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United States Africa Command

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Voce principale: Unified Combatant Command.
United States Africa Command
Comando africano degli Stati Uniti
Descrizione generale
Attivo1º ottobre 2008 - oggi
NazioneStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
ServizioDipartimento della Difesa
TipoUnified Combatant Command
Quartier generaleKelley Barracks, Stoccarda, Germania
SoprannomeUSAFRICOM o AFRICOM
Battaglie/guerreEnduring Freedom - Corno d'Africa, Enduring Freedom - Trans Sahara, Ocean Shield, Libia, Mali
Sito internetafricom.mil
Fonti citate nel corpo del testo
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

Lo United States Africa Command (USAFRICOM o AFRICOM, traducibile in italiano come "Comando Africano degli Stati Uniti") è lo Unified Combatant Command ("Comando combattente unificato"), formalmente attivo dall'ottobre 2008, responsabile per le relazioni e le operazioni militari statunitensi che si svolgono in tutto il continente africano ad esclusione del solo Egitto, che è di competenza del Central Command; il comando è controllato dal Dipartimento della Difesa degli USA ed ha sede presso le Kelley Barracks di Stoccarda (Germania).

La nascita dell'AFRICOM riflette la crescente importanza strategica dell'Africa per quanto riguarda il terrorismo internazionale, le forniture di petrolio e l'espansione delle relazioni sino-africane. L'obiettivo principale del comando è la stabilizzazione di Paesi poveri e deboli attraverso la formazione delle forze di sicurezza locali e gli aiuti umanitari.

La precedente suddivisione dell'Africa

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Prima della nascita dell'AFRICOM, avvenuta nel 2008, il continente africano era sotto la responsabilità di tre Unified Combatant Command (comando combattente unificato) statunitensi: l'European Command competente per l'Africa occidentale, il Central Command per l'Africa orientale e il Pacific Command per l'Oceano Indiano e le isole al largo della costa orientale africana. Questa suddivisione, unita alla complessità e alla diversità del continente, ha intralciato lo sviluppo di una strategia coerente degli USA in Africa.[1]

Un comando unico per l'Africa, volto a difendere meglio gli interessi statunitensi nel continente e a sorvegliare con più efficacia le "zone calde" del Sahara, del Sahel, del Corno d'Africa e del Golfo di Guinea,[2] venne ipotizzato per la prima volta nel 2000 da un lavoro dell'United States Army War College (collegio di guerra dell'esercito statunitense).[1] Nel 2005 il Congresso degli Stati Uniti d'America ha stanziato cinquecento milioni di dollari per la Trans-Saharan Counterterrorism Initiative (TSCTI), un'iniziativa di cooperazione intergovernativa militare internazionale della durata di sei anni per combattere il terrorismo in Africa. I principali paesi coinvolti furono Algeria, Ciad, Mali, Niger, Senegal, Nigeria, Marocco e Mauritania.[3] La TSCTI prendeva quindi il posto della Pan Sahel Initiative, terminata nel 2004[4] e incentrata sulla lotta al narcotraffico e al contrabbando di armi.[5] Altri precedenti interventi USA in Africa includevano missioni, come la Joint Combined Exchange Training, di addestramento delle unità militari locali. Nel 2007 una scrittrice della Naval Postgraduate School produsse un articolo in cui correlava le future strategie USA in Africa all'andamento della guerra al terrorismo, alle fonti minerarie ed energetiche e al costante miglioramento delle relazioni della Cina con i paesi africani.[6]

Nascita dell'AFRICOM

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Mappa dell'area di responsabilità dell'AFRICOM, che ha preso in eredità i territori prima divisi tra USEUCOM, USCENTCOM e USPACOM

Verso la metà del 2006 il segretario della difesa Donald Rumsfeld ordinò uno studio sulla fattibilità ed i requisiti che avrebbe dovuto avere un nuovo comando unificato in Africa, che presentò poi al presidente George W. Bush agli inizi di dicembre.[7][8]

Il 6 febbraio 2007 il nuovo segretario della difesa Robert Gates annunciò alla commissione sui servizi armati del Senato che Bush aveva concesso l'autorizzazione a creare un African Command.[9] Una ventina di giorni dopo il contrammiraglio Robert Moeller, direttore del gruppo che avrebbe dovuto porre le basi dell'AFRICOM, arrivò a Stoccarda, in Germania, per iniziare il suo lavoro.[10][11] Il 28 settembre il generale William E. Ward fu designato dal Senato quale primo comandante dell'AFRICOM, in quel momento inquadrato ancora come comando alle dipendenze dell'European Command ma con un quartier generale indipendente.[12] La piena indipendenza arrivò poi il 1º ottobre 2008.

L'AFRICOM gestisce i rapporti e le operazioni militari statunitensi che si svolgono in tutto il continente africano (ad eccezione dell'Egitto, di competenza del Central Command) comprese le isole di São Tomé e Príncipe, di Capo Verde, le Comore, il Madagascar, le Mauritius e le Seychelles.[13]

Scelta del quartier generale

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Il comandante dell'AFRICOM è un generale a quattro stelle. Il quartier generale dispone di circa 2.000 tra militari e civili. Quasi 1.500 di questi lavorano al quartier generale delle Kelley Barracks di Stoccarda, mentre gli altri fungono da personale di coordinamento presso l'United States Special Operations Command acquartierato nella MacDill Air Force Base (Florida), l'United States Air Forces in Europe locato nella base della RAF di Molesworth (Regno Unito) e la Combined Joint Task Force - Horn of Africa di stanza a Camp Lemonnier (Gibuti). Altri ufficiali lavorano presso le ambasciate di circa trentotto nazioni e in posti chiave delle istituzioni africane (Unione africana, ECOWAS, Centro di addestramento peacekeeping internazionale "Kofi Annan").[14]

Il quartier generale dell'AFRICOM alle Kelley Barracks di Stoccarda

Nel giugno 2007 sono circolate alcune voci di una presunta competizione tra gli stati africani per ospitare il quartier generale dell'AFRICOM,[15] anche se inizialmente solo la Liberia rese pubblico questo intento. Nigeria, Libia e Sudafrica si dissero invece contrarie ad un quartier generale nei propri territori.[16] Il Sudan Tribune ipotizzò l'Etiopia come centro di comando perché nel paese risiede anche l'Unione africana[17], ed in effetti nel novembre 2007 il primo ministro etiope Meles Zenawi si disse contento di poter lavorare, in futuro, a stretto contatto con l'AFRICOM.[18] L'ipotesi venne rinforzata dalla dichiarazione rilasciata dall'aeronautica statunitense il 5 dicembre in cui fu affermato che Addis Abeba, capitale dell'Etiopia, sarebbe potuta essere una buona città come sede del quartier generale dell'AFRICOM.[19]

Il 18 febbraio 2008 il generale Ward annunciò alla BBC che non era in cantiere nessun piano per trasferire il quartier generale, o parte di esso, in qualche luogo del continente africano.[20] Al tempo stesso il presidente Bush ufficializzò che gli USA non erano intenzionati a costruire nuove basi in Africa,[21] in tal modo discostandosi da quanto prospettato un anno prima al momento di autorizzare l'istituzione dell'Africa Command.[22] L'unica base statunitense in Africa risulta essere Camp Lemonnier, in Gibuti, facente già parte del Central Command.

Il quartier generale è quindi rimasto dove sono iniziati i lavori di preparazione della messa a punto dell'Africa Command, cioè alle Kelley Barracks di Stoccarda.[23]

Comandi subordinati

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Immagine Nome e cognome Estremi temporali Provenienza
Inizio Fine
1 William E. Ward 1º ottobre 2007 8 marzo 2011 Esercito
2 Carter Ham 8 maggio 2011 5 aprile 2013 Esercito
3 David M. Rodriguez 5 aprile 2013 18 luglio 2016 Esercito
4 Thomas D. Waldhauser 18 luglio 2016 26 luglio 2019 Marines
5 Stephen J. Townsend 26 luglio 2019 9 agosto 2022 Esercito
6 Michael E. Langley 9 agosto 2022 in carica Marines
  1. ^ a b (EN) Richard G. Catoire, A CINC for Sub-Saharan Africa? Rethinking the Unified Command Plan, su carlisle-www.army.mil, United States Army War College. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2008).
  2. ^ US targets Sahara 'terrorist haven', in BBC, 8 agosto 2005. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  3. ^ (EN) Africa to Get Its Own US Military Command, in antiwar.com, 1º febbraio 2007. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  4. ^ (EN) EUCOM: Operations and Initiatives, su eucom.mil, United States European Command. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2007).
  5. ^ (EN) Pan Sahel Initiative (PSI), in globalSecurity.org. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  6. ^ Letitia Lawson, U.S. Africa Policy Since the Cold War, in Strategic Insights, Vol. VI, gennaio 2007. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2013).
  7. ^ Pentagon Creates Military Command for Africa, in National Public Radio, 7 febbraio 2007. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  8. ^ Africa Command plans approved by Bush, DOD officials confirm, in Stars and Stripes, Mideast edition, 30 dicembre 2006. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2009).
  9. ^ DoD Establishing U.S. Africa Command, in Dipartimento della Difesa USA, 6 febbraio 2007. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  10. ^ U.S. Creating New Africa Command To Coordinate Military Efforts, in Dipartimento di Stato USA, 7 febbraio 2007. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2012).
  11. ^ Africa Command Transition Team leader arrives in Stuttgart, in USAFRICOM, 27 febbraio 2007. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 9 settembre 2008).
  12. ^ (EN) U.S. Africa Command Reaches Initial Operating Capability, in africom.mil, 1º ottobre 2007. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2012).
  13. ^ https://www.ilpost.it/2018/07/22/guerra-segreta-stati-uniti-africa/
  14. ^ (EN) About the Command, in africom.mil. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  15. ^ Policing the undergoverned spaces, in The Economist, 14 giugno 2007. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  16. ^ (EN) US drops Africa military HQ plan, su news.bbc.co.uk, BBC News, 18 febbraio 2008. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  17. ^ (EN) US army boss for Africa says no garrisons planned, su sudantribune.com, Sudan Tribune. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  18. ^ (EN) Ethiopia ready to cooperate with US Africa Command – Zenawi, su sudantribune.com, Sudan Tribune. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  19. ^ (EN) Erik Holmes, Official: AFRICOM Will Need Air Force Aircraft [collegamento interrotto], su airforcetimes.com, Air Force Times, 5 dicembre 2007. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  20. ^ (EN) TRANSCRIPT: AFRICOM's General Ward Interviewed by the BBC's Nick Childs, su africom.mil, AFRICOM, 18 febbraio 2008. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  21. ^ (EN) Bush: U.S. won't build new Africa bases, su nbcnews.com, 20 febbraio 2008. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  22. ^ (EN) President Bush Creates a Department of Defense Unified Combatant Command for Africa, in georgewbush-whitehouse.archives.gov, 6 febbraio 2007. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  23. ^ (EN) US AFRICOM headquarters to remain in Germany for "foreseeable future", su iht.com, International Herald Tribune, 19 febbraio 2008. URL consultato il 7 febbraio 2013.
  24. ^ (EN) Benvenuti and Welcome!, in usaraf.army.mil, USARAF (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2011).
  25. ^ (EN) U.S. Army Africa, in africom.mil, AFRICOM (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2013).
  26. ^ (EN) U.S. Air Forces Africa, in africom.mil, AFRICOM. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2013).
  27. ^ (EN) THIRD AIR FORCE, in usafe.af.mil, USAFE (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2013).
  28. ^ (EN) U.S. Marine Corps Forces Africa, in africom.mil, AFRICOM. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2013).
  29. ^ (EN) Marine Corps Forces Africa, in marforaf.marines.mil, USAFE.
  30. ^ (EN) U.S. Naval Forces Africa, in africom.mil, AFRICOM. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2013).
  31. ^ (EN) U.S. Special Operations Command Africa, in africom.mil, AFRICOM. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2013).
  32. ^ (EN) Combined Joint Task Force - Horn of Africa, in africom.mil, AFRICOM. URL consultato il 7 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2013).

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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