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giovedì 20 agosto 2020

Fare teatro al tempo della distanza sociale.

Agosto si affaccia alla sua ultima decade, settembre è alle porte e con esso tutto quello che di solito si programma per un nuovo anno di laboratorio teatrale
Avremmo mai immaginato di dover pensare a un teatro in tempo di distanziamento sociale? Che poi questa definizione è erronea, si dovrebbe piuttosto dire "distanziamento fisico", perché la distanza nelle relazioni è di fatto impossibile, come ha dimostrato il lockdown e tutta l'inventiva venutane fuori. 

Al momento, la percentuale dei contagi sta nuovamente risalendo tornando ai dati di un mese fa, è evidente che gli assembramenti nei luoghi di vacanza stiano comportando delle conseguenze. Cosa significherà ciò in termini di aggravamento della curva epidemiologica non sappiamo, possiamo solo sperare che i numeri si mantengano entro una soglia tollerabile, tale da fare riaprire le scuole dal 14 settembre, con tutte le cautele raccomandate dal governo, e si spera tutte le attività collaterali, sportive e culturali.

mercoledì 2 ottobre 2019

Una nuova avventura: la Commedia dell'arte.


Meditavo questo passaggio da un po'. Ha richiesto lunga "gestazione" perché è stato necessario studiare, mettere a frutto quanto imparai durante i laboratori di mimo frequentati diversi anni fa, farmi un'idea, insomma... entrare nel mood
Da quest'anno, il mio laboratorio di formazione teatrale per ragazzi cambia volto e diventa un "viaggio" all'interno di una delle eccellenze italiane, quella Commedia dell'arte nata nel Cinquecento e sviluppatasi per due secoli e poi fino ai giorni nostri.
Ne ho scritto un post, che trovate qui, mesi fa ai tempi della mia direzione artistica di un festival teatrale. 
Di questo genere teatrale ebbi un innamoramento fin da piccola, in un'epoca in cui non mi sarei immaginata di occuparmi di teatro un giorno. Ricordo il mio restare incantata dinanzi alla tv quando trasmettevano le opere goldoniane dal Piccolo di Milano, le prodezze di Ferruccio Soleri in particolare, uno dei grandi celebri "Arlecchino" della storia tutta. 
C'è da dire che Goldoni nel Settecento riformò il teatro, allontanandosi dal nucleo originario della Commedia, quindi se proprio volessimo essere puristi, dovremmo dire che quello fu un teatro contaminato, eppure così forte, potente anzi, da essersi riservato una posizione importante.

mercoledì 15 maggio 2019

L'onda lunga della forza del teatro e il suo infrangersi.

Quando sono in procinto di andare in scena, il blog ovviamente ne risente. Scrivo oggi, rubando un po' di tempo alle millemila cose da fare a pochi giorni dal debutto di Sherlock Holmes e il Caso dell'ape tatuata, di cui ho scritto qui
I ragazzi scalpitano, siamo alle prese con ritmo, movimenti, battute da pronunciare con l'intenzione giusta, oltre che con le decine di oggetti e accessori da elencare, procurare, ricordare. 
Dall'altra parte, le "maestranze" stanno lavorando alla scenografia, perché prenda forma questa immagine il più possibile curata e donata allo spettatore, con la ferma intenzione che ne costituisca un testimone entusiasta. 
Far funzionare un progetto per il palcoscenico, come ho scritto più volte, richiede tanto lavoro. 

A un passo dal termine di questo anno di laboratorio ragazzi, che vedrà il nostro ultimo appuntamento a fine giugno, penso già al progetto per il prossimo anno. Mi affaccerò alla Commedia dell'arte e sto pensando di mettere in scena Notre Dame de Paris. Anzi, è ormai certo. 
Questa fluttuante realtà fatta di ragazzi appassionati e argutamente ancorati alla magia del teatro tiene in vita la mia stessa passione. Mi si ringrazia spesso e con trasporto, ma sono io che a mia volta ringrazio chi rende possibile tutto ciò. Il mio lavoro trae ispirazione e forza dai ragazzi.

giovedì 20 dicembre 2018

Portare Sherlock Holmes sul palcoscenico? SI - PUO' - FARE!!!

Qualcuno si sarà accorto che sono sparita per una settimana. Ebbene sì, è stata una di quelle mie full immersion nella scrittura di un copione, per cui devi necessariamente chiuderti nel tuo angolo scrittorio e riempirti le orecchie di certa musica. 

Dopo aver letto i quattro romanzi principali della lunga serie del prolifico Conan Doyle, come ho raccontato qui, aver visto due volte l'ultima serie tv, con qualche incursione nelle serie di anni passati, aver letto diversi articoli, editoriali, saggi, sul metodo deduttivo e sull'universo complesso di Holmes, mi sono gettata a capofitto nella struttura drammaturgica di qualcosa che sarà destinato al palcoscenico ma soprattutto affidato ai miei ragazzi del laboratorio. 

Nel ristretto spazio del palcoscenico di un teatro, raccontare un'avventura di Holmes e del suo fidato Watson non è impresa facile. Se ci sono riuscita, lo dirà solo il prodotto finale. Meglio è essere prudenti, dubitare, mettere continuamente in discussione questo progetto, perché a peccare di presunzione si potrebbe finire in un flop e questo, ovviamente, non deve succedere. 

Gli ultimi ritocchi stamani, dopo le prime tre ore a scuola e un rapido ritorno a casa (quando scrivo un copione il resto dell'universo non esiste o fa fatica a esistere), poi ho inviato un copione di 46 pagine ai miei 18 ragazzi. Non crediate che siano poche. Un copione di solito si aggira intorno alle 30-35 pagine per uno spettacolo di un'ora e mezza. 
Averne scritto almeno dieci in più è stato dettato dal "farci entrare tutti", perché tutti i ragazzi devono avere un ruolo (perfettamente in linea alle competenze di ciascuno, altrimenti diventa un saggetto di fine anno e nulla di più) e poter entrare in scena più di una volta.