Oggi vorrei soffermarmi su una riflessione che riguarda tutti noi, fruitori della rete, frequentatori di gruppi, blogger o semplicemente comunicatori d'ultima generazione.
L'uso scorretto della comunicazione in rete è diventato ormai fenomeno endemico, frutto dell'accessibilità di questo sistema, fatto per essere "intuitivo" per chiunque. In altre parole, l'accesso alla rete è permesso a tutti, da telefono smartphone, tablet, pc, semplicemente con un account realizzabile in pochi minuti.
Da uno stesso dispositivo ci si collega con più account, per altri versi in una stessa piattaforma social si entra con più profili, se ne può cancellare uno per crearne uno nuovo in pochi clic, insomma tutto estremamente facile, come i bravi programmatori che stanno dietro a tutto questo hanno voluto. Va da sé che per milioni di utenti questo è diventato un "paese dei balocchi" per dare sfogo ai propri "appetiti".
A chiunque abbia un profilo Facebook e abbia intenzione di farne un uso equilibrato ed equidistante dalle molte cose più importanti da fare, è ormai chiaro che il social più frequentato al mondo è anche il maggiore veicolo di false informazioni (ossia fake), scambi accesi (in gergo flame), incursioni di disturbatori spesso senza un grammo di sale in zucca (i cosiddetti troll), attacchi di persone che odiano quelle di successo (gli ormai noti haters) e, last but not least, webeti, nella felice definizione che ha ideato un noto giornalista, termine che racchiude tutti gli analfabeti funzionali della comunicazione via web (o per dirla in maniera semplice, i cretini).