Bell XFL Airabonita
Bell XFL Airabonita | |
---|---|
Il prototipo dell'XFL Airabonita durante i test | |
Descrizione | |
Tipo | caccia intercettore imbarcato |
Equipaggio | 1 |
Costruttore | Bell Aircraft |
Data primo volo | 13 maggio 1940 |
Utilizzatore principale | US Navy |
Esemplari | 1 |
Sviluppato dal | Bell P-39 Airacobra |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 9,09 m (29 ft 9 7/8 in) |
Apertura alare | 10,68 m (35 ft 0 in) |
Altezza | 3,91 m (12 ft 9 in) |
Superficie alare | 21,57 m² (232 ft²) |
Peso a vuoto | 2 343 kg (5 161 lb) |
Peso max al decollo | 3 274 kg (7 212 lb) |
Propulsione | |
Motore | un Allison XV-1710-6 |
Potenza | 1 150 hp (857,5 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 541 km/h (336 mph) a 3 048 m (10 000 ft) |
Velocità di crociera | 476 km/h (296 mph) |
Autonomia | 1 725 km (1 072 mi) |
Tangenza | 9 425 m (30 900 ft) |
Armamento | |
Mitragliatrici | due calibro .30 in |
Cannoni | uno calibro 37 mm (o uno calibro .50 in) |
i dati sono estratti da "Bell XFL-1 Airabonita Info" in "www.daveswarbirds.com"[1] | |
voci di aerei militari presenti su Wikipedia |
Il Bell XFL Airabonita era un caccia intercettore imbarcato ad ala bassa sviluppato dall'azienda statunitense Bell Aircraft Corporation nei primi anni quaranta e rimasto allo stadio di prototipo.
Frutto dello sviluppo congiunto di un progetto che si concretizzerà anche nel P-39 Airacobra, ne riproponeva la particolare configurazione con il motore collocato dietro la cabina di pilotaggio e abbinato ad un diverso carrello d'atterraggio adatto alle operazioni di appontaggio.
Storia del progetto
[modifica | modifica wikitesto]A fronte della richiesta avanzata nel febbraio del 1938[2] dalla United States Navy per un aereo da caccia, dotato di elevata velocità di punta e capace di operare alle quote più elevate[2], la Bell Aircraft propose con entusiasmo il progetto del proprio Model 5, sostanzialmente un Airacobra "navalizzato".
Denominato XFL-1, secondo il sistema all'epoca in vigore, l'aereo condivideva con il P-39 le linee esteriori e la struttura generale, caratterizzate dalla disposizione del motore alle spalle del pilota e (almeno nelle previsioni) dall'armamento concentrato nella prua. L'Airabonita era tuttavia contraddistinto dal carrello d'atterraggio di tipo classico, con i due elementi principali disposti più vicini al bordo d'entrata alare e con il ruotino posteriore nel cono terminale della fusoliera. Questa soluzione era stata utilizzata in previsione dell'impiego dalle portaerei, in quanto ritenuta all'epoca più funzionale e meno sollecitata rispetto alla configurazione tricicla adottata sull'Airacobra[3].
Per quanto la U.S. Navy fin dal 1927 avesse abbandonato l'impiego di aerei da caccia imbarcati dotati di motori raffreddati a liquido[2], in particolare per il pericolo rappresentato dalla necessità di stivare sulle portaerei il glicol (liquido refrigerante infiammabile)[2], decise di valutare il progetto della Bell unitamente a due proposte della Grumman (il Model G-34[4] e la versione XF4F-3 del Wildcat[5]) e a quella avanzata dalla Chance Vought (progetto denominato Model V-166B[4]). Di conseguenza il Bureau of Aeronautics (BuAer) emise in favore della Bell un ordine di fornitura, No. 1588, per un prototipo da avviare a prove di valutazione comparative.
Disarmato, l'XFL-1 venne portato in volo per la prima volta il 13 maggio del 1940[2][4][6]; i test, ostacolati anche da problemi al motore, evidenziarono problemi al bilanciamento del velivolo il cui baricentro risultò arretrato rispetto ai calcoli progettuali[7]. L'Airabonita venne consegnato alla U.S. Navy nel mese di luglio ma problemi al carrello ne impedirono la certificazione per l'impiego imbarcato[5][7].
Nel mese di dicembre l'XFL-1 venne riconsegnato alla Bell per apportare le modifiche ritenute necessarie, ma il suo destino era già segnato: le perplessità relative all'unità motrice ed i problemi di stabilità evidenziati condussero le autorità della marina a soprassedere dall'aviarne la produzione, anche perché il prototipo XF4U Corsair aveva già mostrato prestazioni migliori e venne prescelto per diventare il futuro caccia imbarcato[2].
Il programma relativo all'Airabonita venne definitivamente cancellato in maggio del 1941 e nel mese di febbraio dell'anno seguente il prototipo (che rimase l'unico esemplare costruito) venne assegnato all'Aircraft Armament Unit per sperimentazioni di armi contraeree[4], che non prevedevano il volo dell'aereo[5], e successivamente distrutto. Per diverso tempo i suoi rottami rimasero visibili nella discarica della Naval Air Station Patuxent River[5] (nel Maryland).
Tecnica
[modifica | modifica wikitesto]Cellula
[modifica | modifica wikitesto]Per quanto strettamente imparentato con l'Airacobra, l'Airabonita non ne costituiva esattamente la copia destinata all'impiego sulle portaerei[8]: la fusoliera era di dieci centimetri più corta, apertura, corda e diedro delle ali erano maggiori mentre flap e impennaggi avevano una diversa conformazione al fine di ridurre la velocità di stallo (i primi) e di migliorare la stabilità dell'aereo (i secondi)[8].
La cabina di pilotaggio manteneva la soluzione del doppio sportello di stampo automobilistico, ma era più alta rispetto a quella del P-39 in quanto il sedile del pilota era posizionato più in alto al fine di garantire migliore visibilità nelle fasi di decollo ed appontaggio; allo stesso scopo era stata inserita una piccola finestra sul pavimento della fusoliera, in corrispondenza del bordo d'entrata alare[8].
Il carrello d'atterraggio di tipo classico si ritraeva all'interno delle ali con movimento verso il centro della fusoliera; al di sotto della coda era sistemato un ruotino non retraibile fissato alla fusoliera tramite una struttura tubolare metallica. Anteriormente al ruotino era sistemato il gancio d'arresto.
Motore
[modifica | modifica wikitesto]L'unità motrice prescelta per il Bell XFL era l'Allison V-1710 un dodici cilindri con architettura a V e raffreddamento a liquido, dalla cilindrata di 1 710,6 in³ (poco più di 28 000 cm³). Come nel P-39 il motore era disposto alle spalle del pilota ed azionava l'elica (tripala, metallica e dal diametro di 3,14 m[8]) tramite un lungo albero di trasmissione.
La versione installata sul prototipo era denominata XV-1710-6[N 1], capace di sviluppare la potenza di 1 150 hp (pari a 857,55 kW)[8]. I radiatori del circuito di raffreddamento a liquido erano disposti sotto le ali ed erano dotati di apposite prese d'aria che sporgevano al di sotto della superficie alare.
Armamento
[modifica | modifica wikitesto]A livello progettuale era previsto che l'armamento dell'Airabonita fosse costituito da due mitragliatrici Browning M1919 calibro 0.30 in, installate nel muso e sincronizzate per sparare attraverso il disco dell'elica, e da un cannone American Armament Corporation M-4 (noto anche con la sigla T-9) calibro 37 mm disposto nel muso dell'aereo e sparante attraverso il mozzo dell'elica. In alternativa al cannone era previsto di installare una terza mitragliatrice, in questo caso una Browning M2 calibro 0.50 in[4]. All'atto pratico il prototipo dell'Airabonita nacque privo di qualsiasi tipo di arma e così rimase per tutta la propria vita operativa[4].
Utilizzatori
[modifica | modifica wikitesto]Velivoli comparabili
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il prefisso X indicava trattarsi di unità motrice in fase di prototipo
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Bell XFL-1 Airabonita Info, in "www.daveswarbirds.com".
- ^ a b c d e f Bell XFL-1 Airabonita, XF2L-1, in "www.joebaugher.com".
- ^ McDowell, 1980, p. 49.
- ^ a b c d e f Pelletier, 1992, p. 40.
- ^ a b c d Dorr e Scutts, 2000, p. 20.
- ^ P-39 modifications / Bell XFL-1 Airabonita, in "www.airvectors.net".
- ^ a b Pelletier, 1992, p. 41.
- ^ a b c d e Dorr e Scutts, 2000, p. 19.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Robert F. Dorr e Jerry Scutts, Bell P-39 Airacobra, Ramsbury, UK, The Crowood Press, 2000, ISBN 978-1-86126-348-3.
- (EN) William Green e Gordon Swanborough, Bell XFL-1 Airabonita, in WW2 Aircraft Fact Files: US Navy and Marine Corps Fighters, Londra, Macdonald and Jane's Publishers Ltd., 1976, p. 3, ISBN 0-356-08222-9.
- (EN) William Green, War Planes of the Second World War, Volume Four: Fighters, New York, Doubleday And Company, Inc., 1964.
- (EN) Alain J. Pelletier, Bell Aircraft since 1935, Londra, Putnam, 1992, p. 188, ISBN 978-1-55750-056-4.
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Frederick A. Johnsen, Bell P-39/P-63 - Airacobra & Kingcobra, in WarbirdTech Series, vol. 17, North Branch, USA, Speciality Press, 1998, ISBN 978-1-58007-010-2.
- (EN) Bert Kinzey, P-39 Airacobra in detail, vol. 63, Carrollton, Squadron/Signal publications, 1999, ISBN non esistente.
- (EN) Ernie McDowell, P-39 Airacobra, in In Action, n. 102, Carrollton, Texas, USA, Squadron Signal Publications, 1980, ISBN 978-0-89747-102-2.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bell XFL Airabonita
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Joseph F. Baugher, Bell XFL-1 Airabonita, XF2L-1, su Joe Baugher's Home Page, http://www.joebaugher.com/, 26 giugno 1999. URL consultato il 26 gennaio 2012.
- (EN) Greg Goebel, The Bell P-39 Airacobra & P-63 Kingcobra, su AirVectors, http://www.airvectors.net, 1º giugno 2015. URL consultato il 19 maggio 2016.
- (EN) David Hanson, Bell XFL-1 Airabonita, su daveswarbirds.com, http://www.daveswarbirds.com/, 15 dicembre 2010. URL consultato il 26 gennaio 2012.
- (EN) Maksim Starostin, Bell XFL-1 Airabonita, su Virtual Aircraft Museum, http://www.aviastar.org/index2.html. URL consultato il 26 gennaio 2012.
- (EN) Bell XFL Airabonita Carrierborne Interceptor, su Military Factory, http://www.militaryfactory.com, 6 luglio 2009. URL consultato il 26 gennaio 2012.
- (EN) Bell XFL-1 Airabonita, su Warbird Resource Group - USAAF Resource Center, http://www.warbirdsresourcegroup.org/, 10 luglio 2001. URL consultato il 21 agosto 2016.
- (RU) Bell FL-1 Airabonita, su Уголок неба, http://www.airwar.ru. URL consultato il 26 gennaio 2012.