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martedì 9 ottobre 2018

#LaMiaAgenda2018 | Ottobre, profumo di mare


“Andate fiduciosi nella direzione dei vostri sogni,
vivete la vita che avete sempre immaginato.”
(H. D. Thoreau)


Ottobre. Già da qualche giorno. Un salato profumo di mare satura la corrente d'aria insistente che mi accoglie stamani, appena scesa dall'auto.

Sono giorni scompigliati, l'equilibrio tarda ad arrivare, ma non fatica. 
Lento, costante, procede sul percorso che ha deciso di seguire. 
Perché ha vita sua, propria volontà, il mio equilibrio: decide una strada e la segue, imperterrito. A niente serve il mio cercare di incanalarlo, a nulla i programmi, l'incastrare appuntamenti e liste di cose da fare. 
Non mi angoscia più il tempo, ho accettato il suo scorrere e non mi pesa più il non arrivare a fare tutto quello che dovrei.
Ci sono momenti in cui la soluzione migliore è proprio questa: lasciar scorrere. Come l'acqua del fiume.

Qualche giorno fa ho letto questi post di Burabacio (ne ho parlato anche qui) e ho sentito il bisogno forte di dare voce alla parte di quella me creativa che a volte abbandono a se stessa. Il risultato è la copertina di ottobre, sulla 365di2018 di Zelda, che con quei gamberoni a ottobre, lo ammetto, mi aveva un po' spiazzato.
 

Eppure stamani il profumo di mare è arrivato davvero, e la voglia di correre di nuovo lì, sull'isolachenoncè, a farsi accarezzare dal sole e dal vento salmastro è tornata prepotente. Il fine settimana si avvicina, annuso l'aria e gioco a immaginare una fuga (un'altra ancora!) sull'isolachenoncè, coi piedi nella sabbia e i pensieri sciolti. 

Mi sto organizzando per vivere la vita che ho sempre immaginato. Non quella fancazzista, ovvio, ma quella cosciente, finalmente, di essere un Individuo Unico, capace di esprimere se stesso e le proprie potenzialità. E di seguire i propri sogni.

giovedì 27 settembre 2018

Disequilibrio.

Ancora sabbia, tra le dita dei piedi...

«Un dieci minuti di lettura veloce delle mail,
giusto per staccare dalla routine e pensare un po' ai fatti miei.»

Leggo:
  • Saper scegliere ciò che è vero
  • Prendi le decisioni giuste per il tuo futuro!
  • In Cammino, in ogni senso

Gli oggetti delle mail di stamani hanno il sapore di un incontro con una veggente.
Oppure con l'analista. 
Ho le visioni o i miei occhi vedono solo ciò che vogliono vedere e che cercano da un bel po' di tempo? (troppo?)

Settembre è stato un mese di disequilibrio totale, dopo un periodo estivo, vacanza compresa, che invece mi ha saputo portare una serenità che da tempo non avevo.
Una settimana su una spiaggia, scalza, con l'auto parcheggiata e dimenticata a 600 m di distanza. Poca connessione con la rete ma tanta, tantissima, con me stessa.
Uno dovrebbe farlo almeno due volte l'anno, di scordarsi del dovere, di pensare solo a stare bene con sé. Da soli, specialmente.
Della settimana parlerò e racconterò, ci vuole tempo a digerire i pensieri e le emozioni quando sono così potenti.
Di questo rientro tutto sommato divertente, scombussolato e un po' troppo in bilico ho bisogno di scrivere subito, per mettere chiarezza nel futuro prossimo venturo e ritrovare l'equilibrio perduto. O forse no.


Non avrei voluto tornare sulla terraferma, la mia isolachenoncè aveva ancora tanto da darmi. E infatti sono tornata di malavoglia, con ancora la sabbia tra le dita dei piedi e nei capelli, e il bisogno di ripartire appena possibile, zaino pronto, senza bisogno reale di una meta ma solo di viaggiare e aprire gli occhi e farsi domande.
E infatti siamo ripartiti, ogni settimana, per mete diverse tra loro, piccole piccole o più pretenziose. Fino all'inizio della scuola non ci siamo dati tregua. Ho avuto modo di pensare in silenzio, guardare orizzonti, riempirmi di sapori e poesia, di profumi, di incanti. Ho scoperto vigneti sconfinati, piccolissimi cimiteri aridi e zeppi di croci di ferro, senza l'ombra di un fiore né di un visitatore, scogliere scavate dal vento e dal sale. Spiagge in cui non si vedeva più la sabbia ma solo teli colorati, città deserte, campagne affollate, piazze solitarie.
Quest'altalena ha portato con sé il ritorno di una certa vertigine, che fisicamente mi aveva accompagnato qualche anno fa, con la labirintite. Quello che è rimasto, oggi, è un certo senso di disequilibrio, di quel camminare su un filo, con la possibilità di cadere ad ogni passo ma con la certezza che l'unica strada da percorrere sia proprio quella. 
O forse la sensazione è proprio quella che provi quando sei su una nave e il mare è un po' mosso, quando senti quel galleggiare che ti agita lo stomaco, che non è ancora nausea ma ci si avvicina. Però un po' ti piace, lo ammetti.
Ti piace perché la "senti", perché ti riporta al qui e ora, ti permette di chiederti come stai, e di risponderti, in quel preciso momento.

In questo 2018 che ho dedicato alla Bussola, alla missione del ritrovare la mia destinazione, c'è voluto anche questo disequilibrio, questo "sentirsi" e ascoltarsi molto più di prima. 

Il tetris degli incastri quotidiani è ricominciato con l'inizio della scuola, col PiccoloChe che non vedeva l'ora e che non ha fatto alcuna fatica a cominciare un nuovo percorso, con la PM e il suo cambiamento stravolgimento di modi e di idee... 

Ora il disequilibrio sarà un dono in più da saper apprezzare, ma dovrà fare i conti con la seppur minima programmazione che dovrò darmi, con gli impegni già presi e con quelli che vorrei prendermi. Aiuta, il bullet journal, ma ancora non fa miracoli e tendo ad accumulare certe cose, quelle che proprio non vorrei fare.
Aggiusto, passo passo, il tiro. 
La strada è fatta di tanti centimetri, ne verrò a capo. 

Intanto là fuori cè la Vita, che succede mentre tu fai altri progetti (cit.) 
Non perdere l'attimo, 

Ho ancora tante cose da recuperare.

mercoledì 18 luglio 2018

https://bin.snmmd.nl/m/zgx7ylj2ddl0.jpg/2018_cover_int25-lr.jpg

Don't miss the moment. It's all we have.
(Arianna Huffington)
(ma penso che non l'abbia detto solo lei... 😉)

E insomma siamo ancora qui e il tempo passa e oltre a non esserci più le stagioni (che mi pare quasi stiano tornando, invece) non c'è più né religione né rispetto.

Amo perdermi nelle copertine di Flow: sa catturarti coi colori, con le frasi, col suo non arrendersi a pubblicarsi anche in italiano. Di sicuro ha molto da dare. Come tante delle cose che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi e nemmeno ci accorgiamo di avere a disposizione.
Soffro quando sono costretta davanti al computer, soffro a non poter usare pennine colorate e matite e appuntini, mi urta il ticchettio delle unghie (lunghe!) sulla tastiera ma lo uso come sfogo, visto che al momento il mio senso artistico-creativo non viene sfruttato da nessun altro. Forse dovrei farlo io. In questo mio percorso del #diventaciòchesei tour dovrei segnare anche questo appunto.

Flow issue 22 
At the end of the day, we can endure
much more than we think we can

Sono nel mio periodo artistico-creativo per eccellenza, scribacchio e scarabocchio cose colorate e disegni a non finire e non mostro nulla solo perché ho ancora un bel po' di rispetto da smaltire: un giorno finirà e allora non risponderò più dei miei post.
La passione per l'handwriting mi sta prendendo a dismisura e tendo a rappresentare graficamente ogni frase mi venga detta, al telefono, a voce, riportata da un libro. Una cosa vergognosa :D
Però fa davvero bene al cuore.
Intanto continuo a metter da parte illustrazioni strappate in sala d'attesa dal dottore (meno male che lo requento pochissimo, teppista che sono!), immagini sbucate dai giornalini di ricette in regalo al super, frasi prese qua e là, anche dai volantini delle Poste.
Diventeranno cose da riutilizzare, nelle prossime cartoline VisteRiviste da spedire in giro per l'Italia. Magari anche all'estero. 
Una sicuramente andrà alla persona che mi ha proposto uno scambio di cartoline per questa estate2018 che ancora non si è capito se avrà al suo interno una vacanza. Ma poi, in fondo, occorre proprio partire fisicamente per staccare la spina? Non basta a volte staccare il cervello e godersi la propria città facendo finta di essere turisti?

giovedì 31 maggio 2018

Diventa ciò che sei!


pulcinoelefante ha sempre un suo perché :)
"Diventa ciò che sei", ho letto ieri. 
Quella frase mi ha sorriso, quando l'ho letta. E mi ha accompagnato per tutto il giorno. Poi, in preda al raptus da social che mi piglia ogni tanto, l'ho condivisa sul mio stato di whatsapp, ieri sera.
E stamani, una persona che conosco da poco e si è fatta benvolere da subito mi ha risposto, abbinando a quel mio stato, a quel "Diventa ciò che sei", la foto del lavoro magnifico che abbiamo fatto - tutti i genitori insieme - per la festa di fine materna del Piccolo Che e dei suoi compagni di viaggio: un lavoro enorme, pannelli di 4 m per 4, stelline appese su un cielo fragile e delicato, lune e soli scintillanti, bambini sorridenti, che ci hanno insegnato a conoscerci, a collaborare, a organizzarci meglio, a Fare, col cuore.

E mi sa che ha ragione lei: io continuo a girarci intorno ma è proprio questo, quello che sono e che voglio continuare a essere: una persona che fa, col Cuore.
Ci sono progetti che sto portando avanti, cose che mi piacciono, mi interessano, mi entusiasmano (anche troppe, lo ammetto): lavori che a volte mi fanno paura perché temo sempre di non essere all'altezza del compito, perché il mio essere "professionale" non è quello appariscente e patinato di certi altri. Ma una cosa l'ho capita: non è certo solo dal formato, non dal supporto su cui proponi il tuo lavoro che si capisce il tuo amore per quello che fai. Allora, quando quei momenti di ansia arrivano (e sono benvenuti, perché misurano quanto una cosa ti interessi davvero), mi carico e mi circondo di frasi motivazionali.
Ora questa, di cui non conosco l'origine precisa (Pindaro? Goethe? Nietzche? Buddha? ho ancora tanti passi da fare e tanta cultura da assimilare... 😏) l'appenderò nel mio studio girovago-ambulante, che ancora non ha una sede fissa - ma tra poco la avrà! - e la userò, spesso, molto spesso.

Diventa ciò che sei,
avendolo appreso.

Bella, ancora più bella nella versione di Pindaro. 
Ma c'è tanto da speculare su questa frase, tanto da dire e da considerare, tanto da meditare, che questo post sarà solo il primo di una lunga serie. Da aggiungere a questo e a questo.

giovedì 5 aprile 2018

Ho imparato. (Fabio Volo)

Ho imparato che spesso le persone non comprendono quello che hanno davanti e spesso non lo apprezzano.

Ho imparato che da un giorno all’altro tutto può cambiare,
ho imparato che non c’è cosa più bella e difficile
che potersi fidare di qualcuno,
ho imparato ad accettare le delusioni
o comunque a non dargli troppo peso.

Ho imparato ad andare avanti
anche quando l’unica persona con cui vorresti parlare
è la stessa che ti ha ferito,
ho imparato che questo molte persone non l’hanno mai capito.

Ho imparato che più dai e meno ricevi.
Che ignorare i fatti non cambia i fatti.
Che i vuoti non sempre possono essere colmati.
Che le grandi cose si vedono dalle piccole cose.
Che la ruota gira, ma quando ormai non te ne frega più niente.

E soprattutto quello che più mi piace della vita
è che non si finisce mai di imparare.

[...]

Ho imparato che il contrario dell'amore non è l'odio. L'odio è l'assenza d'amore, così come il buio è l'assenza di luce. L'opposto dell'amore è la paura.

Faccio sempre finta di non vedere le copertine dei libri di Fabio Volo in libreria e in biblioteca, perché ho una sorta di paura. Perché lo ascolto la mattina, lo sento parlare e mi piace quello che dice, perché mi piacciono i suoi tuffi nel vuoto a capofitto, tra psicologia, filosofia e vita quotidiana, perché mi segno i libri che consigliano i suoi ospiti, perché mi fa ridere - e questa è una cosa importante.

Poi mi viene in mente che viene considerato un "commerciale", uno "del popolo" e che sia un po' snobato da alcuni autori e degli "intellettuali"... Pecco un po' di mancanza di originalità, quindi? Non sono poi così raffinata e selettiva come vorrei? Non ho la puzza sotto il naso? Alla fine decido che - non per omaggio agli intellettuali ma perché sono di solito allergica a "quelli troppo di moda" - è meglio aspettare ancora un po' prima di leggerlo.

Ma in fondo, poi, perché aspettare?
Che poi finisce che le parole capitano e ti cercano, e ti trovano proprio quando vogliono farlo loro. E ti ritrovi queste riflessioni davanti agli occhi. E come fai a non cercare di chi siano? E sì, va bene che sono luoghi comuni, in gran parte, ma tu ci avevi mai pensato? Ti eri mai fermata un attimo a rifletterci su? Avevi mai detto ad alta voce quelle parole lì?
Va bene, va bene, al prossimo giro leggo Volo.

giovedì 29 marzo 2018

What's up? Il punto della situazione.


And so I wake in the morning
And I step outside
And I take a deep breath and I get real high
And I scream at the top of my lungs
What's going on?


Da quando mia figlia ha scoperto questa canzone non ha più smesso di cantarla. Non chiedetemi perché, ma ascoltarla mentre tira fuori quegli acuti mi mette allegria e mi fa avere fiducia nel domani.

Ma come va? Come stiamo? What's up?
Dopo un periodo piuttosto critico, che mi aveva sfiduciato e abbattuto e anche un po' svuotato, ho ritrovato energia, entusiasmo e sicurezza, e ogni giorno ne aggiungo un po'.
Grazie a cosa?
Ho messo mano e testa al mio cuore, ho accolto e abbracciate le mie aspettative, le speranze e i sogni che avevo e che si erano lasciati appassire (proprio come una piantina, sì) e ho ricominciato a prendermene cura. E a prendermi cura di me stessa, di conseguenza. E a prendermi cura del piccolo mondo che mi circonda, fatto di persone, cuori grandi, oggetti (sempre meno, ma di questo parleremo prossimamente) e sentimenti, soprattutto.

Se oggi scrivo questo post è grazie alle riflessioni e allo scambio di parole e pensieri avuto con lei e la ringrazio davvero dal profondo del cuore: è arrivata proprio nel momento giusto per farmi meditare sul "come sto" ORA.
E io, scrivendole, sono riuscita a mettere ordine anche tra i pensieri, ho riconosciuto le imperfezioni che costellano la mia vita e le ho accettate, dando loro il valore di vita vissuta che meritano.
Un po' come fanno i giapponesi con il kintsugi, lo conoscete? Ne avevo parlato già qui: quelle crepe, quelle sofferenze, fanno parte della nostra vita, sono quelle che ci hanno portato a essere quello che siamo oggi. Non devono essere cancellate, anzi: vanno valorizzate, messe in evidenza, senza aver paura di esporre il proprio cuore.

Un vaso rotto si può aggiustare riempiendo la sua ferita con l'oro:
così acquista una storia e un valore aggiunto
Pensavo a tutto questo stamani, quando - facendo una ricerca sugli stili di arredo (per un incarico di lavoro che ho ricevuto e che mi ha dato gioia e anche per unacasaamodomio, che si risveglierà presto dal semiletargo in cui era caduta, promesso!) - ho scoperto il wabi-sabi:


"(il wabi-sabi) nutre tutto ciò che è autentico accettando tre semplici verità:
nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto"


Perfetta conclusione di tutte le mie considerazioni.
"Il wabi-sabi accetta l'imperfezione come divenire naturale delle cose, filosofia di vita che si traduce in ambienti e arredi dal look vissuto e, appunto, imperfetto." (da Houzz.it)
Il legno lasciato alle scrostature della sua vernice, i materiali naturali, gli oggetti fatti a mano: tutto mette in evidenza le imperfezioni e i difetti, che diventano un valore aggiunto.

Proprio così dovremmo imparare ad essere noi: accettare i nostri difetti, trasformarli in punti di forza.
Così sto imparando ad essere io. Felice.


lunedì 22 gennaio 2018

We rise!





"But in the end, it is so very important to use our voices and our platforms to speak truth, to use our talents and gifts for good and stand up for what is right."


Alisa Burke mi affascina. Ha una vitalità, nel suo modo di dipingere, di usare il colore, che sa darmi una gran carica. Qui ancora più del solito, nelle parole che ha usato per essere vicina alle donne che lottano e protestano.
Lei ha messo a disposizione questa immagine e io l'ho colta al volo, per farne un simbolo personale e per ricordarmi ogni giorno la grande forza delle donne:

There is no force more powerful
than a woman determined to rise

Diventerà il mio nuovo segnalibro. Per ricordarmi ogni giorno - e insegnarlo anche a mia figlia - di crescere, di usare la mia voce, le mie capacità e i doni che ho ricevuto per alzarmi in piedi e difendere la verità.

lunedì 1 gennaio 2018

2018, l'anno della Bussola


“Se non sai dove vuoi andare
poco importa che strada prendi.”
(Stregatto)

Non ha tutti i torti, lo Stregatto, vero?
Bello che ogni mio post (o quasi) cominci con una citazione da un libro. Sono quelle che mi danno di più, forse per la passione che ho per la lettura, forse perché nei libri trovo sempre quello che stavo cercando: una risposta. Funziona un po' come per i ching, che basta tu gli faccia una domanda e hai la tua risposta. Dopo devi solo capire come interpretarla.
« Esamina dapprima le parole,
medita tutto ciò che esse intendono,
le norme fisse allora si palesano.
Se tu però non sarai l'uomo giusto,
a te il significato non si svela. »
(I Ching[1])
In effetti non è proprio così semplice. Con le citazioni dai libri invece, tutto pare è più facile. Che ci vuole, in fondo, a sapere dove vuoi andare? Che ci vuole? Facile, no? Basta saperlo.
Già.

Il 2017 è stato un anno difficile per me, fatto di tante illusioni, alcuni pentimenti, moltissimi castelli di carte, sorprese e rivelazioni che a volte sono state positive, a volte no.
Ma tutto, proprio tutto lungo questo percorso, è stato importante. Fondamentale per poter fare il passo successivo.
Lo scrivevo anche qualche giorno fa, prima di Natale, preparando la nuova agenda, quella di un nuovo anno tutto ancora da scrivere, e riprendendo alcune
frasi scritte da Zelda per la presentazione della sua 365di2018.
Pensieri che mi hanno colpito, parole che mi sono piaciute, riflessioni che mi hanno dato risposte e suggerito soluzioni:

In questi ultimi mesi ho scoperto che tutto quello che pretendiamo per la nostra vita può essere capovolto come l’8 che scrivevo forsennatamente. Ero colpita da quanto la nostra insaziabile ricerca di risposte non contemplasse mai l’ipotesi (non dico la certezza) che buona parte di queste fossero già dentro di noi.

Leggendo la sua presentazione mi rendevo sempre più conto, ad ogni sua parola, di quello che avrebbe dovuto essere il mio obiettivo, per questo 2018 appena iniziato.

Rendermi conto di quello che era già dentro di me, prendere coscienza di chi sono e di dove sto andando.
Ritrovare il mio obiettivo.
Ritrovare la direzione.
Recuperare la mia personale Bussola.

Strano a dirsi, lo capisco solo ora: questa parola, Bussola, mi tornava in mente spesso, girottolava nei pressi dei miei pensieri, si allontanava per poi tornare a far capolino. L'ho trovata spesso nelle mie ricerche sul web, mi ha sorriso aprendo i libri che leggevo con i miei figli, si è fatta riconoscere nel mio lavoro, nei momenti più impensati.

"Trovare la propria strada è un compito che può impegnarci per un’intera esistenza, questo però non significa che non dovremmo sforzarci di avere ogni giorno maggiore consapevolezza su ciò che desideriamo davvero e su quale direzione intendiamo intraprendere per ottenerlo."
(qui, in un post molto interessante di EfficaceMente.com)

Certo, non è semplice. Certo, può davvero volerci una vita intera. Ma se non ci proviamo, se non mettiamo in moto questo desiderio, questa necessità di consapevolezza, che senso ha, davvero, la vita? Non diventa più un sopravvivere che un vivere?
Conviene, serve a qualcosa o a qualcuno vivere una vita senza scopo, senza la chiarezza di una direzione da percorrere? Non che mi senta una sbandata, certo che no, non che abbia una vita fatta di niente al momento, meno che mai. Ho così tante cose in ballo, sono così presa da mille idee e opportunità (anche troppe), che non esiste il niente, in questa testolina.
Solo che a volte può capitare di perdere l'orientamento e può anche capitare di non accorgersene, perché sei talmente "portato" dagli eventi che hai momentaneamente perso la capacità di governare la nave in modo autonomo, ecco.

Quello che devo mettere a punto, chiarire ancora meglio, è il mio personale Ikigai (ne avevo già parlato qui), quello su cui devo indagare e approfondire è la mia destinazione, il mio obiettivo, le mie passioni più profonde.

Un esercizio interessante si trova qui, lo ripropongo in breve:
  • Fai una lista delle costanti della tua vita
  • Ordina la tua lista
  • Trova un nesso tra le costanti della tua vita

Per quanto possa sembrare sorprendente, in realtà i pezzi del puzzle sono già tutti sul tavolo della nostra vita, dobbiamo solo avere la pazienza di ricostruire il disegno complessivo.

Leggendo poi questo articolo ho pensato molto al viaggio fatto fino ad oggi. Ho avuto modo di valutare, di ponderare, di meditare. Ho capito di aver fatto passi avanti e anche errori, certo, e ho capito che tutto torna e arriva al momento giusto.

Questo post sta diventando un monologo interiore troppo lungo per catturare l'attenzione di chi legge. Credo che il passo successivo sia dividere questo mio percorso e raccontarlo in tappe. Magari può essere un esercizio positivo anche per altri, di sicuro non sarà troppo lungo e noioso da leggere tutto insieme.

Sappiamo che la nostra bussola interiore punta nella direzione giusta quando non c’è disparità tra ciò che pensiamo, sentiamo, diciamo e facciamo. Cioè quando i nostri valori, scopo e azioni sono allineate.
(qui, ne riparleremo prossimamente)


Siccome questo progetto durerà un anno intero, siccome ho intenzione di portarlo nella mia vita di tutti i giorni, in parte si trasformerà in fatti concreti e in pagine di agenda (sì, quella da cui è partito tutto 'sto sproloquio 😏)!

Primo passo allora è quello di trovare immagini simboliche e dimostrative, no? Appunto qui qualche link che potrebbe servirmi in futuro, in questo mio viaggio di ricerca di riconoscimento della mia personale bussola:

Che sia per tutti voi che leggete un anno importante, fatto di momenti illuminanti, di opportunità da vivere, di considerazioni su cui meditare.
E che - per chi la cerca - sia l'anno in cui sia possibile riconoscere la propria direzione!

Seduti al bar del CircoloVizioso

Seduti al bar del CircoloVizioso
Ovvero: avete tempo per una birra? Il nostro bar è nato per conservare e ricordare i tanti "posticini del cuore" che ci hanno lasciato un'emozione. Per chi ha bisogno di trovare il suo, di posticino del cuore. Per evadere 10 minuti dalla routine quotidiana, per conoscere posti che magari non avete mai visto, per fermarsi a meditare su un'immagine, per bersi una birretta ghiacciata in compagnia degli amici... Tornate quando volete, il bar è sempre aperto!

argomenti viziosi

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...chi ha vizi come me...

Il Vizio di Leggere

Il Vizio di Leggere
Per non perdere il vizio, nonostante le mille cose da fare, per trovare il tempo da dedicare ad una buona lettura, per scoprire nuove emozioni e sensazioni, di quelle che solo un buon libro è capace di regalare a chi lo apre con passione e curiosità.

Il vizio di riflettere

Il vizio di riflettere
... il mio modo di Guardare e non solo Vedere ciò che ci circonda...