 dicembre, 2009
Limpido.
15 dicembre, 2009
Aria di neve.
14 dicembre, 2009
11 dicembre, 2009
Le luci e il gelo.
10 dicembre, 2009
Christmas DIshcloths.
09 dicembre, 2009
Il buio che scolora.
07 dicembre, 2009
Piu' di una domenica.
06 dicembre, 2009
Avulso albero zen.
Così m'è presa. L'albero si fa l'8 dicembre, tuonerebbe mia nonna, nè un giorno di più nè un giorno di meno. Ma stamattina ne avevo voglia, per quell'ora scarsa che ci ho impiegato, non è che serve molto impegno per una cosa del genere, non è quel che si dice un albero di Natale, ma a me piace. Sono andata a colpo sicuro, a cercare negli infiniti loculi e cantine e scantinati e sottotetti e interrati e seminterrati e piani ammezzati di questa casa, e le ho trovate subito, le palline che volevo. Non sono stata una fedelissima, ogni anno cambio colore, per le cose di Natale, e un anno viola, e un anno rosso, e un anno nero, e l'anno scorso bianco, E anche quest'anno, bianco. E bianco sia. più bianco, però. Che Vuol Dire, arriccia il naso la Princi, il Bianco è Bianco. Ennò, bambina, distingui per bene i colori, ci sono bianchi e bianchi, ci sono candidi e immacolati, ci sono bianchi come il burro, e bianchi come la Coccoina, bianco latte, bianco di gesso, bianco mastice, bianco di marmo, bianco di nuvola. E bianco albero di Natale. Questo qui sarà ancora più bianco perchè la tua scellerata madre ha deciso che quest'anno è talmente zen, ma talmente zen che nemmeno le lucine ci mette. Rimarrà così com'è, secco e allampanato, storto dal vento dell'Isola da dove esso proviene, strano, avulso, semplicissimo e scarno. Ma mi piace dammorire. Lo so che il tuo compito di inglese, bambina, era Show Us Your Christmas Tree e tu hai fatto la faccia da riccio e hai detto Ma Non Possiamo Mica Mettere Questo! Perchemmai, dolcezza? Tu racconta la sua storia, che ti ho già detto mille volte, che c'era stato mare e che aveva portato sulla spiaggia ogni sorta di detriti e rami e reti e plastiche e insieme a tutto questo anche lui, che non sappiamo da dove arriva, e chissà che viaggio ha fatto, e le onde lo hanno cullato e sbatacchiato di qui e di là, e lui esausto si è accoccolato sulla riva e ha trovato noi, che ce lo siamo portati a casa, un 8 dicembre di qualche anno fa. Mi sembra una bella storia. A fare gli abeti sono capaci tutti. Per gli avulsi alberi zen ci vuol coraggio. E poi, noi, c'abbiamo anche il gatto in tinta. Che vuoi di più, zuccherino?
04 dicembre, 2009
Beato nulla.
Nessuno si svegliava, stamattina. Ho il mio bel cinguettare, accendere la radio sommessa, è la prima cosa che faccio quando scendo in cucina, un click e la casa si sveglia, a dire, ok, sono qui, che la danza abbia inizio. Canticchio pianissimo, le mattine che son contenta, come questa. Poi ci sono anche le mattine di chiodi, magoni e respiri che non salgono, che li devi andare a prendere chissà dove, sospirando, ma stamattina è così. Felice per default. I figlioli brontolano, si rigirano, nooooooo, ancoracinqueminuti, ma quali cinque minuti, il vostro Sommo Padre è già lì, pinto e tratto sulla porta e voi ancora impiumonàti e impigiamàti. Non si fa. Coraggio, ben capisco che una madre che canta Bijork la mattina presto non deve essere una bella cosa, ma coraggio, miei piccoli opossum, ci sono giorni di vacanza ad aspettarvi, lo sapete? Il week end lunghiiiiiiiisssssimo che ci si appresta a vivere porterà con sè una serie di belle questioni, le più gradevoli a formularsi. L'allestimento dell'albero di Natale zen, per cominciare, che ancora non si è deciso nel Consiglio d'Amministrazione, di quale colore fare. Ancora poco chiare le transumanze di amici, amiche e fidanzate, che perlamordiddio ancora di fidanzati maschi non se ne parla, dacchè la Princi ha il permesso di presentare un fidanzato unicamente al compimento del trentaduesimo anno d'età e fino ad allora stiamo apposto. Giorni di beato nulla sono lì sul tavolo da scartare, fra le tazze della colazione e le briciole, la calma lettura dei giornali, in camicia da notte e felpa, più tardi un giro in città, commissioni banali, la tintoria, forse, i grissini del fornaio che piacciono tanto al JuniorIng, una sciarpa da regalare, coccole semplici e sottili, caffelatte e mandarino, il week end lungo dell'Immacolata se si inizia così, dura di più.
p.s. Piccoli opossum, a chi?
02 dicembre, 2009
Albachiara.
01 dicembre, 2009
Luna di farina.
Ma la vedi che luna che c'è? Una mentina un pò succhiata, che diventa trasparente, di quelle pastiglie di tutti i colori, come si chiamavano? Rotonda da struggersi, pienissima, stasera. E bella, bella da morire, da mmmorire con tre emme, che viene meglio. E' la luna di stasera, di oggi, di questa giornata da incorniciare, così bella, così piena di grandi emozioni, più grandi di me, forse. Innamorata di questa luna bianchissima, che gioca con le colline dietro casa, appena prima che faccia buio e ancora non brilla, e mi piace di più, la luna è più bella quando è bianca, come di farina, bianca come i sogni, quandi i sogni sono bianchi, che li ricordi così bene, e ti svegli e dici Ho Sognato oppure Era Vero? E' una bella sera. Placida, fatta di niente e di pochissimo altro. Felice di me, oggi, felice di questa giornata da incorniciare, felice dei miei passi e dei miei sogni, di questa luna di farina e del bello che c'è.
Fatto!
Fuori diluvia, ci sono goccioloni come sassi sui vetri delle finestre e sul terrazzo. Eravamo in tante, come ad una festa improvvisata, e adesso il sonno mi è passato e vorrei ancora stare qui a raccontare di questo progetto e di tutte le cose che faremo. Ma è molto tardi, e mi sa che è proprio meglio che vada a dormire.
Stavolta sì.
Grazie, grazie e grazie. Altre parole, scusate tanto, non me ne vengono.
Il Quaderno lo trovate qui.
30 novembre, 2009
Ci siamo quasi.
Il nostro personalissimo San Silvestro inizia ora. Fra pochi minuti svelato verrà il mistero delle ultime settimane. Coraggio, i fuochi d'artificio da questa parte. Resistere, crollo dal sonno ma resisterò, giuro, mano sul cuore. Che bello, però.
E domani...
29 novembre, 2009
Oro puro.
28 novembre, 2009
27 novembre, 2009
La paura.
25 novembre, 2009
Malefico Mormor.
E comunque, io, Quelle Là, le Piuccheperfette, le adoro. Anche se, scema del villaggio, ho il Mormor storto.
I pensieri del treno.
23 novembre, 2009
La Danza delle Scatole di Latta.
So precious.
Preziosi, sì. Luccicanti, luccicantissimi. E per me che son gazzaladra, di rara, rarissima bellezza. Un regalo, perlopiù. Ma procediamo con ordine. Si dà il caso che io sia in questi giorni di nebbia a setacciare rigattieri, svuotacantine e solai, alla ricerca di un arredamento shabby che nessuno vuole, quelle poltroncione enorme ricoperte di tessuti improbabili, quei tavoloni lunghissimi, quelle sedie da bistrot, come ho imparato che si chiamano. Per quel progetto che mi frulla in mente da un pò e che forse in primavera, in grazia di Dio, sarà finalmente attuato. Così, ho scoperto un luogo. Un luogo non distante da qui, che ci si arriva in fretta, meglio se con un dolcetto. per il caffè delle 11, nel magazzino con la stufa, che ha tutto un altro sapore. E'un luogo che adoro, perchè vanesia e sognatrice come sono, mi piacciono i luoghi dove si intrecciano le storie di mille persone, credenze, armadi, vecchie camere da letto, specchi sontuosi, scatole di latta, lampadari opulenti, zuppiere e piattini sbeccati e spaiati e libri, dischi, copriletti, sedie impagliate, cose. Mi piace l'odore di questi posti, di colla, di legno, di vecchio e di bello. Affascinante, per me. E poi lei, Nicoletta, la regina di questo Parco dei Tesori, che ha avuto da subito per me un trattamento speciale già dall'altra volta, e anche oggi, che sono andata a prendere le sedie, che arrivano da una sala, quella del pranzo della domenica mi sa, che sono un pò sporche ma di una bellezza semplice e giusta per il luogo dove andranno. E poi, quel regalo inaspettato, quella scatola da merceria che sembrava vuota e invece era piena, piena di tesori meravigliosi, vecchi nastri di organza con la carta giallina e il prezzo in lire, vecchie cerniere di metallo di colori impossibili, verdissimo mela, arancione, rosa confetto. E poi questi gioielli. Bottoni bellissimi, mi piacciono i bottoni, non è mistero, ma questi sono gioielli veri, che a cucirli insieme possono fare una collana luminosa, o anche se li tieni lì, nel vaso della marmellata che hai lavato con cura, e con cura hai staccato l'etichetta Confiture de Fraises, e ce li metti dentro e li guardi da lì, anche da lì fanno un bel vedere, bellissimo. E poi dei ferri di metallo, che non si trovano più, indovina, viola e rosa, ma oggi non era nemmeno il mio compleanno, ma Nicoletta sa che tutte queste cose vanno per il Cuore e lei, che di cuore ne ha una tonnellata e sa, lei che è nata nella nebbia come me, lei che è sognatrice e visionaria come me, a lei, Nicoletta, grazie, grazie, e ancora grazie. Col Cuore, s'intende.
21 novembre, 2009
Non piace a nessuno.
E io, invece, ci ho perso la testa, da quando l'ho visto al collo della mia amica parigina, anzi, in realtà dovrei dire sulla pancia della mia amica parigina, ma adesso che la pancia è sparita ed il suo contenuto è lì, tutta da guardare, abbracciata alla sorellina, direi che questo aggeggino è per merito suo che l'ho conosciuto. Suo della piccina, intendo. Concetto confuso e esposto con difficoltà, qualche errore di sintassi, voto: 4. Obnubilata da una giornata, ieri, in cui i miei pianeti, i miei bioritmi, i miei chakra e pure il mio spirito guida, già che ci sono, s'erano tutti ubriacati, secondo me, tanto storta e insignificante essa è stata, e che m'è successa la qualunque, mi accingo in grazia di Dio a vivere un tranquillo week end. Di cosa, non si sa. Voci di corridoio sostengono che ci sarà un bel traffico, in un andirivieni festoso di fidanzate e amici, amiche del cuore in visita la domenica, dacchè la madre, tapina, ha una gara di golf, e quindi proprio non si può prendere cura della sua dodicenne piccina, che non vede l'ora di salire a Villa Villacolle, perchè, dice, c'è sempre un sacco di gente e pure i cani e ci si diverte un mondo. Vero è ben, piccola Matilde, la tua sventurata madre trova in me un sostegno morale in questo momento di difficoltà, ti accudirò come mia, finchè, provata dalle fatiche e dai soprusi, ella vorrà tornare a riprenderti, e accompagnarti nella vostra umile capanna. Ma, tornando al regalino che mi sono fatta giusto ieri, e che mi è arrivato da oltreoceano, io lo trovo geniale. E' un uccellino, minuscolo, che dondola su un trespolo, minuscolo anch'esso, in una gabbietta di metallo, minuscola, e che ve lo dico affare. Mi piace tantissimo. E sono l'unica. I miei figli maschi lo hanno accolto con una smorfia di disgusto, Che Roba E'. Il mio Illustre Sposo mi ha liquidata con un sorridentissimo Carino, che tradotto vuol dire, Sì, bello, ma Sono Sicuro che ne Hanno Venduti 2 in Tutto il Pianeta, a te, e a un'Altra Scellerata Come Te. Persino la Fidanzata Ingegnera, ha detto Bellino, con uno smagliante ed educatissimo sorriso di circostanza. La Biondina ancora non l'ha visto ma dubito, visto il fidanzato che s'è presa. Unica mia speranza la Princi. Illusa. Trionfalmente gliel'ho mostrato, guarda piccina, che cosa bella ha comprato la tua mamma. Ha riso. Di gusto. E non la finiva proprio più. Ma come, bambina, non piace nemmeno a te? Irriverente, ingrata fanciulla, ti sembra questo il modo? Lei, incurante, rideva e rideva, e mi abbracciava e rideva, pensando fra sè e sè, Che Razza di Mamma Mi è Mai Capitata. In senso buono, s'intende. La mia gabbietta de d'oro non piace a nessuno, o forse no, adesso che ci penso, so per certo che a qualcuna piacerà, e mi dirà Bellisssssssssima, con cento esse, sì, ne sono certa, a lei piacerà, mi consolerà all'istante, mi dirà che è un gioiello di rara finezza, e ne vorrà comprare all'istante una anche lei. Ma non posso dirglielo ora. Aspetterò che venga a riprendersi la creatura. Con lei sì, vado sul sicuro. Scellerata, pure lei.
20 novembre, 2009
Il cuore che salta.
Salta eccome. Tintinna, come le charms dei braccialetti, come i campanellini. Rotola, fa strani giri su se stesso, si raggomitola in un angolo, si nasconde, qualche volta. E poi sta lì, seduto, a sonnecchiare, come in castigo, come chiuso in una stanza, è difficile da dire. Al mondo non esistono ammaestratori di cuori, nel senso che non c'è nessuno, ma proprio nessuno che può dire a un cuore, Ecco, Fai Così. E non esistono Manuali per Cuori, ne ristamperebbero milioni di edizioni, Manuale per Cuore Stanco, Manuale per Cuore Triste, Manuale per Cuore Innamorato. Non so che manuale scriverei io, questa mattina. Forse nessuno, forse tutti e tre, magari anche per cuori scemi, preoccupati, insonni. E ridicoli, buffi, smarriti. Il cuore di ciascuno è uno strano, beffardo muscolo, non sai mai che sorprese possa riservarti, in un banalissimo venerdì, che hai dormito poco e nemmeno tanto bene, che ci vorrebbe una gru questa mattina per sollevarti in alto, e non importa se soffri di vertigini e a guardare giù ti senti male e ti vien voglia di buttarti di sotto. Sì, va bene che la vertigine non è paura di cadere eccetera, però, a lui, al cuore, chi glielo spiega che stamattina non ho niente che funzioni a dovere, che il mondo fuori da questa finestra non mi interessa, che ho tanti pensieri confusi e aggrovigliati, che sono così brava a sciogliere i nodi e ho un sacco di pazienza ma che stamattina strapperei giù tutto e butterei via, nell'indifferenziata, tutto, il gomitolo dei pensieri, le cose da fare, gli scontrini che ho in fondo alla borsa, i biglietti dei parcheggi, questa malinconia stupida e leggera, questa non voglia di alcunchè, e questo cuore, sciocco cuore di donna aggrovigliata, arrotolata su se stessa, assurdo cuore che salta e che ride e che solo un attimo dopo è lì in un angolo a guardare nel vuoto, le foglie secche e la tempesta nel bicchiere.
19 novembre, 2009
La filosofia della coccinella.
17 novembre, 2009
Tiffany scopre i cavalli.
Stelle a manciate.
16 novembre, 2009
Ode al melograno.
13 novembre, 2009
Appena colti.
11 novembre, 2009
L'estate di San Martino.
Non ho cuore.
09 novembre, 2009
Alta gioielleria.
08 novembre, 2009
Di Noro e castagne.
Per Eloise.
A Eloise arrivata ieri, su quel carro del Sole che per un attimo ha illuminato Parigi, fra le nuvole e la pioggia, i ponti e le foglie del lungoSenna.
07 novembre, 2009
Di sabato sera.
E tanti ce ne saranno, di sabati come questo. La partita di sabato sera alla tv è quanto di più deprimente, da un lato, e meraviglioso dall'altro, possa mai verificarsi lassù, nella casa in collina. Ognuno si sceglie un posto sul divano, ognuno inteso come maschio adulto e poichè in grazia di Dio, di maschi adulti ne ho una discreta somma, la Princi ed io non siamo invitate a tale evento. Nè ci terremmo in modo particolare, s'intenda bene. Così, la scrivente si inventa una sera del tutto nuova, del tutto libera, del tutto sua, dacchè la Princi, a cena da una compagna, riederà alla casa paterna verso le ore 21. Le sere d'inverno, anche se inverno ancora non è, hanno una magia tutta speciale. Spesso si condividono con gli amici, e spesso hanno questo sapore di vacanza regalata, di libertà assoluta, di solitudine compiaciuta e gradevolissima, che farò nelle prossime 3 ore, dal prepartita al durantepartita, al dopopartita e al buonanottepartita? La scelta risulta ardua, e si comincia a rifugiarsi lassù, nello studio in piccionaia, si gironzola sul web, si legge a tratti, si sceglie una bella musica e ci si inventa qualcosa. Che belli i pensieri del sabato sera, sono diversi da quelli delle altre sere, non ci avevo pensato. Sono così leggeri, così maleducati, anche, escono fuori a dozzine come le rose, di idee se ne hanno sempre un mucchio, si pensano una quantità di cose che le altre sere, ma nemmeno per l'anticamera. I pensieri del sabato sono gomitoli nuovi, morbidissimi, hai tutto il tempo di guardarne per bene la composizione, esaminarli con la massima cura, rigirarteli tra le mani, passarteli sulla guancia, per vedere che effetto fa. I pensieri del sabato, di quei sabati che nessuna amico e nessun figliolo e nemmeno lo Sposo, sono bottoni mischiati, non ce n'è uno uguale a un altro, e ognuno racconta di sè, ognuno ha il suo corso, la sua storia, e la sua strada. I pensieri del sabato sono lettere che non spedisci, sono progetti ambiziosi e complicati che mai e poi mai riusciresti a fare davvero, ma in sere come questa è così facile dire, Ecco, Farei Così. Si può fare tardi, stasera, si può decidere di leggere fino alle 2 con la lucina piccola, si può fare la maglia sul letto, a gambe incrociate e l'iPod, si può guardare fuori dalla finestra e chiedersi pigramente, chissà domani che tempo farà. Per le grane e le questioni, per le ansie dei prossimi giorni che non è che non ce ne saranno, anzi, di più, tempo ci sarà. Ma non ancora, non adesso, non di sabato sera.
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